Boni, state boni

Quest Raziel Danaos

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    Raziel Danaos • 24 Dicembre 286 • Casa Danaos • Qohor
    "Ah bene... sei arrivato!"

    Nakir Danaos lo attendeva, come gli era stato detto, nel suo studio. Era stato avvicinato quel pomeriggio da uno degli schiavi della casata, dicendogli che suo padre voleva discutere con lui. I dettagli non erano stati comunicati.
    Ora che aveva aperto le scure porte di noce che davano sulla stanza, avrebbe potuto notare come l'uomo fosse con entrambe le mani poggiate su un tavolo. Dinnanzi a lui era aperta quella che pareva essere una mappa.

    "Vieni qui."

    Con fare quasi sbrigativo gli fece cenno di avvicinarsi con un movimento della mano. Una volta più vicino, avrebbe potuto constatare di come il foglio sul tavolo si trattasse effettivamente di una mappa. L'intera Essos era ritratta, dalle sponde del Mare Stretto ai confini delle Montagne delle Ossa. Nakir batté il dito un paio di volte su un punto posto leggermente al centro.

    "Selhorys, una città propaggine di Volantis. La settimana scorsa alcune truppe di Norvos che si erano spinte a sud hanno avuto una schermaglia con l'avanguardia volantiana. Hanno vinto ma la città è ancora in mano ai suoi padroni e gli assalitori si sono accampati in zona.
    Domani mattina Qohor invierà come supporto circa duemila uomini, sotto il comando di Draqyros Maegel, un uomo che risponde direttamente a Syran Naerari. Ma anche un'altra persona si aggiungerà a quella spedizione... tu."


    Rimase in silenzio per qualche istante osservando il figlio e carpendo ogni dettaglio della sua reazione.

    "Volevi un'occasione per metterti in mostra e far conoscere il tuo nome? Eccola qui! Io e tuo zio ne abbiamo già discusso e concordiamo che serva una persona sul posto che faccia valere i nostri interessi. L'obiettivo di questa spedizione è rinforzare le truppe al fronte ma non necessariamente conquistare Selhorys: fa in modo che la nostra parte non attacchi per prima ma si limiti a difendersi.
    Pensi di esserne in grado?"


    Aveva già avuto modo di discutere con suo zio dell'interesse dei Danaos ad una risoluzione diplomatica del conflitto. Lui condivideva queste idee? Avrebbe obbedito alle richieste della sua famiglia oppure qualcos'altro si celava all'interno della sua mente?



    Perfetto, ecco la tua occasione per brillare! Descrivi la giornata che stavi passando come meglio preferisci ma ad un certo punto vieni avvicinato da uno schiavo mandato da tuo padre, il quale richiede la tua presenza nel suo ufficio. Da lì dimmi pure come reagisci a questa proposta^^

    Scadenza 4/12
     
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    Raziel depose l'arco quando lo schiavo di casa Danaos si palesò ai bordi del suo campo visivo. Il giovane nobile volse la sua attenzione verso il servo, gettandogli uno sguardo eloquente, carico di interrogativi.
    Lo schiavo di casa Danaos, visibilmente agitato, si inchinò con profondo rispetto e pronunciò con voce timorosa:
    "Signorino Raziel, suo padre richiede la vostra presenza a palazzo. Vi sta aspettando nel suo studio. Non so riferirgli altri dettagli, ma mi è stato detto essere una questione di grande importanza."
    Raziel annuì lentamente con la testa. Confuso sui motivi di così tanta urgenza.
    "D’accordo. Grazie per l'avviso. Vengo subito."
    Il giovane nobile con un gesto distratto della mano concesse il congedo allo schiavo. Quest'ultimo, dopo aver eseguito un rispettoso inchino, si allontanò prontamente. Il saluto del servo cadde nel vuoto. Raziel non stava più degnando il suo servo né di uno sguardo né di un pensiero. La sua attenzione era interamente focalizzata nel cercare i motivi della sua convocazione. Non riuscì a individuare alcuna ragione plausibile, ma riconobbe che doveva trattarsi di qualcosa di veramente importante, altrimenti non avrebbe richiesto un'attenzione così immediata.

    Non ha senso perdere tempo con le supposizioni. Una volta giunto a palazzo, otterrò le risposte che cerco. Spero solo che non si tratti di intrattenere ospiti o partecipare a qualche futile evento sociale. Non ho alcuna voglia di dover fingere interesse su questioni futili di palazzo

    Senza esitazioni, il giovane prese congedo dall’istruttrice Ylin e si mosse rapidamente fuori dalla caserma. Le strade di Qohor pulsavano di vita, in sintonia con l'agitazione che albergava nel cuore del nobile. Mercanti dalle vesti variopinte brulicavano ai margini dei viali alberati, mentre una folla di devoti si era radunata vicino al maestoso Tempio. Evidentemente l'ora del sacrificio pomeridiano si avvicinava.

    Percorrendo il viale che conduceva alla dimora dei Danaos, Raziel si ritrovò di fronte a due soldati posti a guardia della proprietà di famiglia. Non ci fu bisogno di parole. I cancelli si aprirono e il ragazzo, accennando un saluto con la testa, varcò la soglia della proprietà della propria famiglia.

    I corridoi del palazzo si dipanavano come un intricato labirinto, adornati con ricchi dettagli ornamentali. Raziel li attraversò con passo deciso fino a trovarsi di fronte alla massiccia porta scura che conduceva all'ufficio del padre. Il suo pugno destro batté tre volte sul legno di noce, creando un suono sordo nell'aria silenziosa del palazzo.

    " è permesso?"

    Dopo un breve momento di attesa, Raziel varcò la soglia dello studio. La figura imponente di suo padre si ergeva di fronte alla scrivania, entrambe le braccia stese verso il bordo del tavolo in legno. La sua postura creava un'immagine suggestiva, le braccia distese come archi pronti a scoccare, puntando verso il contenuto posato sulla superficie di legno. La luce proveniente da una finestra adiacente accarezzava le sue spalle, conferendo un alone di solennità all'intera scena.

    "Ah bene... sei arrivato! " Raziel si inchinò in segno di referenza. "Vieni qui."

    Il gesto del padre si distinse per la sua sbrigatività, un'azione che sfuggiva agli standard dettati dall'etichetta. Raziel, nel percorrere mentalmente i giorni precedenti, si chiese se la freddezza del padre potesse, anche solo in parte, derivare dallo screzio avuto recentemente nel cortile del palazzo. Tuttavia, decise di mettere momentaneamente da parte questo pensiero e, senza indugiare, si avvicinò al tavolo su cui era disteso l'oggetto che catturava l'attenzione paterna.
    La grande scrivania nella stanza ospitava una mappa di Essos, un'enorme rappresentazione del continente che si estendeva davanti a lui. Ogni dettaglio era minuziosamente delineato sulla cartina, dalle città fiorenti alle terre selvagge. La luce che filtrava dalla finestra accarezzava la superficie della mappa, facendo risaltare la complessità del mondo che si estendeva di fronte ai due Danaos. L'atmosfera nello studio era carica di un silenzio teso, che sembrava riflettersi nella vastità dei territori rappresentati sulla mappa di Essos.

    "Selhorys, una città propaggine di Volantis. La settimana scorsa alcune truppe di Norvos che si erano spinte a sud hanno avuto una schermaglia con l'avanguardia volantiana. Hanno vinto ma la città è ancora in mano ai suoi padroni e gli assalitori si sono accampati in zona.
    Domani mattina Qohor invierà come supporto circa duemila uomini, sotto il comando di Draqyros Maegel, un uomo che risponde direttamente a Syran Naerari. Ma anche un'altra persona si aggiungerà a quella spedizione... tu."


    Draqyros Maegel? mai sentito. Perchè non si muove direttamente Syran Naerari? Mi sembra, ma forse sbaglio, una mossa militare che meriti la presenza diretta dell’attuale Questore. Dobbiamo accrescere la nostra influenza in città. Allontanarmi ora da Qohor sarà un bene? Sicuramente no, se non avrò una posizione di comando. Verrò aggregato all’esercito a che titolo e con quale grado?

    Raziel rimase momentaneamente spiazzato. Una congerie di pensieri ed emozioni si affollò nella sua mente. Poi, cercando di dare una priorità alle proprie incognite, il giovane si focalizzò nell'affrontare un aspetto alla volta.

    "Con quale posizione verrò aggregato all’esercito?"
    La domanda restò sospesa perché Nakir Danaos proseguì con il suo monologo.

    "Volevi un'occasione per metterti in mostra e far conoscere il tuo nome? Eccola qui! Io e tuo zio ne abbiamo già discusso e concordiamo che serva una persona sul posto che faccia valere i nostri interessi. L'obiettivo di questa spedizione è rinforzare le truppe al fronte ma non necessariamente conquistare Selhorys: fa in modo che la nostra parte non attacchi per prima ma si limiti a difendersi. Pensi di esserne in grado?"

    Il ragazzo non nascose la sorpresa in risposta alle parole del padre.
    Ancora una volta arriviamo secondi. La repulsione all’azione sembra marchiata a fuoco nel nostro destino. Prima abbiamo delegato ad un’altra famiglia di Alti Nobili la stipulazione degli accordi commerciali con Norvos; adesso, invece, permettiamo a Norvos di decidere come proseguire la Nostra guerra.

    Aspettò prima di rispondere. La vena polemica non doveva trasparire dalle sue parole.
    Eppure, mentre riprendeva fiato, altri pensieri gli affolarono la mente.
    Se devo partire per tutelare gli interessi della famiglia, significa che questi non coincidono con quelli di Norvos e, forse, anche di Qohor. Immagino che, se non vogliamo far saltare gli accordi commerciali, non possa remare contro le decisioni di Norvos. D’altro canto, se non prendiamo l’iniziativa, saranno loro ad avere una posizione di vantaggio al tavolo delle trattative. Un dubbio inutile, in realtà. Quale peso politico posso avere in questa disputa se non ho uomini dalla mia.

    "In che modo posso far valere gli interessi della famiglia?"

    Il ragazzo rimase volutamente vago. Voleva che fosse suo padre a scoprire le proprie carte.
    Ripensandoci, però, comprese che aveva bisogno di tirare acqua al suo mulino.

    "Avrò bisogno di uomini se dovrò mediare al tavolo di guerra e far valere i nostri interessi. È già stata decisa la mia posizione all’interno della gerarchia dell’esercito? Dubito che ci siano molti, tra gli ufficiali di Qohor, a sapere della missione di Lotarq e il possibile accordo commerciale con Norvos. Se non avrò una posizione di rilievo, non avrò molte frecce al mio arco per sanare eventuali dissidi tra i due eserciti. Gli accordi potrebbero risentire di screzi nati sul campo di battaglia"

    Aveva, in maniera velata, forzato la mano al padre. D’altronde il nocciolo della questione era questo ed era inutile girarci intorno. Se i Danaos volevano avere voce in capitolo nell’evoluzione del conflitto con Volantis, Raziel doveva essere uno dei poteri in gioco. Doveva avere risorse per poter partecipare alle decisioni di guerra. Mandarlo da solo in battaglia era equiparabile al chiedere ad un mendicante di entrare in gioielleria per comprare un qualsiasi ninnolo.


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    1265 parole -157 (tuoi dialoghi) =1108
     
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    Raziel Danaos • 24 Dicembre 286 • Casa Danaos • Qohor
    Nakir osservò in silenzio il figlio mentre porgeva le sue richieste. Le dita tamburellava ritmicamente sul tavolo di legno.

    "Una carica? Questo non te lo posso dare. Né può farlo tuo zio."

    Si allontanò per qualche istante dalla mappa, dirigendosi verso uno scaffale all'interno della stanza. Aprì uno dei cassetti mentre le parole continuavano a fluire dalla propria bocca.

