Votes taken by PestoBarilla

  1. .

    Mensile di Giugno




    Piazza centrale di Luce Solitaria

    "Poche opportunità, poco lavoro e poca voglia di lavorare, queste le caratteristiche che più caratterizzavano i suoi compaesani. Harald sapeva che se avesse voluto mettere sotto i denti qualcosa avrebbe fatto meglio a cogliere un occasione, sottraendo ad altri ghiotte possibilità

    Retrospettiva Harald

  2. .
    Wattpad :') quanti ricordi!
    Beh benvenuta di nuovo, ti troverai bene.
    A titolo informativo ti consiglio di iscriverti al sindacato utenti in off topic!
    Ti consiglio un bel Valyriano con il tratto "Cavaliere del Drago", sarà impossibile farsi odiare dalla moderazione

    @ Staff <3
  3. .
    La spalla del giovane Harald poggiava su un grande argano in legno chiaro, l'unico in quel posto dimenticato dal Dio a esser robusto abbastanza da poter scaricare merci pesanti come carichi in legno e in metallo.
    Il piede avvolto dal suo stivale torreggiava su una piccola bitta avvolta da una cima e le su braccia, conserte, foderavano il torace, allietandolo di torpore in quel clima rigido tipico dell' isola.
    La sfortuna di alcuni era la fortuna di altri e l'unica cifra che si stagliava tra le due era il coraggio degli uomini. Masticò lentamente le alghe che aveva un bocca e sputò un grumo nero dal sapore acre proprio sulle assi su cui i pescatori battevano il tacco umido, in cerca di fuga e salvezza sulle sponde rocciose della piccola baia.
    Il mare era tutt' altro che in tempesta, tuttavia era periodo di Luna piena e le maree danzavano alte e voluttuose invitando i flutti a dare il meglio di loro contro le formazioni in pietra della costa settentrionale. Vide chiaramente tutta la scena, sapeva ci sarebbe stata un' opportunità per lui, capitava più spesso di quanto si potesse pensare.
    Questa volta, non si trattò di un mercantile degli uomini delle valli verdi, ma di una nave del suo popolo. Una brutta notizia per tutti, anche per Harald stesso.
    Perdere una nave, qualsiasi fosse la sua dimensione, era sempre segno di sventura.
    Il flusso di pescatori alla fine terminò, l'ultimo tirò inavvertitamente una spallata al giovane falegname, fuggivano come bambini davanti ad un temporale.
    Il vecchio capitano puntò il dito verso un pletora di giovani senza lavoro e tra questi c'era anche colui il quale un giorno sarebbe divenuto uno degli uomini annegati del Dio abissale.
    Harald lasciò la presa dello stivale dalla bitta, abbandonò l'abbraccio del torso e, con un colpetto di reni, si staccò dall' argano.
    -"Dragmet", disse a voce alta senza cercare l'uomo nella folla, "prenderò la tua barchicciola", disse quindi avanzando di un paio di metri sulla lingua di assi del molo.
    -"Prenderò io i tuoi averi vecchio.. Mi pagherai con il prezzo del ferro", Harald alzò il mento in un movimento rapido, atto a mettere in guardia il capitano.
    -"L'ultima cassa è mia", disse riferendosi al carico del relitto.
    -"Dragmet", berciò nuovamente, "Un terzo della cassa è tuo", disse contrattando l' affitto della suo piccolo guscio di noce.
    Harald Saltò sul barchino, mollò la cima, facendosi aiutare da un paio di suoi compagni.
    Si assicurò che la cima venisse fatta gettare sulla pura del guscio e, aiutandosi con la punta del piede, fece pressione sulle architravi del molo per guadagnare un mezzo metro di respiro nel liquido gelido del Mare del Tramonto.
    La barca guadagnò, in effetti, quasi un metro. Harald prese uno dei due remi e continuò l' operazione, sostituendo la punta del suo piede con la testa del lungo palo in frassino. La distanza aumentò di un paio di metri una volta che l' inerzia cominciò a fare il proprio mestiere e, in meno di cinque minuti, il legno di Harald cominciò a scivolare verso la bocca di porto sotto lo sguardo giudicante di chi prima di lui abbandonò il carico.
    Il giovane prese con vigore ambo i remi e cominciò a dar forza alle braccia, al ritmo di tre quarti di una cacofonia che usava cantare durante le traversate con i propri compagni.
    Il corpo di Harald posava al centro del barchino, la mente, gelida, manteneva una silenziosa concentrazione mentre la sua lingua si dedicava alla fastidiosa chiosa. Il suo mugugnare veniva ripetutamente interrotto dallo sforzo dei remi e dallo sballottamento dei flutti. Stava contando, Harald, ogni quanto le onde carezzassero la prua; contava quattro secondi, un tempo abbastanza stabile ma al contempo pericoloso.
    Un sorriso simile ad una paresi si stampò sul suo volto, utile a respirare a bocca mezz' aperta, utile a potersi concentrare al meglio sul conto anche sotto lo sforzo del fisico.
    Gli occhi del giovane uomo di ferro erano fissi sulla meta, non poteva distrarsi, ad ogni variazione di rotta avrebbe dovuta correggerla con una compensazione di remo, una distrazione in tal senso avrebbe portato ad una rischiosa vicinanza alla frangia scogliosa, un esito inaccettabile e mortale.
    Se fosse finito in acqua avrebbe certamente raggiunto i suoi avi nelle sale del Dio; era certo un buon nuotatore ma il freddo di quelle acque non l' avrebbe risparmiato così vestito, per non parlare dei suoi stivali.
    Ogni cosa a suo tempo, quella era la lezione che il mare imponeva ai suoi cultisti.

