Antiche faide

Quest per Josephine e Vidya

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    Il mercante, guardando Vidya negli occhi con un'espressione seria, rispose: "Sono passati vent'anni da quando mi feci tatuare questo simbolo dei Sette Dei."

    Con occhi scrutatori, Vidya avrebbe ogni dettaglio, cercando segni di invecchiamento o sbiadimento che potessero suggerire l'età del tatuaggio. Ogni tratto sembrava ancora preciso e ben definito, nonostante gli anni trascorsi. Sarebbe stata in grado di osservare attentamente il tatuaggio e riconoscere l'utilizzo della tecnica che prevede l'incisione della pelle con una lama e l'applicazione dell'inchiostro sui tagli.

    Vidya avrebbe notato che il tatuaggio presentava linee incise, molto sottili, non frastagliate, sulla pelle del mercante, realizzate probabilmente con una lama affilata. La profondità e la nitidezza delle incisioni suggerivano un lavoro eseguito con abilità e precisione. Ogni tratto del disegno avrebbe mostrato segni di tagli sulla pelle, che sarebbero stati poi imbevuti di inchiostro.

    L'inchiostro utilizzato sarebbe stato preparato mescolando pigmenti naturali, come carbone, cenere o sostanze vegetali, con una soluzione liquida a base d'acqua o olio. Dopo aver applicato l'inchiostro sulla superficie del tatuaggio, il tatuatore avrebbe fatto in modo che l'inchiostro si infiltrasse nelle incisioni, creando un'immagine permanente. Il fatto che quel tatuaggio avesse più di vent'anni avrebbe attestato alla notevole abilità del tatuatore, ammesso che quanto detto fosse vero.

    Mentre Vidya scrutava il tatuaggio, il mercante restava immobile, permettendole di esaminarlo con attenzione. Le tracce del tempo e la storia dietro quel simbolo erano ancora avvolte nel mistero: quel tatuaggioo non era certamente recente, visto che le linee cicatriziali non erano gonfie, ma capire se avesse cinque, dieci o vent'anni... Oh, quello sarebbe stato molto più difficile.

    La folla sarebbe rimasta in silenzio, silenzio che ben accompagnava lo sguardo severo del Lord, il quale sembrava persuaso dalle parole della Bolton.
    La maggior parte degli uomini sembrava essere genuinamente contrita, come dei bambini scoperti a compiere una marachella. Potevano essere biasimati? Tutti loro avevano perso molto anche a causa di Illyria, e quelli erano tempi così duri...
    Però, se una presa di coscienza era così semplice da ottenere, forse c'era speranza...


    *****



    Beccato! Apriamo le danze allora :D


    L'uomo aveva la gola secca. I suoi rantoli non sembravano neppure lontanamente le parole di un uomo...
    Il prigioniero sollevò lentamente lo sguardo, i suoi occhi affamati di luce si posarono sulla figura di Josephine con una mescolanza di stupore e speranza. Era stato privato della libertà, costretto a soffrire e a subire le pene dei Sette Inferi, ma in quel momento, la presenza della giovane donna e del Septon accanto a lei sembrava risvegliare in lui una fiamma di fiducia.

    Le parole gentili e compassionevoli di Josephine risuonarono nell'aria, portando con sé la promessa di misericordia e comprensione. L'eretico, i cui lineamenti erano segnati dal dolore e dall'agonia, si sforzò di rispondere, la sua voce era appena un sussurro fragile che si diffuse tra loro.

    "Il mio nome... era Aldric. Prima di essere imprigionato, ero un seguace dei Sette Dei. Ma ho scelto di aderire al culto di Illyria, credendo che fosse la vera via verso la redenzione. Sono stato catturato e imprigionato dagli uomini degli Antichi Dei, coloro che hanno combattuto contro la nostra causa. Da allora... sono stato qui, privato della luce della libertà per mesi."

    Le sue parole sembravano romanzate... Ma il suo sguardo spiritato lasciava intendere che quell'uomo non fosse interamente in sé.

    Le mani tremanti di Aldric si aggrapparono al bordo del tavolo, come se cercassero un appiglio nella realtà che li circondava. Nonostante la sua condizione fisica indebolita, il fuoco della fede bruciava ancora dentro di lui. I suoi occhi, pur essendo privati della luce del sole, riflettevano un'adorazione sincera per il Septon che si ergeva vicino a Josephine.

    Quando Josephine gli porse il ciondolo dei Sette Dei, un lampo di gioia illuminò il volto di Aldric. Con mani tremanti, accarezzò la reliquia sacra, sentendone la fresca consistenza metallica sotto le dita.

    "Il ciondolo... è un segno della loro presenza, del loro amore e della loro guida. Nonostante tutto, la mia fede non si è mai spezzata. Mi hanno privato della luce del sole, ma il fuoco dei Sette Dei brucia ancora nel mio cuore."

    Le parole di Aldric erano piene di gratitudine e speranza, come se quel piccolo oggetto rappresentasse un raggio di luce in un mondo oscuro e oppresso. Il suo sguardo si posò nuovamente su Josephine, con un misto di ammirazione e riconoscenza.

    "Mia signora, grazie per la vostra gentilezza e misericordia. Avete riportato un raggio di speranza nella mia vita, un ricordo tangibile della fede che ho abbracciato. Prometto che continuerò a pregare per voi e per la vostra causa. Possiate essere guidata dalla saggezza dei Sette Dei e dalla luce della Vecchia, che vi accompagna sempre."

    Le parole di Aldric erano sincere, pronunciate con una devozione profonda. Mentre il Septon intonava preghiere, le labbra dell'eretico si muovevano leggermente, sussurrando le parole delle suppliche, implorando la misericordia e la protezione dei Sette Dei per Josephine e per coloro che avevano deciso di credere nella causa dei Sette.

    All'ultimo, però, Josephine avrebbe potuto sentire un orribile suono lasciare le sue labbra tremanti.
    "Illyria, ti invoco ancora. Il tuo potere oscuro si è diffuso nelle pieghe della mia anima, una fiamma che brucia inestinguibile. Possa la tua presenza tormentata trovare pace, anche se la tua eresia ha sconvolto il mio spirito. Che le tue ombre mi guidino verso una verità nascosta."

    L'atmosfera si fece densa, con la luce tremula delle fiamme delle candele danzanti sui volti dei presenti.
     
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    Josephine Mallister Piazza di Torrhen 23 Gennaio 286 Primo mattino - Nuvoloso Segrete


    ∼ Above the rest ∼


    L
    e pallide ed affusolate dita tastavano il delicato tessuto, impregnato di lavanda ed olio di rosa canina. Si concedeva ampi respiri per inalare il selvatico e piacevole aroma, pur di coprire l’olezzo di miseria e d’umidità che si respirava nelle segrete del torrione centrale. Era la prima volta che Lady Josephine faceva visita ai prigionieri di una fortezza, atto misericordioso che le era sempre stato negato per questioni di decoro e di buona etichetta. Una fanciulla di così alto lignaggio non poteva di certo mescolarsi con chi s’era macchiato di omicidio o idolatria. Inoltre l’intransigente governante ed il saggio maestro le sconsigliavano di accedere a luoghi pregni di miseria e sofferenza, soprattutto per chi s’era meritato un giusto castigo per abominevoli azioni od omissioni. Adultere, assassini e traditori. Era ciò che una prigione poteva accogliere nel migliore dei casi. Di certo una nobildonna non poteva comprendere l’irrazionalità di simili peccati e doveva tenersene lontana, anche fisicamente, per non indurne l’animo in perdizione. Sentiva un senso d’oppressione chiuderle la glottide, impallidendo sempre di più nell’incarnato e boccheggiando a labbra schiuse per accogliere quanta più aria possibile. Il profumo della lavanda, uno dei suoi preferiti, riusciva a ricondurre l’animo verso lidi familiari e placare lo stato d’agitazione in cui era caduta. Anche la più fervente dei credenti, di fronte a tanta sofferenza e perdizione, finiva per dubitare di sè.

