Open the gate! (A little)

Quest introduttiva Angus

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    Angus • 26 Febbraio 286 • Cancello della Cittadella • Città Vecchia
    Le strade di Vecchia Città si snodavano come le vene di un antico labirinto, ricordi incisi nei ciottoli del tempo. Qui, il frastuono del mercato si mescolava all'odore delle spezie e all'incenso che permeava l'aria. Tra la folla multicolore, si celava l'anima pulsante di questa città: mercanti che gridano le proprie offerte, mendicanti con mani tese come suppliche al cielo e monaci silenziosi che procedono con passo misurato, immuni dalle tumultuose vicissitudini del mondo terreno.
    Eppure non era in questo in questo crogiolo di vita e attività che i pensieri di Angus si stavano concentrando. No, la sua mente andava oltre i confini delle strade trafficate arrivando al baluardo che di sapienza e potere che si ergeva qualche centinaio di metri più in là: i cancelli della Cittadella.
    Le sfingi di pietra, alte e imponenti, si stagliavano come guardiani silenziosi di antiche conoscenze, mentre il sole, con la sua luce accecante, danza sul selciato di pietra. A guardia dell'entrata quattro soldati, immobili come statue viventi, sorvegliano con sguardo vigile ogni movimento intorno ai cancelli. Oltre a questi stava tutto ciò per cui il ragazzo aveva viaggiato da un capo all'altro del Continente: un mondo di segreti e opportunità, di pericoli e potere. La Cittadella, antico baluardo dell'apprendimento e della saggezza, finalmente lo attendeva a pochi passi. Sempre che avesse convinto quegli uomini a farlo entrare.



    Perfetto, iniziamo la prima quest del tuo nuovo pg! Partiamo con qualcosa di semplice: oggi è il giorno in cui ti dirigi alla Cittadella per richiedere di essere accettato come novizio quindi descrivimi come ti prepari per questo momento così importante.

    Termine: 29/03
     
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      Angus· cancello della Cittadella, Vecchia Città· 26 febbraio 286
    A
    nche se ero arrivato a Vecchia Città da qualche giorno, mi ero sempre tenuto a debita distanza da tutte quelle zone in cui giravano i sapienti con la loro toga e la loro catena forgiata di vari metalli. Avevo trovato scuse volta dopo volta per giustificarmi con me stesso del perché non mi ero ancora approcciato. Dovevo trovare un posto dove alloggiare prima, e poi contattare il Maestro Biffus di Vecchia Città come mi era stato consigliato prima di partire, e poi ancora dopo dovevo trovare un lavoretto. Ma le scuse a quel punto cominciavano a scarseggiare, e io non potevo continuare ad auto sabotarmi. Avevo camminato per mesi per un motivo, avevo tutta la fiducia e le speranze di amici e famiglia rimasti a Grande Inverno riposte su di me. Ero a poca distanza dalla meta, il luogo dove ritornavano sempre i miei pensieri. Mi feci coraggio e decisi di andare.
    Al mattino mi preparai, prendendo nella mia borsa i materiali che mi sarebbero potuti servire. Non che avessi molto con me, avevo appena due paia di vestiti tra cui ciclavo, lavando uno mentre indossavo l’altro. Indossai quello pulito. I nobili a Grande Inverno ci tenevano che fossimo puliti, e Biffus aveva detto che molti dei Maestri nella Cittadella erano nati nobili prima di entrare nell’Ordine. A parte il secondo paio di abiti lasciai poco nella stanza, ma avevo poco di partenza. Quando la locandiera mi chiese se avevo intenzione di chiudere il conto e lasciare la stanza le dissi di no. Avevo imparato che i Maestri avrebbero avuto un alloggio dentro alla Cittadella, ma non sapevo se lo avrei ricevuto fin da subito, nel momento appena fossi diventato un Accolito. E comunque chi poteva sapere quanto tempo sarebbe servito per tutto il processo di accettazione? Magari quest’oggi sarebbe stata solo un primo colloquio e mi avrebbero richiamato un altro giorno. Non sapevo come queste procedure funzionavano, mi serviva assicurarmi un posto dove ritornare. Fossimo stati ancora al Nord avrei piantato la tenda su qualche terreno intorno come mi aveva insegnato il fratellone quando andavamo a caccia, ma qua al sud mi sembrava di aver capito fosse un comportamento da incivili.
    Con il mio abito più bello mi feci strada fino al portone. L’aspetto della folla che attraversavo era totalmente differente da quando ero partito a quando arrivai. Non c’erano più lavandaie e artigiani, erano tutti vestiti bene, con la faccia pulita e i capelli lucidi. Sembrava come quando ero finito per sbaglio nei corridoi dei nobili durante un banchetto al Nord, invece di usare i corridoi per i servitori.
    Ma la gente per strada era meno importante di quello che vedevo. Il portone che conduceva dentro la Cittadella era mastodontico, come se fosse stato costruito a misura dei giganti che c’erano nelle fiabe d’infanzia. A fare da guardia all’entrata sui lati si trovavano due stati altrettanto impressionanti. Sembravano delle persone da davanti, un uomo e una donna senza vestiti, ma dietro non avevano delle gambe, avevano il corpo di un animale come un gatto o una lince. E avevano anche delle ali! Erano dei veri animali? Forse avevo fatto bene a lasciare Grande Inverno, se avevo l’occasione di vedere creature così diverse dagli animali che potevamo trovare al Nord. Avrei voluto fermare qualcuno per strada per chiedergli che animale erano quelli, e dove si potevano incontrare dal vero. Ma non volevo apparire come uno che non sapeva niente e che era troppo facile alla curiosità. Avevo più di trenta anni, dovevo comportarmi come un adulto invece che come un bambino. Avrei saziato la mia curiosità una volta entrato, ci sarebbe stato per certo almeno un libro su quelli da qualche parte se avessero avuto una biblioteca larga la metà di quella di Maestro Luwin.
    Vidi che alla porta c’erano quattro guardie, notandole solo dopo, perché le statue avevano attirato di più la mia attenzione. Gli uomini in saio non venivano fermati da loro, ma io mi fermai a presentarmi da loro. Ero loro ospite quindi era normale mostrare la cortesia verso chi mi ospitava. “Salve, sono Angus e vengo da Grande Inverno. Nel Nord. Sono venuto qui per poter imparare presso il vostro ordine. Maestro Biffus mi ha insegnato come funziona il processo per diventare un Maestro. Posso chiedere a voi per le indicazioni di dove andare per la possibilità di diventare Accolito?”


