Lord
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Ausel Lydden "parlato"
Ausel Lydden pensato
Stalliere "parlato"
Livello: 28
P.E. base:
Tratto educativo: Studioso
Contro-tratto: Impudente
N° parole: 1208
Per quanto tempo era rimasto a fissare quei cavalli e, soprattutto, quello stallone che gli aveva tanto ricordato Killian? I suoi pensieri stavano divagando pensando al cavallo da guerra che era stato suo per … beh. Quel cavallo occupava un box nelle stalle di Deep Den da tantissimo tempo, da quando era nato e suo padre lo aveva affidato alle cure dello stalliere facendolo diventare un esemplare magnifico. Solo dopo la morte del genitore quel cavallo era stato suo di diritto. Aveva accompagnato il genitore in alcune spedizioni diplomatiche e … come stava diventando consuetudine, tutto ciò che toccava o passava per le sue mani, faceva una brutta fine. Anche Killian non aveva subito un destino migliore. Dopo averlo accompagnato ad Approdo del Re e di lì su quella nave diretta a Pentos … aveva perso ogni sua traccia. In realtà Ausel sperava di morire in quella tempesta. Si era impegnato tanto per lasciarsi andare all’abbraccio delle onde fredde e assassine del Mare Stretto, ma qualcuno aveva deciso che non era ancora giunta la sua ora.
Si accorse poco dell’omaccione che uscì per intimargli di allontanarsi. Restò lì a fissare il cavallo e quando l’uomo si palesò nuovamente facendo capolino, il Tasso era ancora lì. Qualcosa turbava l’uomo che lo stava fissando con fare interrogativo e farfugliando qualcosa. Tra quelle parole sottovoce il ragazzo riuscì a cogliere poche sfumature di ciò che realmente avrebbe voluto dire lo stalliere. Alla fine, come cercando di trovare una soluzione a un doppio problema, si espose facendo una strana richiesta al ragazzo.
Non che Ausel cercasse un lavoro in quel momento, ma … perché no? Alla fine avrebbe potuto stare vicino a dei cavalli nuovamente. Se il solo vederli aveva fatto ripensare a Killian, lo stargli vicino quali ricordi o sensazioni avrebbe rievocato?
Il Lydden disse solo un semplice "Grazie" nella lingua di Myr. Ormai stava diventando la sua lingua dovendo comunicare più con quell’idioma piuttosto che con la sua lingua madre.
Sorrise all’omone e lo oltrepassò notando che lo stalliere zoppicava un po’.
"Come posso aiutarla?"
Lo stalliere lo osservò studiandolo. Dopotutto non era il suo assistente o aiutante, quindi non sapeva quali erano i compiti quotidiani da svolgere e quale fossero le sue mansioni rispetto a quelle dello stalliere.
"Niente di troppo pericoloso. Dai da mangiare ai cavalli e non avvicinarti mai di spalle se non vuoi beccarti un calcio dritto nei denti e finire ammazzato."
Quella regola la conosceva già. Mai avvicinarsi a un cavallo di spalle e farlo sempre ponendosi in bella vista osservando le reazioni dell’animale. Entrare nel suo raggio d’azione solo se l’animale lo avesse voluto e mai accarezzarlo se l’animale non voleva o si poteva perdere una mano. I denti dei cavalli erano ben affilati.
"La forca è vicino alla porta. Prendi il fieno con la forca, gettalo oltre la staccionata e passa al cavallo successivo. Non ti conoscono ed è meglio non rischiare, non trovi?"
Detto questo, lo stalliere si allontanò avvicinandosi alla forca posta vicino alla porta delle stalle e gettando uno sguardo oltre per vedere se l’assistente stava arrivando … in ritardo. Non c’era nessuno all’orizzonte e altre imprecazioni uscirono dalla bocca dell’uomo.
