Branta leucopsis

Libera Astrid Grafton-Vicare Vorys

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    11 Gennaio
    Sistemata la faccenda “araldica” e discusso il piano d’azione con Lord Gerold, non rimaneva che informare anche Astrid.
    Vicare era meno preoccupato di dirglielo di quanto non lo fosse stato nel chiedere a suo padre, in fondo già avevano paventato l’idea di spostarsi presto nel suo nuovo feudo…certo, non era nemmeno passata un’intera giornata dal parto…
    Vicare sapeva che avrebbe accettato, ma era giusto così?
    La verità è che non abbiamo scelta…potrei chiederle di andare con suo padre a Città del Gabbiano forse, ma se lui avesse ancora da fare alla capitale? Tutto ma non lasciarla qua - si disse bussando alla porta della sua promessa.
    Attesa l’autorizzazione sarebbe entrato, registrando ancora un breve sussulto nel vedere l’infante. Sorridendo istintivamente, congedò le serve con un cenno, invitandole a lasciarlo solo con la giovane madre.
    Buongiorno, mi rammarico di essere venuto solo adesso, ma la mattina è stata piuttosto densa - le sorrise posando il bastone contro la porta ed avvicinandosi. Fuori dalla finestra si udiva un gran lavoro anche fuori dalla fortezza, sembrava che molti cavalieri stessero lasciando la sicurezza delle mura - come hai dormito? Ti stanno aiutando? - indagò alludendo alle balie e serve. Chissà quanta gente vedeva nascere la Fortezza Rossa…forse quasi quanto quelle che vedeva perire.
    Si allungò per stamparle un bacio su una guancia- E Kristoff? Come se la passa il gigante? - scherzò cercando con lo sguardo il figlio.
     
