È Pericoloso Uscire dalla Porta

Quest Betyu

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    Betyu • 23 Febbraio 286 • Accampamento del Clan delle Ossa • Gola
    Imparare una nuova lingua non era mai un'impresa facile. Serviva poi una formidabile flessibilità mentale per riuscire a padroneggiare le basi in una manciata di giorni. Betyu poteva vantarsi di aver compiuto entrambe quelle imprese, eppure tutto quello che aveva fatto fino a quel momento impallidiva rispetto a ciò che lo aspettava. Molti Bruti prima di lui avevano marciato verso la Barriera: semplici individui, bande organizzate o addirittura interi eserciti. Ben pochi tuttavia avevano come obiettivo il colloquio con i famigerati Corvi. C'era la concreta possibilità che non ci sarebbe stato un viaggio di ritorno per lui. Se i loschi guardiani del muro di ghiaccio non l'avessero ammazzato a vista, i pericoli che la sua terra natia riservava avrebbero potuto compiere il lavoro al posto loro. Come ci si preparava ad un viaggio del genere? Si parlava comunque di una settimana o più di viaggio in un territorio insidioso e pericoloso. Quali pensieri vagavano per la sua mente? Li avrebbe condivisi con qualcuno? Partire senza dire nulla a nessuno rischiava di metterlo in cattiva luce con il resto del Clan, specie dopo il suo tentativo fallito di diplomazia una decina di giorni prima. Allo stesso tempo forse rivelare le proprie intenzioni poteva portare il suo piano di raggiungere i Corvi ad un drastica conclusione. Così come il resto della sua vita se l'avesse detto alle persone sbagliate. Decisioni, decisioni...



    Iniziamo a porre le basi della tua spedizione: come ti prepari per questo viaggio? A chi ti rivolgi prima della tua partenza? Cosa dici?

    Termine: 5/11
     
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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· 23 febbraio 286
    S
    ebbene le parole degli Inginocchiati avessero iniziato a scorrere senza problemi attraverso la mia gola, era giunto il momento di abbandonare la Gola? Avrei potuto provare a tradire la fiducia del mio Clan e scappare invece verso sud, oltre le terre difese dai corvi di guardia. Ora conoscevo la lingua, avrei potuto provare a mischiarmi tra i sudditi del sovrano meridionale e fingermi un vagabondo in cerca di nuova dimora. Ma avrei potuto concedere a me stesso di tradire chi mi aveva cresciuto? Nonostante divergessimo in quanto a visioni e prospetti, eravamo sangue dello stesso sangue. Avevano compiuto grandi sacrifici per farmi giungere dove ero, facendo scelte che avrebbero potuto farli inimicare il resto del Clan fossero state rese pubbliche. Lo avevano fatto perché avevano voluto riporre la loro fiducia nella mia scelta. Tradir loro sarebbe stata una mancanza di onore e una ferita all’animo.
    Rendere la mia partenza nota al Clan intero sarebbe stato futile, e solo dannoso. Molti avrebbero visto il mio gesto come contrario ai loro desideri di continuare a combattere. Dovevo dunque selezionare chi andare a riferire del mio piano con attenzione. Partire in solitaria sarebbe stata una pazzia, dovevo richiedere quanto supporto potevo da chi era dalla mia parte nel Clan delle Ossa. Avrei dato i miei addi ai miei genitori, questo certamente, ma sarei passato a parlare apertamente dei miei piani con loro solo al ritorno dai colloqui con i maggiori patrocinatori che volevo procurarmi. Più di tutti mi interessava sperare nella benezione della mia opera da parte di Grosso Falco. Se il mio piano fosse tutto andato liscio, e avessi ottenuto il benestare dei guardiani della Barriera per unirsi alla causa del nostro Clan, l’aiuto sarebbe stato inutile se i membri del Clan si fossero trovati impreparati. Avrebbero potuto rifiutarlo o peggio, attaccare gli emissari dei corvi, provocando solo una loro reazione. Ma se avessi informato Grosso Falco in anticipo avrei potuto evitare queste reazioni contrarie.
    Così decisi di lasciare al mattino la modesta tenda che condividevo con i miei genitori. Li salutai come era normale tutti i giorni. Niente doveva sembrare differente dal solito, quantomeno fino al momento in cui mi fossi rivelato. Uscito dalla tenda mi diressi verso il centro dell’accampamento, dove i maggiori individui del Clan abitavano e svolgevano le loro mansioni. La mia presenza lì fortunatamente non era anche essa inconsueta e valida di destare dubbi, almeno nel mentre mi diressi alla tenda di Grosso Falco. Il Clan intero mi aveva visto percorrere quello stesso percorso per giorni e mesi e anni. Andavo a visitarlo più di ogni altro compagno per apprendere ogni conoscenza il nostro Clan e le sue generazioni precedenti potessero trasmettermi.
    Giunto all’entrata passai dentro, non dimenticandomi prima di presentarmi. Anni e anni di abitudini nel fare quello stesso tratto oltre la tenda non mi aveva fatto scordare la dovuta deverenza che dovevo porre ad un uomo importante come Grosso Falco. “Maestro Grosso Falco, le posso parlare? Vi è una situazione di cui vorrei condividerle le informazioni, in quanto credo che lei di tutto il Clan possa comprenderne meglio il valore e i benefici che essa può portare.” Mi trattenni dall’esprimere troppo nel primo momento. Era possibile che una apertura così vaga non attirasse l’attenzione di Grosso Falco quanto esporre immediatamente le mie intenzioni, ma al contempo questo riduceva i rischi per me e per lui, oltre che per tutti gli altri membri del Clan che mi avevano aiutato fino a quel momento. Se qualche altro membro avesse sentito quelle prime parole non avrebbe avuto prove per cercare di accusarmi di stare tradendo il Clan e tutto il Popolo Libero.
    Invece io speravo di poter contare sulla grande intelligenza di Grosso Falco e la sua curiosità. Non era mai stato un maestro per me che aveva cercato di limitare il mio potenziale, quindi pensai che anche quell’oggi mi avrebbe permesso di esprimermi, rimanendo ad ascoltare quanto gli volevo dire. O almeno così speravo, basandomi su quanto lo conoscevo.


    Parole: 662

    La situazione è certamente difficile e rischiosa. Quello su cui posso sperare è il supporto dei membri del Clan che già precedentemente mi hanno offerto fiducia. Parto quindi provando a parlare a Grosso Falco.
    EDIT: grazie Numar per avermi ritrovato il template, ora me lo salvo in modo da non perderlo di nuovo.

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    Betyu • 23 Febbraio 286 • Accampamento del Clan delle Ossa • Gola
    La cautela di Betyu ebbe gli effetti sperati: al momento nessuno al villaggio pareva sospettare alcunché della sua partenza. I suoi genitori lo salutarono come al solito e nessuno alzò un sopracciglio quando entrò nella tenda di Grosso Falco.
    Il vecchio stava ancora facendo colazione quando lui fece la sua entrata. Le dita che raccoglievano frattaglie di carne da una ciotola si bloccarono per qualche istante nel bel mezzo dell'azione. Non appena riconobbe quel volto familiare tuttavia quello riprese a mangiare limitandosi a fare un cenno del capo al suo giovane studente. E così continuò anche mentre le parole di Betyu risuonavano nell'aria, e anche per diversi momenti dopo che quelle furono cessate. Con calma posò la ciotola a terra invitando l'altro a sedersi al suo fianco.

    "E di cosa si tratta? Non mi pare di aver ricevuto notizie molto rilevanti negli ultimi giorni..."

    Quanto aveva intenzione di confessare al vecchio mentore? Era davvero convinto che avrebbe benedetto la sua missione? E se invece fosse stato un rischio? Grosso Falco era una delle voci più prominenti del Clan, poteva impedire la sua spedizione con relativa facilità.

