Posts written by Marwel

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    Quando vide la Cappa entrare nella stanza si allontanò dal corpo del Maestro, intimorita dalla sua presenza.
    Era stato mandato dal suo amico per ucciderla e metterla a tacere? O era veramente una Cappa e doveva stare tranquilla?
    Un po' si rilassò quando vide che non si avvicinò a lei, ma solo al Gran Maestro per constatarne purtroppo il decesso. In un istante si accorse che quell'uomo lo aveva già visto all'interno della fortezza e si tranquillizzò all'istante.

    Non lo so con certezza. Era accorso qui per curarmi e si è agitato e si è accasciato a terra

    Le parole le uscirono molto velocemente, quasi come se volesse nascondere un omicidio che però non aveva commesso. Forse il Maestro era troppo indaffarato quel giorno e il suo vecchio cuore non aveva retto.

    Il Gran Maestro ha corso in lungo e in largo quest'oggi, e non era contento di sapere che nel momento in cui mi ha lasciata sola sono stata colpita da un ladro. Forse questo ha reso il suo cuore fragile disse.

    Chissà dove era andato Arthur e se fosse riuscito a trovare quel ladro.

    Era anche agitato perché l'uomo che mi ha ferita si è portato via qualcosa di molto importante disse.

    Si sedette a terra, stanca e stravolta da tutto ciò che era capitato in poche ore. Cos'altro doveva ancora succedere?
    Chissà se Eldridge era riuscito a trovare qualcuno nei corridoi. Sperava tornasse velocemente da lei, perché anche se sapeva che la Cappa che aveva davanti era una vera Cappa, rimaneva comunque turbata e avrebbe preferito non essere da sola con lui. Beh, in mezzo a loro c'era un cadavere, quindi tecnicamente non erano proprio soli... Ma sicuramente il Maestro non poteva essere di
    compagnia.

    Mi dispiace, io... Non sapevo come aiutarlo disse con un velo di tristezza.

    Un'altra morte innocente ad Approdo del Re. Gli Dèi ce l'avevano proprio a morte con quella terra nefasta.

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    Mentre Arthur era partito alla ricerca del fuggitivo, Isabel continuava a ricevere cure dal Gran Maestro. Si sentiva molto meglio già solo a sapere che un uomo così colto in medicina aveva posato le sue mani curative su di lei. Improvvisamente Eldridge impazzì, forse preso dal panico che la situazione creava, o forse perché era stanco quanto lei di quel luogo così impervio. Cominciò a dare contro al Gran Maestro e gli diede colpa di ciò che era successo a lei. Isabel non fece in tempo a placare gli animi che subito il medico di corte cercò di ribattere qualcosa contro Eldridge, ma il suo discorso non finì con un borbottio o con qualche forma di insulto, bensì con un infarto, o almeno quello sembrò alla giovane del Nord.

    Gran Maestro? tentò di chiamarlo invano.

    Sbarrò gli occhi e li direzionò sul suo amico, poi di nuovo sull'anziano provo di sensi.

    Lo abbiamo ammazzato sussurrò mentre impallidiva.

    Con la poca forza che le rimase, si avvicinò al corpo inerme e tentò di scuoterlo con il braccio buono.

    Eldridge!! Andate a chiedere aiuto! urlò.

    Maestro William non le aveva insegnato ad aiutare una persona colpita da infarto e quindi non poteva fare altro che attendere che qualcuno più esperto di lei corresse in aiuto del povero uomo.

    Ma è mai possibile che in questo posto debba succedere tutto nello stesso stramaledetto momento??? Non c'è pace!

    Le parole di Isabel vennero fuori senza che se ne rendesse conto, cone se fosse la sua coscienza a parlare e non lei. Avrebbe trovato serenità? Sicuramente fuori da Approdo.
    Tentava di tanto in tanto di scuotere il Gran Maestro nella speranza che il suo fosse un semplice svenimento, ma non si svegliava. Aveva bisogno di un grande aiuto che lei non poteva dargli.

