Sors Inmanis

Semilibera Lotarq Xantheon

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    Dieci boccette di vetro piene fino a tre quarti d’inchiostro, quindici penne ben affilate, sette rotoli di pergamena, un libro completamente bianco che attendeva solo di essere consacrato dalla parola scritta. Tutto il necessario per prendere appunti era stato disposto ordinatamente sulla grande scrivania a ridosso della parete, quella con l’incavo da cui sbucava la testa in pietra del Capro Nero. Quattro candele rosse si ergevano sotto quel volto animalesco, ciascuna accesa con delicatezza da Lotarq al momento del suo ingresso nella stanza sotterranea. Solo dopo aver rischiarato il buio che regnava sotto il palazzo degli Xantheon con le candele votive erano stati accesi anche i candelabri, comunque insufficienti a scacciare del tutto le ombre.
    Al lato della scrivania vi erano degli strumenti di vario tipo; i più evidenti erano una sorta di imbuti metallici di varie dimensioni che risplendevano debolmente alla luce fioca delle fiamme. Alcuni contenitori in vetro spiccavano dietro agli imbuti, accompagnati da altri vasetti di ceramica e ciotole di argilla. Tutto questo era poggiato su un tavolo quadrangolare portato appositamente per predisporre l’attrezzatura contenitiva e quanto serviva a spillare il nettare che ben presto avrebbe riempito i contenitori. Su un’aperta borsa di cuoio arrotolabile sfilavano un pugnale di stagno (caro ricordo che Lotarq si era portato via dal campo di battaglia), forbici, lame corte e sottili, una sega un po’ data, una mannaia e delle possenti cesoie.
    Il giovane Xantheon osservò il tutto con grande cura per poi predisporre al meglio l’altare al centro della stanza. Tolse il consueto velo con cui soleva coprirlo, sarebbe stato inutile sporcarlo, tanto valeva rimuoverlo! Si fece inoltre portare qualche scodella che lasciò ai piedi della struttura, così da provare ad arginare eventuali perdite fuori controllo. Era d’altronde possibile, giacché per quanto avesse avuto esperienza di dissezione, non aveva mai eseguito vivisezioni e non aveva idea di quanto sangue sarebbe fuoriuscito tagliando una parte piuttosto che un’altra.

    Quando tutto fu pronto si presentò dalla famiglia per la cena; mangiò con moderazione e si limitò a consumare acqua. Da tempo aveva smesso di bere liquidi alcolici e anche la sua dieta si era fatta frugale, inoltre non voleva sentirsi appesantito durante i riti che lo attendevano e le lunghe ore di studio.
    Attese con pazienza che la cena fosse conclusa, conversando come se nulla dovesse accadere e solo quando ciascuno ebbe finito fece la sua mossa.

    << Padre, questa notte vorrei dedicarmi allo studio delle benedizioni concessemi dal Capro Nero. Se vi compiace, necessito di alcuni materiali: uno schiavo anziano e sapiente, due giovani schiavi in salute di sesso opposto, uno schiavo bambino di circa cinque anni e uno schiavo soldato. Oltre a questo, ho necessità di un pollo vivo. Ovviamente sarà mia premura compensare la perdita di questi beni di famiglia, qualsiasi sia il loro prezzo. >>

    Non diede ulteriori spiegazioni, d’altronde non erano necessarie; i riti occulti privati erano una pratica portata avanti da secoli a Qohor, anche se era qualcosa di cui non si parlava pressoché mai, soprattutto a qualcuno di esterno alla famiglia o alla cerchia di fiducia dei praticanti.

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    Lotarq Xantheon • 22 Novembre 285 • Casa Xantheon • Qohor
    Lotarq poté notare come il volto del padre si accigliò un minimo per la sua varia ed ampia richiesta di schiavi. Tuttavia non gli negò nulla, né fu particolarmente inquisitorio sulla faccenda: in fondo qualunque approccio del figlio nei confronti del culto del Capro Nero non poteva che essere lodato. Finita quindi la sua frugale cena, avrebbe avuto tutto il tempo di dirigersi verso la stanza che aveva preparato per la serata.