     
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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· 23 febbraio 286
    T
    utte le precauzioni che avevo preso per arginare la fuoriuscita di informazioni sarebbero potute sembrare inutili ad un osservatore esterno, ridondanti addirittura, ma potei dimostrare che ebbero effetto, perché nessuno quel mattino si interrogò sul mio tragitto, dato che sembrava come un normalissimo percorso come ne avevo fatti migliaia. Fu un percorso così naturale che quando arrivai in un momento di vita privata di Grosso Falco lui non si fece problemi, e mi ricevette proseguendo con la sua prima colazione. Forse stavo leggendo troppo e mi stavo facendo delle capanne mentali dove non c’era altro che un prato di neve, ma non credo sarebbe stato così nonchalant se a visitarlo fosse stato uno dei cacciatori del Clan.
    Con il suo consenso entrai nella tenda dopo aver esposto il motivo della mia visita, e attendendo in silenzio che finisse il pasto. Solo quando finì la ciotola di frattaglie mi sedetti accanto a lui come mi aveva concesso, per rispondere poi al suo quesito.
    Non sapevo onestamente quanto Grosso Falco fosse stato informato di tutta la questione. Del Clan, ora che il Lord delle Ossa era stato ucciso da uno dei principi degli Inginocchiati, Grosso Falco era forse la figura più vicina ad un leader. Che gli venissero riferiti gli avvenimenti più importanti per la sicurezza della sopravvivenza del Clan non era difficile da crederlo. Ma solo Selymunda sapeva veramente quali erano i miei piani, ogni altro membro del Clan al più avrebbe potuto intendere che qualcosa di anormale stava succedendo date il cambio di destinazione nelle mie molte visite, ma solo lei possedeva gli indizi chiave. E se avesse spifferato il mio piano agli anziani ci sarebbe andata di mezzo anche lei, perché aveva accettato di insegnarmi la lingua e tutto. Di certo non qualcosa che sarebbe potuto lasciato passare sottobanco senza investigazioni.
    Per tutte queste ragioni ero abbastanza confidente Grosso Falco non sapesse con precisione cosa volessi fare. Di certo aveva iniziato a capire qualcosa, non si diventava l’uomo più saggio e anziano del Clan intero senza motivo. Ma che potesse già conoscere tutto il mio piano? Avrei detto di no. Avrei quindi potuto cercare di ingannarlo, fargli credere che il mio intento fosse di fare qualche altra missione, qualcosa di più accettabile. Di certo se avesse voluto mettersi contro di me perché non era d’accordo con il mio piano, lo sciamano avrebbe potuto farlo con facilità. Ma volevo veramente mentirgli? Quell’uomo mi aveva insegnato tutto ciò che sapevo, aveva fatto di me la persona che ero. Come potevo solo pensare di tradirlo proponendogli un falso piano? Lo rispettavo troppo per anche solo pensare di mentire a Grosso Falco. Decisi quindi di essere onesto, e di esporre con sincerità le mie idee. Perché funzionasse, il mio piano avrebbe avuto bisogno del suo aiuto, quello era certo. “Dall’incidente nella piazza ho avuto modo di pensare. Il nostro stile di vita è sempre stato basato sulle regole della sopravvivenza, e sul supporto solo dei nostri alleati più stretti. Ho pensato vanamente che la violenza potesse essere fermata solo con le parole, ma persone più mature e sagge di me mi hanno fatto capire che non vi è modo di ragionare con quei selvaggi del Clan dei Fiumi Gelidi. Questo è certo. Ma loro non sono l’unica forza nella zona con cui potremmo parlamentare.”
    Ora era giunto il momento più difficile della presentazione, non avevo avuto molto tempo per prepararmi, potevo solo affidarmi a quanto mi era stato insegnato e sperare che tutto andasse bene “Negli ultimi giorni ho iniziato ad apprendere la lingua comunemente usata dagli Inginocchiati. Io penso che in questo modo possiamo cercare di trovare un aiuto da parte loro per sottomettere quel Clan di cannibali senza morale. Il loro proliferare porterebbe un problema in futuro anche per i corvi e per i regni che hanno giurato di proteggere. Penso che loro siano abbastanza intelligenti da capirlo, e penso di poter riuscire a spiegarglielo facendo uso di questa lingua in comune tra noi.” Parlare la lingua delle genti del sud era certamente complicato, non avevo ancora preso la competenza e facilità di farlo di Selymunda o di coloro che ci nascevano parlandola. Non sapevo neanche se Grosso Falco la parlasse, ma ero confidente che un uomo saggio come lui fosse almeno in grado di comprenderla. Per questo decisi di esporre il mio piano in quella nuova e ancora in parte sconosciuta per me lingua. Per fargli vedere che ero serio nella mia idea, che ci avevo messo impegno. E se lui avesse voluto punirmi per aver imparato quella parlata, che lo facesse. Era il mio insegnante di vita, non avrei fatto un passo così ampio come quello che pensavo senza la sua approvazione. “Si ricorda le storie dei guardiani della Barriera che mi raccontava, Grosso Falco? Le tante storie di come le nostre genti hanno combattuto contro i corvi, ma le altrettanto prolifiche testimonianze di accordi e scambi tra Uomini Liberi e Inginocchiati, molti dei quali avvenuti proprio qui vicino ai nostri terreni, nel Forte Occidentale sul Ponte? Non è forse un segno che tutte queste storie di pace e dialogo siano così vicine alle terre tramandateci dai nostri antenati? Le stesse terre e zone di caccia che ora stiamo rischiando di perdere in questa lotta contro il Clan invasore? Forse sto osando troppo cercando di inferire i desideri dei nostri antenati, ma dalle storie che voi mi raccontaste posso solo sentire, in mezzo a tutte quelle battaglie e rappresaglie, dell’orgoglio per aver vissuto e combattuto con un avversario così rispettabile. Se invece morissimo per mano di bestie come quelle dei Fiumi Gelidi penso che renderemmo i nostri antenati tristi due volte.”


    Parole: 942

    Sincero come la prima acqua che scorre attraverso la neve all'inizio della primavera.
    (uso Courier per far capire quando parlo in Lingua Comune, spero si capisca)

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    Betyu • 23 Febbraio 286 • Accampamento del Clan delle Ossa • Gola
    Grosso Falco non era mai stato una persona facile da decifrare. Il volto del vecchio raramente si piegava in chiare espressioni facciali. Ma dopo anni di insegnamenti, Betyu ormai era in grado di comprenderne le emozioni anche grazie ai più piccoli dettagli. Per quel motivo poté notare la sua sorpresa, le dita che improvvisamente avevano smesso di afferrare i pezzetti di carne, all'udire ciò che aveva da dirgli.

    "Sì, ricordo quelle storie. Ma forse hai dimenticato che la storia più recente con i Corvi coinvolge una guerra?"

    Poggiò la propria ciotola a terra, voltandosi completamente verso il giovane. In quegli occhi che avevano visto molti inverni, avrebbe potuto notare una sincera preoccupazione.

    "Perché credi che loro siano interessati ad un'alleanza con noi quando il sangue dei caduti, nostri e loro, ancora non ha penetrato in profondità la terra? Perché dovrebbero darti ascoltarti piuttosto che ucciderti a vista? Quale sarebbe il tuo piano per farti ascoltare da chi ci odia, da chi non vede differenza tra noi e quelli dei Fiumi Gelidi?"

    Per quanto non fosse certamente favorevole alla sua idea, non l'aveva scartata del tutto. Voleva risposte e chiarimenti. Betyu sarebbe stato in grado di fornirglieli?


