Libera Chiesa in Libero Stato

Quest Xerys

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    25 Novembre • Lungo Ponte • Volantis
    Il conflitto politico nella triarchia si insinuava sempre più evidente tra Tigri ed Elefanti, al naturale scontro dialettico si era fatto largo in taluni casi lo scontri fisico o verbale per le vie della città di Volantis con mosse ed intimidazioni, anche subdole, esplicative di un degenerarsi dell'astio tra le due parti in causa. In tutto questo Xerys non avrebbe potuto negare che in parte era colpa sua - o meglio di suo padre - il procrastinarsi di taluni comportamenti dentro e fuori i palazzi del potere. Gli occhi del giovane elefante non potevano infatti negare come, in quello specifico momento politico temporale, la stabilità di molte cose fosse seriamente a rischio e presso il tempio di R'hllor - il Dio Rosso - questo gli era stato fatto notare da chi governava quel luogo e professava quella fede. Certo, chi gli aveva parlato aveva l'interesse di portare presso di sé quanti più seguaci possibili, altrettanto certo era il fatto che la fede fosse spesso ultima speranza nei momenti di disperazione ma le parole della sacerdotessa sarebbero state come un faro in una notte buia e tenebrosa nel testimoniare come Volantis figurasse, quasi, al passo dal baratro sociale.

    Si sarebbe ritrovato quindi, dopo la visita al Tempio Rosso, a camminare sulle rive orientali del fiume Rhoyne. L'occasione giusta per riflettere, l'occasione giusta per capire come muoversi in una città nella quale religione e politica andavano intrecciandosi per delineare il futuro della stessa città. Doveva - voleva? - tornare dal padre? Vide davanti a sé il Lungo Ponte, quale significato aveva quell'infrastruttura se non un tentativo di pace e condivisione, Xerys ci era arrivato quasi per caso ma ora era lì e il significato del destino pareva come evidente: era necessario unire piuttosto che dividere.


    BlackCleric ufficializziamo il cambio Mod. Qualcosa mi è stato riferito ma diciamo che siamo qui se hai dubbi! Intanto qualche spunto ripercorrendo i passi precedenti lo metto.

    parole: 293


    Il tempo di risposta disponibile é una settimana dall'ultimo post. Se si é impossibilitati a rispondere nel tempo stabilito basta comunicarlo nel topic assenze informando su quando si tornerà attivi. Se non ci saranno comunicazioni, il pg salterà il turno e sarà mosso come png dallo staff se necessario per quel turno. Ogni turno di *assenza*costerà un malus del 10%in punti esperienza.

    Il moderatore ha tempo una settimana per rispondere. Se é impossibilitato incaricherà un altro mod di occuparsene.
    Se dopo una settimana il topic non avrà ricevuto moderazione, i pg potranno proseguire in libera muovendo eventualmente altri png e riceveranno un "risarcimento" del 10% in punti esperienza a fine quest.

     
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    l'incipit della quest precedente lo devo tenere buono? è un qualcosa su cui posso ancora investire del tempo? avrà delle ripercussioni?
    solo questo XD

    L’incontro con la somma sacerdotessa non era servito a molto. Aveva appreso che sebbene si fosse alleata con il triarca delle Tigri facesse unicamente i suoi interessi, ovvero quelli del clero e gli aveva trasmesso l’idea che volesse trasformare Volantis in un’altra teocrazia, pensiero che lo fece rabbrividire. Non avrebbe permesso né che la guerra conducesse alla povertà la città, ne che la loro democrazia sparisse. La guerre avrebbe fatto crollare l’economia, mentre la teocrazia beh, gli avrebbe sottratto il controllo del denaro per darlo nelle mani incompetenti del clero.
    Il secondo punto degno di interesse era che il triarca dei Volin sembrava intendersela troppo con i loro avversari, ma senza prova oggettive poteva anche trattarsi soltanto di un espediente per distrarlo.
    Stupidi idioti
    era un pensiero un po' diretto a tutti, dato che i due triarchi del suo schieramento sembravano più interessati ai propri affari che a riprendere il controllo della città, mentre il terzo e la sua sacerdotessa sembravano più intenti a muove delle guerre a caso piuttosto che accorgersi che non erano ancora nelle condizioni di vincerne. Troppi fronti aperti conducevano ad una sicura sconfitta. Era generalmente contrario a delle guerre, se non portavano dei benefici o non erano mosse da interessi o piani strutturati.
    Una guerra si poteva anche fare, ma diamine andava organizzata.
    Solo lui vedeva come Leoni e Tigri potevano collaborare, rispettivamente nei loro campi? Perché contendersi così aspramente i seggi? Che bisognava ricordare erano eletti dal popolo. Questo era un’altra cosa da ribadire alle Tigri.

