Ad un passo dal conflitto

Quest Vidya & Josephine

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    Il sole si levava nel cielo del Nord mentre Lady Josephine Mallister e Lady Vidya Bolton si preparavano per la prossima tappa del loro viaggio. Avevano appena concluso una missione a Piazza di Torrhen, dove avevano dovuto affrontare le tensioni religiose che affliggevano la regione. Ora, la loro attenzione si spostava verso i territori dei Flint, ma prima di poter intraprendere il viaggio, dovevano prendere una decisione cruciale: quale strada avrebbero percorso.

    Le due Lady si ritrovarono nella grande sala di Piazza di Torrhen, dove il maestro del castello, un vecchio uomo di nome Harwin, le attendeva. L'uomo, con la sua barba grigia e gli occhi saggi, aveva una vasta conoscenza delle terre del Nord e dei suoi sentieri. Con una mappa stesa su un tavolo di legno massiccio, Maestro Harwin si rivolse alle due donne.

    "Miladies, avete due opzioni a disposizione per raggiungere i territori dei Flint. La prima vi richiederebbe di tornare sulla strada del Re, permettendovi un viaggio più tranquillo e probabilmente anche più sicuro. In alternativa, potreste risparmiare qualche giorno tagliando per le Barrowlands. Questa strada, sebbene più breve, è anche nota per la sua scomodità e sconnessità. Inoltre, a causa delle difficoltà degli ultimi tempi, dubito che sia stata attraversata da molte persone di recente... Dovendo ipotizzare, immagino che la strada sia dissestata, con possibili ostacoli lungo il cammino. Tuttavia, se decideste di intraprenderla, potreste raggiungere Città delle Tombe in soli cinque giorni di viaggio... E orientarvi da lì per arrrivare nei territori di Casa Flint. Questo vi farebbe indubbiamente risparmiare tempo."

    Lord Hellman Tallhart, che fino ad allora era rimasto in silenzio, si schiarì la voce.
    Ho radunato una ventina di soldati perché si uniscano alla vostra scorta, spiegando loro le vostre intenzioni, tutti si sono mostrati volenterosi di far parte di questa spedizione. Per di più, sono uomini valorosi, conosco molti di essi da decine di anni, quindi dovrebbero essere in grado di proteggervi da pericoli inaspettati.

    »S« *Sybil* A voi!

    Tempo per rispondere fino al 7 giugno.

    Accordatevi su un eventuale ammontare di giorni di permanenza a Piazza di Torrhen - inserirò la data alla luce di ciò.
    Come al solito, in questo post siete libere di ruolare eventuali acquisti o eventi minori antecedenti alla quest.
     
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    05-01
      Piazza di Torrhen · 23 gennaio 286AA
    Le note della viella aleggiavano nell'aria; ora scontrandosi, ora danzando fino a mescolarsi, con le voci ed i suoni che riempivano la sala. Una melodia allegra e ritmata, scelta per allietare i convitati e tenere viva l’atmosfera, allontanando l’oscurità della sera e le tensioni accumulate in quelle ore. La preoccupazione e il senso di pericolo non erano scomparsi - ancora visibili sui visi dei presenti agli occhi più attenti - quanto piuttosto momentaneamente rilegati in un angolo della mente, come le grigie e incorporee sagome proiettate, dalla calda luce dei bracieri e delle candele, sulle spoglie pareti in pietra.

    Vidya si portò alla bocca un pezzo di salmerino, proveniente direttamente dal vicino lago, assaporando il contrasto della dolce e delicata carne con gli intensi toni della ricca salsa alle erbe aromatiche, e lasciò spaziare lo sguardo sulla scena di vivace convivialità attorno a lei, ripensando agli avvenimenti di quella mattina.

    Il Nord era noto per essere una terra dura e fredda; poche cose, tuttavia, ardevano con altrettanta forza e calore quanto l’animo di chi lo abitava. Uomini e donne dal temperamento coriaceo e combattivo, forgiati dal tonante maglio del sacrificio e temprati dall’asprezza del perenne clima vernino. Orgogliosi e tenaci. Selvaggi e impetuosi. Consapevoli di poter contare solo sulle proprie forze e risorse. Pugnacemente legati alle tradizioni e alla propria identità. Ed ora, stremati da pesanti mesi di disordini e guerra, dopo aver accarezzato la prospettiva di poter tornare alla normalità, ogni cosa sembrava essere stata nuovamente stravolta e la tranquillità tanto anelata strappata via dalle loro mani. Placare il fuoco divampato tra gli abitanti di Piazza di Torrhen alla vista del presunto eretico, e del suo tatuaggio ritraente la Stella a Sette Punte, dunque, non era stato affatto semplice.

    Aveva scelto ogni parola con cura, calibrandole e lasciandole cadere come gocce d’acqua fredda sulle fiamme, per tentare di soffocare quel pericoloso focolaio.

    E vi era riuscita… almeno in parte.

    Ripensò al resipiscente silenzio sceso sul cortile dopo il suo intervento, a come la cappa di ostilità che aveva gravato su di loro, incombendo come un cielo plumbeo pronto alla tempesta, si era diradata, allontanandosi assieme ai pochi rimasti aggrappati al sospetto; mentre la vita del castello, tanto bruscamente interrotta, riprendeva timidamente il proprio corso.

    Ricordò il severo volto di Lord Tallhart aprirsi in un ghigno d’approvazione e la realizzazione sulla portata di quanto accaduto, che la colpiva in un misto di sollievo per il pericolo scampato e soddisfazione.

    Per anni aveva lasciato che le ombre del Forte inghiottissero la sua voce, riducendola ad un sussurro. Un bavaglio mentale, più che fisico, fatto dell’oscurità intessuta - giorno dopo giorno- ad ogni opinione sminuita e commento inascoltato, che aveva finalmente spezzato.

    Si era sentita in controllo. In grado di avere un impatto - per quanto minimo e circoscritto. Non più mera spettatrice degli eventi.

    Ripose la forchetta sul bordo del piatto e, dopo essersi tamponata le labbra, prese un sorso dalla coppa, trattenendosi a stento dal fare una smorfia al secco e aspro sapore che le aggredì il palato. Il banchetto proseguiva senza intoppi, in una cacofonia di suoni e odori. Sprazzi e frammenti delle diverse conversazioni in corso le giungevano alle orecchie, accalcandosi gli uni sugli altri. Racconti di vecchie gesta, chiacchiere di circostanza e pettegolezzi uniti in un unico confuso e distante vortice di parole. Di tanto in tanto riusciva a captare frasi di senso compiuto e, da una di queste, apprese di quanto ottenuto da Lady Josephine. Non aveva avuto ancora modo di confrontarsi con lei, avendo scelto di prendersi del tempo per sé, passando gran parte del pomeriggio al lago, lontana da tutti. Ma, in qualche modo, la Mallister era riuscita a far rinsavire il cortigiano, portandolo ad abbandonare l’eretica dottrina Illyriana e seguire la luce dei Sette. Una conversione totale e sincera, dicevano, purtuttavia la Bolton non poteva fare a meno di chiedersi se l’uomo non avesse sostituito una fissazione con un’altra e se davvero ci si potesse fidare di chi era così malleabile, pronto ad abbracciare un nuovo credo se presentatogli in modo convincente. O forse il problema era lei stessa, il suo limite nel comprendere quel tipo di abbandono quando si parlava di fede. Sospirò, bagnandosi di nuovo le labbra con il vino, guardando la sala oltre il bordo del calice fino ad individuare il Septon che, dalla parte opposta del tavolo, rigido e compunto, mangiava in silenzio. In quei giorni si era più volte fatta portavoce della necessità di mantenere una mentalità aperta e promotrice della fratellanza tra le fedi ma, nonostante questo, forse a causa della memoria nel sangue dei Primi Uomini che le scorreva nelle vene, non riusciva a fare a meno di essere istintivamente guardinga nei confronti del religioso.

    Una voce accanto a lei irruppe nel suo rimuginare. Una donna, membro della corte Tallhart, le aveva rivolto la parola, facendo un banale commento sull’ultima portata nel palese tentativo di dare inizio ad una conversazione. Al suo arrivo, quella mattina, era stata accolta con la tipica rispettosa diffidenza riservata all’Uomo Scuoiato nei territori vicini al Metalupo, un atteggiamento che in seguito alle sue azioni, si era ammorbidito, lasciando spazio alla curiosità. Vidya le rispose con un sorriso cortese, concedendole la sua attenzione ed osservando, con intimo divertimento, le mille domande - su di lei, sulla sua famiglia, sul pellegrinaggio - prendere forma sulle labbra dell’altra, senza però venire mai formulate.

    In fondo alla sala, uno dei musici si era alzato in piedi e aveva iniziato ad intonare una canzone. Una delle tante ballate dedicate alle gesta di Lord Helmann.

      Piazza di Torrhen · 24 gennaio 286AA


    Dopo i lunghi e stancanti giorni di viaggio Vidya aveva accolto con estremo piacere la possibilità di trascorrere una notte al riparo, protetta dalle alte e possenti mura di un castello. Ma, a differenza di quanto si era prefigurata, non era stata una notte tranquilla e riposante.

    Il male era tornato.

    Si era svegliata di soprassalto, portandosi immediatamente la mano al volto, premendo con forza la base del palmo contro l’occhio, nel disperato tentativo di alleviare quell’acuto e perforante dolore.

    Una volta scatenato l’attacco, ne era consapevole, nulla l'avrebbe fermato, doveva soltanto resistere e aspettare che esaurisse il proprio corso. Ma il suo corpo reagiva da sé, irrigidendosi e tendendosi di pari passo alle crescenti ondate di dolore, rendendola incapace di restare immobile.

    Era solo questione di minuti, si ripeteva, pressando il volto contro il cuscino, sentendo l’orbita sinistra andare a fuoco e le lacrime venire assorbite dal tessuto. Interminabili minuti durante i quali le dita affondavano nei lunghi capelli corvini, artigliando e tirando le ciocche per cercare di bloccare l'istinto di colpirsi alla testa fino ad eliminare la fonte di quello strazio.

    Aveva stretto i denti contro le lancinanti e continue fitte, trattenendo in muti singhiozzi ogni suono e lamento. E si era alzata dal letto, più e più volte, irrequieta, cercando di respingere i cupi pensieri che in quei momenti le si affacciavano insistenti alla mente, di focalizzarsi sul proprio respiro e stabilizzarlo come gli aveva insegnato il Maestro Tybald, muovendosi lungo quella stanza sconosciuta come un’anima in pena.

    E lo era. Letteralmente.

    Gli attacchi erano andati avanti per un paio di ore. Ogni intervallo tra di essi trascorso in attesa di quello seguente, sino a quando il momento di pace aveva continuato a protrarsi, ed un quarto d’ora era diventato mezz’ora e poi un’ora. Ma non aveva più avuto il coraggio di tornare a dormire.

    Si guardò allo specchio. Era seduta a terra ai piedi del letto, sfinita. Gli occhi lucidi e stanchi. I capelli arruffati. Parte del volto ancora leggermente gonfio e la pelle, nei punti in cui aveva premuto e sfregato, arrossata. L’idea di dover affrontare il resto del viaggio in quello stato la riempì di sconforto e l'immagine riflessa perse chiarezza, riducendosi ad una macchia di colore sfocata.

    Chinò la testa e, con un gesto di stizza, si asciugò le lacrime. Piangersi addosso non avrebbe portato a nulla.

    Alle sue spalle poteva udire la cameriera muoversi, mentre, in silenzio, approntava un bagno caldo. Il tintinnio della porcellana venne seguito dal gorgoglio dell’acqua versata nella tinozza e un fresco odore di lavanda riempì l’aria.


    ***



    Vidya abbassò lo sguardo. Un rotolo di pergamena era stato svolto prima del loro arrivo ed occupava gran parte del ripiano del massiccio tavolo d’albero sentinella attorno al quale si erano riuniti. La mappa, notò immediatamente, era molto dettagliata e ben diversa da quelle utilizzate dal Maestro Tybald durante le sue lezioni. La conformazione del territorio era stata resa attraverso l’utilizzo di tinte, la cui intensità indicava l’altezza dei rilievi o la presenza di dislivelli, mentre simboli cartografici e toponimi, vergati da mani diverse lungo il corso degli anni - i più vecchi dei quali avevano perso la loro opalescente brillantezza, assumendo un colorito spento tendente al marroncino - indicavano vie di comunicazione, castelli e luoghi di posta.

    Una ‘itineraria picta’ del nord, la cui accuratezza la rendeva adatta per preparare viaggi o organizzare spostamenti e disposizioni delle truppe in tempo di guerra, messa minuziosamente assieme, viste le diverse calligrafie delle annotazioni, da maestri che si erano succeduti negli anni.


    “Miladies, avete due opzioni a disposizione per raggiungere i territori dei Flint.”


    Maestro Harwin, accompagnato dal tintinnio degli anelli che portava al collo, visibili sotto l’irsuta barba grigia, fece un passo avanti e indicò il piccolo disegno stilizzato di un castello, simboleggiante il seggio di Casa Tallhart, indi, con la punta delle dita macchiate d’inchiostro che spuntavano dalle maniche del semplice saio, iniziò ad illustrare loro i possibili percorsi per raggiungere i territori al confine.

    La prima opzione proposta, a suo dire la più sicura e tranquilla, le avrebbe viste dirigersi verso est e tornare sulla Strada del Re, qualche miglio più in basso rispetto a dove l’avevano abbandonata il giorno precedente per giungere a Piazza di Torrhen. Sulla mappa l'antica arteria, l’unica vera e propria via di comunicazione del regno, frutto della lungimirante visione di Re Jaehaerys I, era evidenziata in inchiostro brunito e, come una stretta spina dorsale, risalendo dalle paludi dell’Incollatura, spingendosi fino alle incolte terre del Dono, divideva a metà l’intera regione.

    "In alternativa, potreste risparmiare qualche giorno tagliando per le Barrowlands."

    Il nodoso indice dell’anziano si spostò e, tornato al loro punto di partenza, sfiorando l’ingiallita superficie della cartina, seguì il tragitto di una sottile linea rappresentante una strada minore che costeggiava il lago e scendeva inoltrandosi nelle Terre delle Tombe. Quindi si fermò. Un grosso cerchio era stato tracciato nei pressi della confluenza di due fiumi che, uniti, proseguendo in direzione sud, si gettavano nella Lancia di Sale. Al suo fianco una vecchia scritta: Città delle Tombe.

    "Questa strada, sebbene più breve, è anche nota per la sua scomodità e sconnessità. Inoltre, a causa delle difficoltà degli ultimi tempi, dubito che sia stata attraversata da molte persone di recente... Dovendo ipotizzare, immagino che la strada sia dissestata, con possibili ostacoli lungo il cammino."

    La giovane rimase in silenzio, cogitabonda, le pallide iridi fisse sulla cartina davanti a lei senza davvero vederla. Le poche scritte presenti su quel settore della mappa, ad indicare gli sparsi insediamenti e i rari punti di sosta, nient’altro che macchie nere indistinte.

    Quello in cui avrebbero transitato era un territorio difficile ed isolato, caratterizzato da pianure fredde e inospitali, punteggiate da ancestrali tumuli funerari, monumenti di un’era dimenticata, ormai indistinguibili dai naturali e spogli rilievi che ondulavano il paesaggio. Ad agitarla, tuttavia, non era solo l’idea di andare a disturbare il riposo di quei Primi Uomini, quanto il pericolo - molto più reale e concreto - di imbattersi in qualche malintenzionato. Le guerre, difatti, non avevano intaccato solo le casse dei feudi, stremato il popolo o lasciato inaridire i campi. Gli effetti dei conflitti avevano impresso segni profondi nel tessuto sociale stesso dei Sette Regni. Molti degli uomini che avevano seguito i propri signori al Sud avevano perso ogni cosa, inclusa la casa, e non era raro sentire di gruppi di briganti che vagavano, rubando e depredando. Era perciò uno scenario tutt'altro che remoto quello che vedeva la loro nutrita delegazione cadere in un’imboscata, finendo col fornire a tali malfattori un ghiotto bottino, visto i viveri e le ricchezze che recavano con sé.

    Abbandonare la strada principale era un rischio da non sottovalutare.

    “Tuttavia, se decideste di intraprenderla, potreste raggiungere Città delle Tombe in soli cinque giorni di viaggio... E orientarvi da lì per arrrivare nei territori di Casa Flint. Questo vi farebbe indubbiamente risparmiare tempo."

    Strinse le mani in grembo, nervosa. Lo sguardo che si alternava tra una strada e l’altra, valutando e ponderando i vantaggi e svantaggi di entrambe.

    Avrebbero potuto optare per la scelta più sicura, impiegare qualche giorno in più in cambio della certezza di un viaggio tranquillo, tuttavia, nei luoghi degli scontri gli eventi potevano precipitare da un momento all’altro, complicando il loro compito di mediazione. Quanto visto a Piazza di Torrhen era la dimostrazione che il tempo non era a loro favore. Il clima di divisione e tensione, inasprito dal subdolo e silenzioso alito dell’eresia, avanzava lungo il territorio ad una velocità allarmante.

    Era cruciale sfruttare ogni occasione per riuscire a raggiungere al più presto il confine e tamponare la crisi.

    “Ho radunato una ventina di soldati perché si uniscano alla vostra scorta, spiegando loro le vostre intenzioni, tutti si sono mostrati volenterosi di far parte di questa spedizione. Per di più, sono uomini valorosi, conosco molti di essi da decine di anni, quindi dovrebbero essere in grado di proteggervi da pericoli inaspettati.”

    Fu la voce del Lord a farle finalmente staccare gli occhi dalla cartina. L’uomo davanti a lei, ragionò, non era uno sprovveduto, conosceva quelle terre e i propri uomini meglio di lei - non aveva alcun motivo per non fidarsi.

    Tese le labbra, ricacciando ogni timore in un angolo della mente, ed annuì decisa.

    «Pur con tutte le sue incognite, convengo che prendere la strada attraverso le Terre delle Tombe ci fornirebbe un considerevole vantaggio» disse, poggiandosi discretamente al bordo del tavolo. Nessuno in quella stanza la conosceva abbastanza bene da notare il modo in cui i suoi movimenti erano più lenti del solito, la sua voce tenuta più bassa e l'impeccabile postura resa incerta dalla debolezza del corpo. Il volto tirato, gli occhi arrossati e il marmoreo pallore del suo incarnato facilmente imputabili allo stress di quei giorni. «Eventuali problemi legati alle condizioni e alle possibili insidie lungo il percorso, possono essere affrontati e aggirati con l'apporto di uomini in avanscoperta...»

    Alzò lo sguardo verso il Lord e il Maestro, in cerca di conferma. Se lo scopo era quello di giungere quanto prima a destinazione, sapere per tempo a cosa sarebbero andati incontro, li avrebbe messi nella condizione di poter fare deviazioni senza dover rallentare il passo e vanificare il vantaggio di quella scorciatoia.

    Quindi si girò, seria, verso Lady Josephine. «Ogni minuto eroso alla tabella di marcia può fare la differenza. Il rischio di giungere a destinazione con quelle che ora sono criticità mutate in emergenze è troppo alto.»



    Parole: 2335

    Con Sybil abbiamo deciso di prendere la strada attraverso le Barrowlands e di sostare a Piazza di Torrhen per un solo giorno, con partenza il 24 gennaio.
     
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    ∼ 24 Gennaio 286 • Alba - Sereno •
    Piazza di Torrhen - Molo di Thorren ∼


    G
    li occhi pieni della luce dell’alba, riflettevano le meravigliose sfumature del lago. Lo specchio d’acqua s’incrinava al passaggio di cigni ed anatre, che avevano trovato rifugio sulle rive dei Tallhart nonostante il traffico navale. Le prime luci incorniciavano i capi chini e velati delle donne, mentre Septon Mycheal mormorava le odi del mattino. Tra di esse, una risaltava per beltà e contegno. Si trattava di Lady Josephine Mallister, la misericordiosa come alcuni avevano iniziato a chiamarla dopo la miracolosa e sentita conversione del prigioniero Aldric. Il fervore religioso che circondava il seguito della Mallister, armigeri ed ancelle divampava come un fuoco più forte di prima. Soprattutto dopo la chiara testimonianza del mistero della Fede che si era concretizzato davanti ai loro occhi. Le buie ed umide segrete di Piazza di Torrhen erano testimoni di un miracolo. La follia di Illyria Targaryen era stata eradicata da un suo seguace, un eretico che aveva perfino rinunciato alla libertà pur di seguire la devianza che si diffondeva a macchia d’olio su tutta Westeros. Affare che non coinvolgeva più solo la Corona, ma i Sette Regni. Pregavano fin quasi alla commozione, quando Septon Mychael decantava le nobili e serafiche gesta della sua protetta. Anche la Mallister, ancora provata dal turbamento faticava a trattenere le emozioni come spesso faceva. Algida, seria in viso e cortese nei modi. Gli occhi brillavano con le lacrime, come le acque lacustri al contatto con l’alba del mattino.

    Le mani unite davanti al viso, così vicine da poter baciare la punta delle dita con le sottili e rosee labbra. Come le spire di una serpe, i grani d’opale della Stella a Sette Punte ne circondava il polso lasciando il simbolo della Fede pendere lungo l’avambraccio. La schiena dritta, il capo chino ma non troppo rispetto alle altre ancelle e la calda voce del Confessore che la sollevava da ogni peccato. Aveva interrotto da poco il digiuno mattutino, con un pasto leggero, anche se quella mattina si sentiva ancora nauseata dalla selvaggina troppo condita dalla sera precedente. Intenzionata a non privarsi di energie importanti, necessarie per l’inizio del travaglio lungo Barrowlands, si era concessa solo una premuta di mirtilli ed un po' di pane appena sfornato all’origano. Faticava a trattenere il cibo nello stomaco, ancora scossa dagli avvenimenti che l’avevano resa protagonista il giorno prima. L’insurrezione dei Tallhart contro un devoto della “Vera Fede”, la follia negli occhi di Aldric e la cecità di Lord Helmann nel gestire con pugno di ferro una situazione tanto delicata. Piazza di Torrhen non era un luogo sicuro come pensava, sebbene potesse godere di solide porte e di alti torrioni. Per questo aveva comandato ai soldati ed al seguito di non adagiarsi troppo, ma restare in allerta. L’indomani sarebbero ripartiti con la luce del mattino.

    Con un fil di voce mormorava preghiere per proteggerli dai pericoli del viaggio. Le Barrowlands erano tanto desolate quanto pericolose. Si sentiva responsabile di ogni vita, uomo o donna, che aveva scelto di seguirli fino a quel punto. Non si trattavano solo di fedeli dell’Aquila o dell’Uomo Scuoiato, sotto lo scarlatto stendardo stavano marciando Stark, Cerwyn ed anche Tallhart. Nonostante le loro differenze riuscivano ad unirsi per il bene del Nord e per ricostruire la pace. L’Aquila che sorvolava un cielo in tramonto e trovava rifugio sulla solida mano di un alleato. Mai messaggio più chiaro era stato tramutato in tessuto, la Mallister mirava ancora con orgoglio e sentita partecipazione l’effigie che guidava il peregrinaggio verso Sud. Non un esercito, non una spedizione. Una missione umanistica, una marcia per la pace e la salvezza del Nord.