    "La spedizione è già stata formata dal Naerari, sotto ordine diretto del Conclave. Partirà domani, come ti ho già detto. La tua è un'aggiunta dell'ultimo momento per tutelare i nostri interessi. Oltre a quelli degli Xantheon, dei Voeri, dei Falnarion... la notizia di una possibile soluzione diplomatica a questo conflitto è più nota di quanto tu creda. Probabilmente anche questo Maegel ne deve essere al corrente. Tutto ciò che posso fornirti è una ventina di uomini e questo..."

    Dal cassetto aveva estratto una scatoletta di legno scuro che poggio sul tavolo. Quando l'aprì, rivelò un anello poggiata su un velluto scuro. Ben esposto sul metallo vi era lo stemma di casa Danaos.

    "Tu sei un membro di una delle Alte Famiglie e con questo sigillo parlerai a nome di tutta la nostra casata. Non avrai forse potere decisionale sulla spedizione ma la tua voce avrà un valore. Usala."

    Osservò per qualche istante Raziel prima di parlare di nuovo.

    "Pensi di esserne in grado? O qualcun altro dovrà prendere il tuo posto?"





     
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    Una carica? Questo non te lo posso dare. Né può farlo tuo zio."

    Sotto la barba bruna, la bocca del giovane era diventata una sottile linea orizzontale.
    I canini della parte sinistra affondarono nel labbro inferiore, fino a lederne la pelle.
    Privato di un ruolo istituzionale, il giovane vide svanire la possibilità di concorrere nell’immediato per la posizione di comandante della guardia.

    L’assenza di Syran Naerari aveva indotto a pensare di poter guadagnare consensi durante l’imminente missione. Le parole del padre, anche se assennate, avevano ridimensionato le aspettative di Raziel.

    Alla luce di questo, devo trovare un altro modo per potermi imporre. Attualmente, ahimé, non mi viene in mente niente. Sarei propenso a declinare l’incarico, ma se mio zio si è speso direttamente per me, probabilmente vede qualcosa che io, ad ora, non riesco a vedere. Forse, anche se è difficile ammetterlo, sono accecato dalla delusione di non avere un ruolo di comando, per poter ragionare lucidamente.

    Gli occhi del giovane si strinsero a fessura, quando il padre, allontanandosi dal tavolo, si diresse verso uno degli scaffali che arredavano lo studio.

    "La spedizione è già stata formata dal Naerari, sotto ordine diretto del Conclave. Partirà domani, come ti ho già detto. La tua è un'aggiunta dell'ultimo momento per tutelare i nostri interessi. Oltre a quelli degli Xantheon, dei Voeri, dei Falnarion... la notizia di una possibile soluzione diplomatica a questo conflitto è più nota di quanto tu creda. Probabilmente anche questo Maegel ne deve essere al corrente. Tutto ciò che posso fornirti è una ventina di uomini e questo..."

    Venti uomini sono meglio di un calcio nei denti. Non so se, senza tirare la corda, mi sarebbero stati concessi degli uomini di famiglia. Forse sì, ma nel dubbio, è stato meglio aver espresso il mio desiderio.

    Mentre rifletteva sulle ultime parole del padre, il palmo sinistro del ragazzo andò a massaggiare il collo proprio sotto l’orecchio destro, come se cercasse la concentrazione attraverso un movimento fisico e meccanico. Venti uomini non erano un fattore determinante sul campo di battaglia, ma gli permettevano di testare le proprie doti di comandante.

    Lo sguardo, assorto tra i pensieri, si soffermò sulla scatola di legno scuro che il padre teneva tra le mani. Quando il coperchio intarsiato si aprì, si palesò il contenuto della scatoletta: un anello d’argento era posto al centro, adagiato sopra un cuscino di velluto nero.
    Il ragazzo, ora concentrato sull'oggetto, intravide l’artiglio argentato simbolo di casa Danaos.

    "Tu sei un membro di una delle Alte Famiglie e con questo sigillo parlerai a nome di tutta la nostra casata. Non avrai forse potere decisionale sulla spedizione ma la tua voce avrà un valore. Usala."


    Il giovane annuì con un'espressione pensierosa. La questione di come sfruttare il proprio potere nobiliare in situazioni di guerra, era un tarlo che continuava a scavare nelle profondità della sua mente. Forse avrebbe trovato la giusta soluzione quando l'opportunità si sarebbe presentata. Questa incertezza, ad ogni modo, alimentava il fuoco crescente della sua ansia.

    L'impossibilità di esercitare il proprio controllo rappresentava per il giovane un'esperienza completamente nuova, abituato com'era a impartire ordini piuttosto che a riceverli.

    "Pensi di esserne in grado? O qualcun altro dovrà prendere il tuo posto?"

    "Andrò."

    La mano del giovane si allungò verso l'anello e, dopo averlo afferrato, lo sistemò con cura sull'anulare dell'altra mano. Calzava forse un po' stretto, ma non abbastanza da provocare particolare fastidio. L'argento del gioiello brillava sotto la luce delle lampade, mentre Raziel faceva ruotare l’anello al dito con una certa contemplazione.

    "Dov’è stato fissato il punto di raduno? e a che ora dobbiamo dobbiamo farci trovare domani mattina?"

    Il ragazzo si soffermò un attimo, prima di proseguire

    Devo prepararmi al viaggio e assicurarmi che vengano ferrati i cavalli. Vorrei anche, prima di domani, controllare l’equipaggiamento mio e degli uomini

    L’esperienza maturata come fabbro nella fucina di Gareth sarebbe potuta rivelarsi utile. Ricontrollare l’equipaggiamento poteva sembrare un eccesso di zelo, ma era fondamentale partire con armature oliate e armi affilate. Ogni singolo dettaglio richiedeva attenzione minuziosa, che si scendesse in guerra o meno.

    Inoltre, privo di un potere militare concreto, Raziel doveva dimostrare la sua competenza marziale in altri modi per farsi rispettare dal comando di Qohor. Presentare sé stesso e i propri uomini in modo impeccabile era uno dei metodi che concepì in quel breve lasso di tempo.

    "Se non avete da aggiungere altro, prendo congedo. "

    [spoiler_tag] [/spoiler_tag]Parole: 589
     
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    Raziel Danaos • 25 Dicembre 286 • Caserma • Qohor
    Altre discussioni non furono necessarie e il giorno dopo Raziel partì dalla magione con il promesso reggimento di guardie della famiglia. Gli uomini, obbedienti e fedeli prima di ogni cosa a casa Danaos, lo seguirono a passo di marcia per le strade facendo risaltare in qualche modo la sua figura all'interno dei quartieri nobiliari. Fu solo quando giunse alla caserma cittadina, il luogo indicatogli dal padre come punto di partenza della spedizione, che si rese conto di come le sue forze non fossero che una goccia nell'oceano. All'ombra del Tempio del Capro Nero, non troppo distante, si stendevano centinaia e centinaia di uomini in formazione: almeno la metà doveva essere composta da schiavi guerrieri, con un gran numero di Immacolati tra di loro. Tuttavia vi era anche una forza cospicua appartenente alla Guardia Nera di Qohor, a giudicare dalle divise che poteva intravedere. Con un minimo di ricerca avrebbe potuto identificare un uomo a cavallo che pareva impartire vari ordini ad alcuni sottoposti. Era più vicino ai trent'anni che ai quaranta, con lunghi capelli neri e un naso aquilino a decorargli il volto. Sul petto, attaccato all'armatura scura, stava il sigillo della Guardia. Quindi ecco chi era Draqyros Maegel! Ne ebbe la conferma finale quando catturò la sua attenzione e quello gli si avvicinò. Chinò educatamente il capo posando poi lo sguardo su lui, gli uomini al suo seguito e l'anello che portava.

    "Raziel Danaos. Sono lieto che la notizia della vostra aggiunta fosse veritiera. La partecipazione di una delle Alte Famiglie a questa operazione sarà sicuramente preziosa..."

    Avete usato parole amichevoli e non vi era ostilità nei suoi occhi, ma il tono era quanto di più freddo Raziel avesse mai ricevuto in vita sua. L'uomo diede quindi un'altra occhiata alle sue spalle.

    "Partiremo a breve. Ci aspetta un lungo viaggio, siete pronto?"

    Di lì a poco il Danaos avrebbe lasciato Qohor per viaggiare più lontano di quanto avesse mai fatto. E non aveva alcuna idea di quando sarebbe tornato. Era davvero pronto?



    Gestisci pure la preparazione dei tuoi uomini e se vuoi fare qualcosa prima che l'esercito parta, scrivilo pure^^
    In caso contrario ti aspetta un viaggio di 48 giorni di marcia per arrivare a Selhorys. Avrai molto tempo per le mani e sei libero di spenderlo come preferisci: prova a capire che tipo di persona è Maegel, cerca di scoprire qual'è l'opinione generale dei soldati su ciò che stanno andando a fare, etc. Insomma sei libero di fare ciò che preferisci, un eventuale successo dipenderà tutto dal come. Puoi anche fare un qualsiasi add di Qohor, a patto che abbia senso con l'ambiente in cui ti trovi, e naturalmente la lunghezza necessaria dell'add andrà sommata alle 300 parole minime della quest.

    Ecco invece i numeri delle truppe a cui ti affiancato:
    - Schiavi Immacolati 500
    - Schiavi semplici 500
    - Fanti cittadini 340
    - Arcieri cittadini 61
    - Cavalieri cittadini 300
    - Picchieri cittadini 300
    +
    - 20 Guardie Danaos
     
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    Raziel portò una mano al colletto del giustacuore, allargando lo scollo con le dita. Ad ampie falcate, avanzava nell’ampio corridoio, allontanandosi dallo studio del padre.
    Le statue e i ritratti dei suoi avi, nella grandezza delle opere che li ritraevano, sembravano osservarlo dall’alto con sguardo severo. Suo padre lo aveva incensito di un incarico prestigioso ma immediato. Raziel si era ritrovato dal nulla a ricoprire un importante incarico a nome della famiglia e sentiva la pressione delle aspettative.
    Non c’era tempo da perdere, anche perché non ne aveva. Doveva iniziare subito i preparativi.

    Il giovane svoltò a destra, i grandi arazzi rossi e dorati fluttuavano lungo le pareti, dietro il suo incedere. Facendo mente locale, il giovane provò a stilare una lista mentale dei punti da affrontare prima di andare a coricarsi. La prima cosa da fare, era preparare i suoi effetti personali.
    I bagagli per la permanenza fuori Qohor erano la pratica più semplice da sbrigare. Vestiti, biancheria, pergamene per prendere appunti e qualche libro per ingannare il tempo del viaggio. Chiunque tra i suoi schiavi avrebbe svolto il compito senza problemi.

    Escludendo i miei effetti personali, cosa altro devo organizzare? Maledizione, avrei preferito essere stato informato del mio viaggio con più preavviso. Devo sicuramente radunare gli uomini e controllare i cavalli, le armi e le armature. Dovrei, forse, trovare un qualche modo per conquistare la fiducia dei miei uomini e, se possibile, anche di quelli di Qohor.


    Mano a mano che avanzava, i corridoi sfarzosi ricchi di statue e trapunti di arazzi lasciavano spazio a pareti spoglie e ambienti spartani. Raziel giunse al piano della servitù. Lo capì per prima cosa dall’odore: un misto di polvere e spezie che foderava le narici, rendendo il respiro pesante. Una serva vestita di stracci, che a stento si distinguevano dalle pareti smorte, era intenta a passare uno strofinaccio sul pavimento. Al rumore dei passi, scattò in piedi e si inchinò. I capelli color ardesia caddero delicatamente davanti al volto.