    Dei vi prego non lasciatelo morire... si rivolse a chi aveva più potere di lei.

    Avrebbe dovuto apprendere molto di più mentre era sull'Isola, di sicuro Maestro William avrebbe saputo cosa fare in questi casi e non si sarebbe lasciato prendere dal panico come lei.

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    Venne il buio. Isabel se lo aspettava, infondo pure l'uomo che aveva aiutato insieme a Maestro William era svenuto sulla spiaggia di Isola dell'Orso, pur avendo trovato mani preparate a medicarlo, quindi perchè non lei? Una ragazza già debole di nascita e ancora più provata dopo il lungo viaggio di ritorno alla capitale e dopo aver rischiato di perdere il suo bambino.
    Aveva detto a Eldridge che il ladro era fuggito a Est e non riuscì a spiegarsi il perchè lo disse, alla fine cosa poteva importarle? Quale giustizia sarebbe arrivata a lei se lo avessero catturato? Gli Dèi avevano voluto che lei fosse proprio in quel posto, in quel preciso momento e che vedesse qualcosa di strano tra le mani di uno sconosciuto. Si divertivano coloro che vegliavano sugli uomini.
    Ma gli Dèi volevano veramente che una donna innocente con in grembo il suo bambino perisse a causa di un balordo? Arrivò alla conclusione che agli Dèi non importasse molto di come si sarebbero svolte le vite della gente che aveva la sfortuna di alloggiare ad Approdo del Re, visto che sembrava che nemmeno al Re importasse più di tanto.
    Le era sembrato di vedere giungere suo marito poco prima di chiudere gli occhi, ma poteva essere solo frutto della sua immaginazione per quanto ne sapesse, visto e considerato che ora si trovava su una spiaggia a contemplare il mare.
    Il suono delle onde la rilassava parecchio. Non c'era nessuno attorno a lei, solo qualche gabbiano che cercava di pescare al largo.

    Io rimango qua e Approdo andasse in malora disse, mentre infilava i piedi nudi sotto la sabbia.

    In effetti non era immune al dolore nemmeno in isolamento nella sua testa. Il braccio le faceva male ogni tanto, ma se guardava sotto la manica non c'era nulla.

    Sconfortante. Pure qui mi tocca soffrire.

    Si alzò in piedi e si avvicinò all'acqua, ma quando si immerse fino alle ginocchia, non sentì nulla. Sembrava che l'acqua non esistesse e che in realtà lei non vi fosse mai entrata.
    Eppure mentre camminava verso acque più alte, poteva notare quel liquido trasparente avvolgerle il corpo, sempre più in alto, fin quando non le arrivò appena sotto il seno.
    Le sembrava quasi di fluttuare e rimase ferma per qualche istante a cercare di sentire qualcosa, finchè non sentì di nuovo dolore al braccio, ma stavolta fu più acuto.
    Sentì la voce del Gran Maestro che tentava di comunicare con lei, ma era ovattata, come se si trovasse sott'acqua.

    "Mi sentite Lady Isabel?" furono le parole che comprese.

    Avrebbe voluto fare "si" con la testa, ma le pesava troppo e tentò di alzare il braccio buono per far capire che era cosciente. Ci riuscì solo in parte.
    "Lasciatemi tornare sulla spiaggia" pensò. Stare li era troppo faticoso per lei che versava in condizioni pessime, mentre nella sua testa regnava il silenzio e la serenità. Lontana da tutti e da tutto.
    Cosa stava cercando di fare? Si stava forse arrendendo? Per un taglietto sul braccio?
    Era stanca, sicuramente, ma doveva ritrovare la forza di guarire e portare avanti la sua vita con Arthur e il loro bambino.
    C'era confusione attorno a lei, molta gente andava e veniva e il sangue aveva sporcato troppi stracci, ma le domestiche della fortezza erano sicuramente avvezze a lavare via tali macchie, in quanto ad Approdo non c'era giorno in cui non si versasse sangue umano in giro.

    Succede che mi trovavo nel posto sbagliato al momento sbagliato, Gran Maestro fece con un filo di voce.