    -"Veeelee.. Neeereee.."

    Un gelo importante cominciò a percepirsi sul lato sinistro del volto. Un vento da Occidente cominciava a montare, l' occhio non poteva percepirlo in altri modi se non osservando la danza che le onde a babordo si stavano apprestando a compiere.
    Un rivolo di gelido sudore cominciò a scendere dalle tempie del rematore.

    -"Veeedrai.."

    Un colpo, secco, sempre a babordo, raddrizzò la traiettoria della barca, ripristinando, per un paio di secondi, l' ordine di rotta.

    -"Hey-ho.. Hey-ho..".

    Il bottino distava un quarto di lega, cinquecento metri stimati stracolmi di pericoli. Un bruciore freddo cominciò a dipanare nei suoi muscoli, era lo sforzo e l' ansia di una traversata funesta.

    -"Moglie sei stata.. E moglie sarai.."

    L' impazienza era una brutta bestia ma, talvolta, poteva consigliare meglio della calma placida della preda avanti al suo carnefice. Harald aumentò il ritmo, disperdendo preziose energie in nome della celerità.

    "..del sale.. Hey-ho.. Hey-ho.."

    Il relitto si faceva sempre più chiaro, sempre più chiaro era il danno allo scafo. La fortuna sorrideva al ragazzo. La cocca era incagliata su di questo e non sarebbe affondata prima di un oretta; questo, certo, solo nel caso un fortunale non montasse all' improvviso.

    -"Una del Nord.. Una di Dorne.. A casa io avrò..".

    Le note della canzone cominciarono a confondersi con il suo respiro. Decise di far tacere la lingua per concentrare ogni sforzo nella remata.
    Brividi di freddo e brividi di intuizione correvano lungo il collo, il giovane raggiunse la massima tensione ad una decina di metri dal peschereccio.
    Tirò forte un' ultima remata, perché l' inerzia lavorasse al posto suo.
    Con precisione e calma ripose i remi nel guscio e prese con altrettanta calma il mezzomarinaio al suo fianco.
    Prese l' arpione con ambo le mani, cercando di accovacciarsi senza sbilanciare l' imbarcazione e, alla fine, pretese gli altri per conficcare l' uncino dell' attrezzo nelle carni lignee del relitto.
    L' operazione ebbe successo e la prua del barchino impattò con violenza sulla carcassa di assi.
    Facendo forza con ambo le braccia Harald tirò a sé il relitto, facendo ruotare la sua imbarcazione, accostando bordo e babordo di entrambe le barche.
    Il giovane prese quindi la cima in prua e senza agitare più del dovuto il suo trasporto cerco di assicurare i due corpi con un nodo di galloccia tra le bitte.
    Era una soluzione ben più che temporanea, avrebbe dovuto sbrigarsi. Con uno scatto saltò sulla poppa del relitto e dal suo castello notò come il moto ondoso vessasse il suo guscio.
    Cassa dopo cassa, Harald caricò il barchicciolo al massimo della sua capienza.
    Gli sarebbero serviti altri quattro giri prima di poter dire soddisfatta la richiesta del vecchio.
    Il suo esempio ispirò altri e il compito, già dal primo giro di boa divenne, alla fine più semplice.