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    Astrid aveva passato le prime ore da neomamma in preda ad una serie di emozioni difficili da incastrare senza risultarne quasi sopraffatta: ansia per il proprio futuro, felicità nel poter stringere a sè suo figlio, desiderio di poter cominciare quella vita con Vicare il prima possibile, ma anche tensione per le più recenti vicende che avevano portato la capitale sull'orlo del collasso. Come durante le peggiori epidemie, la scelta migliore rimaneva quella di allontanarsi dalle città più grandi ed effettivamente ora, a detta di Vicare, i due potevano dire di avere un loro posto dove crescere Kristoff. L'interrogativo vero e proprio risiedeva sul quando avrebbero potuto andarsene.
    Contemporaneamente a tale fiume di pensieri, Astrid aveva mosso qualche lento passo all'interno delle proprie stanze, in modo da riabituarsi a camminare subito dopo il parto, cosa che effettivamente le risultava ancora leggermente difficoltosa: i muscoli del basso ventre risultavano talvolta troppo indolenziti per permetterle di stare in piedi per più di una manciata di minuti, ma col passare delle ore lo spettro delle complicazioni post partum sembrava dissolversi sempre di più.
    Aiutata da un paio di giovani servitrici, si avvicinò alla culla collocata di fianco al letto dove aveva trascorso buona parte della nottata in uno stato di costante dormiveglia, ad Astrid sfuggì un leggero sorriso che andò ad affossare le sue guanciotte coperte di lentiggini. Il profumo di pietra, del sapone artigianale con cui aveva avuto modo di lavarsi alcune ore prima, degli aromi floreali con cui dovevano essere state lavate le vesti blu scuro che attualmente indossava rappresentavano un brusco distacco dall'odore di sangue e di terra bagnata con cui si era confrontata il giorno precedente.
    Ogni tanto le pareva di essersi sognata tutto, di essere sul punto di riaprire gli occhi e ritrovarsi a Città del Gabbiano, ancora a domandarsi se avrebbe mai rivisto Vicare e silenziosamente chiese agli dèi -come se davvero sperasse in una loro risposta, che sciocca! - di lasciarla per sempre in quel mondo parallelo.
    Ad attirare la sua attenzione, tuttavia, fu il sordo, doppio rumore di nocche che impattavano contro il legno della porta, un suono parecchio differente da quello delle varie balie che si erano prodigate in quelle ore per aiutarla col bambino: ad ogni loro ingresso, Kristoff sembrava risvegliarsi dal torpore e protestare per la presenza di qualcuno di diverso dalla propria madre nella medesima stanza, in quel caso invece socchiuse sì gli occhi, ma senza scoppiare in un pianto a cui Astrid aveva ormai quasi fatto l'abitudine.
    "Avanti"
    La voce di Astrid venne modulata alla perfezione, in modo da non turbare il delicato udito del neonato ma risultando allo stesso tempo udibile anche dall'altro capo della porta.
    Il suo sorriso si allargò ulteriormente e il suo volto si contrasse in un'espressione raggiante non appena il giovane dalla chioma rossiccia fece il proprio ingresso nella sua stanza. Una parte di lei avrebbe voluto corregli incontro e fiondarsi tra le sue braccia, ma i lenti progressi fatti nelle ultime ore sarebbero stati vanificati da un'azione così brusca, motivo per cui lasciò che fosse il suo futuro compagno di vita ad avvicinarsi a lei, chiudendo gli occhi ed affondando nella sensazione delle sue labbra premute sulla guancia.
    "Tranquillo, immaginavo che fossi preso da qualche impegno." Lo rassicurò, i suoi occhi brillavano ogni qualvolta il suo sguardo incrociasse quello di Vicare, anche per un solo istante,
    "Beh, non ho dormito granchè, ma mi sento comunque più riposata di quando siamo arrivati alla Fortezza Rossa, faccio ancora un po' di fatica a camminare, ma per il resto le balie sono collaborative e non mi lasciano mai sola per più di un paio d'ore"
    Effettivamente le due serve che fino a poco prima erano rimaste con lei nella stanza facevano parte proprio di quella serie di controlli di routine che ogni due o tre ore si accertavano che la neomamma e il bambino fossero in salute, ma nessuna di queste periodiche verifiche aveva mai evidenziato criticità.
    "Lui? Oh, per lui è una festa. Al minimo verso viene preso in braccio e coccolato, penso che nessuno stia meglio di lui al momento" Aggiunse con un sottile risolino a chiosare quanto fosse dolce la vita per una creatura come lui.
    "Anzi... devo pure dargli da mangiare, ormai saranno passate quasi tre ore e qualcosa" Commentò tra sè e sè, cercando di replicare i movimenti mostrati dalla balia alcune ore prima per prendere in braccio Kristoff nella maniera più corretta e sicura, muovendosi in modo leggermente incerto sulle proprie gambe e rallentando il passo ogni qualvolta il suo corpo lo necessitasse.
    "Ci sono stati problemi in città da quando siamo arrivati ieri alla Fortezza Rossa?" Domandò a Vicare, alzando lo sguardo non appena si fu seduta sul bordo del letto, lasciando un po' di spazio di fianco a sè in modo da permettergli di sistemarsi di fianco alla sua compagna.
     
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    Aperta quella porta, gli sembrava di entrare in un altro mondo: uno senza rancori, minacce, comandi o temibili incarichi. Un’isola idilliaca dove vivere serenamente, abitata solo da persone amate. Un’isola che probabilmente non meritava.
    Bene, bene... - annuì rassicurato dal fatto che avesse comunque avuto la compagnia e l’aiuto delle balie. Una volta aveva paura di fare come suo padre, sparire improvvisamente…con il riaffiorare dei ricordi, non sapeva più che farsene di quel modello: odiarlo? Rispettarlo? Piangerlo? Emularlo?
    Ecco, forse non avrebbe portato suo figlio nelle rovine di Valyria, ma era tanto sicuro che portarlo in quella fortezza sarebbe stato tanto diverso?
    Non aveva detto una frase completa e già si sentiva senza fiato. Seduto sul letto cinse pressoché immediatamente l’amata, dapprima con dolcezza, con lo sguardo perso fra i riflessi rossastri prodotti dal sole sulla sua chioma.
    Lei, così giovane e ancora miracolosamente dolce dopo quanto accaduto…non c’era nulla di giusto.
    La presa si strinse leggermente, le dita del Braavosiano ora le massaggiavano con forza la spalla.
    Vicare rimase in silenzio, sospirando appena con lo sguardo catturato da un dettaglio delle pareti della stanza. Era come se tramite i polpastrelli, attraverso il tessuto delle vesti, tentasse di anticiparle la situazione.
    Era convintissimo che dirlo a Lord Grafton sarebbe stato l’ostacolo più importante, eppure…non se la sentiva di riportarle ad alta voce la notizia.
    Dobbiamo partire - disse alla fine, tentando di far trasparire sì dispiacere, poiché gli dispiaceva chiederle un simile sforzo così immediatamente dopo il parto, ma non rabbia, rancore o paura, emozioni che temeva potessero solo appesantirla inutilmente.

