Studiarsi

Libera Eivor e Vicare

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    Il viaggio proseguiva sereno, gli ultimi giorni erano stati spesi dal Pescespada in mansioni e ad allenamenti per far passare il tempo. Zio Duran non era cambiato di una virgola dall'ultima volta che lo aveva visto: Non c'era tempo per cose superficiali, ordine e serietà vigevano severamente a bordo dell'ammiraglia. Forse il suo cuore si ammorbidiva giusto un minimo in presenza del nipote, ma nemmeno lui era al sicuro dagli ordini del Bar Emmon più grande. La mansione giornaliera consisteva nell'assicurarsi che i soldati sottocoperta smistassero in maniera appropriata delle casse di pesce, zio Duran diceva che le tendenze di Eivor all'ordine ed al controllo sarebbero state perfette per il compito. Il Bar Emmon più giovane però si aspettava qualcosa di più "interessante", ma cos'altro poteva aspettarsi durante un viaggio in mare?

    Il sole era alto in cielo quando tornò all'esterno una volta conclusa la gestione del carico, era tardo pomeriggio. Troppo tardi per farsi assegnare un altro compito dallo zio ma troppo presto per ritirarsi nelle sue stanze. Fu proprio pensando al pesce in stiva che pensò di dedicarsi alla pesca. Prese qualche arpione ed una canna da pesca per poi indirizzarsi verso le scialuppe ai lati del dromone. Con la coda dell'occhio però, lì a qualche metro da lui, Lord Vorys sembrava perso nei suoi pensieri, apparentemente indaffarato come Eivor. »Lord Vorys!« Cercò di catturare l'attenzione del braavosiano chiamandolo, della compagnia in un'attività rilassante come la pesca non poteva di certo guastare. Se la compagnia era poi un uomo come Vicare Vorys ancora meglio; Eivor non aveva ancora finito di studiare l'uomo dell'Essos, non sapeva ancora cosa pensar di lui o come comportarsi nei suoi confronti. Non conosceva l'estensione della sua influenza, i suoi alleati i suoi nemici. Non conosceva ancora nulla di un uomo che si era presentato così pieno di appigli e risorse, uno straniero da terre oltre il Mare Stretto esotiche ed ignote al giovane Pescespada che aveva vissuto solamente in una costiera per la gran parte della sua breve vita. Passare del tempo con il braavosiano gli avrebbe permesso di conoscere di più sul mondo fuori dai Sette Regni, o di acquisire alleanze, o chissà cos'altro. Qualunque fosse il risultato ad Eivor stava bene.
    »Volete unirvi a me? Non c'è niente di meglio di una buona battuta di pesca per ammazzare il tempo. Non accetto un no!« Quanto tempo aveva passato a pescare col padre nell'Uncino di Massey, il mare era sempre stato l'habitat naturale del Bar Emmon.

    Calata la scialuppa in acqua e legata una corda al dromone per assicurarsi di esser trascinati senza dover remare, Eivor si mise comodo lanciando l'amo per poi passare la canna da pesca a Vicare. »Volete provare?« Non sapeva se effettivamente l'uomo sapesse pescare o meno, ma gli era sembrato un buon modo per spezzare il ghiaccio ed intraprendere una conversazione. »Ho imparato a pescare prima di imparare a parlare, Punta Acuminata è ricca di pesce. Dovreste visitarne le terre una volta conclusa questa spedizione se non avete piani per il futuro, sareste un ospite gradito.« Se solo Vicare avesse saputo che Punta Acuminata non era altro che un grigio scoglio sulla Baia delle Acque Nere, sicuramente non avrebbe accettato l'offerta di Eivor. Ma il castello aveva comunque qualcosa da dire per bellezza: Il Faro Acuminato non poteva competere con quello degli Hightower ma faceva invidia a tutti i fari del Mare Stretto.
    »Siete il primo uomo da Braavos che incontro Lord Vorys, come siete finito in questo regno tumultuoso? Non è il migliore dei periodi per divenire Lord.« Con tutte le rivolte degli ultimi anni, forse la cosa migliore da fare era ritirarsi in una capanna sperduta nelle campagne, tutti sembravano voler far saltare le teste dei nobili di Westeros in quel periodo.


    Pesca e quattro chiacchiere! Facciamo conoscere meglio questi giovani Lord
     
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    Vicare aveva rapacemente colto l’occasione di scambiare qualche parola in privato con il giovane Bar Emmon e, fortunatamente, era stato proprio lui a scegliere un luogo protetto da ogni possibile intervento esterno.
    Era bizzarro pescare su di una scialuppa in mezzo alle imponenti galee della Corona, Vicare non era mai stato particolarmente invidioso dei pescatori e la sottile paura di finire schiacciato da una grande nave non aiutava, ma sapeva che non cogliere l’occasione sarebbe stato un errore.