    Tra un pensiero e l’altro era finito sul grande ponte, simbolo di Volantis, donato dall’ingegno di un suo antenato, come mezzo di comunicazione tra la sponda ricca e quella povera di Volantis. L’importanza che aveva rappresentato per i Forin era ancora tale che lo si vedeva campeggiare nel simbolo della famiglia.
    I Forin erano stati costruttori di ponti e sembrava che ora toccasse tornare alle antiche abitudini.
    Avrebbe preferito schiacciare i suoi nemici in modo che non costituissero più un problema, ma in quel momento non ne aveva le abilità necessarie. Si poteva sempre far sparire le persone in un secondo momento del resto.

    Doveva parlare con suo padre, farlo seriamente, dato che fino a quel momento non aveva fatto altro che evitare lui ed i discorsi sui problemi veri.
    Dovevano fare il punto della situazione e si sperava convincerlo ad agire, finalmente, a beneficio della città e non continuando a muoversi contro di essa per un non meglio specificato interesse personale.

    Un giorno sarebbe toccato a lui tirare le fila di tutto e non poteva continuare a non sapere nulla dello sporco che si celava sotto la città

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    25 Novembre • Seggio dei Triarchi • Volantis
    Unire piuttosto che dividere. Una considerazione questa da tenere in considerazione sia per il bene di Volantis, sia per il bene della sua popolazione in senso stretto poiché il rischio di sfociare - eventualmente - in una guerra civile era evidentemente grande ed assai pericoloso. Doveva fare il punto con suo padre? La destinazione era segnata quindi, il Seggio dei Triarchi. Del resto suo padre necessitava di essere edotto anche circa il culto del Dio Rosso, R'hllor, o quantomeno del fatto che la sacerdotessa si fosse dichiarata di parte ed avesse paventato tale ostinazione nel voler condurre tutti loro ad una teocrazia del Signore della Luce. Sui piatti della bilancia giacevano inoltre numerose altre questioni, quali sarebbero state le sue priorità davanti al padre?
    Giunto al palazzo si sarebbe come trovato in un déjà vu, il palazzo poco affollato come giorni prima, poca gente, pochi notabili, pochi volti noti dai quali essere fermati. Poi una voce "Xerys Vin Forin, del Partito degli Elefanti! Di qua, con noi" un manipolo di guardie lo aveva evidentemente individuato subito, la sua non era certo una presenza qualunque del resto. Dove lo avrebbero portato? Gli uomini, prelavato il notabile esponente di partito, la direzione non gli era nota ma il prelievo non appariva propriamente coercitivo quanto più invece altamente consigliato.

    Se intendi tutto il tema del processo direi di si, così come il tema religioso, poi se hai obiezioni dimmi pure via Mp

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    bene, allora appena possibile se ce ne sarà la possibilità vorrei rimettermi ad occuparmi del caso

