Ferite

Quest Betyu

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    Betyu • 13 febbraio 286 • la Gola - Accampamento del Clan delle Ossa • Pomeriggio


    Faceva freddo. Non più di altri giorni in realtà, eppure sembrava penetrare nella carne fino alle ossa. Dovevano essere le nubi che impedivano al Sole di scaldare, almeno leggermente, quella distesa di neve e ghiaccio, o forse era solo il vento che si era levato, fin dalle prime luci del mattino in modo prepotente e fastidioso. La realtà è che il freddo che i membri del Clan delle Ossa provavano era solo parzialmente causato dal fattore meteorologico.
    Il Clan delle Ossa non si era mai ripreso dalla decimazione subita nella guerra contro i popoli meridionali e di certo le faide interne non avevano migliorato la cosa: il Clan era ora visto come un'entità debole, capace di essere assoggettata volente o nolente.

    Quel giorno freddo, infatti, la cosa non era differente. I membri del Clan più anziani si erano ritrovati al centro dell'accampamento e attorno a loro si erano uniti alcuni dei membri più giovani, che però non avevano grande voce in capitolo.
    Il tema del giorno? L'uccisione di due raccoglitori del Clan delle Ossa. Non essendo stati trovati altri cadaveri era impossibile definire chi fosse stato ma di certo non era opera di alcuna bestia che sopravviveva a quelle temperature. A detta dei più, invece, l'atto era stato perpetrato da un gruppo di raccoglitori del Clan dei Fiumi Gelidi che aveva deciso di abbandonare il proprio territorio e di entrare in quello limitrofo, proprio del Clan delle Ossa.
    Un atto che un tempo non sarebbe stato lasciato impunito, ma c'era qualcuno che davvero avrebbe potuto punirli per quest'azione?

    Uomini del Popolo Libero capaci di sostenere un combattimento e sopravviverne, soprattutto, erano pochi e lasciati pressoché nelle vicinanze dell'accampamento, così da poter difendere quel poco di difendibile che era rimasto.
    "Non mi interessa" tuonò un uomo dalla barba piuttosto lunga e ormai tendente al grigio. Il Canarino Nero lo chiamavano e nessuno sapeva il perché. Anzi, molto probabilmente molti sapevano ma non avevano intenzione di parlare. "Dobbiamo stanarli e ucciderli prima che possano tornare indietro. I corpi erano ancora caldi"
    "Dobbiamo sottometterci al loro Clan, non c'è altra soluzione per far sopravvivere il Clan"
    "Preferire essere divorato da un Metalupo che finire sotto il Clan dei FIumi Gelidi, idiota di una capra".
    Gli animi erano accesi e in poco tempo chiunque voleva dire la propria, anche se in realtà non faceva parte del gruppo degli Anziani. L'unico ad ascoltare senza desiderare aggiungere nulla era Grosso Falco, seduto su un ceppo di legno messo in piedi.


    jaston Iniziamo tranquilli. Ti intrometti? Sostieni qualche tipo di tesi?

    Parole: 420

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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· Pomeriggio · 13 febbraio 286A.A.
    I
    l Clan in cui ero cresciuto era arrivato ad essere l’ombra di quello che era un tempo. Di un bel cosciotto di maiale selvatico ne era rimasto solo l’osso secco. E tutti quelli che ci vivevano dentro non potevano fare altro che lamentarsi, impotenti quanto erano.
    Il problema di quel giorno era che due raccoglitori del nostro Clan erano stati trovati morti. Un fatto triste, ma conosciuto da chi si avventurava spesso fuori dall’accampamento. Prima o poi nei boschi qualcosa ti prendeva, e più ci rimanevi più ti bruciavi le probabilità buone. Ma questa volta non sembrava essere stato un animale. Non avevo potuto vedere le ferite, ma da come ne parlavano gli anziani si trattava certamente di un altro uomo. Un omicidio allora!
    E non solo erano certi sulla specie del colpevole, ma tanti dicevano anche di sapere da che gruppo venisse. Raccoglitori del Clan dei Fiumi Gelidi accusavano loro. Era un bene che in quella diatriba ci fossero solo gente del nostro Clan, se qualcuno da fuori avesse sentito tali accuse si sarebbe potuto scatenare un bel macello. Eppure quello era proprio ciò che alcuni volevano. Un vecchio chiamato Canarino Nero si trovava ad esporre la causa della lotta armata. Lui voleva vendetta, e la voleva ora. Se i corpi dei ragazzi si fossero raffreddati quanto la neve non avremmo avuto possibilità di riprendere i malfattori.
    C’era anche chi invece voleva sottomettersi. Personalmente mi sembrava un’idea sciocca, loro ci attaccavano e noi gli andavamo pure a premiare? In quel modo avremmo fatto passare il messaggio che eravamo deboli. Non mi sembrava un’idea intelligente. Ma era stato un anziano a proporla, magari lui ne sapeva più di me, riusciva a vedere che la lotta sarebbe stata impossibile. Io non avevo avuto esperienze di quel tipo, mentre un uomo così vecchio doveva averne viste di ogni colore.
    Alla fine era diventata una cagnara, ognuno urlava la propria opinione più forte e nessuno ascoltava quella degli altri. Anche se avessi avuto un minimo di rispetto nel Clan, in mezzo a quel macello nessuno mi avrebbe sentito. Decisi di rimanere in disparte ad osservare, come faceva Grosso Falco. Se neanche lui entrava nel discorso a proporre una soluzione saggia doveva trattarsi di un quesito alquanto complesso.
    Mi avvicinai a lui e provai a parlargli di fianco, cercando di tenere un tono di voce basso. Non ci tenevo di inimicarmi come prima cosa tutti gli anziani solo perché avevo parlato in quella che era la loro competizione di urla “Possibile che sia la fine per il Clan delle Ossa? È mai accaduto qualcosa di simile al Clan nel passato?” Cercai di fare leva sulla memoria vivente della nostra gente. Conoscere il passato ci avrebbe potuto aiutare a correggere il presente.


    Parole: 457

    Per ora non mi espongo, immagino Betyu sia un po' bistrattato all'interno del Clan, quindi sia improbabile venga preso seriamente (per ora, almeno) se si esponesse

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    Betyu • 13 febbraio 286 • la Gola - Accampamento del Clan delle Ossa • Pomeriggio


