One-shot Dicembre

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    Determinato a contribuire alla ricostruzione di Qohor, Raziel uscì dal palazzo di buon mattino. I viali lussureggianti che delimitavano le grandi proprietà del quartiere nobile lasciarono man mano spazio a strade spoglie e edifici spartani. L'incedere del giovane lo portò di fronte alle maestose mura cittadine. La breccia causata dall'assalto di Volantis si stagliava chiaramente sul cielo plumbeo, evidenziando una ferita aperta nel tessuto difensivo della città e, di riflesso, nel cuore dei cittadini. Le imponenti pietre delle mura, un tempo intatte, erano ora segnate dalle cicatrici dell'ultima aggressione. Raziel, nel suo piccolo, voleva contribuire a rendere di nuovo Qohor un luogo, partecipando alla ricostruzione dell'anello difensivo della città.

    Desideroso di contribuire in qualche modo, Raziel accelerò il passo. La zona intorno alla breccia era brulicante di attività. Manovali abili, con volti tesi dalla fatica, lavoravano instancabilmente per rimettere in sesto la struttura difensiva. Alcuni trasportavano pesanti blocchi di pietra, mentre altri, con abilità sorprendente, applicavano intonaco per coprire le crepe e i danni. Altri ancora, lavorando il legno, costruivano e riparavano una serie di oggetti che servivano da corollario della muratura: scale, impalcature, bastoni per la misurazione.

    L'attenzione del giovane fu catturata dalla loro abilità come falegnami, e un pensiero scivolò sull'idea, ancora remota, di costruire una grande falegnameria.

    Avvicinandosi a un uomo che sembrava essere un capomastro, si presentò per offrire una mano.

    "Vorrei dare una mano come posso. Avete qualcosa per me?"

    Raziel evitò di dire il proprio nome. Non aveva alcuna rilevanza sfoggiare il proprio titolo o la propria discendenza in quell'occasione.
     
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    Qohor era famosa in tutto il mondo per il suo acciaio, ma ad Essos era anche ben nota per essere uno dei più grandi esportatori di legname del continente, se non addirittura IL più grande. La Foresta del Capro aveva da sempre offerto ricche opportunità di guadagno per i servi del Capro Nero, ed era inoltre piena di tutto il necessario per garantire la sopravvivenza di una popolazione; cibo sia animale che vegetale, acqua in abbondanza dalla Qhoyne, materie prime per costruire abitazioni e utensili. Non c'era dunque da sorprendersi se la foresta era addirittura considerata un luogo sacro dagli adoratori del Capro.

    << Un lavoratore a giornata eh? >> disse aspramente il capomastro osservando Raziel, che però non aveva esattamente l’aspetto di un lavoratore a giornata. << Se vuoi aiutare ed essere pagato devi sgobbare ragazzo, qui non facciamo carità a nessuno! >>
    Il capomastro si volto verso uno degli operai e ordinò di farsi portare due secchi; li prese dalle mani del manovale senza troppi complimenti e li gettò ai piedi di Raziel.

    << Non ti conosco e non a guardarti non mi sembri pratico della lavorazione del legno, e questo non è posto per imparare. Se vuoi essere pagato portaci tutti gli attrezzi rotti che torvi e pezzi di legno abbandonati qui intorno, almeno potrò liberare qualche artigiano per fare cose più utili; tieni aperti gli occhi e muoviti velocemente o ti mando via a bastonate e senza paga. >>

    A te Samu! Questo lavoro ti darà inoltre l'opportunità di vedere le varie fasi e parti del lavoro, sfrutta pure l'occasione e chissà, magari se ti impegnerai la prossima volta il capomastro avrà lavori più interessanti!
     