    Era tornato al palazzo dei triarchi e non era cambiato gran ché, quasi nessuno a lavorare, come se stessero tutti aspettando che quel posto andasse in malora. Disdicevole… neanche ci fosse una guerra aperta per le strade. Erano tutti più preoccupati per quello che poteva accadere che per quello che il loro non presentarsi stava facendo succedere. Se sarebbe rientrato tra i sui compiti avrebbe mandato le guardie a prelevare quei conigli dalle proprie case per portarli al lavoro, ma per il momento doveva limitarsi a rodersi e a maledirli in silenzio. Stava organizzando i suoi pensieri, preparandosi mentalmente per il discorso con suo padre, quando una voce più alta del lieve brusio della sala risuonò pronunciando, purtroppo, il suo nome.
    Si fermò dov’era, cercando di capire chi gli stesse chiamando.
    Purtroppo si trattava di un gruppo di guardie. Non avevano contrassegni. Potevano lavorare per suo padre, per i Volin, o per le Tigri.
    Il fatto che lo avessero identificato per il suo partito di appartenenza sembrava puntare sull’ultima opzione.
    Lanciò un’occhiata alla porta da cui era entrato, valutando le alternative.
    Le guardie non aspettarono molto e mentre pensava al da farsi lo prelevarono e portarono via. Non lo stavano colpendo, ne sembravano usare la forza, ma si limitavano a circondarlo e a condurlo verso l’ignoto.
    Lo avevano preso in mezzo a tutti, quindi se non si trattava di soldati del suo partito so padre lo avrebbe saputo ben presto. L’alternativa era che i vertici del suo partito lo avessero mandato a prelevare, il che non aveva molto senso…
    a meno che la sua visita al tempio fosse stata notata e non gradita?
    Poteva solo aspettare che lo portassero a destinazione, nonostante il sentore di ansia che lo attraversava.
    “nel nome di chi state agendo?” tentò di chiedere.

    Del resto era un paese civilizzato, non si poteva mica prelevare la gente per strada come se nulla fosse. O i tempi stavano cambiando, tra guerre e tensioni.

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    25 Novembre • Seggio dei Triarchi • Volantis
    La guerra, le tensioni, ecco la chiave di lettura da dare a quel prelievo armato in pieno giorno all'interno del Seggio dei Triarchi! Il mondo stava andando a rotoli probabilmente, la strategia della tensione che si stava diffondendo senza argine per Volantis si era resta sempre più marcata ed evidente tra le due parti - Elefanti e Tigri - e a quanto gli poteva apparire il rischio di essere oggetto ed ostaggio di una delle due parti si stava facendo concreto. In nome di chi agivano? "In nome di chi?! Di vostro padre! Per la vostra incolumità" secca sarebbe stata la risposta come altrettanto secca sarebbe stata la decisione di aumentare il passo come se qualcosa, qualcuno, potesse vederli compiere quel gesto a tal punto di agire di fretta e con solerzia. Di li a breve si sarebbero ritrovati in una sala tetra, anonima, quei militi l'avrebbero come gettato dentro senza troppo dire e nulla fare ma non per disgrazia quanto per necessità, utilità ed urgenza. Si sarebbe guardato intorno in quella stanza pressoché spoglia, la porta dietro di lui chiusa e serrata, poi da un muro anonimo uno spiraglio ed una voce "Vostro padre è pronto a ricevervi, avete novità sul processo intentato?" del resto era uscito da quel palazzo con un chiaro indirizzo no?


    mi ero dimenticato si... sorry
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    Gli venne risposto, molto rapidamente e con tono seccato, che quelle guardie agivano per conto di suo padre, per proteggere la sua incolumità.
    Ora in circostanze diverse avrebbe potuto apprezzare la risposta e credere che suo padre si preoccupasse per lui, ma se si considerava che quel giorno stesso gli aveva dato due spiegazioni raffazzonate e lo aveva mandato a fabbricare prove o a corrompere persone per incolpare un uomo di omicidio, senza preoccuparsi che qualcuno potesse coglierlo sul fatto quelle guardie sembravano un poco esagerate, anche perché quello era il luogo meno pericoloso tra tutti quelli che aveva visitato fino a quel momento.
    Lo abbandonarono in una stanza anonima che non conosceva, in quello che non gli sembrava l’ala degli elefanti e cosa ben più grave la porta venne chiusa dietro di lui.
    Chiuso in una stanza completamente vuota, strano, molto strano, come se in testa non gli stessero suonando già troppi campanelli d’allarme.
    Stava rimuginando su chi lo poteva aver rinchiuso lì, quando da un muro giunse una voce. Qualcuno si trovava in una stanza attigua e gli parlava da quella che pareva una fessura.
    Sospettoso? Molto.
    “vostro padre è pronto a ricevervi” quelli non erano di certo gli uffici di suo padre e la voce che gli arrivava non era una di quelle conosciute. La possibilità che le Tigri, o gli Aeris lo avessero fatto rapire si stavano man mano concretizzando.
    “avete novità sul processo intentato?”
    Strana scelta di parole. Lui doveva fabbricare prove, del processo non aveva ancora saputo praticamente nulla e del resto mancavano ancora due settimane. Quel giorno aveva cercato di raccogliere qualche traccia, indizio sul morto e sull’omicida, ma non aveva ancora riordinato le sue idee.
    Inoltre suo padre era stato monolitico su quanto la questione doveva rimanere segreta. Per il momento sapeva solo che ne erano a conoscenza i due triarchi degli elefanti e non certo una anonima voce da un muro.
    “questo non mi sembra l’ufficio di mio padre, ed inoltre non so di cosa stiate parlando. Gradirei parlargli di questo trattamento, se per voi non è un problema”
    Bocca cucita.
    Peccato che la sua sicurezza non fosse ugualmente solida