    Il chiacchiericcio non aveva intenzione di esaurirsi, anzi, invece, sembrava sempre di più incrementare con due uomini che si alzarono e cominciarono ad avvicinarsi fra loro in maniera alquanto minacciosa.
    "Che il Freddo ti prenda se avrai il coraggio di ripeterlo ancora, ti dovrei staccare la testa qui e ora per il solo pensiero di sottometterci a loro"
    Il pensiero dominante era sicuramente quello di mantenere la propria indipendenza ma anche lo sguardo di Grosso Falco era quasi perso nel vuoto, come se i pensieri vorticassero molto di più dei venti gelidi di quel luogo.
    Pur senza nemmeno guardare per un secondo in volto Betyu, l'uomo gli rispose, con qualcosa in più di un flebile sussurro.
    Era leggermente separato dal resto del gruppo degli Anziani ma in situazioni come quelle anche lui doveva agire nel migliore dei modi...e parlare con Betyu non era certo qualcosa che provocava gioia in buona parte dei membri del Clan superstiti:
    "Accaduto qualcosa di simile. Forse sì, forse no, nessuno ama mai narrare dei momenti di debolezza ma solo di quelli di riscatto. Quello che posso dire è che se qualcuno volesse eliminarci, non dovrebbe faticare troppo. Ai giovani basta il sangue ribollente nelle loro vene per scaldarsi...ai più vecchi questo calore non basta più, non sempre una lancia offre la libertà."
    Una frase che voleva dire molto e molto poco ma che nascondeva una grande verità.
    "Qualunque cosa dirai, avrai che ti urlerà contro, ma se sceglierai il silenzio sappi che mai nessuno si batterebbe per difenderti."
    Così dicendo, Grosso Falco si alzò e si avvicinò ad uno degli Anziani. Gli disse qualcosa nell'orecchio, questo si alzò e si incamminò verso il limitare meridionale dell'accampamento.
    "Guerrieri, cacciatori, raccoglitori e custodi del Clan, i gelidi venti spirano in ogni direzione e hanno deciso che le Ossa siano i primi a dover superare il loro infuriare. E' inutile girare intorno a ciò che ormai molti di voi sanno. Usignolo e Maglio Bianco non torneranno. Sono stati uccisi mentre erano in perlustrazione ancora nei nostri territori. Un atto che richiede che un prezzo venga pagato...E' stato trovato all'interno della zona meridionale della Gola un uomo, che ora verrà portato a voi. Riporta i segni sul corpo incisi dal blu dei Fiumi Gelidi e dice di non sapere niente della morte dei nostri due cacciatori"
    Urla iniziarono a provenire dai membri del Clan che ascoltavano l'Anziano
    Urla che chiedevano morte, decapitazioni, mutilazioni e sfregi di dubbio gusto.
    "Vi siete sempre affidati al giudizio mio e degli Anzini, ma oggi questo giudizio non basta più".

    L'Anziano che si era allontanato, tornò dopo un paio di minuti, scortando in catene di ferro grezzo, che stavano probabilmente congelando i polsi del malcapitato, un ragazzo.
    Forse per i popoli del Sud oltre la Barriera non veniva nemmeno definito adulto ma al vero Nord si cresceva in fretta.
    Era stato visibilmente picchiato e malmenato visti i rigonfiamenti in diverse parti del corpo.

    Grosso Falco riprese a parlare.
    "la pace o la vendetta. In un modo o nell'altro avremo entrambe anche se molte di voi forse non le vedranno...bisogna solo capire a cosa andare oggi incontro"
    Il ragazzino venne lanciato nella neve in ginocchio proprio in mezzo al semicerchio formato dagli Anziani. Non disse una parola mentre i membri più venerabili (o almeno quelli che erano rimasti), guardavano chi rimaneva del Clan delle Ossa, per vedere se qualcuno avesse qualcosa da dire.

    Muovi Betyu come lo reputi più affine al suo carattere, puoi intervenire come rimanere in disparte. La trama avanzerà lo stesso e qualsiasi decisione il PG prenderà avrà delle cose positive e altre negative rispetto, quindi non c'è qualcosa di giusto o sbagliato.

    Parole: 565

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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· Pomeriggio · 13 febbraio 286A.A.
    E
    ro vicino a Grosso Falco quando la discussione prese una piega poco propositiva. Non stavano più venendo fatte proposte riguardo al problema, l’unica cosa discussa era la varietà d’insulti che i membri del mio Clan erano capaci di lanciarsi l’un l’altro. Incredibile quanto fossero in grado di scaldarsi gli animi in quelle terre gelide.
    Io cercai di non porgergli orecchio, interessandomi piuttosto più a quanto l’anziano mi poteva raccontare. Anche se ci trovavamo un po’ isolati dal resto del gruppo di discussione lo vedevo che agli altri anziani non piaceva che Grosso Falco parlasse, anche solo ad un pariah come me. Chiaramente la sua influenza era più grande di quella singola di ogni altro membro del Clan, sarebbe bastato poco alle sue parole per convincere tutti gli altri a mettersi sul piede della guerra oppure sul piede della sottomissione.
    Certo posso dire che la parabola che mi aspettavo da Grosso Falco non arrivò, ricevendo al contrario una ramanzina. Agli occhi dell’anziano il mio comportamento schivo con il Clan rischiava di lasciarmi con nessun alleato, qualora finissimo in difficoltà. E aveva ragione. Non mi piaceva quel clima freddo di neve perenne, ma cosa potevo fare, provare a scappare oltre la Barriera da solo? Se avessi voluto anche solo provarci avrei avuto bisogno di qualcuno esperto in tutto ciò. Qualcuno che aveva sia le conoscenze, come un anziano, ma che al contempo fosse ancora agile e scattante, come un giovane. Qualcuno del genere c’era sicuro nel Clan, ma se fossi rimasto zitto in tutto quel trambusto non mi avrebbe mai dato retta. Dovevo mostrarmi propositivo, pronto a lavorare per quello che fosse necessario. In quel modo sarei riuscito a convincere quell’individuo che possedeva tutti i caratteri che cercavo.
    Quando Grosso Falco si allontanò per avvicinarsi all’altro anziano rimasi a guardarlo, rimanendo in piedi accanto al suo ceppo e da lì sentendo il suo discorso. Si stava rivolgendo al Clan intero, ma sembrava stesse parlando solo a me. Le sue invocazioni risuonavano in sintonia con i consigli che mi aveva dato prima.
    Alla fine del discorso di Grosso Falco calò il silenzio, ma non sembrava più uno spazio di parola solo per gli anziani. La sua chiusura faceva capire che non era più il tempo di seguire solo i più vecchi per le loro conoscenze, toccava a noi giovani agire cercando di innovare il sistema.
    Provai a farmi avanti nel gruppo, alzando la voce per dire due parole in rispetto dei nostri caduti “Conoscevo Usignolo e Maglio Bianco di vista e per educazione comune, come molti altri di noi. Ero nato sotto la stessa luna di buon auspicio di Usignolo, un ragazzo felice e forte. È stato preso troppo presto. Posso solo immaginare quanto tutta la loro famiglia stia soffrendo, e spero che noi tutti possiamo aiutarli a riprendersi. Non possiamo lasciare a quelli dei Fiumi Gelidi di aver distrutto una famiglia. Dobbiamo mostrarci uniti contro di loro, in qualsiasi decisione prendiamo.” Non sapevo se il mio necrologio sarebbe stato apprezzato. Per età ero vicino ai due morti, ma nel Clan c’erano molti altri ragazzi più vicini a loro di me. Anzi, chiunque avrebbe potuto dire di conoscerli meglio di me. Ma questo Clan era oramai troppo congelato in vecchie idee, serviva che qualcuno gli desse una scossa con nuove opzioni.

    L’anziano che si era allontanato dopo i bisbigli di Grosso Falco era ritornato trascinando un uomo in catene. Si poteva vedere che stava soffrendo. Fossimo stati da soli avrei cercato di curarlo, ma soli non eravamo, e con me non avevo i materiali adatti ad una simile cura.
    Le parole di Grosso Falco ora più che prima urlavano necessità di azione. Qualcosa andava fatto, e qualcuno doveva spingere la palla di neve per far partire la valanga. Oramai mi ero esposto, messo un piede potevo mettere tutta la gamba.
    “Ora abbiamo tra le mani una spia di quel Clan di assassini. Ma non comportiamoci come loro, non facciamoci prendere dalla rabbia e brutalizziamolo sul posto. Dimostriamo di non essere al loro livello. Possiamo imparare molto da lui, usiamolo per conoscere e scoprire di più sulle tattiche di quei tipi. Ed allora potremo ottenere la nostra vendetta, con il vantaggio della conoscenza.” Cercai di calmare il Clan tutto da commettere atti da cui era impossibile tornare indietro. Provai a fargli comprendere che quell’uomo poteva essere usato per estrarre informazioni sull’altro Clan. O perlomeno questo era quanto io proponevo.
    Non avevo alcuna idea se la mia proposta avrebbe riscosso alcun successo dal resto della gente. Era evidente che all’interno del Clan non avessi la migliore reputazione, si poteva intuire il mio disdegno per quegli ambienti gelidi e difficili. Venti e passa anni avevo vissuto in mezzo a quel Clan ricevendo da tutti sguardi sdegnati e poco piacevoli. Poteva essere quel giorno la volta in cui tutto sarebbe cambiato? Poteva essere quello il momento in cui avrei trovato il calore nel resto del Clan necessario per farmi rimanere in quelle terre fredde? Le mie parole potevano dire di rimanere uniti, ma i miei piedi dicevano qualcosa di diverso, diretti già verso il sud, oltre la Barriera in quelle terre di cui avevo solo sentito i racconti.
    Per tutti questi motivi era più probabile che altro una risposta negativa, una grossa risata alle mie parole da parte di tutto il Clan. Ma anche se così fosse almeno qualcosa avrei ottenuto: avrei riunito il Clan intero in un’azione, deridermi. E se quello era il sacrificio per non lasciare l’eredità dei miei antenati morire invana, avrei accettato la morte sociale.


