Aconé Tyrell > Uso della Pinna Avvelenata

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    Uso della Pinna Avvelenata
    Requisiti: Intrigo 25 (posseduto) -Tratti e precedenti bypassati dal Compendio di Veleni regalato da Corinna
    Ricompense: Uso della Pinna Avvelenata + 10 punti esperienza base - 25% tratto + 0 punti lunghezza + eventuale merito mod


    La Dulcamara, eccola! Ecco dove l'aveva già vista!
    Le mani febbrili della Tyrell erano giunte fino alle pagine dedicate al veleno chiamato Pinna Avvelenata ed avevano trovato la pianta che tanto aveva fatto tribolare la sua memoria durante lo studio della Polvere di Corno. Ma, con ordine, prima di arrivare all'antidoto bisognava partire dal principio.
    Questo veleno era prodotto a partire da alcuni pesciolini di fiume che venivano messi a marcire in un recipiante adatto a contenere il liquido di decomposizione. Istintivamente Aconé si portò una mano al naso e alla bocca come se sentisse in qualche modo l'odore di quel putridume dalle pagine del libro. A parte andava preparato un composto a base di tre parti di muschio e una di succo di limone da unire al liquido filtrato dalla decomposizione ittica, probabilmente per migliorare l'odore della sostanza? Il tutto andava quindi lasciato riposare per almeno una notte prima di poter essere utilizzato, dando vita ad un veleno di color marroncino, lo stesso dell'effetto che questo provocava sulle povere vittime: dolori intestinali e dissenteria talmente grave da rischiare di portare il poveretto a morte per disidratazione.
    La Rosa avvertì un nodo allo stomaco, una sensazione di tensione che annodava e attanagliava le viscere. Quel poco appetito che aveva ora era svanito completamente, soprattutto considerando che su quella nave non si mangiava altro che pesce. La bocca si era riempita effettivamente di saliva ma il solo pensiero di deglutire le provocava una sensazione di oppressione al petto. Forse era questo che sentiva Caleb quando avevano attraversato il Mar Stretto. Se qualcuno l'avesse avvisata le avrebbe detto che anche lei ora aveva un colorito pallido e tendente al verde e che il fatto che chiudesse e riaprisse le palpebre a ripetizione in cerca di una qualche stabilizzazione era indice che qualcosa non andasse per il verso giusto. Si sforzò di proseguire nella lettura scoprendo che quel veleno ovviamente doveva essere ingerito per essere efficace e che avendo un sapore estremamente sgradevole andava ben mascherato nei cibi scegliendo quelli particolarmente speziati.
    Sentì un conato di vomito che represse con decisione. Il mondo attorno a lei aveva preso a girare vorticosamente, tanto che ritenne necessario alzarsi in piedi in preda all'ansia.
    Errore.
    Il suo senso di stordimento ed ovattamento uniti all'ondeggiare della Nuova Airone ebbero la meglio sui suoi sensi che le vennero meno e le fecero tremare le gambe quel che bastava per farla accasciare a terra.
    "Dei, assomiglio a mia madre così..." -aprì bene gli occhi, ancora a terra, fissando un punto ben preciso sul soffitto della cabina e respirando con calma, sia in inspirazione sia in espirazione. Così riusciva a riacquisire la padronanza dei sensi, quel che bastava almeno per mettersi a sedere, afferrare il bordo del tavolo di legno su cui stava studiando e farsi forza per trascinarsi nuovamente sulla sedia. Diamine, aveva amputato la gamba di un uomo nelle Terre dei Fiumi ed ora si impressionava così tanto per un po' di dissenteria?
    La dulcamara che aveva già incontrato come antidoto alla Polvere di Corno, in estratto, diventava ora il mezzo perfetto per contrastare anche la Pinna Avvelenata. Veniva realizzato un composto in cui essa era mescolata all'olio derivante dal tarassaco ed un bel cucchiaio doveva essere fatto consumare alla vittima il prima possibile; in ogni caso era in grado di prevenire la morte e se somministrato prima dell'inizio della diarrea riusciva anche a contenerla o ad impedirne la manifestazione. Dubitava che per estrarre l'olio della dulcamara si potesse utilizzare la spremitura a freddo; il compendio suggeriva infatti la distillazione a vapore dei fiori della pianta servendosi di vapore acqueo e di un'apposita distillatrice, oppure consigliava la pressatura a caldo andando a spremere i fiori della dulcamara sotto l'azione di una fiamma. Non appena fosse stato possibile avrebbe rifornito le sue scorte di dulcamara visti i molteplici e benefici usi di quella pianta.
    Di certo il fatto che sua nonna non si fosse opposta alla semina di tali siepi persino nel sepolcreto di Alto Giardino derivava probabimente dalle astuzie della Redwyne. Si ritrovò a pensare ad Olenna un tantino piccata, non già perché non stimasse le azioni della Regina di Spine o non pensasse all'affetto che ella provava nei confronti della nipote, ma perché non ne considerava i desideri ed i consigli trattandola ancora come una bambina. Possibile non esistesse al mondo un sistema per farle vedere le cose attraverso lo sguardo della rosellina?

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    12 pe, uso della pinna avvelenata e del suo antidoto
     
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