Ad un passo dal conflitto

Quest Vidya & Josephine

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    La richiesta di Lady Vidya venne accolta ed in un batter d'occhi si formò un piccolo drappello di soldati attorno alla carrozza, per proteggerla da sguardi ed orecchi indiscreti, e davanti agli occhi della Bolton e di Josephine (ancora seduta) venne condotto l'esploratore ferito. Non sembrava che le sue condizioni fossero preoccupanti in generale, ma aveva un profondo taglio sulla guancia da cui sgorgava sangue vivo, un messaggio che i banditi mandavano alle Signore per chiarire che stavano facendo sul serio.
    "Mia buona Signora..." -il poveretto guardava a Vidya come un naufrago avrebbe fatto ad un tronco nel mare -"Ci siamo divisi per esplorare i boschi d'intorno ed assicurarci che non vi fossero pericoli per voi. Io pattugliavo il lato più a sud insieme a Soran procedendo come da insegnamenti, uno avanti e l'altro indietro, occhi aperti e orecchie dritte."
    Il suo sguardo saettava verso gli altri uomini.
    "Vi giuro ho fatto del mio meglio ma non li ho visti proprio! Erano mascherati del colore degli alberi...e del fogliame..non si vedevano!"- tentò di giustificarsi prima di tornare a rivolgere le proprie attenzioni alla sorella di Roose -"Sono calati dai rami e hanno sgozzato Soran davanti a me! Davanti ai miei occhi! E prima che potessi anche solo urlare mi avevano circondato. Erano in cinque, mi sono dovuto arrendere..."
    C'era della vergogna mentre descriveva l'accaduto.
    "Sono stato condotto in una radura con un grosso albero bruciato, più avanti...lì ho visto i miei compagni, legati ma ancora vivi. Ben, il guercio e c'erano pure i gemelli."
    Solo quattro ostaggi dunque.
    "Perché ti hanno mandato indietro?" -a prendere parola fu uno dei soldati di scorta, quello che per esperienza e gradi poteva dire di contare un qualcosa nelle pratiche militari.
    "Volevano che vi confermassi che gli uomini sono ancora vivi. Che lo sentiste dalla mia voce." -e nuovamente alla Lady che vedeva al momento come sua salvatrice -"Mi sono sembrati solo una ventina mia Signora, ma solo gli Dei sanno se i boschi sono liberi. Di certo pattugliavano tutte le zone che stavamo perlustrando noi, nascosti tra gli alberi. Sembrava..anzi..che ci stessero aspettando. Che conoscessero i nostri modi di fare."
    Quell'uomo stava suggerendo che non si trattava dunque di semplici briganti, ma di qualcuno con le conoscenze militari di un soldato del Nord?
    "Suggerisco di raddoppiare le difese attorno alla carrozza. Posso guidare io la carovana, ma voglio un cordone di rinforzo alla sua coda per evitare di essere attaccati alle spalle. Mano a mano che procediamo daremo fuoco al limitare del bosco attorno alla strada maestra, la pioggerella di questa giornata impedirà che divampi un incendio ma ci sarà abbastanza fumo da coprire il nostro passaggio e la nostra vista. Siete d'accordo, mie Signore?"
    "Ma...abbandoneremo i nostri compagni?"
    "Sono soldati, è nostro dovere immolarsi per la protezione delle loro Signore." -da uomo pratico e militare stava già dando le sue disposizioni-"Con tutto il rispetto, mie Signore, non avete l'esperienza in battaglia di Lady Mormont o Ser Forrester e no è prudente condurre delle dame in una sortita militare e se è vero quel che dice e non si tratta di semplici briganti, ogni secondo perso qui è un pericolo che non possiamo permettere corriate."

    Edited by Freene - 28/8/2023, 10:39
     
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    ERRATO.

    Incomprensione tra me e Robb_Stark .
    Lord Tallhart non è con voi. Mo stasera vedo un attimo con lui come riscrivere la faccenda.
    Scusatemi tantissimo.
     
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    CITAZIONE (Freene @ 27/8/2023, 19:15) 
    ERRATO.

    Incomprensione tra me e Robb_Stark .
    Lord Tallhart non è con voi. Mo stasera vedo un attimo con lui come riscrivere la faccenda.
    Scusatemi tantissimo.

    Vai, corretto.
    Un semplice soldato a parlare, modificato un pochino il tono ecc e stavolta la questione viene rimessa nelle vostre mani!
     
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    ∼ 25 Gennaio 286 •
    Pomeriggio - Pioggia • Barrowlands ∼


    A
    veva ceduto in un battito di ciglia la pergamena con la richiesta di riscatto a Lady Bolton. Provava repulsione e sdegno per una simile richiesta. Una vita non poteva avere un prezzo. Si trattava di un valore inestimabile che nessun mercante o bandito poteva stimare, senza incorrere in un peccato capitale tanto da cadere nell’eterna perdizione. Solo lo Sconosciuto, uno dei Sette volti del Divino, poteva riscuotere le anime dei caduti e scegliere quali mietere o quali graziare. Angelo dell’oblio, crudele per alcuni o giusto per altri. Solo con il benestare del Padre e la misericordia della Madre l’ingrato compito dello Sconosciuto raggiungeva la piena essenza. Qualsiasi altra forma diventava un crimine contro il Divino e dunque un oltraggio che meritava una giusta punizione. I Banditi stavano oltraggiando non solo due nobili Lady del Nord, ma provavano a sovvertire l’ordine naturale del creato reclamando anime innanzi tempo. Una libertà che il Padre avrebbe giudicato con inclemenza, una volta che lo Sconosciuto li avrebbe condotti al suo cospetto. Con orrore Lady Josephine viveva quei momenti, così concitati da vedersi risucchiata in essi senza aver la possibilità di reagire. Attonita osservava con vacuo sguardo i soldati che avevano accerchiato la carrozza, posando appena l’attenzione su chi era stato fatto prigioniero e viveva l’onta di essere sopravvissuto. Il Guerriero reclamava coraggio anche di fronte alla falce dello Sconosciuto. Eppure la fanciulla di Seagard non riusciva a biasimare il soldato, ferito e tremante per l’ingiusta sorte che gli era toccata. Liberato per mandare un chiaro messaggio ai pellegrini. Il sentiero non era più sicuro, anche perché i loro avidi e ciechi occhi si erano posati sulle ricchezze che le nobildonne si portavano dietro. Anzi i taglia-gola delle Barrowlands sembravano intenzionati a scambiare vite per denaro, la più alta forma di tradimento verso i Doni dei Sette.

    Rimase seduta, sfinita non solo dalla marcia forzata del mattino ma anche per i continui pericoli che le Barrowlands stava riservando loro. Un percorso in continua salita, faticoso ed irto di pericoli. Una scelta consapevole, forse mal ponderata fin dall’inizio. L’ingenua nobildonna di Seagard immaginava delle difficoltà per l’assenza di sentieri battuti e per i flagelli del cielo, ma mai si sarebbe aspettata un rapimento con richiesta di riscatto. Si trattava delle vite di alcuni uomini, che avevano giurato di proteggere il corteo di pellegrini ed assicurare una sicura traversata verso i confini. Un destino segnato dunque, ma vite non meno importanti di quelle delle nobildonne o dei uno dei pellegrini. - … - Stringeva i pugni sotto alla pesante pelliccia d’alce, che era stata posta sulle sue gambe, a coprire l’agile e corta gonna da viaggio. Le unghie affondavano nella tenera carne, fino a lasciarne il segno. Il pallido incarnato acquisiva colore man a mano che le dita imprimevano forza. Un modo per concedersi una scossa, un nuovo stimolo per infrangere quel baratro di terrore e muta accettazione in cui era sprofondata. I Sette Divini avevano posto una gravosa scelta sul suo cammino e non si trattava di vili rinunce sulla qualità del vino da servire a tavola o sul vendere uno dei suoi diademi pur di finanziare la marcia verso Sud. Privazioni sopportabili, anzi a cui trovava beneficio beandosi nella nobiltà dei suoi intenti e la finalità del pellegrinaggio verso Sud. I confini erano inquieti e forse le due nobildonne, facendo fronte comune, sarebbero riuscite a sventare l’ennesima guerra civile a Westeros. Braci che non andavano lasciate incustodite, ma soffocate il prima possibile. Alle preoccupazioni che appesantivano l’animo della Mallister, ora si aggiungeva anche la vita di poveri uomini della scorta.

    Il sangue le si raggelò nelle vene all’udire del racconto dell’esploratore. Sguardo chiaro fisso sul viso ferito del sopravvissuto. Lo Sconosciuto non gli aveva concesso la grazia ed il Guerriero non gli aveva infuso l’ardore della lotta quando era stato circondato. Era stato il giudizioso Padre a salvarlo da morte certa e la fortuna, nell’essere stato scelto tra gli altri tre sopravvissuti, a graziarlo. Non provava biasimo per l’esploratore sopravvissuto, forse solo pietà. Contrito dalla vergogna e ferito ancor di più nell’animo di soldato e non nel corpo. La tumefazione al viso ed i graffi sparsi sul corpo sarebbero guariti prima o poi, ma l’anima da guerriero? - Assicuratevi che gli venga offerta una birra calda ed il meritato riposo. Non è tempo per i rimorsi e le domande a cui nessuno di noi può trovar risposta… - Coperte le mani con i guanti ed aiutata dalle ancelle nello scendere dalla carrozza, aveva affiancato Lady Vidya, che stava già provvedendo a risanare il fisico. Rimase in attesa, lasciando alla Bolton il compito di sanare parte delle ferite grazie agli insegnamenti del suo Maestro a Forte Terrore. Disapprovava ancora quelle pratiche vietate alle donne, come la Cerusia, soprattutto quando le mostrava con tanta naturalezza e disinvoltura al pubblico. Una donna troppo erudita incuteva timore al di sotto dell’Incollatura, quasi gli uomini ne fiutassero il pericolo e la muta minaccia di renderli sostituibili ed inadatti. Alle donne del Nord era concessa una miglior istruzione e simili libertà, addirittura d’impugnare le armi pur di proteggere la vita. Una necessità emersa dall’incertezza della Barriera e dalla povertà di simili terre, ghiacciate in inverno e sterili in estate. Eppure non riusciva a non provar ammirazione in gran segreto per Lady Vidya, che riusciva a mantenere la lucidità di un uomo di fronte ad un simile pericolo senza mai diventare un peso per nessuno. Un’indipendenza mal tollerata da ogni uomo, perfino da chi provava a distoglierle da qualsiasi tentativo di salvare i prigionieri od organizzare una sortita militare.

    Dai racconti del sopravvissuto i briganti delle Barrowlands erano tutt’altro che disorganizzati ed incauti, come s’era ipotizzato all’inizio. Erano a conoscenza della spedizione pacifica verso Sud, della presenza di due nobildonne d’alto rango e sapevano rendersi invisibili agli occhi d’incauti. Confusi con la rada e brulla vegetazione delle Barrowlands, i banditi avevano trucidato parte degli esploratori e ridotti in prigionieri i sopravvissuti. Era chiaro che stavano provando a giocare con le loro menti, facendo leva sulla finalità umanistica ed il messaggio di pace che portavano i pellegrini. Sacrificare una vita per un’altra. Un concetto che Lady Josephine mal tollerava e che non avrebbe a cuor leggero accettato, nonostante gli assennati consigli dei soldati. - Soldato… - Si fece consegnare un fazzoletto in stoffa dalle ancelle, intriso di rosa canina e lavanda. - Qual è il vostro nome? - Consegnò il candido tessuto tra le mani dell’esploratore. - Oggi lo Sconosciuto non ha reclamato la vostra anima e il Guerriero vi ha concesso il coraggio di non agire. A volte è più semplice correre verso il luccichio della lama piuttosto che sopravvivere. Forse ora non capirete il prezioso dono di cui siete stato omaggiato dal Padre… non sentitevi un codardo perché non lo siete! – Non desiderava sottrarre alcuna parola di conforto, anche perché l’esploratore era solo un sopravvissuto e non un vile disertore. - Tutto è accaduto per avvertirci del pericolo. – Una mera consolazione, ma pur sempre una consolazione. Senza le informazioni portate dall’esploratore avrebbero affrontato l’altra parte del viaggio verso Città delle Tombe inconsapevoli del pericolo. I Briganti delle Barrowlands erano ben organizzati e conoscevano perfettamente gli anfratti del territorio. Con un cenno della mano, dopo che Lady Vidya ebbe concluso con il primo soccorso, congedò il soldato per assicurargli ciò che gli aveva promesso: cure ed una birra calda.

    Furono le ultime parole del sopravvissuto a turbarla più del previsto, quasi come se quella freccia che accompagnava la pergamena di riscatto l’avesse colpita al centro del petto. Avvertì un capogiro, tanto da afferrare il braccio di una delle ancelle. Le dita affusolate e sottili sfiorarono la tempia, lì dove l’attaccatura color rame lasciava cadere morbidamente alcune ciocche sfuggite dalla prigionia del luccicante diadema. Le iridi chiare fissavano il vuoto ed una delle ancelle corse via per recuperarle una comoda sedia. Nulla di troppo pretenzioso. Una seggiola bassa in legno con una comoda seduta in paglia e vivimi intrecciati. Forse il giaciglio di una guardia durante la veglia notturna. Le offrirono la seduta di fortuna e la Mallister ringraziò debolmente con un sorriso a fior di labbra. Non c’era alcun motivo per sorridere e non riusciva a nascondere il suo turbamento. Rimase lì, seduta per qualche minuto, visibilmente provata non solo dal viaggio ma anche dal susseguirsi di disgrazie. Gli Dei, Nuovi o Vecchi che siano, stavano davvero mettendo a dura prova i propri devoti. - Lady Vidya… - Richiamò l’attenzione della Bolton, ignorando il biasimo negli occhi delle ancelle. Di certo volevano metterla in guardia sul suo stato di salute, peggiorato a vista d’occhio dalla sua partenza da Piazza di Torrhen per via dell’ostinazione della nobildonna nel percorrere il cammino insieme ai pellegrini come loro pari. Inoltre la qualità del cibo scarseggiava, come anche le ore di riposo. Non faceva altro che pregare, marciare e ricamare. Invitò la Bolton ad affiancarla. - …Credete che qualcuno desideri ostacolare questa pacifica marcia? - Il terrore che si concretizzava nel tono della voce. Non erano mai state discrete ad ogni sosta, anche perché lo stendardo scarlatto doveva splendere ed infondere coraggio, oltre che unità. Un pellegrinaggio scomodo, soprattutto per gli interessi che circolavano alle terre di confine. - Esiste qualcuno che possa trarre beneficio da un nostro fallimento? - Anche solo pronunciare una simile ipotesi l’atterriva. Anche solo contemplare una simile possibilità la rendeva potenzialmente reale. Una possibilità che prima di allora non aveva preso in considerazione. Il caos creava opportunità e forse qualcuno traeva beneficio dai disordini ai confini. Uno scenario che per ingenuità o per mancanza di segni non aveva mai preso in considerazione. Il solo pensiero l’atterriva, oltre che a gelarla sul posto.

    Si susseguirono suggerimenti e disposizioni su come procedere lungo il percorso fino a Città delle Tombe, sacrificando la vita dei tre prigionieri. A prender parola fu un soldato Tallhart, che sembrava godere dell’appoggio di molti commilitoni e possedere un grado superiore agli altri tanto da azzardare suggerimenti alle due nobildonne. Lady Josephine badò poco al soldato Tallhart, conscia che l’uomo provava solo a seguire gli ordini di Lord Helmann Tallhart e tenerle al sicuro come aveva promesso alle porte di Piazza di Torrhen. Cercava ancora risposte dentro di sé, chiudendosi nella rigida postura e nell’algida cortesia. Lanciava brevi sorrisi a destra e a manca, senza badare troppo ai visi che le si paravano davanti. Ancelle preoccupate per la sofferenza del suo corpo, Septon Mychael che incitava alla preghiera per la salvezza dello spirito degli esploratori caduti o le brevi occhiate dei soldati che la circondavano in attesa di ordini. In quel breve frangente lasciò che le agitate acque dell’animo si placassero, rimanendo in silenzio ed osservando un coraggioso stelo d’erba che si piegava sotto al peso della pioggia. Ne rimase affascinata, nonostante la battente pioggia lo stelo d’erba non si spezzava. Cangianti colori, di un verde smeraldo, che sfidava le grigie tinte del cielo o l’ocra della tundra. Dopo la tempesta le radici avrebbero assorbito quei nutrienti, facendo crescere la pianta più forte di prima. Ancora una volta il più prezioso degli insegnamenti arrivava dalla natura, l’incarnazione della Madre. Non badò alle prediche del confessore, che in quel momento aveva tutto da offrire tranne la prudente saggezza della Vecchia. Si sentiva quasi soffocata dalle costanti attenzioni delle ancelle, che reputavano il naso arrossato e gli improvvisi starnuti l’avanzare di un grave malanno. - … - Ritrovata la quiete interiore rivolse lo sguardo verso la Bolton, l’unica che forse poteva comprenderne l’animo.

    Assunse un’espressione corrucciata quando il soldato le incalzò con la prudenza, quasi come se una donna non potesse essere baciata dal buon giudizio al pari di un uomo. Rivolse lo sguardo altrove, senza badare troppo al soldato Tallhart che incarnava tutti i difetti del suo Lord. Si rialzò dalla sedia, mantenendo la schiena dritta ed il mento alto. Il tutto per ostentare una superiorità evidente sotto gli occhi di tutti, perfino dei pellegrini. Impettita rivolse uno sguardo di fredda cortesia e celata sufficienza al soldato. - Lord Tallhart ha selezionato valenti guerrieri e prudenti condottieri per tenerci al sicuro. Terremo senz’altro in considerazione la vostra opinione. - Sottolineò l’ultima parola. In quanto opinione poteva essere opinabile e di certo non desiderava seguire gli ordini di un semplice soldato. Contrita in viso rivolse l’attenzione altrove, in particolar modo verso la Bolton. Annuì debolmente alle considerazioni della nobildonna, per poi gelarsi quando propose di mettere a rischio una delle sue ancelle per creare un diversivo e mandare in frantumi i piani dei banditi. - … - Evitò di rivolgere lo sguardo, supplichevole dell’ancella che l’affiancava, cercando dentro di sé anche una sola falla nel piano della Bolton. Di certo vestire i panni di una Lady avrebbe protetto qualsiasi ancella da una fine certa. Le ragioni del cuore la spingevano a rifiutare la proposta. Ragioni che vennero però soppiantate con dolore e somma preoccupazione dal buonsenso. Le mani che si contorcevano esangui davanti al grembo tradivano quella fredda quiete che ostentava, mentre gli occhi sembravano così lontani dalle Barrowlands e dai suoi pericoli. Meditabonda prestò attenzione alle valide ragioni della Bolton, che esponeva un piano d’azione non privo di rischi ma il migliore che potevano mettere in atto in una simile situazione. Erano sotto scacco e bisognava ridistribuire le pedine sul tavolo da gioco per avere anche una sola possibilità di uscirne vincitori.

    - E sia. - Convenne con voce malferma.