    ∼ 24 Gennaio 286 • Primo mattino - Sereno •
    Piazza di Torrhen - Sala Principale ∼


    Lo stendardo scarlatto troneggiava sui presenti. Una ventina di uomini Tallhart si erano già uniti alle schiere dei pellegrini, senza vessilli e con il cuore ricolmo di speranza. L’intervento provvidenziale di Lady Vidya aveva scongiurato l’ennesimo disordine alle porte del Torrione centrale, placando gli animi iracondi dei fedeli del Vecchio Credo e rasserenando i cuori dei pochi che avevano ancora il coraggio di seguire il Nuovo Credo. Ad accogliere le due Lady, fu la canuta figura di Maestro Harwin. Sguardo serio e risoluto. Mani ossute che tracciavano linee lungo la cartina. Voce rauca e sottile, ma così chiara da fendere l’aria del mattino. I bracieri nella sala erano ravvivati ad ogni ora del mattino o della notte, sia per illuminare l’ambiente a causa delle sottili e strette finestre del Torrione e sia per spezzare il gelo del Nord. Quel mattino, nonostante il cielo fosse privo di turbamenti, l’aria condensava in un battito di ciglia a pochi centimetri dalle labbra ed il corpo della Mallister era scosso dai soliti brividi. Come uno spettro che aveva attraversato la sua gracile figura, tanto da gelarle perfino il sangue nelle vene. Eppure aveva imparato a coprirsi con pesanti manti in lana oppure rustiche pellicce provenienti dalla Foresta del Lupo. Una timida apertura, nonostante si ostinasse ancora a vestire con abiti di diversa fattura. Nessuno poteva metter in dubbio le proprie origini, non solo nel vestiario ma anche nelle sfumature della favella e nel rigoroso portamento. Nel breve soggiorno a Piazza di Torrhen s’era vestita con fredda cortesia, senza però sottrarsi ai gentili inviti del Lord e partecipando ai banchetti fino al crepuscolo. Poi per decoro e per stanchezza aveva preferito ritirarsi nelle proprie stanze ed essere servita dalle ancelle per quanto riguarda la cura del corpo, e affidarsi alle liturgie del Septon per la sanità dello spirito. Si sentiva forse in dovere, anche se intimamente stava diventando un diletto, nell’aprirsi verso una cultura così diversa dalla sua. Si apriva con timore, misurando i gesti e osservando i propri passi.

    Maestro Harwin fu illuminante nel percorso da intraprendere. La Strada del Re, per quanto potesse essere accidentata e maltenuta al di sopra dell’Incollatura, assicurava una via di collegamento sicura per ogni fortezza. Sulle Barrowlands circolavano così tante voci e leggende. Gli ululati del vento che s’infrangevano contro le colline somigliavano tanto ai lamenti dei defunti, che ormai riposavano da tempi immemori nei tumuli funerari. Colline e pianure desolate, prive di vita ed inospitali. In Inverno si coprivano di ghiaccio, invece nei periodi più caldi i forti venti abbattevano ogni albero ed ostacolavano qualsiasi piantagione. Si trattava di terre povere, prive di vita come la maggior parte del Nord. Barrowton l’ultimo baluardo di civiltà in una terra così insidiosa.

    Fu il risoluto e cauto intervento della Bolton a destarla dai suoi pensieri. Lo sguardo chiaro si soffermò quieto e riflessivo su Lady Vidya, una delle poche persone su cui potesse davvero contare. Pian piano la gentilezza e l’infinita saggezza della figlia di Forte Terrore, stavano erodendo la corazza di diffidenza e pregiudizio dietro cui si era trincerata fin dalla sua partenza da Seagard. Con pazienza la nobildonna la conduceva con mano verso un territorio da esplorare, un popolo da amare ed una nuova vita da vivere. Ricordava nitidamente i racconti conviviali intorno al fuoco, le filastrocche rupestri delle donne ed il sorriso dei bambini di fronte ad un tozzo di pane caldo. Il Nord era conosciuto per via di un popolo ostinato nelle credenze ed irruento nei modi quando ferito, ma grazie a Lady Vidya stava imparando ad apprezzare anche i malinconici tramonti di terre coperte da ghiaccio e povertà. Sui loro visi non aveva trovato mai commiserazione o pietà, ma voglia di vivere ed erodere quei ghiacci perenni che li condannavano alla povertà. Non i bracieri o le calde pellicce riscaldavano i cuori della comune gente, ma il comune sentimento di affrontare le avversità insieme e proteggere con ostinazione la propria indipendenza. La paura dell’estraneo era sempre dietro l’angolo, nonostante offrissero pane e sale per sugellare un tacito patto di reciproca amicizia ed accoglienza. - … - Ponderò brevemente le parole della fanciulla di Forte Terrore. Era stata testimone di disordini nel cuore di Piazza di Torrhen, probabilmente sui confini le ostilità erano anche peggiori. Un comune sentimento d’insoddisfazione e sentirsi minacciati nel profondo dai nuovi sovrani.

    Si schiarì dunque la voce, annuendo debolmente alle considerazioni della nobildonna. - Maestro Harwin, vi ringrazio per la vostra infinita saggezza. - Prese parola, dopo aver lungamente riflettuto sulle alternative. Durante il viaggio verso Nord aveva trovato infiniti ostacoli lungo la Strada del Re, via via che s’addentrava nei selvaggi possedimenti degli Stark. Le Barrowlands le avevano riservato incubi e preoccupazioni, più di chiunque altro. Solo la tenacia della guardia e le preghiere nella carrozza avevano tenuto ben saldo i Mallister verso la meta. - Il sentiero del conflitto di sovente è spianato e semplice da percorrere. La strada verso la pace spesso è nascosta e difficile da attraversare. - Le pallide dita, ingioiellate con pietra preziose ed anelli d’argento, scivolarono lungo la ruvida carta. Un profumo di pergamena si sollevava dall’ampio tavolo in legno, lì dove s’erano riunite i vassalli ed i cortigiani più influenti di Casa Tallhart. - Lungi da me condurre chi ha scelto di seguirci, senza vincoli o costrizioni, verso una fine certa. Tanti sono i sacrifici e le rinunce che ci sono richieste, per un bene superiore ed una pace duratura. - Un debole sospiro fuggì dalle sottili labbra, ravvivate dal sangue del mattino dalle punture di spillo. Il pallore del viso risaltava ancora di più in contrasto con le rosse labbra ed i rame nei capelli. - Sono i Nuovi ed i Vecchi Dei a richiederlo, un percorso che ci renderà migliori e meritevoli della Luce degli Dei. La vita è sacrificio, e siamo pronti a rinunciare a qualcosa per onorare i nobili intenti del peregrinaggio. - Cercò conferma anche negli occhi della Bolton. Era necessario, anzi fondamentale, che anche Lady Vidya fosse concorde con le sue decisioni. Non dovevano esserci divisioni, ma unite anche nelle avversità. - Convengo con Lady Vidya. Attraverseremo le Barrowlands per raggiungere Barrowton, agli Dei piacendo. - Una scelta coraggiosa. - Ogni giorno è prezioso. Se perfino Piazza di Torrhen, sotto l’egida di Lord Helmann Tallhart, è vittima di disordini religiosi… il mio animo trema al solo pensiero di ciò che stà accadendo sulle terre di confine. - Sentì quasi la voce incrinarsi per la disperazione. Pensava alla sua gente che veniva perseguitata dal pugno di ferro dei Flint. - Ogni giorno è prezioso. -

    Voce austera e fiero portamento. Lord Helmann Tallhart era stato un osso duro su ogni fronte. Un signore incorruttibile e disposto a tutto pur di proteggere il proprio feudo. Eppure tanto generoso, da privarsi di parte della guardia di Piazza di Torrhen pur di assicurare un sereno viaggio per le nobildonne. Lady Josephine quasi esitò di fronte ad un simile gesto di altruismo e pietà, inaspettato da un uomo così rude ed autoritario nei modi. - Lord Tallhart, la ringrazio per l’infinita gentilezza e la gradita ospitalità. - Sprofondò in un inchino, mentre le dame da compagnia sollevavano appena l’ampia gonna tappezzata sui bordi da tessuto dorato. Sia le maniche che il corpetto era tempestato d’oro, facendo da cornice al pallore dell’incarnato. Le scure tonalità dell’abito, così simile ad un torbido cielo in tempesta, mettevano in risalto l’alabastro viso, il lungo collo e la testimonianza di una sensualità nascosta tra le pieghe del corpetto. Le ancelle avevano stretto il più possibile i nastri dorati ed anellato i bottoni scuri per far aderire il corpetto alla sottile vita. La gonna non troppo ampia, per permettere alla Lady di poter cavalcare all’amazzone o spostarsi agilmente in carrozza. Si sollevò dall’inchino, mostrando per una frazione di secondo le alte calzature già macchiate di fanghiglia nel breve istante in cui le ancelle lasciarono la presa sull’abito. Un soprabito intarsiato di perle e cuciture argentee le coprivano le spalle, per tenerla al caldo, anche se non aveva nessuna intenzione a rinunciare alla grezza pelliccia che quel mattino sfoggiava davanti all’incredulità dei presenti. - Possano i Nuovi ed i Vecchi Dei illuminare il vostro cammino. - Di buon auspicio. Nel frattempo una delle ancelle le consegnò un paio di guanti in velluto ed un cappello con piume di corvo. Era pronta a muovere i primi passi verso le Barrowlands, consapevole di dover presto rinunciare alle gocce adamantine ai lobi dell’orecchio o peggio allo smeraldo incastonato nel ciondolo che s’insinuava tra le pieghe della sua femminilità.

    Gli Dei chiedevano sacrifici, Lady Josephine era pronta alla chiamata.

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    Confermo! Decidiamo di partire l’indomani dall’arrivo a Piazza di Torrhen ed attraversare le Barrowlands.
     
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    Attraversare le Barrowlands sarebbe stata un'impresa ardua, ma la tenacia delle due Lady sarebbe stata sufficiente a superare le difficoltà che sarebbero insorte?

    Le forze armate che le circondavano avrebbero scongiurato assalti da parte di banditi, almeno da gruppi piccoli... Ed era difficile che quelle terre fossero abitate da un gruppo tanto nutrito di banditi.
    Per di piu, Lord Hellmann aveva promesso di contatttare casa Dustin in modo che un plotone di soldati li raggiungesse a metà strada. Nullo poteva andare storto, in quel momento.

    ...giusto?

    A quanto pareva, però, gli Dei avevano deciso che un viaggio semplice era chiedere troppo.
    Mentre il gruppo attraversava le barrowlands, ormai in viaggio da un giorno abbondante, al calar della sera, un fulmine squarciò il cielo, seguito da un tuono deflagrante.
    Quel tuono venne seguito da un altro e da un altro ancora...

    E da un sonoro "porca puttana" di un soldato.
    Perché, a quanto pareva, un grosso tronco bloccava la strada che stavano attraversando... Avevano abbastanza tempo per spostarlo prima che il temporale li raggiungesse?
    Per di più, quel tronco sembrava provenire da un albero tutto solo, visto che ce n'erano ben pochi negli immediati paraggi...
     
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    ∼ 24 Gennaio 286 • Alba - Sereno •
    A poche miglia da Piazza di Torrhen ∼


    I
    l vessillo scarlatto sventolava sulla carrozza, trainata da forti destrieri e sorvegliata da valorosi armigeri del Nord. La luce del mattino filtrava attraverso il candido tendaggio, diffondendo speranza nel piccolo ma comodo ambiente. In sottofondo i sospiri preoccupati dell’ancella, che si era guadagnata per un breve tratto il privilegio di viaggiare insieme alla nobildonna, ed i sermoni evocativi di Septon Mychael sulle glorie dei Sette. Da un lato la previdente preoccupazione di una timorosa donna e dall’altro la fervida convinzione di un uomo religioso. Lady Josephine Mallister si trovava nel mezzo, non solo fisicamente. Sprofondata in un meditativo silenzio, incapace di seguire le preghiere del Septon, prigioniera di una responsabilità che quasi le spezzava il fiato. Aveva assecondato la coraggiosa scelta della Bolton, non per gentil cortesia, ma per la necessità di raggiungere i confini al più presto. Un giorno in più poteva mutare le sorti di un intero feudo, soprattutto dopo i dissacranti e sanguinosi scontri tra le due Fedi religiose. Rabbrividiva al solo pensiero che luoghi di culto erano stati imbrattati d’escrementi e gli oggetti sacri trafugati. In parte riusciva perfino a comprendere l’oltraggiosa offesa che i seguaci degli Antichi Dei avevano vissuto nel rinvenire un Albero-Diga decapitato. Blasfemia su blasfemia. Un circolo d’odio che andava non solo spezzato, ma anche risanato. E solo con l’unione di genti di diversa provenienza e Credo religioso sotto un unico vessillo poteva spezzare le catene del pregiudizio. Una missione umanitaria, direttamente ispirata dalla sacra misericordia della Madre, che la fanciulla di Seagard aveva preso a cuore. Era diventata una priorità.

    Cosa era disposta a sacrificare? Il sinistro quesito che le balenava nella mente mentre lasciavano l’inquieta Piazza di Torrhen. Lord Helmann Tallhart aveva assicurato protezione e supporto, tanto da inviare subito un corvo a Casa Dustin per annunciare l’arrivo del pacifico corteo. Un esercito ben preparato e fedele ai padroni di Barrowton le avrebbero raggiunte a metà strada, nel gelido e desolato cuore delle Barrowlands, per accompagnarle fino alla città più vicina. Una promessa che aveva rinvigorito gli uomini e le donne che seguivano ormai da giorni le devote nobildonne. Rinfrancati dalla possibilità di essere accolti da Casa Dustin, la partenza per le Barrowlands era stata meno tetra e destava minor preoccupazione. Si trattavano di lande desolate, battute da freddi venti su cui non c’erano altro che tumuli funerari ed isolati alberi. Terra brulla, incolta ed a tratti rocciosa. Gli ululati del vento rievocavano i lamenti dei defunti, prigionieri in tumuli sotterranei come voleva l’antica tradizione. Fino ad allora si era privata di ogni stoffa preziosa e gioiello per sfamare le numerose bocche che si portava dietro. Mani congiunte ed occhi ricolmi di speranza. Le bocche, purtroppo, non potevano nutrirsi solo di preghiere. Per mantenere alto il morale, anche durante le notti più dure in accampamenti di fortuna, compariva insieme a Lady Vidya per rinfrancare i loro animi. Non solo preghiere o benedizioni, ma si accomodava davanti al fuoco per ascoltarne le storie. Ognuno ne aveva una, molto diversa dall’altra. Nessuna meno importante dell’altra. - … - E se le Barrowlands avessero richiesto un dazio troppo elevato? Un costo in vite umane. Una possibilità che aveva sempre provato a negare a se stessa, ma che in luoghi così pericolosi ed insidiosi andava considerata. Scossa da brividi, non solo per il freddo, si stringeva nella mantellina di pelliccia. Osservando di sottecchi Lady Vidya e chiedendosi se avesse ben ponderato i rischi prima di avanzare una simile richiesta. Lei stessa li aveva ben ponderati, e tristemente doveva convenire con la necessità di attraversare le desolate e sinistre Barrowlands per giungere in anticipo a Dito della Silice. Mentre ignorava i borbottii della dama di compagnia per il freddo, intenta a coprirsi con una pesante coperta di vello, e annuendo distrattamente alle preghiere del Septon, chiedeva clemenza agli Dei. Clemenza per chiunque avesse deciso di seguirle in quel viaggio, intercedendo non solo per le loro anime ma anche per i corpi. Raggiungere in salute Barrowton senza lasciare nessuno indietro, senza separazioni o addii. Ognuno di loro era stato informato sui rischi ed i pericoli del pellegrinaggio, nessuno però si era tirato indietro. Schiacciata dal senso di responsabilità chiedeva salute e salvezza per chiunque, tranne per se stessa.

    Prigioniera dei pensieri, s’ammutolì per buona parte del viaggio. Rinfrancata dall’ospitalità di Casa Tallhart, il fragile fisico era pronto ad affrontare l’ennesimo viaggio. Stavolta una traversata in lande, che secondo i fedeli più superstiziosi, erano così simili ad uno dei Sette Inferi. Secondo la Stella a Sette Punte, uno dei piani infernali era costernato da tombe infuocate dove le anime peccatrici erano prigioniere. I corpi dei reietti invece erano flagellati dalle sferzate dei Demoni, che li costringevano ad emettere sovrumane urla e terribili lamenti quando squarciavano la loro anima. Se davvero a Westeros esisteva un luogo simile, erano le Barrowlands. Logorata dall’ansia provò a sfogliare un libello di poesie che aveva ricevuto in dono da Maestro Edmund, una piacevole distrazione quando non era impegnata nella preghiera o nelle faccende femminili. Un modo per tenerla allenata alla dolcezza dei versi ed incatenata nelle rime dei novelli poeti. Una lettura leggera, almeno fino a quando la luce del mattino le avrebbe permesso qualsiasi attività. Le dita afferravano con delicatezza le sottili pagine, per voltarle una dopo l’altra. Gli occhi chiari e spenti si alternavano sulla parola scritta, senza prestare troppa attenzione.

    Lady Josephine era prigioniera nel proprio limbo.

    ∼ 24 Gennaio 286 •
    Tardo pomeriggio - Nuvoloso • Barrowlands ∼


    Attraversare le Barrowlands era più duro di quanto pensasse. La Strada del Re, seppur dissestata in alcuni punti, permetteva una maggior sicurezza sia per i cavalli che per le ruote della carrozza. Non si rischiava di rimanere incastrati in improvvisi cedimenti del terreno o peggio incorrere in pochi gruppi di banditi in cerca di denaro o provviste. Le sentinelle erano state allertate, soprattutto quelle che circondavano la carrozza nobiliare e che sorvegliavano la coda della marcia. Inoltre, come suggerito dalla Bolton, alcuni uomini venivano inviati periodicamente in veste d’esploratori per anticipare qualsiasi pericolo. Si trattava di una marcia lenta. Con parsimonia si avanzava, conquistando ogni centimetro di percorso. L’assenza di strade o sentieri battuti rendeva l’intercedere piuttosto difficoltoso. I destrieri scalpitavano, di fronte alle ripide pendenze delle colline erbose e gli armigeri faticavano perfino a comunicare tra loro a causa degli ululati del vento. All’esterno della carrozza le concitate voci dei soldati turbavano la quiete dell’abitacolo. In coro con i sussulti delle ancelle, perfino Lady Josephine Mallister si sentiva inquieta. Faceva da eco con loro, drizzando subito il capo con l’alto e pallido collo per avvistare all’orizzonte il pericolo.

    Consapevole di star attraversando lande selvagge non riusciva a riposare. Il brandello di stoffa su cui realizzava ghirigori nervosamente era ormai pieno fino all’orlo. Quasi in modo convulsivo l’ago entrava e usciva dal tessuto, con l’anulare protetto dall’ottone. Tirava con sé il filo per chiudere il nodo e realizzare l’ennesima linea sulla tela. Un quadro disordinato, espressione del turbamento d’animo dell’artista.

    - Ricordate quando abbiamo attraversato la prima volta le Barrowlands? Per strade migliori ma con un seguito molto ridotto. - Si rivolse all’ancella, che quasi era impallidita al solo ricordo. Avevano passato la notte le une strette alle altre, alla ricerca di calore e conforto. I vetri quasi tremavano al rimbombo dei tuoni e le ante cigolavano a causa del vento. Chiedevano riparo tra le folte pellicce e le pesanti coperte, sperando di trovare una posizione comoda per la notte. Solo la preghiera riusciva a rinfrancarle. Chine sulle panche stringevano i simboli della Vera Fede, per chiedere protezione agli Dei. Invocavano il coraggio del Guerriero in modo da affrontare a cuor leggero il pericolo della notte e scacciare via i latrati dei demoni. Oscurità sia nel cielo che nella terra. Solo tumuli che sembravano tanti piccoli alberi, sorti dalle cenere degli antenati. Una terra priva di vita, che accoglieva coloro che furono ancor prima della nascita dei Sette Regni. - Come allora… - Ignorò l’ennesimo scossone nella cabina. Ormai aveva perso il conto di quante volte aveva rischiato d’urtare il ramato capo contro il vetro del finestrino. L’ancella si era più volte lamentata della scomodità del viaggio, tanto da chiedere di tornare sulla via maestra. Ricevuto il biasimo della Mallister aveva rinunciato ad ogni rimostranza, tenendola per sé. - … Guerriero infondi in noi la forza ed il coraggio. Conduci alla vittoria contro gli spettri della paura e della superstizione. - Sollevò i palmi allargando le braccia, in modo da unirsi allo stoico Septon e alla timorosa Ancella in un’unica preghiera. Palmo contro palmo. Uniti nel corpo e nella volontà. Così il Guerriero infondeva il coraggio, lasciando scendere dai Sette Cieli il proprio spirito indomito e assicurando una sicura vittoria a chi lo pregava. Non c’era un nemico ad attenderli, ma gli spettri del passato e le leggende che circolavano intorno a quei luoghi.

    In lontananza s’udivano dei tuoni. Forse la tempesta si stava avvicinando.

    ∼ 24 Gennaio 286 •
    Sera - Tempestoso • Barrowlands ∼


    L’ora del Crepuscolo sopraggiunse prima del previsto, interrompendo le quotidiane attività all’interno della carrozza per smorzare la noia. Gli uomini si erano già muniti di torce per rischiarare il difficoltoso ed impervio cammino. All’interno della cabina Septon Mychael aveva già provveduto ad alimentare la candela della lanterna, non prima di aver ricordato alle presenti dell’importanza dei precetti della Vecchia. Ogni passo ben illuminato dalla luce della Saggezza permetteva di percorrere sentieri solidi e sicuri, evitando di sprofondare nelle paludi della superstizione. Così recitavano i sermoni del Septon, non era la prima volta che ne apprezzava l’infinita previdenza e la sincera devozione, ma in quel momento quei moniti assumevano sfumature diverse alle sue orecchie. Sia Lady Josephine che l’ancella avevano smesso di ricamare, in rigoroso silenzio ascoltando talvolta i gloriosi canti dei Sette intonati da Septon Mychael. Un’attività che rilassava l’animo, oltre che al corpo impegnato in una piacevole attività. Distendeva le dita, forava il tessuto e si portava dietro l’intero filo per tracciare su tela un meraviglioso disegno. A volte i miracoli della Madre ed altre il viso truce del Padre in giudizio. Di sovente realizzavano corredi con scenari religiosi, estrapolati dal Libro Sacro che il confessore della Mallister portava sempre con sé.

    Le mani avevano smesso di tessere ma non smettevano di tremare. Dovette stringere i pugni contro il raffinato e candido tessuto per mitigare la preoccupazione. Incarnato marmoreo, quasi alabastro. Occhi stanchi ed appesantiti dalla carenza di luce. Aveva consegnato il cappello di piume all’ancella, mostrando la capigliatura ramata raccolta con retine intarsiate di gioelli. Solo poche ciocche, dopo un’intera giornata di sussulti e fermate tra le Barrowlands, provavano a ribellarsi alla morsa della rete. Avvertiva le ossa dolere, non solo per il gelo che penetrava nella cabina, ma per le troppe ore seduta nella carrozza. Provò a sgranchirsi almeno la punta dei piedi, coperta dalla comoda gonna che quel mattino aveva scelto d’indossare. Oltre l’orlo dorato della veste s’intravedevano le punte delle calzature, leggermente macchiate di fango durante le brevi pause che si erano concessi in quella giornata di viaggio. La fame incalzava, ma senza avvertirla davvero o peggio soffrirne. Il corpo era abituato alle rinunce di ogni genere in nome della Fede, che saltare un pasto non le provocava capogiri o sconvenienti brontolii. - Oh! È in arrivo un temporale? - Improvvisamente l’abitacolo s’illuminò. Pochi secondi. Bastarono a far sussultare la nobildonna, che riuscì a trattenere a sento lo spavento. Aveva indossato di nuovo i guanti in velluto, dopo aver ultimato la tela per trattenere calore, e con essa scostò appena il profumato tendaggio. Nubi all’orizzonte, nere come un cielo privo di stelle. Prima la luce, poi il sinistro rombo. Un tuono capace di far tremare anche gli animi più saldi. La Mallister si chiuse nelle spalle, cercando riparo nel bell’abito che indossava. Forse aveva anticipato in qualche modo i desideri delle Divinità, vista la tonalità del tessuto che impreziosiva la nobile figura. Inquieta si voltò verso la finestra che dava alle spalle, dove in coda alla carrozza c’erano un gruppo di persone che avanzava con coraggio e indomita volontà. Il pensiero andava alle timorose ancelle, con cui non poteva condividere gli spazi della carovana. Le immaginava terrorizzate con una tempesta in arrivo. Ai soldati delle potenti famiglie del Nord che avevano accettato di offrire protezione ai nobili intenti della Mallister. Ed ovviamente ai devoti, Antichi o Nuovi Dei che fossero, che avevano scelto di portare armonia ed unità fino ai confini. Si sentiva responsabile, terribilmente responsabile per ogni vita.