    Ne avevamo parlato…avevamo deciso di aspettare un poco, lo so, ma… - incespicò un momento, cogliendo però l’occasione per tornare a guardarla negli occhi - Mi dispiace - le sorrise - ma penso dovremo partire in pochi giorni. E poi…poi dovrai stare un poco senza di me. Sarai al sicuro, ma io devo andare per volere del consiglio alla Barriera. - chissà per quanto…gli era sembrata grande la distanza fra Città del gabbiano e Approdo del Re…
    Devo solo accompagnare degli uomini, tutto qua. - twntò di rassicurare continuando a massaggiarle la spalla
     
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    L’interrogativo su cosa fosse accaduto nelle ultime ore che Astrid utilizzò per riprendersi dalle fatiche del parto rimaneva, non solo per quanto riguardava Vicare ma in generale per tutta Approdo del Re: la situazione di pericolo era rimasta immutata? I rischi per i nobili erano rientrati? Oppure la quantità di pericoli si era notevolmente aggravata?

    Nella sua ingenuità, Astrid aveva già immaginato di dover pregare suo padre di mandare un corvo a Città del Gabbiano, in maniera tale da richiedere l’intervento di altri soldati e permettere così un’evacuazione dei Grafton che fosse il più sicura possibile, anche perché al di fuori della Fortezza Rossa le cappe dorate avevano il loro daffare e sarebbe stato difficile, per i soldati di Lord Grafton, far fronte ad un’inferiorità numerica magari anche molto marcata.
    Tutto ciò comunque smise di preoccuparla nell’istante in cui le dita di Vicare si spostarono sulle spalle della ragazza, scostandone i lunghi capelli rossi e massaggiandole lentamente le spalle, un gesto che la fece sospirare di sollievo: nonostante tutto, i dolori della gravidanza non erano ancora scomparsi interamente e con ogni probabilità per poter tornare alla vita precedente sarebbero servite molte settimane.
    Inclinando leggermente all’indietro la testa, Astrid chiuse gli occhi per qualche istante, abbandonandosi a quel contatto con le dita del suo compagno, per poi riaprirli ed avvicinare le labbra alle sue, schioccandovi un rapido bacio. Rimasero in silenzio per alcuni istanti, dando il tempo ad Astrid di scoprirsi il seno destro e di avvicinarvi la bocca di Kristoff: nonostante fosse venuto al mondo poco più di ventiquattro ore prima, il suo cervello doveva evidentemente già aver associato la vicinanza tra il suo viso e il seno di Astrid all’allattamento, visto che in quel caso il neonato si attaccò quasi immediatamente, facendo avvertire ad Astrid lo stesso formicolio che dai capezzoli scorreva fino alla parte alta della sua cervicale. Non era una sensazione sgradevole – lo era stata soltanto le prime due volte, quando non potè non avvertire una specie di sensazione quasi tagliente dovuta all’inesperienza -, era semplicemente tutto nuovo per lei.

    Nonostante la sua massima concentrazione rivolta nel nutrire il bambino tra le sue braccia, Astrid non si perse nel suo mondo e le parole di Vicare risuonarono dunque cristalline e chiare alle sue orecchie, tanto da farla voltare con un’aria stranita impressa sul volto.
    “Cos… che? Come partire? Adesso?” Domandò Astrid, conscia di quella specie di “accordo” che avevano raggiunto poco prima della nascita di Kristoff. Stava quasi per chiedere ulteriori dettagli, ma il suo futuro marito l’anticipò… e le notizie che portava non erano buone, tanto bastò per farle immediatamente avvertire un gelido brivido correrle lungo le gambe.