    Vide Arthur vicino a lei, probabilmente aveva tentato di curare la sua ferita e forse le aveva pure fatto delle domande prima che cadesse preda della sua mente.
    Le venne quasi da ridere a pensare che poco tempo prima era rimasta totalmente sola in balia di uno sconosciuto e ora tutta la corte si era prestata in suo soccorso. Pensò anche che l'unico ad avere l'informazione sulla direzione presa dal ladro era Eldridge e a guardarlo bene non sembrava proprio calmo e lucido.

    Est. Cercatelo a Est disse, indicando la porta.

    Ora tutti i presenti sapevano dove poter iniziare la loro ricerca, ma nessuno, compresa lei, sapeva cosa stavano effettivamente cercando. Forse il ladruncolo era un povero disgraziato che non aveva accesso alle cure mediche necessarie per la sua famiglia e aveva tentato di rubare un unguento al Gran Maestro per curare qualcuno a cui voleva bene e quindi tutto quel trambusto era fine a se stesso. Anche perchè nessuno avrebbe rischiato la prigione per un motivo meno valido, no? Isabel faceva solo ipotesi con se stessa e l'unica certezza che aveva era che se fosse rimasta ferma a sonnecchiare sulla poltrona, tutto il sangue riverso a terra e sugli stracci lo avrebbe ancora avuto dentro il suo corpo.

    Pensavo fosse una Cappa aggiunse, come se volesse giustificare il suo azzardo.

    Si, perchè non era nulla di meno. Era stata una stolta a voler ficcare il naso in questioni che non le appartenevano.
    L'unguento non era suo, la stanza non era sua, quindi era rimasta vittima della sua stessa curiosità.
    Diede uno sguardo al suo braccio e non aveva un bell'aspetto.
    "Rimarrà una orribile cicatrice" pensò.
    Confidava nelle cure del Gran Maestro sapendo che avrebbe fatto un lavoro da certosino, eppure quella linea rossa non avrebbe mai più lasciato la sua pelle lattiginosa.

    Maestro, vi ha rubato qualcosa, ma non so cosa sia. Era avvolto in un panno.

    Pensava che fosse importante dare queste informazioni, così che potessero trovare il responsabile e chiedergli il perchè avesse trafugato un medicinale così importante, più della vita di una giovane donna.

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    Scusate lo svarione.
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    Benvenuta!
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    Non aveva mai avuto grandi riflessi, ma forse il suo gesto di coprirsi il fianco le aveva salvato la vita. Certo non poteva dire che non avesse sentito dolore, perchè non era per nulla vero, era il male peggiore che avesse mai sofferto fisicamente, tanto che non riuscì a rimanere in piedi, anzi si accasciò a terra e sperò di vedere entrare qualcuno alla svelta.
    La nota positiva fu che il ladro lasciò le stanze alla svelta e quindi fu certa che non avrebbe infierito su di lei. Strinse la ferita meglio che potè per evitare che il sangue zampillasse fuori senza controllo, ma sapeva bene che ci volevano i punti, proprio come Maestro William le aveva insegnato sull'isola.
    Non passò che uno o due minuti al massimo prima di vedere Eldridge entrare in quella camera sfortunata e fu lieta di osservare un volto amico, finalmente.
    Le venivano meno le forze e per questo non sentì bene quello che egli disse alle guardie accorse con lui, ma con un sibilo disse:

    Est. Il ladro è andato ad Est.

    L'amico le allacciò un fazzoletto alla ferita, ma era in evidente stato di panico assoluto, forse preoccupato per le sue condizioni. Non seppe bene il perchè, ma Eldridge iniziò a chiederle scusa dandosi la colpa per l'allontanamento del Gran Maestro dalle sue stanze e la conseguente solitudine di Isabel, ma nessuno aveva colpa, se non quella Cappa mascherata.

    Non è colpa vostra fece, con un filo di voce.

    Aspettare il Gran Maestro le sarebbe forse costato la vita e quindi alzò il braccio buono e indicò un armadietto, sperando che fosse quello delle scorte mediche.