    Parole: 922

    Credo di essermi espresso abbastanza nel post, ma cerco di vedere se c'è qualcuno nella folla che conosco e che corrisponde alle caratteristiche che cerco: giovane e esperto di scalamento/attraversamento/dialogo(?) Barriera e Guardiani. Dato che vivo nel Clan da quando sono nato credo di sapere a grosse misure chi andava giù, suppongo.

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    Edited by jaston - 6/8/2023, 00:14
     
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    Betyu • 13 febbraio 286 • la Gola - Accampamento del Clan delle Ossa • Pomeriggio


    Quando Betyu cominciò a parlare, i più continuarono a parlottare e litigare fra loro. Non tanto perché il tono della voce del giovane bruto fosse basso, quanto perché la nome del ragazzo era ben conosciuta nel Clan e in pochi avevano intenzione di averci a che fare.
    Però il ragazzo non aveva poco da dire e, quasi presi per sfinimento, anche quelli che lo ignoravano dovettero starlo a sentire, soprattutto anche grazie alle occhiate che Grande Falco aveva rivolto loro. Non era certo il più accettato all'interno del gruppo, ma rimaneva pur sempre un membro del Clan e, cose come quelle, oltre la Barriera, valevano più di molto altro. Forse di tutto.
    Peccato che molti non sapessero che i sogni di libertà di Betyu anelavano una marcia verso sud e l'abbandono proprio di quel Clan che in larga parte lo disprezzava e ignorava ma che in fondo gli permetteva di sopravvivere.
    "Tsk." Poco dopo che Betyu comunicò il suo dispiacere per Usignolo un uomo dalla folta barba si alzò. Aveva un'ascia in mano.
    "Tu non sai niente ragazzo di come si sentono i genitori di Usignolo." Guardando il suo sguardo velenoso e rabbioso, Betyu avrebbe potuto riconoscere in quel viso proprio il padre di Usignolo, eppure la freddezza e la sprezzatura con cui gli aveva rivolto parola gli impedirono sul momento di ragionare su quale fosse il suo nome.
    Forse Cervo Lungo? O era quel cacciatore che era morto cinque mesi prima? Difficile richiamare la memoria quando un uomo grande quasi il doppio ti guardava in quella maniera.
    "Usignolo è morto perché non è stato nemmeno in grado di portare a termine una cazzo di missione esplorativa, è stato un disonore per me e per il Clan tutto." Accanto a lui non c'era alcuna donna.
    In teoria la madre doveva essere ancora viva ma tra i presenti non figurava.
    "Nonostante ciò, desidero che quest'ascia stacchi di netto metà della testa di quella carogna" Lo sguardo era ora passato da Betyu agli anziani, quasi a chiedere loro il permesso.

    Betyu era stato gentile con quel pensiero, forse troppo, in fondo non erano certo figli di nobiltà o popolani dei territori del Sud al di là della Barriera. La morte era qualcosa di naturale e che avveniva ogni singolo giorno tra i Clan del Popolo Libero.

    Nel frattempo che il padre di Usignolo continuava a perpetrare le sue richieste agli anziani, Betyu avrebbe potuto usare quei momenti per osservare la platea. Stava cercando qualcuno di specifico ma erano rimasti in pochi quelli che avevano le caratteristiche da lui ricercate.
    C'era Iyrn, morto nell'assalto contro il Clan di Aspra Dimora pochi mesi prima, che diceva di aver attraversato la Barriera in gioventù. L'anno prima era scomparso anche Uaddv, uno dei pochi che era riuscito a catturare vivo uno dei Corvi e portarlo all'accampamento del Clan. Peccato che fosse durato pochi giorni perché in lui Betyu avrebbe potuto imparare non poco per sanare la sua curiosità.
    Rimaneva...beh sì, rimaneva Tendv, un vecchio mai ritenuto abbastanza saggio per entrare a far parte, almeno formalmente degli Anziani del Clan. Spesso vaneggiava, inventava storia e raccontava bugie...ma tutti erano concordi sul fatto che fosse rimasto per due lunghi anni prigioniero al Castello Nero...e ora era ancora vivo.

    La nuova frase di Betyu, però, riaccese le lotte, perché chiedeva pietà e clemenza per quell'uomo che si proclamava ignaro di ciò che era successo.
    "Se questo "deviato" dice ancora una parola di pietà giuro che staccherò prima la sua, di testa."
    il Padre di Usignolo sembrava davvero serio, mentre in lontananza due cacciatori portavano in catene davanti a loro il prigioniero.

    Parole: 587

    E' chiaro che l'influenza del Padre di Usignolo è maggiore rispetto a quella di Betyu, se intendi salvare il prigioniero dovrai trovare qualcosa di molto convincente.

    Hai comunque adocchiato chi cerchi. Al momento è l'unico che rispecchi le caratteristiche.

    Termine: 19/8
     
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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· Pomeriggio · 13 febbraio 286A.A.
    C
    ome mi aspettavo le mie parole furono inizialmente ignorate. Non stavo intenzionalmente parlando con il tono del battito di ali di una farfalla, era il rispetto del resto del Clan nei miei confronti ad essere di dimensioni minime. Ma nonostante ciò continuai a parlare. Se nessuno voleva degnarmi un palco per rispetto, me lo sarei guadagnato con le mie sole parole. Avrei parlato abbastanza da farmi ascoltare anche dai sordi.