    ∼ 25 Gennaio 286 • Tramonto - Pioggia •
    Barrowlands - Accampamento ∼


    Dismessi i propri abiti, non aveva interrotto il digiuno con l’arrivo del crepuscolo come da tradizione. Si era chiusa nella sua tenda, accerchiata dalle ancelle e sostenuta dal Septon, per invocare il coraggio del Guerriero e la saggezza della Vecchia. A loro era diretto il fervore di Lady Josephine, alla ricerca di un modo per salvare l’anima dell’ancella prescelta. Pregava per la sua incolumità e per quella di tutti i pellegrini, prigionieri di un campo di fortuna. Lacrime di pioggia continuavano a battere sulle brulle e deserte Barrowlands, scandendo il tempo che si dilatava man a mano che si avvicinava l’ora dell’incontro. Aveva tenuto ferma la voce quando aveva parlato alle sue ancelle del rischioso piano, lasciando a loro d’individuare la più coraggiosa o devota. Non sapeva se Carol, la graziosa fanciulla che pian piano assumeva l’aspetto di una nobildonna, si fosse offerta volontaria o era stata vittima di un avverso sorteggio. - È una mia responsabilità, lasciateci sole. - Congedò con garbo ed algida fermezza le altre ancelle ed anche il devoto confessore, interrompendo di punto in bianco le preghiere rivolte ai Sette Dei. Fin dalla nascita era stata abituata a quell’arcaica e delicata cerimonia, la vestizione. Le delicate e sapiente mani delle ancelle che le accarezzavano la pelle con morbide e profumate spugne, prendevano oculatamente misure per far calzare bene ogni abito e sceglievano il miglior assortimento di gioielli per farne risaltare la beltà. Una cerimonia che oggi toccava a Carol, non a Lady Josephine. Nelle vesti di un’anonima pellegrina, nonostante fosse impossibile cancellare la grazia nei modi e la nobiltà dei tratti, la Mallister si occupava dell’ancella. Ignorava l’eventuale imbarazzo dell’ancella o le sue timide proteste, anche perché non avrebbe ammesso obiezioni in merito.

    Dopo aver predisposto un bagno caldo con petali di rosa canina ed oli essenziali di fiori dei boschi, le fragranze che più amava Carol, la Mallister si occupò personalmente della vestizione e della cura del corpo. Rimosse ogni forma d’impurità o sporcizia, in modo da dissipare ogni dubbio nelle menti dei banditi e render felice la stessa Carol che mai più avrebbe avuto una simile occasione. Trattata con cortesia e riguardi, prima della vestizione le era stato offerto il miglior vino e le migliori prelibatezze dalla scorta della nobildonna. Un’eccezione doverosa, nonostante il rigido razionamento dei giorni precedenti. Con l’aiuto di un’altra ancella si assicurò che l’abito con le sfumature dei petali di una viola, dai nastri argentei e dal corpetto ben stretto per risaltarne la femminilità, calzasse a pennello sul giovane corpo di Carol. Dopo aver stirato ogni piega di troppo della gonna, ed aver assicurato che le calzature fossero della misura appropriata, aprì lo scrigno dei gioielli e le lasciò libera scelta. Bracciali in argento, diadema incastonato di diamanti ed un pendente in oro. Lady Josephine si assicurò che la cupidigia della fanciulla non la mettesse in ridicolo, o risultasse troppo pomposa o fuori contesto. Mentre mormorava le ultime preghiere in onore del Guerriero ed invocava la misericordia della Madre, intrecciava i suoi bei capelli castani. Sembravano seta grazie ai trattamenti delle ancelle, inoltre profumavano di prato in fiore. - Siete bellissima. - Le baciò le guance, per poi appuntare l’aquila argentea sul mantello dalle tinte scure. Nessuno avrebbe dubitato così della sua identità.

    Untitled






    Parole: 2800

    Come pattuito, Lady Josephine resterà nell’accampamento di fortuna con abiti da pellegrina.
    Manderà Carol, una sua ancella, all’incontro con i suoi abiti e gioielli.
    Oltre che pregare, nel Post prepara la vittima sacrificale l’ancella per l’incontro. Poi resterà in accampamento in attesa di nuove.
     
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      Terre delle Tombe · 25 gennaio 286AA
    Il cartiglio pesava nelle sue mani. Le parole impresse dall’incerto e granuloso tratto del carbone minacciose come il gelido filo di un pugnale puntato alla gola. Per un istante l’angoscia e il senso di impotenza avevano stretto la loro oscura e opprimente morsa su di lei, impietrendola, ma Vidya aveva rifiutato di lasciarsi sopraffare, soffocando il proprio turbamento.

    Dotata di una mente analitica e rigorosamente logica, per sua stessa natura, era incline dinanzi ad un problema ad affrontarlo con distacco e freddezza, sfrondarlo di tutto ciò che era superfluo, confuso o fuorviante. Ogni ostacolo una volta destrutturato le appariva meno insormontabile.

    " Come lo affermate con così tanta certezza? "


    Negli occhi e negli inquieti movimenti delle mani nel rassettarsi il mantello. Era lì che la paura e vulnerabilità di Lady Josephine si rivelava. Nulla nella sua compostezza altrimenti avrebbe svelato l'inquietudine lo smarrimento e l'angoscia che probabilmente stava vivendo. Dignitosa e aggraziata nonostante la crescente pressione.

    Uno stato d’animo ben diverso dalla serenità con cui, accompagnata dal profumo di pioggia, era tornata sulla carrozza dopo aver condiviso un lungo tratto a piedi al fianco dei contadini. Stanca ma appagata da quel gesto che nulla aveva di performativo. Una carezza agli animi dei fedeli per farsi percepire vicina alle loro pene. Una conferma della sua forza d’animo e del suo vivere la fede come missione e non come mero sfoggio di superiorità morale. E se Vidya aveva abbattuto quel muro attraverso l’ascolto e le cure offerte, la giovane di Seagard lo aveva fatto tramite ardente compassione e ferma misericordia. Qualcuno avrebbe potuto affermare che quel breve tempo trascorso sotto la pioggia e tra il fango non aveva alcun peso poiché ad attenderla c’era la calda e comoda carrozza, laddove quegli uomini e quelle donne non avevano alcuna prospettiva se non altra fatica e freddo. Si sbagliavano. Lady Josephine non aveva guadagnato solo del fango sull’orlo del suo abito e della pioggia tra i capelli, ma il rispetto di chi l’aveva vista affrontare le intemperie pur avendo un’alternativa, e la gratitudine della giovane madre a cui aveva alleviato il viaggio, seppur solo per qualche miglio. Il valore di quel piccolo sacrificio poteva essere riassunto nell’innocente sorriso del piccolo Alfred.

    Lo sguardo della Bolton si ammorbidì all'ingenuità che traspariva da quella domanda. Davanti a lei aveva una fanciulla che, protetta dalle dorate volte della propria gabbia, non aveva mai avuto modo di guardare in faccia la crudezza del mondo e i suoi inganni. Un lusso che lei, invece, non aveva avuto. Costretta a navigare l’instabile e insidioso terreno del Forte - ove saper trovare la giusta chiave di lettura a silenzi e parole era vitale- quanto guardarsi dalle minacce dell’esterno. Ogni suo errore di giudizio pagato a caro prezzo. L’ultima volta in cui si era arrischiata a fare affidamento su qualcuno aveva quasi perso un occhio. Lo sguardo guizzò in basso, soffermandosi per un attimo su una piccola linea bianca sul palmo, una discolorazione così leggera da essere praticamente invisibile.

    «Non ne ho la certezza», rispose. Ogni cosa, dal tempismo alle modalità, era anomala. «Ma se gli ori sono davvero tutto ciò che vogliono quale importanza ha chi effettua la consegna? Perché pretendere la presenza di una di noi?» Ignorava le reali motivazioni ma aveva il sentore che ci fosse molto di più dietro quella richiesta.

    "Cosa mi state chiedendo Lady Vidya?.... La diplomazia sarà la strada preferenziale."


    «Dobbiamo scongiurare si arrivi a tanto,» concordò, riavvolgendo il cartiglio prima di posarlo sul sedile accanto a lei,«ma bisogna essere pronti ad ogni scenario. Ricordate cosa vi dissi riguardo l’uso della forza durante il primo té con la Lady Madre a Grande Inverno?» Chiese, alludendo al loro dibattito sull’utilizzo delle armi per ottenere e mantenere stabilità a pace.

    Un discorso che valeva per i briganti fuori da quella carrozza quanto per gli scontri al confine, ma non disse nulla a riguardo. La Mallister, il suo giovane profilo rivolto al brullo paesaggio che le circondava, non le sembrava propensa ad ipotizzare un tale scenario, men che meno accettarlo.

    Con un sospiro, sporgendosi verso la porticina della carrozza, chiese al soldato di guardia di portare da loro l’esploratore ferito.

    «A volte non viene data scelta.»


    *



    I pellegrini mormoravano. Non riusciva a vederli oltre il muro creato dalle guardie disposte attorno alla carrozza, ma li sentiva accalcarsi intorno al mezzo in cerca di riparo e spiegazioni. Poteva figurarseli sotto l'implacabile - seppur leggera - acquerugiola, infagottati nei loro umili abiti inzuppati; le stanche membra, provate da giorni di marcia, tremanti per il freddo e la fatica, e gli sguardi timorosi e inquieti che saettavano, ora verso i profili delle piante poco lontane, ora verso il mesto cielo, come se si aspettassero di udire un altro sibilo e vedere arrivare una nuova freccia. Stralci dei loro commenti la raggiungevano, confusi e distorti dal cozzare delle armature dei soldati in movimento e il rampare dei cavalli innervositi.

    La minaccia che si profilava all'orizzonte era ben più concreta e reale dello spauracchio delle presunte anime senza pace di antichi Re. Alla già presente e opprimente inquietudine, legata a quelle lande tanto sinistre e inospitali, e ai nervi tesi dai continui ostacoli incontrati lungo il cammino, si erano aggiunti sconcerto e un crescente senso di impotenza.

    Quelle donne e quegli uomini avevano accettato di proseguire il pellegrinaggio lungo la strada attraverso le Terre delle Tombe consapevoli dei rischi, tuttavia, avevano fatto affidamento sul giudizio e avvedutezza delle due giovani nobildonne e sulla protezione che le milizie a disposizione avrebbe dovuto garantire.

    Agitati e spaesati, si ponevano domande, discutevano sui probabili risvolti e possibilità, ipotizzavano scenari. Qualcuno borbottava di una situazione presagibile, conseguenza dell’azzardata scelta di inoltrarsi in territori selvaggi e isolati come le terre dei tumuli. Altri parlavano di segni funesti ignorati per arroganza. E non mancava chi riusciva ad attribuire quell’ennesimo, terreno, intoppo alla volontà degli Dèi di mettere la loro fede alla prova; o chi li pregava invocando protezione. Altri ancora - i più equilibrati - invitavano alla calma, fiduciosi nella loro guida; mentre i bambini erano stranamente silenziosi, probabilmente straniti da quell'improvviso clima di tensione.

    Paura e confusione, le percepiva, stavano crescendo come un'onda, alimentandosi dei timori fino a quel momento taciuti, prendendo forza ad ogni minuto trascorso in quel limbo in attesa di risposte. Dovevano comunicare con loro - tranquillizzarli per quanto possibile - ma prima, si disse lasciando che quelle voci sfumassero in secondo piano, dovevano chiarire il da farsi.

    Protetta da una tela di pelle tesa a mò di baldacchino e dal lungo mantello porpora, Vidya, era curva sul ferito e con movimenti delicati e ben calibrati era intenta prestare all'uomo le prime cure. L'algente luce di quel piovoso pomeriggio restituiva appieno la marmoreità sbalzata dei suoi tratti, facendole rilucere le pallide iridi di un verde piú ialino e ne esaltava il liliale incarnato.

    Aveva approntato tutto quanto le potesse servire con l'assistenza della sua servitrice che, posta una bacinella piena d'acqua sterilizzata e la borsa di primo soccorso ai piedi della Bolton, restava a disposizione pronta ad assisterla, sfidando anch’ella il pungente vento che, seppur diminuito in intensità, continuava a soffiare di tanto in tanto. Refoli, le cui invisibili dita, agitavano le ciocche corvine sfuggite al cappuccio, e lottavano debolmente con la stoffa del mantello sollevandone i lembi, impartendole gelide carezze sulla pelle delle mani e avambracci lasciata nuda dalle maniche rimboccate per meglio operare.

    Inclinò la piccola coppa e, dosando con attenzione il flusso, lasciò che l’acqua in essa contenuta scorresse lungo la guancia ferita dell’esploratore, infiltrandosi nel taglio, e che scivolasse sull’incolta barbetta tinta di rosso dal sangue, lavando via il viscoso cruore e la sporcizia accumulata per poi colare a terra in rivoli di un rosato brunito.

    In quel momento d’incertezza e dubbio, con il fardello della scelta da prendere che gravava sul suo animo, potersi concentrare su qualcosa che poteva risolvere - qualcosa di tangibile e che le era familiare e su cui aveva controllo - le permetteva di non abbandonarsi alle vorticose spire di cupi pensieri ed emozioni in subbuglio dentro di lei. Razionalmente era consapevole che una soluzione pacifica senza spargimento di sangue sarebbe stata difficile. E che, fondamentalmente, si trattava di trovare il modo di versarne di meno, ma saperlo non rendeva la responsabilità più semplice da gestire.

    Il povero soldato la fissava con lo sguardo smarrito di chi faticava a rendersi conto di essere scampato al pericolo, e sembrava aggrapparsi alla sua presenza come a conferma di essere davvero al sicuro. Aveva i capelli arruffati e incrostati di fanghiglia, il volto pallido segnato di graffi ed escoriazioni - probabilmente conseguenza del turbolento incontro con i banditi e della notte di tempesta - e il colletto della tunica intriso di scuro carmino lì dove il sangue era stato assorbito.

    Lo aveva fatto sedere sulla scaletta della carrozza in modo che Lady Josephine potesse udire quanto veniva detto senza però dover necessariamente trovarsi innanzi agli occhi ogni fase del medicamento. La lacerazione, appurò, pulendo con un panno umido le ultime tracce di terriccio e coaguli, era profonda ma non grave. Un barbaro sfregio, inflitto per il gusto di fare sfoggio della propria nequizia. Un messaggio sulla serietà delle loro intenzioni inviato per incutere timore nelle giovani Lady e il loro seguito. Non era una ferita particolarmente orrida alla vista ciononostante per la Mallister, certo non usa a scene di tale crudezza, sarebbe potuta risultare disturbante. Le sembrava già abbastanza provata dal precipitare degli eventi per caricarla di ulteriori apprensioni.

    Dal canto suo Vidya poteva dire di aver visto ogni genere di lesione al Forte. Nel tempo, grazie anche agli anni di pratica - rigorosa quanto scrupolosamente occultata alla famiglia- aveva sviluppato, con la complicità del Maestro Tybald, una certa dose di sangue freddo utile in situazioni ove la prontezza poteva fare la differenza tra salvare un arto o amputarlo, tra disinfezione o setticemia, e, piú fatalmente, tra la vita o la morte.

    "Mia buona Signora... Ci siamo divisi per esplorare i boschi d'intorno ed assicurarci che non vi fossero pericoli per voi. Io pattugliavo il lato più a sud insieme a Soran procedendo come da insegnamenti, uno avanti e l'altro indietro, occhi aperti e orecchie dritte."


    L’esploratore parlava con il tipico tono - pratico e diretto - di un soldato impegnato a fare rapporto ad un proprio superiore. Tuttavia, ad onta di ogni suo sforzo, nel rivivere gli avvenimenti del giorno precedente, non riuscì ad impedire alle proprie emozioni di emergere. L'incredulità per il modo in cui erano stati sorpresi. L'orrore nell'assistere alla morte di un proprio compagno. Lo sconcerto per la subitaneità con cui tutto era precipitato. L'urgenza di discolparsi per mancanze che non aveva avuto e difendere il proprio operato e quello degli altri uomini. Le sue iridi continuavano a guizzare nervose, passando ripetutamente dalla giovane Lady ai soldati che si erano raccolti intorno a loro ed assistevano in silenzio.

    Vidya l’ascoltò con attenzione, continuando ad applicare pressione sulla ferita per tentare di arrestarne il sanguinamento, assicurandosi che, ogni qual volta il soldato avesse cercato il suo sguardo, lo trovasse pieno di comprensione e scevro di ogni rimprovero e giudizio affinché non sentisse il bisogno di tacere alcun dettaglio. Annuì con approvazione quando descrisse come si erano mossi e distribuiti sul territorio per controllarlo. E si mostrò preoccupata, ma non accusatoria, nell’udire di come avessero fallito nel notare i banditi tra la vegetazione.

    "Vi giuro ho fatto del mio meglio ma non li ho visti proprio! Erano mascherati del colore degli alberi...e del fogliame..non si vedevano! Sono calati dai rami e hanno sgozzato Soran davanti a me! Davanti ai miei occhi! E prima che potessi anche solo urlare mi avevano circondato. Erano in cinque, mi sono dovuto arrendere..."


    Si irrigidì e la mano che teneva il panno contro il volto del soldato allentò leggermente la pressione. Sgozzato prim’ancora di poter realizzare cosa gli stesse accadendo. Una morte veloce, ma pur sempre cruenta. Chiuse gli occhi per un attimo, stringendo le palpebre per respingere le immagini evocate da quella grafica descrizione.

    Il fruscio delle fronde seguito dal tonfo di stivali nel fango...



    Una sagoma vestita di verde e un grido mozzato dall'affilato sussurro di una lama…

    Il zampillante getto del sangue che ricadeva sul cinereo verde dell'erba e la secca ramaglia, spruzzando il dormiente legno di arbusti e alberi…



    Soran.


    Un nome a cui faticava ad assegnare un volto. Lo cercò tra i tanti che aveva visto illuminati dalla calda luce del fuoco da campo e tra le storie che aveva udito condividere a fine delle lunghe giornate di marcia.

    Incrociò brevemente lo sguardo di Lady Josephine oltre le spalle del soldato, le proprie verdi pallide iridi colme di preoccupazione. Avevano a che fare con dei barbari senza scrupoli. Pur essendo in vantaggio numerico, avevano scelto di bagnare l’antica terra dei Primi Uomini con il sangue di un loro fratello. Uomini esperti che sapevano confondersi con la natura circostante e che, con molta probabilità, in quel momento li stavano osservando e ascoltando, invisibili agli occhi più attenti.

    Un attimo e poi il suo volto tornò ad assumere l’usuale espressione di calma distaccata. Il turbamento dissimulato iniziando a rovistare nella borsa alla ricerca del latte di fuoco per disinfettare la ferita.

    «Non avete nulla di cui rimproverarvi» lo rassicurò con fermezza, tornando a guardarlo negli occhi, percependo nella sua voce senso di colpa e vergogna. «Non potevate fare altrimenti.» Lui e gli altri membri dell’avanscoperta avevano fatto la scelta giusta. Ingaggiare uno scontro in quelle condizioni non avrebbe portato a nulla se non alla morte e, conseguentemente, braccia armate in meno in loro difesa.

    "Sono stato condotto in una radura con un grosso albero bruciato, più avanti...lì ho visto i miei compagni, legati ma ancora vivi. Ben, il guercio e c'erano pure i gemelli."


    L’albero bruciato.


    «Il cipresso di cui parlano nel messaggio?» I quattro ostaggi si trovavano dunque nel punto previsto per lo scambio. Una radura che si apriva poco più avanti. Il luogo ideale per tendere una trappola, portando la vittima designata a non avere via di fuga. «Hai avuto modo di osservare l'area?» chiese, intingendo un piccolo bastoncino in un'ampolla dal vetro brunito e iniziando a spargere delicatamente la tintura disinfettante sulla ferita. «Questa radura quanto dista da noi?»