    Parole: 725

    Angus si comporta come un provincialotto, anche se cerca di agire per evitare di sembrarlo. L'unico grande insediamento in cui è stato prima di qua è Grande Inverno, e le norme là sono più lasche che qua al sud.

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    Angus • 26 Febbraio 286 • Cancello della Cittadella • Città Vecchia
    Le guardie osservarono in silenzio il ragazzo mentre gli parlava con tanta libertà. Dopo qualche istante di silenzio, uno di quegli uomini si fece avanti.

    "Per questo devi parlare con il Siniscalco. Aspetta qui, chiamo un novizio."

    Detto ciò, si voltò lasciando Angus con i suoi colleghi. Passarono una decina di minuti senza che nessuno dei presenti intrattenne anche solo l'accenno di una conversazione con lui. Al ritorno della guardia, un nuovo volto fece la sua comparsa: si trattava di un ragazzo poco più giovane del nordico, dai corti capelli biondi.

    "Prego, seguimi."

    Angus sarebbe stato quindi lasciato passare oltre i cancelli e le sfingi di pietra. Il novizio gli avrebbe fatto da guida all'interno della Cittadella ma il suo viaggio sarebbe stato molto breve. In un paio di minuti il duo si sarebbe trovato in un lungo territorio con vari seggi ai lati e una grossa porta di legno sul fondo.

    "Accomodati pure. L'Arcimaestro Theobald ti riceverà appena possibile."

    Sparì quindi dietro la porta e ricomparve solo dopo che un'ora fu passata. Angus ebbe quindi l'opportunità di un discreto ufficio, riempito per la maggior parte di scaffali e pergamene. Al centro stava invece una scrivania alla quale un vecchio dai radi capelli e una lunga barba bianca che scriveva su un foglio. Quel documento aveva la sua completa attenzione, non aveva alzato nemmeno lo sguardo quando era entrato.

    "Nome. Provenienza. E perché la Cittadella dovrebbe anche solo considerare questa applicazione."

    La voce non mostrava la minima esitazione. La penna non si era fermata per un singolo istante.



    Un piccolo chiarimento: tu diventi un Accolito quando guadagni il primo anello, fino a quel momento sei un Novizio
     
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      Angus· cancello della Cittadella, Vecchia Città· 26 febbraio 286
    P
    er quanto stoiche e intimoritrici, le guardie davanti al grosso cancello della Cittadella accettarono la mia richiesta di candidatura, separandosi in due gruppi, di cui il più piccolo dei andando a chiamare chi era di competenza. Questo significò però che dovetti aspettare una risposta lì di fronte a loro. Le guardie rimaste non cercarono una volta di iniziare conversazione con me, ritornando a fare in silenzio il loro lavoro d’osservazione. Dal canto mio invece, presi a guardarmi intorno per passare il tempo, evitando di stare a fissare le persone. La strada era però tanto piena di gente in toga e collane di anelli che l’unica direzione priva di altre persone era guardare in alto. Da così vicina la torre sembrava ancora più alta, ed era interessante osservare sotto il mento delle due statue, che si differenziavano anche in quella parte perché quella a destra aveva una barba. Entrambe però erano decorate da piccoli graffiti e incisioni in quella zona poco visibile, ma erano troppo piccole e distanti per riuscire a comprendere cosa avessero scritto.
    A prendermi dall’attesa davanti al cancello fu un ragazzo biondino, ad occhio avrei detto più piccolo di me. Non indossava nulla al collo, ne uno, ne quattro, ne più anelli. Doveva quindi non essere ne un Accolito che un Maestro, ma al più un giovane Novizio arrivato di recente. Se mi avessero accettato quello sarebbe potuto essere una delle mansioni di cui mi avrebbero incaricato, oltre ad assistere i miei superiori nei loro studi e dedicarmi ai miei studi personali in altro tempo.
    Anche se non era del Nord come me, quel ragazzo non mi aveva trattato differentemente. Forse neanche si era accorto fossi un nordico. Potevo stare tranquillo, quello che dicevano i miei amici su come trattavano noi del Nord a sud erano solo fandonie per prendersi gioco di me. “Grazie per avermi accompagnato.”
    Mi lasciò in uno studio pieno di pergamene e inchiostri. Non ne vedevo così tanti da quando ero bambino. Al castello sapevo ci fossero delle sale con così tante carte, ma dopo che avevo rovesciato dell’inchiostro sugli inviti di un ballo mentre stavo pulendo il tavolo mi avevano vietato di entrare in tutte le stanze con del materiale prezioso. Oltre tutto quel materiale di tessuto pecorino, al centro della sala c’era un vecchio uomo, pelle rada quanto i capelli, e il collo appesantito da un barba lunga e una catena ancora più lunga. Era intento a scrivere sulla pergamena di fronte a sé quando ero entrato e quando mi ero seduto. Il suo modo di continuare a lavorare impassibile a quello che gli capitava intorno lo rendeva un pezzo di decoro più di alcune lampade sui muri.
    “Nome. Provenienza. E perché la Cittadella dovrebbe anche solo considerare questa applicazione.” Non si era staccato dal suo lavoro per un solo istante, ma aveva espresso già le prime domande per il mio colloquio. La sua dedizione al lavoro era tanta da farmi piacere quell’anziano. Non era mia intenzione parlare mai dei nobili dei Sette Regni, perché è loro diritto per scelta degli Antichi Dei di sedere sui troni, ma quelli sotto cui avevo modo di servire erano spesso persone molto difficili da spingerle a lavorare. Sembrava quasi che considerassero i lavori manuali una mansione indegna.
    Il Siniscalco mi aveva posto una domanda, era il mio momento di rispondere. Era probabilmente l’unica occasione che mi avrebbero dato, non potevo sprecarla “Il mio nome è Angus, e vengo da Grande Inverno. La mia famiglia ed io personalmente abbiamo servito i nobili del seggio per generazioni di generazioni. È stato ritenuto dai miei cari che possedessi un particolare talento per l’educazione, quindi hanno chiesto e ricevuto il permesso dai nostri signori per mandarmi qua a migliorare le mie competenze. So leggere e scrivere, e sono veloce ad apprendere. Al mio arrivo a Vecchia Città mi sono presentato presso il Maestro del castello di questo seggio, Maestro Biffus, ed ho imparato presso di lui le funzioni interne della Cittadella, e maggiori genealogie dei Protettori dei Sette Regni, oltre a quelle maggiori di cui ero stato istruito in precedenza al Nord, prima di partire.”