    Il piano sembrò avere successo, perché sempre più visi iniziarono a zittirsi e rivolgere l’attenzione verso di me. Potevo anche essere l’ultimo della piramide, ma rimanevo comunque un membro del Clan delle Ossa, e nelle terre dove era sempre innevato l’appartenenza al gruppo era più importante di quasi tutto.
    Anche Grosso Falco sembrava d’accordo con me. Non aveva espresso a voce la sua opinione, ma aveva redarguito tutti gli altri che parlottavano mentre davo il mio elogio funebre al guerriero caduto.
    Qualcuno però mi interruppe. Un uomo dalla barba folta e portatore di ascia. Non sembrava condividere i miei pensieri sul morto, anzi iniziò ad insultarlo. Solo allora lo riconobbi. Era il padre di Usignolo, si chiamava Cervo Lungo o qualcosa di simile. Devo ammettere di non ricordarmi con precisione, tutti quelli che usavano nomi di animali erano impossibili da ricordare per me. Ma quello non era il punto.
    Il punto era che il padre iniziò davanti a tutti a rinnegare le poche parole che avevo detto per il giovane. Chiamò suo figlio debole, incapace. Era questo che significava essere genitori? Io potevo essere cresciuto con difficoltà a relazionarmi con i miei compagni di leva, ma questo non significava i miei genitori mi odiassero. Loro mi avevano cresciuto con affetto nonostante le difficoltà che gli avevo portato, spingendomi ad imparare cose nuove e diverse per il mio bene, anche se non era quello che volevo. Ma mai mi avevano trattato così male, almeno non di fronte a me. Possibile che alle mie spalle dicessero cose altrettanto crudeli?
    Potevo avere tutte le opinioni che volevo sul metodo di parentaggio del padre di Usignolo, ma a conti fatti lui era quello con l’esperienza di aver cresciuto un figlio ed io sapevo niente. Inoltre aveva una grossa ascia in mano, e i suoi polsi erano larghi quanto il mio collo. Non era l’individuo con cui avrei voluto mettermi a discutere in alcun modo.
    “Hai ragione, non posso sapere cosa significa crescere o perdere un figlio, perché sono entrambe esperienze che non ho mai vissuto. Hai perfettamente ragione in quanto dici della vergogna portata su tutto il Clan da queste due morti, vergogna causata dagli assassini degli esploratori.” Cercai di dare ragione al padre, ripetendo le sue parole per far diminuire la sua rabbia nei miei confronti e sembrare sugli stessi binari, spostando però l’attenzione del problema sugli uccisori e non sugli uccisi. “E questo uomo dei Fiumi Gelidi si merita sicuramente una morte dolorosa almeno quanto quella che ha causato ai nostri ragazzi.”
    La mia richiesta di clemenza nei confronti del membro dell’altro Clan fu però quello che accese gli animi più di tutto nel discorso. L’idea di offrire pietà al possibile assassino di membri del nostro Clan non sembrava volare bene tra la platea. Anzi fu il padre di Usignolo il più apertamente opposto, arrivando addirittura a minacciarmi. Io istintivamente feci un paio di passi indietro, perdere la testa per un uomo di un altro Clan non era qualcosa che volevo. Avrei potuto rientrare nel discorso prima della sentenza chiedendo una proroga per il ragazzo, promettendo che non sarebbe certamente stato bene, trattato con i peggiori strumenti da Cioffanan magari, una delle donne più astute e terrificanti del Clan. Ma anche se avessi fatto un nome del genere, quell’uomo mi avrebbe ascoltato? No, era cieco di rabbia e di desiderio di vendetta. Lasciai quindi lo spazio all’uomo e la sua sete di sangue.
    “Era tuo figlio ad essere stato ucciso, quindi è tuo diritto riprendere quello che ti è stato tolto.”

    Indietreggiai nella folla, non volevo avere un posto in prima fila per l’esecuzione. Quello che volevo invece era andare verso una persona in particolare, una che avevo avuto modo di vedere mentre tutti gli sguardi erano su di me al centro del cerchio.
    Il mio desiderio era quello di un giorno lasciare il Clan ed andare verso posti più caldi, più a sud nelle terre degli Inginocchiati. Ma partire così senza alcuna preparazione sarebbe stato puro suicidio. Non sapevo niente oltre le storie raccontatemi da Grosso Falco e Selymunda. Non sapevo neanche la lingua di quegli uomini. Se anche fossi riuscito ad oltrepassare la Gola, cosa avrei fatto poi? Non sapevo parlare la lingua degli invasori dal mare, non sapevo inginocchiarmi come quel popolo. Sarei stato riconosciuto appena avrei incontrato le prime persone. Ma nel Clan c’era qualcuno che poteva aiutarmi a mescolarmi ai popolani sotto la Barriera. Aveva passato due anni come prigioniero dei corvi, sicuramente aveva imparato la loro lingua e i loro modi di fare, più personali e precisi dei vaghi racconti di Selymunda. Tendv poteva non essere un anziano, ma per quanto tesoro di conoscenza lui lo era per me. Ed anzi, il fatto che non lo fosse rendeva ancora più facile approcciarlo. Fin troppo noto era quanto gli anziani tenessero le distanze dai giovani. Grosso Falco era più l’eccezione che la regola.
    “Mi fa piacere di vederti qui Tendv. Sei sempre un repositorio di conoscenze per questo Clan.” Partii piano, salutandolo solamente per iniziare a fare discussione. Qualsiasi cosa era meglio che assistere all’esecuzione.


    Parole: 918

    Ho capito solo ora dove si trova con precisione la Gola. Non avevo capito fosse la Gorge, quindi credo in teoria il problema per andare a sud non è più scalare il Muro, ma riuscire a fingere di essere un suddito. Il Clan delle Ossa si trova a nord della Gola immagino? Tanto oppure abbiamo il canyon dietro casa?
    Comunque la conoscenza dei modi dei Guardiani e degli Inginocchiati è utile lo stesso se voglio scappare, quindi cerco di imparare quanto posso

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    Edited by jaston - 29/8/2023, 22:38
     
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    Betyu • 13 febbraio 286 • la Gola - Accampamento del Clan delle Ossa • Pomeriggio


    "Bene" Affermò orgoglioso il padre di Usignolo, che cominciò a rilassare il braccio che aveva agitato fino a pochi secondi prima l'ascia.
    Dopo Betyu anche uno degli Anziani provò a far ragionare l'uomo ma questo aveva ormai preso la propria decisione e l'unico modo per fermarlo sarebbe stato eliminare anche lui.
    Insomma, la morte si poteva evitare solo con altra morte. Una legge dura ma l'unica che vigeva oltre la Barriera, nel Vero Nord.
    Sconfitto nella breve prova "dialettica", Betyu si allontanò, trovando più interessante provando ad estorcere qualche tipo di informazione da Tendv, che fissava ancora un punto vuoto. Avvicinandosi, il ragazzo avrebbe potuto notare che il colorito dell'uomo non fosse dei migliori e anche un piccolo movimento della testa, periodico, faceva capire che qualcosa nella salute dell'uomo non andasse.
    Nonostante ciò, ogni trenta cicli qualcuno diceva che quello a venire sarebbe stato l'ultimo per il pover Tendv, invece lui resisteva, come la neve resisteva anche nelle giornate velatamente più calde.
    La morte si evitava con altra morte, sì, ma alcuni sembravano dannatamente difficili da uccidere, non come le genti del Sud, oltre i domini dei Corvi e dei Primi Uomini.
    "Una voce di quercia, una voce di pino, un freddo canterino"
    Questo fu il modo in cui Tendv salutò Betyu.
    Eccentrico, ma non c'era la gioia di una filastrocca per bambini in quelle parole. In realtà, non che i piccoli del Clan delle Ossa avessero tempo per le filastrocche. L'uomo non era cieco ma continuava a fissare un punto perso nella folla ancora intenta a vedere se il padre di Usignolo avesse il coraggio di uccidere quell'esploratore.
    "Un Clan, due Clan, forse un tempo...oggi solo gruppi in cerca di speranza e salvezza. Hai visto che mi sono cresciute le unghie dei piedi?" Per un momento, l'uomo spostò lo sguardo su Betyu e poi su uno dei propri scarponi.
    "L'amarezza del buio dei Corvi e ancora c'è chi vuole oltrepassare il Grande Muro di Ghiaccio"
    Che fosse lucido o meno era difficile a dirlo, ma è come se la presenza del ragazzo avesse già tradito il motivo di quella conversazione.
    "Povero Usignolo, era un bravo cantastorie" ...ma non era un raccoglitore?
    "Ha difeso il suo Clan, sai? Con la lancia e con la voce, un bravo cantastorie, sì."
    Tornò a fissare un punto a caso, mentre i membri del clan ora esultavano per la testa mozzato del membro del Clan dei Fiumi Gelidi.
    "Chiameremo a noi i nostri Corvi salvatori?"
    Era una domanda...per Betyu?

    Come puoi capire non ha tutte le rotelle a posto il signore qui...o forse le ha più a posto di tutti. Chissà.