     
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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· 23 febbraio 286
    N
    ella mia scarsa abilità nel parlare, riuscii comunque a farmi ascoltare da Grosso Falco, anche se le mie parole inficiarono ben poco sulla sua convinzione. Il saggio era molto più anziano ed esperto di me, e certamente aveva già pensato a tutte quelle situazioni. Se non aveva mai proposto un simile accordo ai Guardiani della Barriera, non doveva avere alte aspettative in essa. Ma se era vero che non doveva avere grandi aspettative, era probabile che Grosso Falco non ritenesse la proposta neppure impossibile. Era un uomo colto, e non mi avrebbe certo lasciato far perdere tempo a lui ed a me stesso se non vedeva una possibile soluzione raggiungibile sotto quella proposta affrettata. Il mio compito dunque era diventato a quel punto solo riuscire a raggiungerla, trovare il beneficio di intesa con lo sciamano più rispettato di tutto il nostro Clan. Avessi raggiunto una proposta di accordo con lui, chi altri nel Clan avrebbe avuto il potere sociale per opporsi alla sua decisione?
    Decisi dunque di essere onesto, proponendogli l’idea per come mi era venuta, ed usando quanto lui stesso mi aveva insegnato per supportare la mia idea di riappacificazione con i corvi sul Muro di ghiaccio. “Saggio e Grosso Falco, sono venuto qui oggi perché rispetto il vostro parere, e ritengo di tutte le genti che vivono al di qua della Barriera voi siate la più saggia. Ma, permettetemi di osare, forse tutta la pressione che dovete sopportare a causa della posizione in cui vi trovate vi ha reso troppo cauto. Sì, non possiamo ignorare i caduti di noi entrambi, ma questa nostra posizione di ristrettezze può diventare teatro per nuove opportunità! Maestro, mi ricordo dalle storie che ci hai insegnato, di come nel tempo i ranghi che formano il numero dei Guardiani si è ristretto rendendo necessario per loro abbandonare la maggior parte delle loro fortezze, e di come le poche reclute che li rimpinguano non sono più volontarie, ma criminali e convitti forzati a prendere le armi. Uscire dallo scontro deve essere stato difficile anche per loro, non penso dunque desiderano far partire un nuovo conflitto, giusto? Loro possono non conoscere ancora la differenza fra noi e i cannibali del Clan dei Fiumi Gelidi, ma per questo servono le parole, per fare capire loro che i Fiumi sono dei folli con cui è impossibile ragionare, mentre noi siamo sani ed aperti ad un dialogo.” Stavo predicando ad un sordo? No, dovevo avere fiducia nel mio maestro “E forse, sentendo delle parole a loro note da qualcuno che hanno sempre considerato un selvaggio, potrebbero considerare di provare un approccio diverso per la prima volta in generazioni.”
    Come avevo cambiato nella lingua degli Inginocchiati durante il discorso, ripresi a discutere utilizzando la parlata dei miei antenati. Notavo che la pronuncia di quel nuovo lessico non era ancora nelle migliori delle possibilità, ma potevo solo perfezionarla con altro allenamento. “Non chiedo a tutto il Clan di abbandonare per sempre le armi e le usanze antiche che hanno fatto sopravvivere il nostro Clan in queste terre aride. Posso solo immaginare che chiunque proponesse una tale soluzione diverrebbe bersaglio di tutte le asce a portata di braccio. No, chiedo solo a voi di intermediare con il resto del Clan per considerare una tregua ed una collaborazione con i corvi. I Fiumi ci stanno decimando giorno dopo giorno, raccogliendo ogni singolo uomo delle nostre genti che esce troppo esposto. Di questo passo non avranno neanche bisogno di attaccarci, ci potrebbero prendere per esaurimento. Ma quegli uomini folli non sono probabilmente in grado di considerare un piano sensato, anche se al nostro stremo attaccheranno il nostro campo e faranno cose indicibili dei corpi delle donne e bambini nostri compagni. Sarebbe così strano cercare un momento di respiro chiedendo aiuto a dei validi guerrieri? Il nostro Clan non veste forse le ossa di corvi passati perché rispetta la loro forza e l’averli avuti come avversari sul campo di battaglia? Non potremmo trovare alcuna forza più valida di loro da questa parte del Muro. E non saremmo neanche i primi Liberi a collaborare con i Guardiani. Ad est c’é un altro del nostro stesso popolo che da ospitalità e ristoro ai corvi di passaggio, ed è stato forse il primo nelle generazioni di generazioni dalla costruzione della Barriera ad aver trovato metodo di convivenza?”


    Parole: 719

    L'individuo che menziono alla fine è Craster, immagino di conoscerlo avendo l'addestramento "Clan" di Grosso Falco e "Usi e costumi generici dei diversi Clan" da Selymunda.
    La frase dopo invece è più una speculazione mia, l'ho posta infatti in formato di domanda retorica in modo da poter essere negata senza troppe forzature imho. Da quanto riesco a trovare canonicamente il Popolo Libero ed i Guardiani hanno pochissimi rapporti amichevoli (la wiki menziona solo Craster e Haggon). Queste informazioni sono però solo una frazione della intera storia del Muro e dell'Ordine. Non credo sia impossibile che altra gente del Popolo Libero nei millenni abbia avuto dei rapporti amichevoli con i Guardiani, anche considerando che proprio nella zona in cui siamo i Guardiani commerciavano con i Wildlings alla fortezza Occidentale. Mi sembra quindi una situazione in cui il personaggio in-game dovrebbe avere delle informazioni che non possiede però il giocatore off (almeno credo, dato che Betyu possiede sia "Storia dell'Oltre la Barriera 5: la Barriera", che "Storia 8: i Guardiani", e data la preferenza sua per il dialogo che la guerra abbia chiesto di rapporti amichevoli tra le due parti nelle generazioni, una informazione che non credo abbia motivo di essere nascosta se esiste, a meno di ragioni per specificamente occultarlo). Almeno credo che quella sia una ragione per cui dovrebbe saperlo se è esistito.
    Spero di non aver infranto alcuna regola assumento in questo modo, non mi sembra di aver visto nessuna parte del regolamento dire il contrario, ma non sono storicamente il più preciso comprenditore delle regole, e non voglio causare altri disagi a riguardo, quindi nel caso di mio errore spero non invalidi tutto, ma solo la sentenza finale.

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    Betyu • 23 Febbraio 286 • Accampamento del Clan delle Ossa • Gola
    Grosso Falco restò in silenzio, chiudendo addirittura gli occhi per qualche momento. Stava semplicemente ascoltando le parole del suo studente oppure una ramanzina stava per arrivare?

    "È rischioso... molto rischioso."

    Nessun accusa nella sua voce. Si trattava di una semplice constatazione.

    "Apprezzo il tuo interesse per salvaguardare il nostro clan ma voglio che tu ti renda conto di come questo non sia un semplice viaggio diplomatico: è possibile che non vi sia alcun ritorno a casa per te. Te ne rendi conto?"

    Le parole del vecchio dicevano il vero. Forse Betyu aveva già avuto modo di accettare quella dura verità, ma essa tale restava. La probabilità di andar incontro alla propria morte non era mai stata così reale per lui. Grosso Falco tirò quindi un lungo sospiro.

    "Tuttavia se ti sei proprio deciso, non ti fermerò. Va dai Corvi se devi, prova a parlar con loro e non farti uccidere. Se tornerai al villaggio con qualcosa di solido, ti appoggerò nel convincere il resto del clan ad ascoltarti."



    Perfetto, Grosso Falco non è contentissimo del tuo piano ma ha promesso il suo appoggio^^
    Se vuoi fare qualcos'altro al villaggio, fallo pure. Altrimenti descrivi la tua partenza per la Barriera.
     
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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· 23 febbraio 286
    G
    rosso Falco aveva delle remore sul mio piano, nonostante tutto. “Sì, è rischioso, ma come possiamo pensare di andare avanti come popolo se ci lasciamo fermare ad ogni terrore?”
    Grosso Falco non voleva giudicare me o il mio piano. Forse era l’unica persona in tutto il Clan che avrebbe potuto ascoltare quell’idea e vederci del possibile. Ma era proprio quello spiraglio di visione che ero venuto a cercare. Avrei abbandonato il mio piano se neanche la più grande mente di tutte le generazioni ancora in vita poteva crederci.
    Con la sua benedizione, o quantomeno il suo appoggio e il suo non rifiuto di farmi uscire, potevo credere seriamente in un futuro come quello che desideravo. Un Clan più pacifico, dei corvi che più non dovevamo temere, e forse, ma solo forse, una strada nel futuro verso terre più calde e ricche di altre conoscenze.
    “Saggio Grosso Falco, non so quanto posso ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e gli altri ragazzi come me. So che ti ho dato più ansie che gioie in questa vita, ma vi voglio far sapere che devo davvero molto a voi. Senza le vostre lezioni e il tempo che mi avete dedicato insegnandomi così tante conoscenze non sarei chi sono ora. Sarei probabilmente stato arruolato dai cacciatori come tutti gli altri ragazzi, e sarei morto in qualche caccia andata male, oppure se fossi sopravvissuto sarebbe stata la mia anima a morire vivendo una vita non fatta per me. Spero davvero con tutto me stesso di poter trovare un accordo e una strada buona per il nostro Clan di sopravvivere e prosperare con un nuovo paradigma di maggiore tolleranza, nonostante il Clan del resto non ha mai messo amore verso di me.”
    Cercai quindi di fare la strada verso l’uscita dalla grande tenda, non voltandomi indietro per rivedere quel volto grinzoso di rughe e ferite, non volevo piangere di fronte a lui. Ma non riuscii a trattenermi e prima di far calare la tenda rivolsi un ultimo sguardo. Gli occhi suoi tristi mi dissero di quanto anche a lui la mia morte sarebbe mancata. “Cercherò con tutto il mio cuore di non morire in questo atto. La prego di avere fiducia in me, mio Maestro.”