    “Un poco senza di te?” Ripetè, quasi incredula, come se già le mancasse, nonostante Vicare fosse a pochi centimetri da lei.
    “E dove potrei mai andare? A Città del Gabbiano? O al castello che ti è stato concesso dal Re? Non penso che potrei prenderne possesso io da sola, senza che il Lord sia presente nello stesso momento. E poi… perché ti mandano alla Barriera, scusa?” La risposta a tale domanda arrivò proprio mentre Astrid s’immaginava che Vicare fosse stato costretto a prendere il nero, ipotesi smentita subito dopo.

    “Ma potremmo… potrei venire con te, allora” Obiettò poco dopo, sistemando una mano per sorreggere meglio il capo di Kristoff.
    “Se organizzassimo tutto per bene né io né lui correremmo alcun rischio. Perché separarci? Siamo già stati lontani per tutti questi mesi…”
    L’ultima cosa che Astrid desiderava era sembrare una bambina capricciosa, ma in quel caso la sua devozione verso il futuro marito nella sua mente giustificava quell’atteggiamento – a torto o a ragione, questo stava al giovane a giudicarlo -.
     
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    Vicare si aspettava una resistenza, si aspettava che Astrid avrebbe chiesto di seguirlo. Ma aspettarselo non stava rendendo più facile prendere una posizione ferma.
    Jorrāeliarza…come farei? - crollò con franchezza - E’ stata una mattina umiliante…ho già parlato con tuo padre, ci aiuterà ad arrivare al castello nelle Terre dei Fiumi e…e i suoi cavalieri ti proteggeranno mentre sono a Nord. - le passò la mano fra i capelli tentando di rassicurarla, forse in maniera poco convincente - Hai già subito così tanto, nostro figlio è nato prima del matrimonio…Se ti costringessi a venire con me a fare la carceriera per centinaia di traditori così fresca dal parto…che marito sarei? Agli occhi di tutto sto confermando ogni loro sospetto: sono uno straniero dal sangue umile come l’acqua di mare, un traditore. Non posso dar loro la soddisfazione di dire che ti umilio, capisci? - era vero che la distanza durata mesi non aveva spento le loro passioni l’ultima volta, ma quale gusto ci trovavano gli dei di entrambi i continenti a continuare a metterli alla prova?
    Guardò l’infante, energicamente impegnato a nutrirsi, fortunatamente ignaro di tutto.
    Anche per Kristoff… sono certo che sarà il bambino più forte del Mare Stretto, ma come può fargli bene viaggiare così tanto e così a Nord? E se accadesse qualcosa… - Trasportare 500 ribelli con chissà quanti soldati del resto poteva anche dare luogo a certi imprevisti. Lui fin’ad allora era riuscito a cavarsela, ma era capace di proteggere altri all’infuori di se?
    Il piano è già cambiato, ma mi sembra brutto troncarla così a secco hahaha
     
