Giustizia del Padre -Josephine

Cammino mistico

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    Josephine Mallister• gennaio 286 • Boschi del Nord • Notte

    La pioggia batteva incessante sull'accampamento dove riposava Lady Josephine accompagnando il sonno dei viaggiatori con incubi di ogni sorta. La fanciulla di Seagard però, sola tra coloro che la circondavano, non riusciva proprio a prendere sonno quella notte particolare dove il tamburellare dell'acqua sui legni e sulle stoffe dei tendoni invitava alla preghiera e al raccoglimento.
    Forse,. allontanandosi di qualche passo dalla radura dove si erano accampati per la notte, avrebbe trovato i soldati di guardia svegli e ben disposti per una chiacchierata, ma per il momento ovunque ella posasse lo sguardo non c'era altro che il placido sonnecchiare di uomini e donne. Era la sola che non riusciva a chiudere occhio?
    "Bambina..." -una voce leggiadra la chiamava fuori dal suo giaciglio. Si sarebbe detto che appartenesse ad una donna, ma ovunque la Mallister avesse guardato non avrebbe trovato nessuno.
    "Bambina..." -il richiamo continuava e finalmente la Lady avrebbe potuto accorgersi che non proveniva dalle sue orecchie, ma dal suo cuore: un palpito che la chiamava e la spingeva ad alzarsi e a raggiungere gli alberi che limitavano la radura. Sembrava che una qualche strana luce riflettesse i suoi bagliori verso il viso di Josephine; proveniva dal tronco di una delle coniferi di confine, forse uno scoiattolino aveva condotto qualche prezioso nella sua tana?

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    *Sybil* si comincia!
     
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    Josephine Mallister Nord - Bosco Gennaio 286 Notte - Pioggia


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    D
    opo le preghiere del vespro ed aver interrotto il digiuno insieme al suo seguito, aveva scelto di sottrarsi alla compagnia dei pellegrini per quella sera perché le caviglie erano troppo gonfie per il cammino e l’incarnato aveva perso vivacità. Era più pallida del solito, destando preoccupazione della corte. Le ancelle le avevano offerto, su indicazione dei preziosi insegnamenti di Maestro Edmund di Seagard, una bevanda ricostituente a base di fiori di lavanda e foglie di tiglio portate ad ebollizione con acqua di sorgente. Menta piperita tagliuzzata per rilasciare l’essenza della pianta nel cristallino infuso e bordo del calice cosparso di melassa per contrastarne l’amaro sapore. Uno stratagemma che Maestro Edmund aveva in serbo per lei, fin da quando era un’infanta e le preoccupazioni dei genitori per la cagionevole salute di Lady Josephine era al centro di discussioni per la corte intera. Restava pur sempre una secondogenita agli occhi dell’austero e severo Lord Jason Mallister, ma era coperta d’amore per quanto possibile da una Lady come Joanna Banefort-Mallister. A Septa Ysilla era affidata l’istruzione della fanciulla di Seagard ed a Maestro Edmund la cura del corpo e della salute. Un pensiero, divenuto quasi ossessione e spesso messo in pericolo dalle inconsuete abitudini della Mallister: flagellarsi con eccessivi digiuni o privarsi della fresca aria mattutina per rintanarsi nella cappella di famiglia. Il corpo era temporaneo, quasi effimero, e l’anima ancora troppo imperfetta per godere della Luce dei Sette Divini. Dopo aver assunto la calda bevanda preparata dalle ancelle, le aveva congedate per conceder loro il meritato riposo. Sulle terre del Nord, desolate e sterili, cadevano ancora lacrime di pioggia fino a tramutare acquitrini in terribili paludi.

    Rimase in solitudine, anche perché l’accampamento di fortuna offriva ben poche attrazioni ed occasioni di divertimento. I balli ed i canti, rare occasioni di distrazione per uno sfortunato convoglio di fedeli, erano stati interrotti a sera inoltrata con l’arrivo della pioggia. Il cielo s’era oscurato, facendo sprofondare l’intero accampamento in un buio ed un silenzio quasi sovrumano. Solo il profumo della pioggia e le urla del vento s’udivano oltre i pesanti tendaggi ed arazzi. In ogni dove, anche alle estreme latitudini Nord oltre l’Incollatura, Lady Josephine Mallister provava a portare qualcosa con sé della sua terra natia oltre ai ricordi ben sigillati nel proprio cuore. Capitava a volte di abbandonare le preghiere perché naufraga della nostalgia. Fingendosi ancora assorta davanti alla Stella a Sette Punte delle assidue e regolari preghiere, nel rispetto di ogni sacramento della Nuova Fede, finiva per ripensare a Seagard ed a tutti i volti amici che non rivedeva da settimane ormai. Perfino l’intransigente e severa Septa Ysilla le mancava, quando condannava lei e le ancelle più giovani a temibili punizioni per mancanza d’attenzione, spesso involontaria, all’etichetta ed al buon gusto. Investita di ulteriori responsabilità, oltre che il comando sulla piccola corte al seguito, si sentiva schiacciata dalle sorti delle terre contese. Una scintilla che aveva fatto già divampare diversi focolai di ribellione, tra gli idolatri della Vecchia Fede ed i giusti devoti della Nuova Fede. Seppur non reputava più la necessità di demonizzare coloro che avevano scelto, arbitrariamente, di rimaner digiuni della Luce dei Sette, pregava ancora per le loro anime. Erano i peccatori a necessitare di più preghiere, per il suffragio delle loro anime.

    In viaggio per il confine, dopo essere stata lieta ospite di Lady Elysa Flint-Stark, era stata investita dell’importante compito di riportare prosperità e serenità tra i territori contesi dell’Incollatura. Appena sopra tali territori, i vecchi adoratori degli Antichi erano in conflitto con i pionieri della Nuova Fede. Uno conflitto non solo religioso, ma anche sociale e politico. Usi e costumi forse troppo diversi, ma grazie a Lady Vidya Bolton aveva forse compreso che la convivenza era possibile, com’era accaduto per innumerevoli secoli prima dell’avvento dell’eretica Lady Illyria Targaryen. L’eresia gettava ombre e diffidenza nel prossimo, tramutando tutto ciò che era diverso o straniero terribilmente sbagliato e pericoloso. La tolleranza non era più possibile, lì dove gli Stark si erano fatti garante dell’integrazione e dell’accoglienza dello straniero fin dall’alba della dinastia. La paura rendeva nemico l’altro uomo, accecando anche le menti più eccelse con i miasmi della superstizione ed i demoniaci sussurri dell’eresia. E la Mallister era stata spedita al confine per sedare una simile rivolta, tramutando la spedizione in una pacifica marcia verso Sud. Un modo per riunire parti ferite e ricongiungere fedeltà tradite. Il freddo Nord sembrava più frammentato di quanto sembrasse, ferito nell’animo dall’invasione dei Bruti, dall’assenza del Protettore ed instabile per l’arrivo di stranieri nelle proprie dimore. Un Lupo non poteva mai diventare Aquila. Un’Aquila non avrebbe mai vestito la pelliccia di un Lupo, rinunciando alla propria livrea.