    I successivi tuoni illuminarono le labbra esangue e le iridi chiare della Mallister. Dovette dominare il panico quando la corsa della carrozza si arrestò ed una eloquente esternazione di un soldato preannunciava la catastrofe. I nitriti dei destrieri e le direttive degli armigeri facevano d’eco, alle urla terrorizzate dell’ancella che la Mallister placò con una gelida occhiata. La riportò al contegno, sebbene la situazione all’esterno stesse precipitando. - Qualcosa ostacola il cammino. Risolverò la questione, voi restate in carrozza. - Di fronte al pericolo Lady Josephine si vestiva di aspra durezza, finendo per prevaricare ogni questione e incurante dell’altrui opinione. La fiera figlia di Lord Jason Mallister, pronto a prender decisioni senza chiedere consiglio alcuno, se non dai fedelissimi. - Lady Vidya, vi prego di accompagnarmi. - Seppur era la Mallister al comando della spedizione, riteneva fondamentale che la sacerdotessa degli Antichi fosse al suo fianco per placare gli animi di entrambe le Fedi e per mostrare un rapporto paritario. Oltre a nutrire stima e rispetto per la Bolton. Lady Vidya s’era già dimostrata estremamente saggia e cauta in più occasioni, oltre a mostrarsi una preziosa alleata anche nei momenti meno formali. Preferiva essere affiancata da chi era capace di leggere con fredda razionalità la situazione ed anticipare il pericolo, piuttosto che un fervente religioso pronto ad attribuire tali sventure all’Ira Divina. Si fece consegnare il cappello piumato. Lo raddrizzò sul capo, prima di bussare sulla porta e chiedere d’uscire.

    Con l’aiuto delle ancelle, accorse intorno alla carrozza non appena aveva fermato la marcia, scese i pochi gradini per metter finalmente piede sulle desolate e fredde Barrowlands. Barrowton era ancora lontana e non potevano permettersi di rimaner prigionieri dei tumuli funerari degli Antichi. Inspirò profondamente, avvertendo la gelida aria che le riempiva i polmoni e l’umidità che caricava le nubi sullo sfondo. Era in arrivo una tempesta, come le fece notare un soldato. Ripetuti rombi atterrivano i più superstiziosi del corteo, gli altri si coprivano aspettandosi una delle peggiori tempeste mai vissute. Fece alcuni passi, per poi fermarsi proprio di fronte all’albero caduto. In poco tempo gli uomini sarebbero riusciti a liberare il cammino, ne era certo. Ciò che la fece desistere dall’ordinare immediatamente lo sgombero della stradina, era il lamento del cielo. L’ira si stava per scatenare su di loro. Probabilmente avrebbero fatto in tempo, ma non desiderava costringere i pellegrini a marciare l’intera notte. Inoltre prima o poi la tempesta li avrebbe raggiunti. - A volte la scelta più saggia è quella di attraversare la tempesta e non aggirarla. - Proferì verso la Bolton, cercando consenso nei suoi occhi. - Un atto di coraggio, che gli Dei ci chiedono. - Breve pausa. - Non sono disposta a rinunciare a nessuno di loro, Lady Vidya! Inoltre prima o poi la tempesta ci raggiungerà e con l’arrivo del Crepuscolo la marcia nelle Barrowlands diventerà ancor più insidiosa. - Sospirò. - Attenderemo la luce del mattino per riprendere il cammino. Nel frattempo ordinerò ai soldati di predisporre le tende ed organizzarci per un accampamento di fortuna. Dubito che in zona ci siano capanni o casupole dove trovar riparo. - Lo sguardo chiaro e severo della Mallister si soffermò sull’albero abbattuto. Forse opera del vento? Di un fulmine? O di malintenzionati? Una preoccupazione che era difficile cancellare. Chiese ad un soldato di cedergli la torcia ed ispezionare con calma il tronco caduto. Sperava di trovare segni di bruciature per la caduta di un fulmine, o peggio di attività sospetta intorno alle radici. - Non sarà un problema liberare il sentiero. Ma convenite con me, Lady Vidya, che forse è il caso di inviare degli esploratori in avanscoperta. Almeno ci assicureremo che la caduta di quest’albero sia di cause naturali e non di barbarie umana. Così facendo l’indomani, avremo anche informazioni sul sentiero più pratico da percorrere. - Proseguire alla cieca e con il buio non le sembrava una scelta saggia. Inoltre il pericolo di un’imboscata non era stata ancora smentita.

    Al minimo assenso della Bolton avrebbe dunque predisposto gli ordini per gli uomini, in modo da preparare un accampamento di fortuna in grado di resistere all’imminente temporale, sgomberare il sentiero dall’albero ed inviare gli esploratori per cercare qualsiasi pericolo o la strada più semplice da percorrere l’indomani. - Nel frattempo, Lady Vidya occupatevi dei pellegrini. La vostra presenza tra loro è preziosa tanto quanto la protezione dei soldati. - Chiese con cortesia. Le arti cerusiche della nobildonna, per quanto malviste dalla stessa Lady Josephine, s’erano rivelate essere un perfetto modo per temprare animo e corpo. Era certa che la Bolton si sarebbe occupata dei mal di piedi o dei geloni di chi indossava calzature troppo scomode o misere. Oltre che temprare gli animi dei pellegrini, in arrivo della tempesta.

    Lady Josephine mirava le nubi.

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      Piazza di Torrhen · 23 gennaio 286AA
    Dunque era deciso. Avrebbero attraversato le Terre delle Tombe.

    Vidya aveva soppesato le due opzioni presentate loro dal Maestro Harwin con cura, ponendo immaginari pesi su di un’ipotetica bilancia, a rappresentare i molteplici fattori in gioco nella loro scelta.

    L’agio e la presunta maggiore sicurezza garantita dalla prima, che avevano fatto pendere il piatto a favore della Strada del Re, erano stati controbilanciati dalle garanzie offerte da Lord Tallhart, ed infine sconfitti dalla necessità di giungere al confine il prima possibile. Tanto per evitare che gli scontri degenerassero, complicando la loro azione mediatrice, quanto ridurre i giorni di marcia per gli uomini e le donne, fedeli degli Antichi e dei Nuovi Dèi, che avevano scelto di unirsi alla causa, affrontando con coraggio - miglio dopo miglio - l’inclemente clima e l’aspro territorio del Nord.

    E, posta come lei innanzi a quel bivio, la Mallister sembrava aver raggiunto la medesima conclusione: il tempo era chiave.

    La situazione era molto più grave e gli equilibri molto più fragili di quanto si era temuto alla partenza.Il loro pellegrinaggio si stava rivelando qualcosa di piú insidioso di una mera missione distensiva. Se persino sotto l’occhio vigile di un uomo autoritario ed esperto come Lord Tallhart disordini e tafferugli, causati dalla crescente tensione religiosa, erano ormai quasi all’ordine del giorno, non osava immaginare il clima che avrebbero trovato al confine, ove la convivenza forzata aveva esasperato i toni e messo in luce quanto labile ed epidermica fosse la fratellanza tanto decantata.

    Annuì grave alle caute e ponderate parole dell’altra nobildonna, registrando vagamente il modo in cui il caldo accento del Sud, ormai sempre più familiare alle sue orecchie, rendesse i loro contorni più morbidi e delicati, al punto da smorzare le profonde ombre degli scenari che prospettavano.

    Volontà Divina. Sacrificio. Rinuncia.

    Era chiaro Lady Josephine nutrisse timore per le incognite di quella scelta, e il suo ricondurre il loro dilemma all’ennesima prova e sacrificio richiesto dagli Dèi, lo capiva, era il suo modo di venire a patti con il peso di una tale responsabilità. Vidya, dal canto suo, non trovava conforto nel credere in questo presunto, ed oscuro ai meri mortali, disegno divino.

    Riportò le mani in grembo, facendole scivolare al di sotto del lungo mantello nero e tornò a guardare la mappa, soffermandosi sul piccolo disegno raffigurante il lago, la sua mente rivolta alla sera prima, sulle sue rive colorate dal tramonto, e all’inquietudine e angoscia provata al canto della strolaga. Quindi mosse lo sguardo, seguendo la direzione opposta rispetto a quella che stavano per intraprendere, risalendo verso nord est, superando il Coltello Bianco e le Alture delle Greggi, fino a giungere al Forte, e strinse le dita attorno ai lacci della sua scarsella, cogitabonda.

    Intorno a lei, ferme e rassicuranti, le voci del Lord e il Maestro riverberavano contro le fredde pietre della sala, intenti a discutere dettagli e tempistiche del viaggio.

    «Vorrei recapitaste questa missiva a mio fratello, Lord Bolton» disse dunque sul finire di quella riunione e, mentre all’esterno si predisponevano gli ultimi preparativi per la partenza, estrasse la lettera scritta la sera precedente


    A Roose Bolton, Lord di Forte Terrore.


    Góður bróðir,
    già da diversi giorni mi proponevo di scrivervi, ma mi fu sempre impossibile.

    Vergo queste parole al riparo delle ancestrali e possenti mura di Piazza di Torrhen, ove trascorreremo la notte per ristorarci grazie all’ospitalità di Casa Tallhart.

    Confido la nobile Lady Madre di Grande Inverno vi abbia messo a parte di quanto sta accadendo, nello specifico riguardo i tumulti di natura religiosa al confine dei territori assegnati ai neo vassalli Mallister, e della delegazione organizzata per sedarli.

    Non ho potuto sottrarmi dall’accettare l'accorato invito della Lady Madre affinchè ne prendessi parte in veste di Cerimoniere. Benché la mia adesione sia avvenuta senza il vostro benestare, certamente converrete che temporeggiare, vista la partenza pressoché immediata, non era un'opzione praticabile, tanto più che Casa Bolton è da sempre stata in prima linea in difesa del Nord e degli Antichi Dèi.

    I venti dell'eresia Illyriana stanno iniziando a spirare a Nord dell'Incollatura, agitando gli animi delle genti che qui da secoli abitano in armonia come fratelli, e spargendo pericolose spore sulla terra resa fertile dalle dure e sanguinose prove affrontate in questi ultimi anni.

    Ormai persino le corti non sono piú immuni a questa contaminazione, come ho potuto appurare in prima persona appena giunta nei domini di Casa Tallhart.
    Nonostante l'autorevolezza e il rispetto che traspare per la figura del Lord, infatti, sono emerse delle criticità alla sua corte. Mentre un eretico era agli arresti nelle prigioni, nel cortile si compiva una sorta di messa alla gogna senza appello, figlia del sospetto, di un fedele dei Sette. Con una piccola spinta questo fatto increscioso facilmente sarebbe potuto degenerare in qualcosa di peggio e irrimediabile, segnando un grave precedente per la pacifica convivenza tra le fedi in queste lande.

    Mi sono sentita di intervenire in appoggio a Lord Tallhart interloquendo con l'irosa folla, facendo appello al loro senso di unità e fratellanza, e quella caligine fatta di violenza tensione e sospetto si è diradata.

    Prima di questo incidente il viaggio era trascorso senza intoppi. Lungo la strada abbiamo incontrato alcuni villaggi dell’entroterra e visto le difficili condizioni in cui il popolo versa. Con l’avanzare molti si sono uniti alla marcia di pace, anche Lady Cerwyn, che abbiamo avuto modo di conoscere nella nostra prima sosta (un'ottima padrona di casa anche se la sua inclinazione al pettegolezzo rischia di farla apparire indiscreta) ha subito compreso l'importanza di sostenere l'iniziativa della delegazione, fornendo generosamente degli uomini in appoggio.

    Dal mio breve soggiorno a Grande Inverno ho potuto constatare con i miei occhi la proverbiale maestosità dell'intero complesso. La Lady Madre oltre ad assolvere impeccabilmente i suoi doveri di padrona di casa, ha anche mostrato saldezza e competenza nel fare le veci di Lord Stark - ancora in viaggio - in tutte quelle incombenze che sottintendono la gestione di un seggio e di tutto ciò che compete ad un Lord Maggiore.

    Ho avuto altresì l'occasione di avere un colloquio della massima discrezione con il Maestro Luwin. Certamente è un sapiente di levatura, gli è bastata un'occhiata per comprendere la severità della mia condizione e prontamente si è adoperato affinché, alla bisogna, non restassi sguarnita di quei rimedi per me fondamentali. Dunque questo mio viaggio al confine non sarebbe stato possibile senza la sua prontezza. Si è detto profondamente affranto per Odilia. Inequivocabilmente, dal nostro scambio, ho inteso che egli ha sempre saputo dello stato di salute di vostra figlia.



    ... e aggiunse velocemente poche righe in calce:


    Dopo aver ponderato tutte le alternative assieme a Lord Tallhart e il Maestro Harwin, abbiamo scelto di prendere una scorciatoia che attraversa le Terre delle Tombe, ivi, a metà strada, verremo raggiunti dagli uomini di Casa Dustin che ci scorteranno fino a Città delle Tombe.

    La tabella di marcia si prospetta piuttosto serrata, vi aggiorneró non appena mi sarà possibile.

    Che il saggio e onnisciente sguardo degli Antichi vegli su di noi.

    Systir þín, Vidya.




      Terre delle Tombe · 24 gennaio 286AA


    Vidya era totalmente assorta nella lettura. Il volto alabastro, chino sul libro, chiuso in un’espressione impenetrabile mentre le pallide iridi correvano lungo le fitte righe di testo, dando vita a quelle voci d’inchiostro e ai loro antichi racconti. Lontana miglia - e secoli - da quella carrozza.

    In quella sorta di bolla, il cadenzato scalpiccio degli zoccoli sulla terra umida e pietrosa non apparteneva più ai robusti cavalli che trainavano il convoglio, ma a destrieri del passato cavalcati da guerrieri armati di bronzo. Il pesante rollio delle ruote, che affondavano nel terreno e il lamentoso stridio dei rivetti, erano l’eco dei meccanismi dei possenti cancelli di primitive fortezze in legno. Il sommesso vociare nell’abitacolo, trasformato nell’indistinto mormorio tra le fronde dei Figli della Foresta.

    Una calma e tranquillità, la sua, che sembrava quasi fuori posto nel clima di tensione e latente apprensione che la circondava, ove ogni sobbalzo o inclinazione del mezzo era seguito da esclamazioni di stupito terrore e sguardi colmi d’inquietudine, mentre mani tremanti stringevano religiosamente i grani delle corone, o cercavano occupazione nel cucito e nel ricamo, nel tentativo di ignorare le spettrali dita del vento che battevano contro vetri e pannelli, alla ricerca di un pertugio in cui infilarsi, lamentando la propria frustrazione con lunghi ululati.

    Non li biasimava. Nonostante l’apparenza, nutriva i medesimi timori e preoccupazioni dei suoi compagni di viaggio e, sebbene in modo diverso, subiva la tetra atmosfera di quei luoghi e delle leggende ad essi legate. Ma, negli anni, quale Bolton, e soprattutto in seguito alla segnante esperienza con Yzner, aveva imparato a non lasciarsi andare ad eccessi emotivi di alcun tipo, celando dietro una maschera di distacco e serena freddezza tutto ciò che potesse rendere vulnerabili. Rimaneva però vigile e, ad ogni scossone particolarmente forte o rumore sospetto, abbandonava quelle storie e ritornava al presente, tendendo discretamente l'orecchio verso l'origine del disturbo.

    Tante erano le variabili avverse sul loro percorso, e il fatto che i pellegrini avessero deciso comunque di rimanere al loro fianco era testamento della loro ammirabile fortezza d'animo e caparbietà. Quegli uomini e quelle donne credevano nel messaggio di unità di cui si erano fatti portavoce e, se alla partenza da Grande Inverno la posta in gioco poteva non essere stata compresa fino in fondo, ora, in seguito al soggiorno a Piazza di Torrhen, poteva vedere i loro occhi induriti da una nuova consapevolezza. Il pericolo che, fino a quel momento, per i più, era stato un concetto lontano ed astratto, aveva preso forma ed assunto contorni ben definiti, concretizzandosi nelle scene di tensione e scontro di cui erano stati testimoni. Quella mattina, alla partenza, avrebbe voluto placare tutti i loro dubbi e paure - acuiti una volta saputo il nuovo itinerario - incoraggiarli e tranquillizzarli, promettendo loro che sarebbe andato tutto bene, ma era rimasta in silenzio. Conscia di non avere alcuna certezza e che quelle sarebbero state solo vuote rassicurazioni. Bugie. Non era però fuggita dalla responsabilità ed aveva incontrato i loro sguardi, cercando di trasmettere la propria determinazione.

    La Mallister, asserragliata nei propri pensieri, non era stata di molte parole e Vidya aveva trascorso il tempo ignorando, in rispettoso silenzio, l’incessante salmodiare del Septon, lavorando alla ghirlanda finché la stanchezza e la mancanza di sonno non l’ebbero vinta, facendola addormentare.

    Si era ridestata sul finire di quel pomeriggio, il suono cantilenante di una preghiera rivolta al Guerriero a riempire la cabina, sullo sfondo lo stridulo protestare del legno e del cigolio metallico, causati dai bruschi movimenti della carrozza alle prese con un tratto di strada particolarmente accidentato. Aveva rilasciato un piccolo sospiro rassegnato a quell’ennesima preghiera e, ancora leggermente spaesata, si era raddrizzata sul sedile, lasciando ricadere sulle gambe la coperta posta su di lei per proteggerla dal freddo, percependo immediatamente lo sguardo apprensivo della servitrice su di sè. Fin da quando avevano lasciato Piazza di Torrhen, seduta al suo fianco, la donna l'aveva costantemente tenuta d'occhio, pronta a cogliere ogni minimo segno di malessere, la borsa con i rimedi a portata di mano. Vidya era consapevole che dietro tanta attenzione non vi era un sentimento di affezione nei suoi confronti, quanto piuttosto terrore di venire meno agli ordini di Roose, ma le era comunque grata. Avere qualcuno accanto che sapeva le avrebbe reso meno difficile affrontare gli attacchi di cefalea. L’aveva tranquillizzata con un cenno del capo, quelle poche ore di sonno erano bastate a ristorarla - un balsamo per la sua mente stanca e provata - e aveva scelto di distrarsi dai pensieri che avevano ripreso ad assillarla sfruttando le poche ore di luce rimaste per terminare la sua lettura: ’Hundrað ok átta tigir ár hjaldrs’. Duecento anni di guerra. Cronaca delle battaglie tra i Re delle Tombe e i Re dell’Inverno. Nella sua gabbietta, un particolarmente inquieto Jiàn, aveva continuato a cinguettare nervoso in risposta ai crescenti brontolii del cielo.


    Ad un tratto, per un breve istante, le pagine davanti a lei si illuminarono d’una sfumatura azzurrina. Batté le palpebre, perplessa, e levò lo sguardo verso uno dei finestrini. Soffusa dalla luce morente di quel giorno, la livida pianura si estendeva a perdita d’occhio. Un cupo mare d’erba e pietre dalle tinte spente e scure, increspato dagli implacabili venti che sferzavano il paesaggio, ondulando l’orizzonte con timidi rilievi e tozzi tumuli contro l’incombente cielo plumbeo.

    Nulla accadde per qualche altro secondo poi la quiete della carrozza venne spezzata da un forte e secco schiocco, simile ad uno scudiscio calato con forza sulla terra nera e dura delle Terre delle Tombe. Sussultò istintivamente, portandosi la mano al petto, colta di sorpresa dalla subitaneità e potenza di quel tuono. Non era più terrorizzata dai temporali come lo era stata da bambina, quando scappava nelle sue stanze al primo minaccioso brontolio, o, cercava rifugio dal Maestro Tybald, stringendosi al ruvido saio, lasciandosi inondare dal familiare e rassicurante legnoso odore di pipa, mentre la roca e calma voce dell’uomo scacciava via ogni suo timore, distraendola con le sue mille storie. Ora nutriva per questi una sorta di 'rispettosa curiosità scientifica', così come per ogni altra manifestazione della potenza della natura, e spesso, al Forte, durante le tempeste, era solita accostare gli scuri per ammirare la loro minacciosa bellezza, osservarli scatenare tutta la propria furia e rigare i cieli di vene algenti, facendo crepitare l’atmosfera. Dubitava, come suggerito dalla superstizione, fosse opera di spiriti maligni che si muovevano tra le nubi, decisi a seminare terrore, o, come credevano gli uomini di ferro, Dèi furiosi e in lotta tra di loro, ma poteva comprendere il perché di tale associazioni e l’aura di mistero e misticismo che li accompagnava.

    L’eco del sordo e profondo rimbombo non ebbe tempo di spegnersi che un secondo fulmine saettò in cielo, seguito in rapida successione da un terzo.

    Accanto a lei il piccolo fringuello frullava le ali agitato, emettendo versi corti e secchi, come a richiamare la sua attenzione. Spostò il telo e lo trovò appollaiato sul rametto più basso, vicino al bordo, la testolina che scattava da una parte all’altra, seguendo le residue vibrazioni rimaste nell’aria. Accarezzò l’arruffato piumaggio attraverso le sbarre, sussurrandogli dolcemente rassicurazioni, mentre l’onda del secondo e il terzo tuono li raggiungeva.

    «Sembra ancora lontano,» constatò a bassa voce, una riflessione più che risposta alla domanda dell’altra giovane, continuando a guardare l’esterno leggermente accigliata. Aveva messo in conto eventuali imprevisti, tuttavia il sopraggiungere di un temporale al primo giorno di viaggio, nel bel mezzo del nulla, sembrava davvero essere un sadico scherzo degli Dèi. Tese l’orecchio, in attesa. Il Maestro le aveva insegnato che era possibile stimare la distanza di un temporale contando il tempo intercorrente tra il bagliore del lampo e il suono del tuono. Tenendo d’occhio la progressione dell’avvicinamento non sarebbero stati sorpresi dalla tempesta.

    «Dovremo avere il tempo di giun-»iniziò, ma venne interrotta dal brusco arrestarsi della carrozza, seguito da una colorita esclamazione di uno degli uomini della scorta.

    Le sguaiate grida dell’ancella le trafissero dolorosamente le tempie e, per un attimo, la consueta maschera di calma e controllo scivolò via, rivelando tutto il suo fastidio e irritazione causata da quella reazione scomposta. Non era la prima volta che accadeva, anche durante la battuta di caccia nella Foresta del Lupo, quando il loro mezzo aveva subito un guasto, una delle ancelle - non avrebbe saputo dire si trattasse della stessa persona o meno, tanto simili le apparivano nel tentativo di imitare la loro signora - aveva urlato per lo spavento. Si ricompose velocemente e, frattanto che Lady Josephine prendeva il controllo, impartendo decisa ed autoritaria ordini al proprio seguito, si sporse nuovamente verso il finestrino, scostando cautamente la tenda per guardare cosa stesse accadendo. La visuale dalla sua posizione non era delle migliori, ma si rincuorò nel non udire alcuna nota di serio allarme nelle concitate voci dei soldati.

