Ma che Principe maleducato

Semilibera Aconé - Principe di Pentos

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    Aconé non aveva ancora idea di quali fossero le funzioni effettive che il Principe di Pentos svolgeva nella sua cittadina, ma la sua assenza al loro incontro della mattina era stata sufficiente a farle drizzare le orecchie. Probabilmente la sua era solo paranoia, forse aveva a che fare semplicemente con un gran maleducato o un assenteista come il suo Re; purtuttavia il fatto che il Principe della città avesse deciso di non farsi vedere dai due dignitari in visita poteva risultare abbastanza sospetto, almeno agli occhi della Tyrell e dell'educazione che aveva ricevuto a Westeros.
    I magistri le avevano indicato il palazzo dell'uomo, di cui non conosceva per la verità nemmeno il nome, e la Rosa vi si era recata di buona lena con la sua scorta alle prime luci del tramonto. Usò il valyriano per annunciarsi all'ingresso, Thraur al suo fianco per ogni evenienza, mantenendo la compostezza tipica che ci si aspettava da una Lady del suo continente: "Signori, annunciate al vostro Principe la visita di Lady Aconé di Casa Stark, da Grande Inverno." -annunciò facendosi forza del nome del marito -"Gradirei portare i miei saluti al Principe, se me lo concederà."

    CITAZIONE
    Il Principe è stato usato finora solo in questa semi per eventuali references.
     
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    Il tempo necessario per percorrere la strada per il palazzo fu piuttosto breve, nonostante ciò un animo curioso si sarebbe potuto fermare ogni pochi passi per assaporare la bellezza di una città così esotica rispetto a quelle a cui era abituata la Rosa, ed era tutto dire se si riteneva vera la credenza che i borghi e i castelli dell'Altopiano erano ben più graziosi rispetto a quelli del resto del continente occidentale.
    Aconé però aveva un obiettivo ben preciso, mosso da semplice curiosità o da qualcosa di più; inoltre, le guardie dedite alla sua salvaguardia erano state comunque d'accordo sul fatto che meno deviazioni ci fossero state in una strada trafficata meglio sarebbe stato.

    Una volta giunta, la vista del palazzo avrebbe illuminato gli occhi della Tyrell, come se avesse brillato di luce propria. Sebbene l'ora iniziasse a essere tarda e la luce fioca, la cosa non era proprio scorretta visto che il colore che spiccava sulle mura esterne era l'avorio e rifletteva perfettamente ciò che i numerosi braciere appesi producevano.
    Usare il nome Tyrell in tempo di pace a Westeros sapeva aprire molte porte, se non tutte, ma ad Essos le regole del gioco erano leggermente diverse.
    Le guardie del cancello esterno, addobbato da molte ghirlande, erano solo tre. Un numero esiguo, ma solo perché la via che passava dal cancello e portava all'ingresso del palazzo era comunque bloccata da una seconda cancellata, circondata però da piacevoli giardini dove diversi volatili si abbeveravano qua e là tra le numerose fontanelle disposte in giro.
    I soldati osservarono Aconé e ascoltarono diligentemente le sue poche parole.
    Anche se la giovane non si fosse comunque aspettata di vedersi spalancato il cancello immediatamente, avrebbe potuto notare la totale indifferenza nello sguardo delle guardie armate tutte con tre identiche lance, piuttosto pesanti e che avrebbero fatto impallidire quella abilmente prodotte a Dorne.
    "Aspettate"
    Una delle guardie aprì la cancellata e si infilò all'interno. Percorse alcuni passi e si avvicinò ad un uomo che, con un ingombrante cesto di vimini sulle spalle, cospargeva la maggior parte dei fiori che nascevano sulle aiuole.

    Aconé dovette aspettare quasi venti minuti, qualcosa che sembrò un'eternità visto che le guardie esterne non avrebbero risposto più ad alcuna sua domanda, se mai ne fosse arrivata una.
    Poi, la giovane Tyrell, venne accolta da...una bambina, di carnagione piuttosto scura, che la guardava dal basso in alto mettendo la testa tra due inferriate.
    "Fatela entrare, fatela entrare!" Pronunciò in perfetto basso valyriano mentre le tre guardie obbedivano.
    Chi poteva essere? Era vestita piuttosto sciattamente, con una larga tunica verde sporca di terra. Anche a Westeros vi erano stati e vi erano Lord di tenera età, ma quelli erano di certo seguiti da altri adulti nelle loro escursioni.
     
