Lotarq Xantheon

Capitolo VI: Le Fiamme di R'hllor

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    Il capitolo del Tomo dell’Oltretomba che più di tutti Lotarq era curioso di leggere gli era finalmente apparso, aprendosi sulla figura di una donna dei lunghi capelli che danzava attorno a un enorme falò le cui lingue infuocate, come serpenti, si arrampicavano nell’ombra di un paesaggio oscuro puntellato di bianco, forse una notte stellata. Era dunque quella l’immagine che il libro dava della fede del Dio Fiammella (era così che il nobile soleva chiamare R’hllor per schernirlo), un enorme fuoco che scaccia i terrori della notte per coloro che lo venerano?
    Era comprensibile quella scelta artistica, sia per via della dottrina di R’hllor, sia per il fatto che da sempre gli uomini temono il buio. Perfino nel Tempio del Capro Nero c’erano sempre bracieri e candele accese durante la notte, seppure certo non nelle zone più segrete. Quella del buio era una paura ancestrale che riuniva le persone davanti al fuoco, spingendole a celebrare una divinità volubile quanto le fiamme e altrettanto avversa agli esseri umani non dediti alla piromania. Certo, il clero del Dio Rosso affermava il contrario!

    Anche nel libro alcune dottrine eretiche erano state riportate e davano un quadro generale di quella fede così estranea rispetto al Culto del Maestro Oscuro. La religione rossa affermava che il mondo e il destino dell’umanità erano in perenne bilico a causa dell’eterna lotta di R’hllor il dio della luce, del calore e della vita, e della sua antitesi, il Grande Estraneo, dio del giacchio e della morte. Quella descrizione risvegliò in Lotarq il ricordo degli estranei, gli esseri del ghiaccio e della necromanzia che avevano dominato l’occidente durante la Lunga Notte… che le due cose fossero collegate? D’altronde non era il primo collegamento strano che scorgeva sui dettagli della Lunga Notte all’interno di culture diverse. Gli accenni al buio e alla necromanzia non mancavano anche delle oscure leggende di Yi-Ti e del suo più empio imperatore, primo sacerdote del Culto della Saggezza Stellare. Era quanto mai strano che popolazioni così diverse, nonché provenienti da parti del mondo del tutto scollegate, avessero così tanti elementi in comune nelle proprie storie, fedi e leggende.
    Secondo i preti rossi, l’eterna battaglia avrà fine solo quando un eroe prescelto, Azor Ahai, ritornerà brandendo la spada fiammeggiante chiamata Lightbringer, la Spada Rossa degli Eroi, e solleverà al proprio comando un’armata di draghi.

    Bisognava convenire sul fatto che c’era ben poco che si poteva fare contro un’armata di draghi, la storia di Valyria ne era un chiaro esempio. Eppure alla fine l’impero dei Signori dei Draghi era crollato come un castello di sabbia, finendo per soccombere al mare e alle fiamme dei vulcani: una fine indubbiamente poetica per chi aveva creduto di poter forgiare il mondo col fuoco… e con la magia.
    Questo sembravano crederlo anche i preti rossi, giacché il tomo affermava di strani poteri legati alle fiamme che il Dio Rosso poteva concedere ai suoi seguaci. Narrava di grandi saggi la cui vista si perdeva nei fuochi sacri sino a poter scorgere visioni profetiche, di piromanti dalle cui mani il fuoco sgorgava come acqua da una fonte sorgiva e perfino di mirabolanti prodigi compiuto con l’aiuto del Signore della Luce. Una parte di Lotarq non poteva non dubitare di quei poteri: se tanto era in grado di concedere il Dio Fiammella, com’è che i suoi eserciti erano annegati nel sangue senza riuscire a incenerire i difensori di Qohor?
    Un’altra parte di lui invece, quella più analitica, gli sussurrava qualcosa all’orecchio: “un altro dio che comunica con visioni e benedice con gli alti misteri i suoi seguaci”. Quella similitudine era fastidiosa quanto innegabile! Se, e andava sottolineato SE, il tomo era affidabile, il Dio Rosso non agiva in modo poi molto diverso dal Grane Capro. Ambedue tra l’altro richiedevano dei sacrifici, solo che uno li desiderava arsi tra le fiamme, l’altro sanguinanti sotto le lame dei suoi sacerdoti.

    Più ci rifletteva, meno era certo delle sue idee; Lotarq si trovava dinnanzi a qualcosa a cui non aveva mai davvero pensato. Certo, le due divinità rimanevano nettamente diverse e così alcuni aspetti delle rispettive fedi! Il Capro predilige la notte ed il buio, i demoni innominabili sono suoi alleati e così il grande terrore ch’essi trascinano nei reami dei mortali. Il Dio Rosso invece ripudia la notte e i suoi terrori, li scaccia con le fiamme e invoca il ritorno dell’alba nell’attesa di abbattere il Grande Estraneo. Così diversi… ed anche così simili… perché allora i loro popoli erano nemici? Ovviamente certi contrasti erano inevitabili, e la sete espansionistica di Volantis era per certo la risposta più ovvia: senza contare che il tipo di riflessioni che stava portando avanti non era cosa da rozzi e incivili come la gran parte dei plebei. Rimaneva però indubbiamente interessante immaginare cosa avrebbero potuto fare i poteri delle due divinità se alleate: il dominio della notte e del giorno, della vita e della morte, del terrore e dell’amore insito nel cuore di fuoco, simbolo di R’hllor. Ma con tutta probabilità quella era un’eventualità assurda, e quasi certamente anche abbastanza eretica!

    Lotarq rimaneva devoto al Capro, suo fedele servo e seguace; ciò non di meno voleva conoscere e apprendere anche quello che era esterno al dominio del suo Signore. Non ne bramava il potere, quello no di certo, anche perché sarebbe stato un tradimento e un’offesa per i doni che gli aveva concesso il Maestro Oscuro! Desiderava invece poter comprendere come il divino poteva canalizzarsi nell’individuo, come la mortalità poteva espandersi e divenire labile, come certi poteri e conoscenze prendevano forma tanto nel mondo quanto nelle menti di chi le praticava e ricercava.
    Quant’era vasto quel mondo che i dotti definivano “Alti Misteri”, e che fortuna per Lotarq era stata nascere nella “Città degli Stregoni”. Lì, oltre alla magia del sangue di cui era diventato praticante, aveva avuto accesso a conoscenze di ogni tipo tramite il Tomo dell’Oltretomba, e forse un giorno avrebbe ottenuto conoscenze ancora più straordinarie! Pur non essendo ancora certo dell’effettiva veridicità del libro, quelle pagine lo avevano ancor di più spronato a continuare con i suoi studi.

    Lotarq Xantheon
    Addestratore: Tomo dell'Oltretomba, add di riferimento Alti Misteri della Cittadella
    Addestramento: Culto di R'hollor (spiegazione storica e generica, vaghe indicazioni sui poteri dei preti rossi)
    Requisiti: Livello minimo conoscenze 105
    Ricompense: 16 punti esperienza, Alti Misteri 6
    Parole: 1010 su 1000 necessarie
    Tratto del pg: Studioso Lv3 (+25% exp)

     
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    ottieni 24 pe, alti misteri 6
     
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