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    Più la loro conversazione proseguiva, più l'inquietudine montava nel petto di Astrid, il cui cuore accelerò sensibilmente i propri battiti, arrivando perfino a farle girare leggermente la testa nello stesso identico modo in cui avvertiva qualche capogiro a seguito di qualche notizia shockante o cose di quel genere.
    Il contatto con la mano di Vicare sembrò parzialmente sopire questa sensazione, ma non potè non avvertire il nodo alla gola che faticò a sciogliere, mentre ascoltava le parole di quello che sarebbe stato il suo eterno compagno di vita di lì a breve.
    "Umiliante? E perchè? Non dirmi che ha osato dire qualcosa su Kristoff, sul fatto che non siamo ancora sposati e già con un bambino o che altro..."
    Per quanto sembrasse all'apparenza inoffensiva, Astrid passava dalla tristezza alla rabbia con una rapidità alle volte allarmante e in effetti quello sembrava essere proprio uno di quei casi: Vicare adesso era un Lord e i vari preconcetti che il Continente Occidentale nutriva da sempre nei confronti dei forestieri era davvero il caso che se li infilassero nel-
    "Non mi umilieresti, non potresti perchè dovrei essere io ad ammettere che mi senta così e non potrei mai sentirmi in quel modo, non con te"
    Ogni obiezione avanzata faceva sembrare Astrid sempre più una bambina, le sue argomentazioni non avrebbero potuto essere più deboli di così e dentro di sè era come se sapesse che, in fondo, la decisione fosse già stata presa e fosse irrevocabile e avvertendo il diminuire della suzione del neonato che teneva ancora tra le braccia, Astrid si sentì svuotata di ogni energia. Avrebbe dovuto combattere di più? Cercare di convincerlo? A che pro, se tanto era già stato tutto deciso senza di lei?
    "E quindi io ti dovrò semplicemente aspettare? Come farò a sapere se ti dovesse essere accaduto qualcosa? Credo che nessuno si prenderebbe neppure la briga di informarmi tramite corvo" Affermò, un vago luccichio di lacrime le velava le iridi azzurre mentre il suo sguardo si rivolgeva direttamente al braavosiano, nel tentativo di capire cosa le avrebbe riservato il prossimo futuro.
    "Non riesco a capire, oltretutto: i prigionieri possono essere portati a Nord da chiunque, perchè il re ha incaricato proprio te? Potrei... non so, provare a parlargli, dirgli che adesso sei diventato padre e, che ne so, tentare di convincerlo a trovare qualcuno che conosca meglio per un compito del genere. Cioè, non che non ti conosca o che tu non sia meritevole di fiducia, ma..."
    Finiva sempre così: in preda all'agitazione Astrid balbettava e i suoi discorsi arrivavano sempre al punto d'incartarsi in farneticazioni deliranti e senza senso, in altre occasioni avrebbe riso di ciò, ma quella poteva essere l'ultima volta che poteva davvero sentire il profumo del suo amato e d'istinto appoggiò la fronte contro il suo petto, nel tentativo d'imprimersi quella sensazione direttamente sulla pelle.
     
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    No, no, tuo padre non penso si azzarderebbe mai… - balbettò a fatica Vicare, ora faticando a tenere il contatto visivo con Astrid. Il solo affiorare delle lacrime nei suoi occhi, il primo incrinarsi della voce erano già troppo per il Braavosiano da sopportare. Era amore, certo, a renderlo debole di fronte a lei, ma giocava sicuramente un ruolo di prim’ordine il sentore che lui le avesse complicato la vita in maniera sproporzionata. Cos’aveva fatto lui per meritare tutta quella devozione?
    Oh mare, non piangere jorrāeliarza… - la consolò stringendola a se - Troveremo un modo - le promise baciandole il capo - troverò un modo, per te, per Kristoff. Un giorno niente e nessuno ci potrà minacciare. - proseguì sperando che il bimbo non assorbisse la disperazione dei suoi genitori. Lui aveva pochi ricordi di suo padre con sua madre e nessuno aveva sentore di disperazione, magari i bambini ignorano naturalmente le cose brutte.
    Ovunque andremo sarà casa e nessuno ci nuocerà. Fra cent’anni si ricorderanno di noi come la famiglia più felice che mai abbia vissuto ad Occidente. - tutto un inganno, in fondo dove sarebbero stati senza? Come avrebbe potuto meritare tanta devozione ed amore se Astrid avesse saputo tutto? Sedotta ed illusa da un inganno.
    Il minimo che le doveva era la felicità.
    Il Primo Cavaliere ha deciso le persone sulle quali scaricare le responsabilità di ieri…non importa jorrāeliarza, gliela faremo vedere. Ci sposeremo oltre i confini del mondo se così vogliono.- con delicatezza le prese il viso dal petto e lo alzò per incontrarlo
    Il potere che credono di avere su di noi…è un illusione mia amata - le rivelò in Braavosiano - Vogliono farmi crollare con compiti impossibili. Se li smentisco smaschero il trucco, rompo l’illusione. - Vicare non aveva la metà di quell’ottimismo, ma glielo doveva - Troverò il modo…staremo insieme.- promise facendo per asciugarle le lacrime per poi carezzare il capo di Kristoff onde evitare che potesse prendere a piangere anche lui.
     