    "Signore, abbiamo ciò che avete richiesto."

    Il bussare alla porta giunse dopo quasi un'ora di attesa. Evidentemente le precise caratteristiche richieste dallo Xantheon non dovevano essere state favorevoli per una ricerca immediata. Perlomeno pareva che il tempo trascorso fosse valso la pena. Ad aver richiamato la sua attenzione era stata una guardia della famiglia che, una volta ricevuto il permesso per entrare, si sarebbe fatto avanti, seguito immediatamente da un piccolo gruppo di persone. Vi era un vecchio con barba e capelli grigi e folti che inizialmente aveva un'aria confusa, ma non appena vide tutto ciò che Lotarq aveva preparato il suo volto si tinse di sincera preoccupazione. A seguirlo vi era una donna dai capelli castani e un uomo completamente rasato; non dovevano avere più di trent'anni. Sembravano già intimoriti dal primo momento in cui avevano messo piede in quella stanza, anche se non quanto il bambino che si nascondeva dietro le loro gambe. A chiudere quel variegato gruppetto vi era poi un altro guardia che con una mano teneva per le ali un semplice pollo, che non pareva fare molte storie.

    "Desiderate altro? Dovremmo restare con voi o lasciarvi solo?"

    Gli schiavi erano legati con catene sia alla mani che alle gambe, e uno di loro era un moccioso che neanche gli arrivava al ginocchio. Era comunque sicuro restare da solo con loro, considerato ciò che stava per accadere? D'altro canto si poteva davvero raggiungere un contatto con il Capro con un pubblico?



    Edited by Numar - 18/12/2023, 00:29
     
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    LOTARQ XANTHEON • 22 NOVEMBRE 285 • CASA XANTHEON • QOHOR


    Il vecchio Xantheon seppur non troppo entusiasta scelse di accontentare Lotarq, il quale ne fu ben lieto. Andrò nella sala sotterranea ad attendere quanto gli era stato promesso e a meditare sul da farsi. Non aveva mai praticato la magia del sangue senza la supervisione della maegi, e durante quella notte benedetta dall’arrivo dei demoni molte cose avevano preso una piega contorta. Un brivido gli corse lungo la schiena facendolo tremare per un istante, un barlume di volatile consapevolezza, ma sufficiente a fargli comprendere qualcosa di cui non era del tutto certo. Aveva paura.
    Ricordava le loro fisionomie avvolte nelle tenebre più nere, le voci come un coro di agnelli al macello e la volontà incrollabile di chi non conosce la mortalità. Ricordava anche il nome di colui che per primo aveva visto, il demone della conoscenza, colui che assieme a Katherya gli aveva concesso di acquisire alcuni dei doni che solo il Capro Nero poteva elargire. Quell’essere non abbandonava mai i suoi pensieri, era come un’ossessione, anzi, lo era a tutti gli effetti! Lui così come la magia del sangue. Come si poteva resistere al richiamo di quel genere di potere? Esercitare la vita e la morte al pari di una divinità era una tentazione fin troppo suadente per chiunque, anche se Lotarq non la viveva come una mera questione di ascensione al divino. La sua brama era ben diversa: non desiderava ergersi al pari del Capro Nero, quella era un’idea tanto ridicola quanto blasfema! Il suo unico desiderio era quello di comprendere, di apprendere, di inebriarsi della conoscenza occulta che tanto era temuta dalla maggior parte degli uomini.

    Quasi non udì la guardia chiedere di poter entrare quando giunse col suo materiale da ricerca; senza troppo scomporsi Lotarq li fece accomodare concedendogli il permesso di procedere. Quelli che avevano trovato erano soggetti in buono stato e affini alle richieste esplicitate, utili per ciò che doveva essere fatto!