    Come lo si vuole approcciare?
    Nel frattempo il progioniero ha perso la testa.

    Ps, non ho capito bene la questione del suddito, comunque per attraversare due sono le vie:
    1) scalare la Barriera
    2) attraversare il fiume (un po' ghiacciato, un po' no) ma questo vuol dire penetrare nel territorio del Clan dei Fiumi Gelidi


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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· Pomeriggio · 13 febbraio 286A.A.
    Q
    uando lasciai il centro della piazza formatasi tra i membri del Clan, potei fortunatamente almeno vedere che non ero l’unico nel Clan a voler evitare di versare sangue intorno. Anche almeno uno degli anziani cercò di fermare il padre di Usignolo. Sembrava che le mie parole avessero convinto alcuni dei più importanti membri della nostra società!
    Ma quella posizione di rispetto non aveva importanza in quel momento. Per la legge delle terre perennemente innevate il padre di Usignolo aveva diritto a rifarsi su quel membro del Clan dei Fiumi Gelidi. Non che fosse qualcosa che io desiderassi, perché più il clima oltre la Barriera sarebbe stato instabile, più sarebbe stato difficile procurarsi una via di attraversamento sicura fino al di sotto del Muro di ghiaccio.

    Avevo lasciato il centro dell’attenzione a gente più desiderosa di sangue, muovendomi io invece seguendo un altro profumo, il sapore della conoscenza. Se c’era infatti qualcuno nel Clan che poteva saperne qualcosa di più riguardo ai corvi neri, forse era proprio il vecchio Tendv, o almeno così io pensai. Avevo sentito riguardo a lui solo che era stato fatto prigioniero dai Guardiani della Notte per due anni interi, doveva quindi avere certamente maggiori informazioni riguardo al mondo degli Inginocchiati rispetto agli altri membri del Clan che non si erano spinti oltre le foreste, i nostri territori di caccia.
    La mia fiducia in lui però si rivelò presta mal riposta. Capii perché gli altri anziani non lo avevano mai formalmente accettato nella loro cerchia, il vecchio Tendv aveva più cuculi per la testa che altro. Non sembrava capace di parlare chiaramente, intonando invece strani versi che potevano essere letti sia come profezie mistiche, o deliri di un anziano.
    “Una voce di quercia, una voce di pino, un freddo canterino.” Così mi rispose all’inizio. Era solo una filastrocca senza senso, oppure voleva dire qualcosa di più profondo? Io lo avevo appellato come “repositorio di conoscenze”, forse le voci di cui parlava erano quelle? La voce dei pini poteva essere le conoscenze di noi gente che vivevamo oltre la Barriera, dove le conifere erano le piante che meglio resistevano al freddo. Di conseguenza era possibile che le querce si riferissero agli Inginocchiati? Quegli alberi di ghiande sembravano preferire climi meno rigidi. Ma chi poteva essere la voce fredda? Gente ancora più a nord? C’era qualche Clans in quelle terre congelate, ma non avevamo molti contatti con loro. Non mi veniva in mente nessun altro che abitava nel freddo, a meno che parlasse di… No, non poteva essere… Stava facendo riferimento a quelle vecchie storie? Grosso Falco mi aveva parlato di un evento con creature simili, ma era avvenuto ere fa! “A cosa ti riferisci, saggio Tendv? I mostri della Lunga Notte non esistono più.”
    Tendv continuava a delirare, o parlare con più sanità di tutti noi. “Un Clan, due Clans, forse un tempo…” Anche Tendv sembrava riconoscere che noi come Popolo Libero saremmo dovuti rimanere compatti, invece che ammazzarci a vicenda. Ma cercare di fermare quel conflitto era oramai troppo tardi per me, il padre di Usignolo sembrava pronto a colpire il ceppo. “Hai ragione Tendv. Cerchiamo una vana speranza in atti di vendetta, quando dovremmo cercare di ricostruire una pace, sotterrando l’odio.” Persi il mio sguardo con lui lontano nell’orizzonte. Tutto pur di evitare di osservare una sciocca carneficina. Ma poi tornai ad ammirare gli scarponi di Tendv. Mantenevano così nascoste le sue unghie che neanche mi ero accorto gli fossero cresciute.
    “L’amarezza del buio dei corvi e ancora c’è chi vuole oltrepassare il Grande Muro di Ghiaccio.” Si stava riferendo ora a me? Possibile che quel vecchio avesse una vista superiore a tutti gli altri membri del Clan e fosse in grado di leggere nell’animo delle persone? Certamente aveva riconosciuto appieno le mie intenzioni, era fin da quando ero piccolo e per la prima volta avevo sentito storie delle terre calde più a meridione che intendevo trasferirmi verso un luogo più confortevole. Il nostro Clan era sempre stato nomade, cosa c’era di strano se io mi fossi trasferito da un’altra parte dove mi trovavo meglio? Solo crescendo imparai che quel viaggio era più difficile di quanto immaginassi, ma il seme era oramai germogliato nella mia mente, e difficilmente si sarebbe sradicato. Per questo trovai le parole di Tendv quasi offensive. Come se volesse lanciarmi una frecciatina, insinuando che le mie fossero tutte delusioni. “Mi dispiace che ciò rende amareggiati i Guardiani, ma posso comprendere chi decide di scalare la Barriera. I nostri antenati sono venuti a vivere qua perché volevano vivere liberi come gli pareva a loro, ricordi? Perché ora dovremmo vietare a chi lo vuole di seguire la propria libertà e tentare di andare dove desidera? Non possiamo tarpare le ali agli altri solo perché non vogliono seguire lo stile di vita che noi preferiamo!” Mi stavo scaldando nella discussione con Tendv. La chiamo discussione, ma era più un mio costante interpretare le sue parole, mentre lui filosofeggiava sui massimi sistemi. Era un canale a senso unico. Poi cercai di riabbassare la voce e ridarmi un contegno. Tendv magari poteva non degnarmi di attenzione, ma se qualcun altro del Clan avesse sentito la mia difesa avrebbero potuto iniziare a sospettare che io volessi abbandonarli. Il che in effetti era quanto io volevo fare, ma a mio tempo e nei miei modi.
    “Povero Usignolo, era un bravo cantastorie.” “Ha difeso il suo Clan, sai? Con la lancia e con la voce, un bravo cantastorie, sì.” Ora Tendv aveva iniziato a parlare di Usignolo. Diceva che lui fosse un cantastorie, ma non lo era per quanto io ricordassi. Era un raccoglitore, un normale membro del Clan. Ma forse quella era solo una maschera per integrarsi meglio tra la gente, ed in realtà aveva un animo dolce ed artistico. Ecco perché suo padre lo odiava così tanto. Non poteva sopportare che suo figlio non fosse un rude guerriero come lui. Un’idea sciocca: erano esistiti tanti grandi cantastorie tra la nostra gente, come il capo dei capi Bael il Bardo. Avesse speso meno tempo a frustare in giro la sua ascia e più tempo ad ascoltare le storie degli anziani avrebbe saputo che anche un atteggiamento artistico poteva fiorire e prosperare nel vero nord.
    Chissà se, ci fossimo conosciuti in un altro tempo con altri genitori, magari saremmo potuti essere amici. O forse anche qualcosa di più…
    Non potevo perdermi però in dolci fantasie. Quello che aveva detto Tendv era importante, avrebbe potuto cambiare gli esiti di quel tribunale improvvisato. “Hai detto di sapere di più di Usignolo? Hai visto cosa gli è successo? Ti prego, se sai qualcosa diccelo!” A questo punto non cercavo più di mantenere più un tono morigerato. Dovevamo fare in fretta, se c’erano nuove prove andavano portate all’attenzione di tutti prima che mai.
    Ma fu troppo tardi. Prima che Tendv avesse anche solo comprendere la mia supplica dagli altri membri salì un coro di grida. Il padre di Usignolo si trovava sopra il corpo caduto con la testa mozzata. La mostrava orgoglioso a tutti quelli che volevano vederla, ancora sangue ed interiora cadevano dal collo decapitato macchiando la terra e la neve. Era uno spettacolo orribile, veramente disgustoso. Non potevo guardare un simile scempio, caddi sulle mie ginocchia di fronte a Tendv. “Ti prego, se sai qualcosa di più su quello che è successo dimmelo.” I miei occhi si stavano facendo appannati, il mondo sembrava cadere in uno stato di nebbia.
    Ma nonostante le mie suppliche non ricevetti risposta. Solo altre parole, che sembravano tanto profetiche quanto folli “Chiameremo a noi i nostri corvi salvatori?”
    Mi stava facendo una domanda? Era diretto a me? Così sembrava, almeno da quanto mi aveva raccontato in tutto il resto del racconto. Tendv sembrava vederci più lungo di tutti gli altri nel Clan, e forse quello era il suo regalo per me. Dopo avermi visto soffrire per la sua sordità, aveva voluto darmi una direzione. Voleva dunque che chiedessi aiuto ai Guardiani? Ma sarebbe anche solo stato possibile? Non volevo abbandonare l’anziano in caso volesse condividermi altre perle, ma con gli occhi cercai nella folla Cioffatan. La donna poteva essere schiva, ma di certo lei nel Clan sapeva come si muovevano i corvi neri. Avrebbe potuto magari farmi luce sulla possibilità di avvicinarmi a qualcuno di loro per parlare, invece che attaccarci.