    Dubbi che tormentavano l’animo della Mallister, fino a privarle del ristoro che meritava. La stanchezza s’era dissolta, perdendosi in labirintici pensieri. Era impossibile dissolvere una simile matassa di pensieri, supposizioni e ragionamenti. Miglio dopo miglio comprendeva che la situazione sul confine e gli echi dell’eresia Targaryen erano più gravi di quanto pensasse. Si chiedeva come la ferrea e sicura Lady Elysa, Lady Madre di Grande Inverno avesse gestito l’emergenza. Senza dubbio con cautela e ricordando ai suoi consanguinei quale fosse la loro lealtà. Ma l’Aquila non poteva di certo appellarsi a vincoli di lealtà o alla giustizia divina, in quanto credeva in altri Dei e si affidava ad altri valori. Prigioniera di simili pensieri, era diventato impossibile riposare. Aveva più e più volte provato a chiudere gli occhi, cercando conforto nell’ancella che quella sera le faceva da compagnia. Non avvertiva nemmeno più il gelo del Nord, abituata ormai a combatterli con pellicce d’orso e mattoni caldi tra le lenzuola. Udiva accanto il ronfare dell’ancella, che non si curava dell’inquietudine della Lady di Seagard. Anch’essa era così stanca, dopo una faticosa marcia tra pozzanghere e ripide colline. L’indomani il cielo del Nord sarebbe stato inclemente e nessuno le assicurava un posto in carrozza, conquistato a fatica tramite sorteggio o meriti. Lady Josephine rimase per lungo tempo a fissare le travi del soffitto e le gocce di pioggia che scivolavano via dai teli resi impermeabili da cere. Provò a richiudere gli occhi, cercando di fissare nella mente il dolce canto dei ruscelli della Terra dei Fiumi o immaginando l’oro dei campi. Un tenue tentativo, anche perché le urla del vento e la pioggia battente facevano da padrone fino a disturbare il suo debole ed inesistente sonno.

    Dopo alcune titubanze mise piede sui tappeti che ricoprivano le umide assi di legno che ricoprivano la bagnata e brulla terra. Senza preoccuparsi troppo del recuperare le calzature, rischiando di rovinarle con il fango che si accumulava all’ingresso della tenda, lasciò che la lunga vestaglia ricadesse sulle nude e pallide gambe fino a sfiorare il pavimento. Le braci erano quasi spente, lanciando un’occhiata di biasimo verso l’ancella che sonnecchiava con malagrazia accanto a sé. Si sollevò fino a compiere qualche passo verso l’ingresso della tenda, ben sigillata da arazzi per evitare che folate di vento potessero turbare il sonno della fanciulla di Seagard. Una quiete sovrumana regnava sull’accampamento. Nessuno era in piedi, per un secondo temette che perfino le sentinelle fossero cadute nel mondo onirico, violando i propri doveri. Era certa però che se si fosse addentrata oltre la radura di cui erano ospiti, in un punto impreciso della Foresta del Lupo, sarebbe riuscito a trovare ancora qualcuno sveglio. Vinta la paura ed il disagio che provava, nell’uscire da sola senza compagnia, si gettò sulle spalle una pesante pelliccia d’alce per proteggersi dal gelo notturno. Erano ben oltre l’ora del Gufo, in quelle ore in cui secondo le credenze popolari era possibile incrociare Demoni o Diavoli sul proprio cammino. Ma Lady Josephine non aveva timore, perché protetta dalla Luce dei Sette Divini. Era la prediletta, così come le era stato insegnato da infanta.

    Ovunque posasse lo sguardo, chiaro come le acque di Seagard, c’erano uomini e donne in riposo. Non osava disturbare il loro sonno, seppur sentiva la bile dell’ira risalirle su per lo stomaco nel venir a conoscenza che chi era di guardia non fosse lì. Una quiete sconcertante, nonostante stessero attraversando terre tutt’altro che pacifiche e prive di pericoli. Si lasciò alle spalle il disappunto per l’assenza di guardie oltre l’ingresso del suo giaciglio notturno, proprio come aveva comandato. L’indomani avrebbe forse convocato il responsabile della Guardia Mallister per manifestare le proprie rimostranze, anche se non lo riteneva abbastanza saggio visto che ciò significava anche denunciare la propria fuga notturna. Le era vietato, o quantomeno fortemente sconsigliato, aggirarsi senza scorta o compagnia per le terre del Nord. In una notte di penombre un assassino o un bandito poteva rapirla con il favore della Luna e le grida d’aiuto coperte dal lamento della pioggia. Con grazia sollevò un lembo della pelliccia sulla chioma ramata, resa bruna per le gocce di pioggia che aveva già assorbito. La criniera ramata lasciata scomposta e priva di diademi, retine o orpelli. Come una fiera e coraggiosa vergine avanzava lungo l’accampamento in cerca di un’uscita. - Uh?!? - Una voce femminile sovrastava con dolcezza il canto della pioggia. Era ferma, decisa e profonda. Si voltò di scatto temendo di aver allertato una delle ancelle, e rischiato un rimprovero ufficiale tramite corvo da Septa Ysilla sulla sua condotta al Nord. Poteva fidarsi, non completamente, delle donne al seguito. Nessuno la seguiva. Ed i fagotti di pellicce e mantelli che ogni tanto incontrava lungo il cammino, riposavano sotto l’occhio e la protezione degli Dei. Ad un certo punto, ricaduta la quiete sulla radura, si chiese se non fosse la stanchezza a sussurrarle voci inesistenti. Si pizzicò la guancia, arrossata per il freddo come la punta del naso che già colava. Non si risvegliò come sperava nel caldo giaciglio della tenda. Era lì, era tutto reale.

    Di nuovo una voce femminile, che proveniva da dentro. - … - Un palpito. Un battito. Un respiro. Una voce. Si trattava della voce dell’anima che le illuminava in quel momento il sentiero. Assuefatta da una simile manifestazione dei Divini, o di forze sovrannaturali che escludevano dalla sua comprensione, non oppose resistenza. Quel fremito che l’aveva costretta ad alzarsi e raggiungere gli alberi ai limiti della radura andava seguito. Era pericoloso? L’anima era squarciata in due. La razionalità le suggeriva di tornare sui suoi passi. Il cuore pulsante e vivo le sussurrava di andare avanti e sfiorare uno degli alberi. Senza rendersene conto si ritrovò davanti ad una conifera, sempreverde ed eterno in ogni stagione. Sfidava con coraggio le gelide nevicate e le fredde piogge del Nord. Rinnovava la propria livrea aghiforme, solleticando appena i piedi della fanciulla di Seagard quando sopraggiunse alle radici dell’albero. Uno squarcio nell’albero, una luce. Qualcosa di prezioso era forse nascosto nel tronco? Era una situazione così surreale, ma le provocava benessere. Non sapeva cosa stava facendo, eppure aveva la certezza di essere nel giusto.

