Arthur

Orefice 4/5

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    Età di Arthur: circa 11 anni


    Narrato
    Parlato Arthur
    Parlato OromisParlato Glaedr, l'orafo


    Continua da qui...

    Una splendida mattina autunnale nella cittadina marittima: gabbiani, venticello fresco, carretti che vengono, pescherecci che partono e bancarelle che si riempiono di merci.
    Di certo valeva la pena di alzarsi presto per vedere un spettacolo affascinante quanto corroborante come quello e Oromis sembrava gradire abbastanza da compiere quel piccolo sacrificio.
    Una recente novità era la presenza del giovane Arthur che lo accompagnava, non una presenza fissa e nemmeno richiesta, visto che i due di solito facevano i propri affari da soli, ma per una volta era stata organizzata così la mattinata.

    Allora, Arthur, hai fatto la lista delle domande? Ti sei ricordato di rimanere digiuno?

    Oromis si rivolse al giovane protetto.

    Il valyriano non aveva fatto colazione, ma proprio digiuno digiuno no. Si era accontentato di un tozzo di pane del giorno prima e di un pezzo di formaggio.
    La bottega orafa che raggiunsero insieme era una delle poche botteghe dove non c'erano particolari disegni nell'insegna, qualche fronzolo si, ma ciò che attirava lo sguardo era la grossa scritta che diceva: "La Perla Argentata".

    Perché la scritta?

    Arthur la indicò e si rivolse all'erudito che ormai considerava un padre.
    Con disinteresse il vegliardo guardò l'insegna e poi varcò la soglia della bottega

    Probabilmente perchè questa bottega dev'essere riconosciuta da chi i soldi li ha e in genere sono i ricchi a saper leggere... Qui dentro i poveracci non servono..

    Una spiegazione cinica, ma calzante!

    Benvenuto Oromis! Benvenuto Arthur!

    L'orafo si era preparato per la visita: messo in ghingheri sia lui che il suo negozio con le sue creazioni migliori in bella vista che attendevano un possibile compratore, Oromis o i suoi clienti.

    Sono molto onorato nel potervi ospitare.

    Ad un cenno dell'orafo i due lo seguirono verso un salottino adiacente all'entrata del negozio, per stare più comodi del giorno prima. Qui attendevano anche la moglie dell'orafo e le sue due figlie femmine.
    Il salottino era pervaso da profumo d'incenso, un tavolo di mogano intagliato e alcune piccole poltrone imbottite. Tutti si accomodarono tranne le due figlie: la più anziana e d'aspetto grazioso, in piena età da marito si sedette in un angolo del salotto, raccolse la lira e cominciò a suonarla con modi delicati mentre la mezzana, di poco più giovane e decisamente bella, portò di volta in volta un vassoio con manicaretti e dolci tipicamente pentoshi indossando ogni volta gioielli diversi.
    Se da una parte Oromis e i suoi clienti potevano sentirsi appagati da ciò che vedevano, sentivano e gli venivano "offerto", al ragazzo interessava altro e tutto il chiacchiericcio che era nato in quel salotto non interessava molto. Si era seduto, ascoltava e si guardava attorno.
    Non era l'unico in quella condizione, anche la figlia più piccola dell'orafo, che era lì presente, seduta vicino ad Arthur e al fare di lui sbuffò anche lei: entrambi risero di gusto disturbando il colloquio dei "grandi".

    Il mio protetto, credo, volesse vedere il vostro laboratorio ...

    A quelle parole l'orafo non fece in tempo a rispondere. Ci pensò la giovane ragazza a scendere dalla seduta, bruttina in realtà ma già con gli occhi più vispi e vivi della sorella più anziana, prese per mano il valyriano lo portò io in laboratorio.
    Nessuna protesta da parte degli adulti, anzi qualche sorriso e il benestare allegro di Arthur che seguì la bambina nel retrobottega.

    Grazie mille per questa visita!

    Disse Arthur guardandosi intorno una volta usciti dal salottino.

    Grazie a te, anche io avevo bisogno di una scusa!

    Bhe... A me interessava veramente il laboratorio!

    Oh si, certo! Vieni con me!

    E sempre tenendo per mano Arthur lo portò nel mondo dietro al bancone, nel laboratorio.

