Lyanne Florent

Manipolazione bambino, teoria e prova pratica

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    Condottiero

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    Più passavano i giorni più aumentava la convinzione che si sarebbe riposata solo dopo morta. Se fosse nata popolana il rischio di essere povera e dover faticare tutta la vita sarebbe stato notevole, con quel ruolo sulle spalle spesso doveva faticare più di un lord perché era una donna e inoltre si era invischiata in quel ginepraio che era Approdo. Bella mossa Lyanne, complimenti.
    Di quando in quando si domandava perché, semplicemente, non fosse nata erede di qualche ricco e pomposo mercante di Essos, non sarebbe stata nobile e nemmeno contadina. Se poi fosse venuta al mondo con un batacchio tra le gambe sarebbe stato tutto ancora più semplice. Quel pensiero le sfiorava la testa per qualche secondo prima che lo scacciasse, avrebbe affrontato le cose così com’era e sarebbe arrivata ugualmente all’obiettivo, in un modo o nell’altro.
    Quel giorno, tuttavia, tra le faccende da affrontare c’era anche Olenna che aveva deciso di insegnarle qualcosa di utile. Tra le varie spie di cui si era circondato Varys c’erano svariati bambini o ragazzini, piccole menti, per alcuni le più semplici da plasmare ma per altri le più difficili perché non avevano lo stesso modo di comportarsi degli adulti. Relazionarsi con loro poteva essere meno semplice.
    Lo avrebbe scoperto presto.
    Entrando nella stanza di Olenna se la trovò davanti con la solita espressione di sempre e un cenno della mano che la invitava a farsi avanti, niente sedie, non avrebbero passato il tempo a parlare.
    “Fino ad oggi hai avuto modo di imparare come riconoscere una spia, come passare inosservata e altre cose che potranno tornarti utili ma non tutto può essere spiegato a voce o appreso semplicemente simulando una situazione dal principio.”
    Cosa aveva in mente? La osservò mentre tirava fuori dalla tasca una moneta, un dragone d’oro per la precisione.
    “Questa non farebbe certamente gola ad un nobile lord eppure potrebbe fare leva su di un popolano, equivarrebbe a quelle che per lui potrebbero essere giornate di lavoro, facendola cadere nelle sue tasche potresti comprare qualche informazione o il suo aiuto. Ma un bambino, magari uno che non è ancora condizionato dal denaro perché troppo piccolo per comprenderne il significato?”
    Le rivolse un sorriso di sfida questa volta, diverso dalle solite espressioni che poteva trovare sul viso della Redwyne.
    “Ho visto un bambino poco fa in cortile, il figlio di un servo destinato a seguire le sue stesse orme perché non ha potere per emergere oltre. Come unico compagno aveva un carboncino con cui stava disegnando, dovrai convincerlo a consegnartelo, sta a te decidere come ma niente monete per comprargli qualche gioco.”
    Le aveva appena tolto dalla mente un’idea plausibile, d’altro canto se avesse preso un qualsiasi gioco sarebbe stato semplice convincerlo a cedere quel carboncino in cambio di un giocattolo ben più divertente, magari colorato e fastoso di qualcosa con cui disegnare su di un foglio di pergamena o sulle mattonelle su cui tracciare qualche riga tra cui saltare. Sarebbe stata costretta a pensare diversamente.
    Le sue figlie erano troppo piccole per avere qualcosa che sarebbe stato facile da barattare con quel carboncino, anche fossero state più grandi avrebbe dubitato che una bambola sarebbe stata d’interesse di un maschio, al più una trottola di legno o qualcosa di simile. Sgattaiolare verso le cucine con la scusa d’avere voglia di qualche dolce? D’altro canto al figlio d’un servo dubitava venissero servite succulente fette di torta, magari la possibilità di assaggiarne una lo avrebbe fatto desistere ma poi quell’unico passatempo sarebbe stato sottratto dalle sue mani. Se fosse stata una bambina con qualcosa che le permetteva di viaggiare con la fantasia se ne sarebbe privata solo per assaporare qualcosa di diverso? Ne dubitava.
    Un libro di storie e leggende? Era pur sempre il figlio di un servo, magari non avrebbe mai imparato a leggere a dovere, specialmente se non si trattava di qualcuno deputato a prendersi cura di questioni burocratiche invece di occuparsi delle cucine o della pulizia delle stanze. Olenna doveva avere scelto quel genere di compito per costringerla a pensare a diverse variabili prima di arrivare ad una conclusione. Lasciò la stanza iniziando a camminare per i corridoi della fortezza.
    Si trovò ad osservare, giunta all’esterno, il bambino in questione.
    Era chino su di un foglio con quel carboncino stretto tra le dita, un foglio consumato con ben poco spazio bianco a disposizione e fu in quel momento che le venne un’idea. Si lasciò andare ad un sorriso.
    Quando tornò da Olenna stringeva tra le dita il carboncino consunto.
    Di fronte allo sguardo interrogativo della donna la risposta arrivò immediata.
    “Gli mancava qualcosa su cui esprimersi, un carboncino nuovo, non consunto, e una decina di fogli lo hanno convinto a fare cambio, d’altra parte l’idea di poter disegnare più a lungo ed esprimere la sua fantasia lo hanno convinto.”
    E lei aveva imparato qualcosa. Lasciar esprimere ad un bambino un desiderio o una fantasia era il genere di tasto che se toccato poteva aiutarla a fare leva.
    828 parole (minimo 800 parole)
    Requisiti:
    Intrigo 55 (attuale 190)
    Controspionaggio 3 (posseduto)

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