Arthur

Arte dello Spadone 4

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    Parlato Arthur
    Parlato Doran


    Equilibrio.
    Ecco cosa c'era alla base di tutto. Un equilibrio. Era quello la chiave. Un equilibrio che regolava ogni cosa, un equilibrio che, probabilmente, nella sua interezza esulava dalla comprensione degli uomini.
    R'hllor, o in generale qualsiasi Dio l'uomo venerasse, era un essere superiore, una creatura che si premurava di mantenere integro quell'equilibrio, affinché gli eventi mutassero costantemente, creando sbilanciamenti che sarebbero stati contrastati da altre azioni. Azioni che a loro volta alteravano l'essenza del mondo, dando vita a un ciclo e un cambiamento infinito.

    Arthur era lì, seduto sul suo letto nella Torre del Primo Cavaliere e nella mano aveva uno spadone a due mani, che teneva bilanciato su un dito, saggiandone la stabilità e, appunto, l'equilibrio.
    Rifletteva...
    Stava per partire per la guerra, forse avrebbe dovuto fare una cosa, prima di allora.
    Doveva addestrarsi. Rinforzarsi. Prepararsi. Avere pieno controllo del suo corpo e dei suoi muscoli. Imparare a conoscersi.
    Stava riflettendo sul da farsi quando un lieve bussare alla porta lo riscosse.
    Si alzò ed andò ad aprire. Un armigero della Cappa Cremisi era lì davanti ad attenderlo.

    Cosa c'è?

    Non era ancora il momento di partire. Il Re era assente, il Primo Cavaliere disperso. Nessuno a dare ordini. Nessuno ad eseguirli. Approdo era un fiamme. Il Cammino Luminoso era uscito allo scoperto.

    Perdonatemi Ser Waters, il vostro Maestro, Doran, mi ha pregato di dirvi che vi aspetta al Campo di allenamento. E di portare il vostro spadone.

    Non sono un Ser. Solo Arthur. Ad ogni modo andrò, grazie.

    Già, Arthur non era ancora Cavaliere. Un'altra promessa di Lionel mancata... L'ennesima.
    Prese lo spadone ed affrontò la lunga discesa dalla Torre fino a giungere nello spiazzo davanti ad essa. A quel punto si diresse a passo rapido verso il campo, lieto di potersi sgranchire le gambe e di allontanare la noia del momento.

    ***



    Arthur, sono lieto che tu sia venuto. Hai portato lo spadone?

    Doran, buongiorno. Sì, è qui con me. Cosa vuoi che faccia?

    Molto bene, è il momento che tu brandisca lo spadone in un combattimento. Mostrami le tue capacità, Arthur Waters, combatti contro i miei cinque uomini.

    In tutta la mia vita ho impugnato una sola volta uno spadone!

    Arthur protestò sconcertato.

    C'è sempre una prima volta. Per di più, presto dovrai brandirla contro i fanatici del Cammino Luminoso, o contro altri nemici, pensi di essere in grado a farlo? Preferisci faticare ora o cadere in battaglia?

    Lo provocò, lanciandogli una cotta di maglia e l'elmo.
    Il giovane respirò lentamente, senza celare la propria apprensione.
    Va bene.

    Disse sfoderando l'arma letale.

    Fatevi sotto.

    Arthur non era bravo con lo spadone e l'aveva usato solo quando Ser Rowan gli aveva impartito alcune lezioni. Era più bravo con la spada classica. Trovava la pesantezza e la lunghezza dello Spadone eccessivi. Di contro però lo spadone era più potente e più forte rispetto ad una spada normale. Con un colpo di quello difficilmente si aveva scampo.

    Dimentichi una cosa, valyriano.

    Lo ammonì Doran.

    Cosa?

    Questi! Non penserai di scampartela.

    Rise l'ex capitano lanciandogli i pesi da allenamento, che il giovane indossò ridendo a sua volta.

    Li hai rivalutati?

    Domandò Arthur tornando alla mente a qualche giorno prima, quando Doran aveva espresso il suo disappunto per i pesi indossati da Arthur alle caviglie. Il giovane continuò a ridacchiare.

    Affatto, ma se hai iniziato a usarli, usali sempre!

    Rise a sua volta l'uomo.

    Ora cominciate!

    Ordinò battendo le mani in un suono sordo.

    Stavolta il Waters era già circondato dagli uomini del dorniano, il che lo poneva in una situazione a dir poco scomoda.
    Equilibrio.
    Anche il combattimento era una forma di equilibrio: ogni scelta comportava una reazione, reazione che un buon guerriero, per vincere, doveva essere capace di prevedere.
    Impugnò lo spadone con entrambe le mani, tenendolo in orizzontale, accanto all'orecchio, svuotando la mente da qualunque cosa mentre attendeva un movimento, o un qualunque cenno da parte degli avversari che lo spingesse ad attaccare, a interrompere quella stasi per dare inizio a quella danza micidiale.
    E quel segnale ci fu, provenne dal soldato alle sue spalle, che sfoderò leggermente la sua spada, al che Arthur si voltò, fendendo l'aria con la propria arma e obbligando l'uomo a difendersi troppo velocemente per poter mantenere la presa sull'impugnatura della propria daga, che cadde a terra con un suono stridente.
    Il giovane intercettò con la sua arma un altro colpo, questo era diretto alla sua spalla, tirato con una mazza ferrata, e incastrò l'impugnatura di essa con la lama della propria per aprirsi un varco tra i nemici, che sfruttò per liberarsi del gruppo e spostarsi all'interno di esso, tirando un calcio alla gamba dell'avversario che impugnava la mazza ferrata prima di ritrarre lo spadone e tornare ad assumere la posizione di guardia.