    Cercate ago e filo la dentro disse.

    Sperava di avere abbastanza forza per chiudersi la ferita alla meno peggio in attesa dell'arrivo del Gran Maestro o di Arthur, o di chiunque fosse in grado di fermare il suo sangue.
    Il respiro iniziava ad affannarsi e non sempre riusciva a vedere con lucidità quello che la circondava.

    Ha rubato qualcosa... dev'essere importante se mi ha accoltellata sussurrò, come se stesse parlando con se stessa.

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    Aveva esagerato. Voleva ficcare il naso dove non doveva, quando poteva benissimo continuare a riposare sulla poltrona. Approdo era un luogo maledetto, dove pure la minima stupidaggine poteva trasformarsi in una tragedia.
    Così, un fagotto contenente chissà cosa si stava rivelando per ciò che era: un segreto. Isabel era stranamente attratta da questo mistero, forse per metà curiosità, o forse perché temeva che qualcosa di oscuro si celasse dietro.
    Non furono le parole dell'uomo a spaventarla, ma la daga che estrasse subito dopo. In quella stanza c'erano solo loro: lei e il suo assassino.
    Non c'era via di fuga, egli era troppo vicino. Da figlia del Nord a coniglietto braccato in una manciata di secondi.
    Cosa ne sarebbe stato del suo bambino? Cosa avrebbe fatto Arthur? Tutto ciò che avevano costruito sarebbe finito in quell'istante, solo per aver trattenuto un ladro nelle stanze del Gran Maestro.
    Quando la lama si avvicinò a lei, tentò di ripararsi il fianco con il braccio, piegandosi appena e nello stesso momento urlò più forte che potè:

    Aiuto!

    Forse avrebbe dovuto stare più attenta a ciò che aveva provato ad insegnarle Arthur riguardo alla difesa personale, ma a quel punto contava poco ciò che avrebbe potuto imparare. Daeva, lei sì che se la sarebbe cavata di fronte ad un semplice ladruncolo.
    Approdo aveva colpito ancora, era riuscito nel suo intento di uccidere ciò che rimaneva della casa Mormont, anche se lei non era legittima.
    Cosa avessero fatto di male Leo e la cugina rimaneva un mistero, ma quel luogo intriso di oscurità era riuscito a cancellare la loro vita, o almeno era quello che credeva Isabel.
    Se gli Dèi le avessero concesso la grazia della vita, sarebbe certamente andata via da quella città, in un modo o nell'altro.

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    Provo a parare il fianco sacrificando il braccio.
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    Che fretta c'è? È solo un semplice unguento, non credo che sia di vitale importanza fece Isabel, stranita dal comportamento della cappa.

    Perché fosse tanto di fretta lo sapevano solo gli Dèi e le parve piuttosto strano che non potesse nemmeno accompagnarla nel breve tragitto che la separava dal marito.

    Comprendo che abbiate da fare e che una consegna di questo genere non spetti di certo a voi continuò, avvicinandosi al soldato Se volete posso portare io l'unguento a Lord Valerian, così potrete tornare al vostro incarico

    Incrociò le braccia al petto e fece un mezzo sorriso.

    O potete accompagnarmi da mio marito mentre portate ciò che vi ha chiesto il Gran Maestro, che ne dite? Io ho paura di sentirmi male nei corridoi e di ritrovarmi da sola nel frattempo, ma non posso attendere oltre l'arrivo del mio sposo, è troppo tempo che sono chiusa qui dentro!

    Fece un altro passo nella sua direzione.

    Non vi costa nulla aiutarmi disse infine.

    Il comportamento della cappa non era normale e Isabel si chiese perché l'unguento fosse nascosto, infagottato in quella maniera. Che cosa prendeva Lord Valerian di così particolare da non dover essere visto da nessuno? Sembrava più una missione segreta che una semplice consegna e lei si annoiava talmente tanto da voler ficcare il naso dove non doveva.