  4. .
    InShot_20230525_152724078
  5. .
    loot acquisito qua, per me può anche chiudersi in un post solo in cui si spiega quanta roba ho


    Sarebbero ripartiti per Isola dell'Orso, la qual cosa sarebbe accaduta a breve. Accadde moltissimo in quelle ore notturne presso il villaggio dei pescatori che razziarono con malvagità, altro sarebbe ancora accaduto.
    Harald montò sulla sua nave lunga e domandò agli uomini di controllare quanto carico vi fosse sulla gemella ormeggiata ad una decina di metri da quella.
    Voleva fare una cernita del suo bottino, un'operazione naturale per ogni bruto delle Isole di Ferro, un'operazione necessaria per la corucciata mente di un pirata.

    I suoi occhi da falegname scrutarono le vene cave del tronco di Albero diga sottratto ai mercanti, cercavano di capire quanto ci si potesse fare da quel cadavere di Corteccia.


    ci riprovo,
    Vorrei sapere quanta roba ho in stiva e quante unità di legno mi vale quel tronco di Albero diga. Tutto funzionale al crafting
  6. .

    Mensile di Maggio




    Approdi

    "C'era sempre qualcosa da fare là, al porto. C'era sempre un modo per guadagnarsi da vivere; sarebbe bastato tendere l'occhio nella direzione giusta.
    Un'opportunità per riempirsi le tasche era ciò che serviva al giovane Harald.
    La caccia alle foche di sei mesi fa lasciò lo stomaco pieno al ragazzo per diverso tempo, era giunto il momento di riempirlo nuovamente.


    Retrospettiva Harald

  7. .
  8. .
    Harald era immobile, accucciato al parapetto del castello di prua, esattamente come tutti i suoi compagni. Le braccia, incrociate, stringevano il torace, pressando le pelli oliate di cui erano vestiti; non bastava a dimenticare il gelo naturale dei mari del nord.
    Un sottile strato di ghiaccio rendeva il ponte della nave scivoloso, smisero di gettare sale sulle assi due giorni prima, era tutto inutile.
    Sebbene fossero stati fortunati abbastanza da lasciarsi alle spalle il fortunale oceanico che distribuì con equa malvagità piogge infauste sul vascello, le onde continuavano a bagnare l'imbarcazione; il loro moto era violento e truce.
    I ghiacci emersi non distavano molto da dove gli uomini di ferro combattevano contro il freddo, ma la traversata sembrava allungarsi di giorno in giorno, dilatata dalle percezioni acuite dalla sofferenza.
    Una voce, rauca, si perse tra i rumori di un mare impetuoso, non riusciva a superare le resistenze dei sussilti della ciurma.
    Harald, come gli altri, volgeva lo sguardo verso il basso, distraeva la mente contando le geometrie irregolari delle venature del legno. Un movimento, insolito, verso i quartieri di poppa, attrasse l'attenzione di tutti.
    Il timoniere sbracciava saltando sul posto, urlava qualcosa di incomprensibile. Il braccio, teso, mirava a in una direzione lontana, tendeva verso nord.
    Lo sguardo speranzoso di tutti migrò assieme alle speranze della ciurma verso dove la nave tendeva. Harald si alzò, facendo scricchiolare le pelli imbrinate che cingevano il suo corpo, congelate dall' ambiente fatale.
    La sua bocca si schiuse in un sorriso di meraviglia e i suoi occhi dilatarono le pupille, come se avanti a sé vedesse il primo amore di un uomo.
    Approcciavano timidamente la prima distesa bianca a Nord, intravedevano i primi ghiacci.
    Un urlo sacrale uscì dai polmoni di tutti, gettando fiele bruciante nei loro polmoni; il freddo non risparmiava nemmeno i momenti di gioia.
    Gli uomini si gettarono ai remi mentre i marinai di cordame s' approcciavano ad ammainare le vele del Maestro.
    La spinta dei lunghi pali marini di pino, nutrita delle speranze che il cuore della ciurma riversava nelle loro braccia, colse impreparati i guitti del sartiame. La nave lunga incespicò, poiché la spinta giunse nel reale priva di coordinazione, ma, alla fine, il rostro in ferro del castello di prua volse a puntare i lidi avorio delle coste raminghe del mondo innevato.
    I muscoli dolevano, morsi dalle fauci del torpore che abbandona il corpo di un uomo, ma la meta era vicina e il pensiero di iniziare quella caccia selvaggia fu sufficiente per gli uomini della nave per indulgere in quello stato di sofferente estasi.
    Il capitano berciava ordini che nessuno osservò per mancanza di lucidità, l' Annegato, passeggero e guida della mattanza rituale che stava per compiersi, sussurrava a occhi chiusi parole antiche ai flutti che lo scafo stava violando.
    Un urlo, cadenzato e gutturale, dava il ritmo alla navigazione; bastò quell' istante perché ricordassero che nelle loro vene scorresse il sangue dei pellegrini dell' Antica Via.