    Attraversai il campo più in fretta che potei verso la tenda in cui avevo vissuto per uno e venti anni con i miei genitori. La inesistente attenzione che il resto del Clan porgeva verso di me fu una fortuna questa volta, perché mi fece evitare strani sguardi da chi passavo accanto, il mio volto reso orribile da moccoli e pianti che fuoriuscivano dai loro pertugi, solo per congelarsi prima di poter scivolare via dal mio volto.
    La tenda era più piccola di quella di Grosso Falco e di molti altri, i miei genitori non erano nessuno che si era mai fatto un grosso nome nel Clan, neppure io unico loro unico figlio avevo compiuto gesta che ci avrebbero potuto far meritare quote maggiori dalle pellicce e zanne necessarie per espandere la tenda. Nonostante ciò eravamo una famiglia felice. Padre cacciatore, madre conciatrice, entrambi si impegnavano ogni giorno per quanto potevano per concedersi e concedermi una vita adeguata in quelle fredde terre. Avevano anche cercato di spingermi a trovare qualche gruppo dove davvero avere un lavoro serio, insegnandomi come trattare la pelle, chiedendo a mia insaputa a Grosso Falco di insegnarmi del mondo naturale per prepararmi a diventare un cacciatore. Ma i miei genitori non mi capivano. Sentivo che i loro tentativi erano spinti da amore per me, eppure non potevo reciprocare a quei desideri. Non era ciò che io volevo rimanere lì nelle terre fredde a diventare una goccia nel fiume della storia del Clan. Lo stesso Clan della cui cultura non mi permetteva di esprimermi appieno.
    Tra tutti del Clan delle Ossa forse i miei vecchi erano i più aperti al mio carattere, forse in venti anni a vedermi crescere avevano capito quello che io ero davvero dentro, ma nonostante ciò non potevano supportarmi appieno. Il loro matrimonio era nato tutto da quella cultura che mi stava troppo stretta, mamma presa in una notte da un Clan vicino nostro alleato dopo che papà si era invaghito di lei. Era una tradizione sì, e se la famiglia di mamma non avesse voluto acconsentire all’unione gli zii sarebbero potuti venire a riprendersela con le lance invece di visitarlo il giorno dopo con doni, ma dove era la libertà vera in ciò? La stessa libertà di cui si coprivano il nome? Se io fossi andato a rapire uno dei figli dei colleghi di zio, mi avrebbero accettato nella loro famiglia ugualmente?
    Erano tanti pensieri e dubbi sul mondo dei cosiddetti Uomini Liberi che si era impilato nel tempo, e questa decisione aveva fatto crollare con forza. Entrai nella nostra piccola tenda come ero uscito quel mattino, non più nascondendo il mio tumulto emotivo. Quasi la mia voce si ruppe quando presi a parlare “Mamma, papà, io devo partire. Ho intenzione di viaggiare verso est per trovare un gruppo che possa aiutare il nostro Clan. Ne ho già parlato con Grosso Falco, ed anche lui è d’accordo con questa idea. Sono tornato ancora qui per salutarvi. Non è un addio, ve lo prometto.” Non sapevo veramente a chi stavo rivolgendo le mie parole una volta entrato nella tenda, i miei occhi troppo coperti dalle lacrime congelate mi facevano intravedere davanti solo sagome confuse.
    Potevo star cercando di agire come un uomo maturo, ma forse ero solo un ragazzo che aveva cercato di crescere troppo in fretta.


    Parole: 925

    Allora prima di partire passo ancora a salutare i genitori. Non li avevo mai descritti specificatamente, quindi mi sono tenuto vago, dandogli due ruoli abbastanza generici e poco importanti (il ruolo da conciatrice è anche per spiegare da chi ho appreso il lavoro di Conciatore). Poi ehi, se vogliono dare un cappottino al loro unico figlio non lo schifo. Altrimenti baci e abbracci

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    Betyu • 27 Febbraio 286 • Gola • Oltre la Barriera
    Dire che i suoi genitori fossero scontenti della partenza del figlio sarebbe stato un eufemismo. Viaggiare da soli per quelle terre era un rischio per un'infinità di motivi diversi e terribili. Ci volle ancora un po' per rabbonirli ma alla fine il nome di Grosso Falco fu la leva con Betyu riuscì a chiudere quella questione. Nascondere anche parte della verità sul suo imminente viaggio poi era stata sicuramente una scelta oculata. Finiti quindi gli ultimi preparativi e salutati, seppur con malcontento, i propri genitori il giovane avrebbe posato gli occhi per un'ultima volta sul suo villaggio prima di partire per terre a lui sconosciute.
    I primi giorni sarebbero stati particolarmente difficile. La terre del Popolo Libero erano uno dei luoghi più inospitali al mondo; fortunatamente per lui era cresciuto proprio lì quindi dopo qualche intoppo iniziale, il Bruto iniziò ad abituarsi a quella natura tanto selvaggia.
    O così pensava. Al termine del quarto giorno dalla sua partenza, mentre si riscaldava accanto ad un falò accesso per la notte, il suo sguardo fu attratto da qualcosa che brillava nel buio. Un brivido corse lungo la spina dorsale non appena si rese conto che quel luccichio altro non era altro che il suo stesso fuocherello riflesso nelle pupille di un grosso lupo. La bestia dal manto grigio si stava avvicinando a passi attenti e i denti in mostra in un basso ringhio. Era subito seguito da un altro suo simile e Betyu avrebbe potuto sentire come alle sue spalle altri movimenti nella neve e ringhi ferali.
    Quelle belve dovevano aver sfruttato il buio e la sua sonnolenza per avvicinarsi indisturbate. Doveva fare qualcosa. E doveva farla in fretta.



    Eh. Questi territori, come detto, sono particolarmente pericolosi^^
    Scegli tu come vuoi gestire questo branco di lupi: in totale sono 4 e se vuoi combatterli puoi tranquillamente usare la scaletta nel regolamento Combattimenti, magari utilizzando un bastone (con cui hai competenza zero). Altrimenti se hai altre idee per gestire la situazione, fai pure!
     
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      Betyu· boschi tra Gola e Forte Occidentale sul Ponte, Oltre la Barriera· 23-27 febbraio 286
    V
    edevo dai loro occhi non allegri e dalle loro movenze cariche di disapprovazione che i miei genitori non erano d’accordo con la mia partenza. Avrei voluto dire loro che stavano sbagliando, che io ero grande abbastanza da poter prendere le mie decisioni e che si sbagliavano, ma pensando dal loro punto di vista non era irragionevole. Avevo superato i venti anni e ancora stavo continuando a vivere con loro, molti altri giovani anche più piccoli di me già avevano preso parte alle pratiche dei Popoli Liberi ed avevano rapito una loro moglie. Ma anche per questo volevo partire e trovare il mio posto nel mondo. Non ero adatto io forse a quella situazione violenta così per trovare partner, ma da qualche parte in quel continente oppure su un altro dovevano esserci persone come lui.
    Per quanto mi resi onesto con loro non dissi tutto, dissi solamente che dovevo andare verso est per cercare degli alleati per la difesa del nostro Clan. In quella direzione c’erano solo animali e Guardiani. Era naturale sembrasse rispetto a loro un suicidio. Non potevano sapere che quelli con cui volevo provare a trovare un accordo erano proprio quei corvi in nero sul Muro di Ghiaccio.
    Volevo confortarli, ma allo stesso tempo sapevo quanto la segretezza di quella uscita era importante. Poteva capitare si lasciassero scappare la mia direzione, oppure nel caso peggiore che qualche malintenzionato cercasse di estrarre loro con la violenza la mia vera posizione. Ingannandoli con questa bugia bianca neve, pensai ai tempi, avrei evitato molti turbamenti a loro due.
    Mio papà aveva perso la sua vecchia famiglia nella grande incursione, del Clan di mia mamma non avevamo più notizie. Ero per tutti e due l’unica famiglia che gli era rimasta, e dubitavo avrebbero potuto sfornare un altro piccolo fratellino all’età che erano oramai.
    “È una missione datami da Grosso Falco.” Non era proprio esatto, era stata tutta una mia idea, da Grosso Falco ero andato solo per chiedere il suo permesso e il suo supporto fossi riuscito. Ma non mi sembrava quello il caso di stare a trovare il pelo di metatopo nell’uovo di quaglia. Se l’utilizzo di quel nome era necessario per lasciarmi uscire dalla tenda senza l’opposizione dei miei genitori, non penso che l’anziano se la sarebbe presa.