    Un guasto? La strada era interrotta?

    "Lady Vidya, vi prego di accompagnarmi."



    Seguì la Mallister fuori dall’abitacolo, altrettanto determinata a scoprire cosa li avesse costretti a fermarsi e risolvere quanto prima la situazione. Scese con cautela i gradini posti innanzi alla porticina, stringendo le esili dita più forte del solito attorno al braccio offerto dalla guardia, in cerca di sostegno, le gambe indebolite dalla stanchezza e indolenzite dalle lunghe ore di immobilità.

    L’aria era frizzante e pungente contro la pelle, piena dell’odore di terra ed erba bagnata che arrivava da lontano trasportata dal vento, preannunciando la tempesta. Si strinse nel mantello e si diresse immediatamente alla testa del convoglio, ove un gruppo di soldati discuteva animatamente il da farsi.

    Un albero era caduto in mezzo alla strada, sbarrando loro il passaggio. Lo fissò, pensosa. Di per sé non rappresentava un problema insormontabile ma…

    «Prestate attenzione a non alterare eventuali tracce sul terreno» suggerì con tono incolore, cercando di non far trapelare la propria apprensione all’idea di trovarsi davanti ad una trappola. Scandagliò l’area intorno alla base del tronco e quindi, utilizzando le proprie conoscenze sulla flora e la fauna, si concentrò sul fusto alla ricerca di segni rivelatori sulla causa, naturale o meno, della sua caduta. Orme, segni di impatto di un fulmine, indentature di una lama d’ascia, le condizioni stesse del legno potevano dare loro le risposte che cercavano.

    "... Non sono disposta a rinunciare a nessuno di loro, Lady Vidya! Inoltre prima o poi la tempesta ci raggiungerà e con l’arrivo del Crepuscolo la marcia nelle Barrowlands diventerà ancor più insidiosa. Attenderemo la luce del mattino per riprendere il cammino..."



    «Muoverci di notte, e per di piú in una cosí tempestosa, è fuori discussione.» Scosse la testa. No. Non aveva alcun senso proseguire. « Il rischio che l'assenza di una buona visibilità, unitamente ad un terreno reso fanghiglia, possano farci impantanare o, peggio, causare guasti tali da compromettere uno dei convogli, è troppo alto.»

    Lasciò spaziare lo sguardo, prendendo nota del territorio, le ciocche sfuggite alla lunga treccia a sfiorarle le labbra tese, piegate in una linea seria. Il cielo grigio sopra di loro li sovrastava, cupo e borbottante, incombendo sulle basse alture e i radi gruppi di alberi solitari, la vastità tale da acuire la percezione di esserne schiacciati. Presto, spente le luci del vespro, le anime dei tumuli avrebbero cominciato a destarsi dai loro sepolcri di terra e pietra, pronti a ripopolare quelle desolate distese. Guardò gli uomini e le donne alle loro spalle. Avvolti nei loro mantelli e scialli, stanchi e infreddoliti, gli occhi rivolti timorosi al cielo e alle ombre che si facevano ad ogni secondo più profonde e sinistre.

    «Abbiamo scelto questa strada perché rispondente alla nostra necessità di guadagnare tempo. Ma per quanto urgente possa essere l'impellenza di lasciarsi alle spalle le Terre delle Tombe, non dobbiamo farci guidare dalla fretta.» Non potevano rischiare di vanificare il vantaggio dato dalla scorciatoia. I pellegrini erano visibilmente esausti, e i loro corpi, come Vidya aveva potuto osservare personalmente durante le visite e i medicamenti, segnati dalla fatica e dal freddo. «Accamparci per la notte permetterà a tutti noi, e soprattutto a coloro che stanno affrontando la marcia esposti all’inclemenza degli elementi, di trovare ristoro. Una pausa aiuterà ad affrontare le prossime miglia con più vigore.»

    "... Ma convenite con me, Lady Vidya, che forse è il caso di inviare degli esploratori in avanscoperta...."



    Magari, pensò caustica, se chi di dovere avesse fatto bene il proprio lavoro sarebbero già in possesso di quelle risposte… e di una strada libera.

    Sospirò ed annuì, lo sguardo che continuava a muoversi inquieto lungo il paesaggio circostante. «Concordo. Dobbiamo appurare con assoluta certezza la praticabilità del percorso.»

    "Nel frattempo, Lady Vidya occupatevi dei pellegrini. La vostra presenza tra loro è preziosa tanto quanto la protezione dei soldati."



    Vidya si voltò e, puntando le gelide iridi sulla Mallister, inarcò un sopracciglio. «Non temete, Lady Josephine. Riceveranno l’assistenza di cui necessitano a tempo debito», ribatté secca.

    Cortese o meno, la richiesta dell’altra giovane aveva il sapore di un comando, e la Bolton non poteva permettersi di mostrarsi agli ordini di chicchessia - non davanti ai suoi uomini e agli uomini del Nord.



    Parole: 3239 [ lettera: 645 ]

    Góður bróðir = Caro fratello
    Systir þín = Vostra sorella


    Vidya:

    - consegna al Tallhart una lettera per Roose scritta la sera precedente dopo essere stata al lago (nel dubbio ho messo tutto il testo qui, non so se devo fare un post separato visto che è solo una sorta di 'aggiornamento' al fratello e non è prevista risposta. Nel caso modifico.)

    - calcolando l'intervallo tra fulmine e tuono cerca di stimare quanto tempo hanno prima che giunga la tempesta

    - sfruttando le sue conoscenze cerca di capire la causa della caduta dell'albero

    - pensa che, sì, dovrebbero mandare degli uomini in avanscoperta

    - osserva il territorio in cui si sono fermati per capirne la conformazione
     
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    La missiva di Vidya verrà spedita senza problemi


    Il fatto che proprio quell'albero fosse crollato e stesse ostruendo la strada così bene sembrava una coincidenza troppo grande, vista la geografia dei dintorni, ben diversa da quella della Foresta del Lupo.

    Un manipolo di cinque uomini venne mandato in avanscoperta. Era possibile, anzi, probabile, che quel tronco servisse a tendere un'imboscata, ma difficilmente sarebbe scattata con quel temporale...

    Vidya, contando con attenzione, avrebbe sentito due secondi di distanza tra il lampo ed il tuono ma, dopo appena qualche minuto, l'intervallo di tempo che li separava sarebbe sceso a poco più di un secondo.

    Le tende sarebbero state allestite alla meglio, con i soldati che tenevano le armi pronte nel caso venissero attaccati da qualcuno.
    Ma, di nuovo, davvero qualcuno avrebbe avuto il coraggio di sferrare un attacco in quelle condizioni?

    Pian piano, il vento iniziò a soffiare più forte, portando con sé un'aria fresca e odorosa di pioggia imminente. Le prime gocce scesero dal cielo, leggere e quasi giocose, disegnando delle piccole pozze sugli aghi dell'albero abbattuto e sugli acciottolati del sentiero.

    Non c'era molto tempo.
    Poco in là c'era un'altura, la quale avrebbe fornito una posizione di vantaggio ai pellegrini, ma trascinare fin lì su i carri dei rifornimenti sembrava un'impresa degna degli eroi delle leggende, piuttosto che adatta a degli umani...

    Eppure non potevano lasciare lì tutto, no? I tre carri, insieme alla carrozza di Vidya e Josephine... Come garantirne la sicurezza pur sfuggendo ad una situazione tanto scomoda?
     
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      Terre delle Tombe · 24 gennaio 286AA
    Sarebbe stato difficile intuirlo dalla stoica e impassibile espressione del suo volto, ma Vidya era irritata.

    Era arrabbiata per l’incapacità dimostrata da chi avrebbe dovuto assicurare loro un percorso privo di ostacoli. Infastidita dalle costanti preghiere durante il viaggio, che tanto stavano mettendo alla prova la sua tolleranza. Spaventata dalla consapevolezza di dover affrontare il tutto con gli attacchi di cefalea a pieno regime. E, in quel rimestare di aspre emozioni e sgradevoli sensazioni, sentiva la sua pazienza assottigliarsi. Le ore di sonno quel pomeriggio l’avevano ristorata nel corpo quanto nella mente, attutendo quella stanchezza che avrebbe potuto appesantire ogni movimento o offuscare la lucidità del suo pensiero, ma non avevano cancellato le preoccupazioni e ansietà che gravavano sulle sue giovani spalle, e la tensione crescente di quella spedizione.

    Ed ora il temporale …

    Sospirò e si passò una mano sulla fronte, massaggiandola delicatamente con la punta delle dita, cercando di rilassarsi, imbrigliando ogni critica e commento tagliente che rischiava di sfuggire alle sue labbra.

    La risposta piccata alla richiesta della Mallister, che a volte le sembrava dimenticare di non essere alla corte di Seagard, forse l’unico indice del suo reale stato d’animo, una crepa in quella sua maschera di austera fierezza tanto accuratamente indossata in pubblico.


    Riportò la propria attenzione sul tronco, le folte sopracciglia leggermente aggrondate e le labbra arricciate in un piccolo broncio pensieroso. Giaceva di traverso, in un punto in cui sarebbe stato impossibile aggirarlo, bloccando completamente - e in modo sospettosamente conveniente - la strada. Si trattava davvero di un semplice, sfortunato, caso? La giovane Lady storse la bocca, poco convinta. Certo, non risultava esserci alcuna traccia palese di manipolazione - intorno o su di esso - che potesse suggerire si trovassero dinanzi all’opera di qualche malintenzionato; allo stesso tempo, però, non c’era alcun indizio sulla possibile causa naturale della sua caduta, e lo stato del fusto non sembrava indicare alcuna debolezza della pianta che potesse aver portato ad un suo cedimento. La ragione per la quale era lì posto rimaneva dunque ignota e, senza alcuna risposta concreta che potesse dipanare i loro dubbi e rassicurarli, non potevano permettersi di liquidare il tutto come una coincidenza, abbassando la guardia e rendendosi di conseguenza potenzialmente vulnerabili ad un attacco.

    Forse si trattava davvero di una trappola, ragionò tra sé e sé, chinandosi per raccogliere alcuni degli aghi dell’albero sparsi ai loro piedi, rigirandoli tra le dita per valutarne lo stato e cercare di capire da quanto fossero lì. Potevano averla sistemata tempo addietro, in attesa di qualche povero sventurato di passaggio - o preparata per loro ma abbandonata alla vista dei minacciosi cumulonembi, avvisaglie del temporale. Lasciò ricadere gli aghi a terra e si pulì le mani da polvere e terriccio, cercando di ignorare il gelido tocco dell’inquietudine lungo la schiena. Fissò le brulle chine che li attorniavano - magari erano ancora lì nascosti in qualche anfratto o caverna a loro invisibili, in attesa del momento più propizio per colpire.

    Le Terre delle Tombe, con i loro ampi spazi punteggiati da piccoli arbusti, alberi e solitari massi, potevano trasmettere una falsa sensazione di sicurezza e portare a credere di avere una visione completa del territorio; ma le creste dei nudi rilievi naturali, e le tozze forme dei tumuli, ostruivano la visuale quanto bastava per celare eventuali insidie persino allo sguardo più attento. Un pensiero che, evidentemente, condivideva con le guardie che le circondavano, date le loro posture rigide e i palmi poggiati sulle else delle spade pronte ad essere sguainate. Vidya strinse le mani in grembo, le dita sottili intrecciate in una morsa ansiosa, ed osservò, con quieta apprensione, le cinque figure degli uomini scelti allontanarsi per andare in avanscoperta, le loro semplici mantelline che garrivano strattonate dalle raffiche di vento, prive di ogni simbolo come si era deciso sin dal principio, lasciando agli stendardi - ricamati da Lady Josephine e le sue ancelle - il compito di identificarli e unirli sotto un unico simbolo di speranza e collaborazione. Li vide dividersi e muoversi in direzioni diverse per meglio setacciare i dintorni, e spostò lo sguardo sul percorso che si apriva davanti a loro. Il sentiero, fiancheggiato da cespuglietti disordinati d’erba bassa e acida che spiovevano sul bordo, proseguiva serpeggiante, scendendo lungo una graduale depressione del terreno, fino a sparire tra le balze di due poggi orlati da una sparuta cinta d’alberi. Un paesaggio livido e spoglio, diverso dalle selvose colline che si erano lasciati alle spalle e la fitta Foresta del Lupo.

    L’ennesimo tuono ruggì sopra le loro teste, squarciando la tesa calma che precedeva la tempesta e Vidya alzò lo sguardo verso il cielo plumbeo, preoccupata. L’intervallo intercorso dal bagliore dei fulmini e il loro rumore, notò, stava diventando sempre più breve.

    L’ondulata linea dell’orizzonte, fino a quel momento visibile, era ormai resa indistinta da una lontana pioggia, con cielo e terra confusi in una serie di sfocate sagome. Intorno a loro i fili d’erba sprofondavano in un inchino scomposto, mentre le cime degli alberi si piegavano violentemente, scosse ed agitate da invisibili mani litigiose; lo stormire delle loro foglie era un costante fruscio al di sotto dell’angoscioso sibilo delle furiose folate che riempivano l’atmosfera, satura dell’intenso bagnato odore della vegetazione circostante.

    «Il temporale incombe.» Constatò, seria. «Presto si abbatterà su di noi.»

    La giovane Bolton si scostò le ciocche erranti dietro l’orecchio, battendo le palpebre contro il vento che le sferzava le guance lievemente arrossate, sentendo quel turbine d’aria fredda ed umida avvolgerla e insinuarsi sotto al mantello, gonfiandolo e sollevandone i lembi, fino a rivelare il cupo carminio dell'abito sottostante, reso ancora più scuro dalla luce spenta di quel crepuscolo. Le pallide iridi tornarono a scandagliare con attenzione il territorio intorno a lei, questa volta studiandone la conformazione in cerca del punto più adatto dove predisporre l’accampamento per la lunga e difficile notte che li attendeva.

    «Quell’altura offrirebbe un ottimo punto d’osservazione, dandoci modo di avere una visuale completa e controllare l’area» propose dopo qualche istante, «ma, sistemarci in cima, con il temporale in arrivo, è troppo rischioso.» Quando si veniva sorpresi da una tempesta all’aperto, le era sempre stato insegnato, bisognava evitare di stare vicino ad alberi solitari e in cima ad alture di ogni tipo - a meno di non voler attirare su di sé i fulmini - così come spazi aperti e conche troppo profonde che potevano trasformarsi in trappole mortali in caso di precipitazioni abbondanti. L’ideale sarebbe stato trovare qualche recesso lungo il fianco, o persino grotte, dove rifugiarsi mentre la natura scatenava la propria furia. Tuttavia, nel loro caso, non era un’opzione. Non per tutta la notte, con il numero di pellegrini al loro seguito e le temperature pronte a scendere vertiginosamente. «Se rimaniamo sul fianco a mezza costa,» aggiunse, indicando il punto meno pendente, dove il terreno si ammorbidiva un poco, creando una sorta di medio avvallamento, «saremmo protetti sia dal vento che dai fulmini e, al contempo, abbastanza in alto da evitare che l’accampamento venga allagato.» Scavando dei semplici solchi intorno alle tende, suggerì, avrebbero potuto incanalare e direzionare eventuali rigagnoli lontano dalle tende ed evitare la stagnazione dell’acqua proveniente dalla cima.

    Sparute gocce di pioggia avevano cominciato a cadere, pesanti, pomellando le consunte pietre del sentiero di grosse macchie circolari e bagnando i piccoli ciuffi solitari che spuntavano dagli spazi e le crepe tra di esse. Alle sue spalle sentì lo scricchiolio dei rami mossi e il graffiare degli aghi trascinati contro la pietra, segnalandole che le guardie avevano iniziato a spostare il tronco. Si calcò il largo cappuccio del mantello sopra la testa, confidando che il tessuto in pregiato panno di lana l’avrebbe protetta dalla pioggia, e si voltò verso la carrozza. La pesante struttura e le massicce ruote in legno, per quanto pensate per sostenere lunghi viaggi anche su strade dissestate e fangose, in quelle estreme condizioni potevano rappresentare un problema.

    «Non credo sia possibile portare il convoglio e tutti i carri fin lassù» continuò, la voce venata da una leggera incertezza. Non aveva una preparazione logistica ma la sua razionalità le suggeriva che, cercare di condurli su per il pendio, sarebbe stato uno spreco di energie inutile e una manovra potenzialmente controproducente. Si stava facendo buio, non avevano il tempo di studiare accuratamente il terreno oltre il sentiero, e non potevano permettersi di complicare le cose rischiando di rimanere bloccati nel pantano che si sarebbe potuto creare in seguito alle precipitazioni. «Direi di prendere il carro più leggero, portando con noi l'essenziale e mettendo al sicuro tutto ciò che è di valore, quindi spostare il resto sulla strada quanto più vicino possibile all’accampamento, in modo da creare una sorta di avamposto e far si che siano facilmente raggiungibili in caso di bisogno.» Rivolse uno sguardo interrogativo alla Mallister, pronta ad ascoltare il suo parere sulla questione. «Un paio di uomini possono rimanere a sorvegliarli.»

    Il baluginio del lampo li illuminò e poco più di un secondo dopo arrivò il profondo rombo del tuono. Era a meno di mezzo miglio, calcolò. Praticamente sopra di loro.

    «Non abbiamo molto tempo» disse, le parole strappate alle sue labbra dal vento.



    Parole: 1513


    Vidya Marple xD non molla e cerca ancora di determinare se il tronco è un pericolo o meno, valutando lo stato degli aghi sparsi intorno ad esso. Se troppo secchi l'albero si trovava lì da giorni e quindi forse il pericolo non è imminente etc...

    Propone di raggiungere l’altura per sfruttare il vantaggio del terreno e di sistemarsi non in cima ma a mezza costa, in modo da non essere esposti agli elementi durante la tempesta + suggerisce di scavare piccoli solchi per evitare che eventuali rigagnoli finiscano per inondare le tende.

    Non crede convenga portare tutti i convogli con loro sull’altura. Non hanno tempo e la priorità è rifugiarsi dalla tempesta. Uno dei carri può essere usato per trasportare l’essenziale e oggetti da tenere al sicuro. L’altro carro e la carrozza posizionati sulla strada in pietra a poca distanza dall’accampamento, sorvegliati da un paio di uomini, possono fungere da ‘avamposto’ ed essere pronti alla ripartenza senza correre il rischio rimangano impantanati.
     
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    Josephine Mallister Nord - Barrowlands 24 Gennaio 286 Sera - Tempestoso


    ∼ Above the rest ∼


    I
    l pensiero di Lady Josephine andava agli uomini e alle donne in coda al corteo, che seguivano con coraggio e forza d’animo la carrozza. Attanagliata dalla preoccupazione, sentiva un senso d’oppressione smorzarle il fiato e renderle il ricamo quasi insostenibile. Per pudore e decoro personale, abituata a sopportare rinunce ben più gravose sul proprio corpo per elevarne lo spirito, non aveva richiesto l’aiuto della Bolton o esternato il malessere che la rendeva prigioniera. Prigioniera dell’ansia e di comprensibili preoccupazioni. Mentre lei, privilegiata dalla nascita e dal ruolo che ricopriva, percorreva le Barrowlands con agi ed onori, chi aveva scelto di seguirla non godeva di simili privilegi. Flagellati dai venti in tempesta e costretti ad avanzare su calzature a volte logore o inadatte a lunghi viaggi, i pellegrini conoscevano il significato del sacrificio e delle rinunce. Una forza d’animo ammirabile e quando s’era ritrovata a posare lo sguardo su ognuno di loro, nell’annunciare la triste e rischiosa decisione di attraversare le Barrowlands, non aveva notato segni di cedimento o ripensamenti nei visi. Ispirati dall’unità e da un bene più grande delle loro stesse esistenze non erano ritornati sui loro passi, anzi. Tra le selvagge e fredde lande del Nord, flagellate dal vento ed incapaci di far sbocciare alcun germoglio, avrebbero presto conosciuto il reale pericolo. Anche solo rimarcare la pericolosità di un simile viaggio avrebbe in qualche modo confessato l’effettivo pericolo che albergava nelle Barrowlands. Anche solo esternarlo, era come concretizzarlo davanti agli occhi dei più timorosi. Poche parole di conforto, gesti decisi e voce ferma. Ciò che aveva imparato da Lord Jason Mallister, un uomo che dominava il Golfo degli Uomini di Ferro da anni ormai e che non s’era mai lasciato intimidire dalle rappresaglie dei Greyjoy. Si chiedeva come l’uomo riuscisse a mantenere salda la voce e non versare amare lacrime quando armava le flotte Mallister e chiedeva al proprio popolo rinunce e sacrifici. Ora lo capiva, eppure non si sentiva pronta.

    Non si era mai pronti davvero a rinunciare a qualcosa, soprattutto se in gioco c’erano vite d’innocenti. Barricata nel suo mutismo per l’intero viaggio, lottava contro se stessa per non comandare gli uomini di ritornare sulla via maestra. La Via del Re, per quanto potesse essere accidentata e dissestata in alcuni punti al Nord, era di gran lunga la scelta più sicura e facile. Rinnegare la propria parola, ritornare sui propri passi. Una scelta non presa a cuor leggero, affidandosi al volere del Dio dai Sette Volti per la sicurezza della traversata. Si morse la guancia, fino a farla sanguinare, quando vinta dalla paura e pallida come un fantasma era sul punto di ritornare a Piazza di Torrhen ed imboccare la Strada del Re. Un viaggio più sicuro ma con l’incognita di raggiungere forse troppo tardi i confini. Ogni scelta richiedeva un sacrificio, con cui Lady Josephine forse non era pronta a fare i conti. Si morse le labbra ancora una volta, ravvivandone il colorito alabastro, per trattenere dentro di sé ogni preoccupazione. Onta e vergogna sarebbe caduta su di lei, dimostrando l’imperfezione femminile agli occhi di uomini autoritari e chiusi come Lord Helmann Tallhart o Lord Jason Mallister. Figlia della sfiducia e di quanto una donna fosse inadatta al comando di una simile spedizione, o in generale al comando, desiderava quanto mai deludere le aspettative. Smentire chiunque. Una ribellione interna, forse nata da una motivazione prettamente egoistica, ma che era riuscita a tramutare in qualcosa per gli altri.

    I Demoni dei Sette Inferi o semplicemente le intemperie delle Barrowlands avevano deciso di rallentare la marcia dei pellegrini. I Tuoni ed i fulmini erano riusciti sempre ad incuterle un po' di timore, tanto da chiudere le ante delle finestre o cercare rifugio nel calore materno della governante quando ciò accadeva. Grazie agli insegnamenti dei Maestro di Seagard, le ombre della superstizione e dell’ignoranza erano state dissipate nella giovane mente della Mallister. Era ben consapevole cosa fosse un fulmine, ma il rombo del tuono preceduto dall’improvviso abbaglio riuscivano ancora ed evocare in lei spiacevoli sensazioni. Di certo l’inesorabile intercedere del pericolo. Il naturale contegno che le era stato impartito fin da piccola le vietava di urlare o sobbalzare dal sedile, che dopo così tante ore di viaggio iniziava a non essere più comodo per quanto l’ancella si sforzasse di cederle dei cuscini per far riposare la schiena o scanni per tener sollevati i piedi. Strinse le mani l’una nelle altre, rivolse lo sguardo verso la fonte di quella luce rischiando di esserne abbagliata e quanto arrivava il rombo si chiudeva debolmente nelle spalle. Con contegno si ridestava dal timore, sfruttando l’autorevole posizione nei confronti della terrorizzata ancella per prender controllo della situazione e superare la paura. Per necessità si ritrovava a riprendere il controllo di sé, delle proprie emozioni e di quelle degli altri. Mentre lo stoico Septon Mychael era rimasto impassibile, l’ingenua e giovane ancella si era lasciata vincere dalle emozioni. Sarebbe probabilmente arrivato un richiamo, che in quel momento non reputava necessario per via della situazione.