    Allungata la ferma mano, pallida quanto il chiarore di luna, si sollevò sulle punte dei nudi piedi per sbirciare oltre il tronco.

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    Josephine Mallister• gennaio 286 • Boschi del Nord • Notte


    Gli occhi della fanciulla si posarono su un medaglione che splendeva di luce azzurra, innaturale che una pietra preziosa per quanto pura rilucesse a tal modo. Ad uno sguardo più attento, l'incastonatura che montava il luminoso zaffiro centrale riproduceva la stella a sette punte ove, per ogni vertice, v'era un simbolo che rappresentava il Dio a cui era dedicato: una bilancia, una spada, un martello, una culla, un fiore, una lanterna ed un teschio. Una fedele come Josephine non avrebbe avuto bisogno di spiegazioni ulteriori per comprendere che si trattava di un manufatto votivo per i Sette, un reperto non di certo particolarmente facile da trovare in quella zona del Nord dove il culto degli Antichi Dei era maggiormente diffuso.
    Il cerchio d'oro che legava le sette punte all'esterno recava scritta un'incisione: tutto cominciò dall'incoronazione di Hugor
    Il medaglione, se preso tra le mani, sarebbe risultato piuttosto pesante e riproduceva un rumore strano, come se al suo interno contenesse qualcosa. Sarebbe stato complicato però aprirlo poiché non c'erano pertugi su cui fare forza e sembrava che ci fosse un altro meccanismo a regolarne l'apertura. Osservando attentamente, i simboli dei Sette potevano essere sollevati applicando una forza minima, forse quella era la strada da percorrere?
    Una folata di vento scompigliò le vesti della giovinetta.

    CITAZIONE
    Se intendi sollevare le punte andiamo con una alla volta e scegli da quale iniziare.
    Se invece vuoi fare altro fai pure!
     
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    Josephine Mallister Nord - Bosco Gennaio 286 Notte - Pioggia


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    A
    ssuefatta dal mistico richiamo, dalla voce che le riscaldava il cuore ed annichiliva il gelo della notte, avanzava verso il tronco del sempreverde. Una debole pioggia cadeva dal cielo, tramutata in lacrime di gelo per via delle basse temperature del Nord. Il Bosco di pini e querce era immerso in un silenzio. Solo il canto della pioggia, il battito del cuore ed il respiro della vita. Caldo respiro che si materializzava a pochi centimetri dalle labbra, mentre il cuore pompava linfa vitale dal petto in ogni angolo del proprio corpo. Avvolta in una pesante pelliccia d’alce, aveva dimenticato dei piedi nudi solleticati dagli aghi di pino e dall’acqua piovana. Prato tramutato in pozzanghere, che dipingevano di fango i piccoli e graziosi piedi della nobildonna. L’orlo della vestaglia era ugualmente intonso di fango, senza però più badare troppo a simili formalità. Septa Ysilla sarebbe di certo svenuta di fronte ad una simile condotta, mostrarsi in vestaglia fuori dalla tenda privata e priva di ogni compagnia femminile. Non si addiceva ad una Lady del proprio rango, oltre che a gettare ombre sulla propria reputazione. Con le ombre notturne si svegliavano demoni e mefiti sussurri. Ladri, stupratori e prostitute uscivano con il chiarore della luna. Chi aveva qualcosa da nascondere. Eppure quel richiamo era così forte, più di chiunque altra cosa. Nessuna preoccupazione, nessun pensiero.

    Sollevata sulle punte ed aggrappatosi con le graziose mani sulla ruvida corteccia dell’albero, si ritrovò di fronte ad una inaspettata beltà. Uno zaffiro incastonato nell’oro, che quasi risplendeva di luce propria. Il viso pallido della fanciulla di Seagard illuminato dalla luce del medaglione. Emanava una luce mistica, sconosciuta. Eppure non si sentiva in alcuno modo minacciata da ciò che non comprendeva. Era cose se lo avesse sempre saputo di essere una predestinata. Alcuna superstizione o credenza popolare poteva adombrare il momento di luce e gaudio che stava vivendo. Lì in un bosco dimenticato dagli Dei. E proprio dove il terreno era meno fertile e l’atmosfera meno favorevole le primule fiorivano. I bucaneve riuscivano perfino a superare la coltre di neve, affondando le proprie radici lì dove la terra gelava. Condizioni insostenibili per molti, ma non per lei. - … - Senza parole si ritrovò di fronte al medaglione. Qualcuno lo aveva lasciato lì e Lady Josephine Mallister non se ne curò. Quasi come se quell’incontro fosse predestinato e stato profetizzato dalla Vecchia in persona, un po' come nelle sacre scritture preannunciò le qualità dei figli di Hugor della Collina. Ad ogni figlio una virtù, consegnata poi dal Guerriero e dal Fabbro. Il Dio dai Sette Volti era stato clemente e magnanimo con lei, distinguendola tra tante per intelletto e virtù. Mai aveva reputato la propria vita priva di significato, anche quando la non curanza paterna provava a sminuirla e farla sentire meno dell’amato fratello Joseth. Mai aveva dubitato del proprio posto nel mondo, visto che le era stato indicato più e più volte. In quanto donna non poteva di certo ambire ad un libero arbitrio, come gli uomini, ma condannata ad un’esistenza di sacrificio ed abnegazione. Nella preghiera e nella devozione aveva trovato la propria dimensione, nonostante non le era stato mai permesso di prendere i voti e dedicare la propria vita al Divino come Septa. Se fosse nata in una famiglia d’umili origini, ultima figlia di un nutrito gruppo, di certo i genitori non avrebbero avuto remore ad abbandonarla davanti ad un convento di Septe per alleggerirsi di un’ulteriore bocca da sfamare. Ma era la figlia di un Lord dei Fiumi, un importante gioiello di scambio per favori ed alleanze.