    “Ho bisogno che qualcuno si occupi di preparare un baule con i miei effetti personali. Starò via diversi mesi. Voglio portarmi dietro, oltre ai vestiti e alla biancheria, alcune pergamene vuote e i libri che mi ha dato Fratello Alcaarotar. Sono quelli sul tavolo di camera mia. Hanno tutti e tre la copertina rossa.”

    Il giovane si interruppe per dare modo alla donna di riprendere la posizione eretta e di comprendere cosa gli era stato ordinato. La serva scostò la cortina di capelli con la mano, rivelando un grosso naso bitorzoluto, al di sopra del quale erano incastonati due occhi piccoli e neri. Gli zigomi tiravano la pelle grinzosa delle guance cave.
    Raziel continuò.

    “Assicurati che non vengano messi nel baule vestiti scomodi. Non voglio abiti di rappresentanza o vesti cerimoniali. Voglio portare con me solo abiti funzionali e pratici. Pantaloni comodi, casacche corte in cotone, calzari in cuoio, due giustacuore e poco altro. Scegli abiti che abbiano il colore della casata e fa’ che io venga avvisato, quando il compito sarà terminato. “

    La donna annuì. Bene, aveva recepito l’ordine.

    “Un’ultima cosa. Dì a Crixo di far radunare in giardino gli uomini che mi scorteranno domani. Li voglio tutti e venti in riga, non appena avranno finito di cenare.”


    Gli insegnamenti di Ylin sull'approvvigionamento e la logistica delle truppe, balenarono alla mente del nobile. Le labbra si incresparono, mente il volto si oscurò per un attimo.

    “Quasi dimenticavo. Voglio che sia preparato un carro con le provviste e gli effetti personali miei e dei miei uomini. Scegli cinque tra i servi più giovani e digli che ci seguiranno nel viaggio.”

    “Come desidera, Signorino.”

    Si inchinò, girò su se stessa e si incamminò con passi corti e rapidi. Raziel vide la figura esile e consumata farsi sempre più piccola, fino a sparire.

    Il viaggio sarà lungo e, se posso, voglio non caricare di peso nè me, nè gli uomini. Non andremo a cavallo e il ritmo di marcia a piedi, ci permette di portarci dietro un carro senza che questo ci rallenti durante la marcia. Vorrei essere indipendente dall’esercito nelle questioni di approvvigionamento, pulizia e nell’accamparsi.




    La sala d’armi della famiglia non era grande come quella della guardia nera o della guardia cittadina, ma era comunque fornita e adeguata ai loro scopi di protezione.
    Le armi erano allineate ordinatamente sulle rastrelliere in quercia, fissate alle pareti. Le armature, di cuoio o di metallo, erano anch’esse riposte sul mobilio della stanza.

    Bene. Assicuriamoci che ogni attrezzatura sia in condizioni ottimali.

    Il giovane scrutò il filo delle armi disposte sulle rastrelliere. Tutte presentavano un'affilatura impeccabile. Alcune, purtroppo, erano state trascurate e non avevano una lucidatura accettabile. Raziel fu invaso da un moto di rabbia. Tuttavia, in fondo, era comprensibile. Probabilmente, l’uso recente delle armi aveva contribuito a far accumulare polvere e sporcizia sulla superficie del metallo. Con un panno pulito e dell’olio lubrificante, il giovane provvedette a riportare le armi al loro splendore originale. Il metallo, alla luce delle torce, brillava ardentemente, quasi come se avesse vita propria.


    Passiamo ora alle armature

    Ripentendo quanto fatto per spade, lance e pugnali, Raziel ispezionò le armature e gli scudi dell’armeria di famiglia. Sia il cuoio che il metallo presentavano graffi e ammaccature che testimoniavano l’uso fatto nel tempo. Non erano danni strutturali, ma solo segni della comprovata attività dei soldati di famiglia. Anche in questo caso, per rendere l’aspetto degno di rappresentare la famiglia, il giovane provvide a lucidare sia le armature in cuoio, che quelle in acciaio. L’aspetto rinnovato delle attrezzature non ne migliorava l’efficacia in battaglia, ma avrebbe incrementato la rispettabilità e lo status agli occhi degli altri militari.

    Credo di aver fatto un buon lavoro. Con più tempo, avrei potuto fare ancora meglio. Passiamo alla mia, di attrezzatura, altrimenti mi sarò sforzato per nulla.

    Da un baule posto sotto chiave, Raziel tirò fuori la sua lama e il suo equipaggiamento militare. Meccanicamente, con la stessa premura con la quale aveva lucidato le altre attrezzature, si prese cura della sua arma e dell’armatura e, una volta finito, le indossò.

    Vestito con l’assetto da battaglia, Raziel uscì dall’armeria e si diresse verso il giardino del palazzo. Era la prima volta che indossava il suo armamentario ed era molto eccitato di potersi mostrare in quella veste.

    Gli uomini erano tutti radunati e schierati in linea retta, nel mezzo del giardino.
    Tra loro, Raziel riconobbe Coltaine, il secondo in comando tra le milizie private dei Danaos.
    Sarebbe stato lui il punto di riferimento con il quale Raziel avrebbe guidato il manipolo di uomini sotto il suo comando.


    “Non voglio intrattenervi troppo.” Esordì Raziel, rivolgendosi ai suoi uomini.


    “Verrò subito al punto. In questo incarico, la volontà dei Danaos si esprimerà attraverso me e la mia volontà si esprimerà attraverso voi. Non devo ricordarvi che siete il riflesso dello splendore e dell’influenza della famiglia. Un'estensione del prestigio di Casa Danaos. Voglio che questo sia chiaro sia per voi, che per gli altri. ”


    Il tono austero del giovane era accentuato dalla sua determinazione a non allungare i tempi. Era imperativo che tutti, compreso Raziel, godessero di un riposo abbondante per essere preparati al meglio per l'imminente viaggio.

    “Mi aspetto da voi un comportamento irreprensibile, in linea con la rispettabilità della nostra casata. Mi sono occupato personalmente della vostra attrezzatura e voglio che questi standard siano mantenuti per tutta la durata del viaggio.
    La mia inesperienza non vi darà il diritto di disobbedire ad un mio ordine diretto o a comportarvi indolentemente. ”


    Raziel si rese conto di essere stato, forse, un po’ troppo autoritario.
    Non che avesse sbagliato nel contenuto, ma forse era stato un po’ duro nei modi.
    La lealtà degli uomini era un punto che gli stava a cuore tanto quanto la loro irreprensibilità.

    “Coltaine, lascio a te la preparazione degli uomini e lo stoccaggio delle tende, dei giacigli e delle scorte. Assicurati solo che, oltre a tutto l’occorrente, siano caricate quattro casse di liquore di Lys.
    Se gli uomini si comporteranno conformemente a quanto da me richiesto, Avrai la libertà di offrire agli uomini una bottiglia ogni tre sere. Voglio che il vostro impegno sia ricompensato adeguatamente allo sforzo profuso. Non voglio che i miei uomini si abbassino a bere quello che passa l’esercito, ma questo non significa che sia permesso eccedere. Non voglio circondarmi di ubriaconi, ma non gradisco nemmeno che i miei uomini siano dei frustrati bastardi.”


    L’uso del bastone e della carota era una delle tecniche di vendita che lo zio gli aveva insegnato. Offrire qualcosa di appariscente per nascondervi dietro qualcos’altro.

    Sapeva bene che, con un viaggio così lungo, gli uomini avrebbero avuto comunque accesso a vino e alcolici. L’esercito stesso avrebbe provveduto a razionarlo insieme al cibo. L’alcol, in dosi contenute, avrebbe tenuto alto il morale durante le lunghe giornate di marcia.

    L’offerta di Raziel consisteva nel sostituire la razione di alcol fornita dall'esercito con del liquore di alta qualità, mirando così a guadagnarsi la fiducia dei suoi venti uomini.
    Tuttavia, dietro la generosa proposta, si celava un secondo fine. Raziel mirava a tenere monitorata la quantità di alcol che gli uomini avrebbero consumato durante il viaggio, seppure i suoi uomini non gli avessero mai dato quel tipo di preoccupazione.
    Il vino, inoltre, poteva essere usato come regalia per entrare in contatto con il comando di Qohor ed, eventualmente, anche con quello di Norvos.

    “Come ultima cosa, vi voglio trovare qui domattina con indosso le armature e con in mostra i vessilli di casa Danaos. Marceremo in formazione verso la caserma. Voglio che sia ben chiaro chi siamo e chi rappresentiamo. Deve essere lampante la professionalità del nostro squadrone. Andate a riposare, da domani ci aspetta un lungo cammino.”






    Centinaia di soldati, provenienti da varie parti dell'esercito, si erano radunati nelle strade e nelle piazze intorno alla caserma cittadina. La varietà di uniformi e insegne indicava chiaramente l’eterogeneità delle unità coinvolte. Le tipologie di militari presenti includevano non solo i soldati regolari, ma anche schiavi addestrati al combattimento e membri di élite, come gli immacolati.
    Raziel, marciando alla testa dei suoi venti uomini, notò il contingente appartenente alla Guardia Nera. Le dita della mano sinistra, stritolando l’elsa della spada, iniziarono a fremere dal dolore. Invidia e rabbia si mescolarono insieme fino a soffocare la lucidità del giovane.
    Capitano della Guardia Nera, questo doveva essere il suo posto. L’insoddisfazione di quel desiderio stava fomentando la sua frustrazione.
    Arriverà il mio momento.

    Il ragazzo, imprecando tra sé, marciò con i suoi uomini, fino a mischiarsi con i reparti dell’esercito di Qohor.
    Il caso volle che, cercando un ufficiale per farsi indicare la posizione del comando, Raziel si ritrovasse faccia a faccia con Draqyros Maegel.

    L’uomo aveva il viso scavato, caratterizzato da un naso aquilino pronunciato.
    Lunghi capelli neri contornavano il viso, rendendo il resto dei lineamenti piuttosto anonimo.

    "Raziel Danaos. Sono lieto che la notizia della vostra aggiunta fosse veritiera. La partecipazione di una delle Alte Famiglie a questa operazione sarà sicuramente preziosa..."

    Raramente Raziel era stato trattato con tanta freddezza. Non trapelava odio nelle parole del comandante, soltanto distacco. Il giovane, anche se non avrebbe saputo spiegarlo, percepiva da quell’uomo una sorta di indifferenza.

    “Sono lieto che la mia presenza sia da voi gradita. Spero che questa aggiunta dell’ultimo momento non vi rechi disagi. Se fosse, vi chiedo umilmente scusa. I Danaos sono lieti di rappresentare il volere degli alti nobili in questa missione di pace.”

    Raziel rispose al comandante, provando a ripagarlo con la stessa moneta.
    La scelta di parole cortesi, espresse con il più neutro dei modi, si soffermò sui vocaboli “volere” e “pace”. La leggera inflessione con cui il giovane pronunciò le due parole voleva alludere al motivo per il quale era richiesta la sua presenza.

    Vediamo come, e se, reagisce

    Lo scopo del giovane era quello di provare a scoperchiare il velo di freddezza che pareva avvolgere il comandante. Raziel voleva sapere con che tipo di persona aveva a che fare e le formalità dei saluti rendevano questo compito arduo.

    "Partiremo a breve. Ci aspetta un lungo viaggio, siete pronto?"


    Il giovane annuì. In realtà, si era premurato di portare con sé tutto il necessario per affrontare il viaggio, senza affaticare sé o gli uomini al suo comando.


    “Ho già provveduto ai preparativi. Quando l’esercito sarà pronto, io e i miei uomini vi seguiremo.”

    Il giovane si inchinò per prendere congedo dal comandante.