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    No in quella città decisamente non sapevano il galateo cosa fosse. A prescindere dal suo Casato, che dubitava fosse conosciuto dalle guardie, si trattava comunque di qualcuno di una certa importanza in visita al loro Principe e quelli la lasciavano ad attendere fuori dal cancello chiuso come fosse una mercante qualsiasi? Iniziava a pensare che il trattamento che Rhaegar aveva riservato ai due ambasciatori fosse in linea con la tradizione pentoshi.
    "Vi ringrazio."-chiosò nei confronti della bimba che le aveva finalmente aperto le porte di quel palazzo permettendole di fare il suo ingresso; ovviamente non sapeva perché quel che la piccola dicesse avesse tanta importanza per i soldati, quindi, onde evitare figuracce, Aconé decise di non fare l'errore di considerarla una sguattera ma una principessina fatta e finita.
    "Come vi chiamate?"-le sorrise seguendone i passi fino alla loro destinazione. Sembrava più piccola di Amerey ad una prima occhiata, Dei se le mancava la sua bambina! Considerate le tempistiche di viaggio fino a Grande Inverno, probabilmente la carovana coi suoi piccoli aveva appena fatto il suo ingresso nelle Terre dei Fiumi. Più passavano i giorni più si allontanavano, almeno per la durata di quel viaggio. Il pensiero le diede una fitta allo stomaco.
    "Conoscete il Principe? Mi hanno detto che il suo nome è Visevon Veltalos, lo sto pronunciando correttamente?" -perché poi si preoccupasse così tanto di apparire impeccabile di fronte ad un signorotto che non si era nemmeno preso la briga di accoglierla lo sapeva solo lei e gli insegnamenti che Septa Nysterica le aveva inculcato da piccola.
    "Che tipo è?"-riservò un occhiolino alla sua accompagnatrice preparandosi ad entrare a palazzo.
     
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    La ragazzina sembrava genuinamente divertita a vedere la nuova ospite del palazzo e ancor più presa ad ascoltare ciò che aveva da dire, seppur non fosse chissà cosa di particolarmente interessante. Aconé conosceva l'etichetta e, a modo suo, anche la giovane sua accompagnatrice.
    "Io?" Chiese ingenuamente indicandosi il petto con un dito della mano sinistra. "Io sono Malyra! E anche tu devi essere una signora importante, hanno iniziato tutti a correre per il palazzo quando hanno detto che stavi aspettando fuori!" Sorrise, come se comunque tutto ciò fosse la cosa più naturale del mondo.
    La accompagnò fino ad una piccola aiuoletta dove, senza grazia, si buttò sulla terra con le ginocchia coperte dalla vestaglia già sporca.
    "Eheheh" Rise.
    Trafficò per qualche secondo con un paio di steli dei fiori centrali, poi fissò il volto di Aconé, poi tornò a guardare la composizione dell'aiuola.
    "Mmmmh. Sì!" Trascinò le ginocchia per quasi un metro, sporcando ancor più il vestito, fino a raggiungere una borsa di cuoio abbandonata poco distante. Cercò all'interno e in un lampo estrasse un coltello con una lama particolarmente affilata e che potrebbe aver tolto la vita anche a chi indossava delle protezioni di basso valore. Sul manico aveva un buco, dove la ragazzina inserì l'indice della mano destra e lo fece roteare fino a compiere quattro o cinque giri.
    "Eheheh!" Nella risata, la giovane bambina bloccò fermamente il roteare del coltello impugnandolo e tranciano con un colpo secco due gambi.
    Raccolse i fiori e li porse ad Aconé. "Per te!" Sorrise.
    I fiori ricordavano le classiche rose che crescevano copiose nell'Altopiano, ma i gambi non presentavano spine e i petali di aprivano formando quasi delle ondine. Anche il colore era particolare, non un bianco candido, ma più sporcato, tendente al grigio chiaro.
    "Sì, il nome è giusto, è quello dello zio! Però la "e" del nome è più lunga" Saltellò fuori dalla terra, facendone uscire un po' sul vialetto.
    "Oh, lo zio è molto buono e gentile, si prende cura di tutti noi e non ci fa mancare nulla! Non dirlo a nessuno ma ogni tanto cucina di nascosto e prepara tanti piatti buonissimi eheheh" Saltellò per la stradina. "Vieni, ti accompagno dentro! Ah, e mi raccomando, non mangiare i fiori, non sono buoni!"
    Per chi l'aveva presa? Perché si sarebbe dovuta sfamare con una cosa del genere?

    Se Aconé avesse seguito la sua accompagnatrice ella l'avrebbe introdotta nel palazzo, inizialmente composto da un lungo corridoio che poi s'affacciava su una maestosa sala ettagonale dove erano posti numerosi tappetti, appesi e posti per terra. Il colore dominante era sicuramente il rosso, presente anche nelle decorazioni floreali e nei pezzi di mobilio. Le due, scortate da un paio di soldati, vennero accolte da un paio di schiavi che si inchinarono, pur senza proferire parola alcuna e da un uomo piuttosto anziano che si appoggiava ad un bastone ricoperto d'oro.
    "Buona...buonasera...Mia Signora, il Principe sarà qui a momenti, desiderate qualcosa per rifocillarvi nell'attesa?"
    La ragazzina, che si buttò immediatamente su un divanetto, sporcando tutto, alzò la mano "Le costolette di maiale! Le costolette di maiale!"
    Ah, però.

    fame? sete?
     