    La giovane nobildonna sperava che, nelle lunghe ore di prigionia, il soldato avesse avuto modo e la prontezza di spirito di studiare i movimenti dei malfattori, prendendo nota dei vari spostamenti e di almeno parte dei loro posizionamenti.

    «Servono dei punti di sutura. » Comunicò, quindi, interrompendo per un istante quel flusso di domande. Lo sgarro era soggetto a troppe sollecitazioni e la fuoriuscita di sangue, sebbene non più copiosa, non accennava ad arrestarsi esponendo l'uomo al rischio di infezioni. «Non ci vorrà molto» aggiunse secca, l'esile mano alzata perentoriamente ad anticipare eventuali obiezioni.

    E, mentre l’esploratore continuava il racconto, spiegando la ragione per cui i banditi lo avevano liberato, Vidya disinfettò velocemente l’occorrente e si dedicò alla sutura. “Húð til húð. Hold til hold.” Con la stessa manualità ed efficienza con cui la giovane di Seagard e le ancelle muovevano l’ago per decorare pregiati tessuti, la Bolton lo maneggiava per penetrare la pelle e la carne, unendo con pochi veloci mosse i due lembi della ferita, fermandosi tra punto e punto per dare tempo e modo al soldato di rispondere alle altre domande.

    "Mi sono sembrati solo una ventina mia Signora, ma solo gli Dei sanno se i boschi sono liberi. Di certo pattugliavano tutte le zone che stavamo perlustrando noi, nascosti tra gli alberi. Sembrava..anzi..che ci stessero aspettando. Che conoscessero i nostri modi di fare."


    Vidya tese le labbra in una linea dura. Ogni nuova informazione data una pennellata che aggiungeva sfumature più scure e inquietanti al quadro generale.

    «Li hai sentiti parlare tra di loro? Notato qualche dettaglio che potrebbe meglio suggerirci chi sono e il loro scopo?» incalzò, cercando di carpire quanto più possibile per tentare di inquadrare il nemico.

    L'unica cosa certa, sino a quel momento, era che non si trovano davanti ad un semplice manipolo di sbandati ma a uomini ben addestrati con conoscenze strategiche e militari. Disertori o milizie mercenarie allo sbando?

    Lanciò un'occhiata alle spalle e trovò riflesso il suo stesso timore negli occhi del capitano.

    "Suggerisco di raddoppiare le difese attorno alla carrozza. Posso guidare io la carovana, ma voglio un cordone di rinforzo alla sua coda per evitare di essere attaccati alle spalle. Mano a mano che procediamo daremo fuoco al limitare del bosco attorno alla strada maestra, la pioggerella di questa giornata impedirà che divampi un incendio ma ci sarà abbastanza fumo da coprire il nostro passaggio e la nostra vista. Siete d'accordo, mie Signore?"


    Ascoltò la strategia proposta in silenzio mentre terminava la bendatura e, immergendo le mani ormai intorpidite dal freddo nell’acqua profumata con l’olio di lavanda, lavava via ogni traccia di sangue. La fronte aggrottata in un cipiglio al tempo stesso concentrato e dubbioso.

    Il soldato ragionava come un militare ma la loro situazione era diversa e richiedeva un approccio differente. Non potevano lasciarsi tutto alle spalle e darsi alla fuga a spron battuto. Non visto il messaggio di cui si ergevano a vessillo. Non con degli inermi civili al seguito.

    "Ma...abbandoneremo i nostri compagni?"
    "Sono soldati, è nostro dovere immolarsi per la protezione delle loro Signore."


    «Dite il vero, il vostro primo dovere è quello di proteggerci ... anche con la vita» intervenne, cercando lo sguardo della Mallister prima di spostarlo sui soldati. «A voi tutti dobbiamo la nostra gratitudine per quanto fate in ogni momento del vostro servizio - verso i vostri Lord, verso di noi, per questa delegazione dai nobili intenti e per il Nord. Tutto ciò non verrà dimenticato.» E in tono solenne soggiunse. «Soran non verrà dimenticato. La via dell’Oltre sarà sicura per lui, poiché gli Dèi accolgono con favore i Vígdrengr.» Volse allora la propria attenzione all’uomo Tallhart, la voce ferma che non ammetteva repliche. «Credo ci sia margine per valutare ulteriori opzioni al loro sacrifico. Non lasceremo quei soldati a morire.»

    "Lady Vidya…"


    La voce di Lady Josephine giunse al suo orecchio debole e atona. Sorpresa da un capogiro sedeva su uno scranno di paglia improvvisato. Stravolta e provata dagli avvenimenti di quella giornata.

    "…Credete che qualcuno desideri ostacolare questa pacifica marcia? ... Esiste qualcuno che possa trarre beneficio da un nostro fallimento? "


    «Non possiamo escluderlo» rispose, accovacciandosi accanto alla probabilmente ormai febbricitante Lady Josephine. Le verdi iridi che ne esaminavano il pallore dell’incarnato e il malsano rossore che le soffondeva il volto. «L’instabilità sarebbe nell’interesse di molti. Abbiamo visto come l’Eresia abbia raggiunto anche le classi più abbienti.» Il cortigiano nelle carceri di Piazza di Thorren ne era un esempio. Non si potevano escludere infiltrazioni e corridoi sotterranei lungo il territorio. «O forse si tratta di interessi più cupidi da parte di chi trarrebbe guadagno da quelle terre» Fare nomi ed ipotesi al momento era impossibile.

    Con un cenno della mano chiese alla sua servitrice di passarle nuovamente la borsa contenente i rimedi, indi rivolse un’occhiata di bonario rimprovero all’altra nobildonna, mascherando l’estensione della sua preoccupazione per le sue condizioni. «Tenete questo.» Un piccolo impacco di erbe venne posto tra i palmi della giovane aquila. «Dovete prendervi più cura della vostra salute.»


    "Con tutto il rispetto, mie Signore, non avete l'esperienza in battaglia di Lady Mormont o Ser Forrester e no è prudente condurre delle dame in una sortita militare e se è vero quel che dice e non si tratta di semplici briganti, ogni secondo perso qui è un pericolo che non possiamo permettere corriate."


    «Non abbiamo certo intenzione di buttarci nella mischia brandendo un’arma,» ribatté in tono sardonico, l’angolo sinistro della bocca, impreziosito dall’elegante piccolo neo, arricciato in un sorrisino. «Nè nelle nostre aspirazioni per il futuro c’è quella di mirare al titolo di Ser.» Si appressò all’uomo con passo leggero, gli occhi Bolton fissi su di lui. «Comprendo stiate agendo secondo la vostra esperienza ma… » Fece una pausa. Osservando il Maestro Tybald ricoprire il ruolo di consigliere, aveva imparato che poche cose erano fragili tanto quanto l’ego di uomo uso al comando, e che il miglior modo per infrangere il muro della tracotanza era quello di esporre le proprie obiezioni come semplici dubbi. «…non credete che fuggendo non faremo altro che rimandare l’inevitabile scontro?»

    Pur non avendo esperienza militare era in grado di riconoscere una strategia fallace. E sebbene la prospettiva di lasciarsi il problema alle spalle fosse allettante non era la soluzione. Troppe le variabili in gioco.

    «Piove ininterrottamente da ore.» Erano stati fortunati a non rimanere impantanati a causa degli acquitrini lungo la strada o nei tratti dove era stata quasi ridotta in fanghiglia. Non sapevano le condizioni del tragitto che li attendeva e se fossero rimasti bloccati non avrebbero avuto scampo. «Accendere un fuoco in queste condizioni richiede risorse e tempo. E, se anche riuscissimo, prima di raggiungere l’intensità necessaria per creare una cortina di fumo sufficiente a coprire il nostro passaggio, la carovana sarebbe ben lontana e di nuovo scoperta.» Il suo sguardo si posò dunque sugli uomini e le donne oltre la cinta di soldati. Bisognava tenere conto del pericolo a cui sarebbero stati esposti i pellegrini nelle retrovie a causa del fumo e del fuoco stesso se fosse sfuggito al loro controllo. «C’è inoltre da considerare il fatto che ci troviamo nelle Terre delle Tombe, non su un sentiero nella Foresta del Lupo, ampie zone saranno completamente prive di alberi ed arbusti, lasciandoci totalmente esposti e vulnerabili. » Indicò con un cenno il paesaggio spoglio e brullo che si estendeva intorno a loro. Le alture e i tumuli che si alternavano agli sporadici boschetti. «Utilizzando lo stratagemma che suggerite l'unica cosa che rischiamo di ottenere è segnalare costantemente la nostra posizione, permettendo ai briganti di organizzarsi di conseguenza. Potrebbero anticiparci, non essendo rallentanti dai mezzi e dai pellegrini, o seguirci in attesa del momento propizio per attaccare conoscendo meglio il territorio, o, ancora, sfruttare la loro abilità nel mimetizzarsi per attaccare i soldati incaricati di appiccare le fiamme erodendo poco a poco le nostre forze.»


    Si fermò. Le pallide gote leggermente arrossate dal freddo e dalla foga del suo argomentare.

    «Sembrano avere una mentalità militaresca, avranno certamente valutato ogni possibile scenario primo fra tutti quello che vede la nostra messa in sicurezza, così come il nostro tentare la fuga. Dobbiamo pensare fuori dagli schemi.» L’unico modo per ribaltare la situazione a loro favore. «Puntare su un diversivo che dia ai banditi l'illusione di averci fatto cadere nella loro rete.»

    Fece un'altra pausa, nervosa, conscia di quanto controverso fosse ciò che stava per suggerire.

    «Propongo di mandare una delle ancelle, nelle vesti di Lady Josephine, all'incontro.» Guardò il capitano e poi la Mallister, lasciando che assorbissero le implicazioni delle sue parole. Non c’era motivo di spiegare il perché di quella scelta. Quindi si affrettò a rassicurare l'altra nobildonna. «La vostra protetta sarà al sicuro fintanto che manterrà il ruolo.»

    Era, in fondo, nell’interesse dei banditi tenere in vita la Lady.

    «In attesa del tramonto, suggerirei di spostare carri e pellegrini con la scusa di approntare un campo provvisorio.» Era imperativo allontanarsi dalla fila degli alberi e creare un perimetro di sicurezza. Una delle alture o dei tumuli intorno a loro poteva fungere allo scopo. «Se qualcosa dovesse andare storto avremo il vantaggio del territorio.» Quel tipo di movimenti, visto l’avvicinarsi del crepuscolo, non avrebbero dovuto insospettire eventuali vedette dei banditi. O almeno così Vidya sperava. «Voi Lady Josephine, una volta smessi i vostri panni, potreste andare con loro e offrire quella guida e sostegno di cui necessiteranno. Io rimarrò con l’ancella per portare avanti l’inganno e vi raggiungerò una volta che si sarà avviata.»

    In questo modo entrambe sarebbero state al sicuro, lontano dall’eventuale scontro.

    «All'ora prestabilita, la giovane si recherà verso il luogo dello scambio, portando con sé i trenta dragoni. Una volta certi di avere in pugno la situazione i banditi scopriranno le loro carte e noi reagiremo di conseguenza.»

    La falsa convinzione di avere in mano una delle Lady avrebbe potuto essere loro fatale.

    «Se fossero stati abbastanza numerosi da soverchiarci non sarebbero ricorsi alla richiesta di un riscatto.» Ribadì, stringendo le mani in grembo per allentare la tensione crescente. Quindi si voltò verso il soldato in capo. «Abbiamo settanta uomini ben addestrati con noi - credo sufficienti per sgominarli e assicurarci protezione. Pensate di poter organizzare un accerchiamento?»

    Il bosco intorno a loro non era fitto come la Foresta del Lupo e i soldati ormai a conoscenza delle tecniche del nemico sarebbero stati in allerta e meno vulnerabili all’effetto sorpresa che era stato letale all’avanscoperta. Sfruttando l’arrivo della sera - e se fortunati con l’ausilio della foschia - potevano tentare di circondarli per osservare lo scambio e, al momento giusto, passare all’assalto.

    Se anche nella sortita ci fossero state delle perdite il messaggio mandato ai soldati, quanto ai pellegrini, sarebbe stato quello che nessuno sarebbe mai stato lasciato indietro.



    Parole: 3824

    Húð til húð. Hold til hold = "Pelle a pelle. Carne a carne."
    Vígdrengr = guerriero coraggioso


    Vidya si oppone alla strategia proposta dal soldato e propone di:

    - mandare un’ancella al posto di Lady Josephine all’incontro e questa dovrà tenersi pronta a fare un’azione di disturbo [ se necessario da stabilire quando avremo più dettagli sull’area etc.]

    - spostare carri e pellegrini in un punto più sicuro e di facile difesa (si trovano nelle Terre delle Tombe, uno dei piccoli rilievi o tumuli disseminati nel territorio che sia ad una distanza ragionevole potrebbe fungere allo scopo, come anche solo una semplice apertura) con la scusa di preparare un campo.

    - chiede a Lady Josephine di andare sotto copertura con i pellegrini per dare loro forza e sostegno. Vidya se verrà accettato il diversivo rimarrà con l’ancella prescelta in attesa si avvii all’incontro per portare avanti il trabocchetto e poi la raggiungerà. Una volta entrambe al campo dovrebbero essere al sicuro.

    - In difesa di un possibile attacco all’accampamento si studierebbe un perimetro di sicurezza.

    - Il bosco per quanto fitto non avrà l'estensione e impenetrabilità della Foresta del Lupo e dovrebbe essere fattibile farli infiltrare. In base alle info che darà l’esploratore, sulla distanza e caratteristiche della radura, i soldati dovrebbero disporsi sul territorio (accerchiamento o avanzamento lineare) ma non attaccare immediatamente.

    Se serve, gli uomini a disposizione sono circa 70

    10 uomini Bolton
    ?? uomini Mallister
    20 uomini Stark
    15 uomini Cerwyn
    20 Uomini Tallhart
     
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    Non vi ho dimenticate! Fine dei ritardi, giurin giurello

    Iniziamo con un bel lancio di dado: avete avuto la premura di travestire l'ancella, vediamo un po' come se la cava..

    1,2 = Ci cascano: 1
    • 1d3
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    • Inviato il
      14/9/2023, 18:57
      Robb_Stark
     
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    Ovviamente voi non sapete se ci sono cascati o meno, vediamo un po' come si svolge la questione.


    La radura non è troppo distante da qui. Mezzora sarebbe sufficiente a raggiungerla, un quarto d'ora correndo. Avrebbe spiegato il soldato.
    Chi siano... E' difficile dirlo, potrebbero essere dei briganti, ma non ho mai sentito parlare di compagnie di briganti tanto esperte che bazzichino per questi luoghi. Combattono abbastanza bene da essere una minaccia, però, almeno con l'effetto a sorpresa...

    Organizzare un accerchiamento non sarebbe stato impossibile, anzi, i numeri erano probabilmente più che sufficienti ad eseguirlo, ma c'era qualche certezza riguardo il numero, o le origini, dei nemici?
    Nel momento in cui l'ancella fosse partita, anche gli uomini avrebbero preso posizione secondo le direttive di Vidya.
    Se vuoi inserire qualche ordine o modifica, fallo tranquillamente nel tuo prossimo post


    *****

    L'uomo si avvicinò a quella che doveva essere l'ancella di Josephine con passo incerto, gli occhi spaventati dalla presenza di banditi lungo la strada. Il suo volto era pallido e sudato, e si aggrappò con forza alla sua sacca di viaggio. "Ho sentito che c'è un gruppo di banditi in agguato più avanti", sussurrò con voce tremante, cercando di trattenere le lacrime. "Questa è una spedizione religiosa, e gli oggetti sacri che trasporto sono di inestimabile valore per me e per la mia comunità. Li abbiamo cercati per anni, attraversando terre lontane e pericolose, e ora che finalmente li abbiamo trovati, rischiamo di perderli a causa di questi banditi spietati."
    Di cosa parlasse l'uomo, non era chiaro: questi si era unito a loro volontariamente da un villaggio per cui la carovana era passata qualche tempo addietro, ma fino ad allora non aveva mai parlato con nessuno.

    Le sue mani tremano, mentre cerca conforto tra gli altri viaggiatori. "Non so cosa fare... non so come proteggermi e proteggere questi tesori. Non voglio che cadano nelle mani sbagliate, che siano profanati o addirittura distrutti." Si ferma un attimo, come se cercasse di riprendere fiato e continuare la sua supplica. "Per favore, aiutatemi. Non voglio morire qui, in questo luogo lontano dalla mia terra e dai miei affetti. Non voglio perdere tutto ciò che ho dedicato a questa missione sacra, che rappresenta la mia fede e il mio impegno."

    Guarda gli altri viaggiatori con occhi imploranti, cercando di trovare una soluzione. "Siamo in tanti qui, dobbiamo trovare un modo per proteggerci e proteggere questi tesori. Non possiamo lasciare che questi banditi ci rubino la speranza e la fede."
     
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      Terre delle Tombe · 25 gennaio 286AA
    Riparata da un baldacchino, con le voci dei soldati ridotti ad un rumore di sottofondo, Vidya prese un sorso di tisana, lasciando che le delicate e aspre note agrumate della melissa l’avvolgessero nel loro calmante abbraccio. Un fugace istante di tregua dalla tensione che riempiva l’aria rendendo i silenzi densi di apprensione e le parole vibranti di nervosismo.

    Strinse dunque le esili dita attorno alla tazza fumante, aggrappandosi al più tangibile conforto del calore da essa emanato, e rivolse lo sguardo verso un gruppetto di alberi poco distante dalla strada. Filari di silenti e rachitiche sentinelle i cui pallidi tronchi subivano rassegnati le violente folate di vento, spiccando sull’acido verde che tappezzava il paesaggio e che, con il loro piglio decadente, sembravano delimitare il punto in cui il terreno, dopo un lungo tratto pianeggiante, iniziava a salire gradualmente fino a formare un morbido rilievo. Era meno visibile di altri, con la presenza degli anneriti arbusti e secca ramaglia a confondere e mascherarne gli artificiali regolari contorni, ma si trattava di un tumulo. I grossi massi di varia grandezza disseminati lungo l'area, e che molti pellegrini stavano utilizzando come sedute e appoggi, non erano semplici rocce ma, più probabilmente, residui di antichi altari dedicati a Dèi obliati dalla memoria del mondo, percorsi rituali o anelli sacri, resi ormai irriconoscibili dall'implacabile lima del tempo.

    Le pallide iridi si mossero curiose su per il fianco del rialzo, scorgendo tra i secchi cespugli quella che poteva apparire ad un occhio disattento come l’entrata di una piccola caverna naturale ma che, in realtà, come rivelato dalla disposizione e palese lavorazione delle pietre che la componevano, era l’accesso ad una dimenticata camera sepolcrale, e, poco più in alto, la base di quello che doveva essere un solitario monolite. Si chiese, intrigata, se ci fossero delle iscrizioni sulla sua superficie - arcane rune incise a colpi di scalpello in un tempo ormai remoto, custodi degli sfuggenti echi e delle storie di quella misteriosa epoca - che potessero dare un indizio per scoprire l’identità di colui a cui il monumento era dedicato. Sicuramente, decise, considerando le modeste dimensioni, non un sovrano. Forse un guerriero. O uno dei coraggiosi - folli - che avevano pensato di poter rivaleggiare con il Primo Re e pretendere di appropriarsi del suo titolo, i loro corpi secondo le leggende resi cadavere ben prima che avessero esalato l'ultimo respiro.