    Una cacofonia stridente, del ghiaccio che assaggia il rostro frastagliato di una nave, riempì le orecchie di tutti.
    Non indossavano elmi o corazze. Non portavano sulle spalle scudi e faretre traboccanti di aste piumate.
    Vestivano pellicce d'orso e cinghiale e tra le mani brandivano mazze in ferro, in osso e in legno.
    Il capitano urlò il comando e con quello la ciurma sciamò sulle superfici ghiacciate della terra semovente.
    Il grande banco di foche grigie riconobbe la minaccia; grandi leoni marini si stagliarono tremendi a difesa delle femmine e dei cuccioli, ma non sarebbe bastato.
    Gli uomini di ferro scivolarono tutt' attorno alle tremende bestie, forti degli speroni di ferro che coprivano le suole dei loro stivali.
    Uno ad uno in re di quel maniero color del cielo caddero sotto agli animaleschi colpi di verga.
    Le femmine e i piccoli tentarono la fuga, dirigendosi verso i lidi esterni, quelli lontani dai fiumi ramati del sangue dei loro congiunti, ma fu tutto inutile.
    Un secondo gruppo di caccia aggirò l' isola, tagliando la via della salvezza alle madri e ai cuccioli.

    Le braccia di Harald dolevano e il suo volto era mischiava su di sé la vita di una dozzina di quegli animali.
    Quella sera avrebbero mangiato il grasso che quelle pelli spesse nascondevano e avrebbero bevuto gli ultimi due barili di birra disponibili per la spedizione.
    Era stata una buona giornata


    700 e poco
  9. .

    post Quest


    Il silenzio era l'unico signore di quelle coste senza Dei. Gli uomini di Harald non riuscirono nell'impresa di placare gli animi, berciavano alla luna e malmenavo i prigionieri. L'unica cifra che separava il massacro dal battesimo era il braccio alzato del campione del loro popolo.
    Lo sguardo di Harald bruciava quello dell'anziana che trovò il coraggio di affrontarlo. Era tutto inutile, il giudizio eterno non spettò mai a lui.
    Non servirono catene, funi o costrizioni di sorta; bastava la presa salda degli uomini delle isole. Le loro mani ghermivano le carni giovani dei bambini di quel villaggio sperduto; facevano violenza sulle pelli tenere e su quelle più coriacee allo stesso modo. Le urla di paura si mischiavano nel coro di cacofonie di quelle dei fedeli del mare.
    Le onde si infrangevano spinte dalla luna della notte contro quel litorale petroso; i preti dell'Antica Via portavano le loro offerte al Padre di tutti.
    Non li picchettarono attendendo che le onde li prendessero, non avevano tempo per quella lenta pratica.
    Harald prese a camminare, dirigendosi verso la navata senza pareti del mare.
    I suoi chierici intonavano i cori del loro popolo, gutturali, fatti di risate e imprecazioni; i nuovi fedeli si prestavano a cori degli iniziati al loro credo, cori fatti da urla di terrore, corpi che stridono nel dimenarsi contro le cotte di ferro arrugginito e vane richieste di pietà.