    Non appena le sue mani sfiorarono il meraviglioso medaglione, si rese conto di essere al cospetto del gioiello più luminoso e desiderabile dei Sette Regni. Non solo la pietra preziosa incastonata al centro brillava di luce propria e le rifiniture in oro puro sembravano non risentire dello scorrere del tempo, ma sette simboli balzarono agli occhi della fanciulla di Seagard. - La sacra bilancia del Padre… - Le dita sfiorarono il simbolo della bilancia, che rappresentava equità e giustizia che il Primo Volto del Divino portava con sé. - L’affilata spada del Guerriero. - Aveva quasi timore di ferirsi nel percorrere con il dito il profilo della lama incastonata nel medaglione, simbolo di forza e coraggio del Terzo Volto del Divino. - Il possente martello del Fabbro… - Le iridi chiare percorsero ammirate le linee del martello del Quinto Volto del Divino, segno di tenacia e duro lavoro. - L’amorevole culla della Madre! - Il viso le si riempì di dolcezza nel riconoscere nel quarto simbolo la misericordia del Secondo Volto del Divino. - Il delicato fiore della Fanciulla… - Le labbra si schiusero in un dolce sorriso quando riconobbe anche l’innocenza del Quarto Volto del Divino incarnato in un delicato bocciolo, un po' come le virtù delle immacolate vergini. - La luminosa lanterna della Vecchia… - Tirò quasi un sospiro di sollievo nel riconoscere il simbolo del Sesto Volto del Dio, che s’incarnava in una ingobbita e saggia vecchia pronta a guidare le anime perdute verso la retta via. - Infine, il solitario teschio dello Sconosciuto. - Il Settimo Volto del Divino era quello che incuteva più timore, tanto che veniva adorato solo da esclusi e reietti. Eppure la morte sopraggiungeva per chiunque, come naturale conclusione di un ciclo e lieto ricongiungimento con il Dio dai Sette Volti. Seppur giovane, fin troppo giovane, guardava quel momento con rassegnata serenità e ringraziava le Sette Divinità per ogni giorno che le era concesso. Non a caso includeva preghiere allo Sconosciuto nelle omelie del vespro, implorando il Dio a concederle un giorno in più per compiere il proprio volere sul piano mortale ed eventualmente accoglierla tra le proprie grazie al momento giusto. Non si trattava di un Dio crudele, ma i disegni divini a volte erano incomprensibili all’umana comprensione.

    I palmi accolsero con stupore il manufatto votivo per il Culto dei Sette Dei. L’oggetto d’oro quasi risplendeva al chiarore delle stelle, la cui luce riusciva a farsi largo tra le nubi cariche di pioggia. Il viso si sollevò proprio verso il cielo, alla ricerca delle Sette Stelle che furono poste sul capo di Hugor nella notte della sua incoronazione. Fu il Padre a comporre una corona di stelle per renderlo Re degli Andali e Capo supremo del Nuovo Culto. E sul cerchio d’oro esterno recavano passi sacri ripresi dagli scritti della Stella a Sette Punte, il testo sacro a cui si rifaceva l’intero culto. Si trattava di una citazione che ben ricordava una fervente credente come Lady Josephine Mallister. Le labbra sfiorarono l’oro del medaglione, lì dove le parole erano incise per rendere omaggio alle sacre scritture. - Così sia. - Mormorò a fior di labbra mentre accoglieva l’oggetto prezioso tra le mani. Nonostante fosse stato lasciato lì per chissà quanto tempo non recava danni o sporcizia. Era come se il tempo non avesse mai intaccato l’oro o la gemma preziosa non aveva perso lucentezza. Gli occhi della nobildonna si riempirono di gioia per la miracolosa e lieta scoperta. Miracolosa in quanto un oggetto sacro ai Sette Dei era quasi impossibile da trovare in un territorio ricolmo di eresia e dominato da divinità che si nascondevano negli alberi. Lieta per essere stata scelta dal Dio dai Sette Volti come custode di un simile oggetto volitivo. Inoltre era pesante, più del previsto. Un peso che la Mallister desiderava portare. Un curioso tintinnio però lasciava intuire che qualcosa albergava all’interno del medaglione. Agitò debolmente l’oggetto sacro per costatare della presenza di qualcosa al suo interno. Non ritrovò levo o fessure su cui applicar pressione e far aprire il medaglione. Esso sembrava sigillato a difesa di un segreto.

    Percorrendo con le dita le estremità del medaglione, lì dove erano presenti i sette simboli per i sette volti della Divinità, si rese conto ben presto che con un minimo di pressione sarebbe riuscita a sollevarli. Ma quale per prima? Un’improvvisa folata divento la privò della cuffia da notte, facendo ricadere i bei capelli ramati sulla pelle d’alce. Scossa da un brivido, che fino a quel momento ignorava, si rannicchiò contro il ruvido tronco. Avvertiva la ruvida superficie del pino raschiare la pelliccia, adagiata sul bagnato prato per offrirle un giaciglio tra le radici al riparo dalle lacrime di pioggia e delle urla del vento. Rannicchiata riaprì i palmi, lì dove custodiva gelosamente il medaglione volitivo. - … - Provò a sollevare con una debole pressione del dito il simbolo della bilancia. Il Padre, il Primo dei Volti.

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    All'apertura del primo sigillo, la musica soave di un carillon prese a danzare nell'aria ad uso e consumo delle orecchie della Mallister:

    Sono la bilancia della vita, pesando le azioni in una danza senza fine.
    Davanti a me, l'innocenza e la colpa si sfidano,
    Ma con occhio imparziale, cerco la verità in ogni volto.

    Le mie braccia si librano tra le decisioni,
    e il mio giudizio oscilla come il pendolo di un orologio.
    Chi mi sfida, troverà risposta nella mia saggezza,
    ma solo coloro che cercano la rettitudine troveranno conforto.

    Cosa sono? Un simbolo di equità e di diritto,
    la mia bilancia oscilla con la verità nel cuore.
    Dentro la mia domanda, la chiave risiede:
    In quale direzione penderà il peso della tua parte?

    Svela il tuo pensiero, o cercatore di giustizia,
    e potrà aprirsi la porta di chiarezza.