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    Dunque quella bambina era addirittura la nipote del Principe di Pentos?
    Non poté fare a meno di corrugare le sopracciglia quando la piccoletta iniziò a roteare un coltellaccio tra le dita come un Uomo di Ferro qualsiasi; passino i vestiti sporchi di fango, ma quello era un comportamento che non si addiceva proprio ad una principessina. In confronto persino Amerey sarebbe sembrata una Targaryen dalla nascita!
    "Vi ringrazio..."-dal canto suo Aconé restò ligia agli insegnamenti che aveva ricevuto ed accettò senza mostrare troppo stranimento i fiori che le vennero offerti dalla bimba, insieme ad un avvertimento che non riuscì a prendere sul serio. In fondo i bambini erano bambini in qualsiasi parte del mondo conosciuto e non, era comprensibile che raccontassero favole e sciocchezze. Come il fatto che un Principe si mettesse addirittura a cucinare?
    Lo aveva fatto Vicben ad Approdo del Re, ma lui era solo il bastardo di un Principe dorniano, non aveva alcun ruolo e alcun titolo.
    Finalmente all'ingresso del palazzo c'erano anche degli adulti ad accoglierla: due servitori ed un uomo anziano con un bastone che sembrava più prezioso della metà dei gioielli in possesso della Tyrell. Un ciambellano forse? In fondo le avevano detto che le Città Libere superavano in ricchezza qualsiasi corte di Westeros, era plausibile che persino i siniscalchi fossero così abbienti da permettersi un bastone da passeggio coperto d'oro!
    Ovviamente, il Principe si faceva ancora attendere.
    Strabuzzò gli occhi alla richiesta della piccola Malyra, no, azzannare delle costolette di maiale non era assolutamente un bel modo di presentarsi per la Rosa; eppure rifiutare qualsiasi vivanda in quel palazzo poteva essere visto come un segno di sfiducia. Ah come erano più semplici gli uomini del Nord che offrivano pane e sale ad ogni visitatore!
    "Del vino se è possibile, vi ringrazio messer...."? -chiese informandosi anche del nome del servitore che poteva non essere un servitore; in fin dei conti un calice non avrebbe ammazzato nessuno, e la moglie di Lord Stark poteva anche semplicemente bagnarsi le labbra ed assaggiarne solo un poco.
    Accarezzò le corolle dei fiori che le erano stati donati, iniziando a sostituire allo stupore per tutta quella situazione uno spirito d'indagine un poco più sottile: "Vostro zio ha molti visitatori a palazzo?"
    No, perché non sembrava fosse abituato a ricevere chicchessia con un minimo di cortesia.
    "Forse avrei dovuto chiedere prima se vi fosse anche una Principessa e portare un mazzo di fiori anche per lei."-lo sguardo della Tyrell era sul regalo della piccola, ma la sua attenzione era tutta per le risposte della bambina -"Vostro zio ha una moglie o dei figli?"
     
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    Il vecchio uomo che aveva accolto la bambina e Aconé fece un segno col volto ai due servitori. Uno di questi si allontanò in un lampo, molto probabilmente diretto verso le cucine o le dispense del palazzo.

    "Il mio nome è Tamma della Stalla Nera, è un onore fare la conoscenza di persone così importanti proveniente dall'altro continente. Sono molti i Westerosi che giungono nelle nostre città ma alquanto pochi a poter giungere fino a queste sale."
    Anche la bambina, stravaccata sul divanetto intervenne nella discussione.
    "Visitatori? Sì ehehe. Vengano ma stanno tutti pochissimo, nessuno si ferma mai a mangiare con noi!" Si girò su un fianco e si appoggiò sul palmo di una mano. "Sì, la zia e mia cugina vivono con noi ma sono partita ormai da un mese e non so per quanto staranno via...Tamma, quando tornano?"

    L'uomo la guardò con fare dolce ma non rispose. Tossì. Avete una buona parlata, avete studiato molto?" La domanda di Tamma venne interrotta dal rumore di diversi passi che scendevano da una scalinata laterale che portava alla sala. Erano quattro persone, due davanti e due dietro. Quelle dietro erano chiaramente degli schiavi. Perché? Perché possedevano due catene che circondavano i loro colli. Erano delle catene lucenti, fatte probabilmente dello stesso oro di cui era composto il bastone di Tamma. Entrambi tenevano strette in una mano delle possenti armi, molto simili a delle alabarde ma che rispetto a quelle conosciute a Westeros possedevano numerosi arzigogoli sulle lame e sulle aste, colorate di verde.
    Gli uomini davanti erano invece vestiti come si addiceva a dei ricchi mercanti o degli altrettanto ricchi nobiluomini. Uno, dalla carnagione scura molto simile a quella della bambina, possedeva una piccola tiara dorata, ed indossava una lunga veste blu su cui erano apposti numerose spille floreali. Una lunga fascia di seta rossa legava la tunica all'altezza della vita. Il suo interlocutore, invece, nonostante indossasse calzoni e una camicia imbottita, portava un mantello giallo che scendeva fino all'altezza delle natiche. Su di esso non vi era nulla se non il volto di una tigre stilizzata.
    Chiunque fossero, dovevano avere molta fiducia nel sistema di potere tra padroni e schiavi se non si sentivano in pericolo che i due dietro di loro si ribellassero e si macchiassero di omicidio.
    Entrambi diedero un'occhiata alla figura di Aconé, non proferirono parola e si scambiarono una stretta di mano prendendosi per gli avambracci.
    Se la Tyrell si fosse soffermata a guardare la scena, Tamma sarebbe intervenuto, tossendo nuovamente e attirando l'attenzione su di lui "Il vino, mia Signora". Prese, con la mano libera, la coppa dalle mani del servitore che era appena arrivato e gliela porse direttamente, sussurrandole"Il Principe. Porgete omaggio." Serviva dirlo ad una nobildonna di Westeros? Forse sì, forse no.

    L'uomo con il mantello, seguito dagli schiavi, si avviò verso il corridoio da cui Aconé era appena giunta, riservandole un'espressione piuttosto schifata.