    Harald immerse il suo corpo sino all'alto bacino, bagnato da ogni lacrima della grande baia del Nord Ovest; il suo sguardo rivolto ai funzionari del Credo, le braccia alte sopra al suo corpo.
    -"La Morte.. Non esiste", disse affinché tutti udissero, "Per il forte.. La Morte.. Non è che l'inizio..".
    I suoi occhi si fissarono su quelli stanchi e opalescenti della vecchia, costretta nell'abbraccio mortale di un energumeno.
    -"Il forte.. Temprato dal mare.. Troverà gloria e riposo nelle SVE Sale.. Per l'eternità..".
    La mano della spada Calò piano sino al fianco.
    -"Ciò che è morto non muoia mai!", Urlò dando il comando. Gli uomini di ferro immersero le loro vittime combattendo contro i loro futili tentativi di fuga.
    Spinsero i crespi capelli sotto al livello del mare, combattendo a loro volta con i baci umidi dei flutti che sul loro volto si infrangevano.
    Harald attese, attese che anche l'ultimo dei figli dell'Abissale vincesse quello scontro.
    Portò la mano destra al petto, laddove il suo cuore malvagio batteva al ritmo di un tamburo, e pronunciò l'omelia di liberazione.
    -"Ma risorga.. Più duro.. E più forte!".


    Riportarono i corpi sulla riva, infreddoliti dalle vesti umide esposte al gelo notturno.
    Attesero che rinvenissero.
    Il primo tossì forte l'acqua del mare fuori dal suo corpo; seguì un secondo, una terza e una quarta.

    L'atteggiamento della ciurma cambiò repentinamente; si gettarono sulle loro vittime per rialzarle, battendo loro pacche di incoraggiamento piuttosto che schiaffi di molestia.
    Cinque, sei.. Sette.
    Harald testimoniò il miracolo del Dio compiersi avanti a lui. L'Antica avrebbe avuto dei nuovi viandanti, era compito di uomini come lui condurli verso la Destinazione che nessun umano potrà mai raggiungere.

    504 parole

    post quest, libera per l'evento di primavera.
    Sono risorti in sette come da post finale di quest'
  10. .
    InShot_20230223_114640289
  11. .
    CITAZIONE (SlasherShane @ 22/2/2023, 09:47) 
    Caotico Malvagio è comunque chi non ha una bussola morale e fa le cose per il gusto di far del male al prossimo.
    Virtualmente non credo ci sia veramente nessuno dei pg che rispecchi la cosa. Se Red era caotico malvagio ora lungo la sua strada aveva tinto i fiumi di rosso.

    Ehm si haha ne..nessuno haha
  12. .
    Per ore rimase immobile, chiuso in una tetra e meditabonda espressione.
    Sedeva sulla poppa della sua nave, poggiando il sedere sul tronco di albero diga sottratto ai mercanti del mare del Nord. Rifletteva sull'ultimo capitolo della sua precedente vita, quello che si sarebbe scritto di li a breve.
    La forza delle due navi si stava per votare all'antica Via in un massacro senza precedenti. Prendere Isola dell'orso sarebbe stata un'impresa degna di Un Re Grigio, proprio per questo l'espressione sul suo volto non sembrò mai indulgere nel sorriso in quelle tese ore.
    Non aveva i numeri per assediare quell'isola; aveva la volontà e la forza di cento uomini, l'audacia di un leone e una ciurma arrabbiata e fedele, ma dall'altra parte c'erano mura e arcieri pronti a togliere la vita a tutti loro.
    Harald pensò a lungo allo sguardo intenso di Aeva; se tutti i primi uomini avessero avuto quello stesso sguardo non avrebbe avuto una sola possibilità di fare fuoco alle mura dei Mormont, sapeva bene, però, che lei fosse unica nel suo genere e che le guardie di Maege non fossero altrettano agguerrite.
    Un uomo di ferro in mare vale come tre primi uomini, ma la loro battaglia si sarebbe combattuta dove gli arcieri degli orsi avrebbero dato prova della loro mira.
    Avrebbe perso troppi uomini in un assalto diretto.
    Una frustrazione, crescente, diede alle fiamme l'animo di Harald. Quella volta avrebbe dovuto percorrere l'antica Via nelle sue diramazioni più ombreggiate, avrebbe dovuto avvalersi di metodi astuti per vincere contro i suoi aguzzini.