    “Spero che ci sarà occasione per cenare assieme, nei prossimi giorni. Capisco che stia chiedendo più di quanto sembri, ma sarebbe cosa gradita se vi ritagliaste un momento per me. Provo un po’ di vergogna ad ammetterlo, ma l’aggiunta all’ultimo momento mi lascia impreparato sugli obiettivi e i modi dell’operazione. Prendetevi il tempo che vi serve, non mi aspetto e non voglio essere una priorità per voi. Ci aspetta un lungo viaggio e avremo tutto il tempo. Io non ho fretta e non voglio distogliervi dai vostri compiti. L’organizzazione di così tanti uomini non vi lascerà molte energie o tempo libero. Spero, però, che accoglierete questa mia richiesta. Adesso vi lascio ai vostri doveri. A presto”

    Raziel si allontanò, conscio che il comandante avrebbe preso in considerazione un incontro con lui. Anche se il nobile non aveva alcun peso nell’esercito, la fazione che rappresentava non poteva essere ignorata facilmente.

    Probabilmente l’incontro non sarebbe avvenuto nei primi giorni di viaggio. L’organizzazione dell’esercito andava rodata e ottimizzata. Raziel si aspettava di avere un colloquio a metà del tragitto, quando le cose si sarebbero calmate. Aveva tutto il tempo per raccogliere informazioni sull’uomo che stava portando in guerra Qohor, prima di avere un colloquio con lui.

    Una volta lontani da Maegel e la Guardia Nera, Raziel si rivolse a Coltaine.

    "Viaggeremo armati e in armatura. Tutto il resto, che non è strettamente necessario, fallo mettere sul carro. Viaggeremo con meno carico e saremo più riposati. Disponi dei nostri schiavi e assicurati che si prendano cura dei viveri, di dispiegare il campo e di pulire la biancheria degli uomini. ”

    Alla luce di quanto emerso con il comandante dell’esercito, Raziel si sentì di aggiungere:

    “Fai accampare gli uomini intorno alla mia tenda. Ogni notte voglio che il campo sia sorvegliato da otto uomini, divisi in due gruppi da quattro. Il primo gruppo sarà di picchetto fino a metà nottata e poi verrà sostituito dal secondo gruppo. Non saranno ammesse distrazioni. Forma tu le cinque squadre e decidi tu i turni nei quali saranno di picchetto.”

    Questa organizzazione, forse un po’ zelante, permetteva a tutti di riposare a sufficienza, senza però intaccare l’efficienza della sorveglianza. Raziel non aveva motivi per adoperarsi con così tanta diffidenza. D’altro canto, non vedeva nemmeno motivi per non essere così scrupolosi.

    “Gli uomini che non sono di picchetto, avranno accesso ai liquori che abbiamo portato. Voglio che facciate questo per me. Con discrezione e parsimonia, offrite il liquore di Lys anche a qualche gruppo di soldati regolari. Evitate le guardia nere. Voglio che scuciate informazioni sul comandante e sull’umore del campo. Non riferitemi subito cosa scroprirete ed evitate che i gruppi parlino tra loro. Tenete un documento comune ad ogni gruppo e riportatemi questo foglio tra venti giorni. Non sto cercando nulla in particolare e non ci sono informazioni giuste o sbagliate. Voglio solo avere un’idea più precisa di cosa e chi ci circonda.”

    Raziel era conscio del fatto che avrebbe avuto difficoltà a relazionarsi con i soldati semplici dell’esercito. L’unica opzione per poter interagire con i bassi ranghi della spedizione militare era demandare la raccolta di informazioni ai suoi uomini. La sua unica preoccupazione era l’impossibilità di controllare personalmente la conversazione. D’altro canto, era sicuro che, in sua presenza, gli uomini non sarebbero stati liberi di parlare.

    In definitiva, Raziel doveva decidere se lasciare ai suoi uomini il compito di raccogliere le informazioni, accettando il rischio di non poter valutare e controllare personalmente quanto detto, o rinunciare del tutto a quel tipo di canale informativo. Decise di fidarsi dei suoi uomini, tarando poi le eventuali informazioni. Avere cinque relazioni diverse tra loro era un modo per confrontare e filtrare le notizie.

    “È tutto. Per qualsiasi altra cosa, fai rapporto a me. Informami sull’umore dei miei soldati. Non voglio vedere musi lunghi e, anche se sono conscio del fatto di avervi dato molti compiti secondari, sono sicuro di avervi ripagato dandovi accesso al mio liquore personale ed esentandovi dal trasportare carichi superflui. Riferisci agli uomini tutto quello che ti ho detto e tenetevi pronti a marciare. ”

    Raziel si sarebbe concentrato a raccogliere informazioni tra gli ufficiali del campo.
    Il giorno avrebbe marciato in testa ai propri uomini. La sera, invece, dopo aver aiutato ad allestire il campo, avrebbe cenato con gli altri ufficiali.
    Si sarebbe premurato di tenere sempre riempiti i bicchieri dei colleghi, per cercare di sciogliere le loro lingue.

    Sarebbe rimasto in silenzio, cercando di non attirare l’attenzione su di sé. Ogni tanto, con discrezione, avrebbe provato a porre alcune domande per indirizzare la conversazione su argomenti a lui graditi.

    “Syran Naerari deve essere molto impegnato se non partecipa direttamente al contrattacco contro Volantis. A meno che non riponga grande fiducia in Maegel. Avendo vissuto a palazzo Danaos, ammetto di non conoscere molto bene il comandante.”

    oppure:

    “È un peccato che Norvos sia giunto prima di noi ai confini con Volantis. Essendo stata attaccata Qohor, pensavo che saremmo stati noi a condurre l’attacco. Gli uomini non smaniano dalla voglia di cercare vendetta?”

    Sporadicamente, avrebbe anche fatto domande dirette sul comandante Maegel, adducendo come scusa quella di essere stato cresciuto a palazzo e di essere curioso delle dinamiche che sussistono al di fuori dell’eccentricità degli ambienti nobiliari.

    “Sono curioso di sapere la storia di Maegel. Deve essere un soldato eccezionale, se è stato scelto per comandare così tanti uomini. Sono tempi strani, non trovate? Di rado Qohor si spinge così lontana dai suoi domini. Siamo l’epicentro del cambiamento, non credete? I Voeri non comandano più la Guardia Nera, dopo il loro tradimento e, per la prima volta, un uomo di umili natali conduce Qohor in guerra. Mi incuriosisce il fatto che Syran abbia pensato di affidare a un comune cittadino il comando dell’esercito. Non sapendo tutta la storia che si cela dietro la sua scelta, mi viene solo da pensare che abbia voluto dare un taglio con il passato.”

    Se si fosse accorto di dare troppo peso all’argomento “Maegel”, avrebbe dirottato il discorso sull’opinione che i soldati avevano di Norvos. Uno degli aspetti che preoccupava il giovane nobile era, infatti, il fatto che, uniti gli eserciti, potessero nascere delle dispute.

    “Cosa pensate di Norvos? Il loro aiuto ci ha permesso di spostare il conflitto alle porte di Volantis. Un atto encomiabile, ma mi chiedo se avrebbero potuto intervenire prima, evitando di ritrovarci i bastardi sotto le mura. ”

    Il giovane avrebbe atteso l’esito delle sue indagini e quelle dei suoi uomini, prima di valutare un cambio di strategia. Nel frattempo, oltre all’attività di socializzazione e informazione con gli ufficiali, il giovane si concentrò sull’efficientazione dei suoi soldati. Avrebbe controllato che le scorte di vino non calassero repentinamente e che il picchetto di guardia fosse sempre mantenuto da quattro uomini.

    Coltaine era un uomo fidato, che serviva la famiglia da tanti anni e Raziel, ricontrollando il suo lavoro, non stava mettendo in dubbio il suo operato. L’intenzione del nobile era quella di far sentire la propria presenza e autorità agli uomini, senza impartire ordini diretti che avrebbero destabilizzato la gerarchia del suo contingente. Il giovane sapeva che, essendo lui quello nuovo al comando, si sarebbe dovuto integrare all’interno di un meccanismo già ben oliato, senza che il suo intervento finisse per intaccarlo.


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]
    Parole 3259 - 35 = 3.224

    Raziel

    Equip:
    Lama acciaio
    Elmo Acciaio
    Bracciali Acciaio
    Corazza Cuoio borchiato

    Diplomazia 6
    Marzialità 40 Forza 25 Destrezza 15
    Amministrazione 22
    Intrigo 7
    Conoscenze 5

    Vita 84

    Competenze: Strategia Militare 2, Arte spada 2, Arte Arco 3, Corpo a corpo 2, Economia 2, Legge 1, Orientamento

    Editato e corretto il valore di forza


    Edited by Samuroy - 19/12/2023, 09:06
     
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    Raziel Danaos • 9 Febbraio 286 • Campo di Norvos • Fuori Selhorys
    "Vero, molti dei nostri bramano vendetta... e non li biasimo! Cani volantiani! Hanno osato marciare fin sotto le nostre mura, dovremmo ricambiare il favore..."

    "Le opinioni personali non contano nulla. Il Conclave ci ha inviati qui per un solo motivo: rafforzare il fronte e prevenire qualsiasi attacco da parte di Volantis. Maegel sarà in grado di tenere a bada le teste calde..."

    "E poi non si tratta certo di un popolano! Non sarà un membro di un'Alta Famiglia ma è un ufficiale della Guardia Nera da molti anni ormai. Aveva servito sotto il Voeri, ma è stato Lord Syran a farlo salire di rango. Non che non se lo meritasse: è un attento stratega, capace di mantenere il sangue freddo e con la testa sulle spalle. Esattamente ciò che serve a questa spedizione, visto che il Comandante deve occuparsi delle truppe restanti a Qohor."

    Le altre opinioni che Raziel riuscì a raccogliere da altri ufficiali poco si scostavano da queste. E col passare del tempo, e i giorni di viaggio che si accumulavano uno dietro l'altro, avrebbe avuto modo di interagire anche con Draqyros in persona. Non che l'uomo si sbottonasse molto sulla sua persona, ma avrebbe potuto notare come la freddezza che gli aveva riservato in quella piazza ormai così lontana non era un'eccezione ma la norma. Eppure non era inutilmente severo con i propri uomini. Impartiva ordini precisi e si aspettava che venissero compiuti. Nulla di più, nulla di meno.
    Il rapporto di Coltaine invece non avrebbe fornito molte più informazioni di quante ne avesse potute ottenere dalle sue riunione con gli ufficiali. Le opinioni delle truppe in marcia erano abbastanza miste: si passava da chi avrebbe desiderato attaccare i volantiani e portare la guerra fino alla loro capitale a chi invece sperava che il periodo al fronte scorresse senza alcuno spargimento di sangue. Il viaggio comunque ebbe modo di rendere il suo volto noto alle figure di comando della spedizione. Così quando la marcia ebbe finalmente termine, ebbe modo di unirsi al drappello che si mosse verso il campo degli alleati. L'insieme di tende e falò si stendeva per centinai di metri e conteneva al suo interno un numero di forze di non molto inferiore a quelle che Qohor aveva fornito. Avrebbe potuto notare come gli schiavi armati, completamente glabri, contrastassero molto con quelli che dovevano essere le truppe regolari, dotati di armature pesanti e con barbe di varia lunghezza. In lontananza, ma comunque in vista, stava la città di cui tanto aveva sentito parlare durante quel lungo viaggio. Selhorys era enorme, probabilmente anche più grande di Qohor stessa, ed era circondata da alte mura di arenaria che continuavano per un pezzo anche in acqua prima di aprirsi sul Rhoyne, lasciando libero spazio di movimento alla varie galee che popolavano il porto. Giunti verso una delle zone centrali dell'accampamento, stava una grossa tenda alla cui entrata stavano di guardia un paio di energumeni completamente rasati. Prima che potessero presentarsi tuttavia una voce profonda rimbombò nell'aria.

