Libera Shea

Libera da spendere per il bollino "senso del bello"

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    Condottiero

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    Capitolo uno: la ragazza con i piedi scalzi



    Cala lentamente il silenzio.
    Le fiammelle tremolanti delle candele si spengono liberando un fumo leggero nell'aria.
    Dal pubblico si sente un colpo di tosse.
    <<Shhhh...>>
    L'attesa incrementa l'atmosfera, estranea dal presente, allontana dal vero, libera le menti e le prepara ad immedesimarsi nel racconto.
    Cos'è reale e cos'è finzione?
    Tutti fremono, oramai il silenzio è totale.
    Una musica leggera sibila dalle ultime fila, tamburelli che ricalcano il battito di un cuore dapprima placido e poi sempre più frenetico.
    Bum bum - bum bum - bum bum bum - bum bumb bum bum bum -
    Silenzio.
    Trattengono il fiato.
    Ed il sipario si apre.

    Una ragazza appare al centro del palco. E' seduta su uno sgabello e canticchia a labbra chiuse una melodia triste. Con le dita pettina i capelli, ha la testa piegata di lato e lo sguardo vuoto. Sembra malinconica, ma la penombra della sala nasconde parte del suo volto.
    D'improvviso ride. E' un suono che sfiora le orecchie come lo scroscio d'un rivolo d'acqua limpida e cristallina, eppure... eppure non ride nessuno.
    Incrementa l'inquietudine.
    Una singola lacrima le scorre sula guancia e le bagna le punte delle dita.

    <<V'era un tempo in cui Rona correva libera per le strade.
    Aveva i piedi scalzi ed il sorriso sulle labbra.
    Molti credevano che fosse folle, uno "spirito libero" che al posto dei sandali portava le ali della sua stessa fantasia. Aveva visitato luoghi magaci e meravigliosi, navigando per mari assieme ai pirati, girovagando nel labirinto al tempo dei costruttori, visto i draghi incendiare intere città, banchettato con i ricchi e pianto con i poveri.
    Rona era bella, di quella bellezza che ti faceva impazzire. Non reagiva mai nel modo in cui era consueto, aveva un talento per sorprendere chi incrociava il suo cammino. Più di una volta era stata vista ingurgitare liquore con i più duri dei marinai e riportarli in spalla ai loro letti, ballare sui tavoli al ritmo di musica dei menestrelli incantando le folle ed incendiando l'atmosfera. La desideravano tutti ma nessuno poteva averla, perché Rona era come un bel sogno: al mattino svaniva lasciandoti con l'amaro in bocca ed un dubbio esistenziale... era stata soltanto l'immaginazione?
    >>


    Si alza di scatto dallo sgabello, è di fronte al pubblico.
    Un raggio di luce le illumina il volto, la sua espressione è cambiata così improvvisamente che ti chiedi se ci fosse mai effettivamente stata la malinconia. E' un'altra lacrima quella che le solca il viso?
    Inarca leggermente un sopracciglio, ha le labbra umide e socchiuse.
    E' sensuale mentre cammina lentamente verso i tavoli.



    <<Marinaio.>> ti sussurra all'orecchio.


    Poggia il piede sullo sgabello avvicinando la coscia al petto. Tiene la gonna tra le mani e la fa volteggiare a ritmo di musica.
    Ammicca.
    Inizia a muovere i fianchi.
    Prende il tuo bicchiere e ne beve un sorso prima di calciarlo via e salire sul tavolo.
    La folla è in delirio, la incita mentre ad occhi chiusi volteggia sulle note della canzone.
    Ti poggia la punta del piede sulla fronte, è scalza.



    <<Ci fu un uomo che provò un giorno a catturarla. "La voglio tutta per me" furono le sua avide parole "quella bellezza in carne ed ossa. Voglio godere di quel viso delicato e di quell'animo così puro, voglio la sua giovinezza e la sua spensierata fantasia" gridò al mondo stringendo forte i pugni.
    Così Rona fu messa in catene.
    >>



    Fa una piroetta e cade sul tavolo. La mani tremanti che afferranno il legno, il corpo inerme ed il volto premuto sulla superficie ruvida. Una cascata di capelli castani le fa da coperta.
    La sala trattiene il fiato. Gli occhi sono sgranati, le bocche spalancate in un muto grido d'orrore. Allunghi la mano per controllare che vada tutto bene quando-
    Alza la testa di scatto.
    Adesso i suoi occhi sembrano nubi in tempesta. Lacrime amare come il veleno accompagnano singhiozzi strazianti e piovono copiose a terra. Le sue spalle tremano mentre le guance si arrossano per lo sforzo di darsi un contegno, eppure non distoglie lo sguardo. Non si vergogna del suo pianto, ti osserva dentro e ti trasmette quella frustrazione che le mangia l'anima. E' disperata.

    <<La sua bellezza iniziò pian piano a svanire. Nessuna ruga le solcava il volto, il suo corpo rimase tonico e piacevole, i suoi sorrisi luminosi ed i piedi ancora scalzi... ma qualcosa di fondamentare si era rotto.
    E quando Rona ballava sulle note di una canzone allegra, i suoi movimenti esembravano delle caricature.
    >>


    Si esibisce nella parodia di una danza. Adesso sorride e piange, piange e sorride, singhiozza, urla.

    <<Perché?
    Perché dovete sempre rovinare tutto?
    Vedete qualcosa di bello e deve essere vostro. Ma cos'è la bellezza per voi?
    Per Rona era la libertà e con le vostre avide mani gliel'avete rubata!
    >>



    Fa gli ultimi movimenti strazianti.
    Adesso è sgraziata, grottesca, quasi spaventosa.
    Si ferma, cessa la musica, il silenzio è assordante.

    <<E pensare che era scalza perché non aveva i soldi per comprarsi dei sandali.>>



    Ride, ride a crepapelle.


    Il sipario si chiude.


    Lo so che è strana ma ho cercato di inscenare uno spettacolo teatrale.
     
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