    Il primo ad attirare l’attenzione del rosso fu il vecchio schiavo; non sembrava completamente lucido, i suoi occhi erano vacui e la sua espressione quasi assente, ma parve decisamente rinsavirsi quando comprese il motivo della sua presenza in quella stanza. Non era il primo schiavo di quell’età che vedeva, in molti erano passati sotto ai suoi occhi sia a palazzo che nel mercato: non erano in molti ad acquistarli, dato che la loro vita aveva ben poco valore. Gli unici schiavi anziani che valesse la pena comprare erano i sapienti! Non era facile trovarne, ma non si poteva certo dire che ve ne fosse penuria; tutto dipendeva dal ramo di conoscenza a cui si voleva accedere mediante qui mucchi di ossa a pagamento. Da sempre Lotarq desiderava per sé uno schiavo dell’est, magari di Yi Ti o dell’isola di Leng, qualcuno che potesse narrargli le molte leggende di quelle terre e insegnargli la lingua. Se solo quel vecchio fosse stato più orientale avrebbe avuto salva la vita, ma per sua sfortuna la sorte gli era stata avversa.
    L’uomo e la donna lo incuriosirono ben poco, ai suoi occhi erano solo schiavi come tanti altri.

    Il bambino invece… guardando quei suoi ricci e gli occhi vispi Lotarq sentì il cuore stringersi.

    Non si sarebbe mai immaginato di provare una simile sensazione, non dopo aver ucciso un bambino al Tempio. Nella sua testa però le due azioni, quella svolta nella notte con la maegi e quella che doveva ancora essere compiuta, erano separate da alcune differenze assai nette. Nel primo caso, un bambino era stato strappato alla vita perché la maegi potesse vivere, e che peso poteva avere la vita di un misero schiavo a confronto di quella della suprema eletta del Capro Nero?
    Il bambino ancora vivo che Lotarq si trovava davanti invece non serviva a salvare qualcuno, non sarebbe morto al fine di ridare la vita… era un agnello sull’altare della conoscenza.

    Lotarq si maledisse per quella debolezza, per quella pietà che gli aveva inaspettatamente colto l’animo. Ma non poteva fermarsi, non ora che era finalmente giunto a poter iniziare il suo viaggio tra gli alti misteri.

    << Lega il pollo all’altare, usa pure la corda che vi è sopra. Degli altri non ho bisogno, che aspettino fuori con voi… tranne lui. >> disse indicando l’anziano << Tu sarai il mio testimone propiziatorio: come ti chiami? >>

    Mentre il pollo veniva condotto al patibolo e gli schiavi fuori, Lotarq si avvicinò alla guardia che scortava il vecchio << Legalo alla sedia che ho posto dinnanzi all’altare, deve aver modo di osservare tutto, ma senza che possa scappare. >>

    Attese con pazienza che il tutto fosse disposto secondo sue indicazioni; una volta completata la fase preliminare avrebbe ordinato alle guardie di lasciarlo solo con il pollo e l’anziano.
     
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    Lotarq Xantheon • 22 Novembre 285 • Casa Xantheon • Qohor
    Senza porre alcuna domanda, la guardia che stringeva il pollo andò a legare l'animale dove gli era stato indicato. Il vecchio invece quando fu interpellato dal padrone ebbe un generale tremolio.

    "Io... io... Horan, padrone."

    La minima calma che aveva riacquistato per fornirgli quella risposta svanì nell'istante in cui Lotarq ordinò alle guardie di legarlo. Non sapeva nei dettagli cosa stava per succedere, ma dubitava che avrebbe lasciato quella stanza.

    "Aspettate! ASPETTATE!"

    Probabilmente per la prima volta in vita sua provò a ribellarsi, ma le sue forze non furono certamente abbastanza per contrastare le guardie. Fu quindi trascinato con relativa facilità alla sedia e legato, secondo le indicazioni dello Xantheon. Prima che la porta fosse chiusa del tutto, il nobile avrebbe potuto notare come il timore che prima possedeva solo il vecchio si era espanso al resto degli schiavi.
    Finalmente era solo con la sua vittima, materiale, assistente? I suoi studi potevano cominciare...