    "AH! QOHORIK!"

    Dalla tenda uscì un uomo semplicemente "enorme". Doveva raggiungere facilmente i due metri d'altezza e le braccia erano spesse come la testa di un adolescente. Indossava un'armatura pesante fatta di lamelle e pezzi di cuoio, dalle tonalità bluastre, e possedeva una folta barba scura e lunghe trecce decorate che gli ricadevano sulle spalle. Di fianco a lui persino un giovane addestrato come Raziel sarebbe apparso come un ramoscello.

    "Ho saputo del vostro provvidenziale arrivo la settimana scorsa! Sono Tregar Voort, Alto Sventratore di Norvos e comandante delle truppe che vedete attorno a voi."

    Maegel fece un passo avanti, il suo volto sempre composto.

    "Draqyros Maegel, capitano della Guardia Nera. Sono qui in nome del comandante Syran Naerari e del Conclave per..."

    "Non c'è bisogno di queste frivolezze! Siamo in guerra! Venite, dobbiamo discutere dei prossimi piani di attacco..."

    "Attacco?"

    "Beh certo! Abbiamo sconfitto alcune delle loro truppe esterne ma la città resta ancora ben difesa, da soli non avevamo i numeri per farcela. Ma ora..."

    Stavolta fu il turno di Maegel di interrompere.

    "Le truppe che il Conclave ha concesso sono finalizzate unicamente al mantenimento del fronte con Volantis. Non ci sarà alcun assalto."

    "Cosa?"

    Una lenta rabbia si poteva percepire in quella singola parola. Raziel avrebbe atteso che quella discussione giungesse ad un termine senza il suo contributo? Oppure avrebbe fatto valere il suo sangue nobile per avere una voce sulla questione?





    Perdona l'enorme ritardo! Dimmi pure come vuoi comportarti in questa situazione^^

    Truppe di Qohor:
    - Schiavi Immacolati 500
    - Schiavi semplici 500
    - Fanti cittadini 340
    - Arcieri cittadini 61
    - Cavalieri cittadini 300
    - Picchieri cittadini 300
    - 20 Guardie Danaos

    Truppe di Norvos:
    - Schiavi semplici 900
    - Fanti cittadini 473
    - Cavalieri cittadini 31
    - Arcieri cittadini 60
    - Picchieri cittadini 66
     
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    Le informazioni raccolte da lui e dalla sua squadra dipingevano Draqyros Maegel come un comandante preparato, equilibrato e rispettato dalle proprie truppe. Il comandante dell’esercito qohorik, pur manifestando una personalità fredda nei modi, aveva dato dimostrazione di possedere un giusto metro di correttezza nell’impartire ordini ai suoi uomini.

    Alla luce di questo, Raziel accantonò i suoi dubbi, preferendo concentrarsi su quello che sarebbe successo una volta finita la marcia.
    Alcuni dubbi restarono nella sua mente. Dubitava delle proprie capacità di raccogliere informazioni. Era giustificato che si interrogasse sull’aver toccato le giuste corde? Aveva interagito con le persone adatte, o scelto il momento e la situazione più opportuni per intervenire? Raziel non sapeva dare una risposta a tutte quelle domande e, nel dubbio, si sarebbe limitato a restare vigile, concentrando, però, le proprie azioni sullo studio di una strategia adatta con la quale affrontare le forze di Volantis.

    Selhorys era, secondo gli ufficiali con cui aveva interloquito, una città dalle dimensioni ragguardevoli, cinta da alte mura e bagnata dallo stesso fiume, il Rhoyne, che conduceva a Volantis.
    La città era, almeno secondo Raziel, uno snodo cruciale per gli esiti della guerra.

    Seduto sullo scranno al centro della sua tenda personale, Raziel studiava la mappa spiegata sul tavolo davanti a sé.

    Siamo molto lontani da casa. Sia Norvos che Qohor sono più distanti da Selhorys rispetto a Volantis. Questo è sicuramente il problema principale che dovremo affrontare. Il nemico, barricato dentro le mura, ha la possibilità di ricevere rinforzi e rifornimenti in modo più veloce rispetto a quanto potremmo fare noi.

    Le dita e i pensieri di Raziel scivolavano lungo il corso del fiume Rhoyne tracciato sulla mappa.

    Anche il tempo sarà un fattore cruciale. Dobbiamo fortificare la nostra posizione in fretta, prima che Volantis abbia il tempo necessario per riorganizzarsi. Quello che mi domando è: ha senso restare all’aperto, visto che siamo così lontani da casa? Maegel come pensa di mantenere il fronte? Possiamo davvero limitarci a non attaccare?

    Indubbiamente la soluzione diplomatica era la possibilità caldeggiata dai Nobili di Qohor, ma era davvero possibile intraprenderla?
    Occupare Selhorys nel minor tempo possibile e con il minor dispendio di truppe era una possibilità da considerare.
    Uno scenario che avrebbe accontentato sia chi voleva vendetta, sia chi desiderava arrivare a una soluzione diplomatica.
    Una volta occupata, infatti, Selhorys poteva essere offerta per raggiungere un accordo di pace vantaggioso e immediato. Un compromesso equo, che doveva essere discusso con il comandante Maegel. Inoltre, secondo Raziel, serviva trovare una soluzione che potesse accontentare anche gli alleati di Qohor. Il fatto che Norvos avesse portato l’attacco a sud senza l’aiuto di Qohor la diceva lunga sulla differenza di vedute tra le due città. Mantenere una linea diplomatica avrebbe potuto creare dissidi tra i due schieramenti.

    Raziel si convinse a esporre le proprie convinzioni al comandante dell’armata.
    Purtroppo per il giovane, l’arrivo a destinazione impedì di organizzare e riportare le sue considerazioni a Draqyros Maegel.

    _

    Arrivati alle porte di Selhorys, fu organizzata tempestivamente una delegazione per far visita alle truppe di Norvos.


    Il drappello con gli ufficiali di Qohor, di cui Raziel aveva l’onore di far parte, si diresse celermente verso il campo alleato.
    Draqyros Maegel, alla testa della delegazione, avanzava sotto gli stendardi del Capro Nero a grandi falcate.
    Raziel sbuffò contrariato. Avrebbe preferito interloquire con lui, prima dell’incontro con il comandante alleato.

    Il campo di Norvos era ben allestito. Uomini barbuti, pesantemente armati, facevano da picchetto agli ingressi dell’accampamento. Dentro il campo, tra le tende, altri uomini dalla folta barba e ben equipaggiati si alternavano ad altri completamente glabri e in possesso di un equipaggiamento modesto.
    Raziel convenne che, come accadeva a Qohor, anche Norvos avesse truppe provenienti da caste e ceti ben diversi tra loro.

    Un urlo possente echeggiò tra le tende di Norvos, anticipando l’ingresso di una figura alta e possente. Un uomo dalla stazza simile a una montagna, si palesò alla delegazione qohorik. Raziel si chiese se avesse mai visto un uomo tanto grande.

    Il gigante barbuto si rivelò essere il comandante dell’esercito di Norvos e il rapido botta e risposta tenuto con Draqyros Maegel finì rapidamente per scaldare gli animi. I timori di Raziel si avverarono immediatamente, mostrando quanto la divergenza di opinioni fosse marcata.

    Non possiamo permetterci un fronte diviso. Questo finirà per distruggere in partenza ogni possibilità di successo. Forse dovrei intervenire?

    “Se mi è permesso intromettermi, suggerirei di lasciare la nostra foga per quelli che sono i nostri nemici. Mi chiamo Raziel Danaos e sono qui in rappresentanza degli Alti Nobili di Qohor.”

    Raziel fece un passo avanti e, facendo attenzione ad allargare bene le braccia, portò le mani parallele alle spalle.
    Avanzare senza mettere bene in vista le proprie mani, avrebbe potuto aggravare la situazione. L’intento di Raziel sarebbe potuto essere frainteso e avrebbe potuto far pensare a un attacco preventivo.

    “Per prima cosa, vorrei esprimere l’apprezzamento che il Concilio dei Nobili ha verso l’operato di Norvos. Siamo grati che abbiate portato la guerra alle porte di Selhorys.”

    Il giovane eseguì un leggero inchino marziale, rendendo così omaggio al massiccio comandante di Norvos.

    "Concluse le dovute formalità, vorrei esprimermi con schiettezza. Il viaggio ha stancato tutti noi. Lasciamo le decisioni militari a quando ci saremo riposati e rifocillati. Ho ancora un po’ di liquore di Lys, potremo ospitarvi questa sera e riprendere il discorso con calma.”

    C’era verità nelle parole del giovane, anche se stava enfatizzando la stanchezza per cercare di stemperare gli animi.

    “Non parlerò a nome di Qohor o dei suoi nobili, ma mi limiterò a esprimere un mio pensiero personale. Attaccare la città è rischioso. Penso che il comandante Maegel volesse dire questo. Un assedio, perché abbia successo, richiede tempo e noi non ne abbiamo. Se diamo modo a Volantis di riorganizzarsi, la distanza che ci separa da Norvos e da Qohor sarà il nostro punto di debolezza. Siamo lontani da casa e maledettamente vicini a Volantis. Le nostre perdite sarebbero difficilmente rimpiazzabili, mentre i soldati nemici potrebbero ricevere rifornimenti e rinforzi in tempi brevi e con facilità.”

    Il ragazzo fece una pausa per dare enfasi alle sue parole. Quello era il nodo fondamentale. A prescindere dalla linea strategica, quello era il fattore cruciale di cui tener conto.


    “Credo anche che sia proibitivo mantenere il fronte in campo aperto. Non avremmo nessun riparo o posizione difendibile. Mi chiedo: quanto tempo potremmo mai resistere? Consideriamo anche quanto detto prima. La distanza da casa e la vicinanza a Volantis giocano a nostro sfavore. Vi invito a riflettere su questo, così da parlarne meglio questa sera. Credo debba essere trovato un punto d’incontro, una soluzione che coniughi il rafforzamento del fronte, senza intaccare le nostre forze. La priorità è vincere la guerra in fretta e con il minor numero di perdite possibili. Credo che tutti conveniamo su questo punto.”

    Entrambe le posizioni tenute dai comandanti erano, secondo Raziel, miopi. Forse la concitazione del momento aveva enfatizzato fin troppo la posizione netta tenuta dai due comandanti. Forse era questo atteggiamento drastico a confondere Raziel, facendolo dubitare della loro competenza in materia. Una concezione di guerra così miope non poteva aver condotto i due uomini ai vertici dell’esercito.

    Raziel era certo che attaccare senza pensare, o limitarsi a difendersi non potevano essere soluzioni praticabili. L’unica possibilità di mantenere la posizione era quello di impossessarsi della città.

    “Forse dirò l’ovvio, ma senza la città non abbiamo possibilità di tenere il fronte. Non possiamo di certo difendere miglia e miglia di prati e boschi. Saremo accerchiati in poco tempo e, a quel punto, saremo noi sotto assedio. Tuttavia, pensare di cingere d’assedio Selhorys con le nostre risorse e il tempo a disposizione è impensabile. Come conciliare la necessità di prendere la città rapidamente, con il minor dispendio di uomini?”


    Senza il controllo della città, sarebbe stato complesso tenere la linea del fronte così a Sud. Selhorys offriva sia un’ottima difesa, sia la possibilità di sedersi al tavolo delle trattative con il coltello dalla parte del manico. Più lo diceva ad alta voce, più ne era convinto.

