La patriottica arte del mentire per il proprio paese

Corale Vidya e Josephine

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    Ragazze, come avrete capito ho attualmente problemi tecnologici.
    Sicuramente ci saranno errori in questo post ma proviamo a fare il meglio possibile.

    16 febbraio Portico di Ingresso, Josephine
    Lord William Dustin aveva deciso di accogliere Jason Mallister di persona, al portico di ingresso del castello di Città delle Tombe, accanto a Josephine che stava per riabbracciare il padre dopo settimane di lontananza. Certo, le circostanze potevano essere migliori.
    L'incontro a cui stavano per assistere era di natura squisitamente diplomatica e per quanto i soldati Dustin fossero sempre pronti all'azione, il Signore del castello stava aspettando il Lord di Seagard in abiti "civili" e con nessuna arma al suo fianco, come galateo e tradizione comandavano. Al suo fianco, oltre ad un piccolo drappello di servitori e guardie, faceva bella mostra di sé una figura che la fanciulla non aveva ancora mai visto nel castello: si trattava di un cavaliere in armatura che assomigliava nell'aspetto a Lord William anche se sembrava avere diversi anni in meno.
    Stava per presentarsi alla ragazza quando lo squillo di diverse trombe annunciò l'arrivo dell'ospite più atteso di quell'assemblea.
    Jason Mallister avanzava lentamente ma con fierezza, accompagnato da Ser Willas e da una scorta di una cinquantina di soldati di rappresentanza che si guardò bene dall'impegnare il portico di ingresso, lasciando che ad avanzare fosse solo il Lord ed il suo cavaliere.
    "Città delle Tombe vi saluta, spero non abbiate incontrato difficoltà lungo il viaggio." -se a primo ascolto il benvenuto del Dustin sembrava formale ed educato, una certa intonazione nella parola "difficoltà" avrebbe tradito un'ironia che Lord Mallister non si fece sfuggire.
    "Lord Dustin, Ser Erik..." -l'impressione iniziale sull'identità del cavaliere sconosciuto era confermata dalle parole di suo padre; si trattava di Ser Erik Dustin, fratello minore del Signore di Città delle Tombe -"Qualche intoppo da nulla, la mia gente è abituata a difendersi da qualche branco di lupi ingordi"
    Lo smacco sembrò infastidire Lord William che però fu prontamente frenato dal parlare dall'intervento del fratello: "Siete ospiti di Casa Dustin ora, mangiate il nostro pane ed il nostro sale come simbolo della nostra ospitalità."
    L'offerta tradizionale dei Primi Uomini sembrò alleggerire persino l'animo del Signore di Seagard che si avvicinò finalmente alla figlia a cui non si era rivolto dal suo arrivo: "Figlia mia..."-la mano si era portata ad accarezzare la guancia di Josephine.

    16 febbraio, Torre dei Dustin, Sala delle Udienze
    Le voci che provenivano dal salone delle udienze della Torre dei Dustin indicavano un clima per nulla sereno. Lord Flint doveva essere già arrivato e le lamentele che stava urlando alla povera Lady Amanda che tentava come poteva di sedare la sua rabbia; in particolar modo sembrava non andargli giù il fatto che Lord Dustin non fosse lì con lui ma avesse preferito restare ad accogliere il "damerino del Sud" come intendeva appellarsi a Lord Mallister in quella faticosa giornata.
    "Vedrete quanto se la prenderà ora che a rispondere alla sua rabbia entreranno due donne."-Lady Barbrey stava percorrendo i corridoi che le separavano dalla sala al fianco di Vidya, con i passi lenti di chi in quella giornata avrebbe volentieri evitato quello spiacevole incontro.
    "Generalmente non ho problemi a gestire le intemperie dei nostri uomini. Borbottano, fanno un gran fumo, ma poi si placano davanti ad una brocca di vino, ma stavolta è diverso..."-le preoccupazioni della Ryswell sembravano avere radici profonde che davano a ciò che stava per accadere un peso maggiore di quanto avesse desiderato -"Ho sentito mia sorella, persino vostro fratello è inquieto. Nessuno può permettersi un'altra guerra, non ora, ma tutto ciò che abbiamo sono le nostre radici, le nostre tradizioni."
    La testa sembrava dolerle a causa di diverse notti insonni: "Roose è lungimirante e sa che un sacrificio oggi può significare un domani un accesso sul mare anche sulla costa occidentale. " -nonostante le politiche di Lord Stark infatti, l'apertura alla navigazione e alle risorse marittime era avvenuta quasi esclusivamente per la costa orientale, se si escludeva il minuscolo porticciolo di Isola dell'Orso. Seagard era una gigantesca opportunità, da un punto di vista meramente strategico.
    "Lord Flint del resto...."


    CITAZIONE
    Vi faccio iniziare separate così Josephine ha modo di parlare col padre e Vidya con Barbrey.
    Potete tranquillamente muovervi nel castello arrivando dove volete questo turno.
    CITAZIONE
    Limite post: mercoledì 3 aprile
    Vi taggo perché potrei non essere in grado di mandarvi un mp, vediamo.
    *Sybil* »S« »S«
     
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      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    I dorati stendardi drappeggiati lungo le snelle pareti della Torre dei Dustin sfavillavano sotto i timidi raggi del meriggio. Di tanto in tanto l’estate si affacciava anche al Nord, attutendo il quasi perenne clima vernino che caratterizzava la regione del Metalupo. Un tiepido abbraccio che avvolgeva Città delle Tombe, accendendo di vivi bagliori la superficie del fiume che la fiancheggiava e trasformando le algenti e sferzanti folate di quelle ancestrali lande in morbide e miti carezze.

    Un’atmosfera di quiete e serenità che, però, non raggiungeva l’interno dell’edificio, ove i primi brontolii di tempesta cominciavano a farsi sentire.

    Vidya distolse lo sguardo dalla feritoia e lo puntò verso l’origine del trambusto.

    La roboante voce di uno stizzito Lord Flint viaggiava veloce e chiara, superando i confini della Sala delle Udienze ed echeggiando contro le lignee volte della struttura. Alterato, tuonava il proprio disappunto, fendendo l’aria con parole vibranti di tagliente sarcasmo in risposta ai vani tentativi di placarlo della povera Lady Amanda. Sarebbe stato un eufemismo affermare che non avesse affatto gradito la decisione del padrone di casa, colpevole di essere rimasto sul Portico d’Ingresso per accogliere di persona le Aquile assieme ad un piccolo comitato d’accoglienza e a Lady Josephine.

    Nel silenzio del lungo corridoio l’epiteto affibbiato a Lord Mallister dall’indispettito ospite giunse loro nitidamente e la Bolton inarcò le sopracciglia con divertito sconcerto.

    Se in Lord Dustin aveva ritrovato la quintessenza della ruvidezza e schiettezza del Nord, da quel che poteva udire, il Signore di Dito della Silice avrebbe offerto la perfetta rappresentazione del temperamento indomito e fumantino dei discendenti dei Primi Uomini.

    “...damerino del Sud…”


    Lanciò un’occhiata eloquente alla nobildonna al suo fianco e scosse lievemente il capo. L’incontro non era nemmeno alle battute iniziali eppure la tensione era già palpabile, preannunciando per tutti loro una giornata difficile e impegnativa.

    "Vedrete quanto se la prenderà ora che a rispondere alla sua rabbia entreranno due donne."


    Tese le labbra in una linea amara e sospirò rassegnata. Vi erano luoghi e situazioni in cui la presenza delle donne continuava a non essere gradita... o considerata con il dovuto peso.

    Lord Flint avrebbe sicuramente visto l'essere accolto da delle mere lady come un ulteriore affronto - malgrado una di queste fosse la Signora di Barrow Hall in persona. Una conferma ai suoi occhi si stesse dando all'arrivo dei Mallister più rilievo e importanza che al suo.

    «Posso immaginare.»

    "Generalmente non ho problemi a gestire le intemperie dei nostri uomini. Borbottano, fanno un gran fumo, ma poi si placano davanti ad una brocca di vino, ma stavolta è diverso..."


    Le pallide iridi della Bolton guizzarono verso il viso della nobildonna, indagatrici. Qualcosa turbava Lady Dustin, rallentandone il passo come se un inconscio desiderio di rimandare il più possibile l’incontro la trattenesse. Non era di certo la paura di imporsi e far sentire la propria voce a crucciarla, l'aveva vista con i propri occhi tenere testa al Lord suo marito senza alcun timore o problema.

    Si chiese dunque se la ritrosia dell’altra fosse dovuta al fatto che, in fondo, si trovasse in accordo con il Flint. Era difatti molto più difficile risultare convincente e trovare le parole per inibire le fiamme, quando lo stesso incendio divampava nel proprio animo.

    Stavolta era diverso.

    Annuì. Non si trattava di un semplice diverbio tra orgogliosi Lord. Lo sapeva bene. I malumori di Dito della Silice non erano che increspature sull’apparentemente cheta superficie del Nord. Bolle sorgive segnale di una spaccatura più diffusa e profonda di quel che si potesse pensare, creatasi in un terreno reso sempre più farraginoso dalle infiltrazioni degli eretici e pericolosamente vicino al definitivo punto di rottura.

    Rammentava ancora le parole di Lord Dustin durante il loro primo colloquio e il modo in cui aveva usato l’ironia per rivelare quello che, con molta probabilità, era un pensiero condiviso dai più. L'idea di accogliere nel branco il viola e l'argento di Seagard era stata guardata fin dal principio con estremo scetticismo e le criticità sorte così presto non avevano fatto altro che consolidare la convinzione di un progetto destinato a fallire, complicato dalle marcate differenze e inquinato dal ricordo del sangue versato dai propri fratelli ancora troppo fresco nella terra come nella memoria. Vidya non si sentiva di biasimare coloro che condividevano questa pessimistica visione e vivevano la decisione dello Stark come una forzatura, vedendo negli scontri che destabilizzavano il territorio, non inevitabili attriti, ma una provocazione – un’ingerenza da risolvere e gestire con il pugno di ferro.

    "Ho sentito mia sorella, persino vostro fratello è inquieto. Nessuno può permettersi un'altra guerra, non ora..."


    Fece per parlare ma si bloccò, serrando di scatto la mascella. Qualche parola per me? Avrebbe voluto chiedere, ma, nel suo intimo, conosceva di già la risposta. Dubitava di trovarsi in cima alla lista dei pensieri di sua cognata Bethany. E per quanto concerneva suo fratello Lord Bolton…

    Chinò la testa, guardandosi le mani congiunte in grembo, le esili dita intrecciate in una stretta nervosa.

    Roose era stato ben chiaro alla sua partenza: era da sola. Le sue azioni lasciate al proprio giudizio. Unica responsabile di eventuali errori e loro conseguenze. Inutile dunque aspettarsi consigli o semplici rassicurazioni. Volendo avrebbe potuto leggere in quel farle sapere, per quanto indirettamente, di essere ‘inquieto’ un messaggio, ma temeva che a parlare fosse il bisogno di non sentirsi davvero abbandonata a se stessa in quella situazione.

    Soffocó la delusione, rimproverandosi per la propria debolezza, e concentrò nuovamente la propria attenzione su quanto Lady Barbrey le stava riportando, annuendo grave alla preoccupazione generata dallo spettro di un nuovo conflitto.

    "... ma tutto ciò che abbiamo sono le nostre radici, le nostre tradizioni."


    Lo stesso poteva essere detto dei Mallister, pensò tra sé e sé, guardando la donna massaggiarsi la fronte come a tenere a bada un mal di testa incipiente o mettere a tacere i pensieri che probabilmente da giorni l’assillavano.

    Un istinto, quello di voler proteggere e conservare le proprie origini, che aveva potuto osservare da vicino tramite Lady Josephine, con il suo iniziale rifiuto nei confronti di tutto ciò che riguardava il Nord e l'ostinato e viscerale attaccamento ai propri usi e costumi - dal marcare il sinuoso accento del Sud, all’indossare abiti sontuosi ma inadatti alle temperature di quelle latitudini, fino all’ostentazione della propria inveterata fede nei Sette. Il timore di perderle era comprensibile, sebbene fosse infondato ed essenzialmente frutto di chiusura e pregiudizio, poiché, come dimostrato dai membri di Casa Manderly, i quali dopo secoli mantenevano orgogliosamente vive le proprie tradizioni e radici Andale, per fare parte della regione non bisognava rinunciare alla propria identità. Un discorso che, di contro, valeva anche per coloro che paventavano ripercussioni in seguito all’annessione. L’aver accolto i Tritoni nel branco non aveva, difatti, né alterato né intaccato in modo significativo il paesaggio culturale del Nord.

    A dirla tutta, sotto questo aspetto, vi erano questioni ben più insidiose e subdole del retaggio di un neo-vassallo.

    «Preservarle è uno degli obiettivi di questo incontro» affermò con convinzione, inserendosi brevemente nel discorso.

    Erano gli eretici il vero nemico al momento. Con la loro dottrina che tanto facilmente riusciva a fare presa su una popolazione stremata e disillusa nei confronti del governo e delle classi più abbienti - viste come corrotte e lontane dalle sofferenze e dai patimenti del volgo - e con la violenza e brutalità attraverso le quali portavano avanti il loro progetto di conversione, erano una minaccia concreta per i Fedeli degli Antichi quanto per i seguaci della Stella a Sette Punte.

    Se la Casata di Seagard, come sperava, non aveva nulla a che vedere con i folli adepti di Illyria, era proprio in questo pericolo comune che un punto d’incontro, per la sopravvivenza di ciò che era caro a tutti, poteva - anzi, doveva - essere trovato.

    «Il bene del Nord è la priorità.»

    La Lady Madre aveva usato una frase simile in chiusura della sua missiva e Vidya aveva riflettuto a lungo sulle implicazioni di quel concetto all’apparenza tanto semplice ed ovvio.

    Nel messaggio la donna le era parsa combattuta. Conscia della neutralità richiesta dal proprio ruolo di reggente e della difficile posizione in cui il suo legame parentale con una delle parti la poneva. Divisa tra i suoi doveri nei confronti del nuovo alleato e quelli verso il resto degli alfieri giurati a Casa Stark. Alla ricerca di una linea percorribile tra le due fazioni che, però, faticava a visualizzare. Unica certezza: la necessità di salvaguardare gli interessi del Nord.

    Ed era secondo questa premessa che la giovane Bolton avrebbe operato.

    "Roose è lungimirante e sa che un sacrificio oggi può significare un domani un accesso sul mare anche sulla costa occidentale."


    «Un’occasione di crescita per tutti» commentò evasiva, prendendo nota dell’ennesimo - casuale? - indiretto accenno alla posizione di Roose.

    Sulla questione la fanciulla di Forte Terrore aveva le proprie riserve. Durante quelle lunghe settimane d’attesa, con i giorni che erano sembrati scorrere sempre più lentamente man mano che la data stabilita si avvicinava, aveva cercato di prepararsi all’incontro, consultando diverse mappe dei territori coinvolti nel tentativo di farsi un quadro completo della situazione.

    Poteva immaginare il disegno dietro l’accordo e l’intento con il quale era stato stretto e firmato dal Giovane Lupo e l’erede di Seagard. Ciononostante, guardando quella striscia di terra oggetto di tanta discordia, si era ritrovata a chiedersi se davvero fosse valsa la pena di creare il controverso - e preoccupante - precedente di un'espropriazione parziale dei possedimenti di un Vassallo per motivi politici e non sanzionatori.

    Si parlava del porto in costruzione come il futuro gemello occidentale di Porto Bianco ma, sarebbe davvero riuscito a svilupparsi fino a quel punto essendo praticamente affacciato sui domini delle Piovre? Gli Uomini di Ferro non erano propriamente noti per il loro essere di parola e il pericolo che le navi potessero divenire loro bersagli era reale. Anche dal punto di vista difensivo Vidya nutriva delle perplessità. La natura in quell'area aveva già provveduto a proteggere in modo ottimale ogni accesso al Nord, ponendo le Scogliere della Silice a Sud di Capo della Piovra mentre, alle spalle della costa che dava sulla Baia dell'Uomo di Ferro, la fitta foresta e le paludi dell’Incollatura rendevano vano ogni attacco. La presenza dei Mallister avrebbe davvero fatto la differenza?