    Il Principe fece un passo in avanti e iniziò a fissare anche lui la giovane. Aveva un bel sorriso sul volto, sembrava sereno, eppure lasciò una certa distanza tra lui e il resto del gruppo. Inoltre, non disse nulla per primo.

    Iniziava a sentirsi un certo profumino di carne.

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    Puoi bere pure tranquilla, non ci sono veleni o sostanze strane
     
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    Tamma della Stalla Nera era un nome che si addiceva ad un avventuriero, oppure ad un cantastorie. In ogni caso la Tyrell non mise l'uomo a parte dei suoi pensieri. Forse Aconé non conosceva ancora bene gli usi ed i costumi del continente orientale, ma non aveva faticato a cogliere come il custode o ciambellano o domestico o qualunque ruolo coprisse avesse evitato la domanda della bambina sul viaggio della moglie e della figlia del Principe. Magari semplicemente non erano affari che riguardavano una straniera come lei, oppure c'era sotto qualcosa che erano le orecchie di Malyra non dovevano sentire?
    "Siete troppo gentile messer Tamma"-inutile, la Rosa non ce la faceva a sottrarsi all'etichetta di aggiungere un qualche titolo onorifico alle persone con cui parlava -"Ma studio la vostra lingua solo da due settimane, tuttavia conosc..."
    La spiegazione della fanciulla venne interotta dall'arrivo di quattro figure.
    Benché quelle davanti fossero più appariscenti, l'attenzione della Lady si concentrò per prima, inevitabilmente, sulle due guardie che camminavano dietro con un grosso collare dorato appeso al collo.
    Schiavi.
    Non sapeva quanto quella pratica barbara fosse estesa nel continente orientale, ma alla donna faceva ribrezzo ed era lieta di non esservi ancora incappata durante la sua breve permanenza a Pentos. Le cose belle però non erano destinate a durare, evidentemente. Davanti ai due poveretti vi erano due persone dall'aspetto molto più ricco: uno con una coroncina e una somiglianza impressionante con Malyra (evidentemente il Principe) e l'altro con l'unico segno particolare di una tigre disegnata sul mantello. Avrebbe dovuto approfondire meglio con Osirys simboli e genealogie del continente orientale, magari subito all'indomani mattina, perché al momento quello stemma alla ragazza non diceva niente di niente.
    Comunicava chiaramente invece l'espressione del riccastro seguito dai due disgraziati, il disprezzo dipinto sul volto.
    Si trattenne dal desiderio di alzarsi in piedi e stampare una cinquina sulla faccia del rozzo individuo, più che altro perchè era piuttosto sicura che i due energumeni che lo seguivano le avrebbero tagliato la testa seduta stante.
    Accolse invece la coppa di vino su cui Tamma aveva richiamato la sua attenzione, bevendone un sorso prima di posarla sul vicino vassoio ed alzarsi in piedi per gli omaggi di rito.
    Ovviamente non sapeva niente di niente su come certi affari si svolgessero a Pentos, quindi si basò sull'educazione ricevuta dalla madre alla corte di Alto Giardino, esibendosi in un inchino di quelli che oramai rivolgeva solamente al Re o a Rhaella, considerato che non c'erano altri nobili che le erano superiori nel continente occidentale. Principe era un titolo più alto di Lady dopotutto, o no?
    "Principe Veltalos, è un onore fare la vostra conoscenza." -non sapeva se l'uomo conoscesse o meno la lingua occidentale, per cui continuò ad usare il valyriano -"Casa Stark e Casa Tyrell di Westeros vi porgono i loro saluti ed i loro auguri."
    Solo a quel punto avrebbe nuovamente sollevato il capo verso l'uomo (incredibilmente affascinante bisognava ammetterlo): "Mai i miei occhi si erano posati su una città più ricca e più ordinata, vi faccio i miei complimenti."
    Perché in fondo lui regnava su Pentos, giusto?
    "Non vi ho visto oggi nel Conclave dei magistri e ammetto di esserne rimasta dispiaciuta." -quelle le sembravano persone che andavano dritte al sodo senza troppi giri di parole e la Tyrell non intendeva far perdere all'uomo alcun minuto prezioso -"Se vi abbiamo inconsapevolmente recato offesa, non avete che da dirlo e faremo ammenda."
     