    Uscita dalla carrozza i venti trasportarono sotto al naso profumi d’erba bagnata segno che poco distanti da loro la tempesta imperversava sulle Barrowlands. Trattenendo il cappello piumato con una mano, avvolta in guanti imbottiti per proteggerla dal freddo, rivolse il capo ramato verso la tempesta. Il plumbeo cielo ed il rombo dei tuoni in lontananza non preannunciavano nulla di buono. Si chiuse nelle spalle, sospirando appena, prima di rivolgere l’attenzione verso il tronco caduto. Gli sporadici alberi che crescevano in quelle gelide pianure faticavano ad ergersi con decisione per via dei forti venti. La maggior parte erano curvi come nodosi e fragili Maestri della Cittadella, appesantiti dallo scorrere del tempo ma ogni ruga sul loro viso era capace di raccontare una storia. I pochi alberi secolari che erano riusciti a metter radici nelle Barrowlands erano forse testimoni dei Figli della Foresta, e solo loro erano capaci di narrare con esattezza la realtà dei fatti. Nulla a che vedere con le letture alla Cittadella. - … - Rimase impietrita al solo pensiero che qualcuno avesse preparato un imboscata per un corteo di pellegrini. Un atto ignobile, contro ogni religione o culto. Eppure la disperazione e la fame rendeva l’uomo ladro, o peggio bandito. Lord Tallhart le aveva messe in guardia sul pericolo e le parole di Lady Vidya la misero subito in allerta. Anche il solo contemplare un simile pericolo era come renderlo reale, non solo nelle parole ma anche nei fatti. Rimase lì ferma ed impietrita, in attesa che uomini e donne migliori di lei indagassero sull’accaduto. Aveva bisogno delle risposte, anzi pretendeva delle risposte. Non tristi annunci, ma quiete rassicurazioni. Annuì debolmente alle considerazioni della Bolton, che conveniva con lei nell’accamparsi immediatamente e non attendere l’arrivo della grandine o della fanghiglia. Il Crepuscolo era ormai prossimo, in ogni caso non sarebbero proseguiti per un altro miglio senza imprevisti. Una rinuncia che poteva concedersi, per il bene e la sicurezza di chi li seguiva. Si voltò debolmente alle spalle per pochi secondi, per incrociare i volti stanchi ed infreddoliti dei pellegrini. Poi guardò in avanti, di fronte al sentiero interrotto a causa della caduta dell’albero. Provò a non lasciarsi tradire dalla preoccupazione, tenendo a bada i Demoni che si agitavano nelle viscere. Sentiva le viscere contorcersi dall’ansia, tanto che la mano libera si posò sul grembo quasi per massaggiarlo e trovare sollievo. Il viso alabastro, illuminato appena dalla torcia, osservava con serietà il tronco caduto.

    Non si curò troppo del gelido sguardo che Lady Vidya le rivolse. Era ben conscia dell’asperità del carattere della Mallister, pronta a ferire se minacciata. Non era di certo intenzione della nobildonna mancar di rispetto alla Bolton, ma a volte dimenticava che per quanto potesse essere saggia e prudente la sorella di Lord Roose Bolton restava una donna del Nord. Esistevano momenti in cui bisognava prendere decisioni, lasciandosi a volte guidare dall’istinto e soppesando sulle eventuali conseguenze. Questo era uno di quei momenti. - Ordunque… inviate subito gli esploratori in avanscoperta. Desidero un rapporto dettagliato sulle condizioni della strada e sulla presenza di accampamenti o strutture nei paraggi. - Qualcosa le suggeriva che l’imboscata non sarebbe scattata prima del sorgere del sole o quantomeno la fine della tempesta. Anche se pregava i Sette Volti del Dio affinché la caduta di quell’albero fosse stato solo un caso. Una sfortunata coincidenza. Forse il temporale li aveva in qualche modo protetti da una possibile imboscata. Era difficile allontanare quel pensiero, ora che l’adrenalina le animava il corpo destandola dal torpore del viaggio. Combatti o fuggi! Il primo pensiero. E lei avrebbe fatto di tutto per proteggere gli innocenti pellegrini, anche immolarsi come vittima sacrificale.

    Lacrime di pioggia iniziarono a scendere dal cielo. Inizialmente di rado, poi via via sempre più frequenti. I venti di tempesta ben presto portarono con loro il profumo della terra bagnata ed il rimbombo dei tuoni diventava sempre più vicino. Prigionieri degli spiriti inquieti delle Barrowlands e forse bersagliati da un nemico che si nascondeva nell’ombra, Lady Josephine avvertiva l’inquietudine diffondersi tra i pellegrini oltre che contagiare il proprio animo. Mentre i soldati si occupavano dell’allestimento dell’accampamento di fortuna, su un’altura che permetteva di difendersi da eventuali imboscate nel cuore della notte, le ancelle si adoperavano per tener all’asciutto la loro protetta. C’era chi le copriva il capo con un robusto tendaggio ricoperto di cera per far scivolar via le gocce di pioggia e chi si assicurava di sorreggerle l’abito per evitare di rovinarlo per la fanghiglia. Come una bambola di porcellana, dal diafano incarnato ed impreziosita dei più bei gioielli che Seagard aveva da offrire, Lady Josephine viveva passivamente quei momenti assorta in un’opprimente preoccupazione. Pur di non avvertire la propria voce tremare rimase in silenzio, o peggio le mani vibrare per l’apprensione. Statuaria sorvegliava il lavoro dei soldati, accorsi in aiuto dei pellegrini ed assoldati da amici ed alleati di un’ambiziosa spedizione. Si trovava di fronte al primo grande ostacolo, superate le cortesie e le danze della diplomazia nelle corti del Nord. Avvertiva il pericolo, il vero pericolo a cui erano esposti nel bel mezzo delle Barrowlands con una tempesta in arrivo.

    L’acume della Bolton emerse come un germoglio primaverile, per nulla inaspettato ma capace di sollevare gli animi di chi rimaneva in ascolto dei profumi. Lady Vidya s’era dimostrata fin da subito una valida alleata, una nobildonna dalla sconfinata saggezza e profonda cultura. Secondo Septon Mychael faceva concorrenza ai membri delle Cittadella ad Alto Giardino, incutendo ammirazione e timore verso una donna così colta ed indipendente. Il sapere la poneva al di sopra degli altri, senza volerlo e senza un bruciolo di supponenza. Perfino nel rispondere piccata alle richieste della Mallister, formulate con eccessivo impeto, riusciva a preservare la propria naturale superiorità. Quasi come se custodisse la verità sempre e comunque. - Quell’altura potrebbe offrirci una posizione di vantaggio. Concordo Lady Vidya! - Si rivolse direttamente alla Bolton, ignorando almeno momentaneamente la ritrosia ed il livore dipinti sul viso. Lo sguardo cristallino si spostò sul pesante carico che si portavano dietro, una carrozza e due carri per il vettovagliamento. Anche gli uomini più forzuti o i soldati più ligi al dovere non sarebbero riusciti a trasportare sull’altura gli approvvigionamenti. Inoltre la tempesta era alle porte. - La verità risiede sempre nel mezzo. E nemmeno i vostri ragionamenti sfuggono ad una simile legge! - Soffermò lo sguardo lì dove il terreno s’ammorbidiva e si formava una sorta di avvallamento. - E sia. - A malincuore era disposta a lasciarsi alle spalle alcuni bagagli ed accamparsi a metà strada dell’altura con un carro leggero. Predispose come la Bolton desiderava, confrontandosi anche con i soldati. Un sacrificio che era pronta a compiere, sebbene le ancelle la fissassero con aria inorridita all’idea di rinunciare a parte dei nobili e preziosi bagagli.

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    Fecero appena in tempo. Non appena l'accampamento fu allestito e delle pelli tese a mo' di riparo dalle intemperie, l'acqua iniziò a cadere con più insistenza, sempre più forte. Goccia dopo goccia, presto i dintorni vennero oscurati da quella pioggia battente, tanto forte che mettere a fuoco i due uomini appostati in prossimità dei carri sarebbe estremamente difficile.

    Cosa succedeva al di là di quel muro d'acqua? Che segreti erano celati dalla pioggia?
    Gli uomini erano nervosi, i cavalli persino di più: probabilmente il brutto tempo non contribuiva a migliorare l'umore di nessuno dei presenti.

    Nel cuore della notte, un fulmine avrebbe squarciato le tenebre, abbattendosi pericolosamente vicino ai carri rimasti a valle...

    ...Così vicino da averne pressoché distrutto uno, come avrebbero scoperto le lady la mattina successiva, e con esso parte dei viveri che conteneva.
    Sarebbero stati appena sufficienti per provare ad arrivare nelle terre dei Dustin, ma se quel tempaccio non fosse migliorato? Forse rallentare il ritmo di marcia e cercare di cacciare la fauna locale sarebbe stata la mossa giusta.*

    Quella mattina, il caos della notte precedente si era ridotto ad una pioggia leggera, abbastanza da poter valutare i danni che avevano subito: i soldati rimasti di vedetta erano incolumi, mentre quelli mandati in esplorazione sembravano essere svaniti nel nulla, che avessero cercato riparo dalla tempesta in qualche modo?
    Per di più, il carro colpito dal fulmine era pressoché inutilizzabile. Avrebbero dovuto caricare i pochi viveri sopravvissuti al fulmine sull'altro carro di cui disponevano, e partire quanto prima. Per di più dintorni, sentiero incluso, sembrassero un acquitrino, con l'acqua che variava da qualche pollice ad un palmo di profondità!

    * Lascerò che sia un dado a decidere le condizioni che vi aspetteranno e, sulla base delle strategie che sceglierete di usare, parte dei risultati che avrete.


    Edited by Robb_Stark - 7/8/2023, 18:41
     
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    ∼ 24 Gennaio 286 • Notte - Tempestoso •
    Barrowlands - Accampamento ∼


    G
    li Dei colpivano con la loro ira le Barrowlands. Terra disabitata, dimenticata perfino dai nativi e tramutata in un sepolcro degli Antichi. Alcun’anima viva osava aggirarsi in simili lande battute dai venti e flagellati dalle gelide piogge. Pochi alberi restavano saldi alla sterile e fredda terra, finendo per essere abbattuti dalle intemperie del Nord. Pochi sopravvivevano da fuorilegge con la speranza di depredare i tesori d’incauti nobili. Le uniche strutture che si ergevano nelle Barrowlands erano i tumuli degli Antichi, veri e propri sepolcri dove piangere i propri morti ormai abbandonati a se stessi. Perfino coloro che furono erano stati abbandonati dai vivi. Così tante storie e leggende circolavano su quelle terre, che Septon Mychael aveva vietato di ripeterle per non turbare i cuori dei timorosi. I veri fedeli temevano il peccato e le superstizioni, e l’animo fragile delle donne poteva essere condotto verso il peccato. Così imperfette, da assorbire i miasmi delle Barrowlands. Se sull’animo delle ancelle tale proibizione aveva avuto beneficio, acquietando i timori delle donne, su quello di Lady Josephine un simile monito aveva solo fatto divampare l’incendio dell’interesse. Consunta dalla curiosità si accontentava dei capitoli dedicati alle lande, dal tomo donatole da Lady Vidya Bolton.

    Riparata sotto pelli tese e rese impermeabili da preziose cere, la figlia di Lord Jason Mallister restava ferma e statuaria nella sua tenda rimirando il cielo tempestoso. In poco tempo gli uomini al seguito avevano allestito un campo di fortuna, senza riuscire a portare sulla collina i carri con le provviste. Ammirava la laboriosità degli uomini, di come si erano prontamente organizzati per soddisfare le sue richieste, compiacendola, e proteggere dalla tempesta in arrivo i pellegrini. Non batterono ciglio, curandosi di chi aveva scelto di seguirli nelle terre più pericolose dell’intero Nord. Senza mai perdere fede o speranza. Aveva predisposto di distribuire razioni di cibo per ogni tenda, meglio se calda per rimpolpare il sangue e riscaldare gli animi. Con le ciotole fumanti erano state consegnate anche parole di conforto, non tratte dai testi sacri ma dal cuore della Mallister. S’imponeva di non perdere il controllo, come a volte facevano le ancelle al seguito. Soffocavano urla quando i tuoni si abbattevano così vicini all’accampamento e le invitava alla preghiera per alleggerire i loro spiriti. - Recitate le odi del vespro. - In assenza di Septon Mychael, rintanato nella sua tenda e confinato lontano dalle donne del seguito, era Lady Josephine a doversi occupare della rettitudine delle ancelle. Le sorvegliava con biasimo ed a volte imponeva delle penitenze quando si scostavano dalla rigida educazione impartita da Septa Ysilla. - Abbandonate la paura. Gli Dei ci proteggeranno! - In poco tempo la tenda della Mallister si tramutò in un luogo di preghiera. Di fronte a pochi simboli sacri le ancelle prima, e le pellegrine poi, si riunirono nella tenda per poter pregare. Ognuno pregava i propri Dei, che fossero Nuovi o Antichi, non importava. Ogni donna affidava la propria vita tra le mani dell’onnipotente ed onnipresente. Non importava in quale lingua o idioma. Un coro di preghiere che riuscirono a rasserenarla, nonostante i fulmini ed i tuoni che si abbattevano sulle Barrowlands.

    Via via la presa sui braccioli dello scanno, foderato di velluto, si fece sempre meno salda. L’incenso ed il profumo delle corone di fiori si diffusero nella tenda. Le labbra si muovevano appena per recitare le preghiere insieme alle altre donne, assumendo le connotazioni di un leggiadro ed armonico canto. Avvolta ancora nell’abito da viaggio, seppur sconveniente per una Lady del suo rango, aveva rinunciato al bagno ed al cambio d’abito per restar vicina ai pellegrini. Dopo averli sfamati con qualcosa di caldo e sostenuto i loro animi con amorevole compassione, Lady Josephine non poteva far altro che rimirare la tempesta ed attendere la sua fine. Prima o poi il cielo si sarebbe aperto e le nubi temporalesche sospinte via dal vento. Tuoni e lampi sarebbero stati solo un lontano ricordo. La gelida pioggia era così fitta da rendere impossibile il distinguere le varie sagome che correvano fuori dall’accampamento. Nenia di preghiere ed i canti in onore delle Divinità rendevano indistinguibili le voci degli uomini. Forse era un bene, forse un male. Rimase in attesa, ed ogni qualvolta un armigero giungeva in tenda porgeva l’orecchio per ricevere aggiornamenti. Gli esploratori erano stati inviati, le sentinelle preposte per la sorveglianza ed i più coraggioso inviati ai piedi della collina per il vettovagliamento. Il pensiero della Mallister andava ad ogni uomo che rischiava la vita fuori dall’accampamento. Stava chiedendo molto, anzi troppo ai pellegrini. Eppure ogni percorso spirituale richiedeva dei sacrifici, un percorso colmo di sofferenza e rinunce, per elevare animo e spirito. Il pellegrinaggio verso Sud richiedeva anche sacrifici fisici, privazioni che una nobildonna non era abituata a compiere ma che era disposta a farlo per un bene superiore. Era in gioco la salvezza del Nord, la sua unità.

    Solo quando l’ultimo pellegrino, vinto dalla stanchezza, decise di tornare nella propria tenda allora Lady Josephine Mallister si sollevò dallo scanno. Come una matrona, la Madre che sorvegliava con amorevolezza i devoti, così la figlia di Seagard aveva accolto gli sguardi delle donne in cerca di conforto e rassicurazioni. Nemmeno lei possedeva certezze, stringeva solide speranze. Eppure non cedette allo sconforto, anche quando percepiva i nitriti nervosi dei cavalli e le urla dei soldati si facevano sempre più intense all’esterno tanto da sovrastare il clangore della tempesta. Le nubi si scontravano come spade e daghe, generando scintille e tramutandoli in terribili rombi. Il cielo era in guerra, sopra ai vivi ed ai morti che si aggiravano nelle desolate Barrowlands. Rimasta sola con le ancelle, predispose per la lunga cerimonia della svestizione e dovette accontentarsi dell’acqua piovana, raccolta in un catino posto all’esterno, per rinfrescarsi e prepararsi al sonno notturno. Il gelo era come schiaffo in pieno viso, eppure rimase ferma seppur l’esile corpo reagiva a quel gelido e mortifero tocco. Era come se lo Sconosciuto le stesse sussurrando all’orecchio, avvertendo il mortifero respiro sulla diafana pelle del collo. Un pericoloso corteggiamento, ma una scossa che le serviva per sentirsi di nuovo viva. Aveva represso ogni emozione, forzandosi di essere sorridente ed accogliente. Un po' come una recitazione teatrale di cui lei era la protagonista, unica e sola. Gli occhi della sua corte, dei pellegrini e dei soldati erano puntati su di lei. Al minimo accenno d’incertezza si sarebbe scatenato il panico. Un lusso che non poteva permettersi. Indolenzita dalle troppe ore rimasta seduta, tirò un sospiro di sollievo quando si mise a letto, un giaciglio di fortuna composto di piume e paglia. Una delle ancelle le massaggiava i piedi con tocco sapiente e svento. Un modo per drenare tutta la linfa che si era accumulata in quelle ore e donare sollievo alle articolazioni costrette all’immobilità per troppo tempo. Altre ancelle si preoccupavano di riscaldare l’ambiente con pietre roventi, lasciate accanto al fuoco per l’intera serata, e recuperare pesanti pellicce.

    Il sonno fu agitato e disturbato da tuono che cadde così vicino alla tenda. La Mallister ebbe l’impressione che una nuvola fosse caduta a pochi passi da lei, rischiando di colpirla. Molte delle ancelle erano sprofondate in un sonno profondo perché ormai esauste, solo poche si accorsero del pericolo. Soffocarono le urla, ben consapevoli che avrebbero solo irritato ed agitato inutilmente la loro protetta. - Che succede? - Accompagnata sul ciglio della tenda, ormai zuppo di acqua e ghiaccio, da alcune ancelle. - Che succede? - L’accampamento piombò nel caos.

    ∼ 25 Gennaio 286 • Mattino - Pioggia •
    Barrowlands - Accampamento ∼


    Un frammento di stoffa premeva contro il sottile naso della nobildonna. Si concedeva profonde boccate d’aria sia per normalizzare il respiro in preda al panico e sia per coprire l’olezzo di bruciato che diffondeva ai piedi della collina. Pallida come un fantasma, risplendeva eterea alle prime luci dell’alba. La tempesta era passata ma aveva portato con sé incertezza e danni. Un carro, ricco di vettovaglie e provviste, era stato ridotto in cenere. I racconti concitati dei soldati rimbombavano ancora nella mente, quando nel cuore della notte avevano chiesto udienza per aggiornarla sulla disgrazia. Un incendio divampato lontano dall’accampamento, che nemmeno la pioggia e le laboriose milizie erano riuscite a domare. Sotto gli occhi chiari e cristallini della Mallister solo macerie fumanti. Legna arsa dal fuoco, un carro distrutto dalle forze sovrannaturali. I più superstiziosi avevano subito pensato all’ira degli Dei o peggio la furia degli Spiriti delle Barrowlands. La terra consacrata a coloro che furono era stata violata dai pellegrini e dai loro carri, con il buon auspicio di raggiungere in breve tempo i confini. La Mallister aveva messo a tacere ogni superstizione, anche tra la sua corte, ed invitato di affidarsi nelle mani degli Dei. Ed ovviamente aver fiducia nelle mani di coloro che avevano promesso di tenerli al sicuro da ogni pericolo. Era stata indulgente con gli uomini di guardia, i pochi che erano stati lasciati ai carri per proteggerli da briganti o furfanti a piede libero. Erano lande pericolose, molto pericolose. Ma contro l’ira dei tuoni e la furia dei lampi non potevano di certo opporsi. Uno spiacevole e sfortunato inconveniente che avrebbe rallentato la loro marcia verso Sud.

    Tastava con il fazzoletto pregno di lavanda e rosa canina il pallido e delicato incarnato del viso. Pallida come il chiarore lunare, si ergeva ferma e decisa tra i pellegrini e gli uomini al seguito. Ognuno si aspettava un ordine, una direttiva o forse anche solo una parola di conforto. Uno dei contabili aveva già stimato le perdite in termini di risorse e ad occhio lei stessa, che aveva avuto una frugale istruzione in termini di gestione delle risorse, poteva intuire che sarebbero bastate appena per raggiungere i domini dei Dustin. Un azzardo: accelerare la marcia, dimezzare le razioni ed affamare il seguito. Non desiderava far sprofondare i pellegrini nel malumore, nonostante fossero stati già ampiamente provati dalla tempesta appena passata. Lo sguardo cristallino solcò su quei volti infreddoliti e preoccupati. Eppure nei loro occhi c’era ancora speranza, non sfiducia. Era forse il momento di essere coraggiosi, coraggiosi come non mai. - … - Rimase in silenzio mentre raccoglieva opinioni, rifletteva sul da farsi ed ascoltava chiunque avesse qualcosa da aggiungere. Sospirò debolmente, allontanandosi quel che bastava per non essere investita dal tanfo di bruciato e dalle provviste in cenere. Si sottrasse al piacevole abbraccio della lavanda e della rosa canina, mentre strinse quel frammento di stoffa finemente ricamato tra le mani. Lo tastava nervosamente, tradendo l’algida quiete che traspariva dal volto. Avvolta nel suo bell’abito ed accerchiata dalle ancelle, pronte a servirla e soddisfare ogni desiderio, sembrava una vergine guerriera pronta ad incitare le truppe alla rivolta. Nascose il malumore, che attanagliava l’animo in una morsa soffocante. Probabilmente Septon Mychael avrebbe costruito la sua invettiva sull’imprevedibilità della vita e su come il Dio dai Sette Volti preferisse mettere alla prova i più meritevoli. Era ben conscia che la via della Fede, quella vera, era irta di tentazioni e difficoltà. Mai una strada spianata. Erano i Demoni a mostrare una strada alternativa, che conduceva verso la perdizione dell’anima. Nonostante fosse in linea con il pensiero del confessore, non riusciva a soffocare completamente la rabbia che provava. L’ennesimo ostacolo che si parava di fronte al viaggio verso Sud, per salvare le proprie genti da soprusi e l’ostilità del Nord.

    - Tenete. Ripulitevi e meritate riposo. - Ancora una volta si dimostrò misericordiosa come la Madre. Concesse il fazzoletto pregno di oli vegetali, tanto profumato, al soldato che era rimasto di guardia nelle ore del disastro. Addolcì debolmente i delicati tratti del viso con un sorriso, provando a sollevare l’uomo dall’angoscia che si portava dietro. Probabilmente si sentiva responsabile dell’accaduto, ma nessun mortale poteva contrastare la forza della Natura. Andava assecondata, mai fermata. Ognuno ne sarebbe stato travolto e sconfitto. La Figlia di Lord Jason Mallister e Lady Joanna Banefort non era di certo priva di buonsenso, punire un’innocente avrebbe solo acuito lo sgomento che tutti i pellegrini provavano e creato sfiducia in chi era al comando. La collina era troppo ripida per poter essere percorsa dai carri. Una scelta non priva di rischi e ne stavano già pagando le conseguenze. - Non sarà questo a fermarci. Giammai desisteremo dai nostri nobili intenti! - Si rivolse stavolta a chiunque era accorso nei pressi del carro ridotto in cenere. Armigeri, ancelle o solo curiosi. - Un ruscello può essere rallentato nel cammino dalla solida roccia, ma il suo flusso non si arresterà. Troverà sempre un modo per diventare fiume. - E dovevano diventare fiume, impetuosi nel loro cammino e delicati nel nutrire con le proprie acque le terre di confine. Portatori di speranza, protettori della vita. Mai similitudine più vera poteva rispecchiare il peregrinaggio verso Sud.