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    Parlato capomastro
    Parlato altri
    Parlato Raziel
    Pensato


    << Non ti conosco e non a guardarti non mi sembri pratico della lavorazione del legno, e questo non è posto per imparare. Se vuoi essere pagato portaci tutti gli attrezzi rotti che torvi e pezzi di legno abbandonati qui intorno, almeno potrò liberare qualche artigiano per fare cose più utili; tieni aperti gli occhi e muoviti velocemente o ti mando via a bastonate e senza paga. >>

    Il ragazzo annuì con la testa, mentre si mordeva il labbro inferiore. La scortesia con la quale l’uomo aveva trattato il rampollo di casa Danaos era punibile con la morte. Una vampata di rabbia avvolse la mente di Raziel. Il capomastro avrebbe imparato, a sue spese, il modo con il quale rivolgersi ad un nobile di Qohor.

    Quindi questo accade se non paleso la mia identità. Dovrei rivelare chi sono e vederlo sbiancare? Implorare per aver salva la vita? Un’altra anima da sacrificare al Capro. Sarebbe una punizione severe e, probabilmente, ingiusta. Devo ricordarmi il motivo per cui sono venuto e dare priorità ad aiutare Qohor. Per quanto sia offeso, non aiuterò nessuno se mi soffermo a mortificare questo bifolco

    Combattuto tra il dovere civico e dovere verso sé stesso e il suo lignaggio, il ragazzo finì per mettere da parte il proprio ego. Scatti di rabbia come quello appena avuto, erano limiti del carattere su cui Raziel doveva lavorare. Più si apriva al mondo e più capiva la falsità dei rapporti sociali intrattenuti fino a quel momento.


    “Tornerò da voi appena avrò fatto”

    Raccogliendo i due secchi da terra, il giovane prese congedo dal capomastro e si avvicinò alla breccia.


    Il vuoto della pietra era stato riempito da una serie di impalcature in legno, poste ad altezze diverse.
    Scale a pioli di varie dimensioni consentivano ai manovali di salire su i livelli della struttura. Raziel rimase stupefatto dell’opera ingegneristica messa in atto ma, al contempo, rimase inorridito dall’arretratezza dell’avanzamento dei lavori.

    Tutto qui quello che siamo riusciti a fare fino ad adesso? I Falnarion non dovrebbero occuparsi di questo? Dovrei sottoporre la questione a mio zio. La manutenzione e ripristino delle mura cittadine dovrebbe essere un argomento prioritario per il Concilio degli Alti Nobili

    La preoccupazione del giovane fu interrotta dal fragore dei tronchi che cadevano a terra. La sua attenzione venne catturata da due imponenti figure, che a fatica facevano rotolare il legno giù da un carro. Parallelamente, altri due uomini, più slanciati e agili, si occupavano di sistemare i tronchi caduti su una serie di pioli di legno incolonnati. I pali, posti su due file parallele, formavano una sorta di binario.

    I tronchi venivano quindi fatti rotolare fino al raggiungimento della postazione dove lavoravano i falegnami. L’uso sapiente del pali in legno, incanalati in quel modo, permetteva il trasporto dei tronchi senza tener conto dell’attrito dovuto alle increspature del terreno.

    Raziel prendeva mentalmente appunti, mentre si avvicinava anch’esso alla postazione dei falegnami. Alcune delle tecniche che stava vedendo oggi, un domani sarebbero potute essere applicate al funzionamento della falegnameria di famiglia.


    Probabilmente qui troverò qualche strumento da riparare.

    Lo sguardo del giovane si posò attentamente sui falegnami al lavoro. Da un lato, mani nodose come il legno che stavano modellando erano impegnate nella segatura dei tronchi per trasformarli in assi. Dall'altra parte, alcuni uomini si dedicavano all'assemblaggio delle scale.


    “Il capomastro mi ha mandato qui a recuperare gli attrezzi rotti.”

    Le parole del giovane furono interrotte dal grugnito di un vecchio falegname. Sui pochi peli che gli coprivano la testa, si erano adagiate un’infinità di trucioli di legno. Quando l’uomo balzò in piedi, la segatura cadde a terra come le foglie di un albero in pieno autunno.


    Nemmeno per un secondo, gli occhi dell’anziano smisero di fissare il legno che stava lavorando. Incurante della distanza che lo separava da Raziel, l’uomo roteò il braccio destro, andando a dipingere un arco nell’aria. Dalla mano nodosa spuntò una sega e quel che restava del suo manico. Entrambi gli oggetti furono lanciati contro Raziel.