    Parole: 686 (di cui 674 mie)

    Avevo frainteso la differenza tra Accolito e Novizio leggendo la pagina dell'Ordine dei Maestri.

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    Angus • 26 Febbraio 286 • Cancello della Cittadella • Città Vecchia
    Quando Angus terminò la sua presentazione, l'unico suono che seguì fu il continuo scribacchiare della penna sulla pergamena. C'era il ragionevole dubbio che il vecchio non avesse ascoltato una singola parola di ciò che aveva appena detto. La mano di Theobald improvvisamente cessò il suo movimento, l'altra venne subito in suo supporto spostando lentamente il foglio di lato.

    "Dire di sapere qualcosa è semplice. Dimostrarlo è tutta un'altra storia..."

    Lo sguardo che si era brevemente posato sul nordico torno ad abbassarsi mentre il Siniscalco tornava a scrivere su un foglio che stava sotto a quello che aveva appena mosso.

    "Riassumi la storia di tre casate maggiori. Sii coinciso: non escludere nulla di importante ma evita di ammorbarmi con inutili dettagli."

     
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    maestroUFFI
      Angus· ufficio dell'Arcimaestro Theobald, Vecchia Città· 26 febbraio 286
    M
    i presentai al Siniscalco, ma da lui non ebbi alcuna reazione che mi diede modo di capire se fossi stato compreso, o anche solo sentito. Durante tutto il mio parlato l’Arcimaestro aveva continuato a rimanere concentrato nella sua scrittura, tanto immobile nel resto del corpo che gli anelli che formavano la sua collana non facevano alcun tintinnio. Non che io sperassi in un trattamento migliore. Negli anni in cui avevo servito presso Grande Inverno avevo imparato a ricevere un simile trattamento. Noi servitori eravamo come le posate ed il mobilio, pezzi della casa a cui non bisognava dare troppo rispetto, se si era nobili. Potevo immaginare che, se nella Cittadella venissero a mancare i ranghi di classe, la struttura che andasse a soppiantarla fosse una delineata da quanti anelli un Maestro era riuscito a forgiare nella sua vita. In quel rispetto l’Arcimaestro Theobald era come uno dei grandi Protettori dei regni, ed io un misero mendicante.
    Ebbi però la mia risposta quando, per la prima volta dalla mia entrata nella sala, allontanò la pergamena da sé e mi ofrrì uno sguardo. “Dire di sapere qualcosa è semplice. Dimostrarlo è tutta un’altra storia...” La prova che mi affidò fu quella di narrargli della storia tre delle maggiori casate dei Sette Regni. Una impresa che sarebbe potuta sembrare difficile per un comune popolano, data la scarsa, quasi nulla, educazione che ricevevano, ma che sarebbe dovuta essere un gioco da bambini per chiunque avesse tentato di trovare un banco nel grande istituto della Cittadella. Dovevo mostrarmi degno al Siniscalco di sedere affianco gli altri Novizi.
    “Lei ha ragione, Siniscalco della Cittadella. Noi veniamo qui per imparare quanto non sappiamo, quindi fare vanto di sapere è solo un peccato. Mi permetta di dimostrare il livello di educazione nella grande corte del Nord sotto i nostri protettori, i Lord Stark, coloro che hanno permesso anche ad un semplice servitore come me di apprendere della gloria dei più nobili dei Sette Regni.
    Mi permetta di partire dalla casata del nostro monarca, Re Rhaegar Targaryen. Dal punto di vista del nostro continente la famiglia reale a cui appartiene è la più recente di questo continente, ed al contempo la prima ad essere parte dei Sette Regni, essendone la fondatrice. La casata dei Targaryen è di origine valyriana, ovvero proviene dal regno del continente orientale noto storicamente come Valyria, terra la quale oggigiorno è impossibile raggiungere a causa del Grande Cataclisma il quale ne ha causato il collasso. L’impero di Valyria era uno che aveva saputo definire il suo dominio attraverso il controllo ed il solo possesso dei draghi, gigantesche bestie alate in grado di sputare fuoco e decimare eserciti nemici. I Targaryen erano solamente una famiglia nobiliare minore durante il periodo di questo impero dell’est, ma il loro destino cambiò quando il capofamiglia dell’epoca decise di seguire le visioni di sua figlia, Daenys la Sognatrice, visioni di un disastro di fuoco e pietre. Con tre draghi e i loro averi viaggiarono verso occidente, prendendo dimora sull’isola di Roccia del Drago, riuscendo ad evitare per soffio di drago il disastro che estinse le altre trentanove antiche famiglie di cavalcatori di draghi. Stranieri in terra sconosciuta, per un secolo (periodo conosciuto dalla storiografia come il Secolo del Sangue, per il caos nel continente di Essos che il vuoto di potere lasciato dalla distruzione di Valyria causò) rimasero sull’isola a ricostruire il loro potere. Solo quando un nuovo Lord della famiglia succedette, Aegon il Conquistatore, il loro nome tornò ad essere scritto nelle cronache del continente. Aegon, insieme alle sue due mogli-sorelle, Rhaenys e Visenya, approdò nel continente. Ai tempi non esisteva un unico dominio, ma molti signori si dichiaravano ognuno re dei territori che riusciva a controllare con il ferro e con la piuma. Re Aegon, primo del suo nome, mise termine a questo mosaico di indipendenze riuscendo in tre anni appena a unire i Sette Regni sotto un’unica corona. Il termine di questa campagna militare è comunemente considerato quando il re venne incoronato dall’Alto Septon in questa stessa città. Tale data è definita come l’anno 1 dal calendario corrente. Nei quasi trecento anni da tale evento si sono susseguiti diciotto sovrani, ma molti di più sono stati i pretendenti al trono. Due delle peggiori lotte che si sono susseguite furono la Danza dei Draghi e le ribellioni dei bastardi Blackfyre. La prima fu un periodo di incertezza politica in seguito alla morte di Re Viserys I, tra la sua figlio di primo matrimonio Rhaenyra I, e il fratello, figlio di secondo matrimonio Aegon II. I due figli ricevettero entrambi supporto da nobili dei Sette Regni, e le due fazioni presero dunque i nomi di Neri e Verdi, rispettivamente. La storia di questa città in cui siamo ritorna a legarsi con quella della casa dei draghi, poiché il colore verde con cui i musicanti e gli storiografi parlarono della fazione di Re Aegon II fu dovuto ai colori di battaglia della casa della regina madre, Lady Alicent Hightower. Solo dopo la morte di molti guerrieri e draghi da entrambe le parti venne trovato un accordo, che si formò con l’incoronazione di Re Aegon III, membro della fazione nera, ed il suo matrimonio con la principessa Jaehaera Targaryen, figlia di Re Aegon II, e dunque parte della fazione dei verdi. L’unione aveva lo scopo di riappacificare le due parti del regno, sebbene durò pochi anni prima della morte della regina consorte, lasciando nessun erede dall’unione. Una così grave crisi dinastica non avvenne fino al regno di Re Aegon IV, noto alle cronache come l’Indegno. Egli fu un sovrano che preferì i piaceri della carne ai doveri della gestione del regno, e producendo così un ampio numero di bastardi. Questi figli, insieme alle loro madri, vennero tenuti dal re nella Fortezza Rossa, che divenne cumulo di infanti e concubine dalle troppo ampie mire politiche. Ma il più grande errore politico per il re fu, in letto di morte, di legittimare tutti i suoi figli bastardi. Questo diede legittimo diritto al figlio, Daemon Waters, di proclamarsi re successore, supportato da alcuni nobili dei regni che vedevano in lui una figura guerriera più adatta del legittimo erede, Re Daeron II. Il pretendente legittimizzato cambiò il suo nome in Blackfyre, come la spada di acciaio valyriano che gli fu donata. Nonostante il fervore, le armate dei bastardi non riuscirono a rovesciare il potere del trono, ne la prima volta che ci provarono, ne durante le quattro successive fallite rivolte spinte dai discendenti del pretendente Blackfyre.”
