Se son rose fioriranno, se son spine pungeranno

Libera Oneshot Corinna Forrester

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    L

    a ragazza andava avanti e indietro per la cabina, nervosa.
    Il pollice della mano destra era portato ad altezza della bocca, appoggiato alle labbra. I denti stavano rosicchiando quello che rimaneva di una povera unghia martoriata e rovinata. L'altro braccio invece cingeva il petto, passando sotto il seno e ancorandosi dall'altra parte del busto.
    Come uno spirito tormentato, Corinna andava e veniva da un lato all'altro della cabina della nave.
    Vendetta stava sulla brandina della giovane, con gli occhi chiusi in un finto sonnellino, mentre le orecchie invece seguivano con attenzione ogni singolo rumore prodotto da Corinna. Sembrava parecchio infastidita.
    Horb era lì, seduto su una sedia, con le mani in grembo e la testa reclinata all'indietro appoggiata al muro. Sembrava anche lui sonnecchiare, ma molto più probabilmente stava facendo finta, esattamente come il gatto.
    Ogni tanto apriva un occhio per controllare la rossa, e vedere se accennava a calmarsi. Quanto tempo era passato da quando aveva iniziato a tormentarsi le unghie con i denti?

    «Guarda che lascerai un buco nel pavimento se continui ad andare avanti e indietro... »



    Disse, rompendo finalmente il silenzio che aleggiava sulle loro teste da tutta la notte. Non aprì nemmeno gli occhi, si sistemò solo meglio sulla sedia e spostò appena la testa per mettersi più comodo.
    Corinna si fermò.
    Il rumore di unghie mangiucchiate si era fermato, e anche il rumore dei passi. Sia il vecchio che la pantera aprirono gli occhi, quasi straniti da quell'improvviso stop.
    Corinna li guardò entrambi e si rimise di nuovo a fare la sua maratona personale.
    Vendetta tornò a pisolare... Horb invece non ce la faceva più.

    «Si può sapere che hai? »



    sbuffò, aprendo definitivamente gli occhi e alzando il capo dal suo appoggio.

    «Niente. »


    sentenziò Corinna.

    «Sei una pessima bugiarda rossa, smettila. Non sapresti nemmeno mentire su cosa hai fatto stamane... »



    scostò il busto dal muro, e si piegò in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

    «Parla o vatti a fare due passi sul ponte. »



    «Ma piove... »


    «E allora mi dici cosa hai. Non fare la bambina, Corinna. »



    Corinna si fermò un'altra volta, quasi impietrita da quell'atteggiamento.
    Se non fosse stato che erano soli e molto amici, sarebbe stato già un uomo morto. Ma forse quelle parole dette da un uomo molto più adulto di lei di cui si fidava, suonavano quasi paterne e famigliari. Per quella volta non gli avrebbe mozzato la lingua...

    «Ma cosa vuoi saperne tu dei miei patemi, Horb... »


    «Se non mi dici cosa c'è non posso nemmeno sapere se posso aiutarti, no? »



    Corinna incassò il colpo in silenzio.

    «Si tratta di... amore, credo. Per questo non puoi aiutarmi, vecchio. »



    Horb ghignò, come un cane che mostra i denti all'avversario per minacciare.

    «Ah ma certamente, quindi io sono un sasso che cammina e parla, un mero oggetto che si limita a eseguire i tuoi ordini... sì, sì me ne ricorderò la prossima volta che salverò la vita a tuo padre, rossa. »



    Chinò di nuovo la testa indietro, rimettendosi nella sua posizione da pisolino.
    Corinna rimase in silenzio, incerta se agire o meno. Non era ovviamente quello che voleva dire, ma era chiaro che fossero due capoccioni...

    «No Horb... non... volevo dire quello. »



    Finalmente l'anima in pena si sedette. Prese uno sgabello e si mise davanti al vecchio, come finalmente ad accettare un confronto tra loro due.

    «Che credi ragazzina, che io e gli altri due squinternati non abbiamo sentimenti? Kaffer darebbe il suo cuore ad ogni donzella che incontra, mentre Mogge ha già promesso il suo a una delle servette che ha conosciuto ad Approdo...povero uomo. »


    Guardò fuori dalla porta, là dove probabilmente stava facendo la guardia Mogge, e scosse la testa.

