Josephine Mallister

Conoscenze Religiose 9

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    a Vecchia.

    Septa Ysilla aveva sfidato una giovane Lady Josephine Mallister a contare il numero di rughe incise sul volto della Vecchia. La statua personificava lo scorrere del tempo, la caducità della vita dei mortali. Con l’abbreviarsi dell’esistenza si allungava la saggezza. Un binomio su cui così tanti teologi e pensatori, contemporanei o antichi, aveva scritto interi trattati. Un modo per giustificare l’esperienza degli anziani al confronto con l’ingenuità dei più giovani. Persa l’innocenza e vissute così tante vite, la terza età si ergeva a difensore della conoscenza e della memoria. La memoria veniva tramandata con storie, aneddoti ma soprattutto con la vita e le aspirazioni delle nuove generazioni. Un continuo rinnovo. Ed in quell’età in cui il trasferimento era alla base dell’esistenza di ogni buon devoto, non si poteva esser privi di saggezza per assicurare solidi precetti ed insegnamenti ai più giovani. Con polso deciso e voce ferma, nonostante l’avanzare del decadimento fisico, riuscivano ad ammaliare le menti più malleabili ed acerbe. Con lo scopo di poter infondere il seme della Saggezza, che sarebbe poi fiorito solo con l’avanzare dell’età. Ricordava quando Septa Ysilla ammirava con letizia il volto stanco e rugoso della Vecchia, il sesto dei Sette Volti del Dio, e sfidava l’infanta a contare le rughe che solcavano il viso per risalirne all’età. La Vecchia non aveva età, impossibile datarla con certezza. Il Dio del tutto possedeva giovinezza e saggezza in un unico spirito. Eppure nella Vecchia rammentava ai mortali quanto fosse importante la caducità della vita, che solo tramite i suoi severi insegnamenti si riusciva a raggiungere la vera illuminazione. La Saggezza, senza ombra di dubbio.

    Le mani ossute della Vecchia, secondo le illustrazioni religiose, sorreggevano malferme una torcia ad olio. Si trattava di una metafora. Solo la vera Saggezza poteva illuminare il cammino dei devoti e dissipare le ombre della perdizione. Eresia, ignoranza e credenze creavano penombra sul sentiero dei fedeli, fino ad indurli in tentazione e creare pericolose trappole. Inciampare nell’Eresia era come deviare percorso ed imboccare un sentiero oscuro e senza ritorno. La superstizione regnava sovrana tra le menti annebbiate dal male. I Demoni sussurravano maldicenze alle loro orecchie, generando divisioni ed ostilità. Era la Saggezza della Vecchia a ricongiungere il gregge verso la luce. Un percorso non privo di pericoli e tentazioni, eppure grazie alla Luce della lanterna ogni credente poteva percorrere con sicurezza la propria strada senza deviazioni.

    Oracolo per fanciulle ed alleato per uomini di cultura. Chiunque avesse bisogno di risposte, interrogandosi sul futuro o sui massimi sistemi dell’universo, si rivolgeva alla Vecchia. Incurvata dall’età e segnata nel viso da così tante primavere, sebbene i suoi occhi fossero ormai privi di luce, riusciva ad orientarsi anche nelle tenebre più oscure della superstizione e del peccato. Le fanciulle interrogavano sul loro futuro nella speranza di intercedere per vantaggiosi matrimoni o per assicurare prosperità alla famiglia. Mentre uomini illuminati cercavano risposte sugli eventi che gravavano intorno alla vita: la caduta di una mela, il motore dei venti oppure la sensibilità degli animali. Ogni forma del creato meritava una risposta, a cui solo la Vecchia sapeva rispondere. Come un oracolo accoglieva gli adepti, che in alcuni mistici culti si concedevano pratiche al limite della sacralità come la Divinazione. Pratiche che il Sommo Septon e la comunità clericale da cui avevano preso le distanze. Eppure nelle regioni più povere e desolate tale tradizione veniva coltivata in gran segreto.

    Non solo la luce della lanterna, ma anche la scia di corvi neri come la notte indicava il cammino ai fedeli. In alcune iconografie sacre la Vecchia veniva rappresentata con uno stormo di corvi appollaiati sulla schiena ingobbita. Una raffigurazione quasi macabra, al pari del Sommo Sconosciuto. Eppure mai messaggio più positivo veniva tramandato con simili iconografie. Erano i corvi, rapaci dalla spiccata intelligenza, a segnalare la retta via con il loro gracchiare. Non solo con la lanterna ma anche con i suoni ed i richiami della natura il Divino riusciva a manifestarsi. Guidare, guidare ed ancora guidare. La Vecchia con amorevole risolutezza prendeva la mano del devoto e lo conduceva verso inaspettati lidi, dove avrebbe finalmente trovato la chiarezza e la felicità.

    Il giorno della Vecchia iniziava con la Cerimonia del Pane, affinché i sacri doveri dell’elemosina e dell’uguaglianza non fossero mai dimenticati né tra nobili e né tra poveri. Infatti i fornai delle città sfornavano pane fresco accolto in cesti di vivimi e burro aromatizzato alle erbe selvatiche. Dopo le benedizioni del Septon, il clero distribuiva il cibo alla popolazione. Non importava a quale ceto sociale si apparteneva. Un tozzo di pane era garantito a tutti. Vecchi, giovani, uomini, bambini, mogli, vergini, nobili o poveri. Non esisteva alcuna distinzione tra l’uno e l’altro. L’uomo diventava commensale e fratello dell’altro uomo. Uno spirito di condivisione che tanto somigliava alla cerimonia del Pane e del Sale del Nord. Uno spirito di convivialità ed accoglienza, per poter dissipare ogni disuguaglianza. La Cerimonia delle Candele veniva celebrata con il crepuscolo, quando tutte le donne e uomini anziani della città donavano una candela al membro più giovane della famiglia. Uno scambio attivo, finalizzato a trasferire consigli e preghiere affinché i giovani potessero ben presto incontrare la luce della Saggezza. Consigli di vita, suggerimenti sulle questioni quotidiane ed opinioni sulle scelte da compiere in futuro. Il tutto per compiacere gli Dei. Ogni anziano supplicava il sesto volto del Dio affinché potesse intercedere per lui sul trasferimento di preziosi insegnamenti e donar senso alla propria esistenza. Perché si trovava tal compimento dell’essenza della vita solo quando si riusciva a tramandare qualcosa a chi sarebbe seguito, diventando immortale nei pensieri degli altri e godendosi l’eternità nella beatitudine dell’Onnipotente ed Onnipresente Dio. Un’esistenza senza trasferimento era vuota, priva di lascito. Un’esistenza vissuta nel buio e nella cecità delle ombre della superstizione e dell’egoismo.

    Ricordava ancora i canti intonati in onore della Vecchia:

    - ‘O Vecchia, non sono più giovane, sano e pieno di energia.
    Le rughe invadono il mio viso, i capelli imbiancano, i dolori aumentano, le forze diminuiscono.
    Aiutami a capire e a vivere questa stagione della vita con serenità e impegno.
    Non prigioniero del passato, ma innamorato del presente, e proteso verso il futuro.
    Verso te. -



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    Competenza: Conoscenze religiose 9 - Sette Dei
     
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