    Parole: 1384 (di queste 64 sono dei dialoghi tuoi, solo mie 1320. Non so se serve, ho visto altri che lo facevano)

    Riguardo la questione del "suddito", era un pensiero mio per dopo, una volta che sarei entrato nei Sette Regni. Pensavo che l'unico problema fosse convincere gli Inginocchiati di essere davvero uno di loro.

    Riguardo il passaggio, invece, non ho bene capito dove si trova il Clan delle Ossa. Da quanto avevo capito dalla wiki la Gola è questa (cerchiata in rosso). Ho capito male?AHlg0ij
    Dove si trovano quindi i territori dei Fiumi Gelidi? Perché sulla wiki non trovo nessun luogo chiamato così. Si trovano oltre la Gola, nel Dono di Brandon?

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    Edited by jaston - 30/8/2023, 00:13
     
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    Ciao, mi sa che c'è qualche problema col post, ho visto che hai copiato e incollato un post vecchio.
    Ti lascio il tempo di modificarlo!
     
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    CITAZIONE (Albi_96 @ 30/8/2023, 00:03) 
    Ciao, mi sa che c'è qualche problema col post, ho visto che hai copiato e incollato un post vecchio.
    Ti lascio il tempo di modificarlo!

    avevo preso dal messaggio precedente. In una settimana non sono mai passato a ricontrollare lol
     
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    Betyu • 13 febbraio 286 • la Gola - Accampamento del Clan delle Ossa • Pomeriggio


    Già, comprendere le parole di quell'uomo non era per niente semplice anche perché, onestamente, mancava un'idea alla base di qualsiasi conversazione sensata: ciò che Betyu stava sentendo, aveva fondamento? Erano delle parole espresse con raziocinio, per quanto potessero sembrare strampalate? L'uomo del Clan non poteva saperlo, forse perché nemmeno gli Anziani avevano una risposta univoca a quella domanda.
    "Saggio? Se l'uomo di nome Tendv fosse stato saggio non sarebbe morto e non sarebbe rinato per tornare a morire, oh povero Tendv...era un bravo cantastorie, sai?"
    Quella sarebbe stata certamente una lunga conversazione, e chissà se fosse riuscita a dipanare i dubbi del ragazzo o gliene avesse creati ancora di nuovi.
    "I mostri della Lunga Notte non esistono più, no, ma è mai finita la Lunga Notte? Oh, Saggio Tendv, dimmelo tu, è mai finita...o forse sono i Corvi i mostri di cui sento parlare?" Che Tendv fosse dissociato o meno dalla realtà poco importava Oltre la Barriera, in quelle Terre anche la sanità mentale non aveva lo stesso valore dei popoli del Sud.
    "No, non odio!" In quel momento alzò leggermente la voce e gli occhi dell'uomo andarono a fissare nettamente quelli di Betyu. "Non c'è odio nelle azioni del Clan delle Ossa...non c'è odio nelle azioni del Clan dei Fiumi Gelidi, non c'è odio in nessuno dei Clan, questa è la nostra natura, la sopraffazione e la sopravvivenza, non conta altra...e chi le porta via non è altro che un pazzo...oh, povero Tendv, quanto hanno provato a convincerti quei nobili Corvi, quanto hanno pregato che il tuo corpo diventasse bianco e puro come questa neve...oh nobile Tendv, cantastorie del Mare Bianco...quanto hai resistito" Lo sguardo era ancora una volta fisso nel vuoto.

    Le risposte su Usignolo arrivarono, sì, ma quando oramai era troppo tardi e un'altra vita era stata spezzata e la testa recisa dal corpo.
    "Povero Usignolo, era un bravo pescatore. Ha difeso il suo Clan, sai? Con la lancia e con la lenza, un bravo pescatore, sì.
    Tu hai mai pescato, giovane ragazzo dagli occhi bianchi? Hai mai pescato. Un Usignolo ha provato a pescare, ha provato a immergersi nella profonde acque congelate, ma un giovane Usignolo non può nuotare...oh no che non può, lui deve cantare e volare alto nel cielo.
    Oh, ma un Usignolo che scappa, è forse un esempio di virtù o di empio tradimento? Ohohoh, ma che dici, piccolo Tendv...quando un Usignolo fuggito viene riportato alla gabbia perché viene visto come un'offesa? Non dovrebbe essere un dono dei nostri amici?"

    La mano sinistra di Tendv andò a tastare il terreno e raccolse un piccolo pugnetto di neve. Se la mise un po' sulla punta del naso, un po' all'interno della bocca e il rimanente sopra la testa, spettinando i lunghi ma radi capelli che gli erano rimasti.
    "Vedo altri Usignoli prepararsi a volare, ce li riporteranno ancora i nostri cacciatori? Voleranno via o proveranno a pescare anche loro? Eheh, ma cosa dici, Tendv, non esistono pescatori nel nostro Clan, non ne sono mai esistiti!"

    Ovviamente parlare con Tendv porta a questi risultati...Nasconde verità nelle sue parole? O nasconde bugie...o è solo un mucchio di frasi sconnesse?
    Un po' di tutto?
    Nessuna delle tre?
    Lascio a Betyu decidere


    Per quanto riguarda la mappa, la zona che hai cerchiato era bene o male il territorio del Clan delle Ossa, ormai però decimati. Il Clan dei Fiumi Gelidi, come descritto in scheda, non ha particolare fissa dimora e viaggia per razziare e depredare gli altri Clan. Ovviamente non esistono i confini delineati come nella nobiltà di Westeros ma al momento il vecchio territorio del Sud della Gola è in mano ai Fiumi Gelidi.
    Il Clan delle Ossa al momento si trova un po' più a nord, per darti una stima dove si trova l'intersezione dei fiumi!