    Aveva concluso fossero problematiche note a chi di dovere e che erano i suoi occhi inesperti a non vedere i vantaggi - oltre all’innegabile e preziosa esperienza da navigatori che avrebbero apportato le Aquile - di cui si parlava con tanto entusiasmo.

    La sua unica preoccupazione doveva essere quella di assicurare che in quelle lande tornasse l’ordine e la stabilità.

    "Lord Flint del resto…"


    «… Lord Flint merita delle garanzie.»

    Era Dito della Silice ad aver materialmente pagato il prezzo di questo ‘sacrificio’ in nome del Nord. Ed ora vedevano i loro luoghi di culto vilipesi da fanatici e i propri territori messi a soqquadro dagli eretici.

    «Ci muoviamo su un terreno instabile e insidioso» ammise. Le legittime rimostranze si intrecciavano a possibili interessi dei soggetti coinvolti al punto da rendere difficile discernere cosa li muovesse. L’ira del Flint, ad esempio, era più che giustificata, ma non si poteva escludere del tutto che il suo sospetto nei confronti dei Mallister non fosse alimentato anche dalla tentazione di poter riprendere il controllo di quelle terre ed, eventualmente, goderne i benifici. «La mia speranza è che una volta appurata l’estraneità - o meno - di Seagard ai fatti intercorsi nei territori al confine, l’orizzonte possa apparire più chiaro a tutti.»

    *


    Varcata la soglia della Sala delle Udienze, come previsto dall’etichetta, Vidya si tenne un passo indietro rispetto a Lady Dustin, lasciando alla padrona di casa il compito di accogliere Lord Flint e introdurla, quindi si portò avanti.

    Nell’aspetto e nei colori una vera figlia del Nord.

    La lunga chioma corvina era stata lasciata libera sulle spalle, fatta eccezione per alcune ciocche raccolte e annodate sulla nuca in una semplice ma raffinata acconciatura richiamante gli intrecci delle fronde degli Alberi Diga. Il cremisi del lungo abito evocava alla mente il rosso della sacra linfa, contrastando con il suo marmoreo incarnato, tanto simile alla loro bianca corteccia.

    «Virðing mín, Magnar Flint*» salutò solenne, sollevando i lembi della sopragonna e abbassandosi con un movimento fluido e aggraziato. Una riverenza non troppo profonda, come poteva essere quella da riservare al Lord Maggiore o al Re, ma neanche solo accennata come avrebbe potuto fare essendo, tecnicamente, membro di una casata quasi dello stesso rango. Un modo, assieme all’utilizzo dell’antico linguaggio - accenno dell’ancestrale origine delle loro famiglie - per mostrare il proprio rispetto all’uomo e cercare di lenire il fastidio per il trattamento ricevuto fino a quel momento.

    Si sollevò, assumendo la sua tipica algida postura. «Lasciate che vi esprima la mia gratitudine per aver prontamente accettato di prendere parte a questo incontro.»



    Parole: 2022


    Virðing mín, Magnar Flint = I miei omaggi, Lord Flint.
     
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    ∼ 7 Febbraio 286 • Sera - Pioggia •
    Barrowlands - Città delle Tombe • Alloggi ospiti ∼


    L
    a missiva per Seagard era partita con il sorgere della nuova alba subito dopo l’approdo della Mallister a Barrowhall. Parole cariche di affetto, prudenza e speranza che solo una figlia poteva dedicare ad un padre, pregando gli Dei per la propria salute e rammentando il vincolo che l’Aquila aveva contratto dopo la battaglia delle Torri Gemelle. In qualità di protettori dei mari dell’Ovest e nuovi alleati di Lord Caleb Stark, i confini all’incollatura andavano protetti dai conflitti che si accendevano come fuochi in ogni villaggio della costa. Una situazione di forte instabilità e profonda incertezza che gettava ombre sull’onore dell’Aquila agli occhi del branco di Lupi, che era già pronto a fiutare pericoli per l’intero Nord. Una dolce supplica da parte dell’adorata figlia, la “Perla più bella di Seagard” come Lord Jason Mallister amava annunciarla presso la sua corte, per costringere il signore del Golfo degli Uomini di Ferro ad abbandonare il seggio per raggiungere lidi ben più a Nord a cui mai s’era spinto. Se era Lady Elisa Flint-Stark a richiederlo non esisteva ragion per cui tergiversare o rimandare la partenza. Nessun’altro Lord, se non il Protettore del Nord, aveva altro ascendente sull’orgoglioso ed imperioso Lord Seagard. Addolcito forse dalla richiesta della figlia, per assicurare tempi migliori e prosperità all’Aquila Argentea presso la corte del Meta-Lupo, Lord Jason non avrebbe esitato a partire per tener fede alle promesse stipulate, sebbene molte fossero ancora disattese dallo stesso Lupo. Non era più tempo di procrastinare, mentre per Lady Josephine Mallister giungeva un lungo tempo d’attesa.

    Barrowhall era come una fredda prigione flagellata dai venti e dalle urla dei defunti. La torre di cui era ospite e dove erano state allestite stanze per lei e la servitù quasi vibrava all’ululato del vento, mentre la pioggia batteva sui vetri e la fiamma lottava con forza per non venir soffocata dai novelli ceppi. La fredda cortesia, il distaccato rispetto e la nota di diffidenza trapelavano da ogni gesto e consuetudine nel palazzo Dustin. Ricambiava con algidi sorrisi e mascherava il dissenso, per la gravosa spada di Damocle che pendeva sulla sua testa, la sua infelice condizione. Costretta a rimandare la partenza con i pellegrini fino al confine, un pellegrinaggio di speranza e riconciliazione per i villaggi tra i domini Flint-Mallister, aveva accettato con riserbo e mestizia il triste destino di essere “ospite” di Lord Dustin. Ogni servitore o cortigiano del Palazzo la trattava con massimo rispetto e gradita cortesia, al pari di un illustre ospite, anche se le differenze culturali e religiose acuivano il disagio che dilagava da tempo tra i villaggi di confine. Aveva istruito la sua piccola corte a vivere con rispetto e riserbo delle proprie tradizioni, senza rinunciare alla sacralità dei sacramenti o alle prediche di Septon Mychael. Aveva ammonito ogni libertà o licenza da parte delle più indisciplinate ancelle, condannandole con severità in caso di mancato ascolto all’invito di prudenza e discrezione. Sebbene nessuno dei Dustin potesse vietarle di professare il proprio Credo, secondo la Legge Reale in vigore in ogni Feudo del Regno, non desiderava alimentare sospetti o acuire contrasti. Per voce del soldato con più alto grado tra la sua guardia personale, aveva dettato legge sulle milizie che l’accompagnavano in quel viaggio nell’accontentarsi dell’avena più scadente o della volgare birra invece del prelibato vino. In promessa a doni provenienti dalla sua stessa tavola, aveva richiesto inflessibile condotta agli armigeri e non prestare orecchio alle maldicenze che correvano intorno alla loro protetta o a chi seguiva la Vera Fede. Una volta al giorno inviava Septon Mychael per la predica del vespro in modo da ammonirli sulla Divina Provvidenza e ricondurli al gregge dell’Onnipresente senza lasciarsi vincere da sentimenti terreni come la rabbia o la vendetta. Una minima provocazione, accolta con fervore, poteva incendiare gli animi e creare disordini. Desiderava mantenere le apparenze ed essere parte di quella rappresentazione teatrale inscenata da Lord Dustin: Lui fedele vassallo del Nord e lei gradita ospite di Barrowhall. Nutriva torbidi sospetti nei confronti del Lord delle Barrowlands, che aveva quasi imposto con il benestare di Lady Bolton, la fine del pellegrinaggio e la convocazione di un tribunale in casa sua. Velati e gravosi capi d’accusa pendevano non solo su Lord Seagard, ma anche sulla nobile e pia figlia. Eppure per la pace ed il bene comune aveva messo da parte la rabbia e l’orgoglio, reputando la sicurezza dei pellegrini e l’onore dell’Aquila sopra ogni altra cosa. Solo la richiesta di Lady Madre Stark l’aveva convinta a restare a Città delle Tombe, l’unica donna che avesse davvero autorità e giudizio in assenza del Protettore del Nord.

    Le giornate passavano tediose, ancor peggio che a Grande Inverno. A Barrowhall percepiva un’ospitalità forzata, nonostante la gentilezza di Lady Barbrey e Lord William Dustin non mancasse di elogiare le qualità in termini di beltà ed ubbidienza della figlia di Lord Jason Mallister. Dietro la folta barba castana non riusciva a scorgere la sincerità dei sorrisi o negli occhi scuri nemmeno la sincerità delle proprie azioni. Eppure Lady Josephine Mallister aveva imparato a danzare in sua compagnia con leggiadra compostezza, come le era stato insegnato a Seagard da Septa Ysilla, ed osservava con rigore le barbare usanze dei locali a patto che non entrassero in conflitto con la Fede dei Sette Dei. Ospite della corte Dustin riusciva a districarsi tra i finti sorrisi e le occhiate di diffidenza, molto più gravose di quelle ricevute a Grande Inverno, e splendeva come una lucciola in un cielo stellato delicata ed incerta ma capace di coprire perfino il chiarore della luna. Manteneva riserbo, senza intervenire troppo nelle “questioni tra uomini” ed interveniva brevemente solo se richiesta espressamente la sua opinione. La esponeva con grazia e garbo, soppesando le parole ma soprattutto facendo leva sull’accento straniero, fino a marcarlo. Una muta ribellione, sottraendosi a volte ad importanti banchetti o eventi ricreativi al Palazzo per manifestare la sua distanza a simili barbarie senza recar offesa ed inscenando improvvisi malori plausibili per la cagionevole salute. Gli uomini a volte erano così ottusi, di cui Lord William Dustin ne era fiero esponente, che solo le donne ben più acute e sensibili all’ineffabile diventavano una vera minaccia. Eppure mai alcuna scortesia le era stata recata durante il soggiorno a Città delle Tombe, soprattutto da Lady Barbrey abile e loquace consorte di Lord Dustin. Prendeva spesso parola, violando a volte la buona etichetta che il Sud imponeva nella sudditanza del ruolo femminile nella vita di padri, fratelli o mariti. Lady Barbrey era forse un esempio di sfrontata ribellione, anche se la fiducia della fanciulla di Seagard era ben lontana nel riporta in lei. Ben più diffidente e dura era stata la reazione di Lady Amanda Tallhart, la sorella di Lord Tallhart e moglie di Ser Erik Dustin, che a volte le rivolgeva penetranti occhiate ricambiate con sorrisi gentili e di abile mestizia. Tanto più fragile si mostrava, nell’animo e nel corpo, tanto meno appariva una minaccia agli occhi del branco. L’unica nota di letizia e conforto era Lady Vidya Bolton, che accoglieva con gioia nei suoi alloggi e con cui scambiava parole di conforto e sostegno durante i banchetti o le rare battute di caccia, quando il cielo permetteva e le lande gelate non erano flagellate dai venti. Un’alleata, l’unica davvero capace di comprenderla.

    Disciplina, riserbo, riconoscenza e osservanza dei sacramenti. Era ciò che aveva imposto alla piccola corte di cui era a capo nelle terre dei Dustin. Spogliata del potere di cui godeva e dell’alta referenza che s’era guadagnata durante il pellegrinaggio, si ritrovava “prigioniera” di un nobile Casa del Nord nonostante non le fosse impedito alcun movimento o vietato alcuna pratica. Rispettosa con i Dustin e gentile con il popolo aveva imparato ad accettare con pia rassegnazione il proprio destino, affidando il buon giudizio al Padre, il sincero perdono alla Madre, la somma saggezza alla Vecchia, le candide virtù alla Fanciulla, il valoroso coraggio al Guerriero, le quotidiane rinunce al Fabbro e l’incerto futuro allo Sconosciuto. Offriva una preghiera per ogni Divino affinché le fossero donate le sacre virtù nel giorno del giudizio. Tutto sommato, nonostante l’angoscia che provava nel futuro, riusciva a vivere come una nobildonna senza troppe rinunce alla corte dei Dustin. Anzi era lei medesima a saltare qualche banchetto per purificare il corpo o rinunciare ai giochi da tavolo con le altre dame per non cadere nel peccato dell’azzardo o esser vittima del Demone dell’oro. Rifiutava di mutare le proprie abitudini, costernate di rinunce e preghiere, per accrescere il benestare presso la corte dei Dustin. Preferiva esser considerata come una bislacca straniera dagli insoliti costumi e dalla mal pronuncia. Mai troppo vicina ma nemmeno troppo lontana. Bella come la brezza e ineffabile come il vento.

    Nell’ultima settimana Septon Mychael ad ogni preghiera del vespro rievocava nobili esempi di martirio e di come il popolo della Vera Fede era stato messo a dura prova nel corso della storia. Sanguinose ingiustizie, subdole rivolte o insensati massacri in nome della Fede. Con coraggio il Septon condannava fermamente l’eresia Targaryen, facendo vacillare anche il più coraggioso degli animi di fronte alle Sette Punizioni Eterne nei Sette Inferi. Chiunque avesse anche solo dubitato della propria fede, se non nel Dio dai Sette Volti, era invitato alla penitenza immediata e render grazia a Dio per il dono del ravvedimento. Il santo predicatore era sempre più veemente tanto da incutere timore nelle dame da compagnia di Lady Josephine e terrorizzare la servitù che non desiderava trapassare con l’animo macchiato di peccato. Per questo il Septon bandì i dolciumi ed il vino dalla tavola della Lady per sette lunghi giorni ed intensificò le sessioni di preghiera introducendone due in più per raggiungere il numero sacro. Sette penitenze, con sette ore di digiuno. Un percorso di espiazione dei peccati in modo da giungere immacolati di fronte al tribunale del Dio, non quello inscenato da Lord William Dustin.

    ∼ 14 Febbraio 286 • Mattino - Nuvoloso •
    Barrowlands - Città delle Tombe • Colline dei mulini a vento ∼


    Città delle Tombe sorgeva su una pianura brulla e fredda, costeggiata da diverse colline verdeggianti e rocciose. Solo una vegetazione bassa e rada riusciva a prendere piede sulle colline, eternamente flagellate dai venti. Le urla dei defunti, così così chiamate nelle locande della città, si mescolavano con il fischio del vento. Una terra costernata da sepolcri ed antiche catacombe, dove il misticismo incontrava il culto dei morti. Circolavano sinistri racconti intorno alle Barrowlands, ritenute tra le terre più pericolose del Nord insieme al Dono di Brando, dove ormai bruti avevano fissa dimora. Racconti a cui Lady Josephine non prestava orecchio, trincerandosi dietro la propria Fede e reputando ogni manifestazione una suggestione della mente e figlia dalla superstizione. Tra le tediose giornate di pioggia ed i banchetti in onore degli ospiti, la Mallister aveva scorto anche meraviglie nella Città dei defunti. Era un po' come essere murati vivi, nelle proprie stanze e prigionieri di intemperie capricciose e pericolose. Eppure a volte, seppur di rado, il cielo veniva squarciato dai fendenti dell’astro e faceva risplendere di smeraldo le colline vicine.

    Senza troppe difficoltà, a patto che fosse scortata per precauzione dalle milizie Dustin, era riuscita ad ottenere una visita ai grossi mulini a vento che riusciva a scorgere dagli alloggi. Le enormi pale si muovevano sospinte dai venti, macinando grano ed avena fonte di sostentamento del popolo sotto lo stendardo Dustin. Un monopolio tassato per permettere anche al più umile degli artigiani di macinare il grano che s’era guadagnato con l’onesto lavoro. Con rigore ed ordine ogni massaia attendeva il proprio turno, caricandosi i sacchi di iuta alle spalle e sorreggendo i loro bambini. Le grida degli infanti, troppo piccoli anche solo per capire, venivano portate via dal vento. - Se il seme di grano non scende nella terra e non muore, non porta frutto. - Strinse le mani, sotto lo stupore generale della milizia Dustin, di diverse donne in attesa di macinare il proprio grano. Ormai le ancelle erano ben temprate alla misericordia della Mallister, sebbene alcune non vedessero di buon occhio l’eccessiva convivialità con cui si rivolgeva a persone di rango inferiore. Un modo per entrare in empatia con loro, oltre che distribuire elemosina e pane caldo. Quel mattino aveva reclamato con cortesia un cesto di vivimi traboccante di pane caldo in modo da distribuirlo tra i più poveri di Barrowhall. Un gesto di vicinanza per quei popoli costretti a vivere di stenti e sacrifici, non baciati dalla Luce dei Sette Divini e costretti a sopravvivere tra le brulle lande delle Barrowlands. Un modo per manifestare la propria riconoscenza per l’ospitalità ed ingraziarsi il popolo. Un atto sincero, d’amore verso il prossimo.