    “Vorrei esporvi una mia possibile soluzione. Ovviamente è solo uno spunto, un consiglio costruttivo. Presumo che siano stati fatti dei prigionieri dopo lo scontro avuto con Volantis. Propongo di portare tutti gli ostaggi davanti alle mura, farli inginocchiare per poi sgozzarne uno, ogni nuova ora. Questo fino a quando i difensori di Selhorys non ci consegneranno la città. Oltre agli ostaggi, direi di bruciare anche un villaggio al giorno. Questo ci fornirà razioni extra e spingerà i difensori a fare una sortita. Se non escono e non ci consegnano la città, impaleremo le teste degli abitanti dei villaggi sulle picche. Insomma, credo che il modo migliore per mantenere il fronte e vincere la guerra sia quello di farci consegnare la città, senza porla d’assedio.”

    Raziel si stupì dei metodi efferati che consigliava di adottare. D’altro canto, senza una o più azioni eclatanti, non c’era modo di farsi consegnare la città senza porla d’assedio.


    “Dovremo offrire loro il bastone, ma anche la carota. Sarebbe saggio offrire ai difensori e agli abitanti un salvacondotto: la possibilità di tornare a Volantis, lasciando qui ogni arma, armatura o bene. Dare ai difensori un modo sicuro per aver salva la vita. In alternativa, avranno un campo di teste mozzate da vedere ogni mattina e da avere sulla coscienza.”


    Raziel finì il suo monologo, ribadendo la sua intenzione di trovare un punto di incontro tra i due eserciti alleati. Una soluzione che permettesse di accontentare tutte le fazioni che avevano preso parte a quella guerra.


    “Credo sia un punto di incontro accettabile da tutti, ma ci tengo a dire che questo è solo il mio umile pensiero. Rinnovo il mio invito a discuterne ulteriormente davanti a un pasto caldo e un buon bicchiere.”



    Niente da perdonare, figurati ^^

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    Passo a coprire Numar che ha un imprevisto, quindi post easy per mandarti avanti


    "E questo chi sarebbe?" -il commento del Comandante di Norvos tradiva poco abilmente il fastidio che a mettere becco sulla conduzione della "SUA" guerra vi fosse un nobiluncolo da strapazzo come quelli che si vedevano nelle città più morbide del continente.
    Quanto stonava con l'apparente pacatezza del Capitano della Guardia Nera!
    "Credo che un po' di riposo possa essere di giovamento a tutti. Ceneremo nella tenda del Danaos quando la luna sarà a mezzo cielo, stanotte." -Maegel si limitò a chiudere così quella scomoda conversazione, raccogliendo l'appiglio di Raziel e lasciando l'energumeno di Norvos a scegliere se far valere le sue ragioni a suon di pugni o arrendersi e rimandare la faccenda di qualche ora.
    ---
    Beh, in un certo senso Raziel aveva vinto quella prima discussione.
    Le guardie che suo padre gli aveva concesso si prodigarono non solo a montare la tenda, ma anche il necessario per una piccola cena ed un concilio di guerra privato tra i due Comandanti ed il nobile qohorik; certo, le vivande erano quelle che ci si poteva aspettare da una spedizione militare ma nessuno dei due militari sembrava tipo da fare troppe storie a tavola.
    E quindi il liquore di Lys poteva accompagnarsi bene a pane secco e carne essiccata, insieme ad un bel pezzo di formaggio di capra.
    "Da bere, ragazzo!" -il vocione inconfondibile del Comandante stava impartendo ordini già ai poveri soldati di guardia all'ingresso della tenda. Con ben poca creanza spalancò i lembi di tessuto e fece scorrere il suo sguardo da un lato all'altro come predatore di fronte al suo pasto; sembrò deluso, forse dalla consapevolezza di essere arrivato prima di Maegel. Questo però gli dava tempo di sistemare il ragazzino una volta per tutte e rimetterlo al proprio posto: "Mettiamo che si faccia come dici tu." -il voi non era contemplato al momento nel suo linguaggio -"Se anche quei piscialletto si arrendessero, chi ce lo dice che non andranno ad ingolfare le file dell'esercito da Volantis e torneranno ad attaccarci dopo una settimana?"
    Deglutì.
    Sarebbe stato meglio dargli da mangiare e da bere.
     
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    Parlato Raziel
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    Pazzo bastardo. Chi sarei io? L'unico qui con un briciolo di intelletto e buone maniere.

    Nel tragitto di ritorno dal campo di Norvos, Raziel ripensò alle parole che Tregar Voort gli aveva rivolto. La rabbia, non ancora sopita, sbiancava ancora le nocche delle mani poggiate sulla sella. Maegel aveva rimandato l’incontro a quella notte, anticipando il giovane dal far volare parole grosse.

    Avevo chiesto a Maegel un incontro. Potevamo discutere delle possibili intenzioni Norvos e arrivare preparati. Maledizione, hanno attaccato senza di noi, era probabile che non desiderassero una soluzione pacifica. Avremmo potuto arrivare oggi con una proposta che accontentasse tutti. Invece, non mi ha considerato e mi ha negato il colloquio. Siamo arrivati impreparati e , nel tentativo di tenere le fazioni unite, potrei aver parlato a sproposito. Dovevo starmene zitto? No, Maegel non doveva lasciarmi all’oscuro della sua strategia. Avremmo potuto gestire meglio l’incontro.

    Lo sguardo di Raziel si perse sull’orizzonte erboso che circondava Selhorys, a nord e a est della cinta muraria. Una terra vasta e aperta che, all’apparenza, offriva ben poche protezioni naturali per gli eserciti di Qohor e Norvos.

    Vedo questa distesa d’erba e mi chiedo in che modo Maegel intende difenderla. Vuole rafforzare il fronte, ma non lo vede anche lui che non c’è alcun fronte da difendere? Ho ricevuto anche io l’ordine di raggiungere una soluzione diplomatica, ma all’atto pratico non è fattibile. Non possiamo aspettare e pensare di difendere un territorio così esteso. Non so cosa pensare. Maegel non mi ha dato l’idea di essere uno sciocco, forse mi sfugge qualcosa. Staremo a vedere. Stasera, sicuramente, spiegherà cosa ha in mente.

    I dubbi di Raziel vennero interrotti dall’arrivo al campo Qohorik. Tutti i membri della delegazione si separarono e Raziel si diresse verso i propri uomini.

    "Montate la mia tenda e preparate la cena. Stasera ospiterò i comandanti di entrambi gli eserciti. Cucinate il meglio che abbiamo da offrire e stappate tre bottiglie di liquore di Lys. Voglio che decanti a dovere, quindi aprite le bottiglie almeno mezza clessidra prima dell’arrivo degli ospiti.” Raziel proseguì, impartendo gli ordini per la serata. "Durante la cena tre uomini saranno dentro la tenda e serviranno me e i miei ospiti. Il restante di voi sará fuori a fare la guardia. Nessun’altro deve avvicinarsi o interferire. Desidero che tutti voi indossiate l’armatura. Chi starà fuori, dovrá essere armato. Chi serve, no. Quando avrete montato la tenda, assicuratevi che dentro siano messi bene in mostra gli emblemi della nostra casata.”

    Dopo aver dato istruzioni a Coltaine e ai restanti uomini di casa Danaos, Raziel si allontanò per non intralciare i preparativi che occorrevano per l’incontro di quella notte.

    —-

    Raziel si era risvegliato dopo qualche ora passata a dormire su un giaciglio improvvisato. Aveva trovato un sacco di juta da usare come cuscino e un carro dove rifugiarsi. Una soluzione spartana, che però fu balsamica per le membra stanche del nobile.

    Un soldato venne a riferire che la tenda era pronta, così come l'apparecchiatura e gli abiti per la sera. Raziel ringraziò, si alzò dal suo giaciglio e si diresse verso la tenda.

    Mentre camminava, si figurava nella sua mente quali sarebbero state le obiezioni dei due comandanti e quali le sue possibili risposte. Lo scambio di vedute, prodotto dall’immaginazione del giovane, si susseguiva freneticamente come un’intricata partita a cyvesse.

    Dopo essersi lavato e vestito, Raziel prese posto su uno dei tre scranni preparati per l’incontro. Di sfuggita vide passare il cibo che gli sarebbe stato offerto quella sera.
    Un pugno colpí il bracciolo in legno, producendo un suono sordo. Dopo quasi cinquanta giorni di viaggio, il meglio che si potesse offrire per cena era pane secco, carne essiccata e un po’ di formaggio.

    Da fuori l’ingresso della tenda, una voce possente attirò l’attenzione di Raziel. I lembi delle tende si divaricarono bruscamente e il comandante di Norvos entrò senza fare complimenti. Per un istante Raziel si chiese se la sua tenda fosse abbastanza alta per contenerlo.

    L’Alto Sventratore di Norvos pretese da bere ancor prima di salutare il suo ospite. Raziel, indispettito, cercò di non dare peso alle maniere grette del comandante. Gli usi e costumi a Norvos erano, evidentemente, poco evoluti. Il giovane nobile aveva tutta l’intenzione di assecondare l’ospite straniero, per tentare di ammorbidirne la posizione strategica. Preferí quindi non tener di conto l’etichetta corretta e, con un cenno delle dita, acconsentí a che si versasse da bere al nuovo arrivato.

    Le richieste di Tregar Voort non terminarono però con il vino e, anzi, si fecero piú incalzanti. Al giovane anfitrione vennero chieste delucidazioni sulla strategia che lo stesso Danaos aveva espresso quel pomeriggio.

    "Vorrei aspettare di essere al completo prima di parlare della guerra, ma credo di poter rispondere, senza aggiungere altri concetti rispetto a quanto già espressi di fronte a Maegel .” Il giovane rimase pensieroso per un attimo, cercando le parole più corrette per spiegarsi. “Nessuno ci dice che gli eserciti di Selhorys non torneranno, ma la verità è che, a quel punto, per noi non avrá alcuna importanza. Infatti, quando e se lo faranno, noi saremo al sicuro tra mura di pietra alte e solide. Loro, invece, saranno in mezzo a un prato, esposti e senza protezione.”

    Raziel versò il liquore nel proprio calice, poi ruotò il polso per capire se l’alcol avesse decantato a sufficienza.

    "In questo momento siamo noi quelli che hanno il culo all’addiaccio. Se domani fossimo attaccati, potremmo solo difenderci dietro qualche carro o barricata di fortuna. Non possiamo restare qui a lungo, quindi sono d’accordo con voi”

    Con una mano Raziel indicò al comandante di prendere posto a sedere. Nel mentre, con l’altra, ordinò che fosse portato del cibo in tavola.

    " Credo che la cosa migliore sia prendere Selhorys. Assediare la città richiede tempo. Le mura sono alte e spesse, e la città è enorme. Il tempo per prenderla sono certo che sia troppo. Purtroppo il tempo è una delle risorse di cui non disponiamo. Mettiamo che sia come dici tu: Volantis è in arrivo e lo fará tra una settimana o due. Non solo non saremo in grado di assediare la città, ma ci troveremo a fronteggiare gli eserciti di Volantis e Selhorys contemporaneamente. Verremmo accerchiati e dispersi. Da predatori, diventeremo prede. Non so te, ma io non ci tengo a combattere e morire per difendere una inutile zolla di terra. ”

    Il giovane assaggiò il liquore e pensò a quale peccato fosse, berlo con del cibo così insulso.

    "Controllare Selhorys e il suo porto ci permetterebbe di difenderci egregiamente. Potremmo rafforzare la testa di ponte qui a sud e ricevere comodamente rifornimenti via nave e via terra.”

    Ripensando alle parole della montagna di Norvos, Raziel ebbe una folgorazione. Un’idea semplice, ma geniale stava prendendo forma. Puntò lo sguardo diritto verso quello del suo ospite. Voleva vedere la reazione dell’uomo a quanto stava per dire.