    Ciò che fu un uomo emerse dalle ombre delle segrete. Dopo essere stato guidato, quasi con forza e malagrazia, sulla sedia dall’altro lato del tavolo la Mallister si ritrovava faccia a faccia con un seguace di Illyria Targaryen. Aveva per lungo tempo udito storie e dicerie sui suoi adepti, che restavano fedeli ai dogmi anche dopo la tragedia che si era consumata a Roccia del Drago. Nonostante la vita fosse scivolata via dal corpo della cugina del Re, il riverbero del suo respiro ispirava ancora così tante persone. Lei stessa, almeno all’inizio, aveva accolto benevolmente i sermoni della Targaryen. Almeno fino a quando la spiritualità non era mutata in cieca follia. Negli occhi del prigioniero albergava speranza, un sottile filo che lo teneva ancora in vita. In bilico tra la perdizione più totale e la dolce ragione. La presenza della Mallister, ma soprattutto del Septon, aveva risvegliato qualcosa nell’involucro umano che era stato trascinato poc’anzi dalle sentinelle Tallhart. Faticava a distinguere i lineamenti dell’uomo a causa della sporcizia ed i capelli così unti da unirsi all’incarnato giallastro. Non aveva un aspetto sano, ma di chi aveva attraversato i Sette Inferi e che era sull’orlo dell’oblio. Eppure non perse lucidità, ma rimase ancorato allo spiraglio di luce che riusciva ad intravedere oltre le segrete.

    Le labbra di Aldric erano così secche e consunte tanto da rendere quasi incomprensibili le parole che uscivano da esse. Era come un debole soffio di vento, un sussurro a fior di labbra. I sussurri di uno spettro, capaci di far rabbrividire anche il più temerario degli avventurieri. Si poteva cadere così in basso per seguire la propria eresia? Si chiese, mentre provava a decifrare con espressione contrita e caritatevole le parole del prigioniero. La Madre le suggeriva la misericordia, offrendola anche al più indegno degli uomini o alle peggior peccatrici del reame. Non avrebbe mai negato una parola di conforto, una flebile goccia in un deserto di solitudine e peccato. Le fiamme infernali stavano consumando l’animo di Aldric. Un destino ben peggiore che marcire nelle segrete di un prepotente Lord del Nord. - … - Fu come un fulmine a ciel sereno. Una confessione forte quanto una percossa in pieno viso. Ne sentiva quasi il bruciore sulle guance e le lacrime esitavano a profanare il pallido incarnato. Mai confessione più sincera e serena era stata proferita. Forse Aldric era ancora ancorato ad un vecchio precetto sul ruolo dei Septon, disconosciuto dall’eresia di Illyria, ma le sue parole erano inequivocabili. - P… Perché? - Si rese conto di avere la voce rotta dal pianto. Lacrime trattenute dagli occhi, compassionevoli ma anche tanto risentiti per il dolore che il prigioniero le stava infliggendo, senza volerlo. Seguire una deviazione della Fede dei Sette Dei era come condannare la propria anima all’eterno fuoco dei Sette Inferi. Il coraggio, o la follia, con cui Aldric aveva confessato quasi la turbava. I seguaci di Illyria Targaryen erano così convinti dunque d’incarnare la Vera Fede nonostante deviasse così tanto dagli antichi scritti della Stella a Sette Punte. - Perché aveva scelto di abbandonare la Fede dei Sette? Cos’ha trovato nelle parole di Illyria Targaryen rispetto ai sacri scritti della Stella a Sette Punte? - Desiderava capire, anche se ciò la esponeva ad un pericolo mortale. Anche solo udire eresia la metteva in pericolo. Per fortuna c’era il saggio Septon, pronta a difendere l’anima della Mallister da qualsiasi idea deviante rispetto al cammino dei Sette Dei.

    Il prigioniero tastava con fervore religioso il simbolo della Fede dei Sette. La Stella a Sette Punte, realizzata con steli d’erba e giunchi ormai secchi, scricchiolava sotto al tatto di Aldric. La Mallister ne rimase quasi colpita, continuando a dubitare quasi che la lealtà del prigioniero fosse esclusivamente a Illyria Targaryen. Continuava ad accarezzare con cura l’oggetto sacro, che le era stato donato da Lady Cerwyn, ed osservava con ammirazione il Septon alle sue spalle. Si schiarì la voce, dopo essere stata per qualche minuto senza parole, incapace di replicare con fervore o cieca ostilità verso chi si professava seguace della peggior piaga che aveva colpito i Sette Regni. L’eresia dilagava in ogni città o villaggio di Westeros, diffusosi a macchia d’olio. Proprio come un disattento scriba che lasciava cadere il calamaio, la cui macchia d’inchiostro impregnava l’immacolata pergamena senza trovare ostacoli. Così il culto di Illyria ed i fedeli militanti avevano conquistato i cuori dei più deboli, di cui soffriva già da tempo ancor prima della guerra civile o dei disordini sul confine. - Mi fu donato da Lady Cerwyn, in nome di sincera fraternità e comune tolleranza dopo l’ospitalità ricevuta a Cerwyn. - Ricordava con affetto quel momento, quando aveva ricevuto quell’icona religiosa dalle mani di una fervida credente negli Antichi Dei. Un chiaro segno di apertura e sincera tolleranza. - Comprendete il valore di un simile gesto? - Breve pausa. - Può esistere unità anche nella diversità. - Ciò che non contemplava l’Eresia Targaryen in quanto mostrava ostilità per qualsiasi altra forma o credenza religiosa.

    Seguirono le preghiere intonate dal Septon, in onore delle sette virtù dei Sette Volti del Dio: La giustizia, la misericordia, la purezza, la saggezza, il coraggio, la determinazione e l’ignoto. Ad ogni inno la stessa Lady Josephine si univa alle odi per render grazie agli Dei. Un momento di quiete, una tregua di fronte alla lotta contro il peccato. Eppure l’eretico recitava con sincera partecipazione, sotto la guida del Septon, le preghiere. Non c’era trucco o inganno. Percepiva autentico fervore religioso in quell’uomo che aveva perso tutto, compresa la libertà, per seguire le teorie di un’eretica. Anche nei momenti peggiori l’animo mortale era capace di riservare sorprese. Era nella miseria e nella povertà in cui il Dio a volte cercava la beltà del creato. Aldric, per quanto la sua mente fosse traviata da indicibili sofferenze fisiche e dell’animo, riusciva ancora a riconoscere la beltà della vita. Uniti da versetti ed inni, i tre credenti iniziarono a recitare come una dolce nenia le glorie dei Sette Volti. La Mallister socchiuse appena le palpebre per ricercare nella mente la quiete e predisporre l’anima al perdono e alla pace dei sensi. Era in quei momenti in cui la figlia di Lord Jason Mallister ritrovava se stessa, un equilibrio capace di ripagarla dei sacrifici e degli sforzi che stava compiendo. - E sia. - Sciolse la rigida postura di preghiera, allontanando le mani dal pallido ed etereo viso, per poi riportare l’attenzione sul prigioniero. Nonostante la confessione, c’era ancora un barlume di speranza. Un vero seguace di Illyria Targaryen non avrebbe mai condiviso una preghiera con un nobile, o peggio sotto la guida di un Septon. La gentilezza d’animo e la misericordia mostrata dalla Mallister lo aveva spinti fino a quel punto? Dubitava. Forse il prigioniero era solo l’ennesima ed inconsapevole vittima di un movimento religioso violento ed eretico.