    "No! Non è una scelta che tocca a me fare!" -un uomo in armatura era apparso alle spalle di Josephine, dal nulla? Nei suoi tratti avrebbe riconosciuto gli Andali del sud, e la sua armatura recava il simbolo della Stella a Sette Punte inciso nell'acciaio. Forse la ragazza avrebbe impiegato qualche istante a rendersi conto che la radura ed i suoi compagni di viaggio riposavano ancora nel posto dove li aveva lasciati; quell'uomo era nebbia impalpabile e non sembrava riuscire a vederla, una eco passata che quel medaglione in qualche modo le aveva riportato.
    "Mall, è il Padre stesso che ti chiama ad una scelta. Non puoi sottrarti al volere degli Dei." -a rispondergli era stata la figura di un vecchio che ora aveva preso forma di fronte ai suoi occhi: indossava il saio dei Septon e sembrava una figura di conforto per l'uomo in armatura -"Non è il tuo sangue il motivo per cui il Padre ti ha chiamato a guidarci, ma il tuo spirito. I governanti, i comandanti...hanno sulle spalle il peso di scelte non facili. Ma non c'è nulla che tu non possa sopportare che gli Dei ti mettano sulle spalle."
    "Ma come posso farlo?" -Mall allargò le braccia in preda alla disperazione -"Non abbiamo abbastanza uomini per proteggere entrambi i fronti. Se scelgo di difendere la costa, l'avanguardia a nord sarà decimata. Se scelgo di continuare ad avanzare i villaggi sulla costa verranno distrutti dagli uomini del mare..."
    Josephine aveva studiato qualcosa del genere sui libri di storia, durante la venuta degli Andali sul continente occidentale. Le operazioni non furono semplici, sopratutto a nord e sulle Isole di Ferro dove gli antichi abitanti di Westeros potevano contare sull'aiuto di esseri demoniaci dalle oscure pratiche magiche, almeno secondo i racconti e le leggende.
    "Devi scegliere..."
    "Sulla costa ci sono donne e bambine, hai visto cosa fanno alle nostre donne quei selvaggi? Non posso abbandonarli, non posso." -non servivano troppe spiegazioni per ricordare alla fanciulla il pericolo che gli Uomini di Ferro rappresentavano per il gentil sesso -"Ma gli uomini che mi attendono a nord, gli ho fatto la promessa che li avrei raggiunti con mille soldati. Avevano paura Septon, sono andati avanti solo per mio ordine, solo per mia colpa..." -sconfitto Mall si gettò in ginocchio, proprio di fronte ai piedi di Josephine che guardava con aria supplice, a mani giunte, pur non vedendola.
    "Padre, guidami tu! Dammi un segno!" -il medaglione si illuminò in risposta scaldandosi al contatto con le mani della Mallister, come se volesse invitarla a parlare.
     
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    I
    I silenzio della radura venne profanato dalla melodia di un carillon, diffondendo dolci note tra i nodosi rami degli alberi e generando riverberi tra gli scheletrici tronchi. Era difficile anche solo udire il canto della pioggia, che leggiadra come una danzatrice si posava sulla fresca erba e le solitarie tende. Lacrime perlacee intrappolate perfino tra la chioma ramata della Mallister e il pesante tessuto in pelliccia che ne avvolgeva la tremante ed esile figura. Al suono del carillon, dimenticava il penetrante freddo che le gelava le ossa, il senso di smarrimento che evocava la selva e la confusione che agitava i suoi pensieri nel vivere quei mistici momenti. Non era il momento di illuminare le ombre con la lanterna della Vecchia, lasciando spazio al freddo raziocinio, ma vivere con emozione e trasporto il momento. Rannicchiata ai piedi di pino, su un letto di aghi e fogliame, aveva trovato il giusto giaciglio per trascorrere quella notte fino ai primi albori del mattino. Non percepiva pericolo o inquietudine sebbene riposasse in un luogo sconosciuto, dove albergavano banditi e selvagge fiere. Dimenticava perfino gli ammonimenti di Septa Ysilla, sfuggita alla sorveglianza delle devote ancelle e al giudizio di Septon Mychael. Si rese conto che dall’inizio del viaggio, dal sicuro porto di Seagard fino alle solide mura di Grande Inverno, non aveva mai goduto davvero della propria solitudine. Al centro di una mini-corte del Sud nel barbaro e selvaggio Nord non poteva concedersi alcun lusso, quantomeno errori. Sapeva di avere gli occhi di tutti, dai nobili alla più umile servitù, puntati su di sé. Non aveva mai percepito la solitudine così dolce e rassicurante.

    La dolce melodia del carillon rievocò antichi ricordi nella Mallister, che pensava di aver perduto nel difficile processo di crescita oberata da precetti, insegnamenti e sacramenti. Le sembrava quasi di tastare con le dita che afferravano il vuoto, il gelo del Nord, il carillon materno. Una ninfa dei fiumi, donna mitologica, che danzava a ritmo di musica. Pensava di aver perduto quel ricordo, quando era solo un’infanta e poteva godere della compagnia materna solo tramite profumi e doni. Perché ai Lord e alle Lady non era concesso l’affetto genitoriale, consapevoli di non perdere quel timore reverenziale che ogni figlio o figlia doveva mostrare per il proprio genitore. Jason Mallister e Joanna Benefort sarebbero stati, sempre e comunque, anche negli alloggi privati Lord e Lady di Seagard. Privata dall’affetto materno ma nutrita delle attenzioni della servitù, in prima istanza dalla balia e da Septa Ysilla, aveva subito appreso il posto che le spettava e ciò che si aspettava dalla figlia di Lord Jason Mallister. La melodia non faceva altro che rievocare conforto, sicurezza. Seguita da parole che mai aveva udito prima.

    Assuefatta dalla melodia aveva quasi l’impressione che fosse la Bilancia del Padre ad intonare quel canto, presentandosi alla ossequiosa devota ed esortandola a compiere la propria scelta. Una prova che avrebbe in qualche modo la capacità di discernere il bene dal male, o semplicemente messo alla prova le sue capacità di buon giudizio. Un requisito che era richiesto ad un Lord, non di certo ad una umile e passionale devota. Le donne ottenevano la guida del feudo solo in assenza dei mariti, quando erano coinvolti in faccende diplomatiche o peggio impegnati sul campo di battaglia. Ancor prima di Lady Elisa Flint-Stark, gli occhi della Mallister s’erano posati su Lady Joanna Banefort-Mallister che aveva guidato il feudo con parsimonia e prudenza in attesa del marito. Eccelsa diplomatica, capace di tenere sotto l’egida dell’Aquila i vassalli e sudditi, ma s’era lasciata guidare da cortigiani ed economisti per amministrare le risorse di Seagard. Un atto di fiducia, che continuava a perpetuarsi in attesa del rientro dell’Erede. -… - Inquieta afferrò con forza il medaglione mistico, abbassando lo sguardo chiaro e spaventato verso la punta da cui proveniva la dolce melodia. Parole che riecheggiavano tra gli alberi, perdendosi tra il buio della notte. Aveva quasi l’impressione che solo e solamente lei potesse udire il canto della Bilancia. Vinta dall’emozione e sopraffatta dal timore strinse il medaglione tra le mani per evocare la protezione dell’onnipotente ed onnipresente. - Benedicimi, ‘O Padre, con la forza del tuo Spirito guida le mie azioni: fa che siano secondo la tua volontà. - Implorando la protezione del Divino dai Sette Volti.

