È Pericoloso Uscire dalla Porta

Quest Betyu

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  1. jaston
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      Betyu· Torre delle Ombre, Oltre la Barriera· 29 febbraio 286
    "S
    e credi che rischierò la vita di anche un solo uno dei miei uomini per difendere della feccia come voi, o sei davvero pazzo o sei solo un moccioso che non sa nulla della vita.” “Ma non importa... la mia curiosità è stata saziata e la forca ormai deve essere pronta. Portatelo fuori!” Il capogruppo dei corvi era stato sordo completamente alle mie richieste. Avevo creduto che la sua posizione di leader fosse dovuta ad una più grande visione di tutte le parti rispetto ai suoi sottoposti, ed invece si era rivelato essere accecato dall’odio verso le nostre genti quanto i tre Guardiani che per primi mi avevano catturato. Forse aveva ragione come aveva avuto ragione Grosso Falco quando avevo lasciato l’accampamento, la mia idea di trovare un aiuto da parte degli uomini nel Muro di Ghiaccio si era rivelata un sogno di neve sopra un focolare acceso.
    Mentre mi trasportavano dalla caverna in cui mi avevano tenuto fino alla piazza dove avevano intenzione di preparare la mia esecuzione potevo solo pensare che quella rischiava con quasi assoluta certezza di essere l’evento che avrebbe decretato la mia morte. Non avevo mai avuta troppa fede nelle credenze degli antenati a riguardo degli Alberi Cuore e della protezione che loro avrebbero dato sulla nostra gente dopo la morte quando riseppelliti tra le loro radici, ma in quel momento non volevo morire così lontano da quel luogo sacro. Se anche la credenza fosse stata una baggianata come supponevo e non avrebbe avuto alcun valore per il mio corpo morto, avrebbe offerto del conforto con la cerimonia per i miei cari rimasti, mamma, papà, Grosso Falco, Selymunda. Se fossi stato giustiziato da quegli umani corvi il mio corpo non avrebbe avuto esito diverso da diventare cibo per i pennuti corvi come era capitato per tutti i guerrieri della mia gente che avevano partecipato all’ultima grande incursione.
    Così vicino alla soglia della morte, la paura di essa mi prese. Cercare di fuggire sarebbe stato di per certo futile. Io non ero mai stato un veloce corridore e folle di Guardiani si erano radunati attorno al mio patibolo. Fossi anche riuscita in quell’impresa impossibile di uscire dalle mura del loro accampamento mi sarei trovato di fronte solamente le terre più calde degli Inginocchiati, quei luoghi a me stranieri. La via per l’accampamento della mia gente era richiusa dietro lo scheletro di ferro calato sull’entrata da cui mi avevano trasportato. Per quanto avrei potuto continuare a fuggire tra boschi che non conoscevo? Se si fossero comportati come agivano i nostri Clans quando un criminale si dava alla fuga la notizia della mia incursione avrebbe raggiunto gli altri insediamenti prima di me.
    Come era possibile che tutti quegli uomini violenti consideravano la morte come punizione adatta per ogni azione che non rientra nei loro canoni? Ero partito con la mia spedizione verso la Barriera perché pensavo che le persone dei regni meridionali conoscessero più pietà per chi li raggiungeva rispetto a guerrieri violenti come il padre di Usignolo, ma qualunque lato di quella Barriera loro stavano ad abitare la risposta finale era sempre la stessa, una crudele pena di morte.
    L’unica possibile fonte di salvezza che potevo immaginare di intravedere avrebbe ricevuto risposta di disgusto e di rinnegazione dagli altri membri del mio Clan. Ma cosa mi poteva importare di loro, onestamente? Per tutta la mia vita mi aveva trattato con sufficienza al meglio e aperto disprezzo nei casi peggiori. Avevo cercato per molte stagioni di ottenere almeno di essere considerato uno del Clan da parte loro, aiutandoli quando potessi, anche nei loro momenti più di difficoltà nonostante i nostri precedenti. Ma se nei loro cuori qualcosa era cambiato verso di me, io dovevo esserne stato cieco. Sapevo chi mi amava per certo tra le tende, e loro non avrebbero voluto di certo che sacrificassi la mia vita per una stupida categorizzazione.
    Per quanto limitato dai corvi che mi tenevano da dietro, una volta portato sul palchetto di fronte la folla radunatasi e il cappio che puntava la sua ombra già sul mio collo, mi inginocchiai. “Guardiani che difendete i popoli dalla Notte, perdonatemi per aver disturbato le vostre vite. Per quanto le mie prime intenzioni siano state malintese, io sono venuto in pace. Volevo chiedere un’alleanza da parte vostra per aiutare la mia gente a sopravvivere contro cannibali brutali. Ma oggi ho imparato che i Clans di Libere Persone valgono meno di animali per l’ombra di questa Muraglia di Fine Ghiaccio. Io sono uno di questi animali, e per questo crimine ora vengo punito. Ma permettete al Libero me di morire oggi come un porco e al nuovo Inginocchiato me di nascere e continuare a vivere. Qua di fronte a voi mi metto in ginocchio per offrire la libertà trasmessami dai miei antenati al vostro Re Capo e il Signore Capo dei Guardiani che mi ha condotto qui.” Durante tutta la consultazione con l’anziano capo avevo continuato ad agire pensando che lui avrebbe accettato ad un punto per compassione delle cause dei più deboli. Ma quello stesso metodo di pensiero per tutta la mia vita mi aveva messo in svantaggio nel Clan, e lì ero almeno parte del gruppo per nascita, per quanto molti avrebbero voluto rinnegarlo con gran gioia. Era ovvio allora che in un ambiente estraneo come quello avrei ricevuto solo muri sordi di risposta. Le uniche persone che avevo capito i miei catturatori rispettavano era la gente come loro, loro Inginocchiati. Il Popolo Libero a quel punto non poteva onestamente dire di avermi offerto molto. Avevo sempre pensato che mi sarei trovato a lasciare il Clan per muovermi verso meridione, ma non pensavo che avrei lasciato questo mondo materiale al contempo. Trovarmi a rinunciare alla mia appartenenza a quella congregazione di guerrieri mossi da incursioni e razzie forse era meglio per me. In fondo non stavo neppure rinunciando a troppo. Le storie antiche raccontatemi da Grosso Falco dicevano che prima del Grande Muro eravamo un unico popolo in contatto con la natura, erano stati loro a dimenticare le tradizioni degli antichi e decidere di dividerci. Ma quel racconto di storia lo avrei tenuto per me per quel momento, dato quanto odiavano il Libero Popolo rivelar loro la verità sulla nostra origine comune non avrebbe aiutato la mia richiesta. Potevo sperare invece sulla necessità dei corvi di ogni genere di aiuto che potevano trovare. Già dalle racconti sentivo che le fila dei loro accampamenti si diluivano come un prato d’erba all’arrivo della neve, e le ultime incursioni maggiori avevano lasciato un duro segno, parte del loro accampamento non aveva ancora recuperato il suo aspetto migliore. Per questo e per il piacere di quegli uomini di vedere quello che ai loro occhi era un animale rinnegare il proprio branco per le vie della civiltà, tentai il mio appello. “Ho studiato le tecniche della cura del popolo in cui il me antico ero nato e sono un veloce apprenditore, non meno di una settimana fa ero completamente ignorante della vostra parlata e oggi sono qui per chiedervi di accettarmi tra di voi. Posso dunque aiutare i vostri saggi anziani per quanto riguarda le materie del corpo e degli umori. Non mi lamento quando c’è del lavoro e non occuperò vostre provvigioni, se necessario posso partecipare alla caccia della selvaggina nelle foreste di queste lande. Non posso mostrarmi un pericolo a voi in alcun modo per il vostro gruppo, sono incapace di ferire un uomo, il Clan da cui il vecchio me veniva non mi ha mai ritenuto un valido guerriero.” Per quanto potevo il mio capo si chinò mettendomi ancora di più in ginocchio, cercando di ottenere il supporto delle persone con quello che potevo credere essere un gesto di rispetto importante tra le genti del Popolo Inginocchiato. Per quanto fosse nelle mie facoltà avevo esposto i vantaggi di accettare una morte simbolica di me e prendermi a servizio per quel loro accampamento. Utilisticamente mi sembrava da parte loro una proposta immediata da accettare, ma già più volte si erano dimostrati agire non per logica, ma guidati dalle emozioni. Ma se tutti nei miei incontri precedenti ero stato io a cercare di portare loro verso di me, quest’ultima volta ero io che mi offrivo di andare dalla loro parte. Forse quello sarebbe bastato, forse quello mi avrebbe salvato da una troppo veloce fine.