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    scusa, sono anche io un pelo di fretta sta settimana
     
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    25 Novembre • Seggio dei Triarchi • Volantis
    I dubbi sul luogo, sugli uomini, sulle dinamiche lo affliggevano eppure dietro la porta, quella voce, quella voce sconosciuta e senza volto parlava in nome e per conto di suo padre. Alle sue esitazioni, davanti al suo negare, la voce di quello sconosciuto non si placò "Diteci, avete le prove che vi sono state chieste?! Diversamente potete andare via, vostro padre attende" che ci credesse o meno sembrava non avere scelta. Era solo lì, come isolato dal mondo, che potesse sembrare una trappola? Sicuramente il pensiero andava dritto lì ma quante cose ancora non sapeva sui modi e i metodi di agire degli Elefanti? Insomma, il caso e quel processo dipendevano da lui e da quello che gli era stato chiesto. Ora, giustamente, gli si chiedeva conto e per quello avrebbe dovuto dare risposte non del perché era stato trattato - o bistrattato - dagli uomini del palazzo. Nel sottofondo del silenzio poteva sentire, come in lontananza, voci conosciute, lo avrebbero convinto? Che dietro quel muro e quello spiraglio vi fossero veramente gli uffici e gli spazi degli Elefanti? Che fosse un'ala celata e che fino a quel momento non gli era mai stata mostrata? Molti dubbi, altrettante perplessità ma una sola certezza: da lì difficilmente sarebbe uscito senza dire qualcosa.

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    “diteci, avete le prove che vi sono state chieste?! Diversamente vostro padre attende”
    Continuava imperterrito a chiedere prove e questo continuava a renderlo dubbioso.
    Suo padre lo aveva incaricato di fabbricare nuove prove, o testimonianze, anzi, gli aveva semplicemente dato l’incarico di trovare un modo affinché un uomo fosse condannato.
    Il tutto era successo solo quella mattina, poche ore prima. Va bene essere scaltri o intelligenti, ma quello non era certo un lavoro che si potesse risolvere in mezza giornata, altrimenti se ne sarebbe già occupato qualcuno.
    Aveva iniziato con il raccogliere delle informazioni in merito, ed anche se c’era qualcosa su cui lavorare aveva scoperto principalmente notizie riguardanti il sospettato, ma niente di concreto.
    Doveva ancora scoprire ed andare di persona nella casa dove si era compiuto il delitto, indagare se il magazzino di proprietà di Leminon poteva essere usato per depositarvici delle prove false per una soffiata, dopo i suoi trascorsi con dei mercanti non proprio onesti, oltre a individuare il nome di chi si occupava della sua difesa. Tutte cose che aveva cercato ma che non aveva ancora trovato.
    C’erano poi le notizie contrastanti sul fatto che Leminon non fosse realmente un membro degli elefanti, ma a quello poteva rispondere solo suo padre, dato che era stato lui a dargli quell’informazione. Gli aveva solo detto che era stato incastrato per un omicidio, e che doveva esservi condannato perché aveva contatti con le tigri.
    Ma non si era ricordato di dirgli che anche il morto faceva parte del loro partito e questo aveva smontato il suo piano d’azione a metà dell’opera.
    Ultimo ma non ultimo la preoccupante informazione che il clero stava alzando un po' troppo la cresta, mettendo le mani un po' troppo in pasta nella politica cittadina ed avendo contatti con troppi uomini al potere, di entrambi le fazioni.