    Guardai il Siniscalco, preoccupato di aver già fallito il compito datomi avendo tirato il racconto dei sovrani troppo a lungo. Ma raccontare di meno era impossibile. Già avevo escluso parecchi passaggi perché riguardanti le interazioni con altre grandi casate, non potevo ridurre ancora di più quello che avevo raccontato. Non era colpa mia se la casata reale dei Targaryen era dei Sette Regni quella di cui erano stati compilate e diffuse più cronache, erano i sovrani! Era ovvio che le loro gesta sarebbero state quelle più note. Per cercare di non ripetere lo stesso errore decisi di parlare per seconda di una casata di cui sapevo di meno a causa della distanza. “I Protettori del Sud sono la famiglia Tyrell. Di origine andala loro, governano come primi sull’Altopiano dall’inizio del calendario, anche se la loro origine li precede in queste terre rispetto alle corone. Il fondatore della casa fu un cavaliere delle leggende, Ser Alester Tyrell, il quale prese servizio presso i Re Gardener, la grande dinastia che regnò sull’Altopiano prima di loro. Non servirono i signori di Alto Giardino solo come cavalieri, bensì ebbero anche altri ruoli a palazzo, quale attendente del re, e per brevi periodi anche reggenti. Il loro legame con la casata che servivano si rafforzò anche con i molteplici matrimoni tra i Lord Tyrell e le principesse Gardener, unioni che permisero ai successivi Lord Tyrell di decantare anche una discendenza dal leggendario primo re dell’Altopiano, Garth Manoverde.
    La fortuna dei Tyrell aumentò quando in seguito alle conquiste guidate dal fuoco di drago di Re Aegon il Conquistatore, e la morte dell’ultimo re Gardener sul campo di battaglia, Lord Harlan Tyrell, attendente di Alto Giardino, aprì le porte del castello alle armate dei valyriani. Per il gesto la casata Tyrell venne appuntata Protettrice del Sud, e al governo di tutto l’Altopiano, suddita solo del Trono di Spade. Nei successivi tre secoli i Tyrell di Alto Giardino hanno servito la corona, mantenendosi imparziali alle lotte dinastiche del regno.”
    E la seconda era stata fatta. Mancava solo l’ultima, ma questa era la casa dei miei signori, dei nobili che avevano offerto servizio a me e alla mia famiglia per così lungo tempo. Erano anche quelli di cui avevo imparato di più. Ma se per la famiglia reale il Siniscalco mi avrebbe magari potuto scusare per la prolissità data la loro importanza, fuori dal Nord gli Stark non avevano lo stesso risalto. Per quanto volessi osannare i Re del Nord, dovevo contenermi per evitare di bruciarmi l’occasione di entrare nella Cittadella. “Il terzo nome di cui vorrei parlarvi è il più antico su questo continente, presente nella storia da almeno l’Era degli Eroi, se non prima. La casata degli Stark fu fondata dal mitico Re Brandon il Costruttore, creatore di immense opere come il Muro di Ghiaccio all’estremo nord, dove i più nobili uomini dei Sette Regni offrono la loro vita per proteggerci dai pericoli delle terre incivilizzate oltre. Costruì anche altre grandi strutture come la fortezza di Capo Tempesta e una delle meraviglie di questa città, l’Alta Torre. Inoltre costruì il seggio ancestrale della casata Stark, Grande Inverno, e da allora sul suo trono non ha governato alcun altro se non uomini della casata degli Stark. I domini dei primi re Stark erano più ristretti rispetto a quanto è ora il Nord, ma con lunghe conquiste espansero la loro protezione su tutto il Nord, arrivando a proteggere le terre fino all’Incollatura. Era usanza per i re del Nord riappacificare i rapporti con i nuovi vassalli prendendo in spose le loro figlie. Gli Stark erano sovrani incontrastati del Nord prima della seconda grande migrazione, l’arrivo degli Andali. I Lord Primi Uomini presero le armi insieme, riuscendo a respingere le invasioni dei conquistatori Andali sul confine meridionale. È per questa ragione che ancora oggi il Nord è l’unico regno a mantenere una cultura priva di molte influenze andale.
    Gli Stark regnarono per centinaia di anni in questo modo, respingendo i bruti dal nord e gli Andali dal sud. Poi, nell’anno 2 del calendario corrente, l’ultimo libero re del Nord, Re Torrhen Stark, ebbe modo di assistere alla bruciatura di Harrenhall ed il Campo di Fuoco nell’Altopiano. Riconoscendo fosse folle cercare di combattere la potenza dei tre draghi dei conquistatori, il sovrano del Nord decise di sacrificare la sua corona per la salvezza delle genti al di sopra dell’Incollatura. Incontrando Aegon il Conquistatore, Re Torrhen si inginocchiò a lui, sottomettendo il suo regno al nuovo dominio forgiato dal fuoco dei draghi. Riconoscendo l’onore e le capacità di comando dell’ultimo re del Nord, Aegon Targaryen gli offrì di mantenere i suoi domini, e lo appuntò del titolo di Protettore del Nord. Gli Stark furono sempre leali vassalli, continuando a difendere i Sette Regni dai pericoli oltre la Barriera, ed a differenza delle altre case non immischiandosi delle politiche di corte a sud dei loro domini.”
    Fosse stato per me avrei continuato raccontando delle imprese di Lord Alaric e le campagne militari di Lord Walton, ma erano eventi storici che chi non era un vero nordico non poteva apprezzare appieno. Li avessi aggiunti alla mia risposta, avrei in quel modo solo fatto arrabbiare l’Arcimaestro Theobald. “Mai mancando di onore, gli Stark hanno sempre supportato la corona durante i suoi problemi, che fossero la Danza dei Draghi o le ribellioni dei Blackfyre (entrambi eventi di cui ho già parlato in precedenza), nonostante questo rese i loro domini sguarniti contro le invasioni delle bande di bruti e pestilenze. Il Nord ha sempre sofferto con onore ed in silenzio per i Sette Regni, perché questo è ciò in cui ogni persona del Nord crede, il diritto degli ospiti, ovvero l’usanza di trattare con rispetto ed aiutare chi viene in casa dei Primi Uomini, quella che è il continente di Westeros.”
    “Questa è la mia risposta alla sua domanda. La storia di tre delle grandi casate dei Sette Regni, una da ognuno dei popoli maggiori di questo regno.”


