Lord
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Ausel Lydden "parlato" Ausel Lydden pensato
Livello: 28 P.E. base: Tratto educativo: Studioso Contro-tratto: Impudente
N° parole: 1017
Mentre il Tasso era intento a rimuovere le foglie secche e che presentavano un senso di “malaticcio”, una figura, un uomo i mezza età, si avvicinò molto velocemente e aggredendolo in un moto di rabbia, almeno era questo che il Lydden aveva pensato in un primo momento. Quel “Cosa credi di fare” aveva tutta l’aria di essere l’incipit di qualcosa di molto più minaccioso. Dopotutto il Lydden, per quanto stesse cercando di afre qualcosa di buono o tutelare la pianta, stava comunque invadendo una proprietà privata e stava “danneggiando” qualcosa che non gli apparteneva. Alla fine, solo quando l’uomo si accorse che il Tasso non stava facendo nulla di male, complice anche la presenza delle foglie secche nella sua mano, la figura divenne meno minacciosa. Il suo tono sembrò addolcirsi e iniziò anche a scusarsi. Sembrava che fosse Ausel la vittima di tutto ciò. Qualcosa spinse l’uomo a parlare e a confidare quello che aveva nel cuore. Quella pianta e non solo, era curata dalla nuora, la moglie di suo figlio. In effetti, guardandosi intorno, il Lydden avrebbe potuto notare la presenza di numerose piante che circondavano l’ingresso alla casa e si trovavano in quello che doveva essere il portico d’ingresso. Da uno sguardo più meticoloso e attento, il ragazzo avrebbe potuto notare che quasi tutte le piante avevano qualcosa che le accomunava: quella sofferenza indicata dalla mancanza di acqua. Come quelle piante avevano qualcosa che le facesse soffrire, così anche il volto dell’uomo si oscurò parlando di suo figlio, il mercante. Ausel sapeva bene che quello non era uno sguardo di felicità e nascondeva dietro un dolore che poteva comprendere, anche solo in parte. "Forse potrei conoscerlo, sono l’apprendista di Merion, il fabbro." Merion era più o meno noto e no solo per la sua attività, ma anche per essere stato un ex commerciante di frutta e un noto bevitore. Quella parte finale, se la sarebbe risparmiata volentieri, ma era la verità e il Lydden lo aveva anche notato, all’inizio della sua presenza in quella bottega andando a scovare la sua riserva di alcol. Qualcosa nelle parole dell’uomo lo fecero tentennare come era successo prima, e questo capitava spesso quando parlava di suo figlio. Il suo volto era triste e non felice, i suoi occhi tradivano dolore e lacrime e … il Tasso chiese. Il figlio dell’uomo era stato un mercante, ma la sua traversata era stata anche l’ultima. Era morto in viaggio e le circostanze di questa morte non vennero chiarite. Il Lydden, per rispetto del dolore dell’uomo e della memoria del figlio, decise di non indagare oltre. Non sarebbe servito a nessuno dei due andare a specificare eventi che, da un lato avrebbero solo reso il Tasso più edotto sulla fine tragica del mercante, dall’altro lato, avrebbero solo riaperto delle ferite probabilmente non ancora rimarginate. Per quello che poteva consolare l’uomo, anche il Tasso aveva perso suo padre e nemmeno poi così tanto tempo prima. "Posso solo immaginare il dolore che avete provato e provate." Non era la prima volta che il Lydden pensava a suo padre, ma era la prima volta che ne parlava con qualcuno. Non era riuscito a dirlo nemmeno a Merion, non nella verità dei fatti, ma solo che suo padre non c’era più. Onestamente non ricordava nemmeno di avergli detto che il padre fosse morto, ma solo che ad attenderlo vi erano sua madre e sua sorella. Senza accorgersene, il Lydden si ritrovò a raccontare di quel dolore. "Solo pochi cicli di luna fa ho perso mio padre. E’ stato davvero devastante e, si dice che un figlio è preparato alla perdita di un genitore, ma non è così." Continuando a parlarsi, i due riuscirono a dirsi altre cose relative un po’ al figlio e un po’ alla nuora che, come detto prima, si curava delle piante. "Le è successo qualcosa?" L’uomo raccontò del fatto che, da alcuni giorni, la nuora non si sentiva bene e si era ammalata trascurando la cura delle piante. "Spero si riprenderà al più presto." L’uomo annuì grato di quelle parole e, dopo averci pensato un attimo, disse che vedeva il ragazzo capace di prendersi cura delle piante. Gli offrì anche qualcosa in cambio se lo avesse fatto. "Ne sarei davvero felice." Col consenso dell’anziano uomo, il Lydden si mise all’opera andando a curare quelle piante che avevano più necessità in quel momento. Tolse le foglie secche e iniziò ad areare il terreno lì dove era possibile. Poi, pian piano iniziò a dare loro acqua senza riempire troppo il terreno e farle “affogare” con un eccesso di acqua. "Verrò anche domani e anche dopo finché vostra nuora non si sarà ripresa." Il Tasso, mantenendo la promessa fatta all’uomo, fece come aveva detto. Ogni giorno, finché la donna non si fosse ripresa, andò dall’uomo per annaffiare le piante e prendersene cura. C’erano davvero tantissime belle piante che abbellivano quella casa e il Tasso, quando poteva, non solo le annaffiava, ma le osservava e le disegnava. Una volta l’uomo lo sorprese mentre stava disegnando e, dopo averlo guardato per un po’, gli chiese cosa stesse facendo. "Mi piace disegnare e ho iniziato proprio con le piante. Mamma ha sempre avuto una passione per i fiori e le piante e, per stare con lei e non intralciarla nella dedizione che ci metteva, ho iniziato a disegnare." Questo era anche il motivo per il quale al Tasso piaceva prendersi cura delle piante e dei fiori e gli era piaciuto quando Ages gli aveva regalato quella piantina da porre nella bottega. Qualche giorno dopo, il Lydden vide nuovamente quella donna che aveva notato vicino alle piante prima che, appunto, si ammalasse. Sembrava che la nuora si era ripresa dalla malattia e, se così fosse stato, non sarebbe più stato necessario il suo intervento. "E’ stato un piacere prendersi cura delle vostre piante. Se non è troppo, potrei chiedervi un seme o una piccola piantina. Mi piacerebbe portarla a casa." Casa? Forse alla bottega che, tutto sommato, stava diventando la sua casa.
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