    Restava comunque convinto che quella che non aveva volto non era degna di fiducia. Non un volto da poter ricordare, dettagli da notare. Per quanto ne sapeva la persona dietro alla parete non era la stessa che parlava o poteva usare una qualche soluzione per mascherare la sua voce.

    Non era comunque suo padre.

    “Benissimo, se allora avreste la grazia di riaprirmi la porta andrò subito a conferire con lui”
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    25 Novembre • Seggio dei Triarchi • Volantis
    Non aveva le prove, non aveva assolto il suo compito seppure il tempo trascorso forse era stato breve - troppo breve? - ma allora perché era tornato al palazzo dei Triarchi di Volantis? Tutte domande che nessuno gli avrebbe posto, alla sua domanda di riaprirgli la porta vi fu l'implicita ammissione di non aver concluso il lavoro. La voce parlò allora un'ultima volta "Se non avete compiuto il vostro dovere tornate qui solo quando ciò sarà fatto" la porta da cui era stato fatto entrare allo si sarebbe spalancata. Tutto il resto intorno si sarebbe come spento nel silenzio. Non gli restava che andarsene e a questo punto se doveva andare a fabbricare queste dannate prove era meglio che si muovesse perché gli interlocutori - o intermediari del padre - sembravano essere stati molto chiari, forse fin troppo.

    Uscito di lì avrebbe potuto fare come se nulla di ciò che gli era appena accaduto fosse effettivamente successo e intraprendere una delle strade che già gli erano state date: andare alla casa del delitto; vedere il magazzino dove eventualmente costruire una prova di colpevolezza o scegliere una strada terza.

    Tutto, infondo, dipendeva da come voleva gestire lui quel compito - ingrato - che però volente o no gli era stato affidato dal padre.


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    Alla fine venne lasciato andare, e se quelli erano davvero Elefanti stavano davvero toccando il ridicolo: parlare da dietro una parete? Ma per piacere, non erano in un maledetto romanzo. E se suo padre invece di parlargli di persona aveva optato per quella pagliacciata… avevano un discorsetto da fare.
    Poteva solo dire a sé stesso che con tutto quello che stava accadendo a Volantis in quel momento, tra Tigri e gli Areris, giocare a fare i misteriosi non era propriamente negli interessi del suo partito. Ma su quello ci sarebbe stato bisogno di lavorarci su nel tempo.
    Ora, dato che era stato praticamente costretto a lasciare il seggio dei triarchi senza poter vedere o parlare con il padre, non aveva molte scelte che tornare ad occuparsi del carissimo Leminon, o meglio capire come metterglielo in quel posto per fare in modo che la sua testa potesse finire distaccata dal collo nel più breve tempo possibile.
    Ora che in qualche modo era tornato in carreggiata, da dove partire?
    Voleva ricominciare concentrandosi sul presunto colpevole piuttosto che sul come l’omicidio era stato inscenato e commesso.
    Dalle carte che aveva scovato erano emerse, almeno ai suoi occhi due informazioni degne di nota:
    la prima era che il suo uomo aveva un’amante, o almeno una frequentatrice dei regni del tramonto, tale Rosalind, di cui però si erano perse le tracce.
    Gli era venuta l’intuizione che potesse essere rimasta incinta e pertanto tenuta nascosta in una qualche abitazione, ma la levatura dell’Avenio gli permetteva di ricorrere ad anticoncezionali senza troppi problemi, quindi dove poteva trovarsi? Sperava sempre a Volantis, nella quale doveva trovare una casa appartenente alla famiglia che fosse abitata con discrezione in quel momento, ovvero apparentemente abbandonata ma con un via vai di servitori o schiavi.
    Magari poteva chiedere a Basir, il suo schiavo, di farsi un giro tra le magioni di Volantis e scoprire qualcosa.
    La seconda traccia da seguire, ovvero il suo collegamento con Yenio, un mercante che trattava anche merci illegali, che era ritornato in libertà da poco più di due anni. Non sapeva ancora nulla, ma aveva un luogo in cui andare, ovvero il magazzino principale degli Avenio a Volantis.
    Era un punto stabile da cui iniziare.
    Gli sembrava però il caso di riprendere il travestimento di poco prima in modo che, sperava, non fosse riconosciuto.
    Per lo schiavo tanto lo muovesti tu, quindi vedi se sia fattibile o meno mandarlo a indagare o sentire voci, fondate o meno che siano.