    - Perché parlate di ricordo? La Fede, quella vera, è come una brace coperta dalle ceneri dell’Eresia. Può divampare da un momento all’altro e riscaldare i cuori dei veri credenti. - Quasi supplichevole. Era la compassione e la misericordia della Madre ad ispirare le sue labbra. Tendere la mano e non stringere il pugno. Era così semplice reprimere con la violenza, come stava facendo Lord Helmann Tallhart nel suo feudo, l’eresia. Reprimere a volte significava alimentare. Fino a quando anche solo un esponente del credo militante avesse creduto ancora nelle parole di quella che fu la cugina del Re, la battaglia non si sarebbe mai conclusa. - … - Il viso contrito dall’orrore fu il primo testimone di un uomo tormentato e spezzato. Improvvisamente il fiato spezzato dalle sofferenze fisiche si tramutò in un mefitico sibilo. Un’invocazione, un richiamo dall’oltretomba di chi era ormai perduto. Era chiaro che Illyria Targaryen non avrebbe mai potuto accogliere le preghiere dell’eretico, anche perché era confinata in uno degli Inferi più bassi, tra i traditori della Fede. Strinse i pugni al grembo, sentiva ogni fibra del proprio corpo contrarsi ed il viso impallidire. C’era follia nello sguardo dell’uomo, eppure nonostante il timore la Mallister non aveva nessuna intenzione di lasciare la mano. Anche perché se si fosse voltata dall’altro lato, in quel momento, Illyria Targaryen avrebbe vinto anche se confinata negli Inferi. Raccolse tra le mani il coraggio e con tono deciso ma gentile proferì la sua invettiva. - Una fiamma che brucia senza controllo si tramuta in un incendio: Distrugge! - Si riferiva alle illazioni della Targaryen e alle teorie che l’eretico continuava ad abbracciare. - Una fiamma quieta ed alimentata con cura in un braciere invece illumina e riscalda! - Ricorrendo a semplici metafore sperava di sottolineare la differenza tra le due Fedi. Inoltre Aldric aveva sotto gli occhi i loro destini, l’uno in catene e costretto a condividere l’olezzo dei propri bisogni e l’altra intarsiata d’oro e baciata dalle virtù dei Sette. - Che il Buon Septon ci sia testimone… - Con un cenno della mano invitò il Septon ad avanzare per essere testimone di una possibile conversione. - Il vostro cuore non è incapace di accogliere la Luce dei Sette. - Lo esortò.

    - Nel nome del Dio dai Sette Volti,

    rinunci agli spiriti maligni che ispirarono Illyria Targaryen, a tutte le loro opere, inganni, suggestioni e seduzioni, divisioni, distruzioni, vendette, comandi;

    e progetti sulla tua persona, la vita, la salute, gli affetti, le amicizie ed i sacri vincoli del matrimonio e della famiglia; -


    Breve pausa.

    - Credi nel Padre Onnipotente, che dispensa giustizia e punizioni?
    Credi nella Madre Misericordiosa, che nutre la vita sul creato?
    Credi nel Guerriero Immortale, che infonde forza negli animi?
    Credi nella Fanciulla Vergine, che preserva le virtù dei deboli?
    Credi nel Fabbro Supremo, che tempra la vita dei mortali?
    Credi nella Vecchia Saggia, che spezza le ombre della superstizione?
    Credi nello Sconosciuto Onnipresente, che custodisce i segreti dell’ignoto? -



    Untitled






    Parole: 1859

    Provo a “convertire” (con l’aiuto del Septon) l’eretico.

    Le preghiere finali sono tratte ispirazione dalla Preghiera di Liberazione e di Rinuncia.
     
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      Piazza di Torrhen · 25 gennaio 286AA

    "Sono passati vent'anni da quando mi feci tatuare questo simbolo dei Sette Dei."

    Non vi era alcuna incertezza nella voce dell'uomo, né traccia di agitazione nella seria espressione con cui aveva risposto alla domanda della Bolton, nulla che potesse indicare stesse mentendo.

    Vidya resse il suo sguardo, mantenendo il volto impassibile. Decidere di marchiare la propria pelle in un modo così indelebile e in un punto tanto visibile, pensò, appressandosi al mercante, era stata una scelta coraggiosa. O forse, ancor più dopo gli ultimi sviluppi, sarebbe stato il caso di dire… azzardata.

    A Westeros i tatuaggi non avevano un'accezione propriamente positiva. Solitamente venivano associati alle barbare tribù dell’Oltre Barriera, come la costumanza del clan dei Thenn di scarificare i propri visi. Oppure ai marinai e ai mercenari. Alcuni dei quali, si diceva, fossero usi tenere conto dei nemici sconfitti attraverso elaborati disegni impressi sui loro corpi, un monito per chiunque li avrebbe affrontati sul campo di battaglia. O, ancora, ai criminali. Vidya difficilmente avrebbe dimenticato il brivido d’orrore provato quando le venne spiegato che le linee marchiate a fuoco sul braccio di uno dei prigionieri del Forte erano autoinflitte, memento del numero delle sue vittime, non risultato di torture subite. Ma, soprattutto, i tatuaggi erano collegati agli schiavi provenienti da Essos, ove i disegni utilizzati, almeno secondo quanto le aveva insegnato il Maestro Tybald, erano strettamente legati alla condizione sociale e ruolo di chi veniva marchiato. Non avevano mai affrontato in modo approfondito il discorso, eppure ricordava ancora le descrizioni dei volti dei giullari coperti da scacchi variopinti e le fiamme che accendevano quelli dei servitori del Dio della Luce. Un metodo d’identificazione, più che tributo o strumento per adornare il proprio corpo; segni che quegli uomini e donne avrebbero portato con loro per sempre, anche una volta liberati, tormentandoli con il passato di cui erano simbolo.

    «Credevo fosse un'usanza perduta ormai da secoli tra i fedeli dei Sette» interloquì, osservando la stella a sette punte causa di tutto quel trambusto. La tinta nera aveva perso la vivacità dell'inchiostro fresco, ridotta ad uno spento e cupo verdognolo dal tempo. «Limitata ai guerrieri del passato… O ai fanatici del presente.» I pallidi occhi della giovane tornarono a levarsi, indagatori, sul volto dell’uomo, pronti a cogliere ogni piccola reazione.

    Qual era la storia dietro quel tatuaggio? E cosa poteva dirle riguardo chi aveva davanti a lei?

    L'eptagramma era inscritto in un cerchio a doppio bordo che fungeva da cornice. Le linee che ne delineavano i contorni erano sottili e davano forma ad un disegno dal tratto uniforme e, considerati i presunti anni trascorsi, ancora ben definito. I segmenti interni si intersecavano tra loro, come fili di una trama, con i punti in cui si incontravano evidenziati per conferire all’insieme una sorta di tridimensionalità. Un lavoro minuzioso, chiaramente opera di mani competenti ed esperte.

    Da vicino, in controluce, era possibile notare una minima irregolarità dell’epidermide in concomitanza delle linee d’inchiostro. Probabilmente, tracciando con il dito i bordi della stella, l'avrebbe percepita lievemente rialzata rispetto a quella circostante, quasi scanalata.

    Ørr. Cicatrici.

    Se c'era qualcosa con cui la giovane Bolton aveva familiarità, era l'effetto di una lama affilata sulla pelle. Nessuna cicatrice era uguale ad un’altra, ognuna di esse resa unica dall’imprevedibile varietà con cui ogni corpo reagiva e si riparava. Cionondimeno, come aveva avuto modo di osservare, il loro aspetto poteva raccontare molto sul tipo e gravità delle lesioni che le avevano generate. Quelle che stava esaminando, per quanto ormai levigate dallo scorrere del tempo, le suggerivano provenissero da incisioni profonde e precise nella carne. Tagli marcati che, ancora freschi, erano probabilmente stati riempiti di inchiostro mescolato a qualche agente - come della cenere - che aveva irritato la ferita e stimolato la formazione del tessuto cicatriziale, assicurandosi l'effetto in rilievo. Una tecnica simile alla scarificazione, ma che utilizzava lo strofinamento di pigmenti sulle incisioni per far sì che venissero assorbiti dalle cicatrici e ne evidenziassero il disegno.

    Lasciò andare il colletto della tunica e si rialzò, pensosa. Era difficile stabilirne con certezza l’età. Poteva, però, conoscendo gli stadi e i tempi della cicatrizzazione, stimare fossero ormai mature e senza alcun dubbio più vecchie di due anni, l’arco di tempo entro il quale Illyria aveva vergato le prime farneticanti lettere e gettato i primi semi di quello che era poi divenuto il Sentiero Luminoso.

    «Il tatuaggio non è opera dei fanatici» concluse convinta, rivolgendosi al Tallhart. Una semplice constatazione, ben lungi dallo scagionare completamente il mercante e mettere a tacere il sospetto.