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    "Gli conviene" Rimbeccò Astrid, rivolgendosi più a se stessa che al suo amato Vicare, cullando nel frattempo il neonato, le cui suzioni non accennavano a terminare, almeno per il momento. Il pollice della ragazza andò ad accarezzargli la guancia: non era certo la prima ragazza a divenire madre in così giovane età, ma allo stesso tempo la sua mente ancora faticava ad elaborare quell'evento. Era come se in braccio avesse il figlio di qualcun altro, qualcuno che le aveva semplicemente chiesto la cortesia di fargli da balia il tempo necessario per sbrigare qualche faccenda a corte.

    Invece era suo figlio e nel profondo lei lo aveva già accettato, semplicemente non lo sapeva ancora.

    Chiudendo gli occhi, Astrid lasciò che il bacio di Vicare spazzasse via momentaneamente le emozioni negative che già avevano cominciato a prendere possesso di lei e del suo cuore. Per un attimo un'ondata di ottimismo sembrò farla galleggiare su una nuvola, ma tale sensazione ebbe vita breve, brevissima, a dire il vero. Alle considerazioni che stava facendo Vicare, la Grafton rispose con un leggero sorriso vagamente rassicurato, sebbene non potesse sentirsi realmente salva fin quando lei e Vicare non fossero stati davvero a casa loro, all'inizio della loro nuova vita insieme.
    "E probabilmente mi ricorderanno per la madre più grassa del continente occidentale. Mi chiedo come abbia fatto la regina a rimanere così in forma dopo la gravidanza" Aggiunse con una lieve risata atta a stemperare la tensione e a distrarre entrambi da quella che in realtà si trattava di una situazione della massima impellenza. Forse comportarsi da scema non era il modo migliore per sembrare matura e adulta, ma anche in quei contesti cercava sempre di alleggerire l'atmosfera, a prescindere da quale fosse la realtà in cui si ritrovava catapultata.

    Al gesto di Vicare di prenderle delicatamente il volto ed avvicinarlo al suo, Astrid vi appoggiò istintivamente la fronte, facendola appena sfiorare con quella del suo futuro marito, facendo ugualmente attenzione a non disturbare Kristoff, ancora intento a nutrirsi.
    "E anche oltre i confini del mondo, se ci obbligassero" Ripetè ad occhi chiusi, quasi come in preda ad uno stato di trance, mantenendo le proprie labbra a non più di un paio di centimetri da quelle del braavosiano.
    "Il re non dovrebbe garantire tutto questo potere al Primo Cavaliere: sarà anche la Mano del Re o come cavolo sono soliti chiamarlo, ma non esiste soltanto lui e dargli tutta questa libertà significa screditare coloro che magari stanno più in basso ma che sono certamente più numerosi di un singolo Primo Cavaliere"
    Le sue erano solo considerazioni di una giovane che nulla sapeva di politica e del mondo in cui era nata e cresciuta, probabilmente Vicare che era giunto nel continente occidentale soltanto poche settimane prima le avrebbe perfino potute considerare infantili e sciocche, ma quello era il punto di vista di Astrid e nessuno avrebbe potuto cambiarlo.
    Nel frattempo, le sottili labbra di Kristoff si staccarono dal seno indolenzito di Astrid, una sensazione che istintivamente la guidò verso il risistemarlo tra le proprie braccia, sostenendone il capo ed avvicinandolo anche al padre, in modo che potesse avere anche lui accesso al suo capo parzialmente coperto di sottilissimi capelli rossicci.
    "Secondo te si ricorderà qualcosa del modo in cui è venuto al mondo?"
     