     
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    Da dove cominciare?



    La domanda pulsava insistentemente nella mente di Lotarq. Da dove si inizia a impugnare una spada composta solo dalla lama? Gli alti misteri non erano un gioco, come non lo era invocare i demoni: ogni azione errata poteva costargli parecchio. La sua mente sarebbe potuta crollare in mille pezzi, com’era successo più e più volte con la maegi. Certo, quella volta era riuscito a riprendersi, ma non senza faticare a lungo per metabolizzare quanto gli era accaduto.

    << Horan… mio primo testimone... >>

    Da dove cominciare?



    Poteva quasi sentire il sangue nel corpo del vecchio: scorreva e fluiva, pompava nel petto e s’infiltrava in ogni lembo di carne. La vita era lo strumento delle arti occulte per eccellenza, era il massimo sacrificio e il più eccelso dei banchetti per gli esseri divini.

    << Molti anni hanno tramutato la tua barba in un cespuglio bianco. Il tuo viso è segnato dalle rughe come la roccia secolare erosa dalle piogge… e i tuoi occhi… chissà quante cose hai visto. >>

    Il volto dello Xantheon era serio, lo sguardo perso in profondità insondabili. Camminando lentamente si portò in direzione del vecchio andandosi a posizionare dietro la sua sedia.

    << Sarei bramoso di apprendere da ciò che sai, di interrogarti a lungo, di conoscere il tuo passato, presente e futuro… si potrebbe dire che desidero conoscere ogni cosa della tua vita. >>

    In quella carne vetusta c’era un sapere che andava oltre i pochi anni di vita del ragazzo, diverso dal suo, forse per alcuni banale, ma era pur sempre una conoscenza faticosamente accumulata. Come altro si potrebbero intendere le esperienze di un’intera vita? C’erano saggi e studiosi che timorosi di perdere anche solo un istante dei propri ricordi componevano diari, scrivevano libri sui propri trascorsi o ne tramandavano il ricordo ai propri allievi. Con amarezza ci si lascia sfuggire gli insegnamenti della vita poiché essi sono irripetibili nella loro complessità e ciascuno ha valore di per sé. Anche compiendo la stessa azione mille volte, il risultato non sarà mai perfettamente uguale, anche vivendo di anno in anno la stessa quotidianità ogni giorno presenta prospettive nuove e inimmaginabili, anche quando si sceglie di non coglierle e passare oltre.

    << Ma la tua vita non mi appartiene. >> Lotarq prese il pugnale che portava sempre con sé e con la mano libera tirò all'indietro la testa del vecchio. Come Horan si trovò a guarda il soffitto la lama del nobile si aprì la strada nella sua carne sperando due lembi nettamente e spalancando i segreti recessi sanguigni dello schiavo. Il fluido rosso ne uscì con forza, spingendo e scalpitando per abbandonare quella prigione in cui era rimasto bloccato troppo a lungo. Lotarq cercò di muoversi più rapidamente possibile: si girò verso il tavolo ove aveva preparato tutto l'occorrente e preso un imbuto ed un barattolo; provò a posizionare il primo in corrispondenza della ferita e il contenitore subito sotto così da potervici depositare più sangue possibile. Fu molto più difficile del previsto! Il vecchio si dimenava con spasmi convulsi e più volte Lotarq dovette usare il proprio copro come barriera per evitare che la sedia cadesse trascinando con sé il sacrificio. Quando finalmente la vita dell'uomo parve essersi consumata il giovane mise da parte il barattolo e si dedicò alla preparazione del corpo.