    Lasciato l’accampamento del Clan mi trovai da solo a dover fronteggiare la natura rigida. Non ero uscito nudo, ovviamente, ma non avevo neanche vestiti o altri capi appositi. Tirai dalla mia bisaccia alcune delle pellicce donatemi da Selymunda anni prima per ricompensarmi di aver badato ai bambini del nostro Clan al suo posto. Non erano proprio fatte per quello scopo, fino a quel punto trattate solo in modo che carne morta non fosse più attaccata ad essa, ma me la sarei fatta andare bene, almeno per questa parte di viaggio fino alle tende di roccia dei Guardiani.
    Se la mia intenzione era di raggiungere Avamposto Occidentale sul Ponte avrei potuto passare costeggiando la Gola. In quel modo certamente non avrei perso la strada, ma mi sarei esposto a molti più rischi. Quella parte di terreno era brulla, mantenuta così da entrambi i lati apposta per notare anche dalla lontananza quando qualcuno cercava di oltrepassare il crepaccio. Scout dei corvi tanto quanto dei Fiumi Gelidi mi avrebbero potuto avvistare prima ancora che io avessi potuto notare loro, e con una tale libera linea di schiocco avrebbero potuto prendermi con gli archi senza neanche doversi alzare dai loro bivacchi.
    Decisi per questa ragione di prendere la strada attraverso i boschi. Era più tortuosa e difficile da seguire, ma almeno non avrei esposto me stesso a scout e guerrieri senza alcuna protezione.
    Avevo studiato per anni la teoria, ma applicarla in pratica era tutta un’altra cosa. Orientarmi in quelle terre dove la neve copriva ogni punto di riferimento possibile era arduo, ma basandomi sulle stelle e la posizione del sole durante il giorno come mi aveva insegnato Grosso Falco riuscii a tenere un buon percorso. Quando arrivava la notte invece raccoglievo frasche e altri rami larghi, appoggiandoli poi su un albero piegato legato al terreno, quando riuscivo a trovarlo uno fine di betulla perché erano i più flessibili, in maniera da ricreare una capanna. Questo rifugio non lo mettevo sulla terra, ma su una pietra abbastanza larga e piatta se la trovavo in giro, cosicché una volta tolta la neve per raggiungere il suolo non avrei continuato ad inumidirmi per tutta la durata della notte.
    Prima di andare a dormire mi accendevo sempre un piccolo fuoco come avevo visto fare a Dukemund la prima volta che mi aveva portato in mezzo alla natura. Mi dava calore, necessario per non lasciare che il gelo entrasse in me, ma anche per arrostire radici e piccole bestioline che raccoglievo mentre camminavo nel giorno. Ma forse la quarta volta che lo accesi, il quarto giorno del mio viaggio, sbagliai a fare così. Mi ero oramai accomodato attorno al fuoco, la tenda naturale già montata e tutte le mie possessioni lasciate su di essa, solo una delle pellicce che mi aiutavano a rimanere caldo addosso. Mi accorsi che quel fuoco non era l’unica luce che brillava, e non stavo parlando delle stelle. Attorno a me dai boschi risplendevano tanti piccoli luccichii, come se le fiamme si riflettessero su delle biglie. Ma quello non erano, invece si trattava degli occhi di un grosso lupo, e di un altro dietro di lui.
    Terrore passò attraverso le mie ossa e lungo tutta la schiena. Non ero un guerriero come il folle Lord senza nome che andò a morire a sud della Barriera o un cacciatore come mio papà. Io sapevo al massimo studiare e raccontare storie, forse curare ferite con bende a chi si sentiva male. Ma vincere in un duello contro dei canidi così grossi? Non me la sentivo proprio.
    In quella situazione però non potevo lasciarmi prendere dalle emozioni e congelarmi. Il gelo significava morte in quelle terre così a nord, sia che si trattasse di gelo fisico che di gelo mentale. Il mio cervello era la mia più grande arma, avrei dovuto usarla al meglio delle possibilità in quell’incontro casuale.
    Non ero un cacciatore certo, ma qualcosa dalla caccia lo avevo imparato. La prima volta che il pazzo nano Dukemund mi aveva portato a cacciare con lui mi ero accorto di qualcosa. I lupi erano predatori sì, ma non erano dominatori indiscussi delle nevi. Mentre seguivamo alcuni dei lupi che stavamo cacciando questi evitavano un’area, e solo dopo alcune ore capii perché. Il terreno iniziò a tremare da quelle parti, gli alberi a piegarsi e delle grandi ombre apparire su questi. Era il territorio dei mammuths, e neanche i lupi andavano a mettere muso contro di loro. I lupi delle terre oltre la Barriera erano dei cacciatori pericolosi da avere alle proprie calcagna perché se ti stavano seguendo significava che ti vedevano come più debole. Grosso Falco me lo aveva insegnato quella volta mi aveva portato fuori dai terreni dell’accampamento del Clan per studiare le specie naturali quando libere nella natura. Ma quella loro stessa capacità di riconoscere il pericolo di un normale nemico istintamente poteva essere girata contro di loro. Se fossi riuscito ad apparire più grande forse sarebbero stati più restii dal saltarmi addosso.
    Sapevo che, anche se fosse riuscita, quella tattica mi avrebbe al massimo fatto guadagnare qualche minuto. Ci provai lo stesso, allargando la pelliccia che mi teneva caldo sopra le spalle, come un sovraesteso collare per ingrandire la mia silhoutte.
    Da quella prima battuta di caccia avevo anche imparato un’altra cosa che avrebbe potuto rivelarsi importante di fronte a quei due lupi, mai dare le spalle ad un cacciatore di quella specie. Se lo facevi davi solo loro la possibilità di saltarti addosso. Non importava quanto veloce eri, con un balzo ti sarebbero arrivati sopra prima che ti saresti potuto girare completamente e staccare i piedi da terra.
    Iniziai a indietreggiare lentamente, muovendo le braccia per muovere la mia superficie espansa, e facendo versi più rumorosi che ero in grado con la bocca.
    Quella era però tutto solo per cercare di prendere tempo. Quello che veramente volevo fare, che ero riuscito a pensare nel poco tempo sotto stress, era di tentare di salire su uno dei tanti alberi del bosco in cui eravamo. Io avevo le mani prensili e quei lupi no, se fossi arrivato abbastanza in alto ero confidente sarei riuscito a mettermi al riparo lassù. Ma scalare un albero al contrario era impossibile, e avevo appena detto che dar loro le spalle era un suicidio. Come pensavo di potercela fare? Tutta la mia idea si incentrava su una singola elastica reazione. Mentre indietreggiavo avrei cercato di passare vicino al mio riparo preparato per quella notte. Non avevo certo il tempo da spendere raccogliendo tutti i miei averi, ma su una cosa mi sentivo il tempo sarebbe bastato. Passando proprio vicino alla punta dell’albero tirato avrei cercato con il piede di colpire la corda che lo legava al terreno, così da dissotterrare il chiodo e far ritornare l’albero nella sua posizione verticale.
    Non speravo che quel tronchetto bianco potesse lanciarmi su fino in cima ad una chioma. Non ero così leggero da poter volare su nel cielo come un bambino lanciato dai fratelli. Quello solo che volevo era che mi creasse un momento di distrazione. Speravo l’improvviso rilascio elastico della flessibile betulla scombussolasse i lupi per il tempo che mi serviva per mettere dell’altezza tra loro e me.
    Non mi affidavo solo al movimento di ritorno e lo schiocco secco dell’albero. Se l’idea di rilasciare la betulla avesse funzionato anche tutti i rami e frasche che vi avevo appoggiato sopra sarebbero volate via. Di quella conseguenza ne ero abbastanza sicuro perché era il modo che avevo usato per ripulire velocemente il bosco dal mio passaggio i giorni precedenti. Tutto dipendeva solo dal fatto se sarei riuscito a raggiungere il cordino prima che loro raggiungessero me e a sganciarlo con il piede, oltre a se sarei stato in grado di scalare un albero in tempo. Ero stato costretto a farmi le ossa sulle pareti dall’altra parte dove ero andato rispetto all’accampamento del Clan, ma lì non avevo fretta a parte quella che mi metteva sapere di avere un uomo virile di cui ai tempi non capivo le intenzioni.
    Se invece tutto sarebbe andato nei piani, o quantomeno in un modo abbastanza simile, mi sarei ritrovato in alto su dei solidi rami, e i due lupi avrebbero potuto solo guardare dal basso, lamentandosi e ipocritamente dicendo di non volermi mangiare, che ero troppo acido e indigesto. Sarebbe diventata a quel punto una sfida di resistenza, per quanto sarebbero potuti rimanere a fissare una preda che era tutta ossa?
    Se mi andava veramente di lusso alcuni di quei rami raccolti e le foglie sarebbero potuti finire vicino al fuoco che avevo acceso prima di quando loro arrivassero. Magari si sarebbe potuto propagare oltre e le scintille allargandosi avrebbero spaventato via i due cacciatori.
    Tanti se e tanti bei ma, eppure prima di pensare a tutto ciò dovevo vedere se il mio allargamento avrebbe funzionato allo spaventare i lupi. E poi da lì avrei potuto provare ad andare avanti quanto riuscissi.