    Certo Eivor: tempo e pesci sono cose che è sempre meglio ammazzare in compagnia. - scherzò unendosi all’alto giovane. Lo osservò in silenzio mentre calavano la scialuppa chiedendosi cosa potesse desiderare…aveva ottenuto degli indizi il giorno nel quale lo aveva conosciuto ma era lontano da una sentenza definitiva
    Gloria o potere? Ricchezza o reputazione? Dava l’impressione di pensare come un Bar Emmon, che possa essere interessato ad essere Eivor e basta? Astrid era sicuramente l’esempio più chiaro di quel bisogno, ma anche lo stesso Vicare in fondo aveva sempre desiderato distinguersi dalla famiglia.
    Grazie Eivor - sorrise accettando la canna da pesca - chiamatemi pure Vicare qua, non ci sono marinai da impressionare.- scherzò con un ghigno rilassando la schiena
    Non c’è tanta pesca all’amo a Braavos…sono di più i tuffatori che raschiano scogli e fondali per granchi e molluschi…almeno nel mio quartiere. - rimembrare di Braavos portò il suo sorriso a farsi genuino e nostalgico per qualche momento - Io non sono mai stato molto bravo, bisogna essere forti per nuotare verso il fondo - sospirò leggermente, mescolando le memorie dell’infanzia con quelle dell’ultimo anno - Però nuotare sì, l’ho imparato anch’io da piccolissimo…ed in effetti può tornare utile. E credetemi, anche pescare è un qualcosa che nelle giuste circostanze può davvero essere importante. - non che Eivor ne avrebbe mai realmente avuto bisogno: finché fosse rimasto a Westeros ci sarebbe sempre stata una schiera di persone disposte a procurargli nutrimento in qualsiasi momento.
    Ve l’ha insegnato vostro padre, vostro zio…? - chiese lasciando la questione aperta.
    Ma l’erede di Punta Acuminata non sembrava voler perdere troppo tempo in convenevoli.
    Vicare sorrise sotto i baffi, era rinfrescante che qualcuno esprimesse con franchezza la propria curiosità: da Approdo del Re a Riposo del Corvo si erano tutti limitati a commenti di stupore od a sguardi diffidenti. La domanda di Eivor non era ancora la più scandalosa, ma era chiaro dove voleva andare ad indagare
    Può sembrare che mi abbiano fregato in effetti eh? - scherzò - Il “come” è in realtà abbastanza semplice, anzi, non troppo diverso dal come ci stiamo dirigendo a Porto Bianco. Navigando sotto invito.- sorrise incrociando lo sguardo di Eivor
    L’invito del Re per essere precisi. Non so cosa avete sentito, ma a Braavos ero un artigiano, un…come lo chiamate…un orafo ecco. La mia famiglia gestisce una bottega da mezzo secolo e loro…nello specifico io…abbiamo reso un servizio a sua maestà - *spiegò approssimativamente - Poi beh, ho incontrato Astrid e ho deciso di rimanere a Westeros per sposarla. Ho chiesto un favore a corte per semplificare la faccenda e…- sollevò le spalle con un sorrise innocente Eccomi qua. Un servitore leale della corona intento ad alleggerirne le carceri. - aveva lasciato fuori dalla storia le dinamiche che avrebbero potuto disonorare Astrid e, specialmente, il vero motivo per cui la Corona lo aveva trattato con tale riguardo. A saperlo dopotutto erano, escluso Vicare, tre persone…e due di esse erano scomparse. Forse era eccessiva prudenza quella del Vorys, ma temeva cosa sarebbe potuto succedere se fosse circolata tutta la verità.
    Capisco perfettamente come la cosa possa infastidire persone come vostro zio…famiglie che detengono castelli da secoli e che hanno versato il sangue per ottenerli, mentre io non ho nemmeno mai visto la fortezza di tali “Blanetree”. Esiste sangue antico anche a Braavos, capisco perfettamente. - allo stesso tempo rassicurava Eivor e lo provocava voleva giudicare quanto l’idea di “Lord Vorys” lo offendesse.
    *Tiro Inganno per la versione semplificata della storia (Ossia il tralasciare del primo incontro con Astrid ed ogni qualsiasi menzione dell'Acciaio di Valyria
    CITAZIONE
    Inganno 1
    Intrigo 26
    Diplomazia 202
    Attrazione 55
    Affinità Andali (+ bonus tutte culture): +17
     