    Quando riaprì gli occhi lo scenario era mutato, ancora una volta. Una nebbia impalpabile, ineluttabile foschia che prendeva le sembianze di un uomo. Ne riconobbe i comuni tratti degli Andali, con la Stella a Sette Punte incisa sull’armatura, pronto a lottare per la gloria della Vera Fede. Nella storia di ogni Fede e Credo esistevano spargimenti di sangue e conflitti, pur di schiarare le ombre del peccato ed interrompere la notte della superstizione in attesa dell’alba. Tempi bui, difficili per chiunque. Quando l’unica colpa di un bambino era quello di essere stato unto con i Sette Oli sacri. Sotto la guida di Maestro Edmund e spinta dal severo patrocinato di Septa Ysilla aveva consultato con passione gli antichi scritti, lì dove mito e storia si confondevano. Gli albori erano sempre avvolti in sacro misticismo, eppure quella Fede nata su un’anonima, all’epoca, collina di Essos era più forte che mai anche a distanza di secoli. Più recente dell’Antico Credo ma più forte di qualunque altra fede. La Mallister, aggrappandosi al rigido e rugoso tronco del pino, si rimise in piedi quando Mall la superò per confrontarsi con un’altra eterea figura davanti a lei. La nebbia proveniente dall’amuleto s’era addensata per creare le fattezze di un vecchio saggio che sussurrava alle orecchie dell’armigero sacro. Nella sua armatura scintillante l’Andalo del Sud sembrava un paladino, un mitico guerriero che al pari di un angelo lanciava fendenti di luce per squarciare l’oscurità. L’eterea figura prese forma, concedendo sempre più dettagli ai bramosi e commossi occhi dell’Aquila Argentea. Si trattava di un Septon, o di chi all’inizio diffondeva il verbo del Dio dai Sette Volti. Le rughe sul viso del Septon divennero sempre più marcate manifestando la preoccupazione per lo scorrere degli eventi. Solo Mall poteva redimere una simile disputa, portando giudizio e giustizia. La minuta e confusa fanciulla rimase schiacciata contro il ruvido tronco dell’albero in silenzio, dimenticandosi quasi di respirare. - … - Solitaria e privilegiata spettatrice di un momento nevralgico della Conquista.

    C’era verità in ciò che stava vivendo. Il cuore sussultò quando lo scintillante e valoroso comandante si piegò quasi per la disperazione. Un uomo, un effimero mortale, che veniva posto di fronte ad una scelta. Abbandonare i compagni sul fronte per salvare i villaggi di costa, oppure sacrificare la propria gente per conquistare la vittoria. Le milizie erano troppo poche per poter coprire entrambi i fronti e l’agitazione sul viso di Mall lasciava intendere che la decisione andava presa nell’immediato, e non procrastinata. Temporeggiare significava accettare vittime e perdite su entrambi i fronti. Si trattava senza dubbio delle sanguinose guerre contro il popolo della Foresta che dominava il Nord di Westeros, e tenere a bada i selvaggi del Mare guidati da un Dio Abissale, era uno sforzo bellico non da poco conto. Incredula di fronte alla nebbia, Lady Josephine Mallister stava rivivendo gli eventi di almeno 6000 anni prima della Guerra dei Cinque Re. All’epoca Westeros era contaminato dall’oscura magia dei Figli della Foresta, ridotte a mere leggende e raccontate appena ai posteri. Si conosceva così poco di quei tempi, dove la superstizione e la magia offuscavano la mente dei mortali. Il Dio dai Sette Volti, grazie ai suoi campioni di cui uno Mall, riuscì a far sorgere l’alba sull’intero continente. L’alba della Vera Fede, un’esperienza che nemmeno la pia anima del Sommo Septon poteva forse vantare. Commossa si ritrovò Mall ai suoi piedi, supplicando il Padre di indicargli la retta via. Comprese, con apprensione, che la vera scelta toccava a lei.

    Lasciare che giovani donne e bambine fossero tramutate in Mogli di Sale pur di vincere la guerra, eppure abbandonare il fronte principale per proteggere la vita d’innocenti. Lady Josephine condivideva il tormento di Mall, vittima del suo stesso cruccio. Calde ed amare lacrime le rigarono il viso. Si chinò verso il Paladino della Vera Fede, un uomo fallace e ricco di paure. Non gli Eroi tramandati degli scritti, ma un mortale che si ritrovava a compiere una scelta. In ogni caso le leggende avrebbero narrato delle gesta di Mall, a prescindere che avesse abbandonato i suoi compagni d’arme o sacrificato le vite d’innocenti. Proprio come Maestro Edmund le aveva insegnato, erano i vincitori a scrivere la storia. - Sarai perdonato... - Il medaglioni aveva iniziato a pulsare, brillando di luce propria, fino a proteggerla dal gelo della notte. Un invito a parlare, attraverso il Volto del Padre. - … solo se proteggerai il futuro! - Dopo avergli accarezzato l’etereo capo, avendo quasi l’impressione di toccare fumo, ineffabile ed ineluttabile, la pallida mano della fanciulla indicò una direzione. Non sapeva il come o il perché, ma l’istinto le suggeriva che indicare l’accampamento significava invitare Mall a restare sulla costa.

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    Mi scuso per il ritardo. Periodo pieno quasi superato. Ringrazio per la pazienza <3

    Alla fine Lady Josephine sceglie di salvare i deboli e gli innocenti, in accordo con il concetto di Giustizia del Padre.
     
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    Albi_96 proseguirà questo cammino che ci sono stati giri e rigirii XD
    Tranquilla sei in buone mani!
     
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    Alfiere

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    Josephine Mallister• gennaio 286 • Boschi del Nord • Notte


    "Il...Il...Il futuro" sussurrò Mall.
    Furono parole che penetrarono nella mente di Josephine come se fossero state emesse da un corno da caccia proprio accanto al suo orecchio.
    La radura era però avvolta nel silenzio, rotto solo dalla dolce melodia del carillon che continuava, molto più lontano, però, a risuonare tra gli alberi.
    "Come dici, Mall?"
    Il paladino della Vera Fede, Mall, sembrava aver comprese il significato delle poche parole di Josephine e si preparò a seguire il suo comando, pronto a sacrificare la sua stessa vita per proteggere i villaggi costieri. Con determinazione, l'uomo si alzò e pregò per qualche secondo vicino al Septon, prima di dire al gruppo di mille uomini di mettersi in movimento, pronti ad affrontare qualsiasi sfida il destino avesse loro riservato.
    "Oh, Mall, se solo sapessi quante saranno le scelta che il Padre ti chiederà di prendere" Josephine era rimasta immobile, vicino al Septon ed entrambi guardavano ormai il contingente allontanarsi, già centinaia di metri di distanza.
    "Chiamate le Sorelle e dite loro di prepararsi ad andare verso nord, l'avanguardia avrà ormai trovato ciò per cui aveva marciato...e predisponete qualche campo, chiunque verrà salvato sulla costa non potrà rimanere lì fino a quando non arriveranno i nostri compagni da est. Temo che dopo oggi molti dei bambini e delle donne, non avranno più nessuno che baderà loro, se non noi per intercessione degli Dei"
    Josephine sentì una sensazione di pace e serenità avvolgerla. Aveva accettato il suo destino come aveva fatto Mall e in qualche modo aveva dimostrato di essere degna del ruolo che le spettava.
    Quanto poteva però durare la pace e la serenità?