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    Il viso del Principe Veltalos trasmetteva tranquillità, rafforzata dal fatto che non smise per un momento di sorridere mentre la sua nuova ospite dava prova della sua arte diplomatica di corte.
    Lady di Case Tyrell e Stark, è un onore per me e per il mio intero palazzo accogliervi a Pentos. Avete certamente un viso più grazioso dell'ambasciatore Ryverno, questo è certo.. In pochi secondi un servitore portò una coppa dorata al Principe, costellate ai bordi da pietre colorate, molto probabilmente preziose. Una di esse avrebbe potuto sfamare un intero villaggio di allevatori per almeno un paio di settimane. Almeno.
    Bevve un copioso sorso di vino scuro tanto da sembrare pece.
    "Non avete di che fare ammenda, nobile Westerosi, vi prego di non far svanire il sorriso che adorna il vostro viso. Immagino che i nostri popoli sono simili per molte cose e completamente estranei per altre. Non so quanto sia di vostro interesse la politica, ma se il dubbio vi attanaglia sappiate che nella Città Libera di Pentos i ruoli sono...molto ben delineati." Il Principe allungò un bracciò e fece segno a Aconé di usufruire liberamente dei diversi divanetti.
    Fu la stessa cosa che fece lui stesso: si avvicinò al divano dove si era distesa la nipote e le diede un buffetto sulla fronte
    "In altre occasioni vi avrei ospitato io direttamente in questo palazzo, ma il Concilio ha ritenuto che fosse cosa migliore che discuteste con loro" Il sorriso era ancora stampato sotto le gote, eppure Aconé avrebbe avuto la sensazione che qualcosa era cambiato. Qualcosa di impercettibile che avrebbe stuzzicato i suoi sensi.
    O forse era solo il vino che piano a piano iniziava a fare il suo corso? Era certamente più forte di quello a cui erano abituati i nobili di Westeros, inoltre presentava delle aromatiche fragranze miste agli agrumi e alle spezie.
    "Ditemi, vi piace questo palazzo? Le ricchezze ivi contenute? Queste coppe, questo vino? Queste ricchezze?"
    Non appena le sue parole si persero nella sfarzosa sala venne portato un tavolino di pregiato avorio, trasportato da due schiavi. Dietro di loro vi erano altrettanti uomini non liberi legati in catene che portavano due vassoi di puro argento. Sopra uno di questi vi erano le famigerate costolette di suino. Nell'altro era stato arrostito quello che probabilmente doveva essere un pesce di circa mezzo metro. La pelle era verdognola e con delle scaglie vicino alle pinne.
    "Il Drago di Mare. Una delle specialità di questo palazzo. Vi prego, non fate complimenti. Troverete il suo sapore...ardente."
    Sì, tutto bello, ma...le posate?
    No, non c'erano.

    Si fa lo stesso la pappa?

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    Ambasciatore Ryverno, questa era un nome che la Tyrell avrebbe dovuto rammentare.
    Fortunatamente Visevon custodiva ancora un poco dell'educazione che in quellà città sembrava mancare e si diede da fare per far sentire la Rosa a proprio agio e ben voluta nel palazzo; non si poteva dire però che la fanciulla non avesse aggrottato le sopracciglia confusa alla sua spiegazione. Sembrava che il potere del Concilio dei Magistri fosse in qualche modo superiore a quello persino del Principe...ad Approdo del Re certo, il Concilio Ristretto godeva di certi privilegi e assicurarsene i favori era importante per qualsiasi sovrano, ma da qui a prendere le decisioni al suo posto passava un abisso! Di più, una strana sensazione suggeriva ad Aconé che l'uomo non ne fosse propriamente... contento. Forse a questo era dovuto l'imbarazzo dei magistri alla riunione della mattina?
    "E' tutto indubbiamente...opulento." -disse a Visevon senza propriamente rispondere alla sua domanda. Lo sguardo della ragazza era infatti scivolato verso gli schiavi che si affaccendavano a portare tavolo e vivande. Ammirare quel palazzo voleva dire accettare anche la loro presenza e questo era qualcosa per cui la Lady non si sentiva affatto pronta. Non voleva però neppure mancare di rispetto al Principe di cui era ospite.
    "Grande Inverno è più... semplice. Credo che abitare in questo palazzo a lungo andare mi farebbe sentire... soffocata. Prigioniera. O ammorbidirebbe troppo il mio carattere e mi trasformerebbe in una donnetta qualunque." -ammise con sincerità, la sua però non voleva passare come una critica, quindi si premurò di addolcirla con una battuta -"Ma ecco, credo che uomini e donne di grande spirito e levatura possano abitarci senza ché il loro valore scompaia dietro tanta preziosità. E se voi siete uno di questi, Principe Valtalos, non posso che considerare un privilegio avervi conosciuto quest'oggi." -non sapeva in realtà come l'uomo avrebbe preso tale affermazione, ma la sincerità della ragazza non era improvvisa pazzia o dimenticanza delle regole del galateo. Sapeva perfettamente che l'etichetta prevedeva di lodare e imbrodare tutte le ricchezze del palazzo, ma se voleva spiccare nella memoria di qualcuno abituato a tanti fasti...bisognava percorrere una strada diversa da quella battuta da tutti gli altri.
    All'arrivo però delle pietanze (e all'assenza delle posate), la compostezza della Rosa rischiò divenir meno.
    Quel grosso pesce dalle scaglie verdognole...disgustoso.
    Mangiare con le mani... disgustoso.
    Oh Dei, aiutatemi in questa prova che il Fato mi ha posto davanti!
    Dapprima studiò il colore del piatto che aveva di fronte, Drago di Mare a detta del Principe; voleva valutare che non fosse andato a male e non contenesse qualcosa che era meglio non ingerire. Quindi ne aspirò l'odore, per vedere se l'olfatto poteva recepire informazioni sfuggite alla vista: "Aspetto e profumo sono deliziosi." -mentì spudoratamente per coprire le sue azioni.
    Ma poteva davvero servirsi con le mani? E come accidenti bisognava fare a staccarne un pezzo senza rovinare il tutto per gli altri commensali? L'impaccio di Aconé sarebbe stato ben visibile, decise di sfruttarlo a suo vantaggio sforzandosi di rammentare un ricordo abbastanza imbarazzante da imporporarle le guance: "Sarò più graziosa del vostro ambasciatore se lo dite voi, ma di certo come vedete sono più imbranata."
    Si morsicò il labbro inferiore ed abbassò gli occhi, fingendo una vergogna che nascondeva la freddezza dei suoi ragionamenti in quel momento: "Non ho mai mangiato senza argenteria, mi dispiace molto..."-ammise con voce tremolante prima di sollevare lo sguardo verso l'uomo che la stava ospitando -"Mi dareste...ecco se non è troppo... una mano?"