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    Vicare sospirò: non ce l’aveva fatta. Incapace di sopportare il dispiacere dell’amata, aveva rimandato il problema. Acconsentire di far venire la promessa moglie ed il figlio a Nord. Poteva solo sperare di non ritrovarsi in futuro a maledire la propria debolezza.
    Lui ne avrebbe solo potuto gioire in fondo, no? Magari tutto sarebbe andato liscio, e allora avrebbe benedetto la scelta di tener vicina la propria famiglia occidentale.
    In quel momento, veder tornare il sorriso sul volto di Astrid fu sufficiente
    I Valyriani sono strani, lasciali stare - sorrise Vicare in risposta alla considerazione sulla regina. Preferì evitare di menzionare le condizioni in cui versava in quel momento o cosa le fosse accaduto nell’assalto dei fanatici. Probabilmente i suoi giorni da icona di bellezza erano finiti, ma la cosa peggiore rimaneva il fatto che Vicare ne fosse ritenuto responsabile.
    Poi tu hai dovuto tenere al caldo questo gigante, quindi figurati! Tra non troppo sarà lui a tenere in braccio noi - la assecondò continuando a stringerla. Non sapeva ancora quanto fosse scherzo e quanto reale l’autopercezione della Grafton, ma rammentava da sua madre che la perdita del fisico da gravidanza non era cosa immediata.
    Avrebbe dovuto imparare a trattare e riconoscerne gli umori e, per tutti i buoni propositi, non poteva sapere se sarebbero stati realmente dei buoni genitori.
    Stampò un bacio sul capo di Kristoff che Astrid le porse
    Spero proprio di no. Se tutto va bene quelle persone verranno cancellate dalla storia e potremo ricordare la sua nascita come un evento pacifico. - poi strizzò scherzosamente l’occhio ad Astrid - come quella dei fratelli
    Ma sì, sarebbe andato tutto bene, nulla sarebbe andato più storto.
    Ma cos’era tutto quel trambusto nel castello?
    Se concordi io sarei pronto a chiuderla
     
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    "Strani?" Sbuffò Astrid, accompagnando tali parole da una leggera risata "Imperscrutabili, illeggibili... dillo come preferisci, ma non li capirò mai"
    Di una cosa, comunque, Astrid era certa: non avrebbe più voluto aver a che fare con una vita di corte come quella per un bel po' di tempo, più a lungo sarebbe stata lontana dalla capitale, più il ricordo di come Kristoff fosse venuto al mondo e dei rischi corsi in quel frangente sarebbe passato in secondo piano rispetto alla gioia di poter finalmente costruire la propria famiglia.
    "Trovi? E se rimanesse piccolo come la sua mamma? Non è che io sia esattamente alta, sai" Ridacchiò subito dopo, come se un colpo di spugna avesse improvvisamente lavato via tutte le preoccupazioni che lo spettro della loro separazione aveva agitato soltanto pochi minuti prima. Che fossero ancora gli effetti post-partum degli ormoni? Il giorno in cui quegli sbalzi d'umore avessero finalmente raggiunto una fine definitiva, Astrid avrebbe acceso un cero ai Sette, ne era assolutamente certa.
    Tuttavia, quando udì la parola "fratelli" il volto di Astrid tornò ad illuminarsi del tutto e d'istinto fu portata ad alzare lo sguardo per incontrare quello di Vicare a metà strada. A meno che non avesse inteso in modo errato, il messaggio era chiaro e ciò che udì creò un leggero solco sulle sue guance lentigginose, a causa del sorriso che si aprì sulle sue labbra.
    "Penso proprio che prima o poi Kristoff avrà bisogno di un fratellino o di una sorellina, hai ragione. Spero solo che quando sarà più grande, anche lui la vedrà allo stesso modo"
    Era presto per pensarci, ovviamente: aveva messo al mondo il primogenito soltanto da poche ore, ma in quelle circostanze la mente viaggia al doppio della velocità e predice scenari imprevedibili in modo da trovare una qualche fonte di conforto aggiuntiva, sebbene quella principale fosse là con lei a coccolarla assieme a suo figlio.

    Sì certo, possiamo pure chiuderla ^-^
     
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