    Parole: 1386 (di cui 1333 mie)

    Grazie per avermi delineato alla fine le possibilità che si presentano per Betyu. Sebbene ho avuto il ragazzo da poco, mi ci sono affezionato e la prima volta che ho letto il post con la sua dichiarazione di pena di morte ero rimasto shockato, avevo pensato sarei finito al massimo in una condizione più simile a quella di Tendv dalla prima quest, catturato e fatto prigioniero dai Guardiani per molti anni e poi rilasciato. Ma le direzioni che mi hai suggerito mi hanno permesso di cercare di ricalibrarmi e concentrarmi su cercare quantomeno di sopravvivere. Non credo di avere alcuna possibilità di forzare una fuga, le statistiche fisiche e di intrigo che ho sono davvero basse, non so neanche se sarei in grado di fuggire dalle guardie che mi stanno tenendo.
    L'unica soluzione che rimane è quindi quella di chiedere pietà. Oltre a quello che ho detto non so se devo fare un tiro per convincerli oppure vuoi risolvere la questione in narrativa. Non mi sembra di avere mai iniziato un tiro io sia con lui che il vecchio Julyonno, sempre stato dalla parte di chi li riceve. Quindi mi affido a te su come bisogna fare qua. Se ti servono i miei valori per decidere sono tutti nella scheda.

    Standard - Lingua Libera;
    Courier - Lingua Comune (ti ricordo che dato Betyu ha imparato la lingua da poco e non ha avuto modo di allenarla con dei parlanti nativi per ora scrivo le sue risposte in questa lingua in maniera strana per simulare la difficoltà che potrebbe avere nel trasmettere i suoi pensieri)

    Code highly influenced by SlasherShane's and »S«'s

     
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24 replies since 29/10/2023, 22:24   511 views
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