    Intorno a loro la discussione andava avanti. Sebbene l'arrivo del Lord avesse scongiurato che lo scontro si trasformasse in una vera e propria rissa, non era comunque riuscito a placare del tutto gli animi. Gli uomini di Piazza di Torrhen avevano individuato in quello straniero una minaccia, ed erano determinati a neutralizzarla. Aizzandosi l'un l'altro, paventavano le conseguenze di abbassare la guardia e aprire la porta all’eresia. Altri osservavano critici e borbottanti la scena, considerando probabilmente tutto quel parlare, e il suo voler verificare la veridicità delle affermazioni dell'uomo, un'inutile perdita di tempo. Immersi in quell'atmosfera tesa e ribollente, con il pericolo che dalle parole si scadesse nuovamente nella violenza, era impossibile pensare di riuscire ad instaurare un dialogo o giungere ad una conclusione. Si voltò e, con il tacito sostegno di Lord Helmann, senza tanti preamboli, schietta e tagliente, parlò agli abitanti del castello, cercando di riportarli alla ragione.

    *



    Il silenzio che seguì alle sue domande fu piuttosto eloquente. L’unico suono udibile il sibilante mormorio del vento che, con le sue improvvise folate, sferzava le antiche mura e sollevava i vessilli Tallhart che ivi pendevano, tenendoli sospesi nel vuoto come ostinate brune foglie autunnali, prima di lasciarli ricadere con lo schiocco sordo del tessuto contro la pietra. Un rumore che sembrò quasi riverberare ed echeggiare in quella silente immobilità, quando fino a qualche istante prima sarebbe andato perso, inghiottito dalle voci che avevano risuonato lungo il cortile pretendendo giustizia, e che adesso tacevano.

    Vidya inarcò un sopracciglio e, giudicante, fece scorrere lo sguardo sui presenti. Era davvero così, dunque. Nessuna provocazione, né atteggiamento particolarmente losco. Era bastato vedere il tatuaggio per decretare la colpevolezza di quell’uomo. Le teste di alcuni erano chine, altri apparivano sinceramente contriti e mortificati. Messi dinanzi all’assurdità delle proprie azioni, schiacciati dal severo e autoritario piglio del proprio Signore, ogni traccia d’ira che aveva acceso i loro volti, e infiammato il loro animo, sparì, rivelando ciò che era nascosto al di sotto.

    Stanchezza.

    Erano tutti reduci da lunghi e turbolenti anni di guerra. Che li avessero trascorsi combattendo sui campi di battaglia, o affrontando le difficoltà riservate a chi rimaneva nelle proprie terre, avevano lottato, resistito, versato sangue e lacrime - subito indicibili perdite. Doveva riempirli di sconforto vedere come, nonostante i loro sforzi e sacrifici, la vera pace continuasse ad eluderli.

    Paura.

    Riconobbe il timore e l’apprensione in quelle espressioni aggrondate. Le stesse cupe emozioni ritrovate nei sofferenti occhi degli uomini e delle donne che aveva incontrato durante il viaggio. O che aveva visto riflesse nello specchio, ogni qualvolta immagini e ricordi di quei difficili momenti le si riaffacciavano alla mente. La paura di dover rivivere tutto da capo e di perdere, con il profilarsi dell’ennesima minaccia all'orizzonte, quel poco di stabilità riconquistata, che rappresentava le fondamenta di un anelato nuovo inizio.

    No. Non li biasimava.

    Vidya trasse un sospiro ed annuì. «Intendevate proteggere la vostra casa» disse, rilassando la propria postura, il tono ammorbidito e privo della severità che lo aveva contraddistinto sino a quel momento. Una carezza dopo il duro ammonimento. «Un proposito onorevole.»

    La situazione pareva essersi calmata ma, per quanto la giovane fosse grata che le sue parole avessero - almeno per ora - sortito l’effetto desiderato, non si illudeva di aver trovato la chiave. Far ragionare chi, al confine, da settimane, era impegnato in una sorta di guerra religiosa, artefice e vittima di sistematici attacchi nei luoghi sacri e avvolto in un clima d’odio, non sarebbe stato altrettanto facile.

    «E il modo migliore per farlo» soggiunse, facendo una breve pausa per sottolineare il concetto, «è rimanere vigili.» Non avrebbe finto non esistesse un problema. Il pericolo era reale e bisognava essere pronti. «Senza permettere alla paura e al sospetto di governare le nostre azioni.» ‘Come invece era accaduto quella mattina’, il chiaro sottinteso delle sue parole.

    Mossi dal desiderio di salvaguardarsi dalle insidiose spire di Illyria, avevano perso lucidità, scadendo negli stessi barbari comportamenti che condannavano. Ma non senza ragione. Il fatto stesso che il Sentiero Luminoso fosse giunto fin lì era la testimonianza che poco era stato effettivamente fatto, da chi di dovere, per arginarlo. E il Nord troppo spesso era stato lasciato solo in battaglia. Non c’era da stupirsi se questi uomini avessero deciso di prendere la situazione in mano a modo loro, prima che potesse degenerare ulteriormente.

    «L’eresia si nutre di violenza e intolleranza. Prospera nella divisione e vigoreggia nella discordia.» Proseguì solenne, sentendo il mantello e i suoi abiti reagire alle dita indagatrici del vento. I lunghi capelli d’ossidiana che catturavano la fredda luce di quella mattina volgente al meriggio.«É dunque con la, mai sopita, fratellanza e tolleranza tra i nostri credi, testimoniata dalla nutrita rappresentanza di questa nostra delegazione,» concluse, auspicando che l’immagine dei fedeli degli Antichi marcianti di fianco a quelli dei Nuovi, fosse abbastanza potente da non sbiadire, quandanche nuovamente messi alla prova, e che potesse generare in loro una nuova e più solida coscienza, «che possiamo rigettare, nel baratro da cui sono emerse, tali scellerate dottrine ed empietà.»

    Non aggiunse altro e, lasciando la parola a Lord Helmann, spostò di nuovo la sua attenzione sul mercante.

    Era rimasto seduto a terra, intento ad osservare in silenzio quanto accadeva intorno a lui. Vidya strinse le labbra. Non tutti gli Illyriani erano folli e indomabili come quelli che le erano stati descritti da Lord Tallarth, e che ora si trovavano nelle prigioni di Piazza di Torrhen. Dovevano sicuramente essercene alcuni in grado di controllarsi e passare inosservati. I più subdoli e pericolosi, perché si muovevano e agivano nell'ombra, indisturbati. Ma non si poteva condannare preventivamente e punire in base a dei soli sospetti. Finora non era emerso alcun elemento concreto che potesse indicare non si trattasse di un semplice malinteso e che egli fosse uno di loro … o loro simpatizzante. Non aveva mentito sul tatuaggio, né aveva avuto alcuna reazione alle sue provocazioni riguardo Illyria. Al contrario, aveva preso nettamente le distanze dal Sentiero Luminoso, bollandolo come follia.

    «Potete alzarvi ora…» lo rassicurò, accennando un sorriso cortese. La priorità, non appena giunti in cortile, era stata quella di calmare la folla, ma ora potevano conversare con tranquillità. «Qual è il vostro nome? In tutta questa confusione non ho avuto modo di chiedervelo.»

    Lo zigomo dell’uomo, notò, era tumefatto e tra la barbetta che gli ricopriva il mento si potevano scorgere piccole macchie di sangue secco, risultato di un’abrasione superficiale già in via di guarigione. Nulla di grave, sarebbe bastato imbibire un fazzoletto o pezzo di stoffa in acqua fredda per lenire il dolore e ridurre il gonfiore. Quel livido, però, non era semplice frutto di una zuffa, ma sintomo dello stato critico in cui si trovava la regione.

    «Immagino questa non fosse l’accoglienza che vi aspettavate.» O forse sì, d’altronde il Nord era noto per la sua ospitalità quanto per il temperamento fumantino dei suoi abitanti. «Deve essere difficile per un fedele dei Sette, ed ancor più per uno fervente come voi,» continuò, nel tentativo di approfondire la sua posizione sulla questione e inquadrarlo meglio, alla ricerca di eventuali espressioni rivelatrici, «vedere l’immagine e percezione del proprio Credo distorta in tal modo dall’eresia.»