    Il laboratorio non era enorme di per sé, ma ben organizzato, con finestre protette da inferiate, specchi e un piccolo forno riempivano l'ambiente assieme ad un'anonima vetrinetta di legno chiaro che conteneva gioielli e pietre preziose da rifinire o completare.
    La presenza di un paio di operai venne liquidata da un sorriso bonario di uno dei due verso i ragazzi, quello più anziano che pareva intento a levigare pazientemente una delle tante pietre della giornata mentre l'altro, il più giovane, non ci badava nemmeno ai due. Stava lavorando con l'attenzione e lentezza tipica di chi sa tutto in teoria, ma ha ben poca pratica.
    Questo attirò l'attenzione del Valyriano, cosa che portò la padroncina di casa a sussurrare cosa stava accadendo.

    Sta lavorando all'anello commissionato da un nobile cavaliere per la moglie... Tu farai regali a tua moglie?

    Bhe si, credo di sì... Perché?

    Rispose Arthur ingenuamente.

    Oh, che donna fortunata sarà colei che ti sposerà

    Detto ciò strinse la mano del bastardo di Fondo delle Pulci che fece finta di non capire.

    Non sembra rotondo, invece è ovale!

    Indicò la forma che si stava delineando fra le mani del giovane apprendista.

    Si, spesso gli anelli sono un po' ovali per farli calzare meglio. Sembrano rotondi quando s'indossano e anche così sono i più difficili da trattare. Gli altri gioielli non si modificano quasi mai mentre gli anelli si devono aggiustare visto che le dita nel tempo cambiano e nemmeno di poco.

    Ma com'è che si creano? Cosa sta facendo esattamente?

    Arthur era molto curioso e, il suo sguardo rapito, non si staccava minimamente da ciò che il garzone stava facendo.
    Capendo l'antifona la ragazza si girò verso una lavagna e poi verso il piccolo forno, spiegando con piacere e occhi brillanti quanto può al giovane accanto.

    Per prima cosa si deve fare il disegno del gioiello... A me piace tantissimo farli e mio padre mi permette di aiutarlo nella loro fabbricazione. Poi lo si riproduce con la cera, s'infila il modello finito su una piccola asta in modo che tenga la forma e si fissa il bastoncino su una piastrina che fa da base per la colata... Sai i metalli qui si possono fondere, non come operano i fabbri, ma in modo similare.

    Si poteva vendere che la ragazza si stava spiegando al meglio delle proprie possibilità. Quindi Arthur annuì. Fin lì aveva afferrato, ma poi?

    E dopo fatto ciò?

    Poi si cola sopra lentamente del gesso per farne una forma!

    Che facilità nel dirlo, ma in che modo?

    Gesso? In che senso?

    Si sarebbe aspetto oro o argento.

    Il gesso colato si raffredda attorno al modellino di cera, lasciando solo un foro d'entrata... o uscita... Diventa uno stampo con dentro la forma dell'anello! Semplice no?

    Ah! Quindi si fa prima lo stampo per uno stampo, ho capito bene?

    La ragazza annuì

    Esatto!
    Prima si scalda lo stampo di gesso nel forno, così facendo uscirà tutta la cera dal foro e poi da lì si cola il metallo scelto dentro.


    Detta così pareva molto più semplice di quanto si era immaginato.

    Poi si aspetta che si raffreddi tutto e si getta via il gesso?

    Oh no, passerebbe troppo ma troppo tempo. Diciamo che dopo un po', quando si è sicuri che non ci saranno bolle a rovinare tutto il lavoro, si mette lo stampo di gesso direttamente nell'acqua. Il gesso che ha resistito a calore e metallo fuso si scoglierà lentamente e lascerà bell'e pronto l'anello grezzo da levigare... Ma questo te lo spiego dopo, quando... Indicando l'apprendista...
    Lo avrà fatto, così vedi per bene... Questa parte che ti ho detto è forse la più complicata e anche quella che rende meno ... sono le pietre ad alzare di valore tutto ma ora andiamo a mangiare qualcosa che dici?

    Non ho voglia di tornare di là ... mi annoio!

    Bhe, nemmeno io volevo tornare di là. Pensavo di andare in cucina, così mangeremo quello che stanno preparando e non ci annoieremo ascoltando i discorsi dei grandi così ci lasceranno in pace.

    I due si capivano al volo, una fortuna per quel ragazzo praticamente orfano, straniero in terra straniera e che non era ancora riuscito a farsi degli amici non conoscendo coetanei.

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    Marziale
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