    Parole: 2072 (di cui 2061 mie)

    Non so se è troppo, oppure se troppo poco lol

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    Angus • 26 Febbraio 286 • Cancello della Cittadella • Città Vecchia
    "Evitiamo inutili campanellismi! Se mai farai parte dell'Ordine, la tua affiliazione con gli Stark perderà qualsiasi significato."

    Il vecchio agitò per qualche istante la mano con aria infastidita. Non gli era sfuggito infatti come Angus avesse descritto con maggior favore le imprese degli Stark. Ma chi aspirava ad assumere il ruolo di Maestro non poteva essere legato alle quisquilie dei Sette Regni. Almeno dal suo punto di vista...

    "In ogni caso, possiedi perlomeno una conoscenza basilare di storia. Ma conoscere e ripetere a memoria semplici fatti non è sufficiente... bisogna possedere una certa capacità logica."

    Appoggiò le penna nel suo calamaio e per la prima volta da quando aveva iniziato quel colloquio la sua attenzione fu tutta per l'ex servitore di Grande Inverno. Intrecciò le dita poggiandole sulla scrivania e iniziò a parlare scandendo con chiarezza le parole.

    "Immagina di avere davanti a te tre casse di legno: la prima contiene due rocce bianche, la seconda due rocce nere e la terza una bianca e una nera. Sui rispettivi coperchi sono incise le scritte BB, NN e BN ma sfortunatamente un novizio incompetente ha fatto confusione e i coperchi risultano in disordine. In questo modo ciò che c'è scritto su ciascuno di essi, sicuramente non coincide con quanto è contenuto all'interno della cassa.
    Senza guardare al loro interno, quante rocce è necessario estrarre, al minimo, per determinare l'esatto contenuto delle tre casse?"