    Per il travestimento ho spionaggio 2, dimmi se dobbiamo ruolare la ricerca di oggetti appositi, fermarmi al mercato ecc.
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    25 Novembre • Seggio dei Triarchi • Volantis
    Gli poteva piacere - o meno - di come era stato trattato ma ora era giunto il momento di agire, operare, costruire le prove e svolgere il proprio compito per gli Elefanti. Diversamente - a torto o ragione - i rivali avrebbero prevalso perché come aveva dimostrato la sua precedente interlocuzione con il clero del Dio Rosso alcune pedine si stavano lentamente schierando in quella crisi - soprattutto sociale - che interessava i vicoli e le strade della Volantis che da sempre conosceva ma che stava man mano mutando faccia.
    Una amante da trovare - Rosalind? - le cui tracce erano confuse, il suo stato - gravido o meno - era incerto e ancora più dubbia era la sua posizione se non che probabilmente una delle abitazioni di quello poteva ospitare la donna. Il suo schiavo in tal senso sarebbe stato un bravo detective? Sicuramente sarebbe stato uno in grado di obbedire. Richiesto a Basir si indagare, ascoltare voci, raccogliere commenti e vedere luoghi - molti luoghi - questo non avrebbe battuto ciglio. Tutto per il proprio padrone anche la vita, in teoria.
    Lui invece? Pareva diretto al magazzino in cui ricostruire il delitto - li andava incastrato l'avversario - ma aveva bisogno di prove, prove costruite, insomma passare per il mercato di quel tale - Yenio - era necessario.


    parole: 220
    allora direi che facciamo così: sei diretto al magazzino, passi per il mercato, simula pure cosa vorresti e arriva al magazzino. Fai pure la 'spesa' perché non tutto ti verrà dato da Yenio (tiriamo un dado). Parimenti poi tireremo un dado per avere conto del lavoro di Basir se è stato bravo (o meno)



     
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    La prima cosa che fece fu passare da casa, il modo che il fedele Basir potesse essere istruito a dovere su cosa lo si mandasse a fare. Uno schiavo all’interno delle mura nere, dove chiunque possedeva schiavi non avrebbe attirato l’attenzione, almeno pensava, e delle domande innocenti, quali l’ubicazione dell’abitazione di una data famiglia, rientravano nei vari compiti da galoppini che quegli uomini e quelle donne svolgevano notte e giorno.
    “Basir, ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Sto cercando di rintracciare un famiglio degli Avenio, solo che non ho idea di dove siano le loro residenze in città. dovresti trovarle e capire se siano abitate o meno.
    Discrezione mi raccomando, non voglio che qualcuno si insospettisca o che sappia che Io stia facendo domande in tal senso. Osserva da lontano e se ti senti in pericolo allontanati.”

    Questa era la parte più facile, ora veniva la seconda richiesta, dal contenuto più delicato.
    “ho anche bisogno che tu riferisca un messaggio a mio padre, solo e soltanto a lui. Se non te lo faranno vedere al Palazzo aspetta che torni. Ma mi raccomando, dovrai riferirli quelli che ti dirò solo a quattrocchi. Al Palazzo oggi erano… strani, c’è qualcosa che si sta muovendo ma non ho capito ancora cosa, non del tutto almeno.
    Il messaggio è il seguente: “sono stato al tempio, dicono che i Volin ci si rechino spesso ultimamente, parliamone il prima possibile”. Tutto chiaro?

    Io ho degli affari da sbrigare, ma dovrei tornare entro sera.”