    Dopo il breve sopralluogo ai piedi della collina, lì dove il carro era stato distrutto dall’ira dei tuoni, la Mallister si ritrovò insieme a pochi intimi nella sua tenda a discutere sul da farsi. Le sedeva accanto Lady Vidya Bolton, insieme al suo seguito, come sua pari. Un responsabile delle milizie per ogni Casa di appartenenza, Mallister, Bolton, Stark, Cerwyn e Tallhart. Ed un rappresentate dei pellegrini che si faceva portavoce dei bisogni delle comuni genti, oltre che sondare sul loro umore generale. La Figlia di Seagard era affiancata da un’ancella e da Septon Mycheal, che sorvegliava con stoicismo ogni cosa anche nei momenti di maggior difficoltà. - Aggiornateci sulla situazione. - Come immaginava le perdite erano state ingenti. Una leggera pioggia continuava ad abbattersi sulle Barrowlands, rendendo i percorsi e le vallate degli acquitrini. L’avanzata sarebbe stata ancor più difficoltosa, anche con meno carri al seguito. Tirò un sospiro di sollievo quando fu rassicurata sull’incolumità dei soldati e dei pellegrini. Nessun ferito. Un nodo alla gola le impedì di proferir parola per qualche minuto quando venne a conoscenza che nessuno degli esploratori era ancora tornato. I più ottimisti credevano per la tempesta, che ora si era spostata chissà dove. Mentre quelli meno ottimisti urlavano già all’ammutinamento o peggio l’imboscata dei pochi briganti che infestavano le lande. Pochi viveri erano riusciti a salvare dal carro distrutto, quindi la Mallister predispose subito di sovraccaricare quello rimasto in quanto anche una mela in più o un sacco di farina poteva fare la differenza. Presto sarebbe giunta la fame, il malcontento. Tempi difficili e lo sguardo della Mallister era diretto verso Casa Dustin, l’approdo più vicino e sicuro. Per conto di Lord Helmann Tallhart, i Dustin erano già stati allertati. Sperava che la tempesta li avrebbe fatti muovere prima. Inoltre il mancato ritorno dell’avanscoperta le provocava qualche preoccupazione in più.

    Si schiarì la voce, nella speranza di non lasciar trasparire l’inquieto animo. Era molto preoccupata. Per via delle perdite stava offrendo vino speziato e briciole di pane raffermo ai suoi ospiti. Aveva deciso di non annacquare il vino già da subito per non turbare l’animo dei presenti. Le risorse erano limitate ma non ancora ridotte all’osso. Le ancelle sotto il vigile comando della nobildonna offrivano un vassoio di pane e coppe di vino per i convitati. - Quante possibilità abbiamo di cacciare selvaggina con la pioggia? Perdonate le mie lacune in merito, ma le battute di caccia si organizzano con il bel tempo. Le prede preferiscono rimanere nelle tane con il maltempo. - Cercò consensi o dissensi nella tenda. Una battuta di caccia tra nobili era qualcosa di profondamente diverso dal lavoro di cacciatore. - Apporre delle trappole non ci garantirà una fonte di sostentamento immediata. Tempo che forse non abbiamo… vi prego smentitemi se il timore mi rende incauta o poco lucida. - Breve pausa. - Le Barrowlands sono terre sterili e desolate. Dubito che troveremo un raccolto o un frutteto. - Concluse piombando in un profondo e meditativo silenzio. Sperava con tutta se stessa che qualcuno la smentisse, che le offrisse una speranza.

    Fissò per lungo tempo l’immagine riflessa nel vino, senza profanarne la superficie scarlatta con le sottili labbra. Prestava attenzione ai dibattiti, alle opinioni e alle divergenze. Ripose il calice senza assaggiarne il prezioso nettare. Poi si distese sullo schienale della sedia ed intrecciò le mani davanti al grembo. Il sontuoso abito le cadeva morbidamente sulla minuta figura. Una bambina che indossava le vesti di una donna. Così si sentiva. Ogni rinuncia gravava sempre di più sull’umore. Si sarebbe vestita di stracci pur di garantire una facile e sicura traversata tra le Barrowlands. - Dunque… - Cercò la complicità di Lady Vidya, una preziosa alleata. Forse una delle poche che riusciva a scrutare oltre l’algida cortesia e la fredda etichetta che amava ostentare. - … Se non abbiamo altra alternativa, ci toccherà procedere con meno carri e provviste. Dimezzeremo le razioni, intensificheremo le ore di marcia e aumenteremo la sorveglianza! - Decisioni dure, implacabili. Lord Jason Mallister sarebbe stato di certo orgoglioso della figlia. - Ognuno di noi è chiamato ai sacrifici al cospetto dei propri Dei. È giunto il nostro momento. -

    Le rinunce a cui s’era piegata fino a quel momento non erano minimamente paragonabili a quelle che stava chiedendo ai pellegrini. Lei stessa ne sarebbe stato l’esempio.

    Untitled






    Parole: 2849

    Strategia (Proposte):
    - Partenza immediata nonostante gli acquitrini e la leggera pioggia;
    - Razionamento delle provviste;
    - Maggior ore di marcia giornaliere con pause brevi ma frequenti;
    - Potenziamento delle ore di sorveglianza, soprattutto durante le soste serali;
    - Rinunciare alla carrozza ed utilizzare i cavalli per trainare i carri;
    - Annacquare vino e bevande per allungarne la durata;
    - Vendita di abiti e gioielli ai più vicini villaggi (anche baratto per provviste);
    - Sacrificare cavalli in caso di necessità per sfamare;
    - Possibilità di cacciare nei momenti di pausa e se il tempo lo permette;
    - Inviare immediatamente un esploratore a Casa Dustin per esortarli ad inviare aiuti;
    - Intensificare le ore di preghiere (Septon Mychael e Lady Vidya) per mantenere l’umore alto.

    Lascio a »S« il compito di approvarle/bocciarle/modificarle :3
    Io ho lanciato delle idee.
     
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      Terre delle Tombe · 24 gennaio 286AA
    Non appena ricevuto l’ordine, i soldati, coadiuvati dai pellegrini più in forze, si misero all'opera. L'urgenza della situazione evidente nell'impetuoso vociare dei comandi e nei movimenti rapidi ed efficienti con cui sacchi, ceste e bauli, contenenti gli ori rimasti, parte delle vettovaglie e tutto ciò che era considerato indispensabile, venivano ammassati sul carro più leggero, o distribuiti per essere trasportati a mano.

    In quell’accavallarsi di accenti, versi e rumori, Vidya osservò preoccupata le piccole nuvole di condensa iniziare ad avvolgere ogni parola pronunciata e respiro emesso, aleggiando per qualche attimo nell’aria, come una sorta di eco visiva, prima di dissolversi lentamente. L’orizzonte era ormai del tutto indistinguibile, coperto da un’intensa e cinerea foschia e le gocce di pioggia avevano cominciato a moltiplicarsi, cadendo fredde e pesanti, via via più numerose, intorno a loro. Si era ben lontani dalla rigidità del Nord più profondo e dalla morsa dei suoi temuti ed estremi inverni ma, con il sopraggiungere della sera e del temporale, le temperature sarebbero scese vertiginosamente.

    «Ricavatene quanto più legname possibile», ordinò, indicando il tronco appena spostato lungo il ciglio del sentiero. Era una conifera, il miglior legno in cui potevano sperare di imbattersi nelle loro disperate condizioni. La resina in esso contenuta, insieme ai rami e agli aghi, avrebbe funto da combustibile per il fuoco, permettendogli di ardere più facilmente e, se posizionato accuratamente, persino resistere all’acqua. «Il gelo è un nemico subdolo ed insidioso», aggiunse con tono grave, consapevole di come il pericolo più grande innanzi a loro fosse quello di non cadere nel suo sonnolento e letale abbraccio. Non era solo questione di trovare riparo per qualche ora nell'attesa che spiovesse, ma di resistere un'intera notte in quelle lande inospitali alla mercé degli elementi - per di piú dispiegati in tutta la loro furia. «E l’Ora dell’Usignolo ancora lontana.»

    Il legnoso cigolio di ruote e lo stridio metallico dei rivetti tornò ad unirsi agli insistenti brontolii del cielo e il carro, ormai ricolmo, iniziò la lenta ascesa lungo il pendio, sobbalzando vistosamente sul terreno irregolare. La pendenza tale da mettere a dura prova i cavalli e la resistenza del telaio, costringendo i soldati a cercare di spingere il piano di carico e frenare le ruote dallo slittare sull’erba umida e bagnata, puntando gli stivali nel terriccio pericolosamente cedevole.

    Alcuni degli uomini avevano preceduto il gruppo, raggiungendo il luogo designato per preparare il terreno, liberandolo dai sassi più grandi e livellando frettolosamente la superficie laddove avrebbe potuto causare problemi alla stabilità delle strutture e al posizionamento dei picchetti. Pali e tronchetti di rinforzo furono posizionati per dare maggiore sostegno alle tende. Teli e pelli vennero tesi e posti come coperture. I cordini fissati a fondo nel terreno per evitare venissero sradicate dal vento e, ben presto, l’accampamento cominciò a prendere forma.

    Incurante della pioggia sempre più fitta e delle sferzanti folate che ne deviavano improvvisamente la direzione, rendendo quasi del tutto inutile il riparo offerto da teli e mantelli, la Bolton si dedicò a coloro che più necessitavano del suo intervento. La ritrosia e circospezione con cui avevano reagito dinanzi alle prime cure prestate dalla giovane, nei giorni seguenti la partenza, erano quasi del tutto scomparse. Vidya si era accertata di citare costantemente il Maestro Tybald, ponendosi ai loro occhi come mera mano esecutrice della conoscenza dell’anziano sapiente, e i risultati ottenuti, unitamente al fatto che molti dei rimedi fossero noti e simili a quelli della tradizione popolare, erano riusciti ad abbattere gran parte dei muri eretti. Si mosse attraverso quel campo di fortuna, ignorando la sgradevole sensazione degli abiti che, inumidendosi, le aderivano alla pelle e il modo in cui la fanghiglia ne appesantiva l’orlo ad ogni passo. Controllò lo stato delle ferite per assicurarsi non si sviluppassero infezioni, sostituì le fasciature bagnate e infangate e distribuì rimedi per contrastare i primi sintomi di raffreddamento e trattamenti per geloni e vesciche. Piccoli ma concreti aiuti per chi aveva coraggiosamente accettato di unirsi al pellegrinaggio.

    Stese il composto a base di lavanda, ortica e arnica montana sulle bulbose nocche di una donna, una delle tante anime che si erano aggiunte durante il cammino, lasciando il proprio villaggio spinta da quella che doveva essere una devozione profonda, e, iniziando a fasciarle le mani martoriate dall’artrite, incrociò brevemente il suo sguardo. Tremava e, ad ogni forte ventata si irrigidiva, trattenendo il respiro. Come la maggioranza dei pellegrini indossava vesti semplici, composte da strati di vecchie pellicce e di lana, a volte talmente consunti dal tempo e dall'uso da lasciarli quasi del tutto esposti all’implacabile clima. Ma la Bolton sapeva che la causa di quelle reazioni non era solo il freddo. Era paura.

    Il buio era giunto, facendo sprofondare l'intera area nella più totale oscurità. La valle ai loro piedi era diventata un mare nero, a malapena visibile attraverso il muro d’acqua che scendeva dal cielo. Sforzandosi era possibile distinguere il flebile chiarore delle lanterne accese dalle guardie, intente a spostare il resto dei convogli e predisporre l’improvvisata vedetta. Nell’assurdo caso qualche folle avesse deciso di sfidare le intemperie, o atteso un’apertura per sferrare il proprio attacco uscendo da un qualche riparo nei dintorni, sarebbero stati pronti a reagire.

    «É solo la voce del vento» mormorò gentilmente, sentendo la donna reagire all'ennesimo inquietante sibilo. «Il suono emesso dai flussi d’aria che si scontrano e aggirano gli ostacoli sul loro cammino.» Terminò la fasciatura al polso e le strinse delicatamente le mani per rassicurarla e offrirle una spiegazione razionale a cui aggrapparsi per tenere a bada il timore legato alla superstizione. «La stessa ragione per cui, ponendo una foglia contro le labbra, un leggero soffio può trasformarsi in un potente fischio.»


      Terre delle Tombe · Accampamento · notte · 25 gennaio 286AA

    ...taptap tap tap...



    Qualcosa gocciolava sul tetto della tenda. Un picchiettare, ritmico e costante, che riusciva a sovrastare l'assordante fitto scroscio della pioggia all'esterno e il cupo rimbombo dei tuoni.

    ...tap tap taptap...



    Immersa in quel liquido rombo, avvolta in una coperta di morbida pelliccia, Vidya sedeva sul semplice giaciglio preparato per la notte, irrequieta.

    Aveva richiesto espressamente di utilizzare una delle tende più piccole - sufficiente ad accogliere lei e la cameriera - e lasciare il padiglione più ampio a disposizione dei pellegrini, riducendo così il numero di strutture da erigere e risparmiare tempo. Lo spazio lungo il fianco della collina non era molto e, vista la situazione d’emergenza, fare a meno di certi agi e comodità, le era sembrata la cosa più naturale e giusta. D’altronde al Forte era abituata a condizioni che, agli occhi di molte nobildonne, soprattutto quelle del Sud visto lo sfarzo con cui si accompagnava Lady Josephine, potevano apparire alquanto spartane.

    Con il capo chino e i gomiti puntellati sulle ginocchia, teneva le mani affondate nei lunghi e folti capelli neri, dondolandosi lentamente in avanti e indietro, in attesa del prossimo attacco.

    ...taptap tap tap...



    La servitrice era seduta di fronte a lei e, chiusa in un inquieto silenzio, stringeva un bricco vuoto. Il suo sguardo - stanco ma vigile - era puntato verso l’entrata della tenda, come se temesse di vederla aprirsi da un momento all’altro, e la testa era leggermente inclinata, in attitudine d’ascolto, attendendo impaziente una diminuzione della precipitazione.

    La tisana alle erbe mediche era finita da tempo, e così il suo effetto, ma sotto quella pioggia sarebbe stato impossibile raggiungere e tentare di ravvivare uno dei fuochi per farne dell’altra.


    ...tap tap taptap...



    Vidya socchiuse le labbra ed espirò lentamente, ripetendosi mentalmente di mantenere i respiri pieni e regolari, indi sollevò il volto.

    Una lanterna bruciava a poca distanza, illuminando debolmente l'interno, relegando l’oscurità negli angoli e nella punta creata dal palo centrale. I soldati avevano posto sulla tenda una copertura in pelle, inclinandola affinché proteggesse la struttura dall'acqua piovana e assicurasse alla Lady un ambiente quanto più asciutto possibile, eppure quella goccia sembrava aver trovato una via d’accesso.

    Fissò il telo scuro, alla ricerca del punto d’origine del rumore. L'occhio sinistro era gonfio e lacrimante, le guance e zigomi, solitamente pallidi, arrossati.


    ...taptap tap tap...



    Un aspetto che la incuriosiva della cefalea che l’affliggeva, pensò tenendo distrattamente il conto delle gocce che colpivano il telo, era la puntualità. L’emicrania non seguiva alcuno schema, poteva colpire in qualunque momento ma dava avvisaglie del proprio arrivo, e il dolore cresceva gradualmente, non superando mai una certa soglia. Questo male, invece, arrivava di colpo - intenso e brutale - di solito nella stessa ora del giorno precedente.

    Il numero e durata degli attacchi potevano variare, ma seguivano dei ritmi più o meno costanti e la giovane, nel tempo, aveva cominciato a riconoscerli. Non alleviava la sofferenza, ma saperne leggere l’evoluzione le era d'aiuto per superare e sopportare quelle lunghe ore.

    Cinquecentoventi tap.

    Almeno un centinaio in più di quelli intercorsi nell'ultima pausa tra un episodio e l'altro. L’intervallo stava aumentando. La fine del tormento, per quella notte, era vicina.

    ...tap tap ta-



    Una forte e turbinante folata di vento si abbatté contro la tenda, e questa sembrò quasi piegarsi. Un gemito prolungato che le fece gelare il sangue nelle vene, sinistramente simile ad un lamento umano.

    Con la coda dell'occhio notò la servitrice congiungere discretamente le mani, e non ebbe bisogno di guardarla in volto per sapere che le labbra avevano iniziato a muoversi, formando parole in una muta preghiera agli Antichi.

    Non la biasimava.

    Anche per la mente più razionale, durante l'ora dei fantasmi, mentre la notte si avviava verso l'ora più buia, era difficile non farsi suggestionare dalle leggende ed immaginare che a scuotere le pareti di tessuto intorno a loro fossero mani spettrali, o pensare che quell’insistente picchettio fosse il gocciolare dei cenci marciti di un qualche scheletro uscito dalle umide e profonde tombe disseminate lungo il territorio, e che ora fluttuava all'esterno sulle loro teste...

    Tuttavia, nonostante il timore che la portava a trattenere il respiro ad ogni ennesimo sibilo del vento, una parte di lei era curiosa. Tentata dal dare a quegli spiriti inquieti il permesso di entrare. Stabilire con loro un contatto e avere la possibilità di ottenere risposte sui grandi quesiti che tormentano ogni essere umano. Avrebbe posto domande sulla loro vita e il passato in generale. Chiesto cosa attendesse le anime una volta varcata la soglia dell'Oltre…

    Ripensò alla piccola porta sul lago di Piazza di Torrhen, con gli elaborati intagli nel legno narranti la sofferenza che aspettava chi aveva scelto l’oscurità, o chi era stato strappato alla vita, bloccati in un vuoto senza fine, e concluse che, se quelle anime avessero avuto una voce, sarebbe stata proprio come i lamenti del vento. Il suono di un disperato richiamo. Si sentì dunque riempire d'orrore alla consapevolezza che, qualunque piano dell’Oltre occupassero, se avessero mai cercato di comunicare con lei, non avrebbe saputo riconoscere la voce dei propri genitori.

    Portò le mani al collo, cercando d’istinto il fermaglio appartenuto a sua madre, ma le dita non trovarono altro che stoffa e pelliccia. Iniziò dunque a rovistare nella sacca ai piedi del giaciglio, sentendo parte dell’angoscia placarsi solo una volta che l’ebbe trovato. Un frammento che l'ancorava al suo ricordo, riempiendo il vuoto della propria memoria.

    All'improvviso il crepitio di un fulmine irruppe nel suo rimuginare, squarciando le tenebre dei suoi pensieri allo stesso modo in cui aveva lacerato quelle all'esterno, facendola sussultare. Il riverbero del tuono, un suono cupo e roboante, parve prendere forza, protraendosi per qualche lungo secondo, diventando man mano più intenso e vibrante prima di spegnersi.

    Con il cuore che ancora le batteva frenetico nel petto per lo spavento, tese l'orecchio, cogliendo solo parte della conversazione in corso tra i soldati di guardia che cercavano di comunicare attraverso quel muro d'acqua. Voci concitate che si mescolavano agli agitati nitriti dei cavalli e allo sguazzare di passi frettolosi nel fango. La quiete della notte stravolta.

    Lanciò un'occhiata preoccupata verso la cameriera e, nonostante la debolezza, si alzò, avvicinandosi all'entrata. Slegò uno dei legacci e sbirciò all'esterno. La pioggia continuava a cadere implacabile e, nel flebile e sfocato bagliore di un paio di lanterne poco distanti, delle sagome sembravano muoversi. Ombre che vagavano nel buio.

    L'immagine delle anime degli antichi defunti che si muovevano all’insaputa di tutti nell'accampamento, attratti dal calore delle fiaccole e il chiarore dei lumi, le balenò alla mente. Fece un passo in avanti, uscendo dalla tenda. Le pallide iridi scivolarono lungo quell’impalpabile e fumosa cortina d’acqua e nebbia e, in lontananza, più in basso, vide accendersi un bagliore. Fuoco. Qualcosa a valle stava andando a fuoco.

    Un'altra folata. L'ennesimo sibilante gemito. Questo però, notò con inquietudine, era più acuto del precedente, simile ad un grido d'esasperazione e rabbia.

    Qualche istante dopo sentì una presa, delicata ma ferma, intorno al polso. Si irrigidì, mentre un brivido di terrore le scorreva lungo la schiena ma, prima che potesse reagire, registrò la voce allarmata della cameriera. La donna era al suo fianco e la pregava di rientrare. Si lasciò dunque guidare all'interno, lì fuori sarebbe stata solo d'intralcio. Non poteva fare altro che aspettare, presto qualcuno sarebbe andato a riferirle cosa era accaduto.

    Tornò a sedersi sul giaciglio e controllò Jiàn. Si era svegliato e, spaventato da tutta quella confusione, si agitava nella gabbietta. Il suo frenetico frullare d'ala l'unico rumore all'interno della tenda.

    Il picchiettio era scomparso.


      Terre delle Tombe · Accampamento · mattina · 25 gennaio 286AA

    Alla luce del giorno, l'entità della devastazione che quella notte di piogge torrenziali aveva portato con sé, si era rivelata in tutta la sua dura e beffarda evidenza. Diversi picchetti erano saltati, danneggiando e facendo afflosciare parte delle strutture, e vari teli, utensili e sacchi vuoti erano sparpagliati tra la melma in cui si era trasformato il terreno, probabilmente trascinati dalle forti raffiche di vento.

    Il danno maggiore, tuttavia, lo avevano subito a valle.

    Un cumulo di tizzoni ancora fumanti e metallo fuso, ammonticchiati ai piedi della collina, era difatti quanto rimaneva del carro in cui erano stati allogati parte dei viveri e quant'altro avrebbe consentito loro un agevole viaggio, quasi del tutto incenerito dalla terribile e primordiale forza scaturita da uno dei fulmini caduti durante la tempesta. Per giunta, insidiose pozze ed acquitrini si erano formati lungo il sentiero, aggiungendo una nuova complicazione al loro già difficile cammino.

    Con grande sollievo per tutti non si erano registrate perdite umane, anche se rimaneva la preoccupazione e la frustrante sensazione d’inquietudine data dall'ormai prolungata assenza degli uomini dell'avanguardia. Sembrava fossero stati inghiottiti dalle Terre delle Tombe o, come in molti temevano, trattenuti da forze ben piú terrene e potenzialmente piú pericolose.

    Vidya coprí il calice con la mano e scosse debolmente la testa, rifiutando garbatamente il vino e il pane offerto da una delle ancelle.

    Era stata convocata nel padiglione della Mallister, divenuto una sorta di quartier generale, per discutere, insieme ai comandanti delle varie truppe e a un rappresentante dei pellegrini, il punto della situazione e approntare una strategia per il prosieguo della spedizione. Indossava un mantello diverso - quello del giorno precedente reso inutilizzabile dall’acqua e fango raccolti - dal tessuto di un cupo rosso porpora, impreziosito da ricami rosa antico richiamanti i colori del proprio casato.

    Seduta in silenzio, con il contrasto tra il biancore del suo incarnato e l’ossidiana dei capelli che le ricadevano sulle spalle a sottolinearne la marmorea eleganza, seguiva attentamente la discussione, ascoltando i resoconti e le molteplici proposte e contrapposte opinioni dei presenti. I pallidi e penetranti occhi chiari che si spostavano, puntandosi di volta in volta su chi prendeva la parola.

    La situazione in cui si trovavano si profilava sempre piú complessa e costellata d'incognite, che solo tramite una lucida e puntuale analisi potevano essere efficientemente contrastate. Oltre alla gestione degli approvvigionamenti, il principale dilemma tra i convenuti al piccolo concilio era rappresentato dall'opportunità o meno di rimettersi in viaggio di lì a poco, o attendere condizioni atmosferiche piú favorevoli.