    Aveva ignorato con garbo e dignità la scorta Dustin, suscitando forse il sospetto in Lord William Dustin di una sua eventuale fuga o un modo per mettersi in contatto con il nobile Mallister di Seagard prima dell’incontro. Mancavano ormai solo pochi giorni all’arrivo di Lord Jason Mallister, stando alle notizie che provenivano dai confini. Pregava ogni giorno affinché il viaggio paterno fosse comodo e privo di pericoli, anche se le Barrowlands non risparmiavano nessuno né amici e né alleati. Invocava il Padre affinché fosse istillata la sacra giustizia nell’animo degli uomini, il Guerriero in modo da tenersi coraggiosa anche di fronte alle più vili accuse e la Vecchia per invocare la somma saggezza e consigliarle il dignitoso silenzio di fronte alle illazioni che udiva ogni giorno tra i corridoi del palazzo. Sebbene i Dustin dominassero su un vasto feudo e potevamo vantare di un seggio raffinato e ben difeso, nulla era paragonabile alle ricchezze di Seagard e all’onore che provava al solo pensiero di ritrovare volti amici. Aveva quasi dimenticato, in quei lunghi mesi, la sensazione di essere al sicuro e di non preoccuparsi troppo di come muoversi o ben ponderare le parole.

    L’uggioso cielo faceva da cornice a quel momento di somma misericordia e felice convivialità. Paradossalmente si sentiva più al sicuro al cospetto di madri con le dita annerite per il raccolto che non in raffinate danze con cortigiani nel Palazzo Dustin. Percepiva verità negli occhi delle donne, cosa che non riusciva a scorgere in chi dimorava nel castello.

    ∼ 16 Febbraio 286 • Mattino - Sereno •
    Barrowlands - Città delle Tombe • Portico d’Ingresso ∼


    La luce del mattino filtrava appena oltre la coltre di nubi. In lontananza uno squarcio nel plumbeo cielo che permetteva alla collina più vicina di risplendere di smeraldo sotto la luce del meriggio. Lady Josephine Mallister affiancava placidamente e mestamente l’imponente figura di Lord Dustin, che aveva deciso di accogliere Lord Seagard senza armi ed in abiti da cerimonia. Una cortesia significativa per un ospite, che era stato invitato al seggio per difendere il proprio onore e ricacciare via ingiuriose accuse. Nonostante tutto il Nord non dimenticava i sacri doveri dell’ospitalità. E la Mallister ne fu grata, per quanto covasse sospetto nei confronti del Lord di Città delle Tombe, e quasi lieta di essere stata coinvolta nell’accoglienza del nobile padre. Nascondeva l’ansia che la corrodeva e le lacrime al solo pensiero di rivedere l’austero sguardo paterno. Si chiedeva se nel viso segnato dalle battaglie di Lord Jason Mallister c’era orgoglio e letizia nel ricongiungersi con la figlia. Attanagliata da mille dubbi, tanto da smorzarle il respiro in petto, si avvicinò per lunghi minuti verso il parapetto in legno del portico d’ingresso. Si trattava di una struttura di recente fattura e capace di accogliere non solo il mercato nei giorni di tempesta ma assicurare un accesso sicuro a Barrowhall. Gli stendardi dell’Aquila Argentea vibravano sotto il dominio dei venti, mentre l’armata scintillante Mallister si avvicinava ai domini dei Dustin.

    Uno squillo di trombe preannunciò l’arrivo del Lord. La guardia Mallister stava attraversando il porticato in legno con passi pesanti e fieri. La voce di Ser Willas, comandante della guardia personale di Lord Jason Mallister, riempì il cuore della fanciulla di gioia e sollievo. Suo padre, uomo accorto e prudente, aveva intrapreso un lungo viaggio da Seagard lasciandosi affiancare dai migliori uomini della guardia. Ser Willas, oltre che maestro d’arme del fratello, serviva fedelmente la famiglia da anni tanto da affiancare il Lord nelle spedizioni militari di massima importanza. Sapere che il cavaliere fosse al fianco del nobile padre sollevava il cuore in pena della fanciulla, sia da pericoli interni che esterni al Palazzo Dustin. Trattenne le lacrime nel ritrovarsi di fronte agli scintillanti elmi della Guardia ed agli stendardi violacei. L’Aquila non le era mai sembrata così maestosa sul vessillo. E suo padre mai così potente e fiero al comando degli armigeri. La lunga barba canuta, il viso sfregiato dalle mille battaglie ed i colori della famiglia impressi sul raffinato velluto. - … - Rimase in silenzio, un passo indietro a Lord Dustin e Ser Erik Dustin, il fratello minore di cui solo ora la fanciulla veniva a conoscenza della presenza. Viso imperturbabile, pallido e delicato nell’incarnato, ed avvolta nel bell’abito che s’era fatta confezionare per l’occasione. Non proferì parola, nemmeno di fronte alle velate provocazioni degli uomini che guerreggiavano ancor prima di sedersi al tavolo delle trattative. Osservante della buona etichetta rimase indietro insieme alle ancelle, adornate con abiti discreti ed orfani di gioielli.

    Aveva scelto per sé il colore del martirio: Il rosso. Si trattava di un abito in caldo velluto con spalline ampie e gonna svasata, non molto lunga tanto da permetterle di cavalcare all’amazzone se avesse voluto. Bottoni d’argento che chiudevano lo stretto e vellutato corpetto, fino a raggiungere la linea dei fianchi dove il tessuto si apriva in un argenteo damascato. Lo stesso damascato che si aggiungeva al corpetto in un essenziale ed elegante coprispalle, che celava almeno in parte il tessuto in velluto. Schiena dritta, mani intrecciate al grembo e capo appena chino per onorare l’arrivo del gradito ospite, mentre si accingeva a rispettare il rituale del Pane e del Sale. Il viso pallido era quasi coperto dal cappello piumato, che le raccoglieva parte della chioma ramata intrappolando le fastidiose ciocche che rischiavano di oscurarle il viso. Meravigliosi boccoli di rame ricadevano morbidamente sulla schiena, seguendo le linee vaporose del corpetto ed il profilo damascato del coprispalle. Un abito a metà tra l’eclettica moda del Sud e l’essenzialità del Nord. Un sibillino messaggio per chiunque avesse posato lo sguardo sulla figlia di Lord Jason Mallister. - Nobile Padre… - Un sussurro appena percettibile, quando l’uomo le accarezzò con parvenza d’affetto la guancia destra. Sprofondò in un leggero ed aggraziato inchino, proprio come Septa Ysilla le aveva insegnato a Seagard. - Ho pregato giorno e notte affinché gli Dei vi portassero a me sano e salvo! - Sciolse l’inchino per afferrare debolmente la mano paterna e baciarne le preziose dita. Un debole gesto d’affetto, non troppo espansivo o invadente, per non creare imbarazzo. - Rendete grazia ai Nuovi ed Antichi Dei. - Scandì con voce cristallina e carica d’emozione. Con un cenno della mano indicò il libro sacro tra le mani di un’ancella, come segno di ospitalità e protezione secondo la tradizione dei Nuovi Dei. Una gentile concessione di Lord Dustin.

    La spilla dell’Aquila a dichiarare la sua assoluta fedeltà, il rosso dell’abito per avvertire le fatiche del martirio e la fragranza delle primule per annunciare l’arrivo della primavera al Nord, lì dove l’inverno sembrava eterno.

    Untitled






    Parole: 3220

    In accordo con Lord Dustin, Lady Josephine ottiene il permesso di accogliere Lord Seagard secondo le tradizioni del Sud con la Stella a Sette Punte (Il libro sacro) per render grazia al Dio per il sicuro viaggio ed auspicare un lieto soggiorno.

    Cerca di lanciare 3 messaggi a Lord Jason tramite l’abbigliamento:
    1) Abito rosso (Martirio) ma con influenze del Nord (Velluto dei Bolton) in segno di unione;
    2) Spilla Mallister in segno di assoluta fedeltà a Seagard;
    3) Essenza di Primula in segno di cambiamento (Primavera).
     
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    16 febbraio, Torre dei Dustin, Sala delle Udienze
    "Che gli Dei ci aiutino" -mormorò la Lady seguendo poi Vidya negli omaggi a Lord Flint.
    "Dunque finalmente qualcuno ha deciso di fare la sua comparsa." -iniziò il Signore di Dito della Silice per poi roteare gli occhi al cielo alla vista delle due donne, non il Lord che tanto stava aspettando dunque -"Non sono solito rifiutare l'invito di un fratello del Nord. Mie Signore..." -chinò il capo in segno di rispetto -"La vostra grazia è seconda solo alla vostra saggezza."
    Tanto bastava affinché la cognata di Lady Ryswell potesse congedarsi amabilmente ed in tutta fretta dalla Sala delle Udienze.
    Avrebbe atteso che le donne si fossero sedute prima di riprendere il suo piglio avanzando un biglietto sul legno di fronte agli occhi delle due nobili: "Questo arriva dritto dal distaccamento sud."
    CITAZIONE
    Fattorie date alle fiamme
    Abitanti impalati lungo il sentiero
    Ostaggi
    Attendiamo ordini

    continua sotto

    16 febbraio Portico di Ingresso, Josephine
    Lord Dustin guardò con sospetto il fare della Mallister, ma lasciò che le usanze del Sud facessero il loro corso mentre faceva strada all'interno dei corridoi del suo castello fino alla Sala delle Udienze.
    "Immagino vogliate il tempo di ritrovarvi con vostra figlia prima dell'incontro, ma Lord Flint è già qui e sarà inasprito dal mio ritardo. Non è il caso di farlo attendere oltre..."
    E così Lord Mallister ebbe solo qualche istante per studiare Josephine prima di offrirle il braccio ed imboccare la strada dietro il Signore di Barrowtown; forse non aveva colto tutti i segnali che la fanciulla gli aveva mandato, ma di certo l'aquila ed il rosso spiccavano con fierezza e preoccupazione nel suo animo mentre procedeva a lenti falcate.
    "Se qualcosa dovesse far saltare l'incontro, voglio che segui Ser Willas fino a casa." -giusto l'accenno di un sussurro all'orecchio della figlia; non era un consiglio, era un ordine. Poteva essere un padre preoccupato e quello soltanto, oppure era a conoscenza di qualche guaio di sorta?
    continua sotto

    16 febbraio, Sala delle Udienze, entrambe
    Fu Lord William a fare i saluti generali e a distribuire al suo tavolo gli ospiti secondo i costumi dell'udienza.
    Egli sedeva a capotavola, posto che gli spettava in quanto Signore del luogo e giudice imparziale degli eventi che andavano a dipanarsi di lì a poco e di fronte a lui, dall'altra parte del tavolo, c'era sua moglie Barbrey, un contrappeso all'impudenza del marito se fosse servito.
    Alla destra di Willam sedeva il sangue dei Fiumi: primo Lord Jason con accanto sua figlia ed in fondo Ser Willas.
    Alla sinistra di Lord Dustin invece avevano preso posto le radici del Nord: Lord Donnor Flint, la sorella di Roose Bolton ed in fondo Ser Erik Dustin, fratello del Lord.
    "Prima di cominciare, ci tengo a ribadire che questo incontro avviene col benestare di Lady Elysa." -allungò una mano verso la Bolton affinché confermasse le sue parole e riportasse quelle della madre del Protettore del Nord, se la ragazza lo avesse ritenuto necessario.


    Progetto%20senza%20titolo%2010

    Limite post giovedì 11 aprile
     
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    Josephine Mallister Nord - Barrowlands 16 febbraio 286 Mattino - Sereno Città delle Tombe - Sala delle Udienze


    ∼ Above the rest ∼


    D
    opo il rituale del Pane e del Sale, con cui i nativi del Nord offrivano ospitalità e protezione ai propri ospiti, seguirono le sacre usanze delle popolazioni al di sotto dell’Incollatura. Baciare il testo sacro era di buon auspicio per ingraziarsi i Sette Divini. Un’accoglienza nel rispetto dei dogmi della Vera Fede, a cui nessun Mallister avrebbe mai rinunciato né per alleanze politiche e né per intrighi di corte, in cui s’invocava la protezione del Dio dai Sette Volti. All’arrivo il padrone prometteva giustizia per l’ospite, amorevolezza nel soggiorno, coraggio nell’accogliere le differenze di vedute e saggezza nel poterle superare, candore nel ricevere l’ospite, impegno e dedizione per rendere il soggiorno il più confortevole possibile e protezione dalle ombre della vita. Una cerimonia riassunta in un unico gesto, nel rendere omaggio alla Stella a Sette Punte, l’unico testo sacro su cui si fondava l’intera dottrina religiosa. Un tacito assenso nell’accogliere le Sette Virtù dei Sette Volti del Divino. L’ospite prometteva di essere giudizioso nei confronti del padrone, impavido nel rispettare le comuni tradizioni, amorevole e riconoscente per la benevola accoglienza, saggio nell’accettare il reciproco arricchimento e disposto al sacrificio pur di ricambiare la gentile ospitalità. Nel nome del manto oscuro dello Sconosciuto si prometteva di ricambiare l’ospitalità prima della chiamata del Divino e la fine del percorso mortale. In un solo gesto la sintesi di tradizioni, sentimenti ed emozioni.

    Aveva quasi supplicato, con la tipica amorevolezza di una figlia innamorata del proprio padre, Lord Dustin affinché Lord Seagard fosse accolto anche secondo le tradizioni della Terra dei Fiumi. Una richiesta pacata e senza umiliare se stessa o venir meno alla propria dignità di Mallister. Una gentile concessione che non aveva alcun motivo di essere rifiutata, anche perché Lord Dustin s’era fatto carico del ruolo di giudice imparziale e premuroso riconciliatore delle parti. Far prevalere l’una o l’altra accoglienza avrebbe svelato fin da subito le proprie intenzioni, ammesso che le azioni del Signore di Città delle Tombe fossero prive di ambizioni personali e finalizzate solo alla stabilità del Nord. Lady Josephine Mallister aveva messo da parte ogni riserbo in merito, conferendo la giusta importanza all’arrivo di Lord Seagard. Non importava altro. Era sua premura accogliere secondo la tradizione del Sud il nobile padre e confermargli la sua fedeltà anche se era lontana dalla Terra dei Fiumi da diversi pleniluni ormai. Trattenne quasi le lacrime quando l’austero e severo padre le sfiorò la guancia con una parvenza di dolcezza. Desiderava forse assicurarsi che stesse bene, in forze e non disonorata. La Mallister non aveva occhi che per Lord Seagard, tralasciando la disapprovazione ed il sospetto insito nello sguardo di Lord William Dustin.

    Negli occhi di Lady Josephine di certo Lord Jason avrebbe ritrovato le sfumature del mare di Seagard, oltre che celata emozione e desiderio di compiacerlo. Aveva passato notti insonni nel timore di aver deluso l’Aquila argentea, eppure anche nei momenti di massima solitudine e smarrimento mai aveva rinunciato al proprio Credo e dimenticato di essere la “Perla più bella di Seagard”. Il cuore della nobildonna dei Fiumi apparteneva al castello che sorgeva nel Golfo degli Uomini di Ferro. Puerili e candidi ricordi che la legavano indissolubilmente a quelle coste, ricche di pericoli ma anche di gioie e prosperità. - … - Avrebbe tanto voluto contraddire Lord William Dustin, proprio come faceva con coraggio ed incoscienza Lady Barbrey, reclamando il diritto all’ospite di poter ristorare dopo un estenuante viaggio e placando l’impudenza di Lord Flint, ma comprendeva lo stato di necessità. Negare la propria presenza e dilatare i tempi d’attesa avrebbe solo inasprito ulteriormente i rapporti già precari. Anche se l’orgoglio dell’Aquila quasi imponeva di volare alto e non curarsi di chi non sapeva spiegare le ali e dominare i venti. - Comprendiamo lo stato di necessità, Lord Dustin. - Intervenne con prudenza dopo che Lord Seagard le aveva offerto il braccio, un chiaro segno che era già pronto a sedersi al tavolo delle trattative. - Spero che a trattative conclude… ci sarà permesso di godere l’un l’altro della reciproca compagnia e rimandare qualsiasi incombenza. È solo la richiesta di un’affezionata e devota figlia per il nobile padre. - Aggiunse per far assumere quelle parole come l’ingenua richiesta di una nostalgica figlia per la propria terra natia e poter godere di nuovo della compagnia dei propri affetti. Avrebbe tanto voluto trascorrere del tempo con il padre, capire se era fiero di lei o l’aveva deluso in qualche modo. Gli occhi imperturbabili di Lord Jason Mallister lasciavano trasparire ben poco, a parte quel breve e fugace gesto di tenerezza nei confronti della figlia. Imponente e splendente come un’aquila dall’argentea livrea era già pronto a sorvolare sui suoi alleati e cadere in picchiata sui nemici. Ammirava il coraggio del padre, che per lunghi anni aveva difeso Seagard ed i territori limitrofi dalle incursioni degli Uomini di Ferro. Ben pochi uomini del Nord conoscevano una simile angoscia, che aveva sbiadito le sfumature dei capelli ancor prima del tempo.