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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· Pomeriggio · 13 febbraio 286A.A.
    T
    endv non sembrava rendersi meno criptico nelle risposte. Le sue parole potevano essere piene di saggezza, oppure solo una pila fumante di sciocchezze elencate da un uomo anziano la cui testa era diventata bacata troppo tempo fa. Quale delle due vie fosse, avrei cercato di capirlo. Perché abbandonarmi senza essere sicuro a quelle che potevano essere baggianate non mi avrebbe aiutato a sopravvivere nel freddo delle terre perennemente bianche.
    “Saggio? Se l'uomo di nome Tendv fosse stato saggio non sarebbe morto e non sarebbe rinato per tornare a morire, oh povero Tendv...” Il vecchio dubitava pure delle sue stesse abilità, ma questo poteva dimostrarsi un segno di debolezza quanto di conoscenza interiore. “È più sciocco chi riconoscere di esserlo oppure chi continua nella sua vita imperterrito, senza dubitare delle proprie carenze? C’è forza nel riconoscere i nostri limiti ed accettarli per quello che sono.” Non mi piaceva il fatto che si autocommiserasse, una bassa fiducia in sé stessi era il primo passo che lo avrebbe potuto portare a compiere scelte irrazionali. Io ero cresciuto in una situazione simile. Il Clan che mi aveva allevato mi isolava perché mi considerava diverso, io ero il mio unico appiglio di sussistenza. Se avessi iniziato a dubitare pure di me stesso cosa sarebbe potuto capitare? I miei sogni erano certamente più grandi e diversi da quelli di un normale giovane del Clan delle Ossa avevo dunque bisogno di un altrettanto grande supporto personale per non farmi abbandonare alla normalità della routine lì nel Clan.
    “Non c'è odio nelle azioni del Clan delle Ossa...non c'è odio nelle azioni del Clan dei Fiumi Gelidi, non c'è odio in nessuno dei Clan, questa è la nostra natura, la sopraffazione e la sopravvivenza, non conta altra...e chi le porta via non è altro che un pazzo...” L’anziano di età, ma non socialmente, era parecchio appassionato riguardo a quell’argomento. Unico problema era che i discorsi che faceva con molta passione andavano in totale disaccordo con le mie credenze. Come si poteva pensare che la violenza e gli attacchi fra Clans fossero naturali? Era Tendv quello che io non desideravo mai diventare, un uomo saggio cresciuto nel Popolo Libero che aveva smesso però di combattere, ed ora si lasciava trasportare dalla corrente della normalità che era la vita violenta dei Clans?
    Non potevo accettarlo, sia ideologicamente che per quanto avevo appreso. Se era nella natura dei Clans di combattersi e cercare di sopraffarsi vicendevolmente ad ogni opportunità che si presentava, come era possibile che in ogni generazione un nuovo grande capo riusciva a riunire tutti gli altri capi contro una causa comune? Joramun, Gendel e Gorne, Bael il Bardo. Erano anche loro dei pazzi come diceva Tendv per avere tolto al Popolo Libero quell’istinto naturale di violenza incontrollata? Tutti quei nostri grandi antenati provenivano da un Clan specifico, eppure non avevano abusato la loro posizione di autorità sopra tutti gli altri Clans per rendere la propria gente quella dominante fra tutte le altre genti del Popolo Libero. Eppure sarebbe stato così facile per loro, se questa natura di cui parlava Tendv era davvero così insita in tutti noi abitanti delle terre al di sopra della Barriera. Feci per ribattere con gran voga il discorso, ma poi sentì il proseguire della sua litania “oh, povero Tendv, quanto hanno provato a convincerti quei nobili Corvi, quanto hanno pregato che il tuo corpo diventasse bianco e puro come questa neve...oh nobile Tendv, cantastorie del Mare Bianco...quanto hai resistito” Il suo discorso non riguardava tutti i Clans, era un modo di quell’uomo criptico di descrivere gli eventi della sua sofferenza. Doveva aver provato molto dolore nei due anni sotto i Guardiani se pure dopo tutto questo tempo ancora lo descriveva così vividamente e con passione. Io potevo fare solo una cosa, ed era cercare di essere gentile con lui. Aveva sofferto abbastanza per sentirsi urlare contro dalla sua stessa gente. Avrei dunque raffreddato i toni alla risposta che ero pronto ad urlargli contro. “Quanto ti è successo è di certo ingiustificabile, e spero che tu un giorno possa guarire da tutto quel dolore che ancora ti porti dentro. Ma non penso che si possa espandere questa tua rabbia a tutti i Clans. Ci sono stati momenti nella storia dei nostri antenati in cui i Clans hanno sotterrato quella loro natura di sopraffazione per perseguire altre cause, seguire uomini forti che gli hanno guidati in imprese anche suicide. Di certo i guerrieri partiti in quelle battaglie non erano mossi da una naturale tendenza alla sopravvivenza. Capisco che se si è più anziani è difficile accettarlo, ma nel mondo ci sono molti modi di pensare, e a volte cambiare paradigma può fare bene.”

    Le parole di Tendv furono troppo tarde per avere un qualunque effetto sui rapporti tra i Clans ed la sopravvivenza del piccolo prigioniero che il nostro Clan aveva fatto. Prima ancora che raggiunsero le mie orecchie, queste erano già piene delle urla di gioia di quel violento e burbero individuo che era il padre di Usignolo. Cercai di distogliere l’attenzioni da quei suoni che mi facevano raggelare le ossa, ma le parole che ricevetti da Tendv mi scossero ancora di più, in un modo diverso.
    “Tu hai mai pescato, giovane ragazzo dagli occhi bianchi? Hai mai pescato. Un Usignolo ha provato a pescare, ha provato a immergersi nella profonde acque congelate, ma un giovane Usignolo non può nuotare...oh no che non può, lui deve cantare e volare alto nel cielo.
    Oh, ma un Usignolo che scappa, è forse un esempio di virtù o di empio tradimento? Ohohoh, ma che dici, piccolo Tendv...quando un Usignolo fuggito viene riportato alla gabbia perché viene visto come un'offesa? Non dovrebbe essere un dono dei nostri amici?”
    Non stava più parlando di Usignolo, o di sé stesso. Era chiaro come il sole della prima mattina che si rifletteva sulla neve caduta durante la notte che stava parlando di me. Ma come faceva a sapere dei miei desideri? Mi ero lasciato scappare qualcosa nel mio discorso? E di tutto, la cosa che mi feriva di più era che stava dicendo che lui non aveva fiducia in me. Mi vedeva solo come un ulteriore Usignolo, un giovane che aveva provato qualcosa di diverso senza riuscirci, un gesto di ribellione che non avrebbe portato a niente se non ad una morte prematura dal piccolo usignolo congelatosi nell’acqua. Ma io non ero così. “Forse ai tuoi occhi siamo tutti usignoli qua. Capaci solo di cantare e volare alti, seguendo lo stormo. Ma non tutti ci sentiamo così. Alcuni di noi sono aironi, altri falchi. E c’è anche chi a le capacità di essere un martin pescatore, di imparare a pescare seppure continuando a volare. Perché non siamo fatti per rimarere per sempre nei nostri cubicoli. Una vita in entrambi i mondi è possibile, basta metterci impegno e non gettare la spugna di fronte alle difficoltà. Nei momenti traumatici, quelli sono i momenti più adatti per tirarsi su le maniche e prepararsi a combattere per quello che si vuole, invece di lasciare perdere e poi lamentarsi di non esserci riusciti. Possiamo crescere ed evolverci, siamo diversi e dobbiamo esserne fieri.”
    Avevo cercato prima sentendo la sua storia triste di essere comprensivo con quell’anziano, ma ora aveva oltrepassato il limite. Gli dissi in faccia quello che pensavo, senza lasciargli tempo di controbattere. “Ed ora se non ti dispiace me ne vado, questa conversazione non fa più per me.”
    Non rimasi ad ascoltarlo, mi allontanai da lui e dal gruppo radunato intero. Non mi sentivo più a mio agio tra di loro, un gruppo di uomini con solo la violenza nella loro testa che celebravano un altro atto di violenza. Avrei preferito piuttosto rilassarmi nella tenda vuota oppure da qualche altra parte da solo, che essere parte di quella celebrazione di ultravirilità.
    Mi sarei buttato pure in una pila di neve per calmare i miei spiriti arroventati da quella discussione e godermi invece della pace dal resto del Clan che non mi capiva se sarebbe stato necessario. Tutto mi andava bene pur di abbandonare, almeno per un breve momento, quella società che non capivo, fatta di regole che mi sembravano alquanto violente e più favorevoli ad una bestia in cerca solo di piacere dalla lotta, dal cibo e dalle donne rapite, piuttosto che qualcuno che avrebbe preferito un ambiente di pace ed apprendimento, un luogo dove chi cercava di capire di più non veniva deriso per le sue diversità. Poteva esistere da qualche parte nel mondo un luogo simile? Se non nelle terre sempre bianche, magari dall’altro lato del Muro di Ghiaccio e della Gola, oppure oltre il mare, nelle terre da cui giungevano gli invasori di cui avevano parlato le tradizioni raccontatemi da Grosso Falco. Avevano cacciato un popolo molto più largo del loro con armi più dure ed appuntite, poteva essere il luogo oltre il mare da cui provenivano pieno di altre meraviglie come quelle?
    Un ragazzo come me poteva solo sognare. Sognare un luogo dove le donne non erano trattate come oggetti, e si era liberi di amare chiunque si volesse, che ti piacesse la lupa, il lupo oppure entrambi.