    Poteva anche non tornare da quello che gli aveva detto la Somma sacerdotessa. Sembrava quasi che la gente sparisse per le strade o più semplicemente gli aveva rivolto uno non troppo velata minaccia e sarebbe stato lui a sparire, soprattutto dopo che il loro incontro era terminato in un nulla di fatto. Aveva tentato di sondare il terreno, capire come fare a interagire con quella nuova e crescente fazione, ma niente, aveva solo ricevuto informazioni sibilline e minacce fumose, oltre a troppa religione. Possibile che non fossero capaci di parlare di politica quando quello era l’argomento.
    A lui risultava palese che il clero stesse cercando di soppiantare i triarchi alla guida di Volantis, ma il triarca delle Tigri non pareva essersene reso conto. Del resto i membri del suo partito non brillavano di intelligenza.

    Dopo aver lasciato Basir ripescò i vestiti da servitore che aveva utilizzato poche ore prima per dirigersi al seggio dei Triarchi in incognito, solo che qui rischiava di più e la sua identità doveva rimanere il più segreta possibile.
    Per questo motivo si diresse al mercato di Volantis, all’interno delle nere mura, alla ricerca di una parrucca scura, il modo da sviare chiunque lo avesse incrociato nel suo peregrinare, oltre a qualche sostanza per scurire le sopraciglia e le ciglia che fosse più avanzato della cenere che aveva utilizzato poco prima.

    La meta successiva sarebbe stato il magazzino. Poteva recarsi prima dal mercante che in passato era stato imprigionato per contrabbando, ma preferiva vedere il luogo di cui avrebbero eventualmente discusso prima di incontrarlo.

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    Prima mi dirigo al mercato normale in cerca di una parrucca, poi vado in avan scoperta al magazzino, prima di andare a incontrare il mercante.
     
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    25 Novembre • Volantis
    Tiro dadi (qui):
    -Basir indaga sugli Avenio : info di circostanza
    -Basir deve riferire al padre : lo farà per interposta persona

    Non tutti gli ordini sarebbero stati eseguiti - come da indicazioni - lo schiavo fedele, ligio al suo dovere, non avrebbe atteso molto per dare il via al proprio dovere, si sarebbe da prima recato al Seggio dei Triachi, qui - con discrezione - sarebbe riuscito a penetrare nelle stanze degli Elefanti per riferire al padre - e solo a lui solo - le parole del figlio. Qui, però, le circostanze sarebbero presto mutate e quella frase, criptica ma piena di significato per chi voleva intendere, sarebbe giunta prima che alle orecchie di chi doveva a quelle di uno degli assistenti. Non una buona notizia ma poi avrebbe dovuto riferire.
    Diverso il caso della ricerca del famiglio degli Avenio, la ricerca andava condotta con cura e parsimonia lesinando quelle che potevano essere le domande pericolose a chi, in quella città, faceva attenzione anche alle virgole proferite. Lo schiavo avrebbe trovato il luogo - non preciso - in cui alloggiava e qualche informazione su chi altro girovagasse lì intorno a quella dimora. Cosa non secondaria non avrebbe insospettito nessuno.

    Diversamente, presi i vestiti e trovata la parrucca ricercata, si sarebbe ritrovato davanti al magazzino incriminato. I dettagli scelti per il travestimento lo avrebbero fatto passare inosservato come uno dei tanti di quella città. Avrebbe sviato curiosi e rivali ma soprattutto avrebbe evitato di dare nell'occhio! L'ingresso non gli sarebbe stato difficoltoso, la porta era sfondata nella serratura, il luogo indicatogli del resto era stato pensato per quello ed era uno spazio scambiatore dove merci e mercanzie venivano stoccate e spostate a diversa delle necessità. Quello però non era in uso in quel preciso momento, come se chi ne fosse proprietario lo stesse ristrutturando. Al di fuori - così come dentro - vi erano diversi ponteggi ma i lavori apparivano fermi immobili. Le merci, poche a dire il vero, erano nella parte inferiore della stanza dal soffitto alto. Per il resto non mostrava nulla di più o di meno.