    Sapeva avrebbe dovuto ridurre le possibilità dei Mormont prima di poter condurre un massiccio assalto.
    Tutto stava nel capire come attrarre un orso fuori dalla sua tana.
    I suoi occhi scivolarono gettando lo sguardo sul corpo ligneo sotto al suo culo.
    Forse avrebbe usato delle leve molto specifiche per bruciare il cuore della vecchia.
    Harald scosse il capo, lentamente, nel mezzo del suo dialogo interno.
    La vecchia non si sarebbe fatta fregare, i vecchi non si fanno mai prendere impreparati.
    I giovani, al contrario, erano più semplici da manipolare.
    Dare alle fiamme un simbolo sacro agli Dei Antichi avrebbe di certo dato da pensare, avrebbe abbattuto le speranze, spossato la grinta e acceso la rabbia.
    Un sorriso malvagio si dipinse silenziosamente sul suo volto.
    La speranza è ciò che uccide gli uomini.
    Non avrebbe dato alle fiamme Quel tronco, lo avrebbe usato come esca.

    Harald si passò una mano sul volto, lavando lo sporco accumulatosi con il sudore.
    Non sarebbe bastato un solo inganno a trarre la plebaglia armata fuori dal Quelle mura; avrebbero dovuto agire nei modi più disparati per raggiungere il cuore della fortezza.
    Lo sguardo di Harald si concentrò ora sulla seconda nave, la gemella che viaggiava parallela alla sua.
    Se avessero avuto successo probabilmente una sola nave sarebbe riuscita a salpare da quell'isola; ad ogni modo, pensò Harald, si sarebbero tutti rivisti nelle Sale del'Abissale un giorno, quella non sarebbe stata una morte che conduce all'oblio, sarebbe stata invece una che avrebbe portato alla gloria eterna.

    Non era passato abbastanza perché i corvi messaggeri potessero raggiungere Grande Inverno o le sciocche fortezze costiere, diversi giorni sarebbero stati necessari prima che i soccorsi degli uomini del nord potessero arrivare, questo concesse a Harald un po' di fiato per quella complicata situazione.
    -"Chiamate Erd e Arel.. Dite loro di salire su questa nave.. Dobbiamo parlare".
    Queste furono le sue uniche parole alla vigilia dell'approdo a Isola dell'orso.
    Harald attese che quei due si presentassero al suo cospetto. Erano di certo le personalità più prorompenti dopo la sua e gli uomini li avrebbero seguiti con dignità nella battaglia.
    -"Non possiamo prendere il Castello dei Mormont con la forza", disse Harald imponendo il suo sguardo su entrambi, "Dovremo staccare un pezzo alla volta della loro guarnigione.. Avvelenare lo spirito prima di saltar loro alla gola". Il capitano si passò una mano sulla barba, per districare il pelo unto dal salso marino.
    -"In combattimento non abbiamo nessuno in grado di pareggiarci.. Ma i loro arcieri sono infidi.. Non possiamo abbassare la guardia..", Harald alzò la spada, indicando in lontananza un crinale.
    -"Hanno ancora delle navi.. Le abbiamo viste durante la fuga.. Se per certo sapessimo non ne avessero le cose sarebbero diverse.. Ma non possiamo ignorare ciò che il Dio Abissale ci ha messo avanti agli occhi", pian piano la spada cominciò ad abbassarsi.
    -"Voi due rimarrete sulla vostra nave.. Fate in modo di approdare sulla costa ovest.. Io con la mia navigherò lo stretto.. Dobbiamo esser certi che quelle navi non siano partite per avvisare la terraferma", Harald riprese a passare la mano sulla barba.
    -"Più ne coglieremo di sorpresa al nostro arrivo e meno ce ne saranno sulle feritoie con un arco teso".
    Harald avrebbe condotto una sortita di esplorazione del canale, certo avrebbe attaccato qualsiasi nave si fosse fatta vedere; i due avrebbero capito presto che tutta la strategia di Harald verteva sullo smuovere gli abitanti della fortezza.
    -"Ci incontreremo nel borgo.. Io sbarcherò dai moli e voi calerete dai boschi tagliando la strada ai fuggitivi.. Seguirete i movimenti della mia nave dai costoni del canale.. Se per qualche motivo non riuscissi a sbarcare ritornerete sua nave.. E ci riorganizzaremo.. È difficile combattere senza sapere dove sia il nemico".

    Questo sarebbe bastato, per la prima fase del piano.
    -"È passato poco.. Ma se la vecchia avesse già aperto le porte del forte alla popolazione non dovremmo trovare grande resistenza nel borgo abitato".