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    Bentornato Strama :)
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    Isabel non si mosse dalla sua poltrona, si limitò a sorridere alla Cappa che era entrata nella stanza con una scusa un po' strana dal conto suo.
    Il Gran Maestro era uscito da pochissimo per andare da Eldridge e aveva avuto pure modo di chiedere ad una Cappa di consegnare un unguento al suo posto? Eppure era sembrato abbastanza di fretta quando aveva lasciato la camera. Il Gran Maestro era così lucido e arzillo da ricordarsi di un semplice unguento mentre accorreva in soccorso di un ferito? Ed era pure riuscito a dare indicazioni su dove trovarlo? La Cappa doveva essere vicina al Gran Maestro per sapere dove mettere le mani...
    "Mah, solo ad Approdo si vedono ste cose" pensò.

    Scusate disse ad alta voce potete darmi notizie di Arthur Waters? Vorrei sapere se mio marito è stato rapito dal concilio, o se si è semplicemente dimenticato di me

    Si alzò senza sforzarsi troppo e camminò verso la porta dove era sparita la Cappa poco prima. L'aprì e chiese:

    Potete gentilmente accompagnarmi da lui?
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    Stava cercando di rilassarsi, ma le poche parole sparse che aveva sentito, non le facevano immaginare nulla di buono. Eldridge si era fatto male? Addirittura gli sanguinava una mano ed era svenuto? O forse non stavano parlando di lui e Isabel si preoccupava per nulla?
    "Se mi metto a correre per il castello potrebbe venirmi un'altra emorragia, ma se Eldridge stesse veramente così male avrebbe bisogno di supporto..." aprì gli occhi e cercò di ascoltare cosa dicessero fuori da quella stanza, ma non sentì nulla e sospirò.

    Ma perché deve sempre succedere tutto insieme? disse, appoggiando la testa sullo schienale della poltrona.

    Si guardò i piedi e si rese conto di avere tutte le scarpe sporche di sangue e sbuffò.
    Vedere quelle macchie la fece desistere e non si alzò in piedi.

    Dei vi imploro di fare venire qui mio marito fece, richiudendo gli occhi.

    Prese velocemente sonno, forse data la stanchezza del lungo viaggio o forse era solo debole dopo quel che era accaduto, ma il suono della maniglia della porta che scattava, la destò.

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    Il maestro visitò Isabel accuratamente, cercando di essere il più delicato possibile. Questa tipologia di esame era piuttosto imbarazzante per la Lady, ma era anche consapevole del fatto che fosse l'unico metodo possibile per poter essere certo che la gravidanza proseguisse regolarmente.
    Cercò di rimanere più ferma possibile, pure quando i freddi strumenti le toccarono la pelle. La sensazione non fu molto piacevole, ma il sospiro di sollievo che trasse il Maestro le fece dimenticare il fastidio subìto e le parole che vennero subito dopo le portarono immediato conforto.
    Certo, non avrebbe più potuto cavalcare, ma lui non escluse la possibilità di viaggiare, la carrozza era utilizzabile.
    Le fu dato anche un infuso che poteva aiutarla nel caso in cui avesse avuto nuovamente dei problemi, quindi non aveva nulla da temere.
    Avrebbe voluto che Arthur fosse stato vicino a lei in quel momento e non sapere cosa stesse accadendo nella sala del consiglio, le metteva non poca ansia. Avrebbero dato la colpa a lui per la morte del Primo Cavaliere? Lei sapeva bene che non era colpa sua, ma di Red Karstark e anche Ser Rowan lo sapeva, ma il consiglio sarebbe stato dello stesso pensiero? Infondo Arthur era il suo scudiero e avrebbe dovuto essere al suo fianco.
    "Non gli daranno colpe che non ha" pensò, mentre il Maestro usciva di fretta e furia dalla stanza per andare ad aiutare un altro ferito.
    Ma le parole appena pronunciate fuori dalla porta, la fecero scattare in piedi. Eldridge era ferito? Perchè aveva bisogno delle cure del Maestro? Non poteva mettersi a correre e non aveva nemmeno le forze per seguire il medico attraverso i corridoi della fortezza.
    Aveva paura di camminare e provocare un'altra emorragia, doveva rimanere a riposo per un po', ma aveva bisogno di sapere quale fosse stata la sorte del suo amato marito e se il suo caro amico stesse bene.
    Non le rimaneva che attendere l'arrivo di Arthur e intanto provare a chiudere gli occhi.