    «E tu, Horb? »



    chiese Corinna, sedendosi sullo sgabello con un ginocchio piegato su cui appoggiò il mento.

    «Io? Io sono stato sposato, che credi. »



    Corinna rimase un attimo stupita della confessione fatta dall'uomo, come se mai in vita sua avesse sentito la parola "sposato". Sicuramente non dalla sua bocca di certo.

    «Non fare quella faccia lì. »



    Le disse, senza nemmeno aprire un occhio per guardarla, dato che aveva già riappoggiato la testa al muro e chiuso gli occhi.

    «Te lo dicevo che non sono un sasso. Anche io sono stato giovane... »



    Abbozzò un sorriso con un solo angolo della bocca, un po' come faceva anche Corinna.

    «Era la figlia del mugnaio... ricordi quello che hai aiutato con il cinghiale? Ecco. Aveva una ragazzina, tra la moltitudine di pargoli che ha sfornato. Bessie si chiamava. Era... era troppo buona per stare con uno come me.
    Anche il padre glielo diceva sempre.
    »



    Si schiarì la voce, più forse per celare un certo disagio più che per vero bisogno.

    «Ci siamo sposati appena diventati adulti, io avevo 17 estati e lei forse qualcosa di meno, o giù di lì. Eravamo però davvero troppo giovani... Sai, abbiamo provato a vivere insieme. I miei erano morti quindi avevamo una casupola da cui poter partire. Ma cosa vuoi farci... io ero dietro a tutti i miei problemi, ero sempre a cavallo di una strada per compiere quello e quell'altro lavoretto. E non sempre molto a regola di legge... e lei era troppo buona. Sai, dopo la sua morte mi sono fin chiesto se esistessero davvero i Sette. Non aveva nessun senso per me che fosse stata lei a morire, così buona e dolce, mentre io ancora sto a dar peso sul mondo con il mio caratteraccio. »



    Corinna si ammutolì, come se quelle parole stessero cancellando definitivamente ogni parola aveva prima lei riferito riguardante l'amore. Forse Horb non aveva vissuto cento anni, ma sembrava saperne sempre più di qualcun altro.
    Non ebbe nemmeno il cuore di chiedergli come se ne era andata, sembrava che sotto sotto fosse ancora una ferita aperta nel suo cuore...

    «Ora posso sapere cosa hai tu? »



    le chiese, come se tutto quel discorso non fosse stato altro che un trampolino di lancio per quella domanda.
    Corinna mandò giù un blocco in gola che la stava facendo rimanere in silenzio.

    «Vedi... credevo di essere innamorata di Red... Red Karstark. »



    Aggiunse, come se fosse davvero necessario specificare il casato di quest'ultimo.

    «E anche lui sembrava... esserlo di me. Ci siamo baciati sotto l'albero del cuore ad Approdo, sembrava andare tutto bene. Lui voleva avere qualcosa di più, ma me ne sono andata... »



    Horb sghignazzò, ma non interruppe la rossa dal suo discorso.

    «Non ridere tu, vecchio. Per voi uomini andare a letto con una donna è gioco facile. Per noi ne va della reputazione, dell'onore e della famiglia. »



    disse, scocciata da quella ennesima mancanza di rispetto.

    «Fammi indovinare rossa... l'hai scoperto a letto con un'altra? »



    Corinna divenne pallida come il latte, e le sopracciglia rosse si corrucciarono in una espressione ferita e dolorosa.

    «Vedi cosa succede se metti prima la reputazione e l'onore? »



    Corinna si alzò di scatto dallo sgabello, lo afferrò per la seduta e in uno scatto d'ira lo lanciò contro la porta.
    Solo in quel momento Horb aprì gli occhi, forse non rendendosi conto di cosa aveva appena fatto.