     
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    maestroUFFI
      Angus· ufficio dell'Arcimaestro Theobald, Vecchia Città· 26 febbraio 286
    E
    ra un campanilismo essere riconoscente alla mano che ci aveva sfamato per generazioni? Forse gli Andali non erano mai stati educati alle leggi dell’ospite. Ma non ero luogo e tempo quello per discutere. Noi Primi Uomini avevamo sempre avuto la pelle robusta per resistere al freddo, saremmo sopravvissuti allo stesso modo anche a delle parole acide.
    “In ogni caso, possiedi perlomeno una conoscenza basilare di storia.” “Grazie, Siniscalco. Spero di poter venire preso nel vostro Ordine, per poter espandere le mie conoscenze da basilari a livelli che la possono soddisfare.” I livelli che richiedevano alla Cittadella erano davvero alti. Spiegazioni di questo genere al Nord mi facevano avere la nomea del cervellone, ma lì giù erano appena sufficienti. Era come se avessi passato tutta la mia vita come un salmone in un fiume, credendo di essere grande, ma quando ero arrivato al mare mi ero accorto di essere insignificante al confronto degli altri pesci.
    Le domande che il Siniscalco aveva per non erano finite. Dopo avermi interrogato sulla storia delle grandi casate, iniziò a pormi degli enigmi di logica “Immagina di avere davanti a te tre casse di legno: la prima contiene due rocce bianche, la seconda due rocce nere e la terza una bianca e una nera. Sui rispettivi coperchi sono incise le scritte BB, NN e BN ma sfortunatamente un novizio incompetente ha fatto confusione e i coperchi risultano in disordine. In questo modo ciò che c'è scritto su ciascuno di essi, sicuramente non coincide con quanto è contenuto all'interno della cassa.
    Senza guardare al loro interno, quante rocce è necessario estrarre, al minimo, per determinare l'esatto contenuto delle tre casse?”
    L’indovinello era uno scenario immaginario (o almeno così speravo, per il povero Novizio della storiella), con delle specifiche regole per come andava risolto. Fosse stato un evento pratico sarebbe bastato aprire le scatole e risolvere il problema, ma non era quello lo scopo dell’enigma. Indovinelli logici del genere, solitamente, servivano per traslare problemi teorici, che una volta risolta potevano essere espansi a casi non praticabili nel mondo reale.
    Le casse contenevano sfere bianche, e/o nere. I colori, uno o entrambi, mi sembrava di averli sentiti menzionare quando avevo appreso dei costumi delle Città oltre il Mare Stretto. Ma quello non era il vero punto. Il Siniscalco della Cittadella avrebbe potuto dirmi che contenevano piume e ferro, neve e sabbia, qualsiasi coppia di due unità diverse. L’unico motivo per cui potevo immaginare avesse scelto rocce bianche e nere era perché queste venivano usate a volte in votazioni. O forse gli piaceva solo l’accostamento dei colori.
    Una volta determinato che i colori non avevano valore reale, capii che potevo considerarli semplicemente come delle incognite. Definite B e N in questo caso, come lasciato intendere dal problema logico. Di solito risolvere quel tipo di esercizi richiedeva di capire quale algoritmo modellava tutto il processo. Ma quel campo di ragionamenti era contestualmente simile alla matematica, quella branca delle scienze che era formata da numeri e formule. E devo ammettere che, per quanto venissi lodato per la mia intelligenza a Grande Inverno, fare di calcolo era sempre stato il mio punto debole. Fossi stato più bravo in mantenere un bilancio forse non sarei mai sceso fino alla Cittadella, restando a casa per diventare un mercante, o ad assistere Lord Stark nell’amministrazione delle finanze.
    Non potevo discutere di quello che non ero. Al momento ero in uno degli uffici della torre della Cittadella, e dovevo cercare di risolvere il problema davanti a me con gli strumenti che mi ero portato. Per tutta la tensione di dover rispondere davanti all’esaminatore, e i miei trascorsi infelici con i numeri, decisi di prendere un procedimento poco ortodosso. I casi del problema erano abbastanza pochi che avrei potuto tentare di forzarli, sperimentandoli uno per uno. Nel peggiore dei casi dovevano essere qualche centinaio, e di certo non sarei dovuto andare fino alla sesta estrazione. Se quella era la soluzione, il problema sarebbe stato alquanto banale. Di certo esisteva un modo per ottimizzare la scelta.
    “Una bianca, e allora se si estrae come seconda una nera dalla stessa...” Iniziai a simulare i casi nella mia mente. Un fattore di cui mi accorsi abbastanza in fretta fu che non serviva tenere traccia se la pietruzza fosse bianca o nera. Qualunque colore fosse, ne esisteva un caso simmetrico. Tenendo questo in mente potevo ridurre il numero di esperimenti per cui dovevo passare. Ma anche con questo trucco, i casi erano troppi per tenerli a mente. Su un frammento di pergamena iniziai a scarabocchiare quanto potevo per aiutarmi. Non era carta bella come quella del Maestro. La mia aveva chiari segni di usura, causati dalle svariate volte che avevo dovuta ripulirla da quanto ci avevo scritto con il coltello. Ma si faceva uso di quanto si poteva. “Quando mi trovo a pescare così, all’estrazione successiva invece può capitare solo...”