    Posizionò la testa in avanti assicurandosi che gli occhi vitrei fissassero l'altare, aiutandosi col pugnale aprì la veste lordata di sangue esponendone il petto, una tela già di rosso pennellata ma ancora in attesa dell'artista. Cercando di ricordare al meglio i sacri simboli riportati nel testi sacri Lotarq incise il costato e il plesso solare dell'anziano recitando parole in alto valyriano << Adagnitio, emissario del Maestro Oscuro, patrono delle conoscenze proibite, possa questa vittima essere il tuo tramite, possano i suoi occhi rivelarti il mio operato >> quand'ebbe finito di incidere quello che era ormai un cadavere si mise dinnanzi alla sedia con lo sguardo rivolto al soffitto e la lama sopra la testa << Anche stanotte offro a te il mio sangue a suggello del patto di fede tra me e il Capro Nero >> si liberò un avambraccio dagli abiti e con metodica precisione lo incise infliggendosi una ferita sufficiente a far sgorgare alcune gocce di sangue: così facendo pose l'arto in corrispondenza del volto dell'anziano e vi lasciò cadere qualche lacrima purpurea. << Guida la mia mano, apri la mia mente, accogli la mia anima. Possa il Capro Nero benedire la mia ricerca della conoscenza! >>

    Non sapeva se il demone si sarebbe manifestato, ma ad ogni modo l'offerta era stata compiuta e gli studi potevano avere inizio!

    Il primo esperimento era piuttosto semplice: si avvicinò al pollo legato all'altare, aiutandosi con l'acqua e uno stracciò pulito lucidò il pugnale in modo che ogni traccia del sangue dell'anziano svanisse. Quando la lama di stagno tornò a brillare alla luce delle candele, il rosso la usò per trafiggere il pennuto, non mortalmente, ma quanto bastava per prelevare qualche goccia di sangue e berla.

    Provò a concentrarsi invocando il potere che gli concedeva di vedere il futuro: voleva capire se quella magia poteva essere usata anche sugli animali.

    Edited by Blatros - 15/1/2024, 21:05
     
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    Lotarq Xantheon • 22 Novembre 285 • Casa Xantheon • Qohor
    Le parole di Lotarq risuonarono con forza nella stanza, accompagnate dai suoni strozzati del vecchio. Nessuna risposta però giunse in risposta alla sua chiamata. Si mosse quindi verso il pollo appeso, il primo vero soggetto dei suoi studi di quella serata. Alle sue spalle nel frattempo gli spasmi disperati di Horan si spensero pian piano, i piedi che strisciavano scompostamente contro il pavimento prima di fermarsi del tutto. L'animale invece non fu altrettanto silenzioso e quando la lama gli penetrò la carne cominciò a starnazzare con forza, cercando anche di liberarsi dalle sue costrizioni.
    Quando le gocce di sangue gli toccarono la lingua tuttavia nulla accadde. Lotarq restò in attesa, eppure nessuna visione comparve di fronte ai suoi occhi. Tuttavia i versi del pollo erano cessati: posando lo sguardo avrebbe potuto vederlo pendere, immobile. Defunto. Eppure era stato attento con la lama...
    Un forte sfrigolio alle sue spalle. Il sangue che era fuoriuscito dal vecchio aveva cominciato a bollire contro la dura pietra del pavimento, innalzandosi nell'aria in un malsano fumo rossastro. Quel vapore andò a confluire dietro ad Horan ricreando una sagoma dagli occhi giallastri che lo Xantheon aveva già visto una volta.

    "PoTeRi DiViNi... cOmE DiLeTtO... OfFeSa."

    La voce proveniva dal cadavere, ma ricordava solo in parte quella che possedeva da vivo. Pareva quasi simili al suono di una lama che strisciava contro la pietra.