    Adeguava il proprio passo alle lente falcate, sicure e dignitose, di Lord Jason Mallister. Con Lord Dustin che indicava la strada verso la Sala delle Udienze, dove spesso era stata ospite ad assistere qualche diatriba tra cortigiani, affiancata anche da Ser Willas non s’era mai sentita così al sicuro prima di allora. Aveva vissuto momenti di seria precarietà e compreso la caducità della vita di chi sopravviveva in quella lande gelide e desolate. Lei stessa era stata oggetto di rapimento, un tentativo andato male grazie all’astuzia di Lady Bolton ed il coraggio di Carol, e le terre del Nord diventavano sempre meno sicure per una credente dei Sette Dei con il diffondersi dei disordini al confine. C’era chi, con subdola astuzia, provava ad incolpare l’Aquila Mallister ed i fedeli dei Sette Dei per le tragedie che stavano colpendo il confine. I tumulti diventavano sempre più frequenti, gli incendi rendevano orfani così tanti bambini ed il riverbero delle urla delle madri giungeva fino alle corti del Nord. Si trattava senza dubbio di uno stato d’emergenza e l’intervento di Lord Dustin era stato provvidenziale. Peccato che né la figlia e né il padre credevano nell’imparzialità del Signore della Città delle Tombe, o quantomeno nel candore delle sue intenzioni. Tanto che lo stesso Lord Mallister le ordinò di scappare via con Ser Willas in caso di somma necessità. Il futuro dei Mallister, per quanto fosse solo una secondogenita, non doveva restare nelle mani del Nord. Joseth Mallister, erede di Seagard, era al sicuro al seggio. Forse Lord Jason era lì per salvare anche la figlia? - … - Strinse il braccio paterno per cercare forza in quel tocco. Non rivolse alcuno sguardo al viso sfregiato del nobile padre per non tradire alcun sentimento. Dissimulare ogni briciolo di terrore che provava e naufraga di un’angoscia che si sommava alle infinite preoccupazioni che agitavano ormai da settimane il sonno. Guardare con orrore il viso di Lord Jason era come dichiarare una falsa colpevolezza, tanto che perfino l’uomo più valoroso ed orgoglioso di Seagard era preoccupato per l’esito delle trattative. Percorse insieme al padre l’anticamera che anticipava la Sala delle Udienze, senza dar apparente peso ai sussurri paterni. Aveva recepito il messaggio, ma in quel momento cercava un criptico significato dietro alle parole di Lord Jason. Forse era un’ammissione di colpevolezza per i disordini al confine? O semplicemente una sfiducia negli attori coinvolti nelle trattative? Perché già programmare un piano di fuga, ancor prima di sedersi al tavolo delle trattative?

    Il pallore dell’incarnato risaltava come bagliori di luna sul velluto rosso. Un po' come un’eclissi di luna, che faceva risplendere delle proprie sfumature non solo nella neve appena caduta ma anche nelle acque dei ruscelli non ancora gelati. Attraversava con dignità ed orgoglio la sala, fiancheggiata dalla figura patera e da chi aveva giurato fino alla chiamata dello Sconosciuto di servire Casa Mallister. Nonostante l’iniziale smarrimento, quasi acciecata dalla luce del meriggio che filtrava nella sala, riconobbe il viso familiare di Lady Vidya e quello serioso di Ser Erik Dustin. Accolse con fredda benevolenza il sorriso di Lady Barbrey, l’unica davvero capace di placare le intemperie di carattere del marito che spesso sfociava nell’ostinata impudenza. L’uno di fronte all’altro, in modo da creare equilibrio ai due capi del tavolo delle trattative. Lo sguardo cristallino di Lady Josephine Mallister si soffermò anche su Lord Donnor Flint, Signore di Dito della Silice di cui era stata gradita ospite diverso tempo prima. Ancor prima di sedersi al tavolo, la nobildonna di Seagard si congedò dal padre con un debole inchino per poter raggiungere l’altro capo della sala e render omaggio al Lord di Dito della Silice. - Lord Donnor Flint… in nome dei Nuovi ed Antichi Dei vi porgo i miei saluti. - Chinò appena il capo e di prodigò in un aggraziata riverenza, al pari di quella che aveva offerto al padre. - Possiate ricevere la stessa accoglienza e gradita ospitalità che mi è stata riservata a Dita della Silice mesi orsono ormai. - Con discrezione e pudore era pronta a rammentare il legame tra Seagard e Dito della Silice fin dal principio. Ancor prima di partire per Grande Inverno Lord Jason, su consiglio di Lady Joanna Banefort, l’aveva inviata come diplomatica presso la corte di Lord Donnor per stabilire alleanze e convivialità tra le due Case. Un breve soggiorno, ma pur sempre una dimostrazione di fiducia verso il Nord ed il ramo cadetto dei Flint.

    Prese posizione di fianco al padre e di fronte a Lady Vidya, a cui rivolse un debole sorriso di fiducia e ritrovata speranza. Le mani strette in grembo, l’incarnato così pallido per la tensione e la postura dritta e fiera di un’aquila appena atterrata su un giaciglio di fortuna.

    Untitled






    Parole: 1612

    Lady Josephine è stata ospite di Lord Connor Flint dal 24 ottobre 285 al 31 ottobre 285, dunque non è completamente estranea a Dito della Silice e prima dei disordini al confine i Mallister hanno provato a stabilire rapporti d’amicizia con i Flint.


    Edited by *Sybil* - 8/4/2024, 20:52
     
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      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    All’apertura delle porte il silenzio cadde nella Sala delle Udienze e l’attenzione di Lord Flint e Lady Amanda si spostò su di loro.

    "Dunque finalmente qualcuno ha deciso di fare la sua comparsa."


    Se sul viso della donna fu chiaro il sollievo di non essere più sola a dover gestire l'indispettito ospite, l'espressione del Signore di Dito della Silice raccontava una storia ben diversa. La speranza, con cui si era voltato, di veder finalmente apparire Lord Dustin si era difatti infranta alla vista delle due Lady. Una reazione che non riuscì a - o non si preoccupò di - nascondere, alzando platealmente gli occhi al cielo come se il loro arrivo fosse un'ennesima messa alla prova della sua pazienza.

    D'aspetto giovanile nonostante le rughe che sottolineavano il taglio deciso e severo delle labbra e i primi fili di bianco che, sulle tempie, andavano a screziare l’altrimenti nera capigliatura, Lord Donnor Flint, si differenziava dall’apparenza rude e guerresca dei Lord incontrati fino a quel momento. Sul volto, dai lineamenti marcati e regolari, non aveva sfregi né cicatrici profonde; era nel suo piglio grave e a tratti malinconico che si potevano scorgere i segni lasciati dagli scontri e dalle battaglie vissute. Un uomo, come aveva potuto udire, aspro e tempestoso - simile agli agitati flutti che sferzavano le rocciose coste della Baia Infuocata su cui Casa Flint dominava.

    "Non sono solito rifiutare l'invito di un fratello del Nord. Mie Signore...La vostra grazia è seconda solo alla vostra saggezza."


    Vidya lo guardò chinare il capo in segno di rispetto e recitare diligentemente la propria parte in quel formulaico scambio di convenevoli. Non percepì, però, alcuna traccia di retorica nel resto delle sue parole, testimonianza di un sentire comune tra i discendenti dei Primi Uomini: che fosse un lieto invito nella sicurezza del calore dell’estate o una richiesta d’aiuto nell’ardente gelo del più buio degli inverni, nessun richiamo da parte di un fratello doveva essere lasciato senza risposta. Annuì dunque con approvazione e, ammorbidendo per un attimo la sua fredda compostezza, accennò un piccolo sorriso. Era proprio su quell’insito e radicato legame con il Nord e il concetto di branco che avrebbe dovuto fare leva durante quel confronto - semmai l’orgoglio e il pregiudizio avessero rischiato di ottenebrare il buon senso.

    Otto sedie, leggermente distanziate l’una dall’altra, erano state disposte attorno al massiccio tavolo della Sala. La giovane Bolton si avvicinò a quello indicatole come il posto a lei assegnato e posò le mani sull'alto schienale di legno e pelle, seguendo con una leggera punta d'invidia la figura di Lady Amanda abbandonare, dopo essersi congedata, la stanza. Trasse un leggero sospiro, facendosi coraggio, e, nel sedersi, lasciò spaziare con discrezione lo sguardo lungo l’ambiente. La grigia e spoglia pietra delle pareti, tanto predominante nei seggi sinora visitati, era stata in parte sostituita dai caldi toni dei rivestimenti in legno e per il resto decorata da vessilli e scudi, o vestita da preziosi ed eleganti arazzi a ricordo delle imprese militari e della millenaria storia della fiera Casa Dustin. In sottofondo, nel silenzio di quella densa attesa, si poteva udire il mormorio delle fiamme dell’alto camino, acceso per spezzare - presumeva - il freddo in vista degli ospiti poco abituati alle temperature del luogo.

    La sua attenzione si concentrò sugli scranni difronte a lei - vuoti in attesa dei Mallister - lo scuro e pregiato legno illuminato dai fasci di luce che cadevano dalle finestre, per poi spostarsi brevemente sulle coppe e brocche disposte al centro del piano d’appoggio, pronte a offrire ristoro dal viaggio e ad accompagnare quella che si prospettava essere una lunga - e cruciale - conversazione.

    Non avrebbero avuto alcun margine di fallimento. Né sarebbe stato contemplabile lasciare quella sala con un nulla di fatto tra le mani.

    Deglutì, nascondendo il proprio nervosismo dietro una maschera di calmo distacco.

    Sarebbe stata all'altezza della situazione?

    Una domanda, quella, su cui non si era permessa di soffermarsi nei giorni precedenti, rifuggendo la scivolosa china che avrebbe creato nutrendosi della propria insicurezza, e che, ora, prepotente e spietata, tornava ad affarciarlesi alla mente, pretendendo attenzione, cercando di riempire il suo animo di dubbi, timori … e di nefasti scenari.

    Il leggero fruscio della pergamena sul legno interruppe sul nascere il suo rimuginare. Fissò per qualche secondo il cartiglio messo davanti a lei, la fronte leggermente corrugata in un’espressione interrogativa, indi rivolse lo sguardo verso Lord Flint. L'intenso scuro cipiglio era tornato.

    "Questo arriva dritto dal distaccamento sud.""


    Svolse il biglietto con un crescente senso di apprensione. Notizie dal confine? Nuovi elementi riguardo le accuse?

    "Fattorie date alle fiamme
    Abitanti impalati lungo il sentiero
    Ostaggi
    Attendiamo ordini"


    Le verdi iridi scivolarono rapide ed inquiete su quelle poche righe e il suo scudo di marmorea imperturbabilità si incrinò. Aveva immaginato il contenuto potesse essere di quel tenore, eppure, per quanto preparata e consapevole del fatto che la violenza non si sarebbe fermata in vista dell’incontro, l’entità dell’orrore descritto in quell’anonimo ed essenziale dispaccio la riempì di raccapriccio e pena.

    Il Nord bruciava e sanguinava.

    Batté le palpebre contro quelle terribili scene e serrò la mascella, tacendo i commenti ben poco diplomatici che le erano affiorati alle labbra. Tale ferocia non poteva che essere opera degli Illyriani: spezzare lo spirito con violenza e terrore laddove non si riusciva a piegarlo alla propria volontà con le parole. Ma notò, con addolorato orgoglio, dipinta da quelle stesse fiamme e sangue, emergeva anche l’immagine di un popolo fedele al proprio credo ed identità.

    Il Nord si opponeva.

    «Ho avuto modo di parlare con alcuni superstiti di simili atrocità» rivelò, mentre passava il messaggio a Lady Dustin, la voce bassa e pacata, ma abbastanza chiara da raggiungerla. Se l’uomo al suo fianco pensava fosse ignara del prezzo che quei villaggi stavano pagando e non comprendesse appieno la posta in gioco, si sbagliava. Vidya ricordava bene i terribili racconti dei banditi. L’ira che aveva infiammato i loro sguardi. Il disprezzo con cui le si erano rivolti perché marciava al fianco di chi consideravano nemico. L'odio. La disperazione. Il loro rifiuto a piegarsi. Il bisogno di giustizia. «Ed ho promesso loro che avremo trovato una soluzione.»

    Quando i suoi occhi tornarono a posarsi sul Signore di Dito della Silice, in essi riverberava ancora l'eco dello sdegno e rabbia provati, ma, ad accenderne la virente sfumatura, c'era soprattutto una vivida determinazione. Una fermezza messa ancora più in risalto dal maniera in cui sollevò il delicato mento, altera e risoluta.

    Tanto nel passato si spingeva l’ascendenza dei figli dei Primi Uomini, quanto in profondità si infiggevano le loro radici nella terra. Salde, ne costituitivano le tenaci fondamenta, assicurandone la stabilità. Stark. Flint. Dustin. Vidya, quale esponente di Casa Bolton, che mai nella sua ancestrale storia era venuta meno a tale responsabilità, non avrebbe mancato di fare la sua parte per custodire l’integrità del Nord.

    «Ho intenzione di mantenere la parola.»

    Tuttavia, per farlo, era necessario capire chi davvero fosse un alleato e chi era, se non connivente, parte del problema. Avevano bisogno di raccogliere reali informazioni – elementi più utili di quelli che potevano emergere dai meri, per quanto dolorosi, resoconti di quei crimini – e di una concreta pista da seguire per poter individuare e quindi spezzare quella rete.

    Possibile, si chiese con una punta di frustrazione, che in tutto quel tempo, nonostante il dispiegamento di forze, non fossero ancora riusciti a catturare e far parlare almeno un eretico o un loro complice?

    L’acuto squillare delle trombe all’esterno giunse loro attutito dalla distanza e dalle mura, preannunciando l’arrivo delle Aquile. “Sopra gli altri” era il loro motto, e la fanciulla di Forte Terrore si ritrovò a domandarsi se stessero dispiegando le loro ali per navigare le correnti fino a levarsi tutti assieme su quei nembi temporaleschi, o se l'agitarsi del battito delle loro argentee ali non fosse altro che foriero di nuovi venti di tempesta.

    Allacciò le mani in grembo, concentrando in esse ogni traccia di agitazione, indi, volgendosi verso le porte della Sala, attese paziente.

    , pensò, richiamando le ultime parole che Lady Barbrey le aveva rivolto prima di varcare quella stessa soglia, che gli Dei ci aiutino.

    ***


    La stentorea voce di Lord Dustin, impegnato nelle introduzioni di rito, sfumó gradatamente fino a diventare alle sue orecchie poco più di un rumore di fondo. Seduta tra Lord Flint e Ser Erik Dustin, la giovane Bolton, sogguardava la solenne e autoritaria figura del Signore di Seagard, studiandola silente. Al suo ingresso si era alzata e, pur rimanendo ferma al suo posto, aveva accennato una piccola riverenza, offrendogli rispettosamente i suoi omaggi in una scena quasi del tutto speculare a quella di Lady Josephine con il Lord di Dito della Silice. Perché se i Signori di Barrow Hall, come simboleggiato dal loro sedere ai capi opposti di quella tavola, sarebbero stati i contrappesi della bilancia del giudizio, lei e Josephine erano i bracci che ne univano gli oscillanti piatti. Il loro compito in quell'incontro era quello di equilibrare e fungere da ponte tra le due fazioni. Spostò la sua attenzione sull'altra fanciulla, curvando le labbra con fare rassicurante in risposta al suo debole sorriso, quindi azzardò una veloce occhiata verso l'uomo dal volto sfigurato seduto sulla sinistra. Ser Willas, capo della guardia personale di Lord Jason Mallister.