    CITAZIONE
    Obiettivo del post: intortare a sufficienza il Principe

    Cose fatte: provo a capire se c'è del veleno nel pesce con vista e olfatto (tiro di difesa avvelenamento) + mento dicendo che sembra tutto buonissimo (inganno) + faccio la micilina micilina per farmi aiutare a mangiare (tiro seduzione).
     
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    Seeeeehhh adesso mi vuoi far fare pure tre tiri, che sono, uno schiavo?

    Difesa avvelenamento: come il bere...non c'è velenoooooooo! se me lo richiedi diamo ad Aconé tratto paranoica, shall we?

    Inganno: seriamente mi chiedi un tiro di inganno? Tu?

    Seduzione:
    [Giudizio mod + Affinità bersaglio/10 + Liv Competenza Seduzione/2 + (Attrazione + Diplomazia)/4] - [Giudizio mod + Intrigo/2 + liv controspionaggio*5]

    TABELLINA RIUSCITA
    <-10 Seduzione non riuscita
    Da -10 a +10 Riuscita dubbia a discrezione dell'utente difensore
    >10 Seduzione riuscita


    Giudizio mod Aconé: modalità 5 (sei conscia che la seduzione aiuta qualsiasi tipo di trattativa), modalità 4 (GNAM!) scrittura 4 = 13
    Giudizio mod Principe: modalità 3 (sicuramente impressionato dalla Lady), modalità 2 (una situazione sicuramente...piccante) = 5
    Affinità: 0 + 26/2 + + 20/100*50 = 23
    13 + 2,3 + 0 + (100+242)/4 - (5 + 50)
    15,3 + 85,5 + 10 = 108,5 - 55 = 55,8
    seduzione passata
    e l'ho fatto solo perché poi dici che sono un mod scansafatiche


    Edited by Albi_96 - 18/11/2022, 00:03
     
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    Visevon restò ad ammirare il vestito di Aconé mentre questa parlava, non perché non fosse in grado di mantenere vivo lo sguardo con i suoi occhi ma come per ammirare la ricchezza proveniente da occidente di cui, inevitabilmente, anche la Rosa si ammantava.
    "Più semplice, dite? Oh" Il tono non era dispiaciuto dalla risposta, quanto sorpreso "A volte anche la semplicità nasconde piccole pietre preziose, se si sa cercare negli angoli giusti, ma credo che questo lo saprete anche voi. Una donna giovane del vostro stato che decide di viaggiare in un continente sconosciuto, di certo il coraggio non deve mancarvi. Ricordate molto la dolce madre di mia figlia, sapete? Pronta ad imbracciare cento spade pur di trovare l'oggetto di cui è alla ricerca." Un paio di secondi di silenzio.
    "Il piacere di questa conoscenza è sicuramente comune ad entrambe le nostre persone, Ladu d'Occidente. Che le ricchezze che ho ereditato, non per sangue, in questa sala siano testimoni della verità delle nostre parole!" Come poteva cogliere, in quella beltà di ragazza, qualcosa che non corrispondesse al vero pensiero della giovane.
    "Oh...l'argenteria, dite?" Sorrise, quasi aprì la bocca per ridere. "E' risaputo che dopo la cottura, la prima cosa che debba toccare la prelibata polpa di questo pesce è la lingua del commensale. Fidatevi, nobile signora, sono diversi gli schiavi e i servitori che sono morti anche solo per aver sfiorato per sbaglio questo animale."
    Qualcosa poteva suggerire ad Aconé che non erano morti per colpa dell'animale, quanto del padrone che aveva deciso di porre fine alle loro misere vite per un affronto a quella prelibatezza.
    "Non sarei un ottimo padrone se non vi facessi sentire a vostro agio, pertanto per questa volta potremo fare una piccola...eccezione."
    Batté le mani e chiese ad un servitore di portare un oggetto che Aconé non avrebbe potuto tradurre nella lingua che conosceva meglio. Stavano per arrivare le posate?

    No.
    Uno schiavo tornò giusto un momento dopo con una lunga pinza d'avorio, sulla quale erano state incastonati almeno due zaffiri, uno per braccio. Era piuttosto raffinata e aveva una testa piuttosto piccola, sicuramente ottima per prendere dei pezzi di cibo e portarli alla bocca.
    "Venite, sedetevi vicino a me." Invitò con voce suadente il Principe di Pentos.
    Dopodiché, con un rapidissimo movimento della mano, il Principe conficcò la pinza appena sotto le branchie dell'animale. Fece fare due giri in senso orario schiacciando leggermente e poi estrasse, portando con sè un piccolo filetto di polpa. Era verde, quasi quanto una mela dell'Altopiano.
    Esistevano davvero pesci dalla pelle verde? Era per quello che si chiamavano Draghi di Mare? O era solo una reazione della cottura?
    "Aprite dolcemente la bocca e chiudete gli occhi"
    Se Aconé l'avesse fatto, la pinza sarebbe arrivata fino a toccare la sua lingua, per poi rilasciare il cibo all'interno della sua bocca.