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    [Giudizio mod + Bonus fama + Liv Competenza Inganno*4 + Liv competenza Oratoria*5 + Liv Competenza Manipolazione*3 + (Intrigo + Diplomazia + Attrazione)/6 + Affinità bersaglio/10] - [Giudizio mod*2 + Liv Competenza Controspionaggio*4 + Intrigo/3*2 + Bonus convinzione]
    Giudizio mod Vicare= 7 circostanza (m'ero portato a letto la figlia del Lord che era scappata di casa non è propriamente un bell'inizio di conversazione) 4 modalità (alla fine hai fatto appiglio sempre su cose vere) 4 circostanza= 15 punti
    Bonus fama Vicare= 0
    Affinità Vicare vs Eivor= Affinità casata/2 + Affinità casata maggiore/8 + Affinità vassalli/8 + Affinità cultura/2 + Affinità culto/100*pietà controparte + Affinità tratto specifico/5 + Affinità pg= 0 + 12/ 8 + 0 + 17/2 + 0 + 0 + 4= 1,5 + 8,5 +4= 14
    Giudizio mod Eivr= 2 circostanza (giusto perché non lo conosci ancora bene, ma non hai motivi per conoscere tutti i retroscena) 2 modalità (oh sto cazz di orefice doveva essere però proprio bravo eh) 4 scrittura= 8 punti
    Bonus convinzione= 0

    [15 + 0 + 1*4 + 0 + 0 + (26 + 202 + 67)/6 + 14/10] +10% tratto DIplomatico - [8*2 + 0 + 0+0]= (15+4+49,16+1,4)+10% - 16= 75,41-16= 59,41 Inganno riuscito

    Eivor non ha alcun motivo di sospettare che ci sia della menzogna nelle parole di Vicare.
     
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    Fu strano per il Pescespada sentirsi chiamare per nome dal suo compagno di pesca, era sempre stato abituato dal padre nell'utilizzare lo sterile e formale titolo per appellarsi ai nobili. "Ricorda Eivor è sempre saggio separare doveri e lavori dalla vita privata", pensiero che condivideva ormai da tempo. Indubbiamente, in viaggio per Porto Bianco, i due giovani non vi si erano trovati per piacere. Però lì in quel momento, su quella scialuppa, forse una pausa dai doveri e dai titoli se la meritavano, potevano limitarsi ad essere semplicemente Eivor e Vicare.

    Il Bar Emmon ascoltava con interesse i racconti trasudanti di nostalgia, chissà cosa provava Vicare conscio di essere ormai ancorato a Westeros. Certo poteva permettersi qualche viaggio di ritorno alla sua Braavos, ma avrebbe potuto definirla ancora casa? Ormai il suo posto era nei Sette Regni.
    »Lo stesso uomo che vedete al comando della nostra spedizione, è stato lui ad insegnarmi come gira il mondo.« Un tuffo nel passato fece rivivere brevemente tutti i momenti con zio Duran. Era stato suo padre ad insegnarli ad essere un nobile, ma zio Duran gli aveva insegnato ad essere uomo. Quei momenti passati sugli umidi scogli dell'Uncino, ricordava perfettamente come lo zio una volta lo lanciò a tradimento in mare, un cucciolo di Pescespada che non sapeva nemmeno nuotare. "Muovi quelle braccia Eivor! Un pescespada non può mica affogare!" E così imparò nei modi duri dello zio a nuotare, non prima di aver ingerito così tanta acqua salata da procurargli fitte allo stomaco per giorni.
    »La famiglia è l'unica cosa di cui puoi fidarti, il sangue lega più di mille giuramenti.« Disse quasi a sè stesso più che a Vicare, era un ricordarsi il suo obiettivo, ciò che lo faceva ardere più del fuoco Targaryen.

    Fu proprio di famiglia che si continuò a parlare, Vicare era membro di un'importante famiglia di orafi braavosiani. Il Bar Emmon si diede risposta ad una domanda a cui non si era mai fatto. Le corone dei Re dove venivano prodotte? La famiglia Vorys sembrava essere la risposta. Dovevano essere dei gran maestri per essere ripagati addirittura con un intero seggio. »Deve essere stato un gran bel servizio se ti ha garantito un castello e la mano della figlia di una potente casa della Valle.« Ridacchiò Eivor. »Io sono nato e cresciuto sotto l'ombra del Drago valyriano, casa mia è a pochi giorni dalla Capitale. Eppure non conto nulla nella catena alimentare del Regno. Quasi ti invidio.« Le ricompense di Vicare erano da far invidia sì, ma Eivor non puntava a meri castelli e donne in sposa. Cercava l'immortalità per il suo nome e per il suo casato.