    I pezzi erano disposti sulla scacchiera - ognuno con il proprio ruolo. Non restava che iniziare la partita.

    "Prima di cominciare, ci tengo a ribadire che questo incontro avviene col benestare di Lady Elysa."


    Annuì a conferma delle parole del Lord. Era importante ribadire e ricordare ai presenti che il vigile sguardo di Lady Elysa, come gli occhi della sentinella ritratti sullo stemma della sua casata d'origine, era puntato su di loro.

    «Un incontro di cui la Lady Madre di Grande Inverno ha ravvisato la necessità ed urgenza» principiò, seria. Non vi era bisogno di specificarne i motivi. Era imperativo porre fine agli scontri e arginare il dilagare dell'eresia. «Affidandone a voi, Lord e Lady Dustin, la mediazione. Sicura della vostra integrità e imparzialità di giudizio.»

    Dalla lettera era chiaro la Stark fosse conscia, pur senza alcun biasimo, della diffidenza che Lord William, anche in virtù della sua amicizia con Lord Donnor, nutriva per Seagard. Ma, allo stesso tempo, sembrava non avere alcun dubbio per quanto concerneva la capacità del Dustin di rimanere neutrale. Vidya sperava fosse davvero così. Di certo, l'aver accettato di tentare una via più diplomatica attestava la buona fede e il desiderio dell'uomo di dirimere la questione al più presto evitando ulteriori inasprimenti.

    «Confida nel nostro attaccamento al Nord e a ciò che è bene per esso–», continuò, soffermandosi su Lord Flint per poi indugiare con le penetranti pallide iridi sul Mallister, pronta a prendere nota di ogni eventuale reazione - memore delle riserve che la Lady Madre aveva riguardo la profondità dell’acerbo legame dell’Aquila con la regione «–e nella volontà di appianare ogni divergenza.»

    Scelse di non dilungarsi oltre. Il peso del contenuto del biglietto gravava ancora sul suo animo.

    Al confine attendevano ordini.



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    16 febbraio, Sala delle Udienze, entrambe
    Il saluto che il Flint rivolse alla giovane Mallister fu di circostanza, ma non si esimò dal ricambiare la cortesia della fanciulla chinando il capo in segno di accoglienza. Invece alle parole di Lady Vidya calò nella sala un rispettoso silenzio; qualcuno temeva l'autorità di Lady Elysa, qualcuno la rispettava, qualcuno semplicemente aveva abbastanza sale in zucca da sapere quando era il momento di parlare e quando quello di stare zitto. Lord Dustin sembrava inorgoglito dalla fiducia che la madre del Protettore del Nord riponeva in lui: "Sia fatta la volontà della Signora." -chiosò radunando i pensieri, quindi si rivolse all'"accusatore" con un tono piuttosto informale dovuto semplicemente alla vicinanza negli anni dei due amministratori, particolare che però sarebbe saltato subito all'orecchio delle due fanciulle -"Siamo qui perché Lord Flint lamenta delle violenze nei suoi territori. Vuoi spiegarci meglio?"
    L'uomo di Dito della Silice si schiarì la gola e si allentò il colletto del mantello stretto sulle spalle: "E' corretto." -si sistemò meglio sulla sedia. Era evidentemente nell'agitazione di chi aveva le sue ragioni da far valere ad un tavolo che però sarebbe stato più bendisposto ad ascoltarlo se quelle verità non le avesse urlate anche se gli bruciavano in gola -"Da quando Lord Stark ha ammesso i territori di Seagard nel Regno del Nord, sono iniziate scaramucce al confine che sono state rapidamente liquidate come quisquilie tra contadini."
    Queste erano le informazioni che avevano portato Lady Elysa a benedire quella sorta di pellegrinaggio di Vidya e Josephine, per l'appunto.
    "Ho sottovalutato la questione. Quelli che erano litigi da piazza si sono trasformati in scontri, anche armati."
    Il silenzio che seguì permise a Lord Mallister di intromettersi nella questione: "Ne sono consapevole purtroppo e me ne rammarico, ma sono certo che riusciremo a placare gli animi dei nostri sudditi se ci dimostreremo uniti e garantiremo a tutti le stesse libertà di cui godevano prima."
    Tanto bastò per sgretolare la calma di Lord Flint che alzò il tono di voce: "Quali libertà? Quella di ammazzare la mia gente solo perché non crede alle stronzate di quella puttana Targaryen?"
    "DONNOR!" -Barbrey prese rapidamente in mano la situazione zittendo l'alleato -"Ciò che Lord Flint intendeva dire, Lord Mallister, è che la vostra gente sembra seguire l'eresia illyriana e non c'è modo di discutere con quel fanatismo bandito persino dalla Corona."
    Willam andò a dar manforte alla moglie: "Le avete lette tutti le lettere che quella pazz...Lady Illyria"-si corresse sotto lo sguardo rimproverante della Ryswell -"Ha fatto girare per taverne e campagne no? Chiunque non si convertirà alla fede dei Sette sarà ucciso, e questo Lord Mallister stanno facendo i vostri uomini nelle terre del Nord.. E' una caccia spietata alla nostra gente, fatta di attentati e violenze indicibili al tavolo con delle Signore."
    Ser Willas cambiò posizione alle gambe, come se fosse pronto a scattare da un momento all'altro, mentre il vecchio Jason era assolutamente tranquillo: "Non so cosa crediate di sapere, miei Signori, ma la fede che si pratica a Seagard non è mai stata corrotta dall'eresia illyriana. Ho le mie ragioni di credere che nessuno dei miei sudditi possa aver travisato la giusta via in codesto barbaro sistema. Ci dev'essere un'altra ragione."
    "Abbiamo trovato le casacche dei vostri soldati addosso ai fanatici che siamo riusciti a catturare. Provenivano da Seagard, fuori da ogni dubbio..e poi c'è il rapimento di vostra figlia..."
    Ser Willas scattò sull'attenti: "IL COSA?!"

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      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    Nel breve reverente silenzio che seguì alle sue parole, Vidya, lasciò scivolare lo sguardo lungo il tavolo. I chiari raggi del sole piovevano su di loro, soffondendo la stanza d’algenti sfumature e immergendoli in un quieto e fioco tepore. Un’immobilità apparente, densa di latente elettricità in attesa di essere liberata.

    Aveva scelto cosa e quanto riportare del messaggio della Lady Madre con cura, cercando di mantenere la massima neutralità e impostando il proprio intervento su di un delicato equilibrio tra rassicurazione e ammonimento.

    Far presente che Grande Inverno li stava osservando sperava potesse servire sia da monito per coloro che credevano di poter sfuggire all’autorità del Metalupo che da garanzia alla legittimità dell’incontro. Parimenti, indicare i Dustin come figure rette e al di sopra delle parti avrebbe dovuto alleviare, per quanto possibile, eventuali dubbi e ansietà dei Mallister e, al contempo, ricordare ai Signori di Barrow Hall il loro dovere e le loro responsabilità – facendoli però sentire stimati tramite la fiducia in essi riposta. Aveva quindi tentato di esortare i due schieramenti alla collaborazione, facendo appello sul senso di appartenenza, e ribadito quella che doveva essere la priorità a quel tavolo, consapevole che il peso e rispetto di cui godeva la madre del Protettore del Nord avrebbe impresso alle proprie parole una maggiore forza.

    Una parte di lei, a dispetto della calma e fermezza mostrata, aveva temuto la reazione dei Lord. In particolare quella del fumantino Signore di Dito della Silice, aspettandosi dall’uomo un qualche commento caustico, dato lo scetticismo nei confronti dell’operato e gestione della questione da parte della cugina già espresso nella lettera che Lord William le aveva mostrato. Con suo grande sollievo nulla di tutto ciò era accaduto e se qualcuno in quella sala aveva rimostranze o appunti da fare sembrava aver scelto di non esternarli. Almeno per il momento.

    Prese nota di come il Dustin apparisse compiaciuto e inorgoglito della considerazione ricevuta da Lady Elysa, e si augurò che la serietà e gravità dipinta sui volti dei presenti non fosse solo contegnoso rispetto, ma si trattasse anche di una rinnovata presa di coscienza riguardo l’impellenza della situazione.

    "Siamo qui perché Lord Flint lamenta delle violenze nei suoi territori. Vuoi spiegarci meglio?"


    Al tono amichevole utilizzato nell'interpellare il Flint, la giovane Bolton sospirò internamente. Non poteva dirsi sorpresa, avendo avuto modo di constatare di persona sia la totale mancanza di artificiosità che le scarse maniere del Signore di Città delle Tombe ed essendo al corrente del legame d’amicizia tra i due. Tuttavia, quell’accenno di familiarità, che in altri contesti sarebbe stato considerato poco più di una sbavatura di etichetta, strideva pericolosamente con la formalità che l’incontro avrebbe dovuto richiedere, andando potenzialmente ad alimentare il timore che l'imparzialità tanto decantata in realtà non fosse possibile. Un piccolo dettaglio, forse, ma che poteva fare - ad onta di ogni buona intenzione - la differenza nel momento in cui i pesi sarebbero stati posti sui piatti della bilancia.

    Nascose il proprio disappunto e, inclinando leggermente la testa di lato, spostò la propria attenzione su Lord Donnor.

    "E' corretto…"


    Lo vide, nel modo in cui sembrò quasi prendere tempo e prepararsi a parlare, domare la propria irruenza, impegnarsi per imbrigliare quella ridda di pensieri ed emozioni che sicuramente scalpitava dentro di lui.

    ...Neppure nei miei incubi peggiori”, aveva scritto l’uomo nella missiva inviata al Dustin, descrivendo gli orrori lasciati alle loro spalle dai fanatici, profondamente turbato nonostante l’animo indurito dagli anni di esperienza a capo del proprio seggio e dalle battaglie vissute.

    Vidya non l’avrebbe biasimato se tutta la rabbia e frustrazione accumulate si fossero riversate nelle sue parole. Non poteva dunque che apprezzare il suo controllo e la saggia scelta di limitarsi ad esporre i fatti.

    "Da quando Lord Stark ha ammesso i territori di Seagard nel Regno del Nord, sono iniziate scaramucce al confine che sono state rapidamente liquidate come quisquilie tra contadini."


    Le pallide iridi della Bolton guizzarono brevemente verso la fanciulla seduta davanti a lei. Era così che la situazione era stata presentata loro dalla Lady Madre: baruffe tra litigiosi popolani in conseguenza all’annessione poi sconfinate in profanazioni ai luoghi di culto. Una piccola, benché preoccupante, incrinatura nella compagine del Nord. Probabilmente, pensò, quando avevano lasciato Grande Inverno con lo scopo di placare gli animi dei fedeli e rinfocolare il sentimento di fratellanza e collaborazione, la spaccatura era già in atto. Il pellegrinaggio, divenuto emblema e strumento di quel messaggio di unione e pace, col senno di poi appariva ancor più un azzardo.

    Lo spettro di una matrice Illyriana era stato fin dal principio una possibilità nella sua mente, conscia che quella convivenza forzata avrebbe creato il terreno ideale all’attecchimento dei semi dell’eresia. Ciononostante, a lungo, non era rimasto che un timore astratto. Una paura che si era evoluta in un tangibile presentimento durante il loro soggiorno a Piazza di Torrhen, ove i reali effetti di quel clima di tensione e sospetto si erano palesati nel tentativo di linciaggio di un incolpevole seguace dei Sette e il diffondersi del contagio confermato dalla presenza dei primi accoliti in una corte del Nord. E che, infine, si era concretizzata nelle terribili verità testimoniate dai banditi che le avevano aggredite nelle desolate e implacabili lande delle Terre delle Tombe.

    "Ho sottovalutato la questione. Quelli che erano litigi da piazza si sono trasformati in scontri, anche armati."


    Tese le labbra e annuì debolmente, amareggiata. Tutti avevano - colpevolmente - sottovalutato la questione. L’eccessiva sicurezza nella millenaria invalicabilità dei domini del Metalupo, unita alla nota diffidenza e attrito tra i fedeli dei Sette e degli Antichi Dèi, li aveva resi ciechi a ciò che si stava sviluppando tra le increspature di quelle tumultuose onde.

    "Ne sono consapevole purtroppo e me ne rammarico, ma sono certo che riusciremo a placare gli animi dei nostri sudditi se ci dimostreremo uniti e garantiremo a tutti le stesse libertà di cui godevano prima."


    Vidya non riuscì a nascondere la propria perplessità, aggrottando la fronte dinanzi a quella non proprio velata accusa verso Casa Flint e il Nord in generale.

    Quali libertà erano mai state tolte al popolo di Seagard? E quali proibizioni avrebbero mai potuto giustificare cotanta brutalità?


    Schiuse le labbra, intenzionata a chiedere delucidazioni, ma prima che potesse proferire parola Lord Donnor sbottó.

    "Quali libertà? Quella di ammazzare la mia gente solo perché non crede alle stronzate di quella puttana Targaryen?"


    Una scintilla gettata nella paglia. Quello fu l’effetto dell’intervento del Mallister. La tesa cordialità e traballante calma avvamparono in pochi istanti, dissolvendosi nell’aria assieme agli effluvi delle delicate erbe fumiganti che avvolgevano la sala.

    Fu solo il pronto e deciso intervento di Lady Dustin ad evitare il degenerare della discussione. Mise a tacere il Flint e, spalleggiata dal marito, tentò di riportare il dialogo su toni più civili - sebbene anche quest’ultimo, con grande contrarietà della donna, faticasse a mantenere un linguaggio decoroso.

    "Ciò che Lord Flint intendeva dire, Lord Mallister, è che la vostra gente sembra seguire l'eresia illyriana e non c'è modo di discutere con quel fanatismo bandito persino dalla Corona."

    “.. E' una caccia spietata alla nostra gente, fatta di attentati e violenze indicibili al tavolo con delle Signore."

    "Non so cosa crediate di sapere, miei Signori, ma la fede che si pratica a Seagard non è mai stata corrotta dall'eresia illyriana. Ho le mie ragioni di credere che nessuno dei miei sudditi possa aver travisato la giusta via in codesto barbaro sistema. Ci dev'essere un'altra ragione."


    Silente seguì lo scambio, alternando lo sguardo da una parte all’altra del tavolo. Con la coda dell’occhio registrò vagamente Ser Willas sistemarsi sulla sedia, come fosse in allerta, ma era sulla placida e distante Aquila che la sua attenzione viró.

    Saper mantenere contegno e sangue freddo in ogni occasione era senza alcun dubbio una qualità essenziale e ammirabile in un Lord. E Vidya immaginava che il Signore di Seagard, vista la vicinanza con le Isole di Ferro dei suoi territori, si fosse trovato in circostanze ben più critiche e spinose in passato. La condiscendenza che egli sembrava emanare, però, non aiutava affatto ad allentare la tensione, erodendo ulteriormente il fragile equilibrio della sala.

    Uomini e donne subivano indicibili orrori e lui se ne diceva rammaricato, accennando a fantomatiche ragioni in alternativa a quello che loro “credevano di sapere”.

    "Abbiamo trovato le casacche dei vostri soldati addosso ai fanatici che siamo riusciti a catturare. Provenivano da Seagard, fuori da ogni dubbio..e poi c'è il rapimento di vostra figlia..."


    Tenne gli occhi sul Mallister, il volto impenetrabile mentre il Flint, ricompostosi, elencava le prove in loro possesso.

    Alla menzione dell’agguato si irrigidì. Non che fosse un’informazione da tacere, purtuttavia, vi erano decisamente modi meno indelicati e bruschi per rendere parte Lord Jason del rischio corso dalla figlia.

    A dispetto dei suoi timori non fu questi il primo a reagire. Fu invece il Cavaliere di Seagard a scattare sulla sedia, incapace di trattenere il proprio furente sconcerto a quella rivelazione.

    "IL COSA?!"