    Alle sue spalle, con i pellegrini e i soldati completamente ignari di trovarsi praticamente su di una tomba, il piccolo accampamento continuava a prendere forma. Erano state erette solo un paio di tende, in modo da offrire riparo alle Lady dalla pioggia che, pur concedendosi delle brevi pause, non accennava a cessare, mentre il resto consisteva in ripari di fortuna composti da teli tenuti su da pali o arbusti e ramaglia. Strutture di facile rimozione qualora si fosse presentata la necessità di doversi muovere in gran fretta.

    Negli scacchi la chiave di una buona apertura prevedeva lo sviluppo dei pezzi. La prima mossa era quella di assicurarsi il centro della scacchiera disponendo i pedoni e poi, senza temporeggiare, iniziare a muovere i pezzi leggeri per sfruttare il vantaggio e controllo conquistato. Ed era con questa filosofia che Vidya aveva approcciato l'ideazione del loro piano.

    Basandosi sulle informazioni date dell'esploratore, il quale aveva stimato la lontananza della radura a circa mezz'ora da loro, la giovane Bolton aveva suggerito di spingersi fino a tre quarti della distanza, fermandosi per approntare l'accampamento nella prima area idonea ai loro bisogni. Il loro avanzare non avrebbe dovuto allarmare il nemico. Lo spostamento di tutte quelle persone, avrebbe creato una sorta di copertura per i soldati che avrebbero dovuto occuparsi dell’accerchiamento, aiutandoli ad infiltrarsi un poco alla volta tra gli alberi e aggirare l’area senza essere notati, mentre il grosso della milizia rimaneva a loro protezione.

    E, infine, se tutto fosse andato liscio, si sarebbe approntata la trappola, lasciando scoperto uno dei pezzi per far esporre l’opponente e metterlo sotto scacco.

    Il sacrificio della Donna.

    Guardò la tenda in cui si era ritirata la Mallister. Con l'approssimarsi della sera, la calda luce delle candele al suo interno sembrava prendere forza, accendendo le pareti in telo facendola somigliare sempre più ad una grande lanterna, su i cui pannelli distorte e fioche sagome danzavano. La decisione di mandare una delle ancelle non era stata facile da accettare per Lady Josephine. Vidya l'aveva osservata combattere una tacita e struggente lotta interiore, torcendosi le mani mentre annaspava alla disperata ricerca di un'alternativa. Un’alternativa che non esisteva. C'era stato un momento in cui aveva temuto si sarebbe opposta. Che l'idealismo l'avrebbe avuta vinta sulla concretezza o la cieca fede, nella presunta provvidenza dei Sette-che-sono-Uno, sulla ragione. Lunghi, brevi, attimi di teso silenzio che Vidya aveva trascorso con il fiato sospeso, pronta ad imporsi se necessario per farla ragionare. Tuttavia, alla fine, la Mallister era giunta alla sua medesima, sofferta, conclusione.

    Era davvero l'unico modo.

    Ciononostante, riflettè, sentendo gli sguardi del Septon e della ancelle su di lei mentre si allontanavano dal padiglione, lasciando da sole la Mallister e la fanciulla scelta per lo scambio, ai loro occhi la sua proposta era apparsa di una freddezza e cinismo rari. La sua imperturbabilità e pragmaticità scambiata per disinteresse e noncuranza per il destino della loro amica e compagna. E, in un sol colpo, le occhiate giudicanti e i sorrisetti traboccanti biasimo erano stati sostituiti da un muto timore.

    "Bisogna essere temuti per essere rispettati."

    Trattenne a stento una smorfia all’amaro sapore che quelle parole restituivano e, prendendo un ultimo sorso del dorato infuso, tornò a prestare attenzione ai capitani delle diverse milizie intorno a lei, intenti a confrontarsi e discutere gli ultimi dettagli e studiare i diversi corsi d’azione.

    Vidya aveva dato loro delle indicazioni, tratteggiato le basi del piano generale, ma, non essendo esperta di tattiche militari, si era rimessa completamente alla loro esperienza, affinchè le sue idee venissero tradotte in strategie attuabili e possibilmente efficaci.

    Un compito tutt’altro che semplice. Poche le informazioni utili note e tante le incognite da considerare. E più si provava ad inquadrare la situazione, cercando indizi basandosi sui movimenti e le azioni dei banditi, più questa risultava confusa.

    Nulla sembrava avere senso.

    Che cosa le stava sfuggendo?

    Se avessero avuto i numeri per sopraffarli, si ripeté per l’ennesima volta, non avrebbero perso tempo ad escogitare una richiesta di riscatto - per di più utilizzando dei semplici soldati come ostaggi - vanificando il vantaggio della conoscenza del territorio e l’effetto sorpresa.

    Se poi si considerava che l’albero caduto in cui si erano imbattuti il giorno prima fosse stata opera loro, questa scelta diventava ancora più strana. Perché piazzare una trappola e spostarsi miglia e miglia più a sud, ad ore di distanza, invece di accerchiare il loro accampamento durante la notte, o sorprenderli una volta che fossero ripartiti? Con la Mallister, che aveva percorso un lungo tratto di strada tra i pellegrini, avevano persino avuto l’occasione di rapire direttamente una Lady - eppure non l’avevano colta.

    Chi erano?

    L’esploratore non aveva notato alcun accento particolare, il che portava ad escludere provenissero da altre regioni del Regno o dall'Oltre Barriera. Almeno uno di loro era in grado di scrivere nella Lingua Comune e, dal modo di agire, sembravano essere uomini addestrati, in grado di muoversi e mimetizzarsi a perfezione nelle poco transitate lande delle Terre delle Tombe. "Sembrava..anzi..che ci stessero aspettando. Che conoscessero i nostri modi di fare." Esperti delle tecniche del Nord.

    Che questo attacco avesse per davvero una matrice religiosa?

    Non era impossibile. Fin da quando aveva scoperto del prigioniero a Piazza di Torrhen, era sorto in lei il sospetto che gli eretici Illyriani fossero riusciti a creare dei corridoi attraverso la regione. Forse si trattava di un tentativo di intralciare il dialogo tra le due religioni, mascherando il tutto dietro l’attacco di un gruppo di banditi. Questa opzione avrebbe spiegato molte delle incongruenze nelle azioni di questi presunti briganti e la loro spietatezza verso coloro che dovevano essere loro fratelli ma che, con molta probabilità, vedevano come barbari miscredenti.

    Sospirò, seccata, innervosita dal non riuscire a mettere a fuoco chi avevano davanti. Era come giocare una partita alla cieca, le pedine nascoste sulla scacchiera.

    «Sono probabilmente in possesso di cavalli o comunque mezzi di trasporto», interloquì, dopo un lungo silenzio, inserendosi nel discorso, «assicuratevi che gli uomini siano lesti nel reagire e nell'annullare quel vantaggio...»

    *



    Il crepuscolo era giunto, soffondendo ogni cosa con la propria cupa e malinconica luce, e le ombre avevano iniziato ad allungarsi, sempre più oscure e dense contro le rutilanti fiamme di torce e lanterne, tese verso l’oscurità che le ali del Pipistrello avrebbe portato.

    I lembi della tenda si sollevarono per poi ricadere con un pesante fruscio alle spalle di una giovane vestita dei colori di Seagard. Non erano, però, le tinte ramate dell’aquila a colorare le ciocche che si intravedevano sotto il cappuccio dello scuro mantello, ma un caldo castano. Carol. Questo, le avevano detto, era il nome dell'ancella prescelta.

    Le si appressò, forzando un leggero, incoraggiante, sorriso sulle labbra e, mentre la ringraziava e complimentava per il coraggio che stava dimostrando, si soffermò ad osservare l'opera della Mallister: i lunghi capelli erano stati intrecciati in una complessa ed elegante acconciatura, l’abito fatto calzare per esaltare la grazia della figura e i gioielli abbinati per impreziosire l’insieme senza appesantirlo. Il ritratto di una vera Lady del Sud. Raggiante nelle vesti che aveva da sempre ambito indossare nonostante il palese nervosismo e agitazione.

    L’espressione sul volto non cambiò ma, per un fugace istante, le verdi iridi della Bolton si velarono di tristezza. Non aveva mai nutrito una particolare simpatia per le dame di compagnia di Lady Josephine - emblema di tutto ciò che aveva da sempre cercato di rifuggire - ma non poté non provare compassione per quella fanciulla. Aveva avuto scelta, o era stata semplicemente sfortunata? Quanto era consapevole dei pericoli a cui stava andando incontro?

    «Non avere alcun timore», la rassicurò, parlandole con voce pacata e ferma, ad onta di ogni proprio dubbio e senso di apprensione, nel tentativo di trasmetterle sicurezza e serenità. «Ricorda che non sei sola in questa impresa.» Era bene non tacere la gravità di quanto stava apprestandosi a fare ma, rapportarsi a lei come fosse una vittima sacrificale, non avrebbe fatto altro che acuire la paura della giovane, trasformando la sua ansietà in terrore con il rischio di compromettere la riuscita del piano. Le passò dunque un sacchetto di pelle, il metallico tintinnio che accompagnò il movimento sufficiente a spiegare cosa vi fosse contenuto, e coprì le tremanti mani con le sue. Un gesto di conforto quanto un modo per assicurarsi l’attenzione dell’altra. «Segui le direttive e non antagonizzarli.» Non sapevano chi avevano di fronte, né le loro reali intenzioni. La possibilità che fossero realmente interessati solo ai soldi era minima, se non nulla, e Carol doveva essere pronta a gestire ogni scenario. «Lo scambio dovrebbe avvenire senza intoppi ma se i banditi non dovessero attenersi ai patti...» cercò il suo sguardo, l'urgenza e serietà di quanto stava dicendo chiara sul suo volto, «…allora dovrai tentare di ostacolarli, o, quantomeno, rallentare la loro azione in modo di dare tempo ai nostri uomini di raggiungerti.» Quindi elaborò: «Creando un diversivo come il fingere uno svenimento…» fece una pausa e, piegando l’angolo della bocca in un sorrisino complice, le passò una piccola lucerna, rimuovendo il coperchio del serbatoio contenente l’olio bollente «…o quant'altro ti possa suggerire l'istinto o la necessità.» Una fonte di luce il cui utilizzo sarebbe stato giustificato dalla sempre più scarsa visibilità di quella piovosa giornata, ma che all'occorrenza poteva divenire un'arma.

    Vidya la invitò a seguirla e, con incedere leggero, stringendosi nel mantello per ripararsi dalle dita inquisitrici del vento, si incamminarono per raggiungere la guardia che aveva il compito di scortare la falsa Lady per parte del tragitto.

    «Vedendoti, ora, qui davanti a me, non c'è motivo per cui debbano dubitare tu sia Lady Josephine.» Il tempo che le ancelle avevano trascorso ad emularla in ogni cosa, pensò ironicamente, si era rivelato infine utile. «È meglio, però, mettere in conto che questa eventualità esiste. In tal caso dovrai mantenere tutto il tuo contegno e imperturbabilità.» Potevano sospettare l'inganno, mettere in dubbio la giovane innanzi a loro fosse davvero chi diceva di essere, ma non avrebbero mai potuto avere la certezza assoluta. Ed era su quel dubbio, per quanto minimo, che la Bolton contava. Sarebbero stati disposti, per un errore di giudizio, a correre il rischio di perdere un ostaggio di tale valore o, nel peggiore dei casi, rischiare di versare sangue nobile e finire sulla forca? «Se è questo che tu per prima crederai, stai pur certa che sarà evidente anche ai loro occhi.»



    Parole: 2108


    In conclusione, in base alle informazioni date dall’esploratore, Vidya deduce che:

    ➢ i 'briganti' sono molto probabilmente del Nord (nessun accento o altro dettaglio particolare notato)

    ➢ vista l’area coperta (dall’albero trappola alla radura ci sono come minimo un paio di ore di distanza) sono con molta probabilità muniti di mezzi di trasporto/cavalli.

    ➢ non sembrano avere i numeri per attaccare direttamente (viste le occasioni non colte nonostante il vantaggio che la conoscenza del territorio e l’effetto sorpresa offrivano)

    ➢ vista la preparazione militare potrebbero avere davanti milizie e non semplici briganti.

    ➢ dietro potrebbe esserci lo spettro illiryano e la richiesta di riscatto una copertura del tentativo di sabotaggio della delegazione/rapimento. (Quale brigante, vista la ricchezza a disposizione, si accontenterebbe di soli trenta ori? E a che pro pretendere che allo scambio si rechi una delle due lady a capo del pellegrinaggio?)



    Non avendo competenze militari, la Bolton, facendo affidamento sull’esperienza dei soldati che l’accompagnano per eventuali modifiche/migliorie, propone di:

    ➢ sfruttare la confusione creata dal convoglio e i pellegrini in movimento per far infiltrare alcuni uomini e disporsi a tenaglia intorno alla radura ( i soldati dovrebbero, uno alla volta, scivolare tra gli alberi e posizionarsi a tot distanza uno dall’altro così da controllare una buona porzione di terreno. L’ordine è quello di neutralizzare eventuali vedette in modo da non far scattare l’allarme.) Non è stato specificato di quanto tempo effettivamente disponiamo prima del tramonto, comunque sia si dovrebbero muovere prima dell’ancella.

    ➢ mentre il resto delle milizie rimane a protezione dell'accampamento, pronti alla difesa o fuga, un soldato dovrebbe accompagnare la falsa Lady per almeno ¾ del tragitto, rimanendo abbastanza vicino da averla nel proprio campo visivo durante lo scambio, ma sufficientemente lontano da non allarmare i ‘briganti’.

    ➢ se lo scambio avviene come previsto i soldati dovrebbero aspettare che l’ancella sia al sicuro prima di bloccare i banditi. Se, invece, tentano di prenderla in ostaggio, si partirebbe direttamente all’attacco.



    Le istruzioni date a Carol sono:

    ➢ mostrarsi disposta a collaborare e non cedere a eventuali provocazioni

    ➢ se la sua identità viene messa in dubbio deve negare l’inganno. I banditi possono sospettare ma non possono avere alcuna certezza a meno di una confessione.

    ➢ suggerisce azioni di disturbo come ad es. fingere di svenire (ritrovarsi di colpo un peso morto tra le braccia può ostacolare i movimenti quanto basta per dare tempo ai soldati di attaccare ) o versare olio bollente dalla lucerna…


    Edited by »S« - 21/9/2023, 22:59
     
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    ∼ 25 Gennaio 286 •
    Tramonto - Pioggia • Barrowlands - Accampamento ∼


    I
    n eco i bisbigli dei soldati e di Lady Vidya diventavano sempre più distanti. Strategie militari, tecniche di accerchiamento e rappresaglie, temi ben distanti dalla cultura e dalla formazione di una nobile fanciulla. Aveva notato una certa disinvoltura nella Lady di Forte Terrore nel disquisire di strategie così ostiche e dissidenti, per una nobildonna di così alto lignaggio. Come di consueto, se ne sorprese per poi mostrarsi sdegnosa di fronte ad una simile libertà che veniva concessa nell’educazione femminile. Ma non intervenne o mostrò troppa ritrosia al cospetto dei soldati o dei pellegrini, in quanto il pensiero volava verso altri lidi. Lady Vidya le stava davvero chiedendo di mettere in pericolo una delle sue ancelle, care ragazze in età da matrimonio pronte a cercar fortuna fuori dalle mura di Seagard. Restavano genuflesse con lei fino a tardo vespro per onorare i Sette Dei, si dilettavano in gare di cucito nei tediosi pomeriggi al castello e condivideva con loro innocenti confidenze. Misericordiosa offriva loro abiti o gioielli ormai dismessi, che erano già stati mostrati alla corte di Seagard in occasioni importanti. A volte aveva dovuto placare con punizioni e rimproveri le ancelle troppo vanesie, che lottavano come fiere perdendo ogni buongusto e contegno per un pezzo di stoffa impreziosito di diamanti da aggiungere alla gonna. I merletti, soprattutto quelli finemente ricamati da abili mani, andavano a ruba tra loro scambiandoli per favori e segreti. Adorava ascoltare le rime baciate di uno strampalato menestrello, oppure assistere con loro ad un’opera teatrale improvvisata nelle sue stanze.

    Ne scrutava i visi con occhi ricolmi di affetto ed ammirazione. In rassegna ad una ad una, proprio come faceva Septa Ysilla nel riportare l’ordine tra le ancelle. Non ne osservava le sbavature sul colletto o le ribelli ciocche che fuoriuscivano dalle preziose cuffie. Aspetto impeccabile e comportamento esemplare. Era ciò che pretendeva dalle dame di compagnia. Ogni ombra sarebbe ricaduta inevitabilmente sulla Mallister. Stavolta le guardava con amorevole comprensione, una profonda compassione e tristezza per colei che s’era volontariamente o involontariamente offerta. Era rimasta all’oscuro di un eventuale sorteggio o degli alterchi tra le ancelle, per decidere su chi avesse calzato le vesti di Lady Josephine Mallister. Un onore che ben poche potevano vantare, forse un sogno per ognuna di loro. Ma a quale prezzo? Esporsi ad un rapimento, o peggio rischiare di aver recisa la gola dai banditi. Le rassicurazioni, razionali e ben ponderate di Lady Vidya, non resero l’ingrato compito meno gravoso. Soprattutto nella sacra vestizione, di una martire impreziosita di gioielli e con i colori dell’Aquila.

    Anche quando vide andar via Carol, accerchiata dai pochi soldati e sotto l’egida della Bolton, non riusciva a trattenere la commozione. Occhi lucidi ma che non osavano macchiare il diafano ed etereo viso di lacrime. Un lusso che non poteva permettersi. Doveva essere per tutte un esempio di contegno e dignità, anche nel momento di una separazione così dolorosa. Aveva baciato il capo, intrecciato ed impreziosito di gioielli, per poi affidarla nelle mani degli Dei. - Che i Sette Divini ti proteggano, mia dolce Carol. - La vide voltarsi, andare via dignitosa e regale in quell’abito che mai aveva indossato. Con l’effigie dell’Aquila che la proteggeva e recitando a memoria il motto di Casa Mallister. Sopra gli altri, sempre. Era vietato chinare il capo, ma avrebbe squadrato quei loschi ed infidi uomini dall’alto al basso. Senza paura, con dignità e con somma mestizia. Fin troppe volte Carol aveva osservato le movenze e la favella di Lady Josephine Mallister, la nobildonna che con fervore e devozione aveva scelto di seguire. Inoltre l’accento straniero, proveniente dal Sud dell’Incollatura, e la moda così diversa da quella del Nord avrebbe tratto in inganno chiunque. Non voleva sottovalutare dei taglia-gola, ma Carol sembrava davvero una nobildonna attorniata da bei tessuti e luccicanti gioielli. Sperava in cuor suo, che tutto fosse andato per il meglio.

    Ritornata nella sua tana impreziosita d’arazzi con i Sette Doni a Hugor, dopo aver stretto le mani delle ancelle per l’intero tragitto dalle porte dell’accampamento fino a quella della tenda, sprofondò in un contemplativo silenzio. China sull’inginocchiatoio di legno e di fronte alla Stella a Sette Punte, non aveva fatto altro che pregare per la salvezza se non terrena almeno dello spirito di Carol. Le ancelle aveva osservato con rispetto il silenzio della Mallister, unendosi a lei nelle preghiere intonate dalla nobildonna. Un coro di voci femminili che si univano in un solo canto, tanto da riempire quel vuoto di sincera speranza. In pena per le sorti di Carol, né la Mallister e né le ancelle ruppero il digiuno come suggerito da Lady Vidya. Lo stomaco le si contorceva nelle budella, la gola serrata quasi incapace di far passare aria ed occhi fissi verso l’oggetto sacro.

