Arthur

Arte della Spada Lunga 4

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    Condottiero

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    Parlato Doran


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    Doran si pulì il viso con uno straccio.

    Valli a chiamare. Ti aspetto qui.

    Disse in tono brusco al valyriano.
    Arthur si fermò, piegandosi un attimo su sé stesso e appoggiando le mani sulle ginocchia. Era stanchissimo, Doran lo stava macellando di allenamenti. E tra gli allenamenti, i pesi alle caviglie per complicare tutto e le botte prese quasi si sentiva mancare.
    La fatica era più di quella prevista. Sperava in uno scontro semplice, amichevole, fatto per passare un po’ la giornata in attesa di capire cosa fare della sua vita.
    Rimase impietrito a quelle parole, non capendo dove Doran volesse andare a parare. Si fece non poche domande.

    Chi dovrei chiamare? E perché?

    Alcuni aiutanti. Li hai già conosciuti. Ti stanno aspettando. Vai da loro. Li troverai davanti alla casa dove vivo e li devi portare qui perché ti devo ancora insegnare a difenderti contro più avversari. Contro una sola persona siamo tutti capaci… Mi devo assicurare che tu sia in grado di sopravvivere.

    Arthur prese lo stesso straccio che stava usando prima il mentore e si ripulì le mani con quello, madide di sudore come un maiale sotto al sole estivo.
    Il ragazzo rimase perplesso, ma accettò le parole di Doran. In fondo era il suo maestro e lo stava guidando nella giusta direzione. A quel punto, accettando le sue parole, lasciò le armi lì sul ponte e si allontanò serenamente per dirigersi verso il porto. Se ben ricordava l’ultima volta che aveva visto i compagni gliene avevano suonate di santa ragione.
    Quella volta Arthur, aveva imparato a combattere contro più avversari bendato e con le mani legate. Doran gli aveva spiegato che doveva imparare ad usare tutti i suoi sensi e il suo corpo. Ma le aveva soltanto prese. Ridacchiò a quel pensiero.
    Tornò davanti alla casupola dell'ex capitano di marina e li trovò esattamente dove quest'ultimo gli aveva detto. Stavano giocando a dadi, davanti al mare piatto e riuscivano a lanciarli sul tavolo senza che cadessero da tutte le parti.

    Signori, spada in mano. Ci andiamo ad allenare un po’.

    Esordì, poco dopo aver bussato su una delle pareti in legno per palesare il suo arrivo. Tutti e tre misero i dadi in tasca, si armarono con le loro spade e seguirono il valyriano fino allo spiazzo dove Doran li aspettava. Poche domande, più un generale svago e noia li aveva mossi a seguire il ragazzo. Non avevano bisogno di allenarsi davvero, ma almeno avrebbero sgranchito i muscoli.
    Non appena arrivarono allo spiazzo, notarono subito che Doran aveva richiamato a sé un quinto uomo. Chi fosse, a quale reggimento o casata appartenesse, era un mistero per tutti. Ma dati i suoi abiti neri non si poteva capire né azzardare da dove venisse.

    Signori, mostriamo allo scudiero un combattimento uno contro cinque. Niente ferite, niente capitomboli. Siamo solo in addestramento.

    Chiarì velocemente Doran, illustrando le regole del gioco a tutti i partecipanti. Arthur non era nuova a questa situazione. Scrocchiò il collo e si mise in posizione, in attesa di subire la prima raffica di colpi.
    Lo sconosciuto richiamato dal mentore fu il primo a essere sconfitto nel combattimento. Più dalla disattenzione che da Arthur stesso. Un gracchiare di uno di quei volatili e un rapido movimento d'ala ed era diventato pallido tutto di colpo e bastò un colpo anche lieve che il poveretto scappò in preda alla paura. Che fosse uno affetto da ornitofobia?
    No, il gabbiano non era affatto di suo gradimento.
    Arthur scoprì che combattere con due zeppe di pietra legate alle caviglie, rendeva tutto di una difficoltà assurda e la difesa del ragazzo contro i restanti avversari. Non sembravano scalfiti da nulla, e per quanto si agitasse e menasse la spada a destra e manca, gli altri sembravano quasi intonsi della fatica.
    C’era…qualcosa che non andava.
    Lui era troppo affaticato da tutto, non riuscì a sostenere lo scontro.
    Dopo uno scontro che sembrò durare un’eternità per il bastardo, successe l’inevitabile. Un’ondata più forte di attacco, un colpo meglio assestato, una distrazione e Arthur volò a terra. Un bel balzo, impattando la schiena al suolo. Il mare era un rumore lontano, e il dolore era così acuto che metteva in secondo piano ogni altra cosa. Doran recuperò al volo la spada di Arthur prima che potesse scivolarci sopra e ferirsi. Ad Arthur sembrò che facesse cenno ai restanti tre di potersi congedare.
    Dopo di questo, si girò verso l'allievo, porgendogli la mano. Arthur rimase confuso. Perché aveva reso l’addestramento così complesso? Perché l’aveva messo così in difficoltà? Cosa ci ricavava da quella umiliazione?
    Arthur afferrò la mano di Doran, massaggiandosi con l’altra mano la nuca che aveva colpito il legno del ponte.
    Ancora non si spiegava quel comportamento, anche se ne capiva le finalità didattiche. Si era reso conto di essere ancora in un margine di miglioramento ma… cinque persone?

    780 parole su 700 richieste
    Tratto Marziale (+25%)
    Pesi da allenamento (+25%)
    Requisiti: Marzialità 40 (posseduta 150 e fischia), combattimento corpo a corpo 5 (fatto), Arte della Spada Lunga 3
    Ricompense:Arte della Spada Lunga 4, 18 punti esperienza
     
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