    Raccolse la bisaccia, riponendovi alcuni degli oggetti appartenenti al mercante sparsi ai loro piedi, e gliela porse. «É da Sud che giungete?»

    Se il suo tragitto coincideva con quello della delegazione, poteva ottenere informazioni utili su ciò che le attendeva lungo la strada verso i territori di confine.


    Parole: 1983

    - Vidya esamina il tatuaggio e conclude sia troppo vecchio per poter essere opera dei fanatici. (Il Sentiero se non erro esiste da due anni circa.)
    - Dopo aver redarguito i rissosi, vedendo la loro contrizione, prova ad incoraggiare un diverso approccio al problema degli eretici e far emergere in loro un senso di unione.
    - Quindi lascia al Lord il compito di, eventualmente, congedare i presenti e parla con più tranquillità con il mercante, cercando di ottenere qualche ulteriore informazioni su di lui (e, se proviene da Sud, sulla situazione attuale dei territori che dovranno attraversare.)
     
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    Mentre Josephine pronunciava le sue parole, il prigioniero Aldric rimase immobile, con gli occhi fissi su di lei, ma l'espressione del suo volto si trasformò gradualmente. Inizialmente, una sfumatura di dubbio si dipinse sulle sue fattezze emaciate, mentre cercava di resistere all'incantesimo della retorica persuasiva di Josephine. La sua supplica iniziale a Illyria sembrava essere stata scossa dalle parole decise e piene di saggezza della dama del Sud.

    Le parole di Josephine, cariche di metafore e di intento persuasivo, trovarono un eco nella mente di Aldric. Lentamente, i suoi occhi sognanti e adoranti si spensero, come se una fessura di dubbio si fosse aperta nel suo cuore. La luce dei Sette Dei brillava in lui, illuminando le parti più oscure della sua anima, che erano state offuscate dall'eresia di Illyria.

    Un tremore lieve scosse il corpo di Aldric, mentre le parole di Josephine e del Septon si insinuavano nelle fessure della sua fede compromessa. Le domande sulle diverse virtù dei Sette Dei risuonavano nella sua mente, facendogli riflettere sulla sua connessione con ogni aspetto divino. La contrapposizione tra una fiamma incontrollabile e un braciere nutriti con cura faceva eco nelle sue profondità, mentre il confronto tra la sua attuale prigionia e il ricordo di una vita lussuosa faceva emergere la spinta a un cambiamento interiore.

    Josephine e il Septon erano testimoni di una possibile conversione, mentre Aldric cercava di riportare ordine e luce nella sua fede sgretolata. Le domande di Josephine riguardo alla fede negli aspetti dei Sette Dei erano come un battesimo per lui, un rinnovamento della sua connessione con la divinità. Mentre la luce delle candele danzava sul suo volto pallido, una determinazione rinnovata si affacciò nei suoi occhi.

    L'antica eresia di Illyria sembrava sfumare, sostituita da un desiderio di abbracciare la vera fede, la fede che Josephine rappresentava con tanta devozione. Mentre il suo cuore e la sua anima lottavano con le influenze passate e presenti, Aldric trovò nella figura di Josephine un faro di speranza, una guida verso la luce dei Sette Dei.

    La scena si avvolse in un'atmosfera carica di tensione spirituale, mentre Josephine continuava il suo interrogatorio spirituale, porgendo le domande che potrebbero essere la chiave per sbloccare l'adesione completa di Aldric alla fede dei Sette.


    -------


    Beric si alzò con cautela, ancora sconvolto dall'aggressività iniziale, ma riconoscente per l'atteggiamento rassicurante di Vidya. «Grazie per aver placato la folla, mia signora. Mi chiamo Beric», disse con un sorriso leggermente teso.

    Le parole di Vidya sulle difficoltà che un fervente seguace dei Sette Dei avrebbe potuto affrontare nell'affrontare l'eresia suscitarono un sussurro di disapprovazione nella folla. Alcuni degli abitanti di Piazza di Torrhen, ancora sospettosi, scambiavano sguardi di sfida.

    Beric prese un respiro profondo, cercando di trasmettere calma nonostante le circostanze. «Capisco che la vostra fede qui possa essere differente dalla mia, ma credo che sia importante cercare una comprensione reciproca», disse con tono pacato. «Io sono un credente dei Sette Dei, discendo da una famiglia profondamente religiosa. Tuttavia, non desidero imporre la mia fede agli altri, ma piuttosto condividere la bellezza e la saggezza dei Sette Dei con coloro che sono interessati.»

    Le parole di Beric generarono reazioni miste nella folla. Alcuni ascoltavano attentamente, cercando di comprendere la sua prospettiva, mentre altri mantenevano ancora una certa diffidenza e scambiavano commenti in tono sommesso.
    Di base, l'ira sembrava essere tramutata in gelo.

    Beric guardò Vidya, apprezzando il gesto di cortesia nel porgergli la bisaccia. Prese un istante per raccogliere i suoi pensieri, poi rispose con calma: "Sì, signora, provengo da un villaggio appena a sud del confine del regno. Sono abituato a viaggiare per lavoro, portando con me merci e la mia fede nei Sette Dei. Ho incontrato molte persone lungo il cammino e ho sempre cercato di instaurare dialoghi pacifici sulla religione, condividendo la mia prospettiva e imparando da quelle degli altri."

    La folla ascoltò attentamente le parole di Beric, e il silenzio si infranse con un leggero mormorio. Alcuni degli abitanti di Piazza di Torrhen sembravano affascinati dalla sua storia di viaggiatore e mercante, mentre altri ancora mantenevano una certa diffidenza. La tensione nell'aria si attenuò leggermente, lasciando spazio a una curiosità crescente.

    Molto bene, tutte e due!
    Direi di fare un altro giro di post e poi chiudere la quest, ripartendo poi dal giorno seguente per il resto del viaggio. Se però desiderate approfondire qualcosa prima che io chiuda, avvisatemi e possiamo procedere per un altro po'!
     
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    Josephine Mallister Piazza di Torrhen 23 Gennaio 286 Primo mattino - Nuvoloso Segrete


    ∼ Above the rest ∼


    L
    a voce usciva ferma e decisa dalle labbra della Mallister. Come un fiore sbocciato nelle più buie ed umidi paludi, così la presenza della nobildonna nelle segrete del Castello veniva percepita da uomini e donne che avevano ormai perso il bene più prezioso: la libertà. Eppure ognuno di loro, anche il più vile truffatore o la più dissoluta meretrice, possedeva ancora il libero arbitrio. La possibilità di cambiare, scegliere un nuovo percorso quando mani e piedi sarebbero stati liberi dal giogo dei ceppi. Ne portavano ancora i lividi, rossi ed a volte sanguinanti. Primo o poi sarebbero mutate in cicatrici, fino a diventare un lontano ricordo che arrivava in sogno tramutandolo in incubo. Una remota reminiscenza, per chi sarebbe riuscito a deviare da quel percorso irto di pericoli e perdizione. Gli Dei illuminavano il cammino, fendendo le tenebre con lame di luce. Così forse appariva la Mallister, una creatura eterea ed angelica pronta a mostrare le luce del Dio dai Sette Volti ad occhi rimasti ciechi per troppo tempo. Il pericolo era quello di abbagliarli, o peggio ferirli con la Luce della Stella a Sette Punte. Mise da parte ogni timore, prese per mano il coraggio, e continuò la sua invettiva contro l’eretica Illyria.