    Parole: 1863

    Terza volta che riscrivo questa box lol. Grazie me che uppo da distratto e perdo tutto
    Allora, grossomodo quello che avevo detto nel post perso era che ho basato le azioni di Betyu supponendo che lui sapesse come interagire in caso di lupi aggressivi che gli si avvicinavano (basandomi più su comportamenti di lupi abituati all'uomo/addomesticati rispetto a quelli selvatici perché normalmente i secondi tendono ad evitare gli umani piuttosto che avvicinarsi. Ma questo è un mondo fantasy quindi i lupi possono essere diversi dalla loro controparte reale, no problem). In Tradizione 005 ha fatto con Grosso Falco l'Add di passaggio di livello Studioso, che sulla scheda addestratore è chiamata "Fauna e Flora dell'Oltre". Con Dukemund ha imparato le basi della caccia facendo prede un branco di lupi, in Atleticità 002, un Add tecnicamente chiamato "Caccia al Lupo con cacciatore esperto". Ed in generale abita in un ambiente dove le terre appena fuori dall'accampamento sono piene di animali pericolosi, suppongo che chiunque nel Popolo Libero abbia almeno un minimo di conoscenze di come gestire un confronto con dei lupi, almeno le cose da non fare assolutamente.
    Non essendo però io come persona esperta di incontri reali con lupi mi sono basato su delle semplici guide, principalmente questi due articoli.
    Hai menzionato il regolamento Combattimenti. Vi ho dato un'occhiata, e non mi sembra sia molto applicabile alla situazione che io vorrei far svolgere a Betyu. Forse la sezione sulle distrazioni, ma il risultato meccanico di quella è solo di limitare i danni degli attacchi. Quello che stavo provando a descrivere io è una distrazione solo per prendere tempo. Ed in generale Betyu cerca di tenere sempre quando possibile spazio tra lui e i lupi mentre indietreggia, se riesce. Non ha interesse ne pensiero di entrare in un combattimento, scontro che si aspetterebbe molto probabilmente di perdere.

    Se c'è qualcosa del piano che non è chiara, o della spiegazione qua (non sono sicuro di averti riscritto tutto, lo avevo scritto per la prima volta l'altra notte e le memorie non sono chiarissime, potrebbe essere stato per le due birre che avevo bevuto prima di scriverlo). In ogni caso chiedimi pure se ho espresso qualcosa in modo bizzarro o incomprensibile.

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    Edited by jaston - 17/12/2023, 04:15
     
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    L’azzardo del bruto pagò a metà: se dopo qualche salto gli sembrò di essersi messo al sicuro, un lancinante dolore al calcagno lo costrinse a continuare a salire con maggiore fretta: l’inganno del mammuth non aveva fregato gli affilati sensi dei lupi che, affamati com’erano, avrebbero tentato di mangiarsi anche un gigante.
    Il sangue scuro scavò solchi sulla corteccia ghiacciata ma Beytu sarebbe riuscito a non farsi tirare a terra e tanto sarebbe bastato a sopravvivere.
    Dalla cima dell’albero, Beytu avrebbe combattuto con il tagliente vento, la stanchezza ed il sanguinamento dal piede ferito ma in qualche modo se la sarebbe cavata fino all’alba. Doveva esser stato un alce, una renna od un qualche spirito gentile, ma il branco di lupi, dopo averlo assediato per ore sotto quell’albero, si era disperso.
    Beytu avrebbe scoperto che il percorso di ritorno dai rami di quell’albero, con le dita congelate dal vento ed un piede ammaccato, era assai più difficoltoso di quello d’andata, ma la neve avrebbe funto da morbido atterraggio se avesse deciso di lasciarsi cadere una volta raggiunta un’altezza sicura.
    Altri tre giorni di viaggio: la meta era sempre visibile all’orizzonte, ma ora ogni passo era un sacrificio, ogni sonno una gettata di dadi? Quanto tempo prima di sentir di nuovo le zanne affondare nella carne?

    Copro Numar: Te la cavi con 15 P.V. di danno ed un piede infastidito, ma sei sopravvissuto e puoi riprendere il viaggio. Puoi descrivere gli ultimi giorni di cammino rimasti prima di arrivare alla meta.
    scadenza: 3/01
     
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      Betyu· boschi tra Gola e Forte Occidentale sul Ponte, Oltre la Barriera· 27-29 febbraio 286
    C
    ercare di scappare sopra quell’albero, spaventando nel mentre i lupi spazzando tutti i rami intorno, era stata uno scommessa rischiosa, ma i dadi del fato vollero girare dalla mia parte. Riuscii durante quel rischioso incontro a sfuggire dalle loro zanne, venendo solo penetrato in piccola parte dai loro artigli. Una volta trovato rifugio sui rami alti, era solo una questione di attendere. La mia posizione sopraelevata mi rendeva impossibile da raggiungere, pure quando estendendosi e saltando al massimo delle loro possibilità. Con il passare del tempo quei grossi cani selvatici cambiarono opinione su di me e sul rendermi un loro pasto. Per i loro gusti ero diventato troppo amaro, troppo stecchino. Non valevo la pena di essere considerato una preda. E così, dopo aver rovistato per il campo e tra i miei fagotti trovando ben poco impaccato, si allontanarono lasciandomi spazio per ridiscendere.
    Non che io rimasi con le mani in mano mentre attendevo loro cambiassero idea. Cercai di pulirmi da pezzi invasivi la ferita, e poi stringerla come mi aveva insegnato Grosso Falco. Niente di troppo complesso, perché sapevo che avrei agito con più cura una volta ridisceso. Infatti quando a terra raccolsi delle comuni erbe e foglie larghe intorno, oltre ad un unguento concessomi da Grosso Falco per averlo aiutato nel Clan quando si diffuse una epidemia di bacche velenose. La stupidità del gruppo di cacciatori al tempo che aveva raccolto quelle bacche era diventato per me un faro di salvezza. Sciacquai di nuovo la ferita, poi passai l’unguento sopra al taglio ed in seguito andai a coprire con le foglie raccolte, per chiudere poi tutto in un fagotto con una delle pellicce. In questo modo il piede sarebbe rimasto caldo, e soprattutto avrebbe evitato di perdere sangue in giro. L’ultimo dei miei desideri era di lasciare una scia di sangue dietro di me. Mi avrebbe reso solo più evidente a predatori e cacciatori nelle foreste.
    Ripartii quella notte, non volevo rimanere in un riparo che sapevo essere dentro i terreni di caccia dei lupi. Camminai fino a quando non smisi di trovare escrementi di questi, metodo usato dai branchi per delimitare le loro aree in base a quanto mi aveva insegnato Grosso Falco. Alzai un altro semplice rifugio per la notte lì, e riposai.