    Vicare sembrava quasi giustificare la sua carica a Lord, come se dovesse delle spiegazioni al Bar Emmon. »Sarò sincero con te Vicare. Mi fa storcere il naso l'idea di uno straniero che arriva e diventa il migliore amico del Re, riempito di onori e incarichi prestigiosi. Ma questa è una terra spietata, sono sicuro che sarà lei a giudicarti degno o meno del ruolo che ti è stato affidato. Gli stolti non sopravvivono mai a lungo nei Sette Regni, se tra anni sarai ancora un fidato alfiere della Corona dubito che qualsiasi Lord avrà ancora da ridire sul tuo conto.« Durante quelle chiacchiere, con la coda dell'occhio Eivor vide la canna da pesca tremare sotto le mani forse incerte sul da farsi di Vicare. Decise di lasciare al braavosiano il compito di catturare qualche pesce mentre Eivor si dilettava nell'arte della più affilata delle armi dell'uomo: La lingua. Non era mai stato un chiacchierone il giovane di Punta Acuminata, ma forse per quello vi si poteva trovare la colpa nell'ambiente privo di stimoli della sua casa natia. Inoltre, complice il voler studiare Vicare, stava parlando molto più del solito. »Mio zio non ti vede di buon occhio, lo ha reso evidente dal nostro primo incontro. Ma sei un uomo pieno di risorse, anche questo è evidente. Duran ha la vista troppo offuscata da tradizioni ed onore per carpire le opportunità dello starti vicino. Io vado oltre queste stupide trivialità. Sono sicuro che una collaborazione sarebbe remunerativa per entrambi, avrai bisogno di volti amici in questa terra così straniera; Comodo avere la mano del Re sulla spalla ma con tutti i problemi che affliggono il regno sarà perennemente con lo sguardo altrove, la sua sola amicizia non ti basterà. In cambio chiedo solo una buona parola sul mio nome e sui Bar Emmon la prossima volta che il Re ti farà un altro regalo.« Non conosceva ancora Vicare, né i suoi appigli ed amicizie, ma dalle sue parole non sembrava avere molti nobili che lo rispettassero in quanto straniero. Eivor guardava oltre, l'evidente favore del Re nei confronti del Vorys era tutto ciò che gli bastava sapere per essere un volto amico dell'uomo.
     
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    Vicare rimase nuovamente sorpreso dai modi diretti del Bar Emmon. Sorpreso al punto che il primo istinto fu di indispettirsi prima di arrivare ad interpretare la sincerità di Eivor come un favore. In fondo Vicare pensava di desiderare l’onestà, ma ciò non rendeva meno spiacevole sentirsi spiegare in che misura e perché non stesse simpatico.
    Tre anni? Non mi dispiace il vostro ottimismo. - la verità era che nonostante la logica non facesse una grinza, Vicare sentiva di non poter aspettare così tanto. Senza rispetto avrebbero continuato ad affidarli i compiti più scomodi che lo potessero spedire alle periferie del regno dove non avrebbe potuto in alcun modo coltivare alcuna relazione, nutrendo un circolo vizioso che lo avrebbe visto senz’altro morto e dimenticato.
    Un leggero tirare della lenza lo destò dalla spirale catastrofica dei suoi pensieri.
    Ti ringrazio per il gesto di fiducia - sorrise tirando un po’ per farsi un’ida dell’entità del pesce che aveva abboccato. Sembrava leggero.
    Penso tu stia sopravvalutando l’intimità del mio rapporto con il Re…il mio affare è stato di natura puramente transazionale…comunque quando riferirò della missione il vostro nome senz’altro non mancherà. - concentrandosi un momento sul pesce, tentò con un gesto secco di tirarlo a bordo. Il pescetto pareva una piccola sarda. Sfilando il pugnale dall’impugnatura d’oro, recise la gola al pesce e lo passò ad Eivor. Abbiamo un cesto, o qualcosa?
    Pulì la lama del pugnale contro il bordo della scialuppa prima di rinfoderarlo.
    Ho concluso un affare con i vostri parenti a Riposo del Corvo, speravo che quello potesse convincere vostro zio, ma sospetto che ciò abbia solo rinforzato la sua opinione di me come un ignobile commerciante. - fece spallucce - ma non è di sola amicizia e lealtà che si cresce. L’amore mi ha legato a casa Grafton…mettendo un attimo la vostra famiglia da parte…forse quella è una strada che può realmente farvi uscire dalla pozzanghera che è la Baia delle Acque Nere…senza offesa naturalmente. - decise di tentare un approccio diverso da quello che aveva usato con il Thorne. Più che la gloria sembravano essere potere e dovere verso la famiglia a guidare Eivor.
    A volte si deve forzare la mano al destino…i vostri doveri e le circostanze della vostra famiglia da soli difficilmente vi faranno girare il mondo come forse sperate. - posò la canna da pesca contro il bordo della scialuppa, tenendola ferma con i piedi e posò una mano sulla spalla del giovane. - Alla capitale ho presenziato al matrimonio dei signori di Grande Inverno…là sarò il benvenuto lungo il mio percorso verso la Barriera. Se davvero volete far sì che il destino vi dia i risultati che volete voi, quando lo volete voi…seguitemi e vi mostrerò come. Magari troverete la vocazione, l’amore nel Nord. Accrescerete il potere della vostra famiglia in un luogo dove forse nessun Bar Emmon ci ha mai provato. - gli sorrise - Il fatto che vi siate unito a questa spedizione non è una coincidenza che potete sperperare.
     