    È questo il tuo massimo?

    Berciò Doran.

    Stai usando uno spadone, non un pugnale! Impugna bene quell'arma, concentrati!

    Arthur rafforzò la presa sullo spadone, partendo alla carica prima ancora che gli avversari potessero organizzarsi. Usò la lama per spazzare le caviglie di uno degli avversari, colpendolo con forza con il piatto della lama, dopodiché ruotò su sé stesso per bloccare la spada che si stava avvicinando a lui in un fendente, colpendo poi il petto corazzato dell'assalitore con un colpo in cui mise tutte le sue forze, tanto potente da mozzargli il fiato. Fosse stato un fendente anziché una semplice stoccata, certamente avrebbe squarciato la cotta di maglia del nemico.

    Continua! Puoi fare meglio di così!

    Urlò Doran.
    Una lancia stava per abbattersi contro la spalla del bastardo, che si chinò di scatto per evitarla prima di intercettarla con lo spadone, la quale lama la spezzò come se fosse un fuscello.
    L'imprecazione dell'uomo fece sorridere il Waters, che si girò per menare una stoccata alla gamba di questi prima di allontanarsi nuovamente. Salvo imprevisti, mancavano solo due uomini da sconfiggere.

    Forza! Venite!

    Un uomo si lanciò contro Arthur usando la propria daga, costringendolo a una difesa nella quale il filo della lama del valyriano andò a scontrarsi con quello dell'arma dell'avversario, stridendo aspramente nell'istante dell'impatto. Il giovane sfruttò l'inclinazione dello spadone per creare una leva che avrebbe costretto l'avversario a lasciare l'arma per poi colpirlo con forza con il piatto della lama.
    Era ormai stanco, e mancava ancora un ultimo avversario da sconfiggere, il quale era ancora nel pieno delle forze.
    Prima che se ne accorgesse, l'avversario gli fu addosso, brandendo il martello da guerra tra le mani e colpendo il Waters al petto, senza imprimere troppa forza nel colpo, ma abbastanza da mozzargli il fiato. Arthur fu costretto a indietreggiare, tentando di guadagnare lo spazio necessario a brandire lo spadone, il che permise nuovamente al soldato di avvicinarsi, obbligando lo scudiero a una serie di schivate per evitare il bacio del martello da guerra.

    Non scappare, colpiscilo!

    Arthur inspirò.
    Equilibrio.
    Espirò.
    Ad ogni movimento, il soldato era obbligato a scoprire parte del proprio corpo, parti indifendibili durante gli spostamenti che compiva. Doveva solo...
    All'improvviso, tirò un calcio al petto dell'uomo, facendolo rovinare a terra, dopodiché gli puntò l'arma alla gola, ansando. Ce l'aveva fatta.
    Doran sorrise.

    Molto bene, stai migliorando nettamente Arthur. Ora... Guarda la tua spada, il suo filo.

    Sebbene dubbioso, Arthur annuì e esaminò la lama.
    Non un graffio, non un'ammaccatura, tutto ciò nonostante il filo stesso dell'arma avesse subito numerosi impatti.

    Non è possibile...

    Sibilò sorpreso.

    Capisci ora...? Solo l'allenamento costante ti può dare quella maestria che ti serve a fare in modo che la tua arma non perda mai il filo, non si spezzi né si pieghi... Devi allenarti sempre, costantemente. Per te e per le tue armi.

    Ammirato, Arthur fissò la sua spada con rinnovato interesse.
    Ora capiva perché Doran non gli lasciasse tregua e giurò a sé stesso che si sarebbe addestrato sempre, all'uso di qualsiasi arma in modo che le sue armi non si sarebbero mai distrutte, e che lui non sarebbe mai caduto in battaglia.
    Ma, per ogni sua vittoria, qualcuno avrebbe perso, anche questo era certo.
    Era tutto parte di un eterno equilibrio, un equilibrio che, forse, non seguiva uno schema prefissato, ma che gli uomini potevano alterare con le loro decisioni.
    Chissà quanto avrebbe potuto alterare il tutto, se ci si fosse impegnato. Decisamente, non si sarebbe fermato di fronte a nulla.
    Lo doveva ad Isabel in primis, ad Eldridge, al suo Re, al suo regno, a sé stesso. Lo doveva a Doran e a suo figlio morto, lo doveva a tutti gli oppressi e agli amici, mogli, madri, figli, padri... A tutti gli abitanti di Approdo del Re. Avrebbe combattuto per loro.

    1427 parole su 700 richieste
    Tratto Marziale (+25%)
    Pesi da allenamento (+25%)
    Requisiti: Marzialità 40 (150 e fischia), combattimento corpo a corpo 5 (fatto), Arte dello Spadone 3 (fatto)
    Ricompense:Arte dello Spadone 4, 18 punti esperienza
     
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    Punti esperienza totali: 32 (18 punti base + 4 tratto + 4 pesi + 2 lunghezza + 4 bonus mod)
    Competenza: Arte dello Spadone 4
    Affinità: +4 Affinità Doran
     
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