    Il viso emaciato di Aldric non filtrava più le emozioni. Ogni resistenza venne meno, soprattutto di fronte ad un carico spirituale ed emotivo così forte. La prima reazione fu la resistenza, una debole reazione al cambiamento. Di certo il prigioniero aveva scelto di aderire al Culto del Sentiero Luminoso, fino ad imboccare il sentiero della Follia. Un non ritorno? Anche solo il dubbio dipinto nello sguardo del prigioniero smentiva ogni maldicenza. I mortali potevano essere salvati, anche in punto di morte. Un sincero pentimento di fronte all’abbraccio dello Sconosciuto valeva più di finte conversioni ottenute con il pugno di ferro. Lord Helmann Tallhart non stava facendo altro che alimentare l’eresia tra i suoi ranghi, con proibizioni ed arresti. Stava creando dei martiri, a cui il suo stesso popolo si sarebbe legato a vita. Il martirio era la più alta forma di devozione verso gli Dei. Sacrificare se stessi per la propria Fede. Ogni buon fedele di Sette Dei osservava con rispetto tale forma di devozione. Illyria Targaryen non era una martire e nessun’altro del suo folle seguito. Era la Forza Gentile a guidare le parole ed i gesti di Lady Josephine.

    Misericordiosa quanto la Madre, immacolata come la Fanciulla e saggia al pari della Vecchia. Sceglieva con cura metafore e parole da anellare sapientemente nella sua invettiva contro l’eresia. Non si sottraeva ad un registro aulico, adeguato alla Figlia di un Lord della Terra dei Fiumi, ma provava ad essere il più chiara e limpida possibile nella favella. Cristallina come acqua di roccia, fresca da recar sollievo alle anime tormentate dei peccatori. Aldric era uno di essi, condannato alle pene dei Sette Inferi per l’eternità, eppure la Mallister non mostrava biasimo o rancore per chi aveva rinnegato la Vera Fede. A Westeros esisteva una sola Fede, sostenuta dalla dinastia Targaryen e professata in ogni feudo della Corona. Non esistevano dubbi in merito, anche se il decreto di tolleranza in materia religiosa non lasciava alcun dubbio. Ognuno poteva celebrare i propri riti religiosi e manifestare libertà d’espressione nell’adorazione di un Dio rispetto ad un altro. Un chiaro segno di rispetto e tolleranza, di cui la stessa Mallister aveva fatto tesoro. Il Nord era così diverso dalla Terra dei Fiumi, con tradizioni e rituali ben radicati nella vita quotidiana dell’orgoglioso e onorevole popolo. Ogni giorno una scoperta, un’avventura.

    Lo sguardo spento e sognante, di chi era preda di vaneggiamenti religiosi, s’infranse. Il dubbio iniziò ad insinuarsi nell’animo dell’eretico, mentre stringeva avidamente la Stella a Sette Punte. Il corpo reagiva ancor prima della mente. Il Padre, guidando la favella di Lady Josephine, irradiava di buon senso e razionalità l’anima di Aldric. Prigioniero sia nel corpo che nell’anima, sentiva le catene dell’eresia allentarsi sulle stanche membra. Leggerezza, forse sollievo. Era ciò che la Mallister riusciva a scorgere nel viso emaciato e sporco dell’eretico. Era come se il Septon lo avesse sollevato da ogni peccato, dopo aver mostrato penitenza e scontato ogni male che aveva inflitto al prossimo con le proprie azioni. Aldric, guidato da Illyria Targaryen, aveva avvelenato così tante menti inculcando concetti e precetti in contrasto con la Santa Fede. Un atto grave, la più alta forma di tradimento verso il Dio dai Sette Volti. Il Padre lo avrebbe di certo giudicato con biasimo, la Madre spento il proprio sorriso e versato amare lacrime, la Fanciulla rinnegato per sempre la propria compagnia, il Guerriero sferzato la propria lancia contro il costato fino a far sanguinare non il corpo ma l’anima, il Fabbro osservato con sdegno i vili atti dell’eretico, la Vecchia spento per sempre la torcia in quanto ormai perso e lo Sconosciuto traghettato l’anima nel girone più profondo e sofferente dei Sette Inferi. Terribili punizioni attendevano Aldric dopo la sua morte terrena, ma non fu questo a provocarne la conversione. Non il timore della morte o le penitenze dei Sette Inferi. Il tono deciso ma caldo, i gesti amorevoli e la luce che emanava dall’etereo incarnato scossero l’animo dell’eretico.

    La Luce dei Sette irradiava ogni angolo dell’animo di Aldric, anche l’anfratto più nascosto o oscuro. Spesso i Septon paragonavano l’anima dei peccatori ad un profondo pozzo, di cui l’uomo timoroso era incapace di scorgerne il fondo. Solo un’anima devota, luminosa quanto la lanterna della Vecchia, era capace di dissipare ogni ombra. E proprio in quel momento il devoto incontrava il proprio “io”, l’essenza dell’esistenza. L’essere. Lo spirito si specchiava inevitabilmente anche sul corpo. I tremori dell’anima si riflettevano sul corpo, notando un atteggiamento contrito e conflittuale. Il prigioniero sembrava scosso da brividi, irrequieto sulla misera seggiola su cui era stato condotto. Stringeva con fervore il simbolo della Vera Fede, quasi come se una lotta interiore fosse in corso. I Demoni di Illyria, colti da un’improvvisa frenesia dettata dal panico, cercavano di aggrapparsi con veemenza all’anima di Aldric fino a ferirlo e lacerarla in più punti. Sette fasci di luce, l’incarnazione del Dio dai Sette Volti, fendevano l’oscurità e trapassavano come lame i demoni dell’eresia. Una lotta interna, che la Mallister riusciva a leggere attraverso lo specchio dell’anima, le iridi confuse e risolute di Aldric. Un portale capace di proiettarla nell’efferata battaglia che lasciava più vinti che vincitori. Di certo l’eretico ne era solo la vittima.

    La voce calda e risoluta di Lady Josephine diffondeva ancora nelle penombre delle segrete, lì dove altri prigionieri stavano scontando le proprie pene terrene. Si trattava di un rinnovato battesimo, nuove promesse per un credente che aveva smarrito la retta via. Rinnovare le proprie promesse e sentirsi ancora una volta irradiati dalla luce dei Divini. La stessa Mallister trattenne l’emozione, lasciando il tono di voce fermo e limpido, nel proferire simili promesse. La preghiera più potente, l’assoluta devozione del fedele alla Luce. Non bisognava aggiungere altro, ma solo pronunciare due semplici parole. - Non sarete solo, mai più. - Né in quel solenne giuramento e né nella faticosa esistenza. Perché la Mallister non stava promettendo una vita priva di rinunce o sofferenza. Tragedie, guerre e carestie sarebbero comunque arrivate, anche per gli animi più devoti. Era la resilienza, la capacità di affrontare le avversità e superarle in ogni caso, a fare la differenza nella vita di Aldric. - Stringete pure le mie mani, insieme al simbolo della nostra Fede. - Allungò le mani oltre il tavolo, dopo essersi privata dal fazzoletto al profumo di lavanda, per accogliere la Stella a Sette Punte e le mani consunte e sporche del prigioniero. Un gesto che non si addiceva di certo ad una nobildonna di così alto rango, ma virtuosa e potente nell’ottica della fede.

    - Devoto Septon, ripetete le sacre formule. - Si riferiva alla preghiera che aveva appena intonato con così tanta devozione e passione. Un giuramento, un atto di assoluto amore verso il Dio dai Sette Volti. Accettarlo in ogni sua sfaccettatura, a cuor aperto. Era il momento per Aldric di compiere un simile passo. - Rispondere “Credo”. - Con un debole cenno del capo invitò il Confessore a ripetere la formula ed ufficializzare la conversione anche con i Sette Oli sacri. Lei sarebbe stata lì, immobile e compassionevole, a sostenere la difficile e miracolosa transizione di Aldric. Sperava di trattenere la commozione, alla conclusione della cerimonia religiosa. Convertire un eretico nel cuore del Nord. Forse qualcosa stava davvero cambiando.

    Solo dopo essersi accertata dell’effettiva veridicità della conversione di Aldric e dei sinceri sentimenti del figliuol prodigo si sarebbe alzata dalla sedia e conclusa la cerimonia con personali preghiere, per render grazia i Divini del miracolo di cui era stata testimone. - Intercederò in vostro favore con Lord Tallhart… - Ad una sola condizione. - … se i capi d’accusa riguardano solo ed esclusivamente il vostro pensiero divergente e l’eresia. - Non avrebbe di certo liberato un tagliagole, un truffatore o uno stupratore. Ma se Aldric era stato incarcerato per Eresia, non esisteva più traccia del suo peccato.