    Ad un certo punto dei miei calcoli, mi venne un dubbio sulla consegna. Per quanto mi ricordavo dalle serate in taverna con gli amici quando lavoravo al Nord, il trucco stava nelle esatte parole. C’era una in particolare tra quelle che mi aveva detto il Siniscalco che mi stava facendo avere qualche dubbio su come dovevo interpretarla, ed ero quasi pronto ad alzare la mano e chiedergli “Mi scusi, Siniscalco, ma a riguardo di questa…?”. Ma preferii di no. Avrei invece provato entrambi i metodi. Mi avrebbe richiesto un po’ più di tempo, probabilmente, ma non avevo il coraggio in quel momento di rivolgermi alla sua figura imponente. Mi sarei sentito uno sciocco facendo quella domanda.
    “Vediamo allora, se parto in questa maniera invece il massimo risulta...” Pensai di aver trovato la soluzione al primo. Ma quando provai la seconda strada, per mia sorpresa, mi accorsi che era ancora più veloce. Questo modo si risolveva in pochissimi passaggi, il che era un bene per il mio metodo perché significava che dovevo sperimentare davvero pochi metodi. Con il bonus extra di aver ingranato il processo dalla prima parte, riuscii a trovare una soluzione anche per l’altra interpretazione delle regole.
    “Penso di avere la soluzione.” Posai il mio foglio, pronto a spiegare a parole i processi che avevo ragionato. “Io credo che, da tre scatole contenenti ognuna sassolini di uno tra due colori, nel peggiore dei casi servono quattro estrazioni per determinare il contenuto di tutte le tre scatole. Mi lasci spiegare: la prima estrazione non può darci una risposta, perché abbiamo troppe poche informazioni. Non importa da quale scatola peschiamo. Per la seconda estrazione possiamo scegliere tra la stessa scatola, oppure una diversa. Dai miei esperimenti è uguale prendere entrambe le vie. Per questo caso scegliamo la strada di una scatola diversa. In quel caso abbiamo due opzioni: se esce lo stesso colore significa che la scatola ancora sigillata contiene due rocce del colore opposto. Quella possiamo escluderla. A quel punto basta estrarre da una delle due scatole aperte per vedere quale è BN, e quale invece è BB/NN. Il totale in questo caso è di tre estrazioni necessarie. Ma questo non è l’unica opzione che ci può accadere. Come dicevo prima, quando si pesca dalla seconda scatola, può accadere che si estrae lo stesso colore come ho spiegato, oppure un nuovo caso, e la pietra è diversa. In quel caso apro anche la terza scatola per prendere una roccia. Avrò tre rocce da tre scatole diverse, due dello stesso colore ed una opposta. Questa terza è certamente contenuta nella scatola del relativo BB/NN, e quindi posso considerarla risolta. Ora ritorniamo alla situazione di sopra, con due pietre uguali da due diverse scatole. Pescando da una delle due capiamo quale è BB/NN e quale è invece BN. Otteniamo lo stesso risultato di prima, ma questa volta richiedendoci quattro estrazioni. Pertanto, dato che la domanda chiedeva il numero minimo di estrazioni per essere certi dei contenuti, dobbiamo prendere il valore più alto di estrazioni, quello del caso peggiore. Ovvero quattro estrazioni.”
    Ero abbastanza fiero di me. Forse non mi ero spiegato nel migliore dei modi, ma avevo per quanto potevo espresso i miei ragionamenti senza impappinarmi o avere un mancamento. Non era però ancora finita. “Ehm, se mi permette vorrei esporle anche una soluzione diversa. Questa versione mi è venuta in mente dalla consegna che lei mi ha dato. Forse sono stato sciocco io, che sono andato a scervellarmi troppo sul significato delle parole, ma Siniscalco lei ha detto “‘In questo modo ciò che c'è scritto su ciascuno di essi, sicuramente non coincide con quanto è contenuto all'interno della cassa.’” Questo mi ha fatto pensare che lo scopo dell’esercizio potrebbe essere di determinare il contenuto delle scatole, con l’informazione aggiuntiva che quanto scritto sopra le scatole è sicuramente falso. Almeno così è come io ho interpretato il “‘sicuramente non coincide’”. Ripeto, mi scusi se sto costruendo una variante dell’esercizio a partire da una mia incomprensione. Ho trovato comunque che con questo metodo la soluzione risulta molto più veloce. A seconda della scatola che si sceglie da cui partire, due, o addirittura una sola estrazione è necessaria! E questo non è come il caso sopra, perché essendo le partenze non simmetriche tra di loro non dobbiamo considerare il caso peggiore tra tutti. La versione a cui faccio riferimento è quella in cui si parte dalla scatola contrassegnata BN. Essendo tale dentro non potrà contenere BN, ma solo BB/NN. Pescata la prima roccia capiamo quale dei due è, e per esclusione andiamo a risolvere anche le altre due scatole, senza neppure aprirle. La scatola con il BB/NN opposto è certamente BN (perché non può essere il BB/NN del titolo, da regole decise all’inizio, e neppure il BB/NN della scatola che abbiamo aperto). La scatola che rimane, ovvero quella con BB/NN del colore opposto, sarà l’unico rimasto, ovvero BN.”