    - Padre Onnipotente, dispensa giustizia;
    Madre Misericordiosa, dona la vita;
    Guerriero Immortale, infondi coraggio;
    Fanciulla Vergine, proteggi le virtù;
    Fabbro Supremo, forgia il sentiero;
    Vecchia Saggia, illumina il cammino;
    Sconosciuto Onnipresente, custodisci i segreti. -


    Così sia.
    Sette Volti.
    Sette Fedi.
    Sette Volontà.


    - Padre Onnipotente, dispensa giustizia;
    Madre Misericordiosa, dona la vita;
    Guerriero Immortale, infondi coraggio;
    Fanciulla Vergine, proteggi le virtù;
    Fabbro Supremo, forgia il sentiero;
    Vecchia Saggia, illumina il cammino;
    Sconosciuto Onnipresente, custodisci i segreti. -


    Così sia.
    Sette Volti.
    Sette Fedi.
    Sette Volontà.


    - Padre Onnipotente, dispensa giustizia;
    Madre Misericordiosa, dona la vita;
    Guerriero Immortale, infondi coraggio;
    Fanciulla Vergine, proteggi le virtù;
    Fabbro Supremo, forgia il sentiero;
    Vecchia Saggia, illumina il cammino;
    Sconosciuto Onnipresente, custodisci i segreti. -


    Così sia.
    Sette Volti.
    Sette Fedi.
    Sette Volontà.


    [ … ]



    S’era sottratta all’addio. Aveva affidato Carol tra le mani di un’ancella, per condurla al cavallo che l’attendeva per raggiungere il covo dei banditi. Ferita ancora sanguinante, che solo la fervida fede e le quiete delle preghiere riuscivano a sanare almeno un po'. Il viso immacolato e pallido non aveva mai accolto le calde lacrime che tratteneva nelle gemme chiare, sfumature così simili al mare di Seagard ma che con la pioggia s’incupivano tanto quanto l’animo. Mostrarsi forte, sicura, sempre. Tergiversare, non le era concesso. Anche perché un minimo accenno d’esitazione avrebbe gettato nel panico le fedeli e devote ancelle e diffuso ombre sulla sacra provvidenza dei Sette. La Mallister godeva della compagnia di soli fedeli dei Sette Divini, i cui percorsi erano illuminati dalla sua onnipotente ed onnipresente Luce. Qualsiasi destino attendeva Carol, che fosse la salvezza del corpo o dell’animo, sarebbe stata ricompensata per la propria fedeltà ed ubbidienza. S’era raccolta con lei in dolci preghiere, prima di voltarsi e lasciarla andar via. Le unghie stringevano la candida pelle delle braccia, sotto l’umile stoffa del travestimento, fino a lasciarle chiari segni d’infelicità per liberarsi della frustrazione che provava. Ibernata nella fredda etichetta e prigioniera dei doveri verso l’intero Nord, ma soprattutto per Seagard, non poteva lasciarsi vincere dalle questioni di cuore. Non avrebbe mai permesso a nessuno di consegnare una sua ancella nelle mani del nemico. Le Barrowlands erano terre senza legge, o dove la giurisdizione dei Dustin era ancora troppo debole per l’eccessiva estensione del territorio ed i pericoli che s’annidavano in quelle brulle e desolate terre. Mai avrebbe permesso un simile oltraggio e dovette vietare a se stessa di versare alcuna lacrima per la triste partenza di Carol.

    Chiusa nel muto dolore che provava, aveva ordinato perfino al fedele e devoto confessore di lasciarla sola. Occhi chiari affilati come coltelli quando una delle ancelle aveva giudicato troppo duramente le scelte di Lady Bolton. Aveva avvertito il malcontento delle nobili e virtuose donne al seguito, quando la fanciulla di Forte Terrore aveva avanzato una simile proposta. La passione e lo spirito di sacrificio, al pari di una pia martire, le imponeva di offrire lei stessa come vittima sacrificale. Eppure le argomentazioni, come di consueto, della nobildonna del Nord non solo erano convincenti ma anche l’unica strada percorribile. Carol sarebbe stata al sicuro fintanto avesse recitato al meglio il proprio ruolo. La fanciulla a volte appariva troppo vanesia, da meritarsi qualche castigo dalla severa padrona, ma di certo non era una stolta. Anzi era meravigliosa nelle sue vesti, come se fosse nata per indossarle. Nelle movenze, nell’accento. Si rendeva conto solo in quel momento di essere il centro di molte delle ragazze che l’avevano seguita fino al Nord, nella speranza di stipulare un contratto matrimoniale vantaggioso per sé e per le loro famiglie o semplicemente per evadere dalla noiosa vita di corte. Carol era una ragazza piena di vita, devota e che non desiderava altro che compiacerla. Aveva vietato alle altre di far circolare ogni malalingua nei confronti di Lady Vidya, giudicata troppo duramente da chi s’era sentita al pari di un agnello sacrificale. Un sacrificio necessario, a cui la stessa Mallister non avrebbe mai acconsentito se non fosse per l’estremo pericolo di cui erano prigionieri. L’aveva baciata con amorevolezza sulla fronte e le aveva sussurrato dolci parole d’incoraggiamento. Poi non s’era più voltata, temendo di cedere all’emozioni e cadere in un pianto liberatorio.

    Nessuno seppe stimare quanto tempo la Mallister preferì la solitudine alla compagnia delle ancelle. La sua assenza aveva creato nervosismo tra le pie donne, che senza la presenza della fanciulla di Seagard non avevano alcuno scopo d’esistere. Per questo si adoperarono per preparare ogni comodità nel presto ritorno della nobildonna, mentre Septon Mychael andava incoraggiando i pellegrini con sermoni e parole di conforto. La pioggia continuava a battere sull’accampamento di fortuna, eretto su antiche rovine di cui molti ignoravano l’esistenza ed il significato. Accampati su una tomba, la serenità dei vivi che calpestavano la brulla terra ed il selvaggio prato sembrava svanita. Erano i morti a riposare sereni, mentre con l’arrivo del crepuscolo nessuno sembrava in grado di chiudere occhio ed abbandonarsi ai dolci sogni. Un’inquietudine che dilagava tra i pellegrini e gli animi più sensibili, e recettivi dell’altrui disagio, non potevano ignorare lo stato d’animo. Per questo ricomparve con bevande calde, da offrire agli infreddoliti e fiacchi pellegrini. Poche tende e teli li coprivano dalla leggera pioggia, che cadeva malinconica come il canto di una vedova su ogni dove. - Prendete. - Offrì, in compagnia delle ancelle, anch’esse vestite di stracci, birra calda per gli uomini e tisane alle erbe per donne. Per i più piccoli c’era del latte di capra caldo, con un tozzo di pane raffermo ai cereali da intingere nel prezioso calice. - Per il corpo e per l’animo! - Lasciò al Septon di temprare i loro animi con preghiere ed invocazioni dei Sette, insieme ai silenziosi raccoglimenti di chi era devoto agli Antichi Dei. Libertà, in ogni sua forma.

    Come le ancelle, anche la nobildonna aveva scelto d’indossare abiti semplici ed essenziali. Un pallido tentativo di confondersi tra i pellegrini, anche se la grazia nelle movenze e l’altezzoso capo sempre eretto l’avrebbero tradita ben presto. Per quanto si sforzasse di confondersi con la comune genti, una fanciulla nata e crescita negli agi e nella cieca convinzione di appartenere ad una gloriosa famiglia della Terra dei Fiumi mai si sarebbe confusa facilmente con essa. Brillava per bellezza, si ergeva per grazia e si faceva notare per nobiltà d’animo. - … - Sorrideva con serena cortesia quando le mani logore e sporche dei pellegrini afferravano le preziose vivande. Ne ascoltava le storie, come le aveva insegnato Lady Vidya. Del resto al Nord, qualora le Sette Volontà del Divino l’avessero resa una Lady di un’importante Casa del Nord, la comunione con la terra e lo stringersi insieme di fronte alle avversità erano tratti distintivi di ogni buon Lord o Lady di quei dimenticati territori di Westeros. Non poteva più ignorare, fingere che non appartenesse al Nord ora che l’assetto geo-politico delle Terre dei Fiumi erano profondamente mutato. Mai avrebbe rinnegato se stessa, ma ciò non significava che sarebbe stata ostile con il prossimo. I nastri argentei del corpetto erano coperti dallo scuro mantello, dal cappuccio sollevato sulla ramata chioma. Una spilla a forma di rosone teneva fermo il mantello, che le avvolgeva il sottile corpo. I bordi dell’agile gonna rosata erano ormai lerci e coperti di fango, proprio come le calzature a punta che le impedivano di soffrire di geloni. Il prezioso diadema, che le ordinava la chioma ramata, era nascosto dal cappuccio. S’era privata di collane e di gioielli pur di osservare le raccomandazioni di Lady Vidya, non modo da restare al sicuro in accampamento.

    A tradirla era la misericordia della Madre. Non a caso era conosciuta come “Lady Josephine, la Misericordiosa”. - Si? - Mentre distribuiva anche l’ultimo pane, una delle ancelle le si avvicinò per riferirle di un pellegrino in lacrime e timorato dagli infausti eventi di cui erano vittime. Ignorare l’accaduto, le sarebbe potuto ritorcere contro. Il panico generava altro panico. E desiderava mantenere la quiete tra le comuni genti e placare ogni forma di timore, nonostante l’imminente pericolo. Fu condotta dall’uomo dagli occhi traboccanti di panico. Ben poco si sapeva di lui, se non che s’era unito alla marcia qualche chilometro prima, dopo aver vissuto un’intera esistenza in un piccolo villaggio. Passato inosservato fino a quel momento, proteggeva con le braccia il tesoro che custodiva la sacca di iuta. A quanto pare non custodiva i pochi averi del pellegrino, ma qualcosa di valore. - Parlate, buon uomo. Cosa vi preoccupa? - Anche tra le sue mani, se avesse lasciato la sacca di iuta, sarebbe giunto un boccale di birra calda per riscaldare il corpo e rafforzare l’animo. I gesti infranti e le tremanti parole dello sconosciuto lasciavano trasparire il disagio e l’angustia che provava in quel momento. Lo sguardo algido e serio della Mallister si soffermò sulla sacca di iuta, che veniva protetta con l’intero corpo dal pellegrino. A quanto pare portava con sé qualcosa d’inestimabile valore. - A quale comunità appartenete? - Dubitava ormai che fosse importante, in quanto al seguito della Mallister s’erano raccolte così tante etnie dai differenti credi religiosi. Uniti pur di placare i disordini sull’Incollatura e per assicurare pace all’intero Nord. Non era necessario il conflitto, forse c’era posto per tutti nei territori degli Stark. - Parlatemi dei vostri tesori… e se riporrete fiducia in me, mostratemeli. - Il marmoreo ed algido viso s’incrinò in un debole sorriso. Favella quieta ed autorevole. Voce ferma e quieta. - Godrete di ogni riserbo e riguardo, se lo desiderate. - Indicò con un cenno della mano la tenda riservata alla Mallister.

    Viso consunto, occhi imploranti e labbra asciutte. Paura, terrore. Era ciò ritrovava nell’altrui sguardo. Implorava per la salvezza dei suoi tesori, in qualche modo legati al suo credo religioso e alla terra natia. Probabilmente il pellegrino si portava dietro un frammento di vita, un soffio d’esistenza. Qualcosa che aveva ottenuto con illimitati sforzi e che desiderava proteggere a costo della vita. Cercava consensi ed approvazione negli altri pellegrini, nella speranza di trovare sicurezza o più semplicemente qualcuno che lo rassicurasse. - Buona parte delle milizie sorvegliano l’accampamento. Non avete di che temere. - Alcuna incrinatura nel tono di voce, che mostrava ancora quell’accento straniero che rievocava le prospere e miti lande del Sud. Una vita più agevole ma non priva di pericoli. La stessa Mallister era stata forgiata dal pericolo dei predoni dei mari sulle coste degli Uomini di Ferro. - Raccontatevi, buon uomo. Sarò la custode dei vostri segreti! -

    Untitled






    Parole: 2540


    Edited by *Sybil* - 26/9/2023, 21:15
     
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    Beh signori, mistero svelato. Lady Vidya Holmes al vostro servizio.

    Il piano di Vidya, insieme alla sua cura per i dettagli, avevano fatto la differenza. Dalla foresta si udirono grida bellicose, poi silenzio... e una volta arrivata la notte i soldati avrebbero fatto ritorno, insieme a dei banditi legati come salami e le loro armi.
    I banditi non sembravano avere alcuna voglia di cooperare o di redimersi, anzi, uno di essi a sputare a terra non appena vide la Bolton, beccandosi un calcio nei denti da uno dei soldati in tutta risposta.
    L'ancella pareva incolume, per quanto profondamente spossata, mentre solo due soldati portavano ferite superficiali.

    Una vittoria schiacciante.

    Mia signora. Disse uno dei soldati, avvicinandosi. Abbiamo catturato otto banditi. Uno di loro è scappato e ha terrorizzato i cavalli nel loro accampamento per impedirci di prenderli. Non siamo riusciti a catturarlo. I suoi compari lo stanno ancora maledicendo per la sua codardia.

    ****

    (Per Josephine separiamo momentaneamente le due linee temporali, non mi aspettavo che tutto venisse azzeccato sull'altro fronte. Puoi già ruolare anche per l'arrivo dei soldati, se lo desideri.)

    L'uomo continuava a farneticare tra sé e sé, guardandosi intorno con fare sospettoso, assolutamente inquieto. Ogni tanto borbottava, sussultava o si voltava di scatto, come se stesse vivendo in una dimensione a sé.
    I miei... I miei tesori. Lo vedete, vero?
    Iniziò a frugare nelle sue vesti, estraendo dalla tasca un ninnolo di legno rozzamente scolpito. Vedete? Io lo dicevo... io lo dicevo che avevano un enorme valore... Loro non mi credettero, non mi hanno voluto... Ma gli Dei me lo hanno detto, milady, gli Dei...
    Solo gli Dei sapevano se quell'uomo avesse in qualche modo intuito l'identità di Josephine o se parlava in modo particolarmente contorto.
    E... Anche questo...
    Tirò fuori un pezzo di corda insanguinato, abbastanza piccolo da poter essere tenuto nel palmo di una mano.
    Gli Dei me lo hanno detto... gli Dei mi hanno parlato.
     
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    ∼ 25 Gennaio 286 • Tramonto - Pioggia •
    Barrowlands - Accampamento ∼


    N
    onostante il velo di pioggia che cadeva sulle rovine, l’intero accampamento pullulava di vita e l’inquietudine serpeggiava tra le tende. Proprio come una serpe in seno, l’inquietudine attanagliava gli animi dei fedeli e rendeva la notte insonne. Per i più fu quasi impossibile riposare, anche dopo la generosa distribuzione dei viveri per ognuno e con il calar delle tenebre gli occhi rimasero in veglia. Per temprare gli animi dei pellegrini, oltre ad intensificare i turni delle sentinelle per scovare ogni ombra di pericolo, aveva concesso birra calda e pane raffermo per ogni uomo e donna presente in accampamento. Per i più piccoli invece aveva riscaldato brocche di latte di capra per sfamare le loro giovani e timide boccucce, pronte a reclamare sete o fame afferrando le vesti delle loro madri. Un atto di genuina generosità, che ancora una volta le elevava sopra ogni altra persona per nobiltà d’animo e misericordia. Passeggiava tra i pellegrini, seppur camuffata con umili vesti, stringeva le loro mani dopo aver consegnato le vivande calde ed aver offerto loro una preghiera. Un sacro rituale per render grazie alle Sette Divinità dei doni della giornata. In realtà avevano ben poco d’esser felici per il dì appena trascorso, eppure nei loro corpi ardeva ancora la fiamma della vita nonostante gli innumerevoli pericoli di cui erano stati inconsapevoli ed innocenti vittime. Il pericolo incombeva ancora su di loro, ma sperava che una parola di conforto ed un pasto caldo potesse allontanare la preoccupazione almeno per qualche minuto.

    Accerchiata dalle ancelle, che come di consueto si adoperavano come laboriose ed instancabili api operaie per assicurare ogni bisogno e soddisfare ogni desiderio della propria regina. Lady Josephine Mallister desiderava l’incolumità dei pellegrini. La priorità su ogni altra cosa. Sapeva di dover apparire quieta, serena nel pallido e serioso viso, in modo da non tradir alcun pensiero di preoccupazione. Vegliare sul pericolo, affrontarlo a testa alta come un valoroso condottiero, ed essere d’ispirazione per grazia e controllo ad ogni pellegrino. Aveva gradualmente conquistato la loro fiducia, unendosi alla fredda marcia tra le selvagge e desolate Barrowlands. Senza godere di alcun beneficio, anzi cedendo i suoi privilegi a chi ne aveva davvero bisogno, li aveva affiancati in quel lungo percorso mettendo in pericolo la sua stessa salute. Rimproverata, non solo dalle ancelle ma anche da Lady Bolton, s’era ripromessa di non trascurare la sua salute già cagionevole per troppo tempo. Aveva giurato ai Sette Dei che sarebbe morta nel tentativo di raggiungere Dito della Silice con l’intero corteo di pellegrini. Pronta al sacrificio, proprio come una gloriosa e virtuosa martire.

    - Al termine del giorno, O Sommo Padre, vegliaci nel riposo con l’amore della Madre.
    O Supremo Fabbro dona salute al corpo e fervore allo spirito con il consenso del Guerriero.
    O Saggia Vecchia dona la tua luce rischiari le ombre della notte, di cui lo Sconosciuto ne è l’indiscusso padrone.
    Nel sonno delle membra resti fedele il cuore, O Vergine Fanciulla, e al ritorno dell'alba intoni la tua lode. -



    Preghiere che venivano sussurrate come nenie, alle orecchie dei più piccoli per invitarli al riposo e tra le labbra degli adulti per infonder coraggio. La forza di rivolgere lo sguardo oltre le tenebre, in attesa dell’alba. Una nuova alba per ognuno di loro, ed un nuovo inizio per i pellegrini liberi dalle catene della paura e dal giogo dei banditi. Era il buon auspicio che la Mallister augurava a qualunque pellegrino che incontrava il suo cammino. Camminava tra loro come una persona comune, nonostante fosse di nobili natali e di altrettanto nobili intenti. A fatica di confondeva con la comune plebe, eppure si sentiva a suo agio nello stringere le loro mani ed ascoltarne le storie. Parole che l’arricchivano, fino a far fiorire nuove consapevolezze. Non poteva arrendersi, fermarsi di fronte alle incombenti difficoltà delle maledette lande delle Barrowlands. Pronta a spezzare ogni maledizione, ma soprattutto ogni superstizione con la Luce dei Sette Divini, e disposta a condurre i pellegrini fino alla fine in quella evocativa odissea. Trovava serenità negli occhi delle persone, che rinfrancate dalla dolcezza della nobile straniera, contagiavano il viso con timidi sorrisi. Non c’era più timore, ma fervida fede e desiderio d’unione.