    «Se ho ben inteso quanto detto,» principiò la giovane, facendo una breve pausa in attesa che tutti si quietassero prima di proseguire, «secondo i vostri calcoli abbiamo cibo appena sufficiente per raggiungere Città delle Tombe. Ovvero per circa altri cinque giorni.» Tenne la voce bassa e controllata, a stento udibile al di sopra del picchiettio della pioggia per coloro che erano seduti più lontani. «Salvo imprevisti,» continuò, conscia che contro la sorte avversa anche il miglior piano poteva fallire, e di non potersi permettere di essere troppo ottimisti o contare unicamente sui viveri già a loro disposizione, «razionando le provviste come proposto da Lady Josephine, e facendo affidamento su eventuali risorse del territorio, possiamo tranquillamente coprire una settimana di viaggio.»

    La brulla collina su cui si erano rifugiati, e l’avvallamento che la circondava, offrivano ben poco. Aveva visto dei ciuffi di aglio vineale e òrapo ma, per quanto nutrienti, non avrebbero fornito cibo per molto. I pellegrini non avrebbero perso la testa per qualche pasto in meno, abituati nelle loro vite a mancanze ben più gravose, tuttavia, se fossero rimasti bloccati più a lungo…


    «Al Nord il maltempo non è mai stato un deterrente per la caccia» disse dunque, rispondendo indirettamente alla domanda posta poco prima dalla nobile di Seagard. Si parlava di terre in cui la neve cadeva persino d’estate, imbiancando campi e alture. Gli uomini avevano imparato da secoli ad adattarsi e sfruttare al meglio ogni condizione per assicurarsi sostentamento, difficilmente sarebbero stati fermati da un acquazzone. «Gli animali hanno i nostri stessi bisogni. Alla prima tregua dalla pioggia tendono ad avventurarsi fuori dalle tane spinti dalla fame.» Dopo rovesci e temporali gli odori e i rumori si ottundevano, permettendo di avvicinarsi senza essere notati; il terreno umido, poi, facilitava l’eventuale individuazione e tracciamento delle orme. «Si tratta di attendere il momento giusto, nel luogo giusto.» Gli elementi chiave erano il tempo e la conoscenza del territorio. Si rivolse dunque all’uomo Tallhart. «C’è qualcuno tra di voi che ha percorso questa strada prima d’ora?» Erano a meno di un giorno di viaggio da Piazza di Torrhen, non era assurdo pensare che fosse capitato loro di avventurarsi in queste lande in precedenza, o che fossero a conoscenza di dettagli o informazioni utili non presenti sulle mappe.


    La giovane Bolton tacque per qualche lungo attimo, considerando e valutando attentamente quanto suggerito dall’altra nobildonna. Un approccio duro e deciso che la trovò - in gran parte - concorde.

    «Non credo che rinunciare alla carrozza in questo frangente sia saggio.» Non finché non avessero ottenuto risposte su cosa li attendeva o scoperto il destino degli esploratori. Lo spettro di un attacco di briganti continuava ad aleggiare su di loro, e il non essere riusciti a trovare una spiegazione per la presenza del tronco nel bel mezzo della strada, unitamente alla presunta sparizione degli uomini inviati ad indagare, non faceva che rafforzarne il timore. «La cabina può dare rifugio in caso di bisogno. Possiamo sempre abbandonarla in seguito se costretti.»

    Comprendeva la necessità di allungare il passo e alleggerire quanto possibile il carico, ma non dovevano fare l’errore opposto e farsi prendere dalla fretta, correndo il rischio di ritrovarsi privati di una valida risorsa.

    «Dobbiamo valutare le nostre mosse passo per passo. E per ora la nostra priorità è cercare di raggiungere quanto prima il punto d’incontro con i soldati Dustin, o comunque una posizione che possa offrire riparo e risorse in loro attesa.» In teoria, se anche fossero rimasti bloccati, non avrebbero dovuto attendere molto per ricevere degli aiuti. Se non direttamente da Città delle Tombe dai villaggi nelle sue vicinanze.

    «Concordo sul partire il prima possibile.» Il tempo nelle Terre delle Tombe era imprevedibile. Aspettare che spiovesse avrebbe potuto portarli ad essere sorpresi da un nuovo temporale e dover passare un’altra notte su quell’altura, perdendo ore e miglia preziose di marcia. Dovevano poter avanzare con calma, navigando con cura gli acquitrini. Rivolse lo sguardo verso l’entrata della tenda. All’esterno la pioggia continuava a cadere, incessante, sebbene ridotta a una fine e leggera acquerugiola, e la foschia della sera precedente si era quasi del tutto diradata, rendendo di nuovo possibile scorgere tra i fumosi brandelli di nebbia i dettagli del paesaggio che si apriva intorno a loro. «Se dobbiamo muoverci sulla strada in queste condizioni conviene farlo con la massima visibilità, sfruttando le ore di luce a disposizione.»



    Parole: 3324 (tap esclusi xD)


    Per quanto riguarda le proposte:

    - Partenza immediata nonostante gli acquitrini e la leggera pioggia;
    - Razionamento delle provviste;
    - Maggior ore di marcia giornaliere con pause brevi ma frequenti;
    - Potenziamento delle ore di sorveglianza, soprattutto durante le soste serali;
    - Rinunciare alla carrozza ed utilizzare i cavalli per trainare i carri; (i cavalli del carro distrutto possono già fornire maggior traino, per ora terrei la carrozza)
    - Annacquare vino e bevande per allungarne la durata;
    - Vendita di abiti e gioielli ai più vicini villaggi (anche baratto per provviste); (dipende da come si mette la situazione)
    - Sacrificare cavalli in caso di necessità per sfamare; (idem sopra)
    - Possibilità di cacciare nei momenti di pausa e se il tempo lo permette;
    - Inviare immediatamente un esploratore a Casa Dustin per esortarli ad inviare aiuti;
    - Intensificare le ore di preghiere (Septon Mychael e Lady Vidya) per mantenere l’umore alto.
     
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    Copro Robb che è stato chiamato in seminario.

    25 gennaio 286 -Mattino/pomeriggio


    La carovana si era rimessa in cammino sfruttando le ore di luce che quel clima tempestoso riusciva comunque a garantire in qualche modo. Il suolo fangoso sotto i piedi reagiva lentamente all'acqua che lo aveva intriso. Ogni passo dei pellegrini lasciava una piccola impronta, e ogni pozzanghera rifletteva un frammento del paesaggio circostante. L'umidità nell'aria accarezzava la pelle, sotto la pioggerella che leggera ma costante continuava a battere sulla carrozza e sulle teste dei viandanti.
    L'esploratore inviato a Casa Dustin era partito di buona lena e probabilmente non si sarebbe fermato a dormire ma solo a recuperare le forze necessarie alla prosecuzione del viaggio. Per il momento la carovana continuava a proseguire con coraggio, rinforzata nella fede dalle preghiere del Septon e di Lady Vidya, ma un sentore di inquietudine e preoccupazione serpeggiava tra tutti e la voglia di approdare finalmente dietro le mura sicure di una fortezza era un sentimento palpabile.
    "Yaaaa" -la carrozza si era fermata. All'esterno c'era un gran trambusto anche se dalle retrovie non si capiva bene cosa stesse accadendo. Il rumoreggiare della folla però avrebbe chiarito anche alle due Lady la presenza di uno degli esploratori inviati a controllare nei dintorni, ferito? Avevano detto che era stato ferito?
    Fiuuuuuuuuuu
    Il suono di una freccia che sferzava l'aria coprì il rumore della pioggia, seguito da quello tonfo del dardo che si conficcava nel legno della carrozza, a pochi centimetri dal volto di Josephine e Vidya. Lo stridore dei cavalli fuori annunciava che presto qualcuno si sarebbe spostato in direzione delle fanciulle per difenderle, ma a quella freccia non sembravano volerne seguire altre.
    Un piccolo foglio di pergamena era stato arpionato alla coda della freccia e lì, con del carbone ed una grafia incerta, era stata scritta una frase:

    30 ori e liberiamo i vostri uomini, altrimenti li ammazziamo
    Al tramonto, al cipresso bruciato dal fulmine più avanti
    Solo una Lady col denaro


    Eccolo dunque il motivo per cui i soldati non avevano fatto ritorno, erano caduti vittime di un'imboscata! Forse il soldato ferito che le aveva raggiunte avrebbe saputo dire qualcosa di più, ma in ogni caso... che fare? Condurre una sortita militare, rischiare la vita ed il denaro per salvare dei soldati? Insabbiare tutto e proseguire dritti verso i Dustin?
    Il tempo scorreva inesorabilmente...tic toc tic toc.

    CITAZIONE
    Sarà Robb a dirvi quanto tempo avete a disposizione prima del tramonto ma sicuramente almeno un post ce lo avete per decidere che fare.
    Ogni scelta andrà bene e ogni scelta avrà conseguenze!
    Al lavoro!

    Limite risposta: giovedì 24 agosto
     
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      Terre delle Tombe · 25 gennaio 286AA
    La pioggia non accennava a diminuire, fitta e sottile, si posava lieve sui soldati e i pellegrini all’esterno, bagnando gli aspri rilievi e i tumuli intorno a loro. Di tanto in tanto un vernino raggio di sole sfuggiva alla coltre di nubi e veniva catturato dalle gocce che si trattenevano sul vetro del finestrino, facendole brillare come lacrime di luce, attutendo con il suo freddo chiarore la penombra che riempiva la cabina. L’atmosfera grigia e cupa era accentuata dal teso silenzio che appesantiva quella lenta marcia, interrotto solo dal costante, leggero, tamburellare della pioggia e il cadenzato rumore degli zoccoli e lo stridio del legno e del ferro della carrozza in movimento.

    L’accampamento era stato smantellato in gran fretta, i carri ancora utilizzabili dopo la tempesta caricati con i rifornimenti restanti e di tutto quanto ritenuto necessario al prosieguo del viaggio, e un soldato inviato con urgenza al seggio di Casa Dustin. Erano partiti immediatamente, ad onta delle condizioni avverse, impazienti di lasciarsi alle spalle quei luoghi e determinati a sfruttare le ore davanti a loro per coprire quanta più strada possibile. Ma le Terre delle Tombe sembravano altrettanto decise ad opporsi al loro avanzare, la strada resa quasi del tutto impraticabile da pozze d’acqua, fanghiglia e gli improvvisi torrentelli che l’attraversavano gorgoglianti, rendendo ogni miglio una conquista.

    Vidya alzò la mano e, cogitabonda, tracciò il percorso di quelle stille di pioggia con la punta delle dita, sentendo il sottile strato di condensa sciogliersi al suo passaggio.

    Inutili erano stati i tentativi di distrarsi. La scomparsa dei cinque uomini dell’avanscoperta un’ombra costante che riusciva a velare ogni suo pensiero di un’inespressa inquietudine, andando ad aggiungersi allo stato di apprensione che l’accompagnava fin dall’inizio della spedizione. Aveva provato a lavorare alla ghirlanda, cercando in quei metodici e ripetitivi movimenti l’ordine e il controllo che sentiva sfuggirle, ma nella sua mente continuavano ad affollarsi domande e angoscianti timori. Aveva quindi cercato di immergersi nella lettura, nella speranza di trovare in quei lontani racconti l’estraniamento necessario, salvo scoprirsi incapace di concentrarsi sul testo, le parole scritte sulle pagine troppo deboli per sovrastare le voci nella sua testa.

    Alla fine si era arresa e aveva smesso di ignorarle. Il quieto sguardo rivolto all’esterno, oltre il paesaggio che scorreva lento e apparentemente innocuo al di là del vetro, perso nell’immaginare i diversi possibili scenari che l’attendevano. Uno dei pugni chiuso attorno al fermaglio di sua madre - come la notte precedente, quando l’ira degli Dèi era sembrata abbattersi su di loro - nell’istintiva ricerca della protezione che quell’oggetto riusciva a trasmetterle. Poteva sentire gli arti dell’uomo scuoiato premere contro l’interno della dita e i tre ferri di lancia dei Moore imprimersi lentamente nella carne.

    Con un sospiro lasciò ricadere i candidi tendaggi e spostò l’attenzione sul Septon Mycheal. Lo osservò di sottecchi, chiedendosi quanto di quella calma e fiducia fosse una maschera come la sua. Se davvero credesse nei passaggi e nelle preghiere recitate qualche ora prima, stringendo tra le mani la Stella a Sette Punte, per infondere coraggio negli adepti. Se si sentisse quanto lei un menzognere quando li rassicurava, tacendo le proprie paure e dubbi.

    Ripensò alla sosta del meriggio. Una delle poche che si erano concessi dalla partenza per far riposare i cavalli e verificare lo stato dei mezzi messi a dura prova dalla strada dissestata. Al contrasto delle preci rivolte dai due gruppi ai propri Dèi. Il cantilenante mormorio di quelle per i Sette che si scontrava con il meditativo e recettivo silenzio in cui i seguaci degli Antichi, invece, si immergevano.


    Lúk augu yðvar,
    Chiudete gli occhi.



    Avvolta nell’abbraccio carminio delle sue vesti - una sfumatura che agli occhi di quelle donne e quegli uomini avrebbe richiamato alla mente la linfa degli Alberi Diga a loro sacri - aveva riportato in quelle terre il suono della forn síðr, l’antica via. E, in un gentile sussurro, aveva guidato le anime a lei affidate all’ascolto delle primigenie energie che tutto circondavano e osservavano.

    …Ginnheilǫg goð, sem sjá allr,
    óreiðum augum lítið okkr þinig...

    ...Altissimi Dèi, che ogni cosa vedete,
    volgete il vostro benevolo sguardo su di noi...



    Un momento di raccoglimento e connessione che sembrava aver placato, almeno in parte, la preoccupazione e rinvigorito la risolutezza dei fedeli. Ma che aveva acuito nella giovane Bolton la sensazione di essere totalmente soli, abbandonati a forze fuori da ogni loro controllo.

    ...Vér hljóða biðjum æ friðdrjúgrar farar…
    ...In silenzio preghiamo per un viaggio tranquillo...



    Aveva pronunciato quelle preghiere macchinalmente, ponendo la giusta enfasi su ogni parola, senza però sentirle. Le loro vibrazioni seguite da un vuoto che pesava e soffocava.

    …Ginnheilǫg goð, gæti oss ǫll.
    ...Altissimi Dèi, proteggeteci tutti.



    Aumentò la stretta attorno al fermaglio, quel sordo dolore un’ancora al presente, e riportò lo sguardo verso il finestrino. Il paesaggio aveva cominciato a rallentare fino a smettere di muoversi. Si erano fermati. Con la coda dell’occhio notò la cameriera riscuotersi dal sonno in cui era sprofondata, esausta dopo la nottata insonne trascorsa al suo fianco. E, mentre le voci intorno a lei riacquistavano gradualmente vividezza, come stesse lentamente riemergendo dal profondo delle acque, si guardò attorno disorientata. Era prevista una nuova sosta? Il costante picchiettare della pioggia, unito allo spessore della cabina, attutiva il vociare che proveniva dall’esterno ma riuscì comunque a captare stralci di frasi.

    Uno degli esploratori era tornato. Ferito.

    Tese l’orecchio per cercare di carpire qualche dettaglio in più e non potè trattenere un moto di sorpresa quando, con un secco schiocco che riecheggiò nel teso silenzio dell'abitacolo, qualcosa si piantò nel legno all’altezza delle loro teste. Si voltò, lentamente, quasi aspettandosi di veder protrudere la punta della freccia dalla parete, e quindi, sgomenta, cercò lo sguardo della Mallister. Un’imboscata. Fuori dalla carrozza lo stupore iniziale si era trasformato in allarme e concitazione. Imprecazioni smorzate e comandi urlati con tono perentorio si sovrapposero al clangore delle armature, al pestare degli stivali nel fango e ai nitriti dei cavalli spronati al galoppo. Soffocò il proprio nervosismo dietro la sua usuale fredda compostezza, consapevole non fosse il momento di abbandonarsi alla paura ma di mostrare carattere. Tenne gli occhi fissi sulle sagome dei soldati, distinguibili attraverso i tendaggi, osservandoli disporsi attorno all’abitacolo per proteggerle.

    I secondi parvero dilatarsi. Rimasero in attesa, ogni senso in allerta, ma nessun altro dardo giunse.

    *


    Alla freccia, si scoprì, era stato infitto un foglio con un messaggio da parte dei banditi. Una richiesta di riscatto.

    30 ori e liberiamo i vostri uomini, altrimenti li ammazziamo
    Al tramonto, al cipresso bruciato dal fulmine più avanti
    Solo una Lady col denaro


    Il pezzo di pergamena era umido di pioggia, macchiato di terriccio e impronte di polvere di carbone. La giovane Bolton corrugò la fronte, turbata. Era chiaro stessero cercando di portarle ad esporsi, facendo leva sul sentimento di compassione e sulla sensibilità che si aspettavano da parte di due fanciulle. Ma qual era il vero fine? Si soffermò sulle parole ivi vergate, al loro tratto inconsistente ed incerto come fossero state scritte frettolosamente, o da mani non use alla scrittura. Erano davvero semplici banditi?

    «È una trappola» sentenziò dopo un lungo silenzio, staccando le pallide iridi dal cartiglio per incrociare quelle di Lady Josephine. Non vedeva alcuna altra ragione per cui richiedere la presenza di una di loro alla consegna del denaro. «Sono, con molta probabilità, a conoscenza della nostra identità e del nostro rango. Non si accontenteranno di soli trenta ori.» Forse i soldati catturati avevano parlato. Forse la voce di un corteo, capeggiato da due ricche Lady che distribuivano cibo ed elemosina ai villaggi, si era diffusa e il gruppo di briganti, una volta avvistati i loro convogli, avevano deciso di cogliere l’occasione per mettere le mani su un ricco bottino. Forse la missiva inviata ai Dustin era stata intercettata e l’imboscata organizzata per arrestare la loro avanzata da qualcuno che aveva interesse a far fallire la spedizione. «Non quando potrebbero ottenere molto di più.» Ori, cibarie, cavalli…

    Strinse la mascella e sollevò il mento con fare deciso. Se pensavano di avere a che fare con delle sprovvedute avevano fatto male i loro conti.

    «Considerare seriamente di recarsi all’incontro secondo le loro condizioni sarebbe da incoscienti.» Avere coraggio era diverso dal comportarsi in modo avventato. «Non avrei remore ad offrirmi volontaria se correre questo rischio fosse risolutivo. Ma non credo lo sia.» Scosse la testa. «Non è il momento di giocare a fare le eroine o farsi guidare dall’emotività,» se qualcosa aveva imparato osservando suo fratello gestire il proprio feudo, era che essere al comando significava prendere decisioni difficili e, a volte, impopolari per il bene dei più, «quanto piuttosto quello di essere saldi e responsabili.»

    Tra l'altro dubitava altamente che, chiunque tra i presenti fosse dotato di un minimo di raziocinio e senso di autoconservazione, glielo avrebbero permesso. Il compito di una scorta includeva l’impedire che i propri protetti si cacciassero in situazioni potenzialmente pericolose. Nè lei, nè Lady Josephine erano dei comandanti o generali, erano semplici Lady la cui incolumità dipendeva dalla competenza dei soldati messi a loro disposizione. Se questi avessero fallito l'ira dei loro signori sarebbe stata senza precedenti, e per gli uomini responsabili la prospettiva di morire per mano di un gruppo di banditi sarebbe parsa ben più appetibile del doverli affrontare. Colse uno scambio di occhiate nervose tra alcune guardie Bolton. Probabilmente stavano pensando la stessa cosa. Se avessero mancato al loro dovere, Roose - sebbene più per una questione di principio che di affetto - li avrebbe personalmente scuoiati uno ad uno.

    «Non oso immaginare l’entità delle ripercussioni nella sciagurata ipotesi qualcosa dovesse andare storto e una di noi finisse loro ostaggio…» I soldati sarebbero stati impossibilitati a reagire. Sotto minaccia, completamente disarmati, non avrebbero potuto fare altro che subire un eventuale saccheggio e cedere ad ogni loro pretesa. E, in caso di rapimento, le loro famiglie sarebbero state oggetto di ricatto. «…O peggio.»

    L’equilibrio del Nord era come la piatta e quieta superficie di un lago, la scelta che si apprestavano a compiere un sasso da lanciare al suo interno e le increspature generate dall’impatto le sue conseguenze.

    Dovevano agire con accortezza e acume.

    «Detto ciò, ritengo sia altrettanto fuori discussione abbandonare i soldati al loro destino.» Se tale opzione avesse rappresentato una reale soluzione non avrebbe esitato a sacrificarli. Non erano civili indifesi ma soldati addestrati, la cui missione era quella di assicurare la loro sicurezza e proteggerle fino alla morte. Mettersi volontariamente a rischio vanificava ogni loro proposito e sforzo. Tuttavia non era questo il caso, lasciarli morire non avrebbe risolto il loro problema. «Sarebbero vite sacrificate per nulla.» Spreco di risorseÈ da ingenui credere che ci lasceranno proseguire, rinunciando ad un possibile ricco bottino. Dovremmo trascorrere il resto del viaggio guardandoci le spalle, temendo un loro attacco.» Questi banditi non erano, però, solo un loro problema. «È inoltre necessario agire per liberare questi luoghi dalla loro presenza.» Con la forza o con il dialogo. «Per noi e per tutti coloro che in futuro percorreranno questa via.»

    Lasciò scorrere lo sguardo lungo il paesaggio. Era così quieto e silente, nulla sembrava indicare la minaccia che si nascondeva nelle sue ombre, e dietro la morbida linea delle basse alture e dei dormienti tumuli che lo ondulavano.

    «Il ricorrere allo stratagemma degli ostaggi, suggerisce non abbiano i numeri per tentare un attacco diretto.» Si umettò nervosamente le labbra e parlò lentamente, la voce poco più di un sussurro. Consapevole degli occhi che, con molta probabilità, li studiavano da qualche anfratto. «Hanno però il vantaggio del territorio. Conoscono queste lande meglio di noi. Potrebbero osservare i nostri spostamenti e prepararsi a reagire ad ogni nostra eventuale mossa, rendendo difficile organizzare una sortita o coglierli di sorpresa.» Nella sua mente iniziò a prendere forma un'altra soluzione al loro dilemma. «Dovremo giocare d’astuzia» disse, lanciando una veloce occhiata ai soldati e alle ancelle poco distanti. «Far credere loro di essere in controllo e solo quando avranno abbassato la guardia colpire.»

    Il tempo scarseggiava. Dovevano elaborare un piano prima del tramonto e per farlo, avevano bisogno di ottenere informazioni sul nemico.

    Avrebbe dunque chiesto di parlare con l’esploratore ferito e, frattanto che valutava le sue condizioni, avrebbe cercato di fare luce su quanto era successo all’avanscoperta e di carpire quanti più dettagli utili allo scopo.

    «Cosa è accaduto?» Domandò, facendo segno alla cameriera di passarle la borsa con i rimedi. Dal modo in cui li avevano sorpresi e fatti prigionieri potevano dedurre il loro grado di organizzazione e, a grandi linee, di quali forze effettivamente disponessero. Di certo, pensò ricordando il sibilo della freccia, sapevano che tra le loro fila vi era almeno un buon arciere. «Avete avuto modo di farvi un’idea del loro numero?» Proseguì, passando a domande più specifiche una volta che l’uomo ebbe terminato il suo racconto, cercando una conferma o una smentita alle sue deduzioni. «Sapete come sono disposti?» Avere un’idea di come fossero posizionati sul territorio era cruciale per studiare i propri movimenti. «In che condizioni versano gli altri prigionieri?» Poter contare anche su di loro dall’interno avrebbe potuto fare la differenza.