    In quel caso, si sarebbe potuto sentire una leggera risatina da parte della nipote del Principe, che osservava la scena quasi estasiata.
    Era...era buono?!
    Sì. Era dolce, con quasi una punta di piccante che smorzava l'iniziale sapore.
    Fu solo dopo una decina di secondi che il Drago di Mare scatenò la sua furente fiammata: la leggera punta di piccante divenne un vero fuoco che salì fino alle vie aeree nasali della giovane, dando per qualche istante un senso di blocco. Era come se in un attimo non avesse più sentito la parte frontale del viso. In caso di raffreddore, sarebbe stata un'ottima sensazione.
    Piacevole o no che lo ritenesse la Tyrell, era qualcosa che mai aveva assaggiato.

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    continua da qui ma prima di questo


    L'unica cosa a cui riusciva a pensare mentre lasciava che il Principe le facesse assaggiare il suo Drago era: ringraziando gli Dei Caleb non è qui. Anzi, per essere più precisi, ringraziando gli Dei nessuno di sua conoscenza si trovava lì in quel momento.
    Il sapore di quel pesce era particolare, ma ancor più caratteristica fu la reazione dei suoi sensi che le formicolarono in risposta. Che forse qualche sorta di veleno? In tal caso non aveva conosciuto nulla di simile, né sembrava che il sapore della carne fosse stato alterato in qualche modo, almeno ad una prima analisi.
    "E'...strabiliante." -stavolta non stava mentendo, anche se più che al gusto del pesce si riferiva alle sua particolari proprietà. Sarebbe riuscita ad ingannare almeno mezzo continente con delle sensazioni del genere fatte passare per un avvelenamento. "Più ore trascorro nella vostra terra, più riuscite a cogliermi di sorpresa."
    Non le sfuggì il riferimento del Principe alla "madre di sua figlia", a cui del resto aveva accennato anche sua nipote. Ritenne che l'argomento meritasse un approfondimento: "Vostra nipote è adorabile... mi ha raccontato che vostra moglie e vostra figlia sono partite per un lungo viaggio."
    Era riuscita per qualche istante ad abbassare le difese del Principe, ma gli argomenti della propria famiglia di solito restavano privati quindi doveva andarci coi guanti di velluto.
    "Anche il viaggio mio e di mio marito è una... ricerca in un certo senso."-forse sbottonandosi un poco sarebbe riuscita ad ottenere un simile atteggiamento anche dal suo interlocutore -"E' un peccato che i vostri doveri vi tengano qui e non possiate accompagnarle, immagino vi manchino molto." -sorrise con innocenza.
    "Ho lasciato quattro figli nel continente occidentale e non c'è giorno che non pensi a loro." -aveva imparato oramai che accomunare il proprio destino a quello della persona che voleva le parlasse era un'arma spesso molto efficace -"Sono convinta che adorerebbero questo posto, specialmente Amerey."
    Del resto, se la sua missione fosse fallita, la sua priorità sarebbe stata mettere al sicuro i suoi bambini: "Mi piacerebbe portarli con me la prossima volta, credete potrei approfittare ulteriormente della vostra ospitalità?"
    Pentos sembrava abbastanza lontana dalla Barriera da concedere a Caleb qualche tempo e qualche possibilità di fermare l'avanzata del male di ghiaccio. Si tese per un istante ma si sforzò di non perdere il sorriso, come se la conversazione fosse ancora un semplice scambio di cortesie: "Ovviamente Grande Inverno sarà aperta per voi e le vostre donne, va da sé. Anche se forse la troverete un poco...rustica. Di certo non abbiamo certe specialità!"
     
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    Il Principe di Pentos quasi ridacchiò nel vedere la reazione di Aconé, cosa che fece anche la bambina, molto meno incline a farsi problemi d'etichetta. Il cibo ingerito era sicuramente una prova non da poco ma il garbo e la compostezza della Lady non vennero meno neppure in quel momento di difficoltà. "Sono molte le cose che potrei mostrare a voi e vostro marito, molte e variegate, non c'è dubbio. Ma se le voce che mi sono giunte dal Concilio sono vere, immagino che il vostro viaggio vi porterà presto verso altri lidi"
    Fu proprio quella frase a fungere da ponte con la discussione sulla famiglia del Visevon. Lo sguardo non cambiò e continuava ad esprimere sincera gioia, il tono invece era percettibilmente diverso, non più duro ma sicuramente più amareggiato.
    "Dite bene, nobile Lady occidentale, più i giorni passano più la lontananza si acutizza nella mia mente, immaginando scenari a cui mai vorrei assistere. Nutro immensa fiducia nella mente e nella lama d'acciaio portata dalla madre di mia figlia, ma quando si è alla ricerca dell'impossibile, forse l'unica cosa da fare è arrendersi."
    A cosa si stava riferendo era al momento impossibile saperlo ma l'eventuale curiosità della Tyrell sarebbe stata soddisfatta, parzialmente, giusto un minuto dopo, quando il Principe riprese le parole.
    "Avete molti figli, tre in più rispetto alla mia giovane Ralhena, posso solo immaginare cosa stiate provando. Eppure a differenza mia, sento che nelle vostre parole non c'è alcuna corsa contro il tempo inesorabile che scorre. Quando le malattie di questo mondo scendono sugli anziani pensiamo sia normale, quando lo fanno sugli uomini e le donne nel fiore dell'età gridiamo alla tragedia, ma quando sono i bambini a essere loro vittime" Sospirò, alzandosi e avvicinandosi alla nipote. Le fece una carezza sul viso, come se quel gesto nascondesse qualcosa che non poteva fare in altri casi.
    Il Principe, seppure fosse chiaro fosse alieno ai poteri legislativi ed esecutivi della Città, rimaneva comunque simile a un grado di alta nobiltà di Westeros, almeno cerimoniale...eppure sembrava essere stato abbandonato a se stesso. A continente invertito, se fosse capitata la stessa cosa ad Aconé e ad uno dei suoi figli, era sensato ritenere che sarebbe dovuta partire da sola senza poter contare l'aiuto di chi contava veramente a corte?