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    Eivor osservò il suo compagno di pesca e di chiacchiere dilettarsi in una sfida con un pesce da cui uscì infine vincitore. Una minuta sarda era caduta vittima del braavosiano che, con un colpo deciso, pose fine alla vita di quella creatura passandola al Bar Emmon. »Bel pugnale, viene anche lui da Braavos?« Si limitò a commentare Eivor, notando la pesante impugnatura dorata dell'arma da fianco di Vicare. Poggiò in seguito la sarda sul ginocchio allungando la mano verso uno degli arpioni. Ne utilizzò la punta per incidere precisamente il pesce ed aprirne le carni. Lo aveva fatto innumerevoli volte da piccolo, era ormai un gesto guidato dalla sua memoria muscolare. Ne staccò un pezzo per gustarne il sapore, il Mare Stretto sapeva regalare prelibatezze. »Hai assaggiato già i pesci della Baia? Sono deliziosi anche senza nessuna preparazione.« Disse il ragazzo mentre con la lingua cercava di staccarsi un pezzettino di cibo rimasto incastrato tra i denti. Allungò, dopo averlo tagliato dal pesce, un pezzo anche a Vicare invitandolo all'assaggio.

    Vicare aveva incontrato zia Isla da Riposo del Corvo, non la vedeva da tanti anni, ormai aveva perso il conto. Quell'uomo aveva già incontrato metà casa Bar Emmon in così breve tempo. Che il destino volesse comunicare qualcosa? I destini delle case Vorys e Bar Emmon erano forse un filo intrecciato? Eivor non era un tipo che affidava la sua vita al fato o agli Dei, pragmatico com'era preferiva la forza della sua volontà. Le coincidenze però restavano comunque protagoniste di dubbi e scaramanzia. »Spero che mia zia stia bene, la sua chioma è ancora rossa come il fuoco o sta sbiadendo sotto i colpi dell'età?« Chiese smorzando un secondo la serietà della conversazione, per poi tornare ad ascoltare le parole di Vicare.
    »Duran è per natura diffidente, ma è un brav'uomo. Oltre le occhiatacce ed i cattivi commenti, finché non gliene darai motivo non ti lederà in nessun modo.« Non stava giustificando le azioni dello zio, cercava solo di far mettere Vicare nei panni di quello stoico guerriero il cui cuore già di pietra si era indurito ancor più dopo anni di battaglie.

    »Mi onori con la tua offerta Vicare, e devo dire che è una proposta allettante quella che mi proponi; Il Nord è sicuramente una terra selvaggia dove le opportunità non mancano. Ma come avrai avuto modo di notare, non comando io le forze Bar Emmon, non comando nemmeno me stesso.« Pronunciar quelle parole gli faceva male, lui così propenso al comando ed al controllo non aveva neanche il potere di andar dove voleva. Ma come avrebbe potuto? Suo padre era stato chiaro nelle direttive: Seguire lo zio ed obbedire ad ogni suo ordine. Eivor viveva per onorare il suo casato, non avrebbe mai trasgedito ad un ordine diretto del padre.
    Vicare diceva senza ombra di dubbio il vero, i Bar Emmon non avevano mai camminato sulla candida neve del Nord, ma era davvero arrivato il momento di farlo? Non si diede risposta, non aveva l'autorità per decidere. »Seguirò mio zio come mi è stato ordinato, se lui vorrà seguirti a Nord lo stesso farò io.« Concluse la frase lanciando ciò che era rimasto della sarda in mare. Il silenzio calò per qualche secondo per lasciare alla mente l'opportunità di pensare. Le parole di Vicare suonavan dolci, troppo dolci. Aveva toccato i punti giusti per attirare l'attenzione di Eivor, quell'uomo ci sapeva davvero fare con le parole. Probabilmente, non vincolato così fortemente alla sua famiglia, il Bar Emmon lo avrebbe seguito in ogni angolo di Westeros con la speranza di farsi un nome.
    »Trovo non sia una coincidenza anche il tuo aver incontrato così tanti Bar Emmon.« Disse su due piedi Eivor virando il discorso lì dove poteva mettere un minimo carne al fuoco. Non aveva il potere decisionale per seguire di sua volontà Vicare, ma aveva abbastanza influenza sul padre da poter spingere un'alleanza qual'ora l'avesse ritenuto opportuno. »La mia è una famiglia leale, non posso offrirti la mia presenza fino alla Barriera, ma posso offrirti delle mura amiche a pochi passi dalla Capitale.« Eivor era ben conscio della situazione della sua famiglia. I Bar Emmon sotto il comando del padre non riuscivano a sbocciare, Lord Roger si era limitato ad unirsi in matrimonio con i vicini di casa Staunton, senza mai cercar di più. Eivor aveva preso la sua ambizione dalla madre e per quanto fosse ligio ai suoi ordini, niente gli negava uno spazio di manovra per potersi accaparrare alleanze ed amicizie. In futuro le redini dei pescespada dell'Uncino sarebbero gravate sulle sue spalle, e non aveva nessuna intenzione di rimanere passivo come il padre.