    «...Sventato tentativo di rapimento» precisó la Bolton, contrastando la montante agitazione con ferma pacatezza. «Durante il viaggio, mentre attraversavamo le Terre delle Tombe, abbiamo subito un’imboscata ad opera di alcuni sopravvissuti alle violenze degli Illyriani.» Guardò Lady Josephine, invitandola silenziosamente a intervenire qualora l'avesse ritenuto opportuno. «Grazie alla capace azione della guardia Mallister, Bolton e Stark, sostenuti dai soldati messi a disposizione a nostra protezione da Casa Cerwyn e Tallhart,» specificò, a sottolineare l’impegno delle Casate del Nord affinché le giovani Lady fossero al sicuro,«e il coraggioso contributo di una delle ancelle,» aggiunse, ricordando lo spirito di sacrificio dimostrato da Carol, «la crisi è rientrata prima che potessimo essere seriamente in pericolo.» Non era sembrato così sul momento, quando il sibilo e schianto della freccia infittasi a pochi centimetri dalle loro teste le aveva poste dinanzi ad una serie di difficili - e controverse - decisioni. O quando avevano appreso della morte di uno dei loro uomini. Soran. Adesso, invece, poteva guardare a quegli avvenimenti con il distacco e lucidità dati dal tempo e concludere che quei banditi improvvisati non avevano mai avuto alcuna possibilità. Troppi gli armigeri al seguito della delegazione e loro troppo poco organizzati. «Quegli uomini hanno agito spinti dalla disperazione e sofferenza, convinti che Lady Josephine potesse avere influenza sui fanatici ed essere loro d’aiuto.» Scosse la testa tristemente al ricordo di quei concitati momenti, al muto dolore e all’indomita fierezza dei prigionieri inginocchiati nel fango. «Sul momento avevamo pensato fosse diventata loro obiettivo a causa di quanto accaduto a Piazza di Torrhen, ove l’intervento di vostra figlia ha portato al ravvedimento di un cortigiano caduto nelle spire dell’eresia.» Una vicenda che aveva fatto parlare e le cui voci, Vidya immaginava, avessero raggiunto anche i nuovi domini delle aquile. «Ma ora è chiaro la ragione fosse un’altra.» Fece una pausa e puntò nuovamente il suo algido sguardo sul neo vassallo del Nord. «Diversi superstiti hanno riportato di aver sentito parlare di Seagard. Questo, unitamente alle cappe ritrovate, concorderete con me, sembra dipingere uno scenario ben preciso.»

    Si sporse leggermente in avanti, posando le braccia sul tavolo e intrecciando le mani.

    «Non escludiamo ci possa essere un’altra spiegazione», concesse. «L’esistenza stessa di questo tavolo ne è prova e dimostrazione.» Sciolse la stretta e allargò i palmi ad indicare quella riunione. «Ma per poter considerare effettivamente questa alternativa, e quindi focalizzare come voi dite ogni sforzo per trovare una soluzione assieme, Lord Mallister, abbiamo bisogno condividiate gli elementi e ragioni su cui si basa la vostra convinzione.»

    La semplice fiducia nel proprio popolo da sola non era sufficiente.

    «Cosa vi fa escludere con tanta certezza la possibilità che, grazie a delle sacche eretiche formatesi nei vostri territori, si sia creato un corridoio d’accesso al Nord?»

    Se erano in possesso di informazioni utili a dipanare quell’intricata matassa era il momento di condividerle.



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    Josephine Mallister Nord - Barrowlands 16 febbraio 286 Mattino - Sereno Città delle Tombe - Sala delle Udienze


    ∼ Above the rest ∼


    C
    on dignità ed austera solennità Lord Jason s’era accomodato al tavolo delle trattative di fronte al Lord di Dito della Silice, che aveva mostrato poco calore nelle parole rivolte a Lady Josephine Mallister. Il sussurro paterno, ancor prima di accedere all’imponente ed illuminata Sala delle Udienze di Barrowton, aveva relegato l’animo della fanciulla di Seagard in uno stato di apprensione e somma preoccupazione per le sorti dei confini. Forse Lord Jason Mallister, sperimentata l’assenza della “Perla di Seagard” per diversi pleniluni per via del viaggio diplomatico a Grande Inverno, s’era ammorbidito nei confronti della figlia mostrandole affetto e considerazione di cui era spesso priva fin dal primo vagito. O semplicemente non desiderava perdere un orpello così prezioso ed ambito della sua corte, una vera risorsa in termini di alleanze soprattutto con il sacro vincolo matrimoniale. Eppure qualcosa nei severi e giusti occhi del padre, la spingeva a credere in reale affetto e preoccupazione per le sue sorti al Nord. La tempestività con cui erano stati condotti alla Sala delle Udienze, per non alimentare ulteriormente il malcontento del Lord di Dito della Silice, non avevano permesso alla fanciulla di Seagard di aggiornare il nobile padre sui difficili giorni che aveva vissuto nelle Barrowlands. A partire dalla difficile traversata delle desolate e pericolose colline, fino all’arresto forzato del peregrinaggio a Città delle Tombe. In entrambi i casi s’era sentita minacciata prima dal tentato rapimento da parte di ribelli e poi dalla velata prigionia al Palazzo Dustin. Pensava di poter avere un po' di tempo da trascorrere con il padre, ed invece Lord Dustin aveva negato loro quel privilegio per via di impellenti questioni da redimere al tavolo in maniera piuttosto tempestina.

    Composta, dignitosa e seriosa. Lanciò timide occhiate ai presenti, senza rivolgere lo sguardo con insistenza o imprudenza. Pietrificata sulla sua seduta, assumeva la posa più dignitosa ed aggraziata che poteva. Schiena dritta, mento alto e mani intrecciate davanti al grembo. Si sentiva così piccola, fuori posto, a dover presenziare in un tavolo di trattative così importante. Nessuno l’aveva educata per essere una buona diplomatica, ma le era stata richiesta buona etichetta ed ubbidienza fin dal primo vagito. In quei momenti di silenzio, dove le occhiate fiammeggianti dei Lord facevano clamore più di mille uomini sul campo di battaglia, si chiedeva davvero se fosse stata all’altezza del compito a cui era stata chiamata. Aveva promesso a Lady Vidya di concretizzare le aspirazioni di pace e serenità, sussurrando nelle orecchie degli uomini parole di pace e sanando le vecchie ferite. Si ritrovò ad accogliere con grazia il sorriso della Bolton, senza però riuscire ad esser troppo convincente e dissimulando i mille conflitti che agitavano l’animo. E se Lord Jason fosse davvero colpevole? E se Lord Dustin avesse dirottato le pacifiche trattative in una condanna verso i Mallister? E se Lord Flint fosse stato troppo iracondo da poter sentir le ragioni dei Mallister? Troppi pensieri affollavano la mente della Mallister, senza più riuscire a redimerli con calma e razionalità. Il cuore le martellava nel petto, soprattutto dopo aver ricevuto parole gelide dallo stesso Lord che l’aveva accolta con gaudio ed onori a Dito della Silice poco tempo prima. Sembrava che avesse dimenticato tutto, perfino il buon contegno e la dignità richiesta ad un nobiluomo. Qualcosa era pronto ad esplodere e lo sguardo chiaro della Mallister si soffermava con prudenza su ognuno dei convitati al tavolo.

    Le nocche sbiancarono e le interiora si contorcevano per l’apprensione. Vittima delle emozioni provava in ogni modo a mantenere il dignitoso contegno e un aggraziato sorriso a fior di labbra per distendere la tensione che già si respirava al tavolo. Probabilmente anche Lord Jason aveva compreso il rancore che i popoli di confine nutrivano per l’Aquila Argentea, per via delle incursioni degli Eretici di Illyria Targaryen, per questo s’era premurato di affidare la vita della figlia nelle mani di Ser Willas qualora le trattative sarebbero saltate. E se c’era della colpevolezza nell’Aquila? Si rifiutò di contemplare una simile opzione. I Mallister provenivano da una fiera e nobile discendenza di Re del Tridente, così fedeli e fieri da non poter contemplare la slealtà o l’ambiguità. Anche se molti al Nord consideravano il tradimento dei Tully in favore di Lord Caleb Stark un’astuta alleanza di sopravvivenza pur di non sedere tra le file dei vinti. Maldicenze a cui Lady Josephine Mallister non aveva mai prestato ascolto. Nonostante i sussurri o il brusio di sottofondo aveva sempre avanzato a mento alto e con dignità in ogni sala senza guardarsi mai indietro, servita e riverita dalla servitù dei più importanti Castelli del Nord e facendo sfoggio di somma eleganza e buon costume presso le corti al di là dell’Incollatura. Proprio come il motto recitava, un’Aquila non poteva guardarsi di chi non era capace di spiegare le ali.

    Sotto lo stendardo dei Dustin e con il benestare di Casa Stark, di cui Lady Elysa Flint-Stark ne era l’unica rappresentante presente sul territorio del Lupo, le trattative iniziarono. La fanciulla chinò appena il capo per render omaggio alla volontà di Lady Madre di Grande Inverno, che seppur lontana grazie alla giustizia dei Dustin e la supervisione della Bolton, avrebbe finalmente messo a tacere la “grande questione”. Ormai da diverse settimane non si mormorava d’altro tra i corridoi del Palazzo e senza dubbio anche in qualsiasi altro castello del Nord. La pace e la serenità del Nord interessava un po' ogni Lord del grande e gelato feudo del Lupo. Il Branco stava vivendo un periodo di forte instabilità, non solo religiosa ma anche politica per l’assenza del Lord Protettore. Il giovane Lupo non era ancora tornato in terra natia, venendo meno ai propri doveri e oberando di responsabilità la Lady Madre. - Sia fatta la volontà della Signora… - Mormorò in eco alle inorgoglite parole di Lord Dustin, per omaggiare Lady Elysa Flint-Stark in apertura al tavolo delle trattative. - … E dei Nuovi e Antichi Dei. - Un debole sussurro pur di non interrompere il solenne discorso del Lord di Città delle Tombe. Eppure una impellente necessità per la Mallister affinché i Nuovi ed i Vecchi Dei fossero testimoni della giustizia terrena. Senza ombra di dubbio i suoi pensieri e suppliche erano rivolte al Primo Volto del Divino, il Padre, affinché ogni uomo e donna presente al tavolo fosse ispirato dai sacri valori di equità e giustizia. Ogni rancore personale o pregiudizio andava accantonato per scorgere la verità nella menzogna, e punire gli ingiusti ricompensando i giusti. E solo il Sommo Padre poteva guidare le parole ed illuminare le menti dei mortali, affinché la Sacra Luce della Giustizia potesse debellare le ombre dell’ingiustizia. A volte i tribunali mortali erano così fallaci rispetto a quello celestiale, quando ogni uomo o donna sarebbe stato chiamato a render conto dei propri peccati alle porte dei Sette Cieli. Un’utopia, per via degli scritti che aveva letto grazie a Septon Edmund a Seagard sull’amministrazione della giustizia di corte, in molti casi. Ma la Fede di Lady Josephine era ferrea, e con passione e caritatevole fedeltà sperava che quella fredda apparenza potesse tramutarsi in sincera amicizia.

    La fanciulla di Seagard era ben conscia dei disordini al confine, anche perché un gruppo di ribelli delle Barrowlands aveva avuto l’ardire di provare a rapirla per poter chiedere un riscatto o far cedere l’orgogliosa Aquila sulle sue pretese sulle coste. Disordini che s’erano tramutati in veri e propri scontri armati, rilasciando sui cadaveri gli stemmi dell’Aquila Argentea in modo da rendere inequivocabile la responsabilità di un simile scempio. Una trappola ben architettata, a giudizio di Lady Josephine, pur di creare distanza e diffidenza tra alleati. Un modo per gli Eretici di Illyria Targaryen per penetrare nel freddo ed orgoglioso branco del Lupo. La stessa Mallister aveva versato amare lacrime di fronte al dolore e alla disperazione dei ribelli, reputando comunque giusta la punizione che Lord Dustin avrebbe riservato ai traditori. Scavalcare le autorità era come sovvertire il naturale ordine del creato, rinnegando implicitamente la supremazia dell’Onnipotente e dell’Onnipresente. Una breccia ancora sanguinolenta che gli adepti dell’Eresia sfruttavano per conquistarsi il favore dei deboli. Perché di fronte ad una perdita e al desiderio di vendetta ogni morale decadeva, soprattutto se impossibilitati a reclamare giustizia al proprio Lord. Non si trattava più di una guerra religiosa, anzi. Non lo era mai stato. La perduta Illyria Targaryen desiderava solo sovvertire l’ordine naturale delle cose, facendo insorgere le comuni genti contro chi aveva promesso di proteggerli e sfamarli. - … - Rabbrividì di fronte al livore del Lord di Dito della Silice. Nonostante la pacata diplomazia dimostrata dall’orgoglioso Lord Seagard, invocando comune sacrificio e libertà di culto in nome delle Leggi della Corona, Lord Donnor Flint vinto dal dolore del suo popolo perse la calma. Del Lord raffinato e distinto che aveva conosciuto a Dito della Silice non riconobbe alcunché, ma solo un uomo sopraffatto dalle emozioni per la sofferenza di un popolo. Seguirono le accuse di Lord Dustin, lasciando cadere in un battito di ciglio la maschera d’imparzialità di cui s’era vestito con il benestare di Lady Madre, e la diplomatica rettifica di Lady Barbrey che avvallava le parole del marito. Nemmeno di fronte a simili illazioni, il padre perse la calma ma ribatté con stoicismo ogni accusa in assenza di chiare ed inequivocabili prove.

    Quando Ser Willas scattò sull’attenti sentendo la morsa del Lupo stringersi intorno alle nobili Aquile, Lady Josephine si sentì in dovere d’intervenire per evitare che l’eccesso di zelo e la fedeltà del Capo della Guardia di Seagard potesse in qualche modo compromettere ogni tentativo di diplomazia. Reputava molto più gravi le illazioni di Lord Flint e Lord Dustin, ma in quel momento mantenere la calma e la lucidità di pensiero era prioritario. Anche di fronte all’ammissione di un tentato rapimento ai danni di un ospite, violando i sacri principi su cui la cultura del Nord si basava. Annuì debolmente alla sagace osservazione di Lady Vidya, che sottolineò quanto la guardia Mallister e la scorta del Nord si fossero adoperate per tenerla al sicuro. - Ser Willas… - Ancor prima di sollevarsi dalla comoda seduta in pregiato legno, appoggiò la piccola e pallida mano sull’avambraccio del valoroso guerriero di Seagard. Una debole stretta per invitarlo a restare al suo posto o peggio non sguainare alcuna lama. - … Non è necessario. Come vedete, siedo al tavolo illesa e priva di ogni costrizione. Il mio corpo è immacolato da alcun segno di violenza, la mia mente libera da qualsiasi vincolo e il mio cuore devoto come sempre ai Sette Dei! - Rivolse un debole sorriso al cavaliere invitandolo con un cenno della mano, la stessa che poco prima lo aveva sfiorato con delicata dolcezza, a rimettersi seduto ed evitare di apparire come una minaccia. Lei stessa permase in quella posizione, leggermente più elevata rispetto agli altri ospiti ma per far rischiarare meglio la voce tra i presenti e non per intimorire alcunché.