    Non tutti gli animi erano così nobili. Una fede debole comportava una fragilità d’animo. E lo sguardo spiritato dello sconosciuto, così legato ai propri “tesori”, ne mostrava ogni crepa. Prigioniero di una realtà parallela, guardava con sospetto e diffidenza chiunque. Tra gli accampamenti s’annidavano serpi pronte a profanare il misterioso tesoro, o peggio fuori delle mura di fortuna dei pericolosi predoni intenzionati a portar via ciò che di più aveva caro. Il viso dello sconosciuto trasudava inquietudine, uno stato d’agitazione che mai aveva incrociato prima. Lo sguardo chiaro, come il mare di Seagard, si abbassò sulla casacca che l’uomo si portava dietro. I pugni la stringevano con forza, con vigoroso possesso. Quasi come se la sua intera esistenza dipendesse dalla sicurezza del contenuto della casacca. Percepiva qualcosa di profondamente sbagliato nell’uomo. Profano.

    - Quali Dei? - Si accorse troppo tardi di essere stata fin troppo asciutta nel tono e scostante nei modi, quando l’uomo le mostrò un ninnolo di legno senza alcun valore. - A quali Dei rivolgete le vostre preghiere? - Si schiarì la voce, senza poter controllare il forte accento da straniera e le influenze del Sud nell’idioma. Pacata cercò risposte nel viso spaventato dell’uomo, che continuava a mostrarle un frammento di legno mal intagliato che alcunché le rievocava nei ricordi. Giustificava in parte quando i fedeli erano tanto affezionati e devoti a simboli volitivi, tanto da adorare Stelle a Sette Punte o impreziosire con affreschi religiosi le proprie abitazioni. Ma diffidava dal rendere la Fede una questione così terrena e tramutarla nell’adorazione di statue o iconografie. La Fede era qualcosa di ben più interiore, un percorso spirituale che andava seguito e la compagnia di qualcuno ne valorizzava ancor di più il sentiero. Lasciare indelebili orme dietro di sé, sulla sabbia nonostante l’arrivo delle onde dell’Eresia che mai le avrebbero cancellate. - Chi siete? Buon uomo. - S’impietrì non appena lo sconosciuto confessò di essere entrato in contatto con gli Dei. La stessa Illyria Targaryen era stata ispirata dalla Fanciulla, sussurrandole segreti in sogno, per poi tramutarsi in eresia. Il Clero del Grande Tempio di Baelor ad Approdo del Re era stato caustico a riguardo, condannando ogni singola dichiarazione della cugina del Re.

    Non fu solo il frammento di corda insanguinato ad inorridirla. Ma l’ostinata e cieca convinzione dell’uomo di essere stato baciato dalla Grazia degli Dei. Convinto di essere il custode dei loro segreti ed addirittura uno di essi era accorso in sogno per consegnargli quei simboli di Fede. La Stella a Sette Punte, e qualsiasi altra iconografia, doveva essere un tramite ma non uno strumento per entrare in contatto con il Divino. Per l’uomo quella corda insanguinata sembrava la testimonianza stessa dell’esistenza degli Dei. Un buon fedele riconosceva dentro sé, per la Nuova Fede, e nelle meraviglie del creato, per la Vecchia Fede, l’esistenza degli Dei. - … - Occhi sbarrati, labbra esangue e mani tremanti che coprivano parti del pallido viso. Un passo indietro, incerto. Timorata dalla follia che traspariva dallo sconosciuto. Era troppo scossa anche solo per provare a ricollegare la corda insanguinata ad un lontano culto di Qohor, udito attraverso i racconti dei mercanti al porto di Seagard. Rivolse un’occhiata carica d’apprensione alle ancelle, che come di consueto si chiudevano intorno a lei per proteggerla con fermi sorrisi e dolci premure. L’avevano supplicata di restare in tenda con le intemperie che flagellavano le Barrowlands senza conceder respiro. Avevano perfino replicato, dopo tanti tentativi, l’infuso ricostituente del Maestro Edmund per fortificare la già cagionevole salute della fanciulla di Seagard. Ogni tentativo era stato vano. Nonostante i piedi che le dolevano per l’eccessivo cammino o le ossa si piegavano per l’umidità, aveva scelto di rifiutare ad ogni privilegio per essere lì presente e condividere il gravoso fardello.

    Era pronta a toccare con mano la comune disperazione, nella speranza di placarla ed evitare che la follia dell’uomo potesse in qualche modo contagiare d’inquietudine l’animo dei pellegrini. Grazie alla distribuzione di preghiere e vivande era riuscita a placare gli animi dei più deboli e temprarli in attesa di notizie dal fronte. Lady Bolton aveva accompagnato di persona Carol ed architettato una eccellente strategia militare per garantire l’incolumità dell’ancella e sbarazzarsi dei banditi. Represso quel dolore nei meandri del cuore, aveva provato a riempire quel vuoto con carità e misericordia. Donare amore per riceverne. Occuparsi del prossimo, secondo i buoni precetti dei Sette Divini, per poter espiare le proprie colpe. Aveva forse sacrificato la vita di Carol per quella dei pellegrini?

    - Non troverete la Fede negli oggetti sacri… - Addolcì il viso non appena l’orrore svanì dal tono di voce. - … Ma risiede in ognuno di noi. Nei nostri pensieri, parole, opere ed omissioni. - Riacquisito il controllo dell’etereo corpo, avvolto in abiti comuni, riusciva a dipanare grazie alla lanterna della Vecchia le ombre della superstizione e dell’iconografia. Reputare quei oggetti come doni del Divino, o peggio proferire con disumana certezza di aver udito la voce degli Dei era quanto di più eretico avesse mai sentito dall’inizio delle sue peripezie per il Nord. Ricordava lo sguardo spiritato di Aldric, ancor prima di essere liberato dalle catene dell’Eresia di Illyria. La paura a volte faceva emergere il lato più oscuro ed irrazionale delle persone, soprattutto delle comuni genti. - Buon uomo, accogliete questo tozzo di pane ed un calice di birra calda. Rischiarate le vostre idee, una volta che la paura vi avrà abbandonato. - Breve pausa. - Siete al sicuro qui, sotto lo Stendardo della Fratellanza. - Con un cenno della mano indicò lo scarlatto vessillo, con l’aquila che si posava ad ali spiegate su una mano di ferro. Lei stessa aveva intrecciato il tessuto scarlatto, ideandone le raffigurazioni sul vessillo. Fratellanza, altruismo e tolleranza. Non desiderava creare distanze, soprattutto in virtù dell’umanitaria missione di cui la corte Stark l’aveva messa a capo. Non poteva di certo tollerare alcuna forma d’eresia.

    D’improvviso furono i nitriti dei cavalli e la solida marcia delle milizie a distogliere la sua attenzione dal misterioso uomo. Si sollevò appena sulle punte dei piedi, sorretta dalle premurose ancelle, per poter scorgere le persone a cavallo. Nonostante la flebile pioggia, Carol si ergeva meravigliosa e spossata come una regina combattente, appena rientrata da una spedizione di conquista e tornata vittoriosa. Era visibilmente provata, provava pietà per la dolce e piccola Carol che aveva dovuto affrontare da sola temibili taglia-gole.

    Rimase sul posto. In lacrime.
    Lacrime di gioia.

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      Terre delle Tombe · 25 gennaio 286AA
    Fiera ed altera nella sua compostezza, ogni incertezza e apprensione che intimamente la scuotevano concentrate nelle mani strette all’altezza del ventre, Vidya, seguì con lo sguardo la figura dell'ancella, e quella della guardia che l’accompagnava, discendere il piccolo clivo su cui la delegazione si era arroccata e allontanarsi lungo la strada fino a confondersi tra la vernina bruma che aveva cominciato a velare il paesaggio. Rivoli spettrali che strisciavano tra gli alti e spogli tronchi dell'avvallamento, avanzando inesorabili verso di loro, inglobando nel proprio ovattato grigiore ogni cosa. Si chiese, osservando il soffuso bagliore sprigionato dalla lucerna recata da Carol dissolversi gradualmente insino a scomparire, cosa li aspettasse oltre quelle spoglie fronde e cosa l’incipiente notte avrebbe riservato tutti loro.

    Domande che ritrovò riflesse sui visi stanchi e smarriti dei pellegrini mentre, su insistenza di uno degli uomini della sua scorta, si allontanava dal perimetro del campo. Fece del suo meglio per celare i propri timori e dubbi, rispondendo a quelle mute e supplici istanze con brevi frasi di incoraggiamento, ostentando una fiducia che non possedeva. “L’alburneo sguardo degli Antichi veglia su di noi”, assicurava, invitando alla preghiera. Non vacillò sotto la riprovazione che continuò a leggere nel severo cipiglio del Septon, impegnato come lei a cercare di placare gli animi, quanto nelle sfuggenti oblique occhiate lanciate dalle altre ancelle, trovando conforto nella consapevolezza di aver agito per il bene dei più. E permise alle sue labbra di piegarsi in un piccolo sorriso alla vista di Lady Josephine, regale e luminosa, seppur ammantata in umili vesti, che sfidava il freddo e la pioggia, incurante del fango che le inzaccherava gonna e scarpe, e si prodigava per mantenere il morale alto tra i pellegrini, alleviando i disagi di quelle difficili ore distribuendo vivande calde e offrendo sostegno attraverso l’ascolto. Non c’era più traccia, almeno apparentemente, della scostante cortesia che l’aveva caratterizzata a Grande Inverno, o del timore e disagio con cui si era approcciata a quella gente semplice per la prima volta, quando si era seduta con loro davanti al fuoco del campo per condividere il pasto e udirne le storie, spinta dal desiderio di comprendere una cultura tanto diversa dalla propria.


    Si accertò che la propria servitrice, Nyla, avesse seguito le sue direttive e distribuito rimedi e medicine a coloro che ne abbisognavano, sostituendola in quella che era ormai diventata una sua consuetudine a fine giornata. Quella sera, alla solita lista, aveva aggiunto una mistura d’ortica e lavanda contro i geloni da consegnare alla madre del piccolo Alfred, insieme a dei panni di lana che avrebbe potuto utilizzare per imbottire ed isolare le logore calzature del bambino. Una piccolezza che sperava potesse rendere il loro viaggio più agevole.

    Indi raggiunse la propria tenda e restò lì, sulla soglia, sotto l’insistente acquerugiola, immota e silenziosa, finché le ombre non inghiottirono ogni forma e ciò che restava della luce di quel giorno lasciò il passo alla sempre più profonda oscurità della sera. Tenne gli occhi fissi sui contorni sfumati del bosco e l’orecchio teso oltre i rumori che la circondavano, ignorando il picchiettare delle gocce d’acqua sui teli e pelli tese, il crepitio delle basse fiamme dei fuochi accesi che sfidavano la pioggia, il metallico clangore delle armature degli armigeri impegnati nelle ronde e l’inquieto mormorio misto a sommesso salmodiare dei fedeli.

    Non si udì nulla per lunghi, angoscianti, minuti. Poi, improvvisamente, gli echi di una battaglia la raggiunsero, suscitandole una ridda di emozioni contrastanti. Quello che stava udendo era il suono della loro vittoria o della loro sconfitta? Con il cuore che oscillava tra speranza e terrore, seguì impotente quel lontano scontro finché, subitaneamente, così come era stato interrotto, il silenzio tornò.

    Intrappolata in quel limbo riprese ad attendere, scrutando il buio con il cuore che le martellava in gola. Il tempo sembrò dilatarsi, sospeso in quella immobile quiete, e scenari di ogni genere le si affacciarono alla mente. Ad indugiare, però, erano quelli più disfattisti, stringendola nella loro soffocante morsa e portandola a ripercorrere ossessivamente le varie fasi del piano, alla ricerca delle falle che avrebbero potuto essere state loro fatali, e a ripensare alle strategie per respingere un eventuale attacco dei briganti all’accampamento, sentendosi sempre più sopraffatta dalla responsabilità di cui si era fatta carico.

    ‘Sono i nostri’


    Non avrebbe saputo dire chi fosse stato a parlare, se una delle guardie o uno dei pellegrini, ma quelle semplici tre parole diradarono di colpo la foschia di quei cupi pensieri, e un piccolo sorriso, colmo di incredulo sollievo, si fece strada sul suo giovane volto, infrangendo la fredda impassibilità dietro cui aveva celato ogni sua paura e preoccupazione.

    Ce l’avevano fatta.

    *



    La prima a riguadagnare la sicurezza dell'accampamento, scortata da un paio di soldati nel risalire il fianco del basso rilievo, fu l'ancella. Appariva visibilmente provata dall’esperienza e gli abiti portavano su di sè le tracce di quella rocambolesca disavventura ma, la giovane Bolton notò con sincero sollievo, sembrava non avere alcun un graffio. L’accolse con un sorriso, sincerandosi delle sue condizioni mentre l’elogiava nuovamente per il coraggio dimostrato ed esprimeva la propria gratitudine per quanto aveva contribuito ad ottenere. Il suo spirito di sacrificio, le assicurò, sarebbe stato ricompensato.

    Quindi aveva rivolto la sua attenzione ai prigionieri che, con non poca fatica, erano stati trascinati al loro cospetto.

    Gli sguardi dei briganti, duri e colmi di disprezzo, non tradivano alcuna traccia di paura. Nonostante fossero completamente disarmati e immobilizzati, con le ginocchia nel fango e il morso delle corde che affondava nella carne a ricordargli la sconfitta subita, conservavano un atteggiamento di sfida e totale impenitenza. Orgogliosa determinazione, o folle testardaggine?

    «I vostri signori affermavano dunque il vero sul vostro valore e abilità…» disse soddisfatta, rivolgendosi a tutti i soldati presenti.

    Proteggerle a costo della propria vita ed eliminare ogni pericolo era il loro dovere, ma questo non le impediva di mostrare tutta la propria riconoscenza e stima, rinvigorendo il loro orgoglio di guerrieri.


    Non reagì allo sputo, limitandosi a marcare il sopracciglio dinanzi a una tale dimostrazione di spregio. E approvò tacitamente la reazione di uno degli armigeri, trovando perversamente soddisfacente il sordo rumore dell’impatto dello stivale contro il volto del prigioniero e il rantolo che ne conseguì.

    Doveva ancora nascere colui che poteva mancare di rispetto all’Uomo Scuoiato ed uscirne indenne. Era fortunato, pensò ironicamente, ad aver perso alla peggio solo qualche dente … e non strati di pelle.

    «Heimsk fíflitt…» commentò, utilizzando l’Antica Lingua in modo tale che solo i pochi uomini del Nord in grado di parlarla potessero capire. Il tono di commiserazione contenuto nella sua voce messo ancora più in risalto dall’asprezza di quell'ancestrale suono. E, inclinando leggermente la testa, lo osservò sputare il sangue che gli aveva riempito la bocca, in attesa che puntasse nuovamente gli occhi su di lei. «Krákarnir munu hafa þik.»

    Non sapeva quale fosse la politica dei Dustin riguardo il brigantaggio e le pene riservate per i crimini da questi commessi, ma aveva la certezza che ad attenderlo c’era il nero - che fossero le vesti dei confratelli a servizio sulla Barriera, o delle piume dei corvi che sarebbero andati a cibarsi del suo cadavere.


    "Mia signora. Abbiamo catturato otto banditi. Uno di loro è scappato e ha terrorizzato i cavalli nel loro accampamento per impedirci di prenderli. Non siamo riusciti a catturarlo. I suoi compari lo stanno ancora maledicendo per la sua codardia."



    Ascoltò con attenzione il resoconto sull’operazione, annuendo leggermente con il capo per esprimere la propria approvazione del loro operato. Gli uomini avevano seguito le direttive alla lettera, scivolando tra gli alberi fino ad accerchiare e mettere sotto scacco il gruppo di masnadieri, e tutto era andato come previsto. Nessuna perdita era stata registrata tra le loro file, se non qualche ferita superficiale, e gli ostaggi erano stati liberati. Li vide, circondati e sostenuti dai loro compagni, distinguibili dallo stato dei loro abiti e dai volti segnati dalla breve ma dura prigionia - i gemelli, il guercio …e quello che doveva essere Ben.

    Il viso della Bolton si contrasse in una smorfia di lieve disappunto nell’apprendere della fuga di uno dei banditi e della conseguente perdita dei cavalli - risorse di cui avrebbero potuto beneficiare - ma fu un altro dettaglio a catturare la sua attenzione e gettare una nuova ombra di preoccupazione su di lei.

    «Gli altri?» domandò, irrigidendosi di colpo, cercando la conferma che il pericolo fosse stato realmente neutralizzato. L’esploratore aveva affermato di aver visto una ventina di briganti nella radura - un uomo non rappresentava un pericolo ma una decina di persone, meglio organizzate, potevano far male.

    «Non dobbiamo comunque abbassare la guardia.» L’alba era lontana e le terre intorno a loro piene di insidie. Guardò il mare di buio che si estendeva oltre la collana di bracieri che cingevano l'accampamento e un gelido brivido le percorse la schiena, come sfiorata dal diaccio sguardo di occhi - umani o sovrannaturali che fossero - intenti ad osservare ogni loro mossa, celati dall’oscurità. «Manteniamo le difese lungo il perimetro per tutta la notte.» Strinse le labbra, decisa. «E occhi ben aperti alla ripartenza. Saremo davvero al sicuro solo una volta giunti a Città delle Tombe.» Forse erano misure eccessive, tuttavia Vidya non poteva permettersi di correre alcun rischio. La responsabilità della sicurezza dei pellegrini gravava anche su di lei, doveva assicurarsi il viaggio potesse proseguire senza intoppi e incidenti e che tutti giungessero indenni a destinazione.

    Non poteva proteggerli se non sapeva con chi - o cosa - avevano a che fare. Se avevano di fronte semplici delinquenti, disperati attirati dalla promessa di una ricchezza facile. O se dietro di loro si celasse un pericolo più grande, e davvero qualcuno li aveva ingaggiati per sabotare il pellegrinaggio ed interrompere il dialogo, spezzando definitivamente il già provato legame tra le due fedi.

    «Perquisiteli.» Ordinò dunque, indicando con piccolo cenno del capo il gruppo di uomini ancora inginocchiati nella fanghiglia. «Controllate non abbiano tatuaggi o altri segni…» Non specificò - non ve ne era il bisogno - a quale tipo di simboli si riferisse, e si assicurò di mantenere un tono basso di voce affinché i pellegrini non l'udissero. «Con discrezione.» I nervi erano tesi dai lunghi e stancanti giorni di marcia. Gli animi provati dagli ostacoli e dalla paura. L'ultima cosa di cui avevano bisogno era che si scatenasse una caccia all’eretico.

    Con un lungo sospiro, frattanto che i soldati eseguivano i comandi impartiti, tornò ad osservare i presunti briganti. Si soffermò sui visi sporchi e feriti, i cui lineamenti venivano in parte rivelati dalla calda e tremolante luce delle fiamme e in parte celati dalle profonde ombre, e sugli abiti zuppi e lerci di fango - gli stessi che avevano permesso loro di mimetizzarsi e sorprendere l’avanguardia. Uno di loro, notò, sembrava avere una scottatura sulla mano e Vidya si chiese, divertita, se non fosse stata opera di Carol.

    Mercenari induriti dalla vita, o uomini traboccanti di rabbia e desiderio di rivalsa? O, ancora, ferventi seguaci ingannati dalla dottrina Illyriana?

    Non sarebbe stato facile farli parlare. Tutti sembravano avere in sé, ancora intatta, la feroce determinazione a non piegarsi. Sfrontati e sprezzanti nella loro quieta ed orgogliosa accettazione del proprio destino.

    Ma doveva trovare il modo.