    L’ultimo tratto del viaggio fu il più complicato. Potevo essermi preso cura della ferita in modo da cercare di limitare le infezioni, ma questo non curava magicamente tutti i dolori. Camminare su quella gamba era difficile, tanto che dovetti assistermi con un bastone per appoggiare meno che potessi il piede. Quando poi mi fermavo la sera smontavo la copertura per pulire il piede dallo sporco e dal sudore della giornata, oltre ad applicare una nuova mano di unguento lenitivo. Per lasciare al piede riprendersi il modo migliore immagino sarebbe stato rimanere del tutto fermo, ma la mia metà era così vicina! Avrei riposato una volta giunto al primo avamposto dei Guardiani. Convincendomi in questo maniera riuscii a perseverare per altri due giorni, fino a giungere alla grande tenda di pietra che volevo raggiungere.
    pontfort
      Betyu· Forte Occidentale sul Ponte, Oltre la Barriera· 29 febbraio 286
    S
    apevo dalle storie di Selymunda e Grosso Falco che non tutti i castelli dei corvi erano utilizzati al giorno d’oggi. Mi ricordavo mi era stato detto che il numero di Guardiani era diminuito di decine di decine di unità nelle generazioni, rendendo impossibile mantenere un contingente in tutte le strutture. Degli edifici lasciati abbandonati quello che avevo raggiunto era il Forte Occidentale sul Ponte, così chiamato dagli Inginocchiati per la sua posizione più ad ovest di tutte le difese, e per trovarsi nelle vicinanze del Ponte dei Teschi. Per noi Popolo Libero era solo una delle tante invasioni delle terre che un tempo erano giustamente nostre. Ma non ero venuto per cercare litigi. Non volevo reclamare terre promesse millenni e millenni fa da quelli che ora le abitavano. Volevo cercare con loro un modo per convivere in maniera più pacifica.
    Entrai quindi nella struttura abbandonata, facendomi strada all’interno per fare una perlustrazione, in maniera da evitare di finire a condividere il luogo con altri coinquilini sgraditi.
    La mia idea per entrare in contatto era di lasciare che fossero loro a venire da me. Non avrei ovviamente atteso senza fare nulla, ma presentarmi da solo al loro primo forte mi faceva temere sarei stato puntellato di frecce a vista. Presentandomi in questo modo, avrei cercato di comunicare le mie intenzioni pacifiche al gruppo che sarebbe venuto verso di me per ispezionare la situazione.
    Quale ragione però avrebbe dovuto far camminare un gruppo di corvi fino ad uno dei loro fortini abbandonati oramai da tempo? Fumo, speravo, un fumo spesso e scuro ricavato dando fuoco a legna verde. Avrei cercato di intervallare gli sbocchi bloccando periodicamente il fumo, in modo da rendere evidente fosse un lavoro artificiale, e non solamente una parte dei boschi attorno alla Gola che aveva preso fuoco naturalmente.
    Mi sentivo abbastanza sicuro a quel punto di rendere evidente la mia presenza. Se la mia idea fosse andata bene, non venendo disturbata da pioggia o venti troppo forti che avrebbero fatto dissolvere il fumo prima di salire abbastanza, il segnale sarebbe diventato visibile da molto lontano. Membri del mio Clan o peggio del Clan dei Fiumi Gelidi lo avrebbero visto, ma ero abbastanza vicino alle terre sorvegliate dai corvi che non avevo più paura di un loro gruppo di scout. Inoltre avrei potuto riutilizzare quella struttura per la mia sicurezza. Era stata costruita come avamposto e torre di sorveglianza, quindi mentre ero occupato a gestire il fuoco sul tetto piatto avrei avuto il campo visivo necessario per notare se fossero giunti gruppi di Uomini Liberi, oppure Guardiani.
    A quel punto dipendeva tutto nello sperare nella buona riuscita del piano. Speravo avrebbe funzionato, ero pronto a rimanere anche per giorni in quella torre, fino a quando sarei stato avvistato. Avevo anche già in mente come cercare di approcciare i Guardiani. Avrei cercato di mostrarmi non pericoloso, muovendomi calmo e con le braccia bene in vista. Ironicamente in una maniera simile a come avevo agito di fronte ai lupi, solo che questa volta non volevo spaventarli, ma l’esatto contrario. Avrei provato a parlare loro nella lingua degli Inginocchiati insegnatami da Selymunda, per spiegare di non essere un pericolo, ma di volere solo un dialogo con qualcuno di loro, come già esisteva tra altri Clans oltre la Barriera e i Guardiani della Notte.


    Parole: 1061

    Per medicare la ferita faccio uso di quanto insegnatomi da Grosso Falco in Tradizione 016 (Medicina Tradizionale 2 - Medicamenti graffi e tagli) e uno dei due unguenti ottenuti come ricompensa della Mansione 001. La descrizione dice solo "cura 10 pv", niente di specifico su requisiti necessari per usarlo o tempistiche, ma dato che è una medicina e non magia immagino non sia istantaneo, ma vada applicato sulla ferita. Ho quindi descritto come tale cercando di intermezzare le due parti.
    Mi muovo fino a Westwatch-by-the-Bridge, quello che qui e sulla cartina della Barriera è l'insediamento più occidentale, l'unico staccato dal Muro di Ghiaccio.

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    Betyu • 29 Febbraio 286 • Forte Occidentale sul Ponte • Oltre la Barriera
    Gli insegnamenti di Grosso Falco gli tornarono incredibilmente utili, come aveva potuto immaginare. La ferita faceva ancora male ma non vi era alcun segno di infezione e aveva smesso di perdere sangue. Probabilmente con qualche giorno di riposo sarebbe guarita del tutto, ma attardarsi in quelle terre selvagge poteva essere ben più pericoloso che continuare il viaggio con una gamba malandata. Fortunatamente, a parte il dolore alla gamba e il clima ostile, il resto del suo viaggio non gli riservò altre brutte sorprese. Finalmente l'avamposto dei Guardiani apparve all'orizzonte: era estremamente modesta come fortificazione, ma per chi aveva da sempre vissuto in un villaggio fatto di tende pareva sicuramente solida. Man mano che vi si avvicinava tuttavia, avrebbe potuto notare come il posto fosse chiaramente in rovina, le mura annerite sotto la neve e le porte sfondate. Probabilmente sarebbe difficile trovare degli abitanti in quella zona... difficile, ma non impossibile. Forse perché la visione di quel posto decaduto gli aveva fatto abbassare la guardia, forse perché era maggiormente intenzionato a farsi vedere che a guardarsi attorno, ma non notò le figure che si stavano lentamente avvicinando. Quando finalmente percepì del movimento fu troppo tardi. Qualcosa di duro lo colpì con forza sul naso e un'ondata di dolore gli attraversò il corpo. In pochi attimi si ritrovò a terra, qualcuno doveva essersi messo sopra di lui e stava cercando di afferrargli le braccia. Solo allora tornò abbastanza lucido per rendersi che stavano dicendo qualcosa nella lingua che aveva appena imparato.

    "...olla che non ce ne siano altri in zona!"

    "Non vedo nessuno... se è un'imboscata, dovrebbe esserci già addosso, no?"

    "Magari hanno mandato avanti uno stronzo in avanscoperta!"

    "Tagliamoli la gola e facciamo rapporto."

    "No. Se ce ne sono altri, dobbiamo farci dire dove e quanti!"

    "E tu pensi che te lo dirà?"

    "Oh fidati... parlerà."

    Nella posizione in cui stava non riusciva a distinguerne tutti i dettagli ma poteva vedere due figure, oltre a quella che gli stava addosso. Indossava armature nere, con lunghi e pesanti mantelli del medesimo colore. Pareva che avesse trovato i Guardiani... che fare ora?



    - Giudizio Mod Guardiani: 5 circostanza + 3 modalità = 8
    - Giudizio Mod Betyu: 3 circostanza + 2 modalità + 3 scrittura = 8

    [Giudizio mod + Intrigo/2 + Liv competenza Spionaggio*2 + Liv competenza Mimetismo*4 + Destrezza] - [Giudizio mod + Liv Competenza Controspionaggio*4 + Liv competenza Spionaggio*4 + Affinità attaccante/30 + Intrigo/2] = [8 + 30/2 +0*2 + 0*4 + 20] - [8 + 0*4 + 0*4 + 0 + 21/2] = 43 - 18.5 = 24.5
    Prova di furtività riuscita


    Recuperi i 15 PV persi ma ne perdi di nuovo 5! Decidi pure come comportarti in questa situazione, ma è giusto che ti avverta che ora ti trovi in una situazione di reale pericolo: pensa bene a come decidi di comportarti d'ora in avanti o rischi di perdere il pg.
     