    "Ma non facciamoci assalire da pensieri nefasti, sarei molto lieto di conoscere i figli di cui mi avete appena parlato, la casa del Principe Veltalos sarà sempre aperta per chi sa apprezzare le bellezze di questo mondo. Se me ne date la possibilità, vorrei inoltre poter piantare un roseto per l'occasione della vostra prossima venuta!"
    Evitò invece di commentare la questione di Grande Inverno, forse proprio perché la Tyrell aveva espresso il desiderio di conoscere in quella eventuale occasione anche le donne della famiglia di Visevon.
    "Non posso dire di conoscere le vostre terre, giovane nobile, ma vi posso assicurare che in queste i bambini tendono a crescere velocemente, forse troppo. E non sempre è una cosa positiva." Le sorrise, prendendo la propria coppa di vino e finendo il contenuto ancora presente in essa.

    Direi che in mancanza id altre cose specifiche ci possiamo avviare verso la chiusura, in caso contrario ti seguo
     
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    Era una malattia dunque quella che aveva colpito la figlia di quel pover'uomo?
    Non poteva allontanarsi dalla città, ma un simile obbligo non toccava la madre che (Aconé lo avrebbe fatto) stava setacciando il mondo in lungo ed in largo per trovare una qualche cura per la piccola.
    "Non so se avete già avuto il parere di un Maestro occidentale, ma se volete che scriva alla Cittadella..."-quello era il minimo che poteva fare dopotutto -"Non avete che da chiedere."
    Sorrise all'offerta del Principe.
    Non era la prima volta che piantavano un roseto in suo onore. Forse l'unico luogo al mondo dove non ve ne erano era proprio Grande Inverno.
    "Ne sarei lusingata." -si sollevò in piedi per congedarsi da quell'incontro che le aveva lasciato un sapore dolceamaro nel cuore. Si era aspettata di trovarsi di fronte un Principe maleducato, e invece aveva un uomo costretto in un ruolo senza alcun potere che lo teneva lontano dalla figlia.
    "Vi terrò informato sul mio viaggio. E se nelle mie peregrinazioni incontrassi vostra moglie..."-chinò il capo in segno di rispetto, non v'era altro da aggiungere.
     
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    Il Principe, non appena sentì l’offerta d’aiuto, guardò Aconé con gli stessi occhi di un padre amorevole verso una figlia. Forse avrebbe voluto accarezzare anche le sue guance ma decise di rimanere a fianco delle nipote.
    “Sono conscio dell’abilità nella Medicina di questi Maestri di cui mi avete appena parlato, ma temo che certe malattie di questo continente possano trovare la cura sono nelle terre in cui si sviluppa. Inoltre…” lo disse con un tono di rassegnazione “il viaggio delle mie due amorevoli donne finirà in un modo o nell’ altro, non ci saranno terze vie”.
    Forse, anche volendo, i Maestri non avrebbero potuto fare nulla.
    “Sarebbe un piacere avere vostre notizie, di tanto in tanto, credo che questo palazzo sia più che rintracciabile dai messi”. concluse con rinnovato sorriso.
    “Fermatevi ancora un secondo, ve ne prego, vorrei farvi dono di un presente che vi ricordi di questa serata”
    Il Principe uscì di scena per qualche minuto, per tornare poi con una bottiglia di vetro dal liquido nero.
    “Pentos è famosa per i suoi vini…speziati, sono sicuro lo troverete diverso da quelli del vostro continente ma spero altrettanto gustoso”.
    Lasciò alla donna la bottiglia mentre la nipotina, che finiva di gustarsi la quarta costicina, salutava con una mano la Tyrell, come erano soliti fare tutti i bambini di entrambi i continenti.

    Ricompense:

    +1 diplomazia
    + 1 punto Albero Qualità
    +1 prestigio (per essere stata accolta dal Principe)
    +5 affinità Visevon
    CODICE
    <span>[IMG]https://th.bing.com/th/id/OIP.8U1v3LEFjZFn_SflaFY8TQHaHa?w=172&h=184&c=7&r=0&o=5&pid=1.7[/IMG]<p>Vino di Pentos:
    <i>Una bottiglia di vino dolce speziato regalata dal Principe di Pentos</i>; +5 affinità con chi lo riceve</p> </span>
     
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