     
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    Il pollo non ebbe la decenza di morire con la stessa grazia del vecchio Horan: starnazzò e si agitò tanto che lo sbattere d’ali sovrastò in rumorosità i versi animaleschi. L’inesperienza di Lotarq non l’aveva certo aiutato a prepararsi al meglio, difatti si segnò mentalmente che in caso di nuovi esprimenti sul pollame era una buona idea procurarsi un cappuccio apposito o legare meglio il collo, magari quelle accortezze avrebbero ridotto il fracasso. Tra le piume che volavano nell’aria e i versi al rosso ci volle un po’ per concentrarsi.
    Con calma cercò di focalizzare la propria mente: tornò con la memoria alla visione della Congrega delle Ombre, al suo corpo nudo e martoriato, alla maegi morente, alla sensazione che dava muoversi in quella visione. Un futuro possibile ma non certo, stando alla maegi: quella constatazione significava che era sì possibile prevedere il destino degli esseri viventi, ma allo stesso tempo nessun fato era scritto nella pietra. Solo il Capro Nero dato il tuo status divino aveva la possibilità di comprendere e prevedere gli eventi in tutta la loro interezza, ai mortali era dato comprendere solo una parte dei grandi disegni sotto gli occhi del Maestro Oscuro. Una benedizione per certo utile, potente, e come tutte le magie insidiosa: vedere il futuro senza essere certi di come scongiurarlo o farlo realizzare era come correre verso una fiaccola incerti se, una volta al traguardo, sarebbe divenuta un simbolo di vittoria da sorreggere o l’innesco di una grande pira che stava semplicemente attendendo alla fine della corsa.

    La goccia di sangue del pennuto toccò la lingua di Lotarq.

    Brevissimi istanti di niente, seguiti da più lunghi momenti di nulla… per qualche motivo ignoto nessuna visione era pervenuta. Il rosso guardò la lama insanguinata: i motivi potevano essere due, o non era possibile utilizzare quel potere sugli animali, o lui aveva sbagliato qualcosa. C’era ovviamente anche la possibilità che non fosse possibile vedere il futuro dei polli… d’altronde nulla era sicuro con gli alti misteri ed il loro funzionamento. Quel risultato implicava la necessità di ripetere il rituale, magari prima modificandolo ma usando lo stesso pollo, successivamente cambiando pollo, e poi cambiando del tutto animale, magari utilizzando un coniglio.
    Fu dopo quella rapida sequenza di riflessioni che Lotarq realizzò che era calato il silenzio. Stranito guardò il pollo: l’animale sembrava completamente privo di vita. Un senso di stranezza colse il giovane assolutamente convinto di non aver spinto la lama tanto in profondità. Che si fosse sbagliato? Magari preso dall’eccitazione del momento aveva inciso l'animale con eccessiva forza.

    Un rumore attirò d’improvviso la sua attenzione.

    Alle sue spalle, non lontano dall’altare, il sangue del vecchio schiavo si era radunato e stava ribollendo come fosse animato di vita propria. Lotarq si paralizzò: non riuscì neanche a riflettere sulla causa di quel fenomeno tanto improvvisa ed inaspettata fu la sua apparizione.

    Dall’ebollizione del sangue scaturì un fumo rossastro ormai familiare al giovane, che istantaneamente come fosse mosso da un riflesso condizionato si gettò in ginocchio abbassando il capo. Non era assolutamente sicuro di chi avesse richiamato, ma le immagini della danza dei demoni erano incise nella sua memoria, radicate indissolubilmente in ogni anfratto del suo essere. Per quanto fosse ormai vicino ai poteri divini concessi dal Capro Nero aveva ancora timore di quelle creature; come poteva essere diversamente? Si trattava di entità sovrannaturali dal potere e dalla natura incomprensibili, più vicine al divino che all’umano e come per tutte le pratiche legate agli alti misteri avere a che fare con loro rappresentava sempre un rischio. Allo stesso tempo però ne era assolutamente affascinato! Erano bellissimi i demoni, perfetti, la loro aura terrificante aveva qualcosa di inebriante che svegliava nel rosso una cupa passione.

    Lotarq alzò lo sguardo e, vedendo due fessure gialle in quella che sembrava una testa informe avvolta nella coltre oscura, riconobbe il suo patrono Adagnitio!

    La gioia per la riuscita invocazione durò però ben poco.

    Dal corpo senza vita di Horan provenne un rumore agghiacciante che fece accapponare la pelle del nobile; era come se artigli uncinati stessero torturando la nuda rocca graffiandola a tal punto da farla sanguinare, erano lamenti di dolore di mille infedeli massacrati da infanti, il pianto inconsolabile delle anime dilaniate… era la voce del demone! Le sue parole una severa condanna.