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      Betyu· Forte Occidentale sul Ponte, Oltre la Barriera· 29 febbraio 286
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    a mia idea con cui ero partito dall’accampamento del Clan era di raggiungere il primo fortino costruito dai corvi, quello che dominava la Gola e il ponte che lo attraversava, ed insediarmi temporaneamente lì, almeno fino a quando i Guardiani avessero notato i miei segnali e qualcuno fosse giunto verso di me per accertarsi della ragione di questi. Avevo pure considerato di rendere evidente che i simboli apparissero artificiali in modo da non far credere loro si trattasse solo di un incendio spontaneo.
    La realizzazione dell’idea che mi ero fatto quando ancora ero al campo basandomi solo sui racconti di Grosso Falco e Selymunda fu diversa. Trovai degli intralci nel percorso, la camminata non andò filata bensì capitò al secondo giorno di incontrare due lupi particolarmente aggressivi. Nonostante tutto riuscii ad andare avanti anche se quell’incontro mi procurò una ferita. Ferita che riuscii però a ripulire grazie agli unguenti e insegnamenti ancora una volta di Grosso Falco. Il saggio mi aveva salvato più volte di quanti anni io potessi contare di aver vissuto. Anche se ancora un po’ zoppicavo ero riuscito a farmi strada fino alla struttura, vedendola da lontano e correndole incontro felice. Il mio cammino finalmente era conclusosi.
    Ma come era possibile allora, che in tutto quel programmare e camminare, non avessi pensato alla più eventuale delle ipotesi? Dai racconti che avevo sentito quella torre doveva essere vuota, ma perché mi ero affidato con così tanta cieca fiducia a quelle parole? Gli stessi uomini del Clan mi raccomandavano anche di rispettare gli Antichi Dei e agire nel loro nome in una costante razzia verso il sud, eppure io non facevo quelle pazzie. Non avevo desiderio di morire e riunirmi ad un sistema di alberi e menti parassite.
    Se era così evidente l’errore nel mio ragionamento col senno di poi, il mio errore sembrava ancora più stupido. Corsi senza fare attenzione ai presenti intorno a me, e prima che potei entrare nella piccola struttura venni preso di sorpresa da un gruppetto di presenti. “Ahi ahi.” Fu quello che rantolai quando mi ripresi chiaramente, ritrovandomi per terra schiacciato da un corpo. Cercai però poi di calmarmi dall’emettere altri rumori, nella posizione in cui ero stato atterrato non era facile sentire, ma qualcosa la capii lo stesso.
    “...olla che non ce ne siano altri in zona!” “Non vedo nessuno... se è un'imboscata, dovrebbe esserci già addosso, no?” “Magari hanno mandato avanti uno stronzo in avanscoperta!” Due voci riuscivo a distinguere, parlavano la lingua degli Inginocchiati. Non doveva quindi trattarsi di qualcuno del Clan dei Fiumi Gelidi, quei selvaggi a malapena erano in grado di comunicare nella parlata condivisa dal Popolo Libero. Sembravano mi avessero frainteso, temevano fossi venuto con un gruppo di altri, pensavano fossi parte di un’imboscata! Dovevo parlargli, rendere evidente che non avevo intenzioni aggressive. Cercai di aprire bocca ma prima che nei fui in grado sentì loro proseguire nel discorso, con un terzo che entrò nella discussione. “Tagliamoli la gola e facciamo rapporto.” “No. Se ce ne sono altri, dobbiamo farci dire dove e quanti!” “E tu pensi che te lo dirà?” “Oh fidati... parlerà.” Volevano farmi fuori?! O peggio ancora torturarmi? Io non sapevo di nessun altro gruppo di liberi che si stava muovendo in quelle zone, cosa avrei potuto dirgli? Potevo solo sperare credessero alle mie oneste parole. Ma anche solo per avere una chance dovevo iniziare a parlare, ed in fretta!
    “Non sono un invasore, credetemi!” Cercai di mettere subito le cose in chiaro, per l’eccitazione urlando più che parlando. Non fu facile, anche se avevo imparato la lingua era comunque una parlata con cui non ero ancora abituato. Inoltre il mio naso era sanguinante e pulsava per la botta ricevuta, ogni suono nasale sembrava un chiodo piantato nel mio cranio. Cercai comunque di sopportare ed andare avanti “Sono venuto fino a qui da solo dal Clan che veste le Ossa per chiedervi aiuto. Se mi lasciate parlare posso spiegarvi la situazione. Legatemi se considerate quello di maggiore sicurezza per voi ma lasciatemi spazio di parola.” Potevo sperare nell’ultimo almeno per avere un dialogo, sembrava meno pronto a volere il sangue del secondo.


    Parole: 688 (di cui 632 mie)

    Spero non siano tanto violenti quanto il padre di Usignolo

    Standard - Lingua Libera; Courier - Lingua Comune
    ho reso la struttura delle frasi quando Betyu parla in Comune intenzionalmente clunky per trasmettere il senso che è comunque un novizio nella parlata. Per capirci volevo trasmettere una cosa simile ad uno individuo che usa la costruzione del verbo della sua lingua nativa per fare una frase in un'altra lingua straniera.

    Per questo tiro non dovrebbero servire dato che mi hanno superato di parecchio. Però se capita poi che parliamo più gentilmente può magari servire sapere che Betyu dovrebbe avere comunque già della affinità con un eventuale Guardiano. Non so esattamente come vanno calcolate, ma quelle che ho sulla scheda e che credo possano magari applicarsi qua sono:
    - Affinità generale: +31
    - Affinità Inginocchiati (che dovrebbe comprendere tutti i Sette Regni, quindi anche gli uomini al Muro immagino): +15
    - Affinità Andali: +4
    - Affinità Antichi Dei: -1
    - Affinità Sette Dei: +1
    - Affinità Guardiani della Notte: +18
    - Affinità Stark: +1 (con un ulteriore +10 per la Raccolta Ballate e Leggende del Nord, ma non so se devo leggerlo o fare qualcosa per contarlo)

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    Betyu • 29 Febbraio 286 • Forte Occidentale sul Ponte • Oltre la Barriera
    Ci fu un lungo istante di silenzio, rotto poi da una risata. Proveniva dal Guardiano che lo stava soverchiando con il proprio peso, ma non vi era alcun divertimento nel suo tono.

    "Ma guardate: questo maiale pensa di essere una persona!"

    Girando un poco il capo, Betyu avrebbe potuto vedere in volto i suoi nuovi carcerieri. Quello che lo teneva fermo era sicuramente il più vecchio del trio, con occhi scavati e lunghi capelli biondo cenere. Nelle sue pupille si leggeva un genuino disgusto per il Bruto. Gli altri invece erano abbastanza giovani: uno completamente sbarbate e con corti capelli e l'altro con una barba più folta e capelli castano chiari. Quest'ultimo osservava ancora con ansia i dintorni, la mano stretta attorno all'elsa della propria spada. Il suo compare sembrava quasi confuso dalle parole che aveva sentito.

    "Non pensavo potessero parlare la nostra lingua..."

    Non c'era fascino o ammirazione nella sua voce. Pareva quasi che lo ritenesse innaturale.

    "Non sembra esserci davvero nessuno... ma meglio tenere gli occhi aperti."

    "Quindi che facciamo, Jorek?"

    Quello stette qualche istante in una silenziosa riflessione. Poi annuì avvicinandosi a Betyu.

    "Concordo con Gorman. Vuole parlare? Perfetto, noi gli daremo l'occasione di farlo... ma non qui allo scoperto, torniamo alla Torre. In piedi!"

    Ancor prima che avesse occasione di obbedire all'ordine che aveva ricevuto, Betyu sentì lo stivale dell'uomo colpire con violenza il suo fianco. Una fitta di intenso dolore lo spinse a rannicchiarsi ma ben presto fu costretto a mettersi in piedi dal vecchio.

    "E poi ci serve qualche decorazione alle mura! Qualcosa che faccia capire a questi animali del cazzo di restare nella propria merda..."

    Ne seguì un'altra risata e il piccolo gruppetto si mise in marcia. La marcia verso la fortezza principale avrebbe richiesto qualche ora. Molte cose ancora potevano cambiare in quel lasso di tempo.




    Allora, questi Guardiani ti sono apertamente ostili quindi non faccio un tiro per il momento. Però hai ottenuto di non finire ammazzato immediatamente: ti vogliono portare alla Torre delle Ombre per "parlare" e il viaggio richiederà circa tre ore. A te ora scegliere se andare avanti con il tuo piano, magari cercare di rabbonirli durante il viaggio. Oppure puoi cercare di scappare da questa situazione particolarmente pericolosa (in quel caso ricorda che hai le mani legate dietro la schiena).
     
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