    Prendere il borgo avrebbe voluto dire essere protetti dalle salve di frecce e dalle cariche di cavalleria. Lì Harald avrebbe dato inizio alla seconda parte del piano.
    -"Una volta a terra cercheremo di tirare fuori i nemici con l'inganno.. Organizzeremo una festa", disse guardando con la massima serietà i suoi uomini, "Faremo ubriacare una dozzina di rematori.. Faremo udire ai nemici i canti del nostro popolo e faremo vedere loro dalle mura qualche Beone danzare.. Ci nasconderemo nelle case.. In attesa di intercettare una sortita.. Più saranno i caduti e più la terza parte del piano avrà successo", disse sorridendo.
    -"Dopo le prime perdite spezzeremo il loro morale.. Il giorno successivo.. Mostreremo loro questo albero diga.. Lo piazzeremo là dove sia visibile.. Se il Dio Abissale lo vorrà altri seguiranno.. Ci sbarazzeremo anche di loro".
    Harald poggiò la guancia sulla guardia della spada la cui punta appoggiava sul ponte di poppa.
    -"Una volta spezzato il loro morale annunceremo le mie intenzioni.. Diremo loro che le donne saranno risparmiate come donne mogli di sale.. E che ogni primo uomo che avrà superato con successo l'annegamento verrà integrato in ciurma", Harald non sbatté le palpebre, fissoti suoi occhi su quelli dei suoi uomini, "Il dissenso comincerà a strisciare tra le mura.. Per il terzo giorno di assedio avremo le nostre coperture in legno.. Le porteremo sino a sotto le mura per proteggerci dalle frecce.. Da lì risaliremo la pietra e danzeremo con il ferro".
    Harald mise a riposo la lingua per qualche secondo.
    -"Parlate.. Voglio sentire che avete da dire".

    Non sarebbe stata una battaglia semplice. Assaltare un castello era davvero una forzatura per il suo popolo, ciononostante nessuno di loro sarebbe tornato a casa senza la testa di Maege.
    Le ricchezze all'interno della fortezza, le donne di quell'isola e la voglia di vendicare le offese subite sarebbero state tutte motivazioni valide per condurre quell'assalto.

    Una voglia, pressante, comincio a fare formicolorare il capo del capitano. Harald pensò alla donna del nord dagli occhi verdi e i capelli corvini. Se qualcuno fosse stato in grado di sopravvivere a quell'inferno sarebbe stata proprio lei.

    Parole: 1260

    Fase 1
    -sbarco Harald: la nave di Harald si dirige verso il porto dando un occhio alle difese. Nel caso ritenesse possibile sbarcare senza eccessive perdite si dirigerebbe verso il borgo prendendolo.
    -Sbarco Luogotenenti: Sbarcano sulle coste Ovest, una volta a terra seguono dalla distanza i movimenti di Harald. Nel caso sbarcasse muoverebbero un fiancheggiamento ai danni del borgo.

    Fase 2
    -Festa: dopo aver stabilito una testa di ponte sul borgo Harald da comando ad una manciata di marinai di bere fino allo svenimento per simulare una festa. Mentre buona parte della ciurma finge di star bevendo malissimo lui e i luogotenenti assieme ai migliori tra i suoi uomini si appostano in attesa di contrattaccare eventuali sortite.
    -Assedio: Una parte dei falegnami comincia a costruire delle coperture in legno con l'ausilio delle pellicce sottratte al mercantile al fine di ridurre le perdite per le frecce durante l'assalto dell'ultima fase.

    Fase 3
    -Albero diga.
    La mattina dopo la festa degli uomini di ferro Harald lancia una sfida ai soldati nella fortezza linciando l'albero diga sottratto al mercantile davanti alle porte della fortezza.
    L'idea è quella di eliminare in un terreno più comodo eventuali forze nemiche.

    Fase4
    -Annuncio: Harald crea dissenso invitando al tradimento

    Fase5
    -Assalto tramite Rampini, scale e coperture costruite durante le fasi 1-4
  13. .

    He said, "Son, I've made a life
    Out of readin' people's faces
    Knowin' what the cards were
    By the way they held their eyes
    So if you don't mind my sayin'
    I can see you're out of aces
    For a taste of your whiskey
    I'll give you some advice"

  14. .

    Cheri, cheri lady
    Living in devotion
    It's always like the first time
    Let me take a part

  15. .
    InShot_20230126_140353609
99 replies since 28/6/2015
.