    «Sì Horb. Ecco cosa succede quando si da priorità alla decenza e all'onore. Io non sono una lurida figlia di un mugnaio, io sono una Forrester. E per quanto a questo mondo a nessuno freghi di noi Forrester, per quanto siamo siamo pochi e senza eredi, io ho comunque dei doveri, delle regole. »



    Era diventata improvvisamente rossa come un papavero in viso, tratteneva a stento le urla di rabbia.
    Horb si rabbuiò in viso, non prendendo molto bene l'affronto sulla moglie, ma decise di lasciar perdere per non scaldarsi anche lui e far degenerare tutto.

    «Io sono una donna Horb, per quanto me ne voglia dimenticare ogni giorno. Sono una donna anche se vengo chiamata Cavaliere, o Ser Forrester. Rimango una donna anche sotto le lenzuola, non posso dimenticarmelo mai questo. Che io lo voglia o no, per me il talamo nuziale è tortura e prigione. È condanna e supplizio. Non posso sposarmi, non voglio sposarmi, non oso sposarmi. E darla in giro sarebbe una croce che nessuno mi toglierebbe più. Se voglio davvero arrivare dove voglio arrivare, non posso permettermi questa debolezza. »


    «Pensi che ai tuoi uomini importi chi ti porti a letto? Pensano alla loro pellaccia, ragazzina, non alle tue frivolezze. »



    Corinna divenne ancora più rossa, sfiorando il color vino.

    «Loro no Horb, ma mio padre sì. Mia madre, sì. Chiunque voglia usare contro di me questa informazione... sì. Per l'amore degli Antichi, non capisci che si tratta di una cosa che si potrebbe usare contro di me ogni giorno per giustificare i miei meriti, lo capisci?! Se ci fossi andata a letto, cosa credi che avrebbero poi detto di me? Che io stavo partecipando alla riconquista di Roccia del Drago solo come sgualdrina del Karstark e non come Cavaliere. E se girano queste voci, credi mai che il Re mi possa dare altri incarichi? Che mio padre mi possa lasciar scorrazzare serena e libera per i Sette Regni?! »



    Non urlava, ma il tono era terribilmente agitato.

    «Non posso permettermi questa debolezza. Io devo essere più uomo di loro, più inumana di loro. Non posso permettermi amori, dolori o tenerezze. Devo dimostrarmi così in alto rispetto a tutto il resto che la mia bravura deve essere quasi frutto del divino. Solo così verrò guardata per ciò che sono davvero, lo capisci? Già avere voi al mio seguito mi potrebbe portare alla rovina, Horb. Una ragazzina che gira sempre con tre uomini in armatura, con cui dorme, viaggia e mangia. Cosa credi che dica il populino? Sono già sull'orlo del precipizio, concedermi un amore di troppo sarebbe stato il mio cappio al collo. »


    «Allora dimmi Corinna, quale dubbio ti assale sul Karstark se sei già così tanto sicura di te? »



    Anche Horb era agitato, ma cercò di frenare i cavalli il più possibile.
    Corinna si fermò. Eccolo, eccolo il fulcro della rabbia.
    Se lei già sapeva di dover diventare statua di sale nei confronti dei sentimenti, perché quell'uomo tanto la angosciava?

    «Gli Antichi mi hanno mostrato una cosa, Horb. »



    Deglutì, ora più sull'orlo delle lacrime che della rabbia. E forse i sentimenti si mischiavano.

    «Mi hanno mostrato un futuro in cui... in cui saremmo stati sposati, Horb, capisci? Io e Red... »


    «Fantasie da bambina. »



    «Visioni io ti dico! Non sono pazza Horb, so quello che ho visto. So quello che mi hanno mostrato... Ho visto mia nipote che era cresciuta grande e intelligente, ho visto i figli di Caleb e Aconè, ho visto loro e... ho visto Red. Ho visto Red che mi chiamava sua moglie, che mi baciava la fronte e abbracciava i nostri figli. »


    «Hai il grembo freddo come il mare, Corinna. Sai anche tu che non avrai figli... vedi che era un sogno da bambinella? »



    «Erano miei! Erano miei, senza avere i miei occhi o i miei capelli, ma erano miei. E li amavo, li amavo come amo i miei genitori e come amo mio fratello. Erano parte di me, lo sentivo Horb... »