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    Cavaliere del verbo

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    Si era procurato una parrucca vera senza troppi problemi, ed ora assieme agli umili vestiti che portava era diventato una figura anonima, nulla di eclatante poteva tradirlo, tranne per gli occhio violacei, ma quelli non erano così poi rari in una città in cui il sangue dell’antica Valyria era ancora forte. Al chiuso non sarebbe stato un problema, ma alla luce del sole era un dettaglio che poteva rimanere impresso nella memoria.
    Purtroppo non aveva modo di cambiarsi il colore degli occhi, per cui doveva adattarsi e sperare che il particolare non venisse notato
    Il magazzino di Leminon non era come se lo aspettava: era un edificio fatiscente, con la porta di ingresso sfondata e le tracce di una ristrutturazione lasciata a metà erano evidenti, dentro come fuori.
    Poche merci si trovavano in un angolo della stanza, che per il resto era completamente spoglia.
    Probabilmente nelle casse c’erano oggetti che non valesse la pena rubare, anche se doveva ammettere che per il suo piano quell’aspetto trasandato rappresentava una copertura perfetta! Dove del resto nascondere della merce di contrabbando?
    Per sicurezza decise comunque di mettersi a controllare il contenuto delle casse, così come i ponteggi interni, per essere sicuro che non ci fossero persone o cose nascoste alla vista, oltre a controllare il terreno, per vedere se c’erano tracce di scavi recenti. Meglio stare sul sicuro.
    Lo stabile si prestava incredibilmente bene per inscenare la scena del crimine che gli si stava disegnando in mente:
    andare dal mercante amico dell’imputato, trovare un modo di farsi procurare della merce illegale ( puntava sul minacciarlo al momento), far trasportare la merce in quel magazzino, procurarsi due oggetti di scena, ed infine inscenare una rapina al magazzino.
    Le sue grida d’aiuto avrebbero attratto le guardie, che entrando nel magazzino avrebbero non potuto vedere le merci di contrabbando al loro interno, ed una rapida ricerca, mentre lui scompariva nella notte, avrebbe portato ad identificare l’uomo attualmente detenuto come il proprietario dell’immobile.
    Il suo piano presentava delle criticità, prima di tutto convincere, o minacciare il mercante affinché gli procurasse la merce, e sapeva anche che un’accusa di contrabbando non centrava molto con quella di omicidio, ma in quel momento il suo obbiettivo era rovinare la reputazione e la credibilità dell’accusato, portando a pensare a lui non come un membro integerrimo della società che era stato trovato sulla scena di un omicidio, ma come un criminale dedito al sotterfugio. E quando una persona iniziava a delinquere per un giudice era più facile crederlo responsabile di altri crimini.
    Ora bisognava attuare tutto quello che la sua mente aveva partorito in qualche ora, e non sarebbe stato facile.

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    25 Novembre • Volantis
    Il luogo incriminato era stato scelto per un motivo? Sì, era evidente. La conformazione degli spazi, lo status, le condizioni e quanto altro lo riguardavano erano probabilmente state oggetto di valutazione da parte di qualche quadro degli Elefanti prima di indicargli cosa e come fare in quel luogo. Ora stava a lui azionare la fantasia, smuovere la mente, portare a casa l'obiettivo e condurre alla meta l'incastro che avrebbe de facto fatto incriminare il rivale. Lo scrupoloso controllo non avrebbe fatto emergere tanto altro rispetto a quanto aveva potuto vedere. Certo, quei ponteggi non erano a regola d'arte, il contenuto come da previsioni era di poco valore e non avrebbe meritato particolari attenzioni mentre il terreno, bé il terreno risultava a tratti umido, un'infiltrazione sotterranea probabilmente, forse la presenza di un canale di scolo scavato nelle fondamenta? La presenza di altri locali? Gli sarebbe emerso il dubbio ma nel suo cercare non avrebbe trovato accessi di alcun tipo, quell'umidità doveva ricondursi a fattori terzi.
    Il piano delineato poteva quindi essere praticato, restava solo da trattare col mercante, lui era il jolly di un mazzo per il resto ben definito. Giunto al mercato quindi non ci sarebbe stato molto a trovarlo, certo ora che gli era pressoché davanti minacciarlo o convincerlo di spedire nel posto la merce illegale era tutt'altro che teorico.




    parole:221
    a te la palla col mercante, lo hai davanti!

     
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