    Improvvisamente tutto divenne buio e quando rivide la luce, il paesaggio era simile ma fondamentalmente diverso: più brullo e nei pressi di una ampia foresta.
    Un urlo, poi un altro, in quei secondi non poté far altro che osservare in silenzio mentre l'avanguardia veniva attaccata da creature oscure che si muovevano con agilità e ferocia. Il cuore le si sarebbe potuto benissimo stringere fino a scomparire mentre assisteva impotente alla carneficina. Non avrebbe nemmeno potuto distinguere correttamente le fattezze di queste creature, ma poteva capire che non erano umane, o forse non come intendeva lei gli umani...gli Andali.
    Potevano essere gli alleati dei popoli autoctoni di Westeros? Creature oscure delle leggende che ormai erano solo narrati nelle storie per i bambini.
    D'un tratto, un grido straziante squarciò l'aria, facendo sobbalzare Josephine. Un guerriero cadde a terra a pochi metri da lei, circondato dalle creature che lo sbranavano senza pietà. Alcune sembravano essere su due gambe, altre su quattro zampe, ma quello che importava era il sangue che sgorgava e zampillava dal povero guerriero proveniente da Andalos.
    Era quello il senso della sua scelta? Ovunque si girasse avrebbe potuto vedere quella scena ancora e ancora...decine, no, centinaia di guerrieri morire uno dopo l'altro...
    E le donne e i bambini che aveva salvato? Quanti erano? La vita valeva una vita? O c'era un tipo di proporzione da poter applicare?

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    Josephine Mallister Nord - Bosco Gennaio 286 Notte - Pioggia


    ∼ Above the rest ∼


    I
    l silenzio della radura venne profanato dalle eteree parole della Mallister. Un riverbero che riecheggiava non solo tra i sempreverdi della foresta ma vibravano tra le spettrali figure che si erano manifestate davanti ai suoi occhi. Il magico cimelio aveva rilasciato un’eterea nebbia che era calata sull’intera radura, facendo piombare l’intera area in un tombale silenzio. Perfino la leggera pioggia, lacrime che cadevano incessantemente dal cielo ormai da giorni, s’era ammutolita. Percepiva solo il proprio respiro, che s’addensava a pochi centimetri dalle sottili e rosee labbra, ed il battito del proprio cuore. Sebbene davanti ai suoi occhi s’erano manifestate due entità del passato, un vecchio Septon ed il guerriero Mall, riusciva quasi a percepirne la verità. Era difficile distinguere ormai la realtà dalla suggestione, eppure la luce del medaglione dei Sette Dei debellava ogni ombra della superstizione. Ne guidava il cammino, che andava ricostruito sulla base delle proprie scelte. Il Dio dai Sette Volti la stava mettendo alla prova. Eppure quel senso d’inquietudine e d’inadeguatezza era svanito, portato via dai venti e relegato in un anfratto della propria anima. Insicurezza che dovevano essere messe da parte, per non offuscare il buon giudizio.

    Il viso serio e sofferente di Mall si distese non appena, contro ogni aspettativa, le parole di Lady Josephine Mallister giunsero alle sue orecchie. Trattenne quasi un sussulto di spavento, quando il Paladino dei Sette mormorò le sue stesse parole. Si trattava di scegliere tra il presente ed il futuro, e la fanciulla di Seagard aveva preferito forse per pietà d’indicare un punto impreciso dell’accampamento, immaginando che in quella direzione ci fossero i villaggi costieri. Le pieghe della preoccupazione sul viso di Mall si distesero una volta emesso il verdetto, conscio forse di aver udito il responso del Padre. Desiderava percorrere la via della Giustizia, consapevole di dover soppesare le conseguenze delle proprie azioni. Eppure non batté ciglio nemmeno per un secondo, consapevole di aver preso la decisione giusta con il benestare dei Sette Divini. Solo la melodia del carillon interrompeva quel silenzio, ancor prima di una feroce battaglia da affrontare. Come un corno di guerra la fedelissima dei Sette aveva emesso il proprio verdetto, condannando gli uomini sul fronte ad una carneficina in favore dei più deboli o almeno di coloro che sarebbero germogliati come boccioli di luce in futuro. Ricostruire o costruire. Era questo il quesito che gli Dei avevano posto a Mall. In entrambi i casi erano contemplate delle perdite, soppesando le vite umane. Una vita valeva davvero più di un’altra?

    Rimase in ascolto, ammutolita ed infreddolita, di fronte ai discorsi tra Mall e l’anziano Septon. Unici testimoni dell’albore di una Fede, che si fondava su sanguinose battaglie e legittime rivendicazioni. La conquista di Westeros, ad oggi il continente più fedele e devoto al Dio dai Sette Volti, era stata lenta e non priva di sacrifici. Il Dio aveva indicato la strada ed erano stati gli uomini a spianarla a suon di daghe e preghiere. - … - Le iridi chiare seguirono l’eterea nebbia argentea oltre la radura, quando un migliaio di ombre di luce si allontanarono con Mall per salvare i villaggi costieri. Erano diretti, forse per caso o forse per inspiegabile consapevolezza, verso l’accampamento dove la pallida e minuta mano aveva indicato. Nonostante il sentore di morte e sofferenza che quella scelta avrebbe portato, dentro di lei fiorirono nuove sensazioni. Pace e serenità. Ogni dubbio o incertezza venne fugato dalla beatitudine che il Padre le aveva donato. Socchiuse gli occhi immaginando il duplice piatto di una bilancia. In perfetto equilibrio, lì dove le vite delle donne e dei bambini erano confrontati con quelle dei soldati sul fronte. L’equità del Padre a volte poteva sembrare spietata, alla costante ricerca di un equilibrio nei miasmi del mondo. La giustizia terrena era fallace, quella divina inappellabile. L’assenza di un giudizio favorevole non doveva assolutamente scoraggiare il vero fedele, che accettava con rassegnata quiete e beatitudine ogni verdetto del Padre. Uno sprono, uno stimolo a trovare ricchezza e serenità anche nelle avversità della vita, quando si credeva di essere vittima di ingiustizie e soprusi. Prima o poi il Padre avrebbe levato la mano per distribuire giudizi e punizioni. E nel frattempo? Bisognava convivere con le proprie scelte.