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    Non era stata una missione ne felice, ne facile. Dall'entusiasmo di aver trovato Red Karstark e quindi, ipoteticamente, il Primo Cavaliere, erano passati alla delusione e sofferenza più totale davanti al suo cadavere.
    Per non parlare del terremoto. Sembrava gli Dei volessero maledire i novelli sposi con dolore e paura.
    Il viaggio di ritorno, dopo essersi ripresi dallo stordimento di quello che era stato in tutto e per tutto un evento naturale inaspettato, aveva avuto inizio presto, ma senza alcuna fretta di raggiungere la Capitale, un po' per timore delle cattive notizie che avrebbero portato con se, un po' per la stanchezza mentale e fisica di entrambi, ma soprattutto quella di Isabel.
    Si sentiva sempre più debole e a tratti super affamata, ma se pensava ad alcuni cibi le veniva una nausea terribile che a fatica riusciva a trattenere. Pure le oscillazioni del cavallo le portavano malessere, ma solo al mattino, mentre durante il pomeriggio questi sintomi si affievolivano e lasciavano spazio ad un sonno atroce con conseguente difficoltà a tenere aperte le palpebre. Più di una volta si era addormentata durante il viaggio, appoggiando la testa sul petto di suo marito.
    Era costretta spesso ad arrestare la loro marcia a causa di bisogni del tutto naturali quando avvengono poche volte durante il giorno, ma assai preoccupanti quando iniziano a dare fastidio ogni ora.
    La preoccupazione di Arthur arrivò alle sue orecchie e Isabel gli sorrise, cercando di rincuorarlo.

    Non sono abitata a viaggi così lunghi e ad emozioni così forti e in questi giorni ne ho provate veramente tante, di ogni genere, soprattutto quelle dolorose disse, mentre si sistemava la gonna.

    Mentre si avvicinava al suo sposo, sentì in bocca un sapore dolciastro, una sensazione stranissima, ma non sapeva etichettarla come piacevole o non piacevole.

    Che strana voglia di pesche! esclamò guardando Arthur.

    Rise di ciò che aveva appena detto e non riuscì a spiegarsi il perchè avesse così desiderio di mordere un frutto che non nasceva nemmeno in quella stagione.

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    Riaprì gli occhi e tornò alla realtà, ma non del tutto, come se si trovasse al limite tra il mondo reale e quello che accadeva nella sua testa (fin troppo spesso).
    Forse il desiderio di Isabel di ritornare nella sua isola era talmente grande da farle immaginare di camminare sulla spiaggia, affondare i piedi nella sabbia fresca del mattino. Poteva quasi udire il suono delle onde, ma la voce di Arthur e l'avvicinarsi del Gran Maestro, la fecero tornare ad Approdo, a sentire di nuovo il calore del suo sangue sui piedi stanchi.
    Fu portata in una stanza adiacente alla camera del concilio e prese posto su una poltrona che sembrava ciò che di più comodo avesse mai visto fino a quel giorno. Era stremata e affamata, anche se la nausea non le lasciava un attimo di tregua e alle volte le tagliava il respiro.

    Non vi preoccupate, sono sicura che sia tutta colpa del lungo viaggio e del poco riposo disse rivolgendosi al Gran Maestro La gravidanza non fa per una donna che non riesce a stare nello stesso luogo troppo a lungo scherzò.