    Al cospetto degli Dei non si poteva mentire.

    Untitled






    Parole: 1514

    Per ufficializzare la conversione di Aldric, il prigioniero dovrò pronunciare “Rinuncio” alle opere ed inganni dei Demoni che hanno ispirato Illyria Targaryen. E “Credo” alle Sette essenze del Dio, oltre che essere unto dai Sette Oli Sacri.
    Solo se Aldric accetterà di convertirsi con sincerità, Lady Josephine andrà a parlare con Lord Helmann Tallhart per chiederne la liberazione (possiamo farlo in Semilibera, se per te va bene!).

    Grazie ad entrambi <3
     
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    Eccomi! Scusate T^T… periodo incasinatissimo. =. =


    q4-10
      Piazza di Torrhen · 25 gennaio 286AA
    Sebbene la tensione nel cortile si fosse allentata, e alcuni sembrassero disposti a riconsiderare la propria posizione, il sospetto e la diffidenza continuavano a vibrare nelle occhiate oblique e le espressioni torve di chi, invece, affatto persuaso dell’innocenza del mercante, rimaneva renitente ad ogni apertura nei suoi confronti.

    La realtà, per molti, notò con crescente preoccupazione, stava assumendo tonalità sempre più nette e decise. O bianco, o nero. O fedele degli Antichi, o possibile eretico. La complessità della situazione persa, come le numerose sfumature nel mezzo, in una pericolosa ed allarmante semplificazione ed estremizzazione, che riduceva il tutto ad una questione di fazioni e in cui raramente si provava a comprendere l’altro. Una visione dualistica e di contrapposizione che, se non placata in tempo, sarebbe stata foriera di ulteriori scontri e sofferenze.

    Ripensò a quanto aveva detto a Lord Tallhart nella Sala Grande. ‘...Il modo più efficace per contrastare le fiamme è eliminare ciò che le nutre…’ E se in quella metafora l'incendio rappresentava l’eresia che stava avanzando, ciò che stava vivendo in quel momento, corrispondeva allo scenario in cui le faville generate da esso, trasportate dal vento, cadevano ancora ardenti tra secche stoppie, simboleggianti il critico stato, e infiammabile clima, in cui versava l'intero Regno. Il rischio che si sviluppassero delle fiamme era alto, stava a lei mettere in pratica le proprie parole e tentare di inibirle.

    Vidya osservò l’uomo alzarsi da terra guardingo, incoraggiato dal suo tono rassicurante, ma ancora palesemente provato da quanto vissuto; lo sguardo che si muoveva inquieto mentre cercava di ricomporsi, rassettando il mantello e spolverando tunica e pantaloni dal terriccio.

    «Grazie per aver placato la folla, mia signora», disse infine, esprimendole la propria sincera gratitudine; le labbra tese in un sorriso che ne tradiva il nervosismo. «Mi chiamo Beric.»

    Nuovi volti, ora che il tafferuglio era tramutato in un confronto più pacato, avevano cominciato ad aggiungersi a quelli già presenti. La giovane Lady poteva quasi percepire il peso di tutti quegli sguardi affollarsi su di loro e seguire, con una certa apprensiva curiosità, l’evolversi degli eventi.

    «Lady Vidya» si presentò di rimando, dando finalmente al mercante, quanto agli altri in ascolto, un nome a cui associarla. Un tentativo di metterlo ulteriormente a suo agio e, al contempo, riportare la conversazione ad un tono più civile e cortese.

    Quando la sua constatazione, sulla difficile posizione in cui i credenti dei Sette si trovavano a causa dei fanatici, non incontrò il pieno favore degli astanti, la Bolton non si sorprese. Li sentì mormorare contrariati, dimentichi della contrizione provata fino a qualche attimo prima, come se aver aggredito un uomo, per via di un tatuaggio ritraente una Stella a Sette Punte, e i lividi che avevano lasciato sul volto dello sventurato, non fossero prova sufficiente della veridicità di quanto aveva affermato. Ma non si lasciò intimorire. Era conscia, a onta del ruolo mediatorio assunto, di doversi a volte avventurare oltre la sottile linea di equilibrio tra le parti.

    Ignorò quindi quel lieve rumoreggiare, mantenendo intatta la propria maschera d’imperturbabilità. A dimostrazione che il Nord, in lei, non era riscontrabile solo nell’aspetto esteriore - attraverso la pelle d’alabastro, i capelli scuri e i lineamenti affilati - ma anche nel fermo piglio con cui sapeva tenere testa alla sua gente.

    Beric si fece coraggio e, traendo un profondo respiro, si rivolse agli abitanti di Piazza di Torrhen.

    "Capisco che la vostra fede qui possa essere differente dalla mia, ma credo che sia importante cercare una comprensione reciproca..."

    Parlò in modo pacato e conciliatorio, ma, pur esprimendo concetti lontani da quelli su cui l’eresia si fondava e attraverso cui operava - come la comprensione reciproca, la condivisione senza imposizione, e la crescita personale conseguenza del confronto con chi aveva una fede diversa - la sua profonda religiosità, già testimoniata dal marchio sul collo, emerse con ancora più forza, portando alcuni dei presenti a scambiarsi sguardi inquieti.

    La folla continuò ad ascoltarlo, taluni sempre più intrigati dalla sua figura. L'idea di una vita trascorsa sulla strada come mercante itinerante, ricca di incontri, di esperienze e prospettive diverse, sembrò accendere la loro curiosità, sciogliendo il gelo della diffidenza.

    Vidya guardò il Lord poco distante da lei, cercando di carpire qualche segno o espressione che potesse indicarle cosa stesse pensando. Era rimasto in silenzio per gran parte del tempo, lasciandole gestire la situazione senza intervenire, se non sotto forma di tacito supporto. Ma ora, la giovane, si chiedeva se non fosse un modo per dimostrarle quanto le aveva paventato, e farle toccare con mano le difficoltà dei suoi propositi in vista di scenari ben più complicati, dove gli equilibri erano ormai totalmente compromessi.

    «Lo avete udito», principiò, una volta che il mormorio generato dalle parole di Beric si fu placato. «Non è qui per imporvi alcunché.»

    Propagandare la propria fede senza fare uso della forza o della violenza, non era un reato. E, per quanto gli avvenimenti degli ultimi mesi avessero inasprito i rapporti e creato una frattura tra i seguaci delle due religioni, la libertà di culto era un principio fondante dei Sette Regni ed un diritto riconosciuto nel Nord da ancor prima che questi prendessero forma. Un principio che, però, osservò amaramente la Bolton, si stava dimenticando in favore del fanatismo e dell’intolleranza.

    «La fiducia nei confronti di determinati simboli è al momento, comprensibilmente, incrinata», riprese, mantenendo il tono comprensivo con cui si era rivolta loro fino a quel momento, scandendo con cura le parole. Quella di Vidya non era una voce forte o squillante ma, sebbene non avesse ancora la stessa aura e presenza catalizzatrice di Roose, aveva imparato, osservandolo negli anni, a modularla in modo che giungesse - ferma e limpida - a chi la stava ascoltando, restituendo, attraverso di essa, un'immagine di sicurezza e pacato controllo. «Ma il dialogo e il confronto non vanno temuti.»

    Guardò, uno ad uno, le persone davanti a lei, soffermandosi ancora una volta su chi continuava ad essere dubbioso e diffidente. Se non era bastato fare leva sulla ragione, pensò decisa, avrebbe puntato al loro orgoglio di fedeli e di Uomini del Nord.

    «Non quando le radici degli Alberi Diga sono salde in profondità nei nostri animi. Non quando lo sguardo d’alburno degli Déi veglia perenne su queste lande e chi le abita.»

    Se si aveva fiducia nella verità degli Déi e nelle forza della propria fede, stava dicendo loro, non esisteva fanatico o nuova dottrina che potesse minacciarle. Era la Storia stessa del Nord a dimostrarlo e a indicare la strada da continuare a percorrere.