     
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    Vicare declinò cautamente l’offerta di pesce crudo del Bar Emmon. A Braavos erano i poveri a succhiare cruda la carne delle lamprede. Patelle ed ostriche sono il mio limite di esseri mangiabili crudi, non so perché ma ho come la sensazione che se qualcosa ha le ossa conviene bollirlo. - sorrise.
    Rigirandosi il pugnale fra le mani Vicare ricacciò indietro la sensazione di terrore che gli suscitava semplicemente ricordare l’accaduto. Perché teneva il pugnale?
    Hm, no, questo non è opera nostra o di altri artigiani Braavosiani…l’ho trovato ad oriente. In una rovina vicino a Ny Sar…non so quanto ti possa dire questo nome, lo conoscevo poco io che sono nato ad Essos! - scherzò - Curiosamente me la cavai io ma non la mia guida…questo mi ha insegnato che dare troppa fiducia agli “esperti” non è sempre la miglior ricetta. Alcune persone hanno istinto altre no, l’età non c’entra. - forse poteva suonare eccessivamente retorico, ma Vicare non si sarebbe certo arreso all’apparente cieca fiducia che Eivor nutriva per lo zio.
    Lealtà: era una pianta difficile da estirpare.

    Porse il pugnale ad Eivor per farglielo osservare meglio. Trovai questo ed un bastone, anch’esso con il pomo in oro. Doveva essere un antico tempio rhoynar…o forse precedente a loro. fece spallucce.
    Ad ogni modo…Porto Bianco sarà un’avventura no? Poi una volta lì potrai decidere. Magari il Nord non ti piacerà e tornerai con tuo zio per mare, magari invece l’istinto ti consiglierà di proseguire ancora più su. Non illuderti di non essere in comando di te stesso, sei sempre tu a scegliere. Pensi che sia stata un’idea di Lord Grafton promettermi la mano di sua figlia? E’ stata una scelta di Astrid. - Vicare non era certo esente da ordini e costrizioni…in fondo quel viaggio gli era stato imposto.
    Eivor insisteva nell’offrirgli l’amicizia della sua casa, dimostrandosi perlomeno sensibile al fascino di quello che il Vorys poteva offrire.
    Vicare gli sorrise Ti ringrazio Eivor, spero solo di sopravvivere questa guerra per usufruire delle tue mura amiche. - le amicizie in tempo di pace erano come fiori in bella stagione, facili da trovare e fragili. Non certo quello che stava chiedendo ad Eivor.
    Smise di insistere così apertamente e cambiò discorso. - Per rispondere riguardo a tua zia…sì, sta benissimo direi. Giuro che mi è sembrato di guardare nel futuro di Astrid…spero solo di invecchiare meglio di Lord Stauton - sghignazzò
    Dicevi di amare l’idea del viaggio, verso quale stella navigheresti?
    Sono indecente, perdonami
     
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    Eivor fece spallucce e prese per sé il pezzo di pesce gentilmente offerto al suo compagno di barca. Effettivamente i due venivano da due realtà culturali totalmente diverse, non c'era da meravigliarsi che una cosa assolutamente normale ed abitudinale per uno, fosse evitata dall'altro. Era il bello di questi incontri ed il piccolo, solo per età, pescespada non aveva avuto chissà quali opportunità di conoscere persone dall'Est. A riprova del tutto Eivor prese in mano quel pugnale esotico, scrutandone i dettagli e tastandone i materiali passandovi le dita. Una fattura mai vista prima lì a Westeros, tantomeno il luogo di provenienza citato dal braavosiano non richiamava nulla ad Eivor. Quanto lontano si trovava quel luogo? E quanto lontano aveva effettivamente viaggiato il Vorys?
    »Ny Sar...« Disse il Bar Emmon con una pronuncia probabilmente sbagliata, storpiandone le parole. »No, mai sentita. Cosa ti ha portato in un luogo tanto remoto?« Certo che il Vorys doveva avere tanto di tempo libero, tutto quel viaggiare. Non aveva obblighi e doveri verso la sua casa? L'Essos era tanto esotico quanto strano agli occhi del westerosiano.