    Parole: 2162


    Per quanto concerne la scelta:

    Vidya ritiene che mandare una delle due all’incontro, così come lasciare i soldati a morire e i briganti liberi di provare ad attaccarli nuovamente, non sarebbe saggio. Inoltre, quale scorta lo permetterebbe?

    Quindi ...

    Se il soldato ferito è in grado di offrire informazioni utili si organizza una sortita per sorprendere i banditi.

    Altrimenti si punta su un diversivo: ad es. mandare un’ancella al posto di Lady Josephine (visti gli abiti e l'accento) all’incontro.

    In base alle risposte dell’esploratore - se necessario - nel prossimo post elaborerò il piano nel dettaglio.
     
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    ∼ 25 Gennaio 286 • Mattino - Pioggia •
    Barrowlands - Accampamento ∼


    I
    n viso austera e nell’animo tormentato, Lady Josephine fronteggiava i membri del concilio come un’intrepida martire pronta a morire per la propria Fede tra le fiamme del rogo. Un sacrificio necessario, un lume di speranza per chi li avrebbe seguiti. Non un’incrinatura nel marmoreo incarnato, solo un debole sorriso a fior di labbra per rassicurare quanto possibile i rappresentati del corteo ed i pochi pellegrini accorsi per curiosità. Ognuno sedeva su uno scanno in legno di pari altezza, e tutti serviti con vino aromatizzato e pane raffermo all’origano. La parola dell’uno non valeva meno dell’altro. Con minuzia aveva predisposto ogni dettaglio della riunione, in modo da non far sentire alcun esponente della Casata del Nord o pellegrino inferiore a nessun’altro. Di fronte alla misericordia della Madre o alla giustizia del Padre ognuno diventava eguale all’altro, spogliandosi delle ricchezze o delle miserie terrene. Le tende, come da tradizione, erano tappezzate d’arazzi finemente intrecciati. Un lusso che la Mallister si concedeva, oltre che ricoprire il bagnato pavimento con pellicce e tappeti, per rendere l’ambiente accogliente e confortevole. Su ogni arazzo erano narrate i Sette Doni che Hugor ricevette sulla Collina. Il Padre calò dal cielo sette stelle e le depose sulla fronte di Hugor per formare una corona, la Fanciulla plasmò una ragazza flessuosa come un salice e dagli occhi profondi come pozze blu per offrirla come moglie a Hugor, la Madre la rese fertile a tal punto da dare alla luce ben quarantaquattro figli possenti, come predisse la Vecchia, il Guerriero donò ad ogni figlio l'abilità nell'uso delle armi, e il Fabbro lavorò per ognuno di essi un'armatura a piastre. Solo lo Sconosciuto rimase in attesa, affinché guidasse le loro anime verso l’Oltre e le ricongiungesse nell’infinita saggezza del Dio. Un inno alla Fede, immagini che le infondevano una serenità che solo la profonda preghiera riusciva ad alienarla fino a tal punto. Ed era a loro che la Mallister rivolgeva lo sguardo, ogni qualvolta un funzionario enunciava perdite e rinunce che dovevano affrontare per sopravvivere alle Barrowlands.

    Si sentiva sempre più pesante, anzi fiacca sullo scanno su cui sedeva. Quando non rivolgeva attenzione ai diversi interventi degli armigeri e dei pellegrini, offriva lo sguardo chiaro verso la coppa d’argento che conteneva lo scarlatto nettare. Raramente si concedeva simili piaceri, anche perché Septon Mychael era intransigente a tal merito. Fugaci confessioni che sollevavano il corpo dagli infiniti castighi e rinunce a cui si sottoponeva per elevarne l’anima. Eppure in quel momento, nauseata dalla situazione ed afflitta nell’animo, non riusciva a gustarsi quel piacevole tepore che scivolava giù per la gola. Un piacere che non percepiva più, e che le sarebbe stato negato fino all’arrivo al castello dei Dustin. La prima cosa da fare era razionare i viveri ed annacquare le bevande era il primo passo da fare. Un segreto che aveva appreso durante i temibili assalti degli Uomini di Ferro alla baia. Di solito razzie, fugaci e con poche vittime. Però capitava un comandante troppo ambizioso ed audace, da voler tenere sotto scacco l’intero Golfo degli Uomini di Ferro. Allora l’Aquila era costretta a rintanarsi nel proprio nido e dar fondo ai viveri. Udiva ancora il riverbero dei toneggianti ordini del padre, Lord Jason Mallister, per tenere in sicurezza Seagard e sfamare ogni cittadino entro le sue mura.

    Cinque giorni. Era la stima degli esploratori e cartografi per raggiungere Città delle Tombe. Le sembravano un’eternità. Anche perché le stime erano ottimistiche, non tenendo conto di eventuali imprevisti. Le Barrowlands celavano insidie tra i sacrileghi tumuli e le ripide colline. Inoltre la pioggia battente non lasciava respiro alle desolate e brulle terre. Acquitrini, fango ed impedimenti di ogni sorta avrebbero di certo rallentato il viaggio. Un lusso che non potevano permettersi, soprattutto in terre incolte e ricolme di banditi. La giurisdizione dei Dustin riusciva a fatica ad arrivare entro i confini di Città delle Tombe, ed era impensabile amministrare un territorio così ampio come quello delle Barrowlands. Rischi che sia Lady Josephine che Lady Vidya avevano deciso di correre ed assumersi pur di raggiungere in tempo i confini, e scongiurare una sanguinosa guerra civile in nome della religione. Così tanti conflitti erano stati giustificati dal Fede, un sacrilegio in nome dei concetti di pace e libertà come specchio del Divino. - … - Vinta dall’imbarazzo sprofondò nel silenzio. La sua idea di caccia era così lontana dalla realtà del Nord. Di solito al di sotto dell’Incollatura era stata ospite di battute di caccia tra nobili, con al seguito segugi capaci di stanare la preda ed abili arcieri pronti a scoccare la letale freccia. Si cacciava per diletto, non per necessità. Inoltre si prediligevano le giornate assolate per non avere impedimenti nella mira. Nascose il viso dietro la coppa, lasciando all’argento del calice di celare il rossore sull’alabastro incarnato. Annuì debolmente alle sagge osservazioni di Lady Bolton, che come sempre si dimostrava un’ottima alleata. Una donna forgiata dal Nord, capace di leggere i segni del cielo ed intuire gli umori che circolavano tra le sue genti. Attenta ad ogni minimo mutamento e capace di adattarsi ad ogni necessità. Una nobildonna temprata dal gelo del Nord e dall’incertezza oltre la Barriera.

    La Mallister impose un regime ferreo e deciso, al pari di un comando militare. Nonostante le sue dolci e morbide mani fossero avvezze a filare o raccogliere fiori, era pronta a stringere i pugni e mostrarsi tenace come il più valente dei veterani. Partenza immediata con le prime luci dell’alba, nonostante il terreno accidentato e modellato dagli acquitrini. Rigoroso razionamento delle scorte ed annacquamento delle bevande, una rinuncia ascetica che di certo non sarebbe gravata sugli animi dei pellegrini già temprati dai castighi della vita terrena per elevarne lo spirito. Stretta sorveglianza degli accampamenti di fortuna e durante le marcie, soprattutto nelle ore serali per assicurare protezione sia alla nobiltà che alla povertà del seguito. Rimpolpare le scorte di cibo con fresca selvaggina, affidandosi all’esperienza dei cacciatori del Nord abituati a stanare le prede anche in condizioni sfavorevoli. Inviare un esploratore a Città delle Tombe per esortare un aiuto a Casa Dustin, sovrani delle Barrowlands. E temprare l’animo dei fedeli con gli inni di Septon Michael e le preghiere di Lady Vidya. - E sia… anche se la cabina non può dar rifugio a tutti gli anziani ed i bambini al seguito. - Replicò accigliata, sentendosi nauseata al solo pensiero di godere un simile privilegio mentre la povera gente avanzava sotto la pioggia battente. Il viso pallido s’incrinò debolmente all’osservazione della Bolton, che per ora non desiderava ancora sacrificare i cavalli e la carrozza. Una rinuncia necessaria secondo il suo punto di vista, ma che poteva essere procrastinata fino a nuovo ordine. Era disposta a vestirsi di stracci e rinunciare ai gioielli di Seagard pur di raggiungere i confini. - Ciò che è mio è vostro. - Si riferiva al nutrito carico di gioielli ed abiti che si portava dietro. Una rinuncia che per ora era stata accantonata, ma che poteva valer un bel po' di denaro o provviste pur di raggiungere Casa Dustin.

    ∼ 25 Gennaio 286 •
    Pomeriggio - Pioggia • Barrowlands ∼


    La marcia era lenta ed appesantita dalle lamentele delle ancelle. I loro visi contrariati cadevano sulla minuta figura della Mallister, che avanzava insieme ai pellegrini. Aveva rinunciato al posto in cabina in favore di Myrea, una contadina dei possedimenti Cerwyn sulle sponde del Bianco Coltello, insieme al suo figlioletto di soli quattro anni. Commossa dalla loro storia aveva deciso di cedere per qualche ora il posto in carrozza per lasciar riposare la stanca madre ed offrire riparo al vivace Alfred. Un bambino pieno di vita, che negli ultimi giorni di marcia lamentava una stanchezza ai piedi per via delle logore calzature eternamente umide. Geloni che colpivano grandi e piccini, ed a volte risultava necessaria l’amputazione di alcune dita pur di salvare l’arto. Una pratica cruenta, che forse Lady Vidya aveva già praticato sotto la supervisione di un Maestro, ma che Lady Josephine desiderava scongiurare al piccolo Alfred. Rincuorata dal dolce sorriso del bambino, nel poter accedere ad una carrozza nobiliare sotto sua gentile concessione, ogni passo non le sembrava difficoltoso nonostante la terra tramutata in fango e la costante presenza di pozzanghere, che in alcuni punti dove la collina raggiungeva il punto più basso diventavano quasi acquitrini. La leggera pioggia ricedeva sul corteo, battente sul tetto della vicina carrozza e sui cappucci dei pellegrini. Seppur il corpo iniziasse ad avvertire la fatica e la cagionevole salute a risentirne, si sentiva leggera nel cuore. Guidata dallo spirito della Madre, riconosceva in quei sacrifici l’infinità bontà del Divino. Nonostante i moniti delle ancelle e le raccomandazioni del Septon, che erano lì per vegliare sulla sua salute, Lady Josephine preferiva avanzare per quel tratto insieme ai pellegrini.

    Alcuna distanza, alcun privilegio. Un motto marchiato a fuoco dentro, pronta ad onorarlo anche a costo della vita. Era disposta ad avvolgersi in stracci, vendere ogni suo avere pur di concludere nel miglior dei modi la traversata delle Barrowlands. In ogni dove si voltasse scrutava la nuda pianura, tempestata di tumuli funerari, e la pioggia cadeva battente rendendo difficoltosa l’avanzata. Dietro di sé lasciava piccole orme, con le calzature finemente rassettate e ben sigillate per non far penetrare l’umidità. Si sentiva una privilegiata, nonostante si fosse spogliata di ogni gioiello o orpello pur di marciare insieme alle comuni genti. La maggior parte aveva fasce di stoffa come calzature, alcuni avanzavano a piedi nudi. Ognuno di loro lasciava orme, che venivano riempite prontamente dalla pioggia. Le indelebili tracce di una marcia dai nobili intenti. Giovani e vecchi, nobili e poveri, fedeli e profani. Avanzavano in silenzio, mormorando preghiere ai loro Dei ed intonando delle Odi in onore del Dio dai Sette Volti. Il rumore della pioggia faceva solo da cornice, agli animi rinfrancati dalle benedizioni di Septon Mychael oppure dalle preghiere della Bolton.

    Sorda alle vivaci proteste delle ancelle, costrette a seguirla sotto la pioggia battente e sinceramente preoccupate dall’incolumità della Mallister. Avevano pur sempre giurato davanti alla sacra autorità di Lord Jason Mallister e Lady Joanna Banefort di proteggere l’anima ed il corpo di Lady Josephine da ogni pericolo. A volte la fanciulla di Seagard per eccesso di zelo e vincolata dalla propria Fede rendeva tale onere davvero difficile. Non ascoltava le premurose lamentele delle donne al suo servizio, scambiandole come vani tentativo di tornare nella sicura ed asciutta cabina. Per quanto il viaggio fosse scomodo e pericoloso di per sé, avere un tetto sulla propria testa e usufruire di pesanti pellicce lo rendeva senza dubbio meno gravoso. - Orsù… placate la vostra inquietudine. - Si rivolse alle ancelle che la circondavano, che le coprivano le spalle con quante più pellicce possibili o le sostenevano baldacchini con tessuti cerati per difenderla dalla pioggia. Premure quasi asfissianti, nonostante conoscesse le insidie della cagionevole salute. - A Dio piacendo, raggiungeremo Città delle Tombe! - Affidava come sempre la sua misera esistenza terrena nelle mani del Dio dai Sette Volti. - Se lo Sconosciuto reclamerà la mia vita come dazio per un sereno e rapido viaggio fino a Città delle Tombe, sia fatta la sua volontà. - Una Fede inespugnabile, come ossidiana al cospetto del respiro degli antichi Draghi. E con tali parole aumentò l’ampiezza delle falcate, in modo da seminare in qualche modo il malcontento delle ancelle. Quel mattino quando aveva ordinato loro di spogliarla di ogni beltà e vestirla d’abito troppo comuni per una nobildonna d’alto lignaggio, quasi aveva fatto svenire un paio d’ancelle o inorridire lo stoico confessore. Mai fanciulla più devota e misericordiosa avevano incrociato i loro cammini. Pur di sentirsi alla pari e condividere le medesime sofferenze che pativano i pellegrini. Con riluttanza avevano stretto il corpetto alla vita con nastri d’argento, rispolverato la sottile ed agile gonna per non impedirle i movimenti nella marcia, allacciato le coprenti calzature ed appuntato con una spilla a rosone il mantello color panna alle spalle in modo da coprirla per bene. Il cappuccio era stato sollevato durante tutta la marcia, anche se molte delle ciocche ramate che sfuggivano al diadema d’argento erano ormai gocciolanti di pioggia. L’abito rosato mostrava ben pochi dettagli, così semplice da far spavento alle ancelle abituate ad ammirare Lady Josephine eternamente pomposa ed aggraziata in eleganti vesti. Le dita nude di qualsiasi orpello ed il collo diafano senza alcuna collana d’opali o pendente di smeraldo.

    Le iridi saettarono contro l’ennesima lamentela dell’ancella che avanzava alla sua destra. Ne aveva accolto la mano, per sostenersi a vicendevolmente ed alleggerire il passo dell’una e dell’altra. Iraconda mostrava una dura espressione contro l’impudente donna, che ancora una volta osava mettere in dubbio la volontà della nobildonna ma soprattutto quella dei Sette Dei. - L’inno alla sacra triade. - Asciutta nei modi ed imperiosa nel tono, tanto da far rabbrividire chiunque. Le iridi che ricordavano il Mare del Golfo degli Uomini di Ferro incutevano timore, austere ed autorevoli nei confronti di chi era lì per servirla e non per consigliarla. Non desiderava essere considerata più come un’infanta, lo era stata per fin troppo tempo sotto la corte del nobile padre. Al momento opportuno la dolcezza nei modi e la compostezza del viso s’infrangeva contro la rigidità della postura e l’austerità nell’espressione. Autorevole reclamava rigore nella sua corte, senza superare i confini nonostante l’affetto che nutriva per ognuna di loro, da quella più frivola a quella più giudiziosa. - Insieme. - Una penitenza per la discola ed un modo per temprare gli animi. Nel Libro della Stella a Sette Punte era riportato un inno in onore della triade femminile. Tre volti devoti alle virtù femminili racchiuse in un solo Dio.

    - O’ Fanciulla, Dea bianca della nascita e della crescita;
    O’ Madre, Dea rossa dell'amore e della battaglia;
    O’ Vecchia, Dea nera della fine della vita. -



    Nell’iconografia sacra la triplice divinità femminile si traduceva con le fasi lunari. Luna nuova per la Fanciulla, luna piena per la Madre e luna calante per la Vecchia. Guidate da tali inni si lasciarono dietro diversi passi, fino a quando la nobildonna fu troppo stanca per proseguire senza carrozza.

    [ … ]



    Con dedizione furono le ancelle ad assicurarsi che alcun indumento bagnato non rimanesse a contatto con il pallido incarnato della Lady di Seagard. Una coltre di pellicce era stata ammassata in un angolo della cabina e dei vasi ricolmi d’acqua calda, riscaldata sul fuoco di un campo di fortuna, erano state poste ai piedi delle confortevoli panche per debellare ogni forma di tremore. I caldi respiri degli ospiti ed i vetri delle finestre ben chiuse creavano un confortevole ambiente, placando i tremoti di Lady Josephine in poco tempo. Una delle ancelle le allungò anche una bevanda calda, che la nobildonna assunse a piccoli sorsi e senza fretta. Il viaggio in carrozza era decisamente più confortevole, lei stessa lo riconosceva. Ma avanzare fianco a fianco con le comuni genti le aveva fatto toccare con mano l’inquietudine e la preoccupazione che serpeggiava tra loro. Nonostante gli inni religiosi di Septon Mychael e le preghiere di Lady Vidya, la preoccupazione sui visi dei pellegrini non era svanita. Non soffrivano per la carenza di cibo, le loro anime ascetiche si nutrivano d’altro. La speranza però vacillava, soprattutto per via delle numerose difficoltà che trovavano sul cammino. Il cielo non smetteva di far cadere pesanti lacrime. Nemmeno con l’avvicinarsi del meriggio le colline delle Barrowlands traevano sollievo dalle intemperie del cielo. Gli Dei sembravano adirati, lì dove credenze e superstizione si univano in un perfetto connubio nel culto dei morti.

    Improvvisamente il riposo della Mallister fu turbato. Il nitrito di un cavallo, seguito dal brusco arresto. La nobildonna faticò, almeno all’inizio, nel comprendere il pericolo a cui era esposta. Un sibilo, più forte dello scroscio incessante della pioggia, s’era udito prima dell’impatto. Un sordo tonfo e qualcosa s’era inchiodato contro la porta della carrozza. Una punta luccicante aveva appena penetrato il solido legno della carrozza. Lo sguardo allarmato della Lady di Seagard saettò in giro per l’abitacolo in cerca di risposte. Si trattava di una freccia, e c’era il rischio che ne sarebbero seguite altre. Erano sotto attacco? Si sentì tirare con poca grazia verso l’interno, in modo da allontanarsi dal finestrino. Strattonata forse da Septon Mychael che aveva giurato sull’incolumità fisica e morale per la figlia di Lord Jason Mallister. Momenti concitati, in concomitanza con il clamore all’esterno. La guardia si stava organizzando per difendere la carrozza, anche se il pensiero della Mallister andava alle povere genti all’esterno che non sarebbero sopravvissute ad una pioggia di frecce. Chi osava attaccare un corteo di pace? - S…Siamo sotto attacco? - In principio la favella iniziò a tremare, riuscendo a tenerla salda solo alla fine della frase. Un quesito a cui nessuno seppe rispondere, o almeno non per coloro che erano prigionieri nella carrozza. Alla fine erano davvero caduti vittima di un’imboscata?

    Poco dopo, quando la situazione sembrava essersi placata all’esterno, un armigero portò gravose novelle. Solo un soldato ferito era tornato dall’avanscoperta ed una pergamena, che le fu consegnata tra le mani, richiedeva un lauto riscatto per la vita d’innocenti. Ogni soldato era pronto a difendere la propria vita pur di assolvere ai propri compiti. Ma un pellegrinaggio non poteva di certo tramutarsi in un bagno di sangue. Gola asciutta, cuore martellante e occhi sbarrati. Le iridi cercavano dettagli, garanzie dietro quel messaggio di minaccia dopo averlo consegnato tra le saggie e ferme mani di Lady Vidya. L’ennesima difficoltà e l’ennesimo ostacolo che si parava dinanzi al confine. Un pericolo quasi mortale, stavolta. - Come lo affermate con così tanta certezza? - In quei momenti emergeva la sconfinata ingenuità della Mallister, che nonostante la compostezza nei modi e l’algido tono straniero, veniva tradita dal terrore che provava per mancanza di lucidità. Aveva ricevuto una educazione esemplare, da perfetta Lady di un ricco castello, agli inganni o ai sotterfugi di loschi briganti era completamente estranea. La fredda analisi della Bolton la sorprese, analizzando con minuzia ogni dettaglio e provando a trovare una via di fuga dalla trappola in cui erano cadute. Si morse l’intero della guancia fino ad avvertire il sapore ferroso del sangue, sentendosi quasi responsabile delle voci che circolavano sul corteo. In ogni villaggio si preoccupava di diffondere il verbo di pace che portavano, presentandosi al più umile contadino fino al più autorevole dei Lords. Iniziò a tastare con nervosismo il lembo della pelliccia che indossava, sotto cui aveva nascosto le sottili e fragili mani in cerca di tepore. - Cosa dovremmo fare dunque, Lady Vidya? - L’emotività e la misericordia che l’aveva fin dal principio contraddistinta le sussurrava d’immolarsi come una virtuosa martire e negoziare personalmente con i banditi. Ma le prudenti parole della Bolton riuscirono a ricondurla a ragione. - Nessuno verrà lasciato indietro. - Convenne con forza, rimarcando l’accento del Sud nella favella e cercando le occhiate complici del Septon. Conveniva con l’acume della Bolton, ma ancora non riusciva ad intravedere una soluzione.

    L’astuzia era l’unica strada percorribile. Uno stratagemma d’arguzia per depistare i banditi e ribaltare le sorti del confronto. C’era qualcosa di profondamente inquieto in Lady Vidya, capace di analizzare con minuzia la situazione senza lasciarsi vincere dalle emozioni. Fredda, analitica, essenziale. Qualità da apprezzare in terre selvagge come il Nord e rendeva grazie ogni dì ai Sette per averla messa sul suo cammino, soprattutto in un viaggio così pericoloso. - … - C’era qualcosa che trovava profondamente ingiusto. Dover occuparsi di banditi sfuggiti al controllo di Casa Dustin. Le Barrowlands erano terre selvagge, prive di legge e ricche di superstizione. Avvertiva la bile risalirle fin dallo stomaco, nauseandola fino all’inverosimile. - Cosa mi state chiedendo Lady Vidya? - Gli occhi saettavano contro la Bolton. C’era qualcosa nel tono della nobildonna di Forte Terrore che non preannunciava nulla di buono. - Tramutare il corteo di pace in un’avanguardia contro vili briganti? Noi che siamo portavoce di pace e cordialità. - Impettita rivolse lo sguardo altrove, oltre il finestrino dove gli armigeri si stavano riorganizzando. - Non verrà versata una sola goccia di sangue. La diplomazia sarà la strada preferenziale. - Impietrita al solo pensiero di dover assistere ad una battaglia sotto ai suoi occhi e rinnegare gli stessi principi per cui era stata inviata al confine. Di sani principi e di nobile d’animo, anche al costo della vita. Non a caso proveniva dalla Terra dei Fiumi, e non dal fiero Nord.

    Untitled






    Parole: 3398

    Approvo le valutazioni Lady Vidya, anche se Lady Josephine per buon cuore e incapacità di guardare oltre il suo naso mostra scetticismo e ferreo idealismo. È abituata all’amor cortese e alle giostre cavalleresche, nulla a che vedere con imboscate di briganti o trattare con taglia-gola.

    Anche io pensavo di utilizzare una delle ancelle di Lady Josephine come diversivo, poi appena avremo maggior dettagli elaboreremo un piano.
     
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36 replies since 29/6/2023, 21:37   1067 views
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