    I suoi occhi caddero sugli involti e i sacchi, contenenti le armi requisite ai banditi, che i soldati avevano gettato a terra. Il loro equipaggiamento poteva offrirle qualche indizio in più. Fece cenno ad una delle guardie di svolgerne uno per poterne esaminare il contenuto. Vere armi. Non di quelle raccattate e messe assieme da poveri disperati resi criminali dalla fame. Si chinò e afferrò un pugnale. L’impugnatura era sbeccata e consunta dall’uso, ma il resto pareva ancora in buone condizioni. Lo inclinò, fingendo di studiarlo alla debole luce della torcia, e fece scorrere delicatamente un dito lungo il piatto della lama, saggiandone poi il taglio con cautela.

    «Una buona lama», disse dopo qualche attimo di silenzio, consapevole dell’associazione che i prigionieri avrebbero fatto vedendo una Bolton maneggiare un coltello.

    Altera ed elegante nel portamento, si mosse verso di loro. Il mantello, la cui tinta di un cremisi intenso e scuro richiamava la resina rappresa delle lacrime degli Alberi Diga, lambiva appena il terreno, accompagnando con un morbido fruscio il suo incedere leggero - quasi fluttuante - facendo danzare l’Uomo Scuoiato ricamato lungo le bordure.

    ***

    "Il nostro è uno stemma diverso da quelli delle altre casate."


    Vidya aveva alzato gli occhi dalla nera criniera del cavallo, ritrovandosi a guardare il pallido profilo del fratello. Roose non parlava a lei, ma alle figlie che avanzano al suo fianco. La sua voce, come sempre, poco più di un sussurro, lo sguardo rivolto allo stendardo che garriva al vento.

    “Un’immagine eloquente.”


    Una scelta coraggiosa e impudente quella dei loro antenati, riflettè la giovane tra sè e sè, osservando i pochi uomini presenti sulla strada - contadini e pastori di ritorno dai campi e dai pascoli dopo una lunga giornata di lavoro - fermarsi e chinare la testa al passaggio del Lord in segno di rispetto… e per paura.

    La pratica dello scuoiamento era stata ufficialmente bandita - una delle principali condizioni che Rogar aveva dovuto accettare quando si era inginocchiato agli Stark - ma i Bolton non avevano ripudiato il proprio passato, anzi, avevano scelto di continuare ad esibirlo con orgoglio.

    "Un omaggio alle tradizioni, quanto un messaggio ai nostri nemici.”


    La giovane spostò la sua attenzione sulla macabra figura ritratta sul vessillo. Le vacue orbite dell’Uomo Scuoiato fissavano il vuoto, immortalate in un’espressione di muto orrore. La vista dei muscoli esposti e sanguinolenti, frutto di una lenta e sadica tortura, risvegliava nell’osservatore paure ataviche, simili a quelle che si potevano provare trovandosi di fronte ad un affamato e spietato predatore.

    “Memento e Monito.”

    ***



    «Questa è un'arma forgiata per difendere il Nord. Non per versare il sangue della sua gente...», continuò, appressandosi all’uomo che aveva osato sputare ai suoi piedi, avendo individuato in lui l'anello debole del gruppo. Una testa calda sarebbe stata più facile da provocare e portare all'errore. Tenendosi a distanza di sicurezza, cominciò a girargli intorno, lentamente, descrivendo un largo cerchio mentre si rigirava con affettata noncuranza il pugnale tra le mani. «... e dei propri fratelli.»

    I briganti solitamente non avevano alcun senso dell’onore, né scrupoli o coscienza. Ma, se le sue deduzioni erano giuste, davanti a lei aveva innanzitutto uomini del Nord. E, stuzzicando il senso d’appartenenza al branco insito in loro, accusandoli di operare contro il bene della propria terra, sperava di portarli a rivelare le loro motivazioni.

    Si fermò. «Un crimine secondo la legge degli uomini ed un insulto agli occhi degli Déi che su queste lande vegliano.»

    Nella semioscurità, avvolta in quelle sanguigne vesti, le pallide iridi private quasi di ogni colore dalle fiamme delle torce e i lunghi capelli corvini a sottolineare il marmoreo pallore del suo incarnato, sembrava quasi una creatura generata dalle ombre della notte. E, in fondo, non era un’immagine tanto lontana dalla realtà. L’oscurità era perenne nei corridoi del Forte.

    «Se questa pantomima doveva convincerci del vostro essere solo dei semplici briganti,» azzardò, provocatoria,«è evidente come chi vi manda abbia sottostimato il nostro intelletto. E sopravvalutato il proprio acume.» Fece una breve pausa. «Avete attaccato una pacifica delegazione, il cui unico scopo è quello di portare un messaggio di fratellanza e promuovere il dialogo e la coesione fra le genti. Attentato all’incolumità di giovani e indifese Lady d’alto rango…» riprese, il piccato biasimo chiaro nelle sue parole. «…Quale oscuro intento muove tali esecrabili macchinazioni?»

    Per qualche attimo non aggiunse nulla, quindi trasse un sospiro e, con un delicato gesto, porse il coltello ad uno dei soldati al suo fianco, allontanando per il momento la muta minaccia rappresentata dalla lama.

    «La disperazione e le privazioni possono portare a commettere errori.» Le guerre e la fame avevano messo in ginocchio l’intera regione, rendendo fertile il terreno per chi nell’instabilità prosperava. «E false promesse possono portare a smarrire la strada.» Lì guardò, uno ad uno. «Lo comprendiamo.»

    C’era una possibilità per evitare la forca, stava suggerendo loro, dovevano solo collaborare…



    Parole: 2629


    Heimsk fíflitt = stupido sciocco
    Krákarnir munu hafa þik= i corvi ti avranno

    __

    Vidya:

    - domanda che fine abbia fatto il resto dei banditi (secondo l’esploratore erano una ventina: sono stati uccisi o sono fuggiti prima dell’attacco?)

    - ordina ai soldati di controllare *discretamente per non allarmare i pellegrini* che i briganti non abbiano stelle a sette punte marchiate sul corpo

    - per sicurezza comanda di tenere alte le difese a prescindere fino all’arrivo al seggio dei Dustin

    - tenta di stuzzicare lo ‘sputatore’ criticando il loro operato e i presunti mandanti per verificare se le sue conclusioni sono giuste.

    - cerca di sfruttare la nomea del suo casato per incutere loro timore ( non sa scuoiare ma loro non possono saperlo XD ) e quindi offre una via di scampo dalla sicura condanna dandogli occasione di collaborare…
     
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    L'uomo rimase a lungo in silenzio, dopodiché scosse la testa. Gli Dei ci hanno offerto l'acqua, e quella berrò. Borbottò. I sacri idoli sono un dono dei Sette, i sacri idoli devono essere protetti... E saranno protetti a qualunque costo...
    Avrebbe continuato a farneticare per un po', poi avrebbe sgranato gli occhi e la sua voce avrebbe cambiato tono, diventando più profonda.

    Una grande scelta ti attende... L'unità dipenderà da te... Sarai in grado di mantenerla?
    Tossì, dopodiché si guardò il palmo della mano con espressione disgustata e lo pulì a terra.
    Esiste una verità? Esiste una fazione da appoggiare? Come si possono conciliare opinioni differenti?

    Che scelta farai, quando potrai essere l'ago della bilancia?


    Silenziosamente, l'uomo avrebbe raccolto le sue macabre reliquie e avrebbe lasciato Josephine sola... Ma certamente con molte domande.

    ****


    Non ne ho idea signora... Ammise il soldato. All'accampamento non ce n'erano altri, né ne abbiamo visti nelle vicinanze. Se sono scappati, devono essere stati molto veloci, o già molto lontani...
    Tenne lo sguardo basso al suolo con fare contrito. Mi dispiace. Abbiamo cercato abbondantemente, signora, ma a terra non abbiamo trovato tracce di sorta...

    I prigionieri, invece, sembravano uomini squisitamente del Nord. Nessuno di loro portava tatuaggi di sorta, ma tutti guardavano con disprezzo Vidya, con espressione quasi... Tradita.

    Voi dovreste capirci. Quei bastardi ci hanno invasi, hanno seminato caos nelle nostre terre, depredato i nostri raccolti! Mentre noi eravamo in guerra, loro banchettavano a casa nostra e ci minacciavano con le loro eresie! Bastardi dei Sette Dei, bastardi schifosi.
    Bestemmiò uno dei banditi in risposta.

    La vostra pacifica delegazione non riparerà quei bastardi schifosi. Vermi maledetti, parassiti che si infiltrano nelle nostre terre! Se pensate di poter cambiare le cose, sbagliate di grosso! Vi tradiranno, questi bastardi tradiscono sempre! Possano marcire insieme ai loro Dei del cazzo.

    Cosa volete fare, ammazzarci per aver difeso le nostre case? Sono... Quante? Diverse lune che difendiamo le nostre case da quei bastardi delle terre calde.

    Evidentemente, il loro vocabolario non era molto esteso, ma quantomeno non sembravano mentire...
     
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    ∼ 25 Gennaio 286 • Tramonto - Pioggia •
    Barrowlands - Accampamento ∼


    T
    esta alta, spalle dritte e mani intrecciate davanti al grembo. Con dignitosa grazia si ergeva di fronte allo sconosciuto, che per timore o per l’incipienza della follia, continuava a farneticare parole riguardo gli idoli ed i Sette Dei. Non batté ciglio nemmeno quando rifiutò la gentile offerta della Mallister, una birra calda ed un tozzo di pane raffermo. Un dono per riscaldare gli animi in quella notte così buia, accerchiata dalle fameliche fiere delle Barrowlands e dall’incerto sorgere di una nuova alba. Il terrore serpeggiava tra le tende, disturbando il sonno dei pellegrini e interferendo con le preghiere. Perfino i fedeli più devoti avevano smesso di pregare, dopo aver suffragato per le loro anime e quelle dei loro cari. Ibernati in un profondo limbo, di cui non si scorgeva la via d’uscita. Le sentinelle attendevano notizie dal fronte, per rallegrare gli animi dei pellegrini di fronte ad una schiacciante vittoria contro un monopolio di banditi mal organizzati. La notizia di due nobildonne, con un ricco seguito di cavalli e carovane, faceva gola anche al più infido dei ladruncoli. Spalleggiati dalle intemperie del cielo e dall’arrivo del crepuscolo pensavano di mettere in difficoltà un manipolo d’uomini ben armati. Tutti, compresa la Mallister, attendevano buone novelle dal fronte. Nella speranza di ritrovare Lady Vidya tornare trionfante come una valchiria al trotto di un cavallo e Carol radiosa nelle sue vesti. Un miraggio che per ora le sembrava solo una vana fantasia, percependo sconforto nei visi dei pellegrini.

    C’era chi s’era abbandonato alla follia. Timorato dagli Dei aveva perso il controllo di sé, abbandonando il buon giudizio del Padre e la saggezza della Vecchia. L’uomo farneticava d’idoli, avvicinandosi forse pericolosamente a forme di eresia che secoli prima avevano flagellato non solo le coste di Westeros. Esisteva un tempo in cui i Sette Divini erano identificati in statue ed iconografie, dimenticando la vera spiritualità del Credo ed offrendo suffragi per aver salva l’anima dalle fiamme dei Sette Inferi. Pur di scacciare i sussurri demoniaci degli Inferi, i più nobili pagavano tasse al clero per il perdono dei peccati. Inoltre possedere un’immagine sacra aveva valenza protettiva, al limite della superstizione e del fanatismo. Tempi bui, anzi duri per la Fede. Eppure la Mallister era ben consapevole che il clero era costituito da uomini e donni fallaci, peccatori quanto il più umile contadino o il più nobile dei Lord. - … - Con un cenno della mano invitò le ancelle, oltraggiate da un simile rifiuto e scortesia nei confronti della loro protetta, a ritrarsi. Tolleranza, anche di fronte alla cieca follia. Non condivideva i pensieri dello sconosciuto, senza ritrovar reale valore nei gingilli che custodiva nella casacca così gelosamente. Un tesoro che non andava perduto, e non doveva passare nelle mani degli eretici. - Sarà il Dio dai Sette Volti a proteggerci. Premiare i giusti e punire gli ingiusti… in questa vita o nell’oltre. - La voce non vacillò, nemmeno quando affermava con così tanto fervore e convinzione di essere disposta al martirio pur di non rinunciare ai propri Dei. Nessuna deviazione dalla via della rettitudine. Se lo Sconosciuto era lì per reclamare la nobile anima di Lady Josephine Mallister come suffragio per i pellegrini era disposta ad immolarsi, abbracciare il manto nero della morte e venir rapita dalla vita terrena. Non c’era timore o esitazione nelle sue parole, mentre lo sguardo chiaro permase austero e deciso sul viso emaciato ed inquieto del pellegrino. - Sarà così! - Promise. I Sette Dei saranno sempre onorati dalla Mallister. Mai si sarebbe macchiata di disonore o inadempienze verso i sacri doveri. Era stata allevata per render onore ai Sette Divini ed onorare i Mallister. Dogmi che mai nessuno avrebbe scardinato dalla testolina ramata. Aperta al cambiamento ma non a costo di snaturare se stessa. Tollerante ma non accondiscendente.

    Le dita si strinsero le une sulle altre fino a perder colore. La schiena ritta tanto quanto il capo ramato. Le gemme chiare al centro del viso sgranate come il Faro di Seagard, pronto a fendere le tenebre dell’eresia e della superstizione. Una voce diversa, molto più profonda fuoriuscì dallo sconosciuto. Il Devoto d’Idoli aveva smesso di farneticare parole senza un nesso logico, dettate più dalla paura di perdere la propria collezione di oggetti sacri. Una paura comprensibile, soprattutto perché nelle Barrowlands si aggiravano feroci taglia-gola che avevano già attentato alla vita di alcuni soldati. E se avessero preso di mira anche gli indifesi pellegrini? Non biasimava nessuno per il timore che potevano provare. Nulla che non potessero superare con sincere preghiere ed un boccale di birra calda. Confidava in Lady Vidya e nella guardia. Del resto i Lords del Nord avevano messo a disposizione parte dei loro migliori uomini per scortarle fino a Dito della Silice. La paura dell’ignoto a volte era troppo forte da offuscare anche la luce delle certezze. Un po' come stava accadendo alla Mallister in quel preciso istante. - …?!? - Voce rauca, fin troppo profonda da essere quella di un umano. Un mutamento di tono inaspettato. Ben diversa dalla follia mostrata dal redento Aldric, che nelle segrete di Piazza di Torrhen aveva insegnato a tutti cos’era la vera conversione. Un momento di forte carica emotiva, che finiva per muovere la pietà e riempirle gli occhi di lacrime quando il pensiero tornava a quei momenti. Qualcosa di profondamente diverso da quello che stava accadendo sotto i suoi occhi. Il viso austero e l’espressione seria si sciolsero per qualche secondo, cercando d’ingabbiare il timore e trattenere ogni emozione. Era anche solo difficile distinguere la paura dalla gioia, la preoccupazione dalla letizia o il senso di responsabilità dall’orgoglio. Il devoto d’Idoli la invitava a riflettere sulla sua posizione, avvertendola di ponderar bene le proprie decisioni. Un monito, che nessun comune mortale poteva muoverle senza finire sotto la frusta del carceriere, ma che lo sconosciuto ebbe l’ardire di tramutarlo in parola. Una favella cavernosa, profonda e sorda. Un invito alla prudenza.

    Sconvolta si ritrovò a fissare lo sconosciuto mentre spariva dal nulla com’era comparso. Dopo aver raccolto le sue macabre reliquie, come un sinistro profeta dei racconti che la balia a volte le raccontava quando era solo un’infanta, si fece spazio tra la folla fino a sparire. - Aspet… - Decadde ogni tentativo di resistenza. Fermata la pallida mano a mezz’aria, la retrasse poco dopo sotto al mantello per trattenere il tepore di cui era stata svuotata in quei momenti. La pioggia cadeva silenziosa sulle tende, ricoprendola di perle d’acqua che si posavano sulla ramata chioma e sull’umile cappuccio. Il fiato condensava a pochi centimetri dalle labbra. Viso esangue ed espressione di profondo turbamento, mutato poco dopo nell’algida maschera che indossava di sovente soprattutto appena approdata a Grande Inverno. Un modo per camuffare i propri pensieri e rendersi illeggibile davanti ai nemici. Graziosa ed aggraziata. Ordinò tacitamente alle ancelle di continuare la distribuzione delle bevande calde e del pane raffermo. Un po' per non attirar troppa attenzione sulle parole dello sconosciuto, udite solo da pochi pellegrini che attendevano pazientemente il loro turno. In compagnia di ammutolite ancelle, cercò di mostrarsi serena e seria come non mai. Conscia di non dover mostrare alcun turbamento nel viso per non gettar panico tra la folla. Conscia di essere un modello, e che gli occhi di tutti ricadevano sulla stella più luminosa del cielo. Una guida, un ancora su cui aggrapparsi. Proprio come la Vecchia, doveva illuminare il sentiero dei pellegrini ammesso di aver compreso quale fosse quello più sicuro e fermo. Brancolava tra le tenebre delle Barrowlands e le parole profetiche dell’adoratore d’Idoli non aveva fatto altro che addensare le tenebre e far ruotare il terreno intorno a sé.

    Smarrita nascose il turbamento in gentili sorrisi e nella nobile elemosina. Sperava che quei gesti, che erano divenuti nel tempo quasi meccanici, potessero donarle del tempo per riflettere. Sottrarsi a quel gravoso compito, nonostante le difficoltà logistiche e le intemperie del cielo, l’avrebbero mostrata debole ed incerta agli occhi dei pellegrini. Un lusso che non poteva di certo permettersi, non in quel momento. Avrebbe senza dubbio confidato il suo turbamento a Septon Mychael, in quel momento impegnato con la liturgia della Parola, accompagnata poi da quella eucaristica per chi desiderava condivide lo spirito dei Sette in un unico corpo. Scelse di non far parola con alcuno, ignorando per ora quei dubbi che le laceravano l’animo. - … - Era forse la chiamata del Destino? Non ne era sicura, ma si chiedeva se lo Spirito e la Fede fossero stati abbastanza forti da superare la tempesta dell’eresia. Il Nord era lacerato da lotte interne. Sanguinava, come non mai.

    Sollevato lo sguardo, ancora scossa ed incredula, incrociò il nobile vestiario di Carol. Le sfumature dell’Aquila, l’argenteo nei nastri ed il fondo color violetto, spiccavano come uno stendardo tra il buio del crepuscolo. Come la discesa di un glorioso arcangelo, che aveva debellato le forze maligne dei Sette Inferi in un’ardua lotta terrena, così l’ancella di Lady Josephine Mallister appariva agli occhi del corteo. Le compagne erano ormai in lacrime, turbate dalla felicità per l’affettuoso ricongiungimento con la vivace e dolce Carol. Alcune di esse, come la stessa figlia di Lord Jason Mallister, avevano messo in conto su un’eventuale dipartita della dolce e devota ancella. Un’eventualità che nessuno poteva escludere, nonostante le garanzie di Lady Vidya e la scorta del Nord. Quando il cavallo bianco di Carol stava per abbandonare l’accampamento di fortuna, Lady Josephine e la sua ristretta corte s’erano prodigate in preziosi e sentite preghiere affinché nulla potesse accadere alla fanciulla. Avevano invocato il Padre in modo da sussurrare buon giudizio nella testolina leggera e giovane dell’ancella. Avevano supplicato la Madre in modo da conferire il perdono ai banditi qualora avessero commesso atti indegni ed inenarrabili. Avevano reclamato le attenzioni della Fanciulla per preservare le virtù di Carol, nonostante le paure e le incertezze. Avevano sussurrato al Guerrieri in modo da ottenere forza e coraggio, affrontando con dignità di una nobile anche il più pericoloso dei pericoli. Avevano invocato la benedizione del Fabbro affinché portasse a termine l’incarico, anche a costo della vita e senza essere spaventata dalle eventuali conseguenze, restando ligia al dovere che le era stato assegnato. Avevano pregato alla Vecchia in modo da infondere vivacità d’intelletto e saggezza in Carol, per poter analizzare con freddezza il pericolo e superarlo indenne. Avevano supplicato lo Sconosciuto in modo da risparmiare la devota e pia ancella da una fine orribile, e qualora avesse reclamato la sua anima assicurarle un trapasso dolce ed indolore. Ogni fiato ed ogni lacrima erano stati spesi in onore di Carol, nella speranza di ritrovarla di nuovo davanti a lei sorridente, sana e salva. Di certo non poteva pretender troppo, soprattutto dopo un’esperienza così traumatica. L’ancella era visibilmente scossa, ammutolita nel suo turbamento ma apparentemente illesa. I Sette Divini avevano prestato ascolto alle suppliche della Mallister. Del resto Lady Josephine era la favorita degli Dei.