    Ma sei scemo?

    Le parole restarono strozzate nella mente del giovane, mentre questo poneva uno dei secchi a protezione del viso. La sega rimbalzò sul bordo del secchio e, miracolosamente, vi finì dentro. I resti del manico invece volarono a terra, lasciando il giovane stranamente incolume.


    ”Non far caso al vecchio Ben. Non ci sta con la testa.”


    Una voce gentile sbucò da dietro un grosso tronco.

    ”In quella cesta ci sono un po’ di attrezzi usurati e avanzi di legno da buttare. Se li porti tu a quel bastar… volevo dire al capomastro, mi fa un favore.”

    Un braccio emerse alla fine del tronco. L’inequivocabile movimento della mano, indicò al giovane nobile l’ubicazione della cesta contenente gli scarti.

    “Perfetto.”

    Disse Raziel con la voce rotta, ancora scosso da quanto appena accaduto.
    Raccolto il manico lanciotegli contro e travasata la cesta con gli scarti, il giovane si allontanò dai falegnami e continuò la sua ricerca.

    In prossimità della breccia, il via vai di manovali si fece più intenso. L’andare e il venire ordinato degli operai ricordò al giovane i suoi giorni in caserma. Il rigore militare a cui erano sottoposti i soldati era in qualche modo simile a quello che vedeva ora nei manovali.

    L’attenzione del nobile si soffermò su un gruppo di uomini che stava scaricando blocchi di pietra dai carri. Similarmente a quanto visto poco prima con i tronchi, anche le pietre venivano spostate grazie all’uso dei legni. In questo caso in blocchi di roccia venivano fatti slittare sopra dei rulli posti a terra. I rulli, ruotando, diminuivano l’attrito del terreno e permettevano lo spostamento dei blocchi attraverso uno sforzo minimo. Questo metodo non sembrava avere pecche, se non che, a volte, i rulli si rompevano sotto il peso della roccia. Quando succedeva, un operaio era sempre pronto a gettare lontano il rullo rotto, sostituendolo al volo con uno nuovo e integro.

    Raziel, senza disturbare gli operai in azione, si limitò a raccogliere i pezzi di legno rotto da terra, finendo così di riempire i suoi due secchi.

    Lo sguardo di un anziano si posò sul giovane nobile, che finì per contraccambiare.
    La schiena del vecchio era così inarcata da indurre a pensare che si sarebbe spezzata da un momento all’altro. Le braccia, unite dietro la schiena, controbilanciavano il peso dell’uomo, evitando che questo finisse a terra.

    Starà pensando che mi sto impossessando indebitamente di questo legno? Meglio chiarire


    “Mi manda il capomastro. Lasciate che porti via il legno che si è rotto. Piuttosto, vi servono ricambi?”

    ”Figliolo, dici a me?”

    L’anziano scoppiò a ridere, intervallando la risata a colpi di tosse rauchi e profondi.

    ”Non lavoro mica. Sono qui a vedere l’avanzamento del cantiere. Dei sapere che ai miei tempi…”

    L’anziano non finì mai la frase. Il sorriso abbandonò il viso e gli occhi tornarono a fissare il cantiere come se Raziel non fosse mai esistito. Il nobile, da parte sua, disinteressato dall’esistenza dell’anziano, lo lasciò lì e se ne andò per la sua strada.


    “Ho riempito i secchi come richiesto. ci sono pezzi di legno ora inutilizzabili e qualche vecchio strumento che richiede manutenzione.”

    Il giovane posò i due secchi ai piedi del capomastro.

    “Non avrò le competenze necessarie a lavorare il legno, ma sono un fabbro decente. Vista lo stato degli attrezzi con cui lavorate, la prossima volta vengo a sistemarli.”

    Pensando di essere stato inopportuno, il giovane aggiunse:

    “Ovviamente, qualora ne aveste bisogno. Ho solo pensato che, visto che i lavori sono ancora in alto mare, ottimizzare le attrezzature potrebbe velocizzare l’andamento dei lavori. ”

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