    “Ripensando a quanto mi hai detto adesso, non posso che ammettere di aver trovato della saggezza nelle tue parole. Mi ha tolto le parole di bocca. Dobbiamo ‘ingolfare’ l’esercito di Volantis. Uno dei motivi per cui dovremmo offrire a tutti i cittadini la possibilità di lasciare Selhorys è semplice. Dobbiamo ingolfare la ritirata delle loro armate. Un esercito che si porta dietro migliaia di profughi, impiegherà molto tempo a tornare a Volantis. Donne, vecchi e bambini; renderanno la marcia un vero inferno. Ci farà guadagnare tempo, rubandolo al nemico. Potremmo, così, avere tutto il tempo di organizzare la difesa e la logistica della città”

    L’uso improprio di quella parola, aveva creato per Raziel un gran bell’amo. Uno spunto a cui il giovane non aveva pensato, ma che però rischiava di essere diabolicamente efficace.

    Credo volesse dire gonfiare e non ingolfare. Non deve essere molto sveglio. Posso manipolarlo. Forse. Quello che è certo è che, anche se non si è reso conto di nulla, mi ha offerto una soluzione geniale

    " Immagina poi se i profughi di Selhorys, lungo il loro tragitto, incontrassero l’esercito di Volantis diretto qui. Oltre a rallentarne la marcia, costringerebbe quest'ultimo a privarsi di cibo e acqua.” Raziel si fermò ad indicare le pietanze sopra la tavola. "Dopo cinquanta giorni di viaggio, il meglio che posso offrire stasera è un po' di pane secco e del formaggio. Per fortuna abbiamo questo liquore. Onoriamolo con un brindisi generoso. Alla tua”

    Raziel alzò il calice in aria, aspettando che il commensale facesse altrettanto. Portandosi il calice alle labbra, le inumidì senza però bere. Non era il caso di rischiare di ubriacarsi poco prima della riunione.

    "posso offrirti solo questo e pensa che noi non abbiamo dovuto sfamare alcun profugo. Se le armate di Volantis dovessero spartire il poco cibo con tutti gli abitanti di Selhorys, l’esercito nemico potrebbe giungere qui sotto le mura già affranto e affamato. I loro uomini non avrebbero i mezzi o il morale per cingerci d’assedio. Noi, d'altro canto, avremmo tempo e modo per ricevere rinforzi e rifornimenti dalle nostre due città. ”

    La mano del giovane si levò nell’aria, ordinando che fosse portato altro cibo e liquore per il comandante di Norvos.

    " Inoltre, ora che mi ci fai pensare, la migrazione degli abitanti potrebbe prosciugare le risorse di tutte le città e i villaggi che si trovano tra qui e, come la chiamano? Ah si, la Prima figlia. Decine di migliaia di anime affamate inizierebbero a invadere le terre di Volantis in cerca di un pezzo di pane. Nelle città scoppierebbe il caos. Sarebbero come cavallette in un campo di grano: creerebbero distruzione, disordini, carenza di cibo e, di conseguenza, altri nuovi migranti. Si innescherebbe un effetto domino che, espandendosi a macchia d’olio, colpirebbe tutte le terre controllate dal nemico. Potremmo mettere in ginocchio la loro capacità di reperire cibo e risorse. Volantis potrebbe non essere più in grado di mantenere attivo l’esercito e noi avremmo vinto senza muovere un muscolo.”

    Il pugno battè energicamente sul tavolo apparecchiato.

    "Ti ringrazio per aver suggerito questa soluzione. Gran merito del nostro successo, potrebbe dipendere dal consiglio che hai offerto. Direi, se sei d’accordo, di aspettare il comandante Maegel e esporgli quello che è emerso da queste due chiacchere. ”

    Raziel provò a coinvolgere il comandante di Norvos, suggerendogli il fatto che gran merito del piano fosse opera sua. In realtà, anche se per errore, era davvero stato l’artefice di quella possibile strategia.

    Se riuscisse a gonfiare il suo ego, potrei farlo desistere dall'attaccare e potremmo portarlo dalla nostra parte

    Condividere il merito di quel piano, avrebbe intaccato il prestigio personale di Raziel, ma, allo stesso tempo, avrebbe offerto al nobile la possibilità di portare Norvos nella direzione voluta. Si era creata l’opportunitá di fare fronte comune e, così, provare ad appianare le divergenze tra i due alleati.

    Adesso non è importante chi riscuote maggiori meriti. Conta soltanto il modo in cui si porta avanti la campagna militare. Dobbiamo vincere e farlo nel minor tempo possibile.



    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Non ho trovato info sulla geografia di Selhorys. Mi sono basato sulla cartina di essos trovata sul forum. Spero vada bene

    Freene Non so se "ingolfare" fosse un refuso di "gonfiare". Io l'ho provato a sfruttare. Anche qui, spero vada bene.

    Parole 1808
     
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    Raziel Danaos • 9 Febbraio 286 • Tenda di Raziel • Fuori Selhorys
    "Mmh... certo."

    Tregar buttò giù un altro boccale. Mentre Raziel parlava, aveva continuato ad osservare il giovane con una silenziosa attenzione che mal di accostava alla cafoneria che aveva mostrato fino a quel momento. Era difficile dire cosa passando per la testa del gigante in quel momento. In linea di massimo però sembrava soddisfatto della propensione del Danaos alla battaglia rispetto a Maegel.
    Quest'ultimo li raggiunse qualche minuto dopo, salutandoli con la solita distaccata freddezza.

    "Chiedo scusa per il ritardo. Altre faccende richiedevano la mia attenzione."

    "O nessun problema... io e il ragazzo stavamo discutendo di una possibile strategia per conquistare la città!"

    Draqyros soffermò il suo sguardo sull'Alto Nobile. La mascella ebbe un sottile irrigidimento.

    "Davvero?"

    Il norvoshi iniziò quindi a spiegare la discussione avvenuta poco prima. L'espressione del capitano della Guardia Nera non mutò di una virgola mentre ascoltava silenziosamente quella marea di informazioni. Un singolo che continuo anche quando la voce di Voort cessò di rumoreggiare.

    "Beh che pensi?"

    "Penso che la vostra strategia punti tutto sul fatto che chiunque comandi le forze della città accetti di andarsene. Cosa che non accadrà, non essendoci un motivo logico per cui ciò accada: non abbiamo idea di quante forze siano all'interno mentre loro sanno più o meno quanti siamo, sanno che non abbiamo armi d'assedio e hanno un accesso al porto che noi non possiamo in alcuna maniera impedire. Inoltre..."
    A questo la sua attenzione fu rivolta completamente a Raziel.

    "La nostra missione qui è mantenere una situazione di stallo ed evitare che questa guerra degeneri ulteriormente. In patria abbiamo forze che lavorano in congiunzione per raggiungere una pace in questi stessi momenti. Tali forze comprendono la vostra famiglia, Danaos. Ne siete stato informato?
    Conquistare la città rischia di vanificare qualunque sforzo fatto in tal senso, se non peggiorare la situazione. Altre Città Libere potrebbero vedere questa mossa come una provocazione e unirsi allo scontro, schierandosi con Volantis. Vi rendete di cosa rischiano Qohor e Norvos? Vi rendete conto di cosa rischia Essos?"

     
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    pegi_got_ridotta

    Raziel ascoltò in silenzio tutte le parole proferite del suo comandante. Per tutto il tempo, lo sguardo del giovane restò fisso sul poco cibo che si trovava nel piatto davanti a lui. Ad ogni nuova parola, ad ogni nuova frase, la rabbia del giovane avvampava come se fosse alimentata dai sospiri di un mantice.

    Le ultime parole di Maegel, quelle dirette direttamente a lui, impedirono al nobile di trattenere le parole e la rabbia. Il sangue gli ribollì nelle vene e tutti i muscoli fremettero.

    “La politica è una guerra che nessuno qui dentro è chiamato a combattere. Mi chiedete cosa penseranno della nostra conquista, ma non so rispondervi. Vedo il passato e posso solo basarmi su quello. Dov’erano le altre città libere quando Volantis abbatteva le nostre mura? ”


    Le mani del giovane strapparono un pezzo di pane come se stessero tirando il collo a una gallina.

    ”Forse, e dico forse, Volantis, in qualità di Prima Figlia, vanta dei diritti che noi altri non abbiamo?” Raziel ebbe un’esitazione e le parole che voleva dire gli morirono in gola.
    Le dita iniziarono a giocherellare con una mollica di pane trovata sul bordo del tavolo.

    “Per come la vedo io, un’eventuale conquista equivale a ripagare il nemico, usando la sua stessa moneta. Potremmo poi barattare Selhorys con un trattato di pace immediato e noi favorevole. Noi siamo stati noi a volere la guerra e non siamo noi a voler espandere la nostra influenza o i nostri territori. Stiamo soltanto riportando la pace a Essos, ma ci serve qualcosa di concreto per trattare. O davvero qualcuno a Qohor pensa che basti ricevere qualche lettera di scuse ben scritta per arrivare alla pace e cancellare la paura e l’odio verso chi ha provato a stuprare le nostre donne e rendere schiavi i nostri figli? Senza un’impresa che lavi l’onta subita, si potrebbe raggiungere lo stesso la pace, ma qualcuno resterà scontento. Qualcuno continuerà a gridare vendetta e il malcontento si insinuerà tra la nostra gente.”

    Dopo aver fatto un profondo respiro, Raziel aggiunse: “Sono stato troppo impulsivo. Ammetto di essere stato punto nell’orgoglio e ho finito per parlare con troppa alterigia. Chiedo scusa a entrambi per il mio sfogo.”

    Il giovane allontanò il cibo da sé, spingendo il piatto in mezzo al tavolo.

    “Maegel, voi parlate di arrivare a una soluzione pacifica, ma ci siamo appena accampati sotto le mura di una città nemica. Questo fatto, già di per sé, non sarà visto come un atto di pace. Visto che mi sono già espresso sulla difficoltà di resistere senza la protezione di posizioni difensive adeguate, consideriamo anche l’aspetto della logistica e dell’approvvigionamento: come vedete, non posso offrirvi che pane e formaggio e siamo arrivati qui solo da poche ore. Tra non molto saremo costretti a depredare i villaggi della zona per racimolare delle provviste. Questo non verrà visto come un gesto distensivo, soprattutto se le nostre azioni sfoceranno in stupri e omicidi. Se vogliamo davvero arrivare a una soluzione di pace, avremmo dovuto restare a casa o, quantomeno, accamparci in una posizione lontana da obiettivi civili. Stare qui è una provocazione, anche se non sfodereremo mai la spada.”

    In definitiva, difendere il pezzo di terra davanti a Selhorys era come cercare di mangiare una minestra con un cucchiaio bucato.

    Le obiezioni alla mia proposta hanno un senso, ma, per il resto, Maegel credo non tenga in considerazione fin troppi fattori. Mi dà l’idea che si stia arrampicando sugli specchi, nel tentativo di non far capire il suo vero obiettivo. Forse dovrebbe ammettere che siamo qui solo per fermare Norvos. Dire alla montagna qui presente che di questa guerra non ce ne frega un cazzo. Che non ci importa degli sforzi fatti da Norvos per difendere i nostri confini, mentre noi pensavamo solo a leccarci le ferite. Maegel vuole imporre la sua visione? Faccia pure. Ci troveremo a combattere sia Volantis che Norvos.

    La mano destra passò dietro il collo e iniziò a massaggiarlo per alleviare la tensione che si stava accumulando.