    «I nostri antenati respinsero compatti chi voleva forzarli ad abbandonare gli Antichi e distruggere ciò che a noi era sacro» proseguì, alludendo a come, al tempo, unendosi, avessero protetto la propria terra e impedito agli invasori Andali di espandersi oltre il Moat Cailin. I racconti di feroci battaglie come quella dell'Acqua Piangente, che aveva visto l'Uomo Scuoiato schierarsi al fianco del Metalupo, venivano tramandati di generazione in generazione, affinché tutto ciò non venisse dimenticato. Perché non era solo una questione di culto e credo. L’aver resistito e conservato la propria identità religiosa era il simbolo più potente della resilienza e dell'indipendenza della regione. Era l'essenza del Nord. «Tuttavia non si chiusero, né si opposero, alla convivenza con chi, invece, nel rispetto reciproco, voleva costruire un futuro di collaborazione e pace.» Non c'era bisogno di fare nomi. I Manderly, così come altre casate minori, erano fedeli ai Sette, eppure considerate parte del branco. «Alcuni di loro sono persino diventati nostri fratelli.»

    Sciolse quindi le mani che aveva tenuto intrecciate in grembo, rilassando i palmi fino a sentirli sfiorare il purpureo velluto del proprio abito, cercando di assumere una postura più morbida, consapevole di quanto il suo naturale portamento potesse farla apparire molto più distante e severa di quanto intendesse.

    «Viaggio ormai da giorni in compagnia di alcuni Fedeli dei Sette, e ho avuto modo di parlare e confrontarmi con loro.»

    Girò lievemente la testa, indicando il convoglio. La massiccia carrozza in legno, battente i vessilli di pace, e il carro che la seguiva, pieno delle provviste e vettovaglie necessarie, erano ancora fermi nello spiazzo; con alcuni dei viaggiatori intenti a trasferire l’occorrente negli alloggi a loro riservati, mentre gli altri osservavano, a debita distanza, la discussione.

    Le sue pallide iridi scivolarono sull'argentea aquila che, con alle spalle un cielo porpora, mossa dal vento, sembrava in procinto di posare gli artigli sulla roccia a forma di mano. Ancestrali parole, subitanee, le giunsero dai recessi della mente. "Flýgr ǫrn yfir" L’aquila vola in alto. "þá standa vindar undan vængjum hans". Sotto le sue ali, si levano tutti i venti.

    «Uomini e donne che hanno scelto di unirsi spontaneamente a questa pacifica marcia, in nome della fratellanza tra le fedi, perché preoccupati dalla pericolosa deriva estremista che sta prendendo piede nella regione.»

    Riportò lo sguardo verso il mercante, fissandolo per qualche istante. Se ciò che aveva affermato corrispondeva al vero, era una causa che poteva interessarlo. Quantomeno avrebbe potuto trovare persone con cui dialogare, e condividere il suo amore per i Sette, o altre interessate ad un confronto pacifico.

    «Fedeli degli Antichi e Fedeli dei Nuovi Dèi, insieme. In quanto la dottrina di Illyria nulla ha a che vedere con i Sette. E i veri seguaci del Credo sono nostri alleati.»

    Un concetto che Vidya si sentiva di ribadire ancora una volta, poiché era questa consapevolezza che poteva permettere la costituzione di un fronte comune contro l’eresia e, conseguentemente, assicurare il mantenimento della stabilità conquistata dopo tanti sacrifici e sofferenze.

    Ma rappresentava anche il filo da tirare per poter sbrogliare la complicata matassa del sospetto e della sfiducia che avvolgeva l’uomo davanti a lei.

    «Convenite con me, Beric?»

    Se egli voleva davvero allontanare da sé ogni sospetto di connivenza con i precetti degli eretici, anche vago, agli occhi degli astanti - che pure, per una buona parte, avevano smesso di vederlo come una minaccia - avrebbe dovuto in modo chiaro e inequivocabile prendere le distanze dagli eresiarchi, compiendo così quel passo successivo verso un reale punto d'incontro.

    La speranza della giovane Bolton era che questo incidente potesse fungere da insegnamento all’uomo, rendendolo più consapevole dei rischi che poteva correre in quanto sostenitore attivo del Credo; e a tutti gli altri, dando loro occasione di riflettere sulla necessità di avere un approccio meno giustizialista, e agire con più discernimento nel valutare chi fosse un nemico.


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    Ragazze, mi fate genuinamente paura. Non ho mai attribuito bonus lunghezza così elevati in una quest


    Concludo velocemente, scusate ma oggi avevo mille pendenze


    Entrambe le Lady ebbero successo nelle loro missioni.

    Aldric pronunciò la formula che Josephine gli aveva indicato. Man mano che parlava, sarebbe sembrato come se la morsa della follia di Illyria stesse allentando la presa su di lui. Al termine della procedura, l'uomo scoppiò a piangere, sentendosi incredibilmente sollevato.
    Forse Josephine era in grado di riportare sulla retta via coloro che avevano perduto il segno per colpa di Illyria? Quella volta, senz'altro, ci era riuscita.
    Certamente, a quel punto, Lord Hellmann avrebbe approvato la liberazione di quell'uomo.

    Se desideri fare una semi a riguardo, a me va benissimo. Avvisami quando dovesse essere presa che spiegherò tutto il contesto al mod in carica.


    La folla invece rimase in silenzio di fronte alle parole di Vidya. Alcuni si inginocchiarono, altri chinarono il capo, al più un paio se ne andarono sdegnati, ma il silenzio regnava sovrano in quella strada. Lord Hellman avrebbe guardato la Lady, rivolgendole poi un ghigno di approvazione, anzi, forse quello era proprio uno sguardo ammirato!
    Il mercante si sarebbe inginocchiato di fronte a Vidya, ringraziandola per averlo salvato dall'aggressione, dopodiché avrebbe ripreso le sue cose, pronto ad una giornata di lavoro.
    I mercanti, a quanto pareva, non riposavano mai.

    CITAZIONE
    Josephine:

    Guadagni 10 pe + 50 (4 + 5 + 6 +4 +4 +6 +3 +4 +3 +4 +4 +3) lunghezza + 5 merito mod + 3 influenza trama = 68 pe
    3 punti diplomazia
    2 punti parametro a piacere

    Affinità Primi Uomini +5
    Affinità Vidya +5
    Affinità Cerwyn +4
    Affinità Stark +4
    Affinità Tallhart +3
    Affinità Culto dei Sette +5
    Affinità Eresia di Illyria -10
    Prestigio +2
    Fama +4

    Tratto "Misericordiosa"
    CODICE
    <span>[IMG]https://upload.forumfree.net/i/ff11023741/2ba7e412aa29092f6a1236d10db21fbd.jpg[/IMG]<p><b>Misericordiosa</b>
    Descrizione: Il pg mostra misericordia verso il prossimo

    Fama +3
    Prestigio +3
    Diplomazia +2</p></span>



    Vidya

    Guadagni 10 pe + 46 (6 + 5 + 4 +5 +5 +4 +3 +3 +4 +4 +3) lunghezza + 5 merito mod + 3 influenza trama = 64 pe
    3 punti diplomazia
    2 punti parametro a piacere

    Affinità Primi Uomini +5
    Affinità Andali +5
    Affinità Josephine +5
    Affinità Cerwyn +3
    Affinità Stark +3
    Affinità Tallhart +3
    Affinità Culto dei Sette +2
    Affinità Eresia di Illyria -10
    Prestigio +4
    Fama +4

    Tratto "Diligente"
    CODICE
    <span>[IMG]https://upload.forumfree.net/i/ff8586697/diligente.jpg[/IMG]<p><b>Diligente</b>
    Descrizione: Il PG è ligio ai propri doveri.
    <i>Effetti Immediati</i>: +1 a tutti i parametri
    <i>Effetti Permanenti</i>: +10 Prestigio, +10 Fama, +10 Pietà, Non hai il tratto ‘Pigro’</p></span>


    Edited by Robb_Stark - 21/6/2023, 10:17
     
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36 replies since 28/1/2023, 13:05   1001 views
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