    Improvvisamente un capogiro. Come se una sferzata di vento l’avesse sollevata per scaraventata altrove. Confusa aveva socchiuso gli occhi, sentendo il corpo leggero e privo di controllo. Quando avvertì di nuovo i nudi piedi ben saldi sulla brulla terra trovò il coraggio per riaprire gli occhi ed affrontare l’ennesima realtà. Non si trattava di una dimensione onirica di cui era prigioniera, per mezzo di uno dei Sette Demoni dei Sette Inferi. Il medaglione dei Sette Dei desiderava mostrarle altro, lì dove Mall non aveva messo mai piede e le Sorelle del Silenzio erano state inviate per occuparsi dei cadaveri. Avvertiva il peso di quelle vesti, tetre ed essenziali proprio come il manto oscuro dello Sconosciuto. Incapaci di proferire parola, per non profanare il silenzio dello Sconosciuto si occupavano mestamente delle salme dei caduti. - … - Purtroppo Lady Josephine Mallister si rese conto di essere giunta in anticipo, mentre la carneficina si compiva davanti ai suoi giovani e terrorizzati occhi. Le bastò lanciare un’occhiata pregna di terrore in giro per accorgersi che l’atmosfera era mutata. La dolce melodia del carillon era svanita sostituita da una cacofonia di urla e sofferenza. Venne investita da così tante emozioni, che in un primo momento era difficile per la nobildonna distinguerle. Terra brulla e vegetazione rada. Probabilmente erano più a Nord di quanto immaginasse, o si fosse mai spinta nella sua breve ed insignificante vita. La terra pregna di sangue e sudore. Un odore nauseabondo, che le provocarono più di un conato senza però riuscire a svuotare lo stomaco già vuoto per il forzato digiuno. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Profanarono il marmoreo e delicato viso, riuscendo a trattenere i singhiozzi. Le dita si strinsero fino a sbiancare intorno al medaglione. Nemmeno avvertiva il dolore delle unghie che si conficcavano nella carne.

    Creature oscure, probabilmente provenienti dai Sette Inferi, che si avventavano con ferocia contro i soldati. Nonostante il coraggio degli Andali, vennero sopraffatti dalle forze demoniache e dalle ombre dell’eresia. In quella terra il Sole dei Sette faticava a sorgere. Era chiaro, anche in accordo con gli scritti storici, che prima o poi la Vera Fede si sarebbe diffusa in tutto il continente occidentale. A quale prezzo? Era il Padre a stabilirlo. Le forze oscure laceravano con gli artigli, strappavano carni con le zanne e mietevano vittime con atroci torture. Un miasma di oscurità verso i paladini della Luce che provavano a resistere come potevano. Speranze disattese, visto che dall’altro lato del fronte Mall ed i suoi mille uomini non sarebbero mai comparsi. Eppure fieri guerrieri che accettavano il destino stabilito del Padre, pronti ad essere avvolti dal manto dello Sconosciuto. Dopo le urla, il silenzio. - Pater, Ave e De Profundis. - Con un filo di voce, che contro ogni aspettativa la preghiera in onore dei defunti uscì chiara e cristallina dalle labbra. Pensava che la voce l’avrebbe abbandonata, o uscita malferma per via della tempesta d’emozioni che stava vivendo. Improvvisamente il biasimo per se stessa e la pietà che provava per le vittime si tramutarono in cieca ammirazione per i caduti. Eroi. Si trattava senza dubbio di eroi. Uomini che sarebbero stati ricordati come tali, disposti a sacrificarsi per evitare che quelle forze maligne potessero in qualche modo discendere verso il meridione. Mentre Mall era corso in aiuto dei più deboli, i soldati sul fronte avevano rallentato l’avanzare delle ombre della superstizione verso Sud. Una marcia di morte, che andava arginata al momento opportuno.

    Le si strinse il cuore, dopo aver indietreggiato di qualche passo per lo spavento, quando un uomo della Vera Fede cadde ai suoi piedi mentre veniva smembrato dalle creature. Una scena raccapricciante, che qualsiasi nobildonna di Westeros non meritava di assistere. Vinta dal terrore chiuse gli occhi, senza poter cancellare dalla mente le urla della vittima e il sinistro rumore della carne che veniva strappata dalle ossa e lo zampillio del sangue garantito dagli ultimi battiti di una vita. Intorno a lei, ormai circondata, epiloghi simili. Raccolse a due mani il coraggio per resistere, per non svanire. Un lieve capogiro la costrinse a cercare un appiglio che non trovava. Si ritrovò a terra, forse macchiata del sangue del soldato. Riuscì a riaprire gli occhi, allungando la pallida mano per chiudere gli occhi della vittima. - Vinto in terra, Vittorioso nei cieli. - Una promessa che il Padre avrebbe senza dubbio accolto.

    Poi l’oblio.
    Perse i sensi.

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    Josephine Mallister• gennaio 286 • Boschi del Nord • Notte


    Josephine si trovò improvvisamente trasportata verso un luogo completamente diverso da quello che aveva appena lasciato. Non c'era più il suono dolce del carillon, né il freddo penetrante della foresta. Si ritrovò in un luogo brullo e desolato, dove l'aria era impregnata dall'odore del sangue e della morte, alternato improvvisamente da un ottimo profumo di composizioni floreali come aveva potuto sentire in passato a Seagard. Morte e vita, su due piatti di una bilancia. Le urla strazianti e il suono metallico degli scontri che l'avevano circondata non erano altro ora che dei lontanai echi, seguiti da altrettanti voci e schiamazzi di bambini che vivevano felici la loro giovinezza e spensieratezza, il tutto faceva vibrare l'aria intorno a lei.
    Aveva vinto o perso? Aveva fatto il bene o il male del futuro?
    Aveva scelto giustamente o scorrettamente?
    Ma forse la domanda poteva cambiare e diventare: C'era davvero una scelta più corretta dell'altra?

    10 punti esperienza base + 9 punti lunghezza - 0 post sotto 300 parole + 4 mod + 3 interazione = TOTALE 26 PUNTI ESPERIENZA
    1 punto Conoscenze
    1 punto parametro a scelta
    Affinità Culto dei Sette Dei +10
    Affinità Primi uomini -10
    Pietà +5
    Sblocchi "Giustizia del Padre" - bottoncino competenza che ti dà il +20% sui Tiri Intimidazione
    (ricordo che i "poteri" possono essere usati solo alla fine del percorso e dopo aver completato gli add richiesti).

    Nel weekend ti apro la seconda quest!
     
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9 replies since 7/11/2023, 09:03   173 views
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