    “A mio avviso, la mia proposta resta la soluzione più pacifica a cui possiamo puntare, ma non voglio perorare ulteriormente la mia causa. Siamo qui perché siate voi due a decidere la nostra strategia. Finora mi sono esposto solo io. Lo so, i miei toni vi avranno fatto pensare: ecco l’ennesimo nobile viziato che ha letto di battaglie in qualche libro polveroso e ora gioca a fare la guerra. Non è così.” Raziel di sporse in avanti e cercò gli occhi di Maegel, poi quelli del comandante di Norvos . “Ho a cuore la mia città e l’esito di questa missione. Ho ponderato le mie parole prima di dirle, ho scandagliato ogni possibilità, calcolato le opportunità e i rischi con il raziocinio. Ora, mi perdonerete se le ho esposte con il cuore. Ma, se avete ascoltato con attenzione le mie parole di questo pomeriggio e di questa sera, saprete senz'altro discernere il senso logico dalla veemenza, come un buon agricoltore discerne il grano dalla crusca.”
    Raziel prese un generoso sorso di vino che scese in gola rinfrancando le corde vocali, come un fiume attraverso una rovente distesa di sabbia.

    “Adesso, miei signori, mi pongo umilmente in ascolto delle vostre risposte. Da parte mia, mi limiterò a farvi da ospite.”

    La pressione sanguigna e la tensione nervosa si alleggerirono al suono di quelle sue ultime parole. Non era Raziel a dover decidere il da farsi. Si era sbilanciato per cercare di far da paciere tra le due fazioni, ma non aveva un reale potere lì dentro e non poteva che limitarsi ad accettare la loro decisione, qualsiasi essa fosse.
    Un tuffo nel vuoto, visto che nessuno sembrava voler esporre la propria strategia.
    Entrambi si erano limitati a offendersi alle prime parole dette e quel pomeriggio si era rischiato di finire con una bella rissa.

    Sta diventando un giochino stucchevole. Sembra che ci sia solo io qui in questa tenda. Sono l’unico a voler trovare un punto di incontro? Mi sembra di essere stato mandato avanti come si fa con una vittima sacrificale. Un agnello che sale i gradini del tempio, pronto a essere scannato per il giubilo di questi due uomini. Demoliscono le mie idee e l’impegno che metto nel trovare una via di mezzo. Non fanno altro che buttarmi merda addosso o tracannare il mio vino, senza però portare nulla di propositivo. Sai cosa? Vadano a fanculo.


    Le dita gettarono via la pallina fatta con la mollica di pane, poi, riempirono il boccale con il liquore di Lys. Le gambe si allungarono su di uno sgabello.

    Scannatevi. Se la guerra è questo tipo di gioco, dove ci si deve limitare a obbedire a gente che si trova a miglia di distanza, lascio che a giocare siano altri.
     
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    Raziel Danaos • 9 Febbraio 286 • Tenda di Raziel • Fuori Selhorys
    "Forse vi è sfuggito che una Città Libera si già è unita al conflitto, dopo l'assedio di Qohor. Selhorys potrebbe essere tutto ciò che serve per dare una motivazione valida a chi ci odia per unirsi a questo scontro: la nostra città ha più nemici che alleati. Volantis potrà aver aver anche cominciato la guerra, ma non possiamo permettere di essere noi ad allargarla!"

    Tregar sbatté una mano sul tavolo facendo un gran baccano.

    "I volantiani non se ne staranno certo belli fermi ad aspettare! I loro rinforzi arriveranno prima o poi e dubito che si limiteranno ad osservare dalle mura!"

    "I miei ordini sono chiari: senza una reale motivazione, le mie truppe non assalteranno la città."

    "Ma perché non provare il piano del ragazzo? Magari può funzionare!"

    "Non c'è un solo motivo..."

    "Non puoi saperlo!"

    Raziel avrebbe visto la fredda maschera di Maegel incrinarsi. C'era sicuramente del fastidio nel suo volto, eppure... anche del dubbio? Che fosse possibile spingerlo a vedere le cose come le vedeva lui? Oppure era meglio lasciare che fosse il norvoshi ad occuparsene?

     
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    Le parole di Maegel alimentarono la rabbia che il giovane covava dentro al cuore.
    Le mani si strinsero sui braccioli di legno del proprio scranno e, in un primo momento, il nobile fu vicino a sbottare.

    Era pura retorica difendere il proprio punto di vista, tirando in mezzo Norvos. Anche i muri sapevano della secolare amicizia tra le due città. Ben diverso era il rapporto con le altre città e, in definitiva, nessuna di loro si era interessata alla sorte di Qohor. Nessuna altra città Libera si era esposta o adoperata per mettere fine ad un atto ostile, che era privo di ogni qualsiasi motivazione razionale.

    Le decisioni prese in quella tenda, come potevano peggiorare la situazione?
    Secondo Raziel, prendere la città significava limitarsi a vendicare il torto subito.
    Come poteva estendersi il conflitto, ora che Volantis veniva ripagata per i suoi crimini?
    Se il conflitto non si era esteso davanti alle azioni insensate della Prima Figlia, perché doveva farlo adesso che questa veniva respinta?


    Ma il punto non era quello e il nobile si morse la lingua nel tentativo di reprimere la veemenza con la quale voleva rispondere al proprio comandante.

    ”Si perde tanto nel disquisire di politica e di scenari futuri, quando, nell’immediato, siamo con il culo al freddo e non abbiamo idea di cosa mangiare o su come difenderci.Dovremo concentrarci su cosa fare per non farsi ammazzare dai difensori di Selhorys e dagli, eventuali, rinforzi provenienti da Volantis"

    Raziel stava perdendo la pazienza. Si era defilato per lasciare l’iniziativa a coloro che, effettivamente, avevano il potere decisionale. Eppure, nessuno dei due, stava esponendo un piano d’azione concreto. Di quel passo, la guerra sarebbe terminata prima che qualcuno tirasse fuori mezza idea.

    Spazientito e affranto, il giovane tornò a pensare al proprio piano e a eventuali alternative che potessero conciliare le due anime di quell'esercito. La stanchezza del viaggio si sommava a quella prodotta dall’inerzia che i due uomini stavano dimostrando. Erano giunti alle porte di Selhorys con una qualche bozza di piano, allora perché si ostinavano entrambi a non sottoporre la loro idea nel dettaglio?

    Quando Maegel terminò di ribattere alla montagna di Norvos, il giovane provò a inserirsi di nuovo nella conversazione. Il comandante Qohorik si era limitato ad arroccarsi nella propria convinzione, senza però spiegare in che modo riteneva che la sua strategia fosse applicabile.

    ”Chiedete a noi di darvi un motivo valido. Lo posso capire. Vorrei però che ci spiegaste quale sia il motivo valido che vi induce a farci restare qui a difendersi tra questi fili d’erba, senza protezione e lontani almeno cinquanta giorni da casa. Spiegateci come possiamo resistere senza alcuna fortificazione e senza una linea di approvvigionamento efficace come quella nemica”

    Raziel si era sinceramente stufato dell’ostracismo privo di argomentazioni o alternative, che il comandante di Qohor stava mettendo in campo. Era giunto il momento di parlare senza girarci intorno: la strategia di Maegel, studiata per mantenere una parvenza di pace, non teneva conto della vita dei soldati lì radunati. Potenzialmente, una sconfitta dei due eserciti, avrebbe allontanato la pace che Maegel così disperatamente stava cercando.

    ”Ci state chiedendo di mettere a repentaglio le nostre vite e quelle dei nostri uomini nel tentativo di non smuovere un vespaio? Perdonatemi, ma non mi sembra un buon motivo per proseguire con questa strategia. Concordo nel non assaltare la città, ma è evidente che non possiamo stare qui. Chiedete a noi un motivo valido? Vi rispondo che provare la mia opzione non costa nulla. Possiamo mandare un messaggero ai difensori della città per esporgli le nostre condizioni. A quel punto vedremo cosa succede. Magari abboccano subito o, magari, potrebbero accettare dopo qualche incentivo.”

    Esisteva forse un’ulteriore alternativa. Raziel ci aveva pensato mentre i due parlavano tra di loro. Non l’aveva ragionata affondo, ma tanto valeva esporsi vista l’aridità di parole e idee dimostrata dai propri ospiti.

    ”Se fallissimo, non sarebbe un grosso problema. Non avremmo perso nulla e potremmo provare altre strade. Ad esempio, stavo pensando a delle alternative. Qui non possiamo stare, ma potremmo scendere a sud. Non so se sia fattibile, ma potremmo presidiare il fiume per impedire che le navi di Volantis giungano a Selhorys. Una o più catene di ferro potrebbero sbarrare il fiume e bloccare così ogni rifornimento fluviale. Dovremo uscire dalla vista delle mura di Selhorys e scendere quindi parecchio a sud. D’altro canto poi avremo risolto i nostri problemi di cibo, togliendoli al nemico. Il loro porto sarà inutile e, anzi, ci potrebbe permettere di entrare in città con le navi requisite. Se faremo un uso intelligente dei ricognitori e delle vedette, potremmo evitare di essere circondati da eventuali attacchi provenienti o da Selhorys o da Volantis. Se requisissimo abbastanza navi potremmo anche traghettare l’esercito dall’altro lato del fiume, evitando, in un primo momento, un eventuale accerchiamento. Sono tutte idee buttate lì, ma vedo più motivi validi in questo che nel restare qui fermi o nel assaltare una città così ben rifornita.”
     
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    Raziel Danaos • 11 Febbraio 286 • Sotto le Mura • Fuori Selhorys
    Il sole picchiava forte quel mattino. Anche se forse quello non faceva sudare Raziel come le decine di arcieri posti sulle mura a meno di un centinaio di metri da loro. Era passata poco più di una giornata da quella loro discussione nella tenda. L'idea di bloccare il fiume con una catena venne quasi subito scartata: anche se fossero in grado di produrre una catena di quelle dimensioni, guadare il Rhoyne a piedi o a nuoto era praticamente impossibile. Soprattutto a sud di Selhorys, dove si allargava a tal punto da non poter più vedere l'altra riva. Maegel restava fermo nella sua decisione di rafforzare la propria posizione, costruendo barricate e postazioni di guardia per rendere quella zona maggiormente difendibile, ma alla fine si arrese alle pressione dei due e accettò di provare l'idea del giovane Danaos. Era evidente tuttavia come non nutrisse la minima speranza che quel piano potesse condurre ad un esito a loro favorevole.
    Ma un messaggero fu comunque inviato e un incontro fu fissato a non molta distanza dalle mura di Selhorys. Non esattamente una posizione a loro favorevole ma quella condizione non era trattabile. Così Maegel, Voort e Raziel, accompagnati da una ventina di uomini di entrambe le parti, si diressero al punto indicato, sotto gli occhi attenti dei soldati posti alle mura. L'attesa stava iniziando a farsi snervante quando le porte finalmente si aprirono. A passi calmi ma misurati un gruppo composto da una decina di uomini pesantemente armati cominciò ad avvicinarsi a loro. In testa stava un uomo con armatura fatta di cuoio e tessuto, il volto era coperto da una maschera di ferro contornata da un turbante. Fu proprio lui a parlare, mantenendo comunque una discreta distanza dal gruppo degli assedianti.

    "Mi chiamo Vaario Nahassar, comandante in capo delle forze di Volantis. Con chi ho il piacere di parlare?"

    Raziel avrebbe quindi avuto l'occasione di presentarsi, assieme agli altri due di presentarsi. Maegel infatti aveva suggerito che partecipasse in primo piano in quell'incontro, in quanto principale sostenitore di quel piano. Probabilmente anche (sebbene avesse evitato di dirlo apertamente) perché lo stesso capitano della Guardia Nera aveva dei dubbi sullo stesso, e il bestione di Norvos era fin troppo una testa calda.

    "Non ho ricevuto particolari informazioni dal vostro messaggero... quale sarebbe il motivo per cui avete richiesto questo incontro?"

    "Vogliamo proporvi una soluzione pacifica che possa evitare un bagno di sangue per entrambe le parti..."

    Gli occhi del qohorik si spostarono brevemente sul compatriota. Voleva introdursi per meglio spiegare la sua idea o avrebbe lasciato fare a lui?

     
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