    Seguita dalle ancelle, la Mallister si avviò con passo incerto e viso turbato verso le porte dell’accampamento di fortuna. Lì dove le sentinelle garantivano una stretta sorveglianza e non lasciavano entrar nessuno se non dopo un attento processo d’identificazione. Era impossibile non riconoscere Carol, vestita di tutt’appunto con la moda del Sud e con i gioielli che provenivano direttamente dai portagioie di Seagard. Pietre preziose, monili e diademi che quasi brillavano come spuma di mare al contatto con le ultime ore del meriggio. Inconfondibile le sfumature dell’Aquila ed i nastri argentei, che oltre ad impreziosire l’abito, intrecciava anche i bei capelli castani dell’ancella. Appariva nobile e dignitosa in quelle vesti, anche se tremava dalla paura ed era infreddolita. Probabilmente avrebbe superato a fatica gli incubi per le prossime settimane, assicurandosi una compagnia nelle ore notturne per stringerle il braccio e sussurrarle dolci parole di conforto. - Sei al sicuro, piccola e dolce Carol! - Per le prossime settimane le avrebbe concesso di dividere il letto con lei, in modo da riscaldarsi nelle ore più fredde del Gufo e provare a scacciare via ogni incubo di quei terribili ricordi. Era impossibile cancellare dalla mente quei momenti trascorsi nell’accampamento nemico, alla mercè di taglia-gola ed efferati banditi. Ma con il tempo e le giuste premure era certa che Carol avrebbe superato lo shock. Era pronta a viziarla ed allentare su di lei il pugno di ferro, tramandato da Septa Ysilla, affinché la sua corte non la mettesse in ridicolo. Ogni sbavatura sul comportamento della corte si ripercuoteva inevitabilmente sulla Mallister. Sarebbe stata di certo più permissiva, assicurando pietanze e piatti preferiti per la dolce e vivace Carol. Il sorriso dell’ancella sembrava esser tramontato, ancora scossa dal turbinio d’emozioni di cui era prigioniera. Esausta, ancora pensierosa per il pericolo appena superato ma al sicuro. Poteva tirare un sospiro di sollievo. Dopo che l’ancella fu aiutata a smontare di cavallo, grazie all’aiuto di uno dei soldati della scorta, la Mallister accolse tra le braccia la figliuol prodiga. Non si trattava di un tradimento o di un allontanamento voluto, ma inevitabilmente era impossibile non ripensare alla sacra parabola ed accogliere con sommo gaudio il ritorno di Carol.

    Calde lacrime le bagnarono il viso. Le lacrime che non aveva versato al momento della partenza. Non si trattava di un addio ed ancora una volta i Sette Divini l’avevano favorita. Di certo la fanciulla più pia e devota di Seagard non poteva restar disattesa e delusa dalle proprie preghiere. Era fermamente convinta che il Dio dai Sette Volti ascoltasse le sue suppliche e tramite intricati percorsi del destino, non sempre di facile comprensione umana, la favorisse nel corso degli eventi. Bisognava solo pazientare ed aver Fede. E Lady Josephine Mallister era una delle donne con più Fede che avessero mai toccato i lidi del Nord. Cieca fiducia nei confronti del capriccioso destino, che prima l’aveva separata dall’ancella e poi le aveva assicurato un pronto intervento senza alcun graffio o ferita. Doveva per forza esser baciata dalla grazia degli Dei, altrimenti non riusciva a spiegarsi un simile accadimento. - Ho pregato così tanto… - Strinse i pallidi e freddi palmi sulle guance esangue di Carol. La commozione si sprecava intorno al piccolo corteo, tra ancelle che distribuivano fazzoletti profumati di lavanda e ricamati, e tanti curiosi. Aveva intravisto anche un monopolio di prigionieri, che stava interrogando Lady Bolton. Un dettaglio che per ora cadde in secondo piano. Era così felice da non badar ad altro. Le baciò con fervore le guance e ringraziò gli Dei per quel dono. L’ennesimo dono che riceveva in una vita fatta di glorie e rinunce.

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    Scusatemi ancora per il ritardo. T_T


    q5-8
      Terre delle Tombe · 25 gennaio 286AA
    La pioggia era quasi cessata, ridotta a gocce sporadiche che scendevano lente e pesanti intorno a loro, picchiettando ora sulle foglie morte di antichi alberi ora sui verdi aghi dei pini poco distanti, aggrappandosi ai loro rami dormienti prima di cadere a terra o sui muschiosi blocchi di pietra disseminati lungo il brullo terreno. Un lieve mormorio che, unito al brusio dei pellegrini e al crepitio delle fiamme dei fuochi accesi per contrastare la sempre più rigida temperatura, faceva da sottofondo ai rumori dell'accampamento, sovrastato di tanto in tanto dal metallico tintinnio delle armature o dal cadenzato pestare di stivali e zoccoli nel fango.

    Il ritorno delle milizie era stato accolto con profondo sollievo e moderato giubilo - troppa la stanchezza a causa delle difficili ore di marcia già affrontate e crescente il timore per ciò che la notte incipiente poteva riservare. La coltre di tensione e apprensione che aveva gravato sull'intero campo in quelle ore d'angosciosa attesa, tra occhiate inquiete colme d’ansietà e nervosismo, grani stretti convulsamente tra le dita e labbra tremule mormoranti intime preghiere, pur diradandosi, aveva lasciato nei pellegrini sensazioni contrastanti. Dagli sprazzi di commenti che le giungevano dai pochi che, spinti dalla curiosità, avevano scelto di abbandonare i semplici ripari di fortuna per tentare di sbirciare oltre il cordone di sicurezza e dare un volto a chi li aveva terrorizzati, i sentimenti prevalenti erano quelli d'indignazione, per l'incomprensibile aggressione di cui erano stati oggetto, e gratitudine verso gli Dèi che avevano esaudito le loro preci.

    "Non ne ho idea signora..."



    L'ammissione del soldato raggelò ogni suo precedente entusiasmo. Vidya chiuse gli occhi e inspirò la fredda ed umida aria di quella sera, come se il suo algente bruciore potesse placare la crescente agitazione in lei. Il vento si era placato, poteva sentirlo, una gelida carezza contro la liliale pelle che profumava di terra ed erba bagnata. Dopo le tumultuose ore quella sorta di staticità sembrava quasi aumentare il senso di pericolo latente. Li riaprì qualche secondo più tardi, puntandoli oltre il tremolante fulgore delle torce, ove le tenebre portate dalle nere ali del Pipistrello si ammassavano minacciose e silenti, e ascoltò il resto del dettagliato resoconto scrutando sempre più inquieta l’oscurità.

    Nonostante la perizia delle ricerche non era stato trovato alcun segno della presenza del resto dei banditi nel campo, né tracce o impronte di nessun genere erano state lasciate sul terreno fangoso circostante. Svaniti nel nulla. Forse, come suggeriva l’armigero, fiutando la sconfitta, se ne erano andati ore prima dello scontro scivolando non visti tra gli alberi, abbandonando i loro compagni ad affrontare le milizie della delegazione.

    O, pensò d’un tratto trattenendo un brivido, forse, con l’arrivo del crepuscolo, erano stati inghiottiti dalle striscianti ombre dei tumuli circostanti…

    «Speriamo dunque siano fuggiti,» commentò infine, mantenendo la propria quieta compostezza, e riportò l’attenzione sull’uomo che, frattanto, aveva chinato la testa in contrito imbarazzo, ben consapevole delle implicazioni e dei potenziali pericoli che queste risposte mancanti potevano celare,«che sia per viltà o per buonsenso.»

    Non aveva niente da rimproverare ai loro uomini. Avevano agito dando fondo a tutta la propria esperienza sul campo attuando, pressoché rapidamente, quella strategia di intervento e salvataggio in territorio ostile che infine li aveva visti vittoriosi, raggiungendo tutti gli obiettivi prefissati. Sembrava, però, che gli Dèi avessero deciso beffardamente di tenere tutti ancora un po' sul chi va là.

    Una volta terminato di dare disposizioni, si accostò al soldato e, abbassando il tono della voce, aggiunse: «Fate in modo di agire con la massima discrezione. Nulla di quanto detto deve trapelare fuori da questa cerchia, rischiando di generare inutili allarmismi tra i pellegrini o tra il resto della delegazione.» Solo Lady Mallister, se ne avesse avuto l'occasione, sarebbe stata informata. Era certa che la giovane di Seagard sarebbe stata in grado di gestire anche questa possibile complicazione. Di contro, non si fidava della capacità del Septon di mascherare la propria preoccupazione e, ancor meno, di quella delle ancelle. «Sono tutti già abbastanza provati devono avere tempo e modo di assimilare quanto accaduto quest'oggi.»

    Prudenza e vigilanza. Era inutile fasciarsi la testa prima del tempo. Avrebbero affrontato quel problema qualora si fosse presentato. Non dovevano fare altro che mantenere la calma. Le staffette inviate per sollecitare gli uomini Dustin e chiedere aiuto avevano probabilmente raggiunto chi di dovere e presto sarebbero arrivati in soccorso.

    *



    Al suo ordine i soldati si mossero, iniziando a ispezionare i prigionieri. Colletti e mantelle vennero scostati, berretti rimossi e maniche alzate alla ricerca di simboli impressi sulla pelle che potessero identificarli come seguaci Illyriani. Ma non ne trovarono alcuno. Sui loro corpi visibili solo i segni lasciati da vecchi scontri e dagli implacabili inverni di chi abitava da sempre nelle terre del Metalupo.

    Uomini del Nord. Testardi ed orgogliosi Uomini del Nord.

    «Risparmiate il vostro sdegno per chi vi è nemico» li ammonì, per nulla intimorita dalle loro espressioni torve e giudicanti, la sua voce ferma e dura. Non potevano permettersi di darle lezioni di moralità, ne avevano perso il diritto nel momento stesso in cui avevano scelto di attaccarli. «Non sono io quella ad aver messo il coltello alla gola di un fratello.»

    Difronte a lei aveva le dirette conseguenze delle miopi e utopiche politiche di Caleb Stark. Quello stretto dal giovane Lord era un accordo arbitrario che non aveva tenuto conto della realtà e delle criticità dei territori interessati, sottovalutando i risvolti e ripercussioni a vari livelli. L'intento, la giovane Bolton ne era consapevole, era stato quello di rafforzare il Nord ma, così come il controverso perdono offerto ai Bruti, non aveva fatto altro che generare scontento e confusione. Un’unione decisa in assenza di una delle controparti, imposta e proposta come soluzione. L'equivalente di cercare di suturare una ferita senza prima disinfettarla e prepararla. Non importava la qualità e la tenuta della cucitura, senza aver eliminato i corpi estranei e ripulito i tessuti, questa era destinata a suppurare e ad infettarsi. Le offese subite erano troppo recenti, le ferite troppo fresche, il terreno ancora intriso del sangue dei caduti, per poter pretendere che non ci fossero strascichi di sorta e si convivesse in pace. Gli scontri al confine, le infiltrazioni Illyriane, il risentimento crescente verso il Sud erano sintomi allarmanti e, mentre il Giovane Lupo era affaccendato altrove, i Lord - e le Lady - erano stati lasciati soli a fare i conti con le risultanze di tali ingenuità, fidando eccessivamente sul buonsenso delle parti.

    Le sue provocazioni riuscirono a smuoverli, sebbene le loro risposte sembravano suggerire uno scenario diverso da quello che si era figurata, mettendo in luce tutta la loro animosità e rancorosità.

    Li ascoltò attentamente, osservando alla debole luce delle fiaccole i loro volti sporchi e provati, soffermandosi sul terriccio rappreso che metteva in risalto le loro espressioni stravolte, sui lividi e tumefazioni in formazione e sulle lesioni sanguinanti risultato dello scontro. Tuttavia a colpirla in particolare fu la risentita collera, generata da un profondo senso di ingiustizia, che riverberava nelle loro parole. A muoverli non era stata dunque solo l’avidità, ma anche sentimenti più complessi che i banditi, a causa della foga data dall'urgenza di essere compresi e del loro vocabolario limitato, faticavano ad esprimere, ritrovandosi a berciare veementi insulti e imprecazioni.

    "...Possano marcire insieme ai loro Dei del cazzo..."



    Alla bestemmia contro i Sette allargò di scatto il braccio, il palmo aperto come a frenare in un muto ordine un'eventuale reazione da parte dei soldati seguaci della Fede. Un gesto secco e imperioso, sottolineato dal sordo schiocco di un lembo del mantello sollevatosi a quel movimento.

    «É questo il rispetto che mostrate verso il credo della Lady Maggiore e dei nostri fratelli Manderly?» domandò severa, accennando alle origini della Tyrell e alla Casata del Tritone - da secoli ormai parte del branco - prima di guardarsi velocemente alle spalle per sincerarsi che tali vituperi non fossero stati uditi da Lady Josephine o da qualcuno del suo seguito.

    I primi giorni di viaggio non erano stati facili, con i fedeli divisi dalla reciproca diffidenza e l'atmosfera resa tesa dall'apparentemente insormontabile distanza tra le due culture. Una sorta di equilibrio, complici le difficoltà condivise, era stato raggiunto poco a poco, in modo spontaneo e naturale, ma, per quanto il contrasto iniziale fosse ormai del tutto sparito, non era ancora ben consolidato e sarebbe bastato poco per riaprire la frattura.

    «Vi comprendo» continuò, ammorbidendo leggermente il tono e scegliendo di ripagare la loro rude schiettezza con moderata franchezza. «Non dimentico le perdite e le sofferenze della nostra terra. Il dolore e la paura. Questi anni ci hanno tolto tanto. Indiscriminatamente.» Strinse le labbra, sostenendo i loro sguardi con fierezza. Nelle sue vene scorreva l’antico sangue dei Primi Uomini, il suo corpo poteva essere debole ma non il suo spirito. Era in tutto e per tutto una vera, coriacea, donna del Nord, e non avrebbe chinato la testa innanzi a chicchessia. «Ma non è di certo versando altro sangue o alimentando le ostilità che quelle ferite verrano sanate.» Scosse il capo con biasimo. «Non è attraverso altra violenza che gli orrori e le ingiustizie subite verranno vendicati.»

    La sua mente tornò al cortile di piazza di Thorren. Al mercante pestato per un tatuaggio. Alla furia che si era abbattuta su di lui a causa degli stessi sentimenti che avevano armato gli uomini ora inginocchiati nel fango. Per placarli, affiancata da Lord Tallhart, aveva provato a fare leva sui radicati principi del Nord, ricordato gli antichi valori simboleggiati dal pane e dal sale e invitato ad avere fiducia nella inestirpabile forza della loro fede negli Antichi Dèi. Aveva funzionato e la ragione, assieme alla provata innocenza del povero malcapitato, avevano aiutato a far ravvedere i più. La situazione attuale, però, era diversa.

    «Non mi limito a credere a promesse. Confido nell'interesse di sconfiggere un nemico comune. Un nemico che prospera nella divisione e si nutre del vostro odio.» Ad ogni scontro e incomprensione tra fedeli dei Sette-che-sono-Uno e dei Vecchi Dèi, l'eresia Illyriana erodeva sempre più terreno. «E credo nel condiviso bisogno di pace e nella comune consapevolezza di non poter affrontare una nuova guerra.»

    Perché era proprio verso un ennesimo, sanguinoso, conflitto che - a meno di trovare un punto d'incontro al più presto - ci si stava avviando.

    «Se il nostro tentativo di dialogo fallirà», riprese, dopo un lungo silenzio, guardandoli seria nuovamente uno per uno, «non sarà per il nostro essere sprovvedute e ingenue, ma per l'ottusità e cecità di chi si ostina a ripetere gli errori del passato invece di, dopo tante sofferenze, impegnarsi a creare le condizioni per un futuro migliore.»

    Un futuro possibile solo con la collaborazione e con uno sforzo di vicendevole comprensione. Un ritorno alla pacifica convivenza che per secoli aveva contraddistinto quella regione, prima che il dialogo religioso venisse inquinato dai farneticamenti di una folle.

    «Tra quella gente vedete forse dei nemici?» chiese dunque, indicando l'accampamento di fortuna dietro di loro. Le sagome dei pellegrini distinguibili grazie alle fiamme dei fuochi. Donne e bambini. Giovani e anziani. «Vi sembra giusto che siano loro, cosí come gli altri innocenti che pagheranno il prezzo piú alto qualora gli eventi precipitassero e la guerra divenisse ben piú tangibile di uno spettro, a dover penare per le azioni dei bastardi a cui vi riferite?»


    "Cosa volete fare, ammazzarci per aver difeso le nostre case? Sono... Quante? Diverse lune che difendiamo le nostre case da quei bastardi delle terre calde."




    Vidya inarcò il sopracciglio con fare sarcastico. «Ditemi. In che modo si colloca, nel vostro disegno volto a difendere ciò che vi appartiene, l'agguato premeditato ai danni di una delegazione diplomatica battente insegne neutrali sotto l'egida Stark?»

    La Bolton poteva comprendere l’esasperazione di chi aveva subito minacce e vessazioni di ogni tipo, visto i propri raccolti depredati e i villaggi occupati; poteva capire la ritrosia e il rifiuto che per questo nutrivano nei confronti di chi proveniva da oltre l'Incollatura, ma, gli uomini davanti a lei, con le loro scellerate azioni, si erano spinti troppo oltre per essere totalmente giustificabili.

    «I trenta ori, poi, sono una tariffa fissa che imponete a tutti i viandanti,» continuò, tagliente, «o avete pensato di alzare la posta per l'occasione?» Non gli avrebbe permesso di giocare la carta del vittimismo e cercare di far dimenticare quanto fatto - che poco aveva a che fare con la difesa e molto con il ben meno nobile brigantaggio. «Perché avete chiesto la presenza di una di noi allo scambio?» La gestione del tutto continuava a non avere senso ai suoi occhi, doveva accertarsi che davvero non ci fosse altro dietro il loro tentativo di ricatto.«Cosa avevate intenzione di fare?» Incalzò, e questa volta fu lei a rivolgergli uno sguardo tradito.

    «Qualunque sia il vostro destino lo decideranno, secondo legge, i Dustin.» Concluse, solenne. «Condanna o grazia che sia, sarà conseguenza di nient’altro che del vostro agire.»



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