    Parole: 1518 (di queste 191 sono dei dialoghi tuoi, solo mie 1327)

    Questa volta ho ricontrollato ed è il messaggio giusto lol

    Grazie per tutte le spiegazioni, non avevo capito che i Fiumi Gelidi ora controllavano parte della Gola. Ultima domanda: il Ponte dei Teschi che attraversa la Gola è anche nei territori dei Fiumi Gelidi? Per quanto ne sa Betyu da informazioni del Clan, è ancora in piedi?

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    Betyu • 13 febbraio 286 • la Gola - Accampamento del Clan delle Ossa • Pomeriggio


    Le parole di Betyu avevano colpito il povero Tendv come se fossero frecce scoccate contro un corpo senza alcuna protezione se non la propria pelle. Non che sembrasse turbato dalla cosa, lo sguardo dell'uomo era rimasto per tutto il tempo perso nel vuoto, ma proprio mentre Betyu se ne stava andando, infuriato per come un uomo che doveva definirsi molto più saggio rispetto ad altri avesse accettato alla fine la verità di un destino di rabbia e guerra.
    Girandosi dopo aver rivolto al suo interlocutore un ultimo sguardo, Betyu avrebbe notato che un rigoletto era sceso dall'occhio destro di Tendv. Una lacrima? O forse solo un piccolo fiocco di neve che si era sciolto al contatto con la pelle rilasciando l'acqua da cui era formato?

    Se dunque però il giovane aveva deciso che quel futuro descritto non sarebbe stato il suo, vi era qualcosa da organizzare.
    Le regole del Clan delle Ossa erano ben chiare nella sua mente: nessuno lo avrebbe inseguito né braccato, la pena per l'abbandono del gruppo era qualcosa di peggio della semplice morte. Non serviva entrare nei dettagli ma era chiaro che se Tendv avesse deciso di perseguire quella strada, le palizzate rudimentali di quell'accampamento sarebbero state per lui ostili e inamovibili. Non ci sarebbe stato legame che avrebbe potuto cambiare ciò, nemmeno quello con Grosso Falco.
    La neve che ora accoglieva il suo corpo era fredda, gelida, eppure sarebbe bastata a raffreddare quell'ardore? Difficile dirlo, perché quando gli uomini determinati si mettevano in testa qualcosa era quasi impossibile far cambiare loro idea.
    Era chiaro però che quell'indecisione non l'avrebbe mai portato da nessuna parte...rimanere nel Clan delle Ossa e provare a cambiare le cose dall'interno? CI sarebbe riuscito o avrebbe dovuto combattere con le tradizioni e le lame degli altri Clan?
    O andarsene, tornare sui passi di chi aveva preso quella decisione prima di lui, cercando una nuova vita con cui ricominciare qualcosa.
    Per il ragazzo non era una certa facile perché una volta intrapresa, non sarebbe più potuto tornare indietro.

    Sì, il ponte è ancora in piedi, ma essendo quasi vicino alla Torre Fantasma e alla Barriera, è parecchio a "sud". Non puoi sapere chi lo stia presidiando al momento o se non c'è nessuno...quello che puoi sapere è che non c'è nessuno del Clan delle Ossa

    Termine: 15/9

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      Betyu· Clan delle Ossa, Gola, Oltre la Barriera· Pomeriggio · 13 febbraio 286A.A.
    I
    l tono con cui avevo lasciato Tendv poteva essere stato forse troppo forte. Non avevo voluto causare altro dolore nella vita di quel povero anziano, da quanto mi avevano raccontato altri e dai suoi comportamenti era chiaro che avesse passato eventi molto difficili, particolarmente quando era stato catturato e tenuto prigioniero dai Guardiani della Notte. Quindi potevo capire e giustificare un suo bias contro di loro. Ma essere così ostile ad ogni altro stile di vita, ogni desiderio diverso dal ripetere l’esistenza dei nostri padri e dei padri dei nostri padri era qualcosa che non potevo accettare. Non dovevamo essere il Popolo Libero noi? Cos’era, la “libertà” nel nostro nome si limitava solo a perseguire il volere della maggioranza? Se decidere di seguire un proprio percorso era considerato sbagliato, eravamo davvero liberi?
    Fu per questo che lo lasciai. Lasciai tutto il gruppo in festa in realtà, ma sono certo che nessuno si accorse di me quando sparì. Cosa poteva importarne a loro? Ero solo il ragazzino che aveva cercato di fermare il loro divertimento, quell’esecuzione di uno scout. Solo perché volevano sentire l’ebrezza della violenza scorrere in loro, vedere il rosso sangue scorrere e macchiare la neve.
    Forse solo Tendv fu ferito dal mio abbandono della celebrazione. Aveva pianto, o era la natura che aveva iniziato a piangere per lui? Magari in me pensava di aver trovato un suo simile con cui capirsi. Quello era certamente quello che avevo pensato io, prima di sentire i suoi discorsi bigotti. Non lo facevano diverso da un guerriero violento come il padre di Usignolo.
    Io ero certo che qualcuno di buono e gentile nel Clan c’era, qualcuno che avrebbe potuto capirmi. Ma era difficile per gente come noi esprimersi, repressi come eravamo, costretti a nascondere i veri noi sotto le coperte, e mettere una faccia più spenta, più tranquilla, più normale.

    Mentre ero immerso nella neve pensavo solo a come un giorno sarei potuto partire. Un giorno possibilmente vicino, ma di certo non prima di essere pronto.
    Mi sarebbe servito molto aiuto per arrivare così lontano. Avrei dovuto essere più pronto di come ero in quel momento, capace di vivere al di fuori dell’accampamento. Avrei dovuto prepararmi molte cose.
    Ma non era quello a cui stavo pensando veramente. Tutte quelle turbe avrebbero potute occuparmi la mente altri giorni. Allora volevo solo rilassarmi. Cancellare dalla mia mente il dolore di essere stato parte di quell’esecuzione, le parole che mi ferivano, da una persona che avevo creduto un confidente. Tutte esperienze negative, tutte esperienze che speravo la neve avrebbe potuto cancellare cadendo su di me.


    Parole: 430

    tutto chiaro. Vedrò come organizzarmi in semi o quest successive allora

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