    Le parole di Vicare sul nord erano dolci ed invitanti, così come quel convincere Eivor di essere libero di agire, citando la situazione di Astrid. Non era così semplice, la Grafton aveva dato sfoggio a tutto il suo animo di ribellione durante il loro breve incontro; Non aveva avuto un comportamento consono ad una Lady del suo rango. Ma non era questo il punto: Astrid aveva portato disonore alla sua famiglia a detta di Eivor, così legato all'onore delle casate. Un bastardo con uno straniero avrebbe portato vergogna a qualunque Lord. Invece lei era lì, libera e fiera con il suo fagottino illegittimo dai capelli cremisi sventolato come un vanto. Quella Lady era evidentemente ben voluta dal padre, così ben voluta da far chiudere più di un occhio al Lord Grafton su tutte quelle "disgrazie". Per Eivor non era così semplice. Il ragazzo viveva di ordine e controllo, non avrebbe mai potuto trasgredire a degli ordini diretti. »Astrid ha un padre troppo permisivo, è fortunata.« Aveva cercato di dirlo nella maniera meno cruda possibile. Lui stesso avrebbe personalmente ucciso il proprio nipote se questo fosse stato di natura illegittima, non era contemplabile un tale disonore al casato Bar Emmon. Non giudicava però nè Astrid nè Vicare, il loro sembrava un amore sincero e questo non poteva mai significare male. Ma nella società di Westeros, l'amore non era nient'altro che un ostacolo all'ambizione.

    Fu felice di sentire notizie della zia, ricordandosi poi di suo marito Lord Staunton, un vecchio cialtrone ed inutile. »Potresti arrivare storpio e mutilato alla sua età, saresti comunque in condizioni migliori.« Rispose alla battuta di Vicare sullo zio Staunton, facendosi trascinare dalla risata del braavosiano. »La stella la cui luce non è ancora stata seguita da nessuno.« Rispose poi quasi ingenuamente il Bar Emmon, risplendendo di luce nuova dagli occhi. »Lascerei alle maree il compito di decidere la rotta, mi limitererei ad esserne l'umile timoniere.«


    Siamo in due ad essere indecenti, è stato un settembre complicato questo
    Se sei d'accordo possiamo arrivare alla chiusura col tuo post! E' stato divertente vedere questi due improbabili compagni passare del tempo insieme
     
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    Alfiere

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    Io…ho viaggiato a Qohor per apprendere certe tecniche della loro…tradizione metallurgica ecco- abbozzò un sorriso nell’edulcorare le ragioni delle sue peregrinazioni orientali. - Non è il tipo di viaggio al quale la marea ti condurrà mai spontaneamente - scherzò lisciandosi i baffi.
    Lo colpì la riflessione, pur breve, di Eivor sul padre di Astrid: era evidente che l’animo del giovane fosse combattuto sull’argomento, che sulle sue spalle avvertisse un fardello sproporzionato rispetto alle capacità di un semplice figlio. Se pensava al proprio di padre era indubbio considerare Astrid una figlia fortunata. Non che non fosse permissivo papà… - ancora faticava a mettere assieme la memoria dolce e colma di ammirazione di suo padre con il ricordo mostratogli da Elijah.
    Non commentò subito, lasciando che il rumore delle onde e la voce distante dei marinai riempisse un po’ il silenzio.
    Tu cosa mi consiglieresti? -chiese dunque rimettendo la questione al Bar Emmon - Sarà forse lo scandalo che perseguiterà questa generazione di casa Grafton, ma ne sarò comunque padre e…non so che padre sarò. E’ possibile che io ti sia sembrato “permissivo” finora, ma se c’è davvero un troppo io non lo so…per la corona di Merling, nel vostro mondo sono ancora un bambino! Il come dovrei crescere Kristoff mi angoscia. Dovrei dargli più struttura di come avrei fatto a Braavos? Si può essere anche troppo rigidi? - sfogando i propri dubbi non solo voleva ulteriormente permettere ad Eivor di sentirsi a suo agio con lui, ma anche tentare di sbirciare in quella che sembrava la cassa più profonda di Eivor: il rapporto con la famiglia. Allo stesso tempo ligissimo alfiere del proprio casato e attanagliato dal desiderio di lasciarsi guidare dalla marea…forse era risolvendo quell’enigma che avrebbe capito come sedurlo.
    Do un ultima scavatina leggera ad Eivor, poi va bene ;)
     
