Lotarq Xantheon

Capitolo VII: Il Vino degli Stregoni

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    Lotarq aveva avuto modo di studiare le meraviglie della città di Qarth con il saggio Ubh’tho durante una delle molte lezioni di storia e ne era rimasto piacevolmente incantato. Se le cose fossero andate diversamente e la guerra non avesse oppresso i qohorik, forse la sua idea iniziale di viaggiare verso est si sarebbe realizzata e avrebbe goduto delle immani meraviglie della città che come Qohor era sopravvissuta alla feroce espansione dothraki. Per le sue strade era possibile vedere edifici colorati con decori che includono archi di bronzo modellato, splendide coperture realizzate con scaglie di giada, ossidiana e lapislazzuli. Torri sottili che si ergono alte oltre ogni immaginazione e fontane elaborate che riempiono ogni piazza, modellate a forma di grifoni, draghi e manticore. Per non parlare della triplice cinta muraria della città, una delle grandi meraviglie dell’uomo secondo l’acclamato Lomas Passo Lungo, che per primo le aveva descritte nel suo famoso libro “Meraviglie realizzate dall'uomo”. Eppure, ad aprire il capitolo che lo attendeva non c’era nulla di tutto questo.
    Alberi neri, nodosi e contorti si innalzavano al cielo: davanti a loro una figura umana, scarna, vestita con strani abiti e con le labbra di un blu così intenso da sembrare il cuore dell’oceano. Il settimo capitolo del Tomo dell’Oltretomba prometteva di portare allo scoperto alcuni dettagli dell’ordine degli stregoni di Qarth, o più semplicemente degli “stregoni”, come venivano chiamati in tutto il continente orientale. Si trattava di persone che praticavano gli alti misteri, stando a quanto asseriva il tomo anche con una notevole abilità seppur calata col passare del tempo. Questi praticanti delle arti occulte vivono a Qarth, la grande città tra il deserto e il mare che vive di commercio e dazi spropositati che le navi in transito sono costrette a pagare, se desiderano superare indenni le sue acque o commerciare nel suo vasto porto. Molte voci girano su quella città, meta considerata esotica perfino dei popoli delle città libere e che spesso aveva solleticato la fantasia e la curiosità di mercanti e intrepidi viaggiatori.

    In quel luogo in cui scorreva più oro che acqua vi era però une edificio grigio e decadente, da almeno un secolo né ampliato né ricostruito, eppure temuto da tutti. Erano in molti a chiamarlo “Palazzo di Polvere”, ma per chiunque conoscesse abbastanza bene la città quello era semplicemente il palazzo degli stregoni. Nessuno ci andava con piacere, giacché l’ordine degli stregoni aveva una fama a dir poco sinistra! Stando al tomo, in un passato ormai terminato con la scomparsa dei draghi, gli stregoni potevano esercitare un grande potere e scagliare terrificanti maledizioni. A quei tempi la loro casa era sontuosa, un faro di conoscenza occulta per tutti coloro che desideravano impossessarsi degli Alti Misteri. Via via però i loro poteri erano scemati e così la loro influenza sulla città, prima indubbiamente soggetta a un maggior controllo da parte degli abitanti del Palazzo di Polvere. Andava però puntualizzato che nonostante questo in pochi rimanevano abbastanza coraggiosi da dirigersi nella loro casa, ed ancor meno osavano farsi nemico il loro ordine.

    Gli stregoni di Qarth sono noti per indossare vaporose vesti ricoperte da perla di vario tipo, spesso realizzate con tessuti scuri che variano dal blu, al nero al violetto. La loro pelle è bianchissima e possiede un pallore sovrannaturale, così come per niente normale è il colore delle loro labbra, perennemente impregnate da un blu di variabile intensità. Quelle strane alterazioni del corpo sono dovute all’Ombra della Sera, una strana bevanda che gli stregoni realizzano dalle foglie bluastre degli inquietanti alberi neri che crescono solo attorno alla Casa degli Eterni, vero nome del Palazzo di Polvere. Anche detta “vino degli stregoni”, secondo l’ordine l’ombra della sera permette di espandere la propria mente ed accedere a una conoscenza superiore, motivo per cui ne fanno un uso a dir poco smisurato. Gli stregoni più vecchi a forza di consumarla finiscono per avere perfino le unghie bluastre o violette e si dice che alcuni vedano scurirsi perfino il bianco degli occhi.

    Continuando a leggere il tomo Lotarq non trovò altri dettagli sull’ombra della sera, ma vi erano comunque degli interessanti accenni alla magia adoperata dagli stregoni. In verità non gli era molto chiara: pareva simile a quella da lui utilizzata per grazia del Capro Nero sotto alcuni aspetti, ed allo stesso tempo sembrava qualcosa di completamente differente, soprattutto per il fatto che non veniva concessa da alcuna divinità! Era forse l’ombra della sera a concedere agli stregoni quelle strane capacità legate agli alti misteri? Nel libro si faceva riferimento alla capacità di maledire e di manipolare le menti, tanto da mettere in guardia sulle parole degli stregoni. C’erano anche accenni a dei riti di sangue! Qualcuno poteva davvero esercitare la magia del sangue senza venerare il Capro Nero? Che razza di blasfemia era mai quella!

    Secondo i sacri insegnamenti la magia del sangue era un dono divino, la capacità di attingere alla forza vitale di uomini e bestie consumandone l’essenza. Forse col tempo qualcuno aveva sperimentato dei modi di farlo diversi da quelli dei seguaci del Maestro Oscuro, magari comprendendo in maniera differente come manipolare la vita e la morte. Se d’altronde esisteva davvero la necromanzia, era innegabile che fosse possibile sfruttare poteri affini a quelli del Capro pur senza votarsi a lui. D’altronde Lotarq doveva ammettere di non aver del tutto compreso in che modo sfruttare la magia del sangue: sapeva di potervi attingere, ma non era qualcosa di distinto, una conoscenza meccanica da utilizzare in maniera automatica. Era come cercare di dare forma al fumo; talvolta aveva la sensazione di riuscirci modellandone i contorni con le mani, o con la ritualità, o ancora con la preghiera veemente di fede, ma sempre finiva per veder sfumare quanto riusciva a invocare. D’altronde era stato avvisato tanto dal libro quanto dalla maegi: gli alti misteri non erano un qualcosa di semplice, tangibile o pienamente comprensibile. Solo dopo aver iniziato a praticarli Lotarq aveva davvero compreso la metafora della “lama senza impugnatura” … ad ogni modo studiando quel capito una domanda gli restò in testa.

    “Laddove io mi affido alla fede per invocare la magia… a cosa si affidano questi stregoni?”

    Lotarq Xantheon
    Addestratore: Tomo dell'Oltretomba, add di riferimento Alti Misteri della Cittadella
    Addestramento: Gli Stregoni di Qarth (spiegazione storica e generica, vaghe indicazioni sui poteri degli stregoni)
    Requisiti: Livello minimo conoscenze 106
    Ricompense: 16 punti esperienza, Alti Misteri 7
    Parole: 1022 su 1000 necessarie
    Tratto del pg: Studioso Lv3 (+25% exp)

     
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    ottieni 24 pe, alti misteri 7
     
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