    - Ho perdonato. - Proruppe, mentre cercava di schiarirsi la voce inizialmente un po' malferma. - Ho perdonato chi, violando la sacra legge dell’ospitalità e prevaricando la diplomazia con la violenza, ha provato a rapirmi durante il viaggio nelle Barrowlands. - Rivolse uno sguardo verso Lord Dustin, lasciando intendere con grazia e contrita diffidenza, che il reato era stato commesso sotto lo stendardo di Città delle Tombe. - I fuorilegge sono stati catturati dai valorosi uomini della scorta ed affidati alla guardia Dustin in modo da essere processati e puniti secondo la vostra giurisdizione. - Alcun reclamo o pretesa di avere le teste dei banditi, ma la serena accettazione della Legge del Lupo, seppur era stata un’Aquila vittima del pericolo. Una debole allusione a quanto nemmeno un Lord come William Dustin era davvero capace di tener saldo il controllo in quei tempi difficili. Città delle Tombe, come Seagard o qualsiasi altro feudo del Nord, non era esente da disordini o conflitti. E di certo non era l’arrivo dell’Aquila ad aver portato venti di tempesta per via del battito delle sue ali. - Mi chiedo, se durante il piacevole soggiorno a Città delle Tombe o a Dito della Silice, avete in qualche modo dubitato della mia fedeltà verso i Sette Dei. Se in qualche occasione sia stata ambigua o degna dei vostri sospetti… perché la mia fedeltà è lo specchio della fedeltà verso il Divino della mia famiglia e del mio popolo. - Stavolta con decisione, ma senza ombra di veemenza. Anzi s’era accomodata di nuovo sul seggio, ritrovando la statica ed aggraziata posizione che l’aveva fin dal principio contraddistinta. Desiderava essere equiparata agli altri, né superiore e mai inferiore. Rivolse quella velata richiesta, vestita di supplica, verso chi l’aveva accolta tra le proprie mura e osservato con garbo ogni tradizione del Nord senza mai dimenticarsi delle proprie radici. Preferiva rinunciare a qualsiasi cerimonia che potesse in qualche modo mettere in dubbio la propria fedeltà nei Sette Dei, piuttosto che alimentare sospetto o ingiurie. La caducità della sua salute non era sempre una scusante. Rivolse un lungo sguardo a Lord Dustin, Lady Dustin e Lord Flint. Penetrante, non insistente, e senza traccia di supponenza ma solo onestà. - L’Eresia di Illyria s’insinua tra i poveri d’animo. I disordini creano campo fertile per l’Eresia, sovvertendo l’amore con l’odio e la comprensione con la diffidenza. Nessuna Guerra è mai stata combattuta per amor del Credo e ad insegnarcelo ci sono gli scritti della Cittadella. - Nessuna guerra era stata combattuta per Credo religioso, se non affiancato da mire territoriali o il desiderio di annientare nemici comuni. La stessa crociata di Illyria Targaryen ne era un esempio, le cui dottrine s’insinuavano nei cuori dei vinti per poter ribaltare il carretto dei vincitori. - La Fede insegna la comprensione, invoca la pace e promuove il dialogo. Ed è ciò che siamo qui oggi chiamati a fare! - Rammentò i nobili propositi.

    Si concesse una pausa nell’udire le diplomatiche domande che venivano poste a Lord Mallister, in quanto la maggior parte dei presenti credevano nell’arrivo dell’Eresia al Nord dall’Incollatura. Una posizione troppo comoda e forse opportunistica nell’incolpare lo straniero seduto al tavolo. Una reazione di paura, d’irrazionale terrore verso chi professava una fede diversa o venerava altri Dei, che poteva in qualche modo minacciare la ferrea tradizione del Branco. - Ciò che afferma Lady Vidya corrisponde al vero. A Piazza di Torrhen, feudo ben più a Nord di Città delle Tombe e di Dito della Silice, s’è compiuto il miracoloso ravvedimento di un eretico. Cortigiano della corte di Lord Tallhart caduto vittima dei sussurri mefitici di Illyra Targaryen… - Dunque nessun cortigiano proveniente dal Sud o peggio dal feudo dei Mallister. Una sottile allusione che le gelide terre del Meta-Lupo erano diventate campo fertile per l’eresia ancor prima dell’annessione di Seagard. - … Aldric il redento. Se gli illustri Lord e le sagge Lady che siedono a questo tavolo lo ritengono necessario posso chiamarlo al vostro cospetto. - Convenne con un debole sorriso. Per poi sollevare il palmo ed inasprire il tono. - Ma… in nessun modo verrà sottoposto a giudizio. È sotto la mia protezione e la benevolenza dei Sette Dei! - Aldric sarebbe intervenuto al tavolo delle trattative come testimone o possibile fonte d’informazioni e non come imputato. In nessun caso avrebbe tollerato la tortura o situazioni che potessero in qualche modo turbarlo.

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    Parole: 2538

    Lady Josephine richiede l'intervento di Aldric per ottenere informazioni sulla diffusione dell'Eresia al Nord.
     
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    16 febbraio, Sala delle Udienze, entrambe

    Ser Willas sembrava essersi tranquillizzato quanto bastava per evitare di estrarre la spada in mezzo alla sala delle udienze di Città delle Tombe, ma mentre sedeva nuovamente al fianco di Josephine la sua mascella restava serrata ed i muscoli pronti a scattare per ogni evenienza. Quell'intermezzo e l'offerta della Mallister di convocare presso il seggio dei Dustin un fanatico pentito distolsero per qualche vitale minuto l'attenzione dei presenti dalla domanda che la Bolton aveva rivolto direttamente a Lord Jason.
    "Se credete che questo..Alaric..."
    "Aldric."
    "Aldric, possa avere informazioni su quanto stia accadendo, farò in modo di scrivere a Lord Tallhart." -Lord William tentava di prendere sul serio il suo compito da mediatore ma in quella giornata avrebbe avuto del filo da torcere.
    "Non è quello che Lady Josephine crede." -Lord Flint aveva la sua da dire in merito -"Lady Josephine vuole dimostrare che è fedele al culto ufficiale, tanto pia da convertire gli eretici. "
    Josephine avrebbe potuto notare il ginocchio del suo cavaliere iniziare a tremare: se quell'uomo intendeva continuare a mancare di rispetto alla ragazza di Seagard, presto Ser Willas sarebbe intervenuto in difesa del suo onore.
    "E che questi fanatici hanno fatto breccia tra la nostra gente senza l'intermediazione del popolo dei Fiumi." -sbuffò ricalcando stavolta la domanda che Vidya aveva rivolto a Lord Mallister -"Resta il fatto però che le prove che ho portato indicano Seagard senza ragion di dubbio. E che come dice Lady Vidya non possiamo certo fidarci della vostra parola senza prova alcuna, Lord Mallister."
    In tutto quel parapiglia Lord Jason era rimasto in silenzio quasi religioso, lasciando che i suoi occhi non si allontanassero mai da quelli della Bolton che in quel tavolo (benché non dotata di effettivo potere politico) riteneva la più "pericolosa" in un certo senso.
    "Siete persone pratiche e immagino che l'onore non sia sufficiente. E' per questo che non ho portato solo la mia parola a questo tavolo." -il padre di Josephine si frugò nelle tasche per estrarne un pugnale che posò sul legno del tavolo. Sull'elsa della lama v'erano due iniziali O. R.
    "Cos'è?"
    "Credo sia meglio che sia Lord Flint a dirlo visto che questo pugnale è stato forgiato nelle fucine di Dito della Silice..."
    Lord Donnor socchiuse gli occhi con aria interrogativa, quindi si accese la sua memoria: "E' il regalo di nozze del marito di mia cugina, Orryn Reed. Dove lo avete preso, come fate ad averlo voi?"
    "Forse è bene che cerchiate nelle vostre famiglie i nemici che volete trovare a Seagard." -fissò Vidya con aria enigmatica.

    Limite post: sabato 4 maggio (festività compresa)
     
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    Josephine Mallister Nord - Barrowlands 16 febbraio 286 Mattino - Sereno Città delle Tombe - Sala delle Udienze


    ∼ Above the rest ∼


    S
    guardi iracondi, mascelle serrate e posture rigide. Oltre al tono accusatorio e di velata supponenza, si percepivano ben pochi segni di distensione tra le parti. Lady Josephine Mallister s’era accomodata sul seggio per non sovrastare alcun presente e ristabilire ordine con sorriso gaudio e sereno. Un timido tentativo, spalleggiata dalle altre due nobildonne, per non infuocare gli animi degli uomini seduti al tavolo delle trattative. Era proprio come s’era auspicata durante l’arrivo a Grande Inverno e come aveva promesso Lady Vidya. Le donne avevano finalmente un ruolo centrale, di reale moderazione e prudenza tra le parti. Un atteggiamento conciliatorio per poter scovare finalmente la verità tra menzogne e inganni. L’ingenua ed idealista Mallister credeva fermamente nelle parole paterne, sentendosi oltraggiata ed offesa dalle accuse di Lord Flint e dall’atteggiamento tutt’altro che conciliatorio di Lord Dustin. Come s’aspettava, forse era opinione condivisa anche da Lord Jason Mallister, l’accusa era incalzante e tutt’altro che velata. L’ira del Lord di Dito della Silice si riversava sui presenti nel tono e nella postura, rivolta in avanti e paonazzo in viso per infliggere la prima stoccata e far cedere il Lord nemico. Un atteggiamento poco consono alla buona etichetta, trasfigurando la distinta e dignitosa figura di Lord Donnor in un demone senza freni inibitori disonorandosi nelle efferate accuse che stava lanciando. Forte delle cappe dell’Aquila argentea che aveva trovato tra i prigionieri e che s’erano dichiarati discepoli di Illyria Targaryen. Detentore della verità, unita al dolore del feudo, Lord Flint provava a stringere con pugno di ferro la libera e fiera Aquila. E Ser Willas, uno dei guerrieri più valorosi della splendida e mite Seagard, non poteva ignorare la mancanza di garbo e rispetto alla famiglia a cui aveva giurato fedeltà. Accanto a sé, la fanciulla di Seagard ne avvertiva la tensione in ogni espressione e fibra del corpo. L’occhio cristallino cadeva con prudenza e timore verso l’elsa del cavaliere, nella speranza che nessuna parola avventata o maldestra accusa potesse scaturire atti privi di accortezza e razionalità. Conosceva fin da infanta Ser Willas e non aveva mai dubitato della sua fedeltà. E proprio a questa Lady Josephine s’appellò all’ennesima scortesia che Lord Flint le riservava, pur di non provocare la comprensiva reazione del cavaliere.

    Algida e composta non mutò espressione in viso, nemmeno quando Lord Flint alludeva all’empietà delle sue intenzioni nel dimostrare a sé e agli altri ospiti delle trattative che mai alcuna idea eretica aveva sfiorato la sua candida anima. - … - Non intervenne, anche perché non era stata lei medesima a rammentare le vicende di Piazza di Torrhen, miracolose e degne di gaudio per chi teneva davvero alla stabilità del Regno e all’eradicazione dell’Eresia. Lady Bolton aveva introdotto le vicende di “Aldric il Redento”, che per settimane aveva marciato sotto la pioggia ed il fango insieme agli altri pellegrini. Non un vanesio tentativo di elevare se stessa, ma una cronistoria dei fatti che metteva in luce la buonafede e le nobili intenzioni del pellegrinaggio a Sud. Mai nessuna preghiera eretica o illazione alla dannata Targaryen era stata pronunciata durante il percorso. Septon Mychael e Lady Josephine erano stati molto ferrei ed attenti sulle liturgie e lasciato un’impronta chiara nel rendere grazie ai Nuovi ed Antichi Dei. Inoltre la fanciulla di Seagard era certa che nessuno, Anne Algood di Cerwyn, Lord Helmann Tallhart o lo stesso Lord William Dustin potesse in qualche modo mettere in dubbio le virtù e la sincerità del Credo della figlia di Lord Jason Mallister. Perfino la Lady Madre di Grande Inverno n’era stata impressionata, tanto da spedirla ai confini in assenza del Lord Protettore per redimere le questioni tra i villaggi. Non più scaramucce tra poveri ma veri e propri disordini per via delle incursioni degli Illuminati di Illyria Targaryen. - Above the rest. - Si sporse verso Ser Willas, sulla destra, per sussurrargli poche e significative parole. Rammentava al cavaliere di non reagire nemmeno di fronte a vili accuse o becere provocazioni. Nessun Lupo, né tantomeno il Pugno dei Flint, avrebbe reso prigioniera l’Aquila Argentea. Un dolce sussurro per invitare il nobile cavaliere a scollarsi di dosso le accuse che provenivano da un Lord ferito ed impaurito. La paura rendeva ciechi, a volte addirittura folli. Non riconosceva più in Lord Donnor Flint il distinto nobiluomo che l’aveva accolta ed onorata come ospite a Dito della Silice. Nascose la tristezza negli occhi e resto scostante ed algida sulla comoda seduta in attesa di poter intervenire, al momento giusto.

    Rivolse uno sguardo di riconoscenza alle nobildonne sedute al tavolo. Lady Barbrey Ryswell provava in ogni modo a placare l’empietà e la mancanza di modi cortesi del marito. Invece Lady Vidya, con arguzia e capacità analitica, cercava di scovare la verità nell’uno o nell’altro Lord. Forse solo la sorella di Lord Roose Bolton possedeva la lucidità e fermezza d’animo nel poter scoprire l’arcano, su come l’eresia si fosse insinuata tra le fredde ed inospitali lande del Nord. Per quanto Lady Josephine Mallister provasse ad essere imparziale era impossibile per lei apparire lucida quando affianco a lei c’era il nobile padre asserrato da incalzanti ed ingiuste accuse. Lord Flint di Dito della Silice era spietato ed ingiusto nella sua invettiva, contro Seagard e la buona Fede. Mentre Lord di Città delle Tombe s’illudeva nell’essere abbastanza imparziale tanto da poter moderare un confronto così importante. Mancava di doti diplomatiche e saggia moderazione, che veniva rappresentata in modo incalzante e giusto dall’altro lato del tavolo nella fedele e coraggiosa sposa. Lady Barbrey Ryswell s’era rivelata una buona alleata fin dal suo arrivo a Città delle Tombe, pronta a correggere con audacia ed un velo di supponenza le scelte del marito. Un privilegio che non era concesso a nessuna sposa a Sud dell’Incollatura, la stessa Lady Joanna Banefort-Mallister era rimasta a Seagard per amministrare il feudo in attesa del marito. Forse la nobile madre aveva redarguito il marito sui modi e sulla gestione delle emozioni. L’occhio cristallino cadde anche alla sua sinistra, lì dove Lord Jason Mallister fronteggiava come un eroe il branco di Lupi senza mai cader vittima dei loro affondi e tenendoli lontani con le loro ingiuste accuse. - Che mi sia testimone Septa Ysilla, la mia virtuosa educatrice, e Septon Mychael, il mio pio confessore… mai la mia anima è stata tentata dal Demone della Superbia! - Non era lì per ostentare la sua Fede o peggio rammentare ai presenti delle gesta che l’avevano resa protagonista nelle segrete di Piazza di Torrhen. - Permettetemi di dissentire Lord Flint, ma non sul vostro ultimo intervento. Ho ragion di credere dell’innocenza del mio popolo. Temo che l’Eresia si sia diffusa più di quanto ci aspettiamo e la ricerca del colpevole non risiede nei popoli a Sud dell’Incollatura. - Breve pausa. Poi rivolse lo sguardo quieto e algido verso Lord William Dustin, colui che si fregiava del ruolo di moderatore senza averne le competenze ma solo l’autorità. Eppure non era sua intenzione contraddirlo, rammentagli di quanto appariva goffo ed inopportuno in una veste che gli calzava già stretta fin da principio. Reo un legame di fratellanza con Dito della Silice. - Lord Helmann Tallhart, nella sua infinita saggezza e comprensione, ha permesso ad Aldric di partecipare al pellegrinaggio dopo la sua redenzione. Un cammino purificatorio per ottenere il perdono dei Sette Divini! Di cui io, ne solo l’orgogliosa e devota madrina. - Convenne con un debole e gentile sorriso. Un modo per ribadire che Aldric godeva della protezione della Mallister, incondizionata fiducia e pia compassione. - Lord Dustin, non è dunque necessaria alcun corvo diretto a Piazza di Torrhen. “Aldric il Redento” è a Città delle Tombe, negli alloggi che con somma gentilezza e magnanimità avete riservato ai pellegrini. - Concluse, in attesa di qualsiasi cenno da parte del Lord per poter convocare il redento presso la corte.

