Lyssa Amalthea Forin

Il padre le ripeteva che se si fosse continuata a fissare allo specchio sarebbe diventata cieca. Lei aveva solo tre anni e aveva appena imparato che la bimba che la osservava attraverso il vetro era proprio lei, Lyssa. E più si guardava, più registrava mentalmente nuovi dettagli: il neo sotto l'occhio sinistro, il riflesso blu nelle sue iridi viola, l'arco di Cupido sul labbro superiore. Per altri quattordici anni non fece altro che trascorrere ore davanti allo specchio, prima di andare a dormire e subito dopo essersi svegliata. Sviluppò un'ossessione per la propria bellezza, e ogni giorno pratica il morboso rituale per preservare il suo corpo: spazzola accuratamente i lunghi capelli biondi, spalma un unguento di latte di capra sulle guance pallide e del burro sulle labbra; non dorme né meno né più di sette ore ogni notte, e all'alba fa lunghe passeggiate sotto il vento fresco di Volantis.

Chi fa la conoscenza di Lyssa la definisce spesso fastidiosa e piena di sé.
Effettivamente, la fanciulla non si disturba troppo a mostrare lati diversi da questi: non essendo una grande amante della compagnia altrui, ella si mantiene fredda e composta di fronte agli altri. Il suo progressivo avvicinamento al Signore della Luce la rende, tuttavia, più interessata allo studio mentale di chi la circonda e dunque più propensa al dialogo, sebbene la sua incessante curiosità combinata all'austerità che la contraddistingue la facciano apparire subdola, intensa, calcolatrice.
Lyssa è comunque una ragazza educata, se non nei pensieri o nelle parole, quantomeno nei modi. È delicata e si muove leggera come una farfalla, silenziosa come un'ombra.

Lyssa nasceva nel silenzio dell'alba estiva, spezzato solo dai lamenti di sua madre. Le finestre erano aperte e il vento fu la prima cosa che le accarezzò il viso: per tutta la vita fu il vento a benedirla, plasmando una fanciulla dalla pelle bianca come le nuvole. Lyssa crebbe in mezzo all'aria fresca di Volantis, sfogliando libri che narravano della storia del suo popolo e di intriganti avventure, studiando e apprendendo l'arte della pittura.
Fu all'età di tredici anni che la vita di Lyssa subì una leggera deviazione dal sereno dondolio che aveva conosciuto fino a quel momento: in una delle passeggiate notturne che la sua indole curiosa la portava ad intraprendere segretamente, Lyssa venne aggredita da un uomo ubriaco. Il buio e la paura non le consentivano di distinguere i suoi lineamenti, ma solo quando una fiamma si accese lì vicino scoprì il volto sudato del suo aggressore, e il terrore nei suoi occhi quando quello stesso fuoco iniziò a ustionargli la gamba, permettendo a Lyssa di fuggire.
La fanciulla lo interpretò come un chiaro segnale: R'hllor doveva essere giunto in suo soccorso. Il trauma di quella notte la portò non solo a evitare il buio per quanto possibile (e a posticipare le sue passeggiate segrete all'alba), ma anche a concedere la sua intera esistenza al Signore della Luce. Da quel giorno Lyssa giurò che non avrebbe venerato altro che lui, e che avrebbe fatto di tutto in suo possesso per divulgare il suo credo: diventare una sacerdotessa rossa divenne il suo obiettivo. Il padre, tuttavia, non era d'accordo con questa sua idea, e la stroncò sul nascere, confinandola alla vita perlacea che aveva vissuto fino a quel momento. Nel frattempo il suo fratello maggiore, Xerys, partì per il Continente Occidentale, lasciando una Lyssa tredicenne a difendere i propri ideali da sola. Una sola cosa suo padre non fu in grado di sottrarle: i suoi amati libri. In quegli antichi testi trovò diverse informazioni sul culto del fuoco, non sufficienti ad iniziare il suo addestramento ma comunque utili a capirne di più.
Xerys fece ritorno a casa dopo quattro anni, proprio mentre Volantis venne sconvolta dai conflitti con Qohor, questioni da cui Lyssa si teneva distante. Del fratello non aveva più ricordi nitidi, essendo appena una preadolescente quando lui partì, ma certamente fu in grado di mostrargli una ragazza ben diversa: più matura, più determinata, più subdola.