    Il giovane si paralizzò e fu immediatamente vittima del terrore. Il cuore gli salì alla gola battendo all’impazzata mente ogni pensiero logico sembrò infrangersi finendo in pezzi. Provò a parlare, ma inizialmente non uscì alcun suono e una paura ancora più grande si impossessò di lui: aveva forse offeso il Capro Nero?

    Forzandosi alzò il busto ma rimanendo in ginocchio, così da poter guardare il suo patrono senza perdere la posa di sottomissione che gli era dovuta.

    << No potente Adagnitio! Mai come diletto! Io desideravo comprendere, conoscere il dono oscuro in ogni sua parte: arrivare poter conoscere con familiarità la natura di ciò che il Capro Nero mi ha donato! >> la voce di Lotarq era colma di contrizione, sentiva di aver commesso un grave peccato seppur involontariamente. La vergogna e l’umiliazione non erano seconde alla paura, ed il tutto lo faceva sentire minuscolo e sporco come non si era mai sentito. Possibile che con la sua sete di conoscenza avesse offeso il Maestro Oscuro? Possibile che ciò che stava conducendo il quel sotterraneo fosse un atto blasfemo?

    << Io… >> no, non poteva essere! Non poteva aver offeso il suo signore e padrone! << Io… se ciò che ho commesso è contrario al Suo volere… >>

    “Ho davvero peccato? No no no no no no non può essere! No no no no no non posso averlo fatto! Non esercitando il suo dono! Che diavolo ho fatto? Come ho potuto essere così sciocco?”

    << Io… io chiedo perdono per la mia profonda ignoranza, non sono che un umile mortale alla ricerca della conoscenza del Maestro Oscuro. >> Lentamente Lotarq prese la lama ancora madida del sangue del pollo e, tremando leggermente, se la puntò alla gola << Ma se la mia ricerca della conoscenza ha arrecato offesa al Capro Nero, accetto qualunque punizione, divino Adagnitio! La mia vita, le mani, i miei occhi, la lingua, qualunque tributo dovrò offrire per lavare via questo disonore sarà versato! Qui e ora, senza esitazioni! >> Per quanto assurdo potesse sembrare, quello non era un bluff: l’idea di vivere con il disonore di aver offeso il Capro Nero senza poter espirarne la colpa era impensabile, qualunque cosa era ben accetta in confronto, persino la perdita di una parte del corpo!

    << E se sopravviverò al vostro verdetto, vi supplico, concedetemi di comprendere come proseguire la ricerca della conoscenza senza arrecare offesa al mio Signore e Padrone! Qualunque sia il prezzo, sono disposto a pagarlo! >>

    Parole 1125
    Nota per eventuali dubbi su tiri di inganno: la narrazione è veritiera, qualunque sacrificio di sangue verrà richiesto, anche autoinflitto, sarà soddisfatto!
     
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    Lotarq Xantheon • 22 Novembre 285 • Casa Xantheon • Qohor
    Il cadavere di Horan rimase in silenzio per lunghi terribili istanti. Era comunque attraversato da vari spasmi, quasi come se qualcosa si stesse muovendo sotto la pelle.

    "uN oCcHio... PeR vOlEr VeDeRe CoN... sAcRiFiCi MiSeRi."

    Era quindi quella la punizione che il demone aveva dichiarato. Lotarq avrebbe rispettato la sua parola? Si sarebbe mutilato per volere del suo Dio? Il coltello era nelle sue mani, la sua fede era forte. Eppure ci voleva una volontà di ferro per compiere ciò che andava fatto.
    Se avesse mostrato la forza necessaria, altre parole sarebbe uscite dalle labbra del morto.

    "iL pRoSsImO sARà IL FaNciuLlo."

     
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    Semi momentaneamente chiusa. Potrai riprenderla alla fine del tuo congelamento, rimettendola in lista nella sezione "Semilibere"
     
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