    In quel momento Horb la guardò negli occhi, forse per la prima volta dopo mesi, con una serietà glaciale.
    In quel momento lui capì qualcosa di più.
    Con Bessie non vi erano stati figli, non c'era stato il tempo, i Sette l'avevano chiamata prima del tempo. Ma Corinna... Corinna era quello che più assomigliava a una figlia che aveva mai avuto. Forse era anche quello il motivo per cui l'aveva seguita, per tutto quel tempo. Lei era così giovane e ardente, gli ricordava i suoi anni di gioventù. Si rivedeva molto in quei capelli scompigliati e la testa calda. E forse starle vicino aveva fatto bene sia a uno che all'altro.
    Horb voleva bene a Corinna, per quanto non lo avrebbe mai detto nemmeno sotto tortura. Forse proprio come una figlia... senza i suoi capelli, senza i suoi occhi, ma con lo stesso cuore.
    Annuì.
    Sì, forse capiva davvero quelle parole.

    «Quindi hai visto il futuro, rossa? »



    «Sì Horb... ne ho visti molti di futuri. Ho visto la mia morte e quella di molti altri... ma ho visto anche l'amore, Horb. L'ho visto come mi guardava, ho visto come mi abbracciava Horb... sembrava amore. »



    Ecco, ecco che la barriera era crollata e le lacrime si erano fatte dense negli occhi di Corinna.

    «E ti chiedi come quell'amore possa essere adesso così tanto diverso? »



    Corinna annuì.

    «L'hai detto tu stessa rossa, ne hai visti molti di futuri... i tuoi Dèi ti hanno mostrato tante cose. Tra le tante cose ci sono anche belle storie o brutte storie. Forse da quel bacio sarebbe potuto nascere un matrimonio, ma anche no. Poteva esserlo, e forse potrebbe ancora... »



    Corinna scosse la testa, e una lacrima scivolò giù dall'occhio.

    «Non lo puoi sapere ancora. »



    «Io lo so invece. Non voglio stare con un uomo che prima mi illude di mille parole e poi si dimentica del mio viso. Non voglio negare la mia libertà per sposarmi a qualcuno che non mi vuole davvero... Horb, avrà usato le stesse parole che ha usato con me anche con tutte le altre, avrà fatto così con tutte... »



    Horb annuì.

    «E allora è buona cosa, vuol dire che il tuo sesto senso e il tuo senso dell'onore ti hanno impedito di concederti a un uomo che non valeva la pena. »



    «Ma allora perché la visione, Horb... perché mostrarmi quel futuro se loro sapevano già il passato... »



    I singhiozzi erano trattenuti appena.

    «Perché loro sanno il passato e il futuro, ma non come decidi di reagire ad essi. Non potevano sapere se ciò ti avrebbe chiuso il cuore o se ci fossi potuta passare sopra. Rossa sei tu a decidere come scrivere il tuo futuro... loro ti mostrano le possibilità, tu scegli la strada. Te lo devo forse ricordare io? Non sei tu la prima donna a diventare Cavaliere di tutti i Sette Regni? Non è forse questo riscrivere la propria storia? E poi in fondo gli Dèi si divertono a mostrarci cose dolorose... o non mi avrebbero presentato la mia Bessie per poi portarmela via poco dopo.
    Gli Dèi bambina giocano con le nostre vite... ci mostrano il paradiso e ci fanno vivere all'inferno.
    »



    Corinna chiuse gli occhi, reclinando la testa in avanti, quasi appesantita da quelle parole che il vecchio le stava dicendo.
    Horb si alzò dallo sgabello e si avvicinò a Corinna.

    «Ora sai di chi fidarti e chi no, ora sai che quel futuro è da cambiare. Non è già questa una strada da percorrere? Bambina, i baci sono come rose... potrebbero fiorire e sbocciare, o appassire e ferirti con le spine. »




    Le alzò il viso, guardandola di nuovo negli occhi.
    Le asciugò le copiose lacrime con il bordo della manica, come un padre premuroso con la sua bambina.

    «Tirati su ed asciugati il viso. Non lasciare mai che un bacio ti faccia piegare il capo. Sei Ser Corinna Forrester, non una donna qualsiasi. Ricordati ciò che sei. »






     
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    Edited by Pk96 - 18/11/2022, 09:34
     
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