Shea

Camuffamento

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    Condottiero

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    Il Kraken era, tra le altre cose, un luogo di condivisione.
    Considerato la "bettola meno bettola" della città, vantava la presenza di un gran numero di personaggi. Alcuni erano volti conosciuti dalla popolazione locale, altri invece erano marinai di passaggio provenienti da posti lontani e spesso impazienti di condividere le loro storie. V'era chi lo frequentava per i fiumi di liquore che straripavano dalle botti, per le donne in grado di addolcire le nottate di solitudine, per la musica che scaldava corpo e anima e poi v'era chi andava alla ricerca di quei sussurri dalla capacità di distruggere o consolidare il debole gioco di potere che si svolgeva per le strade della città. Per questo il Kraken era il luogo preferito soprattutto di chi aveva pessime intenzioni.

    Si presentava come ogni altra locanda dell'isola: in legno, logora ed anche un po' lugubre.
    Shea ne osservò l'esterno con scetticismo mentre tra le mani teneva una moneta e con abilità la faceva roteare tra le dita. Quel movimento ipnotico era in grado di ingannare l'occhio di chi l'osservava al punto che la moneta, che si muoveva sopra e sotto alle nocche, sembrava sparire e riapparire come per magia. Con la testa piegata di lato, chiuse gli occhi. Nonostante si trovasse ad una decina di metri dalla soglia della locanda riuscì a sentire con estrema chiarezza le risa sguaiate della clientela, il tutto accompagnato dalle atroci note musicali di un qualche strimpellatore ubriaco.

    <<Ay marinaio...>>

    Una docile voce femminile, suadente al punto giusto, la risvegliò di soprassalto. Spalancò di colpo gli occhi aggiustando la postura e, con un lieve balbettio, rispose senza riflettere.

    <<I-io?>>



    La cortigiana aggrottò le sopracciglia al suono cristallino di quella voce e guardò Shea - o meglio, il marinaio - con più attenzione. Era possibile che avesse visto male? La voce sembrava femmiline, eppure i vestiti...

    <<Chi altro sennò?>>



    Scrutò le vicinanze sempre più confusa e, quando appurò che non c'era effettivamente nessun altro, si avvicinò di un passo per poterlo osservare meglio. Fu proprio quando stava novamente per aprir bocca che Shea sembrò finalmente uscire da quella sorta di paralisi cerebrale indotta dall'esser stata colta di sorpresa. Tossì un paio di volte per schiarire la voce, poi avvicinò il mento al petto così da chiudere un po' la gola e, con il tono più mascolino che riuscivì ad evocare, colmò la distanza che le separava con una falcata decisa e le mise una mano sul fianco.

    <<Chiedo perdono mia signora, la tua bellezza mi ha momentaneamente tolto sia il fiato che la ragione.>>



    La ragazza arrossì e si esibì in una risata frivola.

    <<Perché non entriamo e mi fai vedere meglio la tua, di bellezza?>>



    La scena seguente sembrò svolgersi a rallentatore. La pallida mano della cortigiana cominciò ad allungarsi verso il cappuccio che copriva meticolosamente il volto di Shea. Per qualche attimo di panico rimase pietrificata ad osservare i peggiori scenari passarle dinnanzi agli occhi. Sarebbe stata scoperta, la missione fallita ed il giorno dopo probabilmente il suo corpo sarebbe stato riesumato faccia a terra in mare.
    Restò immobile un po' troppo a lungo...
    Ma fu questione di un istante e, grazie ad un misto di riflessi e fortuna, riuscì ad afferrare il braccio della fanciulla a pochissimi centimetri dal suo volto. Rilasciò un sospiro di sollievo e strinse i denti maledicendo sé stessa e la sua capacità di infilarsi sempre in situazioni tanto... peculiari.

    Qualche ora prima...

    Jaqq'r le aveva dato istruzioni precise: "Va' al Kraken e travestiti da marinaio. Sarà più facile avvicinare il soggetto e farlo parlare". L'arte del travestimento era un qualcosa di piuttosto familiare a Shea, dunque non era quella la parte della missione che più la preoccupava. Anche se era abituata ad interpretare ruoli durante gli spettacoli, non le era mai capitato di dover interagire con altri individui senza seguire un copione. Certo, qualche volta aveva dovuto improvvisare, ma era molto diverso avere in mente una scena ed arricchirla con qualche tocco personale dal dover interpretare un personaggio "reale" e raccogliere con esso informazioni utili.
    Decise di non pensarci troppo, per adesso la cosa più importante era concentrarsi sul travestimento.

    Aveva dato fuoco ad un ciocco di legno in modo tale da ottenere del carbone, cercato per le strade un po' di terriccio ed aveva infine recuperato qualche abito maschile un trasandato.
    La prima cosa che fece fu utilizzare il pigmento nero del carbone per ispessire le sopracciglia e renderne la forma meno arcuata. Prendendo poi un po' di terriccio iniziò ad applicarlo sul volto in modo tale da scolpirne al meglio la struttura. L'obiettivo era quello di rendere il mento più squadrato, gli zigomi più alti e le guance più scavate in modo tale da ingannare l'occhio con delle ombreggiature che ricordassero i tratti più convenzionalmente maschili. Stessa cosa fece con il collo ed andò ad accentuare il pomo d'adamo. Con della farina invece andò ad illuminare e schiarire altre zone del volto: le labbra per renderle più sottili e meno definite, i lati del mento per metterlo ancora più in risalto ed ancora una volta sul centro del pomo d'adamo. Prese poi un paio di forbici ed iniziò a spuntare i capelli in modo tale da averne una qualntità sufficiente per ricreare dei baffi e, una volta soddisfatta, non fece altro che incollarli sotto al naso grazie all'azione dell'albume d'uovo; per la mascella invece si limitò ad ombreggiare lievemente con il carbone così da ricreare soltanto un'ombra di barba.
    Finito il trucco legò i capelli sulla nuca ed avvolse la testa all'interno di un turbante.



    Schiarì nuovamente la gola ed accarezzò con tenerezza la guancia della cortigiana.

    <<Mi dispiace bellezza, ma stasera ho da fare.>>



    Senza attendere risposta si avviò a grosse falcate all'interno della locanda.
    La prima cosa che sentì fu il pungente odore di alcool misto a sudore maschile. Cercare di restare il più neutrale possibile con il volto si rivelò essere di per sé una sfida insormontabile, ma dopo aver preso qualche respiro profondo ed essersi abituata a quel nuovo aroma particolare, procedette all'interno fino a che non si ritrovò nei pressi del bancone. Dover interpretare un uomo richiese alcune modifiche che non si limitavano solamente ad aspetto fisico o voce ma anche al portamento ed il modo di camminare. Innanzi tutto Shea cercò di non far ondulare i fianchi ma di procedere un un'andatura un po' più ciondolante, incurvò lievemente le spalle in avanti in modo tale da risultare un po' più goffa e simultaneamente nascondere ancor meglio il seno e tenne le mani chiuse a pugno così da mostrare il meno possibile le sue dita più affusolate e femminili. Una volta giunta allo sgabello ordinò del vino con voce profonda e finse di sorseggiarlo mentre si guardava attorno alla ricerca dell'obiettivo.


    Add di camuffamento:
    Requisiti: Intrigo 8
    Ricompense: Spionaggio 1, 7 punti esperienza base + 5 bonus + 25% tratto spia + lunghezza (1127 parole)
     
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