Ausel non fece altro che ciò che gli aveva comandato lo stalliere. Prese la forca e iniziò a infilzare i poliedri di fieno posti ai lati della stalla. Ne infilzò uno e si avvicinò, con quel carico, verso una delle staccionate che separavano il cavallo e il suo abitacolo dall’ambiente della stalla. Ricordava ancora quando a Deep Den dava da mangiare a Killian e agli altri cavalli delle stalle. Come si chiamava lo stalliere? Ora che ci pensava non lo aveva mai chiamato per nome, ma solo “stalliere”. Era stato lui ad insegnargli come accudire il suo cavallo, come strigliarlo, dargli da mangiare e sellarlo. Quel gesto che non faceva da diverse lune, gli venne così naturale. Si ritrovò a sorridere senza saperne il motivo. Scaricò la piccola balla di fieno oltre la staccionata e si diresse nuovamente ai lati della stalla per ripetere il gesto una seconda volta passando al cavallo successivo.
Quel compito semplice non sembrava creare danni all’interno della stalla. I cavalli, non abituati alla presenza e all’odore di Ausel, nitrivano al suo avvicinarsi, ma la staccionata proteggevano il ragazzo e i cavalli da un contatto più ravvicinato. Visto ciò lo stalliere uscì dalle stalle per andare alla ricerca del suo assistente. Nel mentre il Lydden continuò con quel compito dando da mangiare ai vari cavalli. Dopo un tentennamento iniziale, gli animali iniziarono a brucare ciò che il ragazzo gli aveva offerto. Non era differente da ciò che avevano mangiato il girono prima, era solo una mano diversa quella che gliela porgeva. Solo lo stallone che aveva osservato dall’inizio si era rifiutato di mangiare. Stava osservando il ragazzo e ogni volta che egli si avvicinava un po’ troppo allo steccato, nitriva e si alzava sulle zampe posteriori per poi battere a terra quelle anteriori a mo’ di avvertimento.
Per evitare di innervosire gli altri cavalli che alzavano il capo e si agitavano ogni volta che lo stallone faceva quei gesti, il Tasso decise di non avvicinarsi oltre alo stallone. Era chiaro che la sua presenza non era gradita.
Tra i vari cavalli, ad eccezione dello stallone ben tenuto, vi erano anche altri cavalli che affascinarono il ragazzo. Alcuni avevano bisogno di una pettinata mentre altri avevano bisogno di una lavata o della pulizia dei ferri. Sembrava che i vari cavalli avessero ognuno un giorno dedicato dove veniva fatta loro una cura specifica.
Non essendoci lo stalliere, era ancora fuori a cercare l’aiutante, Ausel si avvicinò a uno degli abitacoli osservandone il cavallo, o meglio la cavalla, al suo interno. Questa aveva bisogno di una pettinata e … perché no? Lo aveva già fatto e poteva essere un aiuto gradito più dall’animale che dallo stalliere stesso.
Dopo averla osservata per un po’ mentre mangiava, il ragazzo mostrò gli oggetti dedicati alla toeletta dei crini e del pelo ponendoli in vista. La cavalla indietreggiò all’inizio per poi scalpitare impaziente. Si avvicinò alla staccionata nitrendo e indietreggiando lasciando spazio al ragazzo per accedere all’abitacolo. Ausel aprì le barriere di legno per entrare nel box. La cavalla mosse una zampa anteriore per poi muovere a destra e a sinistra la coda. Il Lydden attese un segnale da parte della cavalla. Immaginava che quegli animali erano abituati a una certa routine e quando la cavalla chinò il capo come per farsi spazzolare, il ragazzo si avvicinò.
Iniziò delicatamente spazzolandole il pelo prima sul collo dedicando diverso tempo prima di passare alle spalle e ai fianchi. Con quella sorta di pettine iniziò a sciogliere i nodi presenti tra i crini della coda e della testa. Ci mise un po’ e non si accorse dell’arrivo dello stalliere che lo ritrovò non dove lo aveva lasciato, ma all’interno dell’abitacolo intento ad accudire la cavalla spazzolandole il pelo e sciogliendo i nodi dei crini. In un primo momento doveva essersi agitato non vedendolo e notando l’abitacolo della cavalla aperto. Quando lo aveva trovato al suo interno intento ad accudire l’animale doveva aver pensato che fosse uno sprovveduto.
In tutto ciò, la cavalla sembrava apprezzare, o almeno essere contenta di non essere stata dimenticata quel giorno.
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