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    Mercenario

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    Eivor ascoltò i dubbi di un ora vulnerabile Vicare. Un uomo che evidentemente si era ritrovato a vestire i panni di un padre, non era stata una scelta la sua. Dei panni scomodi data la natura illegittima del piccolo dalla chioma scarlatta. »Per quanto scandaloso possa essere, Kristoff non è né il primo bastardo venuto al mondo né l'ultimo. Io non sono padre, non so cosa significhi avere a carico una vita così flebile e delicata. Come ti ho detto prima Westeros è una terra spietata, qualunque sia il modo in cui tu vorrai crescerlo assicurati che Kristoff diventi forte ed indipendente. Non sarai per sempre al suo fianco, nemmeno Astrid lo sarà.« Quella era la sua visione delle cose, condivisibile o meno dal braavosiano. Lui si ergeva ed esempio perfetto di ciò che diceva: il padre lo aveva cresciuto sin da subito con il pensiero che un giorno Eivor sarebbe stato da solo a gestire il proprio casato. Anche a causa di questo il pescespada era caratterizzato da quella freddezza e da quell'infinito distacco verso il prossimo, semplicemente era stato cresciuto così. Indipendente ed indifferente agli altri.
    »In un mondo dove il tradimento, l'inganno e l'ambizione fanno da padroni è il sangue l'unico legame concreto su cui puoi contare. Le alleanze vanno e vengono, la famiglia resta. Quando tra qualche secolo saremo nient'altro che un fugace ricordo e un nome scritto su un polveroso libro in una dimenticata libreria, sarà ciò che abbiamo portato al nome del nostro casato a tenerci vivi per sempre.« Eivor non sapeva quale fosse il rapporto di Vicare con la propria famiglia, perciò non dava per scontate che il Vorys capisse ciò che provava. »Hai qualcuno che ti aspetta a Braavos? Un Vorys su cui puoi contare se domani ti ritrovi l'intero continente contro?« Chiese con genuina curiosità, il braavosiano era ancora terra sconosciuta per il westerosiano.
     
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    Alfiere

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    Il sangue.
    Se solo Eivor avesse saputo il significato che quel liquido aveva per Vicare. Era ovvio anche ad uno straniero come Vicare che il sangue inteso dal Bar Emmon era quello trasmesso di padre in figlio e condiviso tra fratelli e sorelle, ma la mente del Vorys non poteva fare a meno di errare e continuare a rivolgersi alla truculenta notte a Qohor nella quale aveva piegato il potere del sangue a colpi di martello.
    Forzò un sorriso per non sembrare eccessivamente cupo
    Qualcosa del genere - rispose alla domanda sulla sua famiglia ad Essos - zii, cugini…una madre…artigiani, lavoratori…nessun ammiraglio o cavaliere. - nessun sognatore avrebbe detto un tempo. Dati i sogni che si ero ritrovato ad avere non lo considerava più tanto un difetto.
    Suppongo la mia famiglia siano i Grafton adesso…ma se parlerai con Astrid capirai che lei preferirebbe diversamente. Il nome Vorys è un dono per lei in fondo. - una comoda esagerazione con un fondo di verità: diventare nobile avrebbe dovuto facilitare il matrimonio, ma Vicare non aveva certo pianificato in maniera tanto sofisticata.
    Da questa conversazione deduco che non esista una fanciulla in tutto Westeros in grado di convincerti a cambiar nome…o almeno che questa sia la tua situazione attuale. Ti auguro di trovarne una però. Personalmente ritengo sia un qualcosa meno volatile rispetto a cose come l’onore, la fama o il potere…per una donna in fondo devi essere disposto a perseguire tutte queste e allo stesso tempo essere pronto a rinunciarvi in un istante. Forse per il nome dei Bar Emmon avrai la stessa determinazione, non è certo detto che tutti gli uomini siano uguali… - gli veniva strano consigliare quell’alto ragazzo, sebbene avesse qualche anno in più quello del mentore o consigliere non era un ruolo nel quale si era mai visto più di tanto.
    Tra una chiacchiera e un’altra direi che abbiamo abbastanza pesce per uno spuntino per gli ufficiali.- sorrise concludendo con una leggera pacca sulle spalle del Bar Emmon.
    Stavolta ho davvero esagerato, qualche uccelletto penso avesse anche provato a mettermi fretta...
     
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    Condottiero

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    Una libera leggera e molto piacevole da leggere! Complimenti!

    IL DUCA DI PLEXIGLASS Ottieni:

    Affinità: + 3 Affinità Eivor Bar Emmon
    + 1 punto Albero Qualità

    ASCALON Ottieni:

    Affinità: + 3 Affinità Vicare Vorys
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