    Parole: 1622 (di cui 1518 mie)

    algoritmo, così detto per il Maestro Al-Kwaritmus lol

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    Angus • 26 Febbraio 286 • Cancello della Cittadella • Città Vecchia
    Il siniscalco osservò per qualche istante Angus dopo che quello ebbe fornito la risposta che aveva richiesto. Che la risposta fosse corretta o sbagliata, il suo volto non mostrò alcuna emozione. Si limitò a scrivere una nota su uno dei numerosi fogli presenti sulla sua scrivania. Sospirò leggermente portandosi in avanti e intrecciando le dita l'una con l'altra. Fissò il giovane negli occhi prima di ricominciare a parlare.

    "D'accordo. Mostri sicuramente del potenziale ma... avrei un'altra domanda."

    Una leggera pausa prima di continuare.

    "Mi hai spiegato perché la Cittadella dovrebbe considerare la tua candidatura. Ora però vorrei sapere perché tu sei interessato a unirti all'Ordine."

    Una domanda decisamente più personale rispetto alle altre. Cosa avrebbe detto Angus?

     
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      Angus· ufficio dell'Arcimaestro Theobald, Vecchia Città· 26 febbraio 286
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    opo che finii di spiegare la seconda interpretazione per il suo quesito, ero senza fiato. Mi ero liberato come il fiume dietro una diga di castori quando veniva ripulito. Con il fiato corto e proteso in avanti, aspettavo una risposta, o almeno un commento del Siniscalco. Quale delle versioni era quella corretta? La prima, la seconda? Entrambe? Oppure avevo sbagliato, e mi ero bruciato ogni ponte per entrare nella Cittadella? Se così fosse stato avrei dovuto iniziare a trovare un lavoro stabile abbastanza da permettermi di tenere da parte dei risparmi per ritornare nel Nord dalla famiglia.
    Tutto il mio futuro sentivo che dipendesse da come il Siniscalco avrebbe deciso di valutare la mia soluzione, ma il suo volto era imperscrutabile. Lo vidi solo segnarsi qualcosa su uno dei fogli, e poi sospirare. Ecco, lo sapevo! Avevo sbagliato, ed ora era tutto finito! Forse avevo un’occasione per non finire in mezzo alla strada se fossi andato a supplicare in ginocchio i due reclutatori al banchetto per un mestiere! Mi avrebbero di certo aiutato una volta capito che la mia situazione era seria, no?
    Ma poi sparì tutto “D'accordo. Mostri sicuramente del potenziale ma... avrei un'altra domanda.” Il Gran Maestro mi guardò negli occhi, e potei prendere quel momento solo come un istante per rilassarmi. Se non fosse stato per lo scheletro interno che mi supportava, mi sarei sciolto sul posto.
    Non potevo considerarmi ancora salvo. Il Siniscalco Theobald aveva detto che c’era ancora un’altra domanda a cui dovevo rispondere. La prima era stata sulla storia, per questionare la mia memoria e conoscenza, mentre la seconda era un problema logico, da cui si poteva valutare la mia capacità di risolvere problemi. Cosa potrebbe aver coperto questa terza? L’intelligenza emotiva, oppure la capacità creativa che c’era in noi? Magari era un test per valutare le mie abilità sociali. Se fossi stato preso e avessi ricevuto il mio spazio per alloggiare dentro la Cittadella mi sarei dovuto trovare a condividere gli spazi con molti altri Accoliti. Quindi potevo capire se nel processo di accettazione avevano pensato di mettere domande su come ci si poteva trovare a condividere i luoghi con, quelli che erano di fatto, sconosciuti. Soprattutto se qualcuno avesse creduto alle voci che giravano su noi del Nord, che vivevamo isolati e fuori dalla società. Potevo capire da che angolo uscivano queste idee, il Nord per estensione era più grande di ogni altro regno, ma la popolazione non scalava di conseguenza. Se non lo si aveva mai visitato, pensare che quindi ognuno di noi avesse il suo spazio era comprensibile. Ma noi non vivevamo dappertutto. Molti luoghi erano lasciati alla natura, ed invece noi nordici ci concentravamo attorno ai grandi seggi, per poter fornire servizio e beni ai Lord del castello sotto la cui protezione abitavamo. E poi, noi eravamo i primi a rispettare ancora la tradizione dell’ospite. Se non eravamo in grado di convivere con uno sconosciuto, come potevamo accettare ospiti nelle nostre case ospiti? A quel punto, ero sicuro di me, avrei potuto rispondere alla terza domanda senza troppi problemi.
    “Ora però vorrei sapere perché tu sei interessato a unirti all'Ordine.” La domanda che mi fece non centrò niente con quella che mi ero aspettavo. Il che aveva senso, in fondo era solo una delle possibilità, ma io mi ero focalizzato tanto su quella che avevo perso di vista il contesto intorno, ed alla fine credevo di aver risolto il piccolo enigma che era l’argomento della terza domanda. Per quello mi sentii tanto uno sciocco quando mi chiese le mie ragioni personali per unirmi alla Cittadella. Come domanda aveva molto più senso di tutto quello a cui avevo pensato io.
    Mi ricomposi, e cercai di dargli una risposta “La Cittadella è il più grande centro di studio di Westeros, e del globo intero. Dunque è solo un onore poter sperare di essere ammessi in un così importante istituto per il miglioramento delle mie conoscenze e il colmamento delle mie lacune.” Era veramente quello che pensavo? Stavo dando una risposta formale e piena di lodi per la Cittadella, certo, ma quelle non erano le mie vere parole. Erano le parole che pensavo il Siniscalco voleva sentirsi dire. Ma quanti altri potenziali Novizi passavano davanti a lui ogni giorno, quante volte si era dovuto sentire raccontare le stesse lusinghe prive di anima. Dovevo smettere di non essere onesto con me stesso, e ammettere quello che ero. Anche se non era una storia ricca di ispirazione o originaria da grandi casate come poteva essere quella di altri Accoliti. “Non posso dire di avere alcuna grande chiamata che mi ha fatto scegliere di prendere la via della catena. Non ho mai potuto permettermi di averne una. La mia famiglia serve i Lord Stark, ma non siamo nobili di rango, e dunque abbiamo sempre dovuto cavarcela come potevamo, andando avanti accettando ogni opportunità che ci veniva offerta. Quando hanno notato a Grande Inverno le mie capacità di imparare gli argomenti di studio delle lezioni del Maestro, anche solo avendo l’occasione di seguirle mentre facevo i miei lavori, e fatto menzione della Cittadella come un percorso per permettere alla nostra famiglia di avere un introito stabile dal ruolo di Maestro, non ho potuto dire di no ai miei parenti. Loro hanno riposto in me tutte le loro speranze ed i loro risparmi, solo per riuscire a farmi arrivare fino a qui.”
    “Anche se può essere triste da dire, non so quali sono le mie aspirazioni. Ho più di trent’anni, trentadue tra tre giorni, per la precisione. Ma non ho mai avuto l’occasione per scoprirle. A cosa mi sarebbero servite? Sarebbero stati sogni impossibili da soddisfare, mi avrebbero solo fatto rendere conto di quanto piccolo ero rispetto al resto del mondo.”
    “Non so se questa era la risposta corretta, ma almeno è la mia vera risposta. Sono venuto fino alla Cittadella per poter permettere maggiore sicurezza alle persone a cui voglio bene, e perché mi hanno consigliato questo come il percorso migliore per farlo. Può essere troppo tardi per me per capire cosa voglio davvero fare, ma se mi impegno abbastanza penso di poter permettere agli altri a cui tengo almeno di sognare, non in vano.”


    Parole: 1029 (di cui 1009 mie)

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