    Cercava di non dare a vedere la sua preoccupazione, poichè un sanguinamento a così poche settimane di gestazione non poteva essere di certo causato solo dal sonno e dalla fame, ma sicuramente il suo corpo le stava chiedendo una tregua da tutta quella fatica. Suo figlio aveva bisogno di crescere, di essere nutrito a dovere prima di vedere la luce della vita e lei aveva finto di essere forte e in salute per poter accompagnare il suo sposo in quella missione.
    Ora che le cose per lei iniziavano a complicarsi, sicuramente non le avrebbero più permesso di seguirlo da nessuna parte e lei non avrebbe potuto affrontare nemmeno il lungo cammino che la separava dalla sua amata casa. Vedeva il suo futuro costretta a rimanere in un posto che odiava e le portava tanta sofferenza, cera anche del fatto che la malvagità non si sarebbe fermata al giorno in cui sui cugina perse la vita, ma sarebbe andata avanti, insidiandosi nella vita di tutti.
    Il Primo Cavaliere era morto e il Re sembrava scomparso chissà dove. Non poteva esserci crisi peggiore di quella ad Approdo, non avevano un capo a cui appoggiarsi, erano tutti nelle mani della Regina che però, secondo il pensiero di Isabel, non era nel migliore degli stati fisici e psichici dopo tutto quello che aveva subito.
    L'unica speranza di Isabel era quella di avere il suo bambino ancora dentro di se.

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    Avevano viaggiato troppo a lungo e avevano sostato troppo poco, per questo ora Isabel si trovava in condizioni pietose.
    Dopo essersi liberata lo stomaco malamente, iniziò a sentirsi ancora peggio di prima e vedere suo marito adirato di certo non la aiutava.
    Avvertì, improvvisamente, qualcosa che le scendeva lungo le cosce e sbiancò quando si rese conto che si trattava del suo sangue.

    Arthur sussurrò afferrandolo per il braccio.

    Tutto il mondo attorno a sé iniziò a girare e non riuscì a capire le parole di Marisa, le sentì solo in lontananza, come se fosse sott'acqua.
    Il buio prese il sopravvento e in un attimo si ritrovò in uno strano sogno pieno di ghiaccio e neve.
    Avrebbe voluto svegliarsi in fretta e ritrovarsi a casa propria, invece si sarebbe sicuramente risvegliata nel posto che riteneva il più pericoloso al mondo.

    Scusate la risposta breve, ma ho scritto con mia figlia che mi salta addosso.
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    Tornare ad Approdo e rivedere il luogo in cui aveva perso sua cugina, le risvegliò uno strano senso di angoscia e iniziò a sentirsi in pericolo.
    Le parole del marito la aiutarono un po', ma nel suo cuore era certa che quel posto non poteva portar loro nulla di buono.

    Promettimi che mi porterai via di qui il prima possibile disse, rivolgendosi ad Arthur.

    Il frutto del loro amore le toglieva gran parte delle energie e tutto ciò che mangiava lo rigettava, o almeno gran parte.

    Arthur, sono certa che tu voglia solo il bene per me e il tuo voler farmi visitare da un maestro è semplice premura di marito, ma non è mia intenzione farmi mettere le mani addosso da uno sconosciuto in questo momento

    Era certa della sua condizione e sapeva bene che tutto il disagio che stava provando non era altro che il naturale andamento della gravidanza. Non aveva voglia di uomini attorno che le dicevano cosa fare, lei lo sapeva benissimo.
    Il viaggio non era stato semplice e tutta la fatica provata le si leggeva in viso.
    Quando da lontano vide la fortezza rossa, sentì un enorme peso sullo stomaco ed abbassò lo sguardo, come se potesse nascondersi da quel castello maledetto.

    Voglio tornare a casa mia sussurrò.

    Ogni passo del cavallo le rimbombava nelle orecchie come fosse un martello.
    Si passò una mano sulla tempia sinistra e strizzò gli occhi, in quanto la testa iniziava a farle male.
    Forse era un po' disidratata, o forse era solo terrorizzata di essere tornata nella città che più le aveva portato sofferenza.
    "Dobbiamo finire ciò che abbiamo iniziato e poi ce ne andiamo" pensò, mentre cercava di mantenere il controllo del suo corpo.

    Parole: 286
218 replies since 9/11/2012
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