    Lo sguardo cristallino della fanciulla di Seagard si soffermò sulla sua sinistra, lì dove sedeva lo stoico e serioso padre. Lord Jason Mallister, uomo di polso e d’onore, non aveva mai perso la saggezza ed il garbo nemmeno di fronte alle velate accuse di Lord Flint, supportato dalla finta neutralità di Lord Dustin. Sembrava più un banco degli imputati e non un tavolo per le trattative. L’Aquila veniva chiamata a giudizio per difendersi da prove circostanziali, come le aveva definite Lady Vidya stessa. Ed era proprio alla sorella di Lord Roose Bolton a cui era rivolta l’attenzione di Lord Seagard. Forse perfino il fiero padre aveva scorto le eccelse qualità della Bolton dopo solo pochi scambi d’opinioni. La freddezza analitica e prudente saggezza di Lady Vidya era un dono, soprattutto se si desiderava sopravvivere in un mondo duro ed inospitale come il Nord. Tra cocciuti Lord e sottili giochi di potere non si poteva apparire così sfrontati o saccenti, anche quando si custodiva la verità nel cuore e la coscienza non era macchiata di colpe. Quei uomini, così superbi e saccenti, pensavano di conoscere la verità dei fatti e far confessare l’altrui peccato senza indagare sulle proprie colpe. Un modo, seppur sommario ed ingiusto, di proteggere il Branco. L’unica davvero intenzionata a conoscere la verità era Lady Vidya. Valeva più da alleata che da nemica, senza ombra di dubbio. E Lady Josephine ringraziava ogni meriggio i Sette Volti del Divino per averle inviato la Bolton sul suo cammino. Da lei poteva imparare tanto, anche solo osservandola in mite silenzio. - … - Le labbra si schiusero per la sorpresa quando Lord Jason Mallister mostrò il pugnale di Dito della Silice. Il collo sottile e pallido le si allungò verso il tavolo, scostando appena la schiena dal morbido schienale e mantenendo le mani intrecciate sul grembo. Con curiosità ed un velo di sollievo, osservava il pugnale di fattura Nord che era giunto tra le mani di un fiero e rispettabile uomo del Sud. Si chiese come Lord Seagard fosse entrato in contatto del cimelio di famiglia dei Flint, ma trattenne la curiosità lasciando agli uomini del tavolo di trarre le loro conclusioni. Ai suoi occhi Lord Jason aveva portato una prova altrettanto circostanziale che i disordini dell’Eresia non provenivano solo dall’Incollatura, ma ormai l’intero Nord ne era caduto vittima. Malato, ferito. Il Nord reclamava una cura, una panacea affinché le dottrine della dannata Targaryen sparissero via dai cuori degli eretici. Una dottrina pericolosa, da cui la Vera Fede aveva subito preso distanza. Sul pugnale le iniziali incise “O. R.” saltavano all’occhio. L’arcano fu svelato da Lord Flint, confessando che si trattava di un omaggio per Orryn Reed, che tramite matrimonio s’era unito alla famiglia cadetta dei Flint di Dito della Silice. Trattenne a fior di labbra un sorriso quando l’orgoglioso e dignitoso padre rivolse un affondo verso l’accusa, alludendo che i seguaci di Illyria Targaryen non provenivano solo da Saegard ma anche da Dito della Silice. Sollievo, era ciò che si agitava dentro di lei. La piena consapevolezza di essere nel giusto e l’orgoglio di non aver mai dubitato delle proprie radici. Il popolo di Seagard era onorevole, fedele ed imperioso.

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    Parole: 1826

    Qui la conversione di Aldric e Qui il benestare di Lord Tallhart che libera Aldric e gli permette di unirsi al pellegrinaggio.

    Dunque Aldric può essere convocato subito!
     
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      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    Seduta placidamente, alla sua destra la temporalesca presenza di Lord Flint e alla sua sinistra la composta quiete di Ser Erik Dustin, Vidya, seguiva attentamente lo svolgersi della discussione.

    Sebbene quello in corso fosse il primo vero incontro diplomatico a cui prendeva attivamente parte, negli anni aveva presenziato a numerose udienze e visto gestire diverse contese. Abbastanza da essere conscia delle possibili insidie che quella spinosa mediazione poteva celare e dell'importanza di tenere d'occhio ogni elemento in campo, destreggiandosi su di un terreno instabile, in perpetuo movimento e cambiamento.

    Si sentiva, pensò distrattamente, simile ai giocolieri parte delle compagnie di saltimbanchi itineranti che, di tanto in tanto, si avventuravano nei domini Bolton, offrendo quelli che erano dei rari momenti di svago al Forte con i loro vivaci spettacoli. Ricordava un episodio in particolare, ove, "in onore delle affilate lame dell’Uomo Scuoiato", si erano esibiti facendo roteare dei lunghi coltelli. Aveva assistito a quel numero con il fiato sospeso, guardando affascinata le lame tagliare l’aria e, ad ogni rotazione, catturare per un istante la luce dei bracieri, prima di terminare con l'impugnatura nella sicura e abile stretta dei giocolieri. Un movimento sbagliato, o mal calcolato, e il loro tagliente filo non avrebbe lasciato scampo. Alla stessa maniera di quei coltelli, ogni singola frase proferita, azione compiuta e sguardo lanciato, volteggiava su di loro. Stava a Vidya e a chi a quel tavolo vestiva i panni del mediatore guidarli, adattarsi alle oscillazioni o, alla bisogna, imprimere e correggere la loro traiettoria per indirizzare il discorso.

    Apprezzò dunque la delicata fermezza con cui Lady Josephine placó Ser Willas, smorzandone l’irruenza prima che, con qualche gesto avventato o parola di troppo, potesse infiammare ulteriormente la già ignea situazione. Un mastino pronto a scattare, vigile ed inquieto. Quella l’immagine che le sovvenne guardando il cavaliere riprendere il suo posto, il volto scuro e il corpo irrigidito – ancora in allerta.

    Un atteggiamento specchio della reciproca diffidenza che, ad onta di ogni buon proposito, continuava a permeare la sala, inibendo e complicando un reale dialogo tra le parti.

    "Ho perdonato chi, violando la sacra legge dell’ospitalità e prevaricando la diplomazia con la violenza, ha provato a rapirmi durante il viaggio nelle Barrowlands…"


    «Scelta avventata quella di abbandonare la ben più sicura Strada del Re» si inserì, discreta, accennando un mesto sorriso nel ricordare alla giovane di Seagard la loro parte nell’incidente. «Dobbiamo ammetterlo.» Se si decideva di lasciare la strada principale per le isolate e selvagge lande dell’entroterra - aree pericolose in periodi di pace, figurarsi di quei tempi - si dovevano accettare i relativi rischi. «Fortunatamente abbiamo potuto contare sull'appoggio degli uomini da voi inviati, Lord Dustin–» disse, rivolgendogli un cenno di gratitudine. Il Signore di Barrow Hall, andava sottolineato, nel momento in cui era stato chiamato ad agire, non aveva mancato di prontezza o tempestività, inviando, nonostante lo scarso preavviso e la confusione, rinforzi in soccorso della delegazione in difficoltà, «–per giungere infine a Città delle Tombe in tutta sicurezza.»

    Un appunto che la Bolton riteneva doveroso fare. Non per contrapporsi al commento di Lady Josephine, ma piuttosto per ampliarlo e contestualizzare le responsabilità di ciascuno. Nessuno avrebbe potuto prevedere una tale rapida espansione dell’eresia e la brutalità che l’avrebbe accompagnata, era vero, ma la litigiosità e il rifiuto a collaborare dell’Aquila quanto del Signore di Dito della Silice, con il rimpallo di colpa prima e di accuse poi tra le due Casate, non avevano affatto aiutato, finendo per esacerbare ancor di più le critiche condizioni del confine e territori limitrofi. L’instabilità attuale era - anche - eco di quegli errori.

    "...L’Eresia di Illyria s’insinua tra i poveri d’animo. I disordini creano campo fertile per l’Eresia, sovvertendo l’amore con l’odio e la comprensione con la diffidenza..."


    Annuì, concorde. Le radici dell’eresia trovavano nutrimento nella discordia e le sue propaggini avanzano indisturbate, prosperando tra le spaccature create dal crescente clima di sfiducia e sospetto che avviluppava la Regione. Un punto, quello di dover scongiurare un aggravarsi della frattura tra i seguaci delle due fedi e l’urgenza di ritrovare la persa fratellanza per contrastare quello che era il reale e comune nemico, su cui aveva insistito fin dal principio del loro viaggio. Lo aveva fatto nell’appellarsi a Lord Tallhart affinché sostenesse il pellegrinaggio, nell’invitare l’inferocita folla di Piazza di Torrhen a non cedere al pregiudizio e alla paura scadendo nella violenza contro un incolpevole fedele dei Sette. E lo aveva ricordato ai briganti che le avevano aggredite nelle Terre delle Tombe, la cui disperazione gli aveva fatto riversare il loro odio e rabbia verso chi in realtà gli era amico.

    "...Nessuna Guerra è mai stata combattuta per amor del Credo e ad insegnarcelo ci sono gli scritti della Cittadella. La Fede insegna la comprensione, invoca la pace e promuove il dialogo. Ed è ciò che siamo qui oggi chiamati a fare!"


    Un’affermazione coraggiosa da fare tra quelle ancestrali mura, seduta dinanzi a dei diretti discendenti dei Primi Uomini che quelle inesistenti Guerre per amore del Credo le avevano vissute e vinte, pensò sarcasticamente la giovane Bolton. Stando a quanto le risultava, nessun Alto Septon - la voce degli Dèi sulla terra - aveva mai condannato apertamente le azioni degli avventurieri andali che, con l’eptagramma sacro marchiato sulla pelle a simboleggiare la loro missione in nome dei Sette, avevano dato alle fiamme gli Alberi Diga e massacrato i loro antenati. Il sibilo del ferro delle loro spade era stato, anzi, il più delle volte ispirato e accompagnato dal salmodiare delle ambigue scritture della Stella a Sette Punte.

    Tra l’altro, avrebbe voluto dire, una religione che prevedeva una figura come il Guerriero e che per secoli aveva avuto un esercito armato a suo servizio, non si poteva di certo definire del tutto promotrice di una visione pacifista. Nel tempo, complice con molta probabilità la realizzazione di non essere in grado di piegare gli Uomini del Nord e conquistare le terre oltre l’Incollatura, il contrasto aveva lasciato spazio alla tolleranza e pacifica convivenza. Tuttavia, la memoria del branco era lunga e le vite perse in difesa della propria libertà e terra non sarebbero mai state dimenticate. Si narrava che scavando abbastanza a fondo nei luoghi ove queste battaglie erano avvenute, come lungo le sponde dell’Acqua Piangente, la terra fosse ancora rossa del sangue versato.

    Si morse la lingua per impedirsi di ribattere a quella sorta di revisionismo storico, non era il momento di dare vita ad un dibattito sul reale ruolo rivestito dal Credo in quelle antiche vicende. E si concentrò, invece, sul resto delle parole della Mallister. Alla fine, al di là della visione romantica e idealizzata che l’altra aveva del proprio culto, condivideva il suo messaggio e il saggio invito alla comprensione reciproca e al dialogo. Orgogliosa e tenace nel proteggere ciò che le era caro, nonostante fosse nella posizione più scomoda fra i presenti, divisa tra il dovere e gli affetti, la fanciulla di Seagard si stava realmente impegnando nel cercare di costruire un ponte di comunicazione tra le due fazioni.

    "...Aldric il redento. Se gli illustri Lord e le sagge Lady che siedono a questo tavolo lo ritengono necessario posso chiamarlo al vostro cospetto…"

    "Se credete che questo ..Aldric,... possa avere informazioni su quanto stia accadendo, farò in modo di scrivere a Lord Tallhart."


    Frattanto che la proposta della convocazione di Aldric veniva discussa, Vidya lasciò che il suo sguardo indugiasse sull'altra nobildonna, incerto. Aveva dunque approfondito la questione come le aveva chiesto? O, pur ignorando come Aldric fosse venuto a contatto con l'eresia, era disposta a correre il rischio? Un salto nel vuoto a dimostrazione della totale - e sotto alcuni punti di vista ingenua - fiducia nella rettitudine e saldezza della fede della sua famiglia e del suo popolo.

    "Non è quello che Lady Josephine crede. Lady Josephine vuole dimostrare che è fedele al culto ufficiale, tanto pia da convertire gli eretici.E che questi fanatici hanno fatto breccia tra la nostra gente senza l'intermediazione del popolo dei Fiumi..."


    «Sarebbe un errore pensare che quello al confine sia il primo o l'unico focolaio attivo» si inserì, lanciando un’occhiata di scuse alla Mallister e una di disapprovazione al Lord al suo fianco, per nulla colpita dal tono con cui si era rivolto alla giovane. Comprendeva l’insofferenza e lo scetticismo, ma il suo astio era mal direzionato. «In questi mesi d’inazione e sottovalutazione, la dottrina Illyriana ha quasi certamente raccolto accoliti lungo tutti i Sette Regni. Uomini e donne di ogni estrazione sociale e credo che, per una ragione o l'altra, hanno trovato nell'eresia risposte, proposito e scopo.» I fanatici potevano attingere proseliti da un ampio bacino, popolato dalle piú svariate anime: chi disilluso si aggrappava alle false promesse di rivalsa e giustizia; chi per interesse anelava ad un utopico sovvertimento dell'ordine costituito; chi per la mera paura d'incontrare l'efferata morte spettante coloro che rifiutavano di assoggettarsi. «Quanto Aldric avrà da dire sarà sicuramente utile per capire le modalità di diffusione e proselitismo» concesse, appoggiando convintamente la proposta della giovane nobildonna. «E insieme alle testimonianze dei prigionieri, che di fatto provengono da villaggi direttamente interessati dagli attacchi, eventualmente ricostruire parte della rete intessuta dal Sentiero Luminoso a Nord.» Era riuscita a ottenere solo un nome, quello di un mercante delle Terre della Tempesta: Ed. Il resto degli eretici coinvolti, le avevano detto, erano traditori del nord ormai morti - apostati del culto degli Antichi e seguaci dei Sette corrotti dalle farneticazioni della Targaryen - o uomini a loro del tutto sconosciuti.

    «Ma ora» concluse, accodandosi al Flint nel cercare di riportare l’attenzione sulle domande ancora in attesa di risposta, «il punto in discussione è un altro.»

    Le pallide iridi della Bolton tornarono quindi a posarsi su Lord Mallister, rimasto fino a quel momento chiuso in un indecifrabile, calmo, silenzio.

    "Siete persone pratiche e immagino che l'onore non sia sufficiente. E' per questo che non ho portato solo la mia parola a questo tavolo."


    Alla vista del pugnale non perse la sua marmorea compostezza. Schiena dritta e mani conserte in grembo, un serio e neutrale cipiglio sul giovane viso, studiò l’oggetto posto sul tavolo con analitico distacco. Un’arma di alto pregio, constatò, soffermandosi sull'elaborata elsa e le lettere chiaramente cesellate su di essa:

    “O R”


    La sigla, rivelò un interdetto Lord Donnor, dopo qualche istante di realizzazione, indicava fosse di proprietà di Orryn Reed. Un dono di nozze forgiato dal mastro armaiolo di Dito della Silice per celebrare l’unione tra questi, fratello minore del Lord della Torre delle Acque Grigie, e sua cugina Anya Flint.

    L’implicazione era chiara, ma, ai suoi occhi, la validità di quella prova era ancora da verificare. Senza alcun contesto non avevano che ipotesi. Potevano trovarsi davanti alla schiacciante prova del coinvolgimento di un nobile del Nord con il Sentiero Luminoso, quanto al bottino di un furto, o, vista la tendenza dei fanatici a prendere ostaggi, persino la testimonianza di un rapimento. Indi, così come aveva fatto quando le avevano illustrato gli elementi su cui le accuse verso i Mallister si basavano, scelse di non sbilanciarsi e saltare a conclusioni, tenendosi aperta ad ogni scenario – che fosse di colpevolezza o meno.

    "Forse è bene che cerchiate nelle vostre famiglie i nemici che volete trovare a Seagard."


    Sostenne il rigido ed enigmatico sguardo del Signore di Seagard. Lo aveva sentito, fisso su di lei, durante l’intera discussione e si impose di non abbassare il proprio, o mostrare alcuna soggezione nei suoi confronti. Era una Bolton di Forte Terrore, non poteva mostrarsi debole o insicura.

    «Stiamo cercando risposte. Dobbiamo essere pratici, Lord Mallister» ribatté con tono incolore, richiamando le parole usate dall’uomo poco prima. Non cercavano nemici, né capri espiatori. Non c’era ragione per l’atteggiamento vittimistico che finora avevano assunto. Come se i quesiti loro rivolti fossero irragionevoli e non basati su indizi e prove che avevano il dovere di esaminare. Come se non ci si fosse adoperati per creare le condizioni al che potessero far sentire la loro voce senza l’onta di un’accusa formale.

    Lord Jason doveva capire che con l’appoggio a Tywin Lannister e poi il tradimento ai danni del proprio precedente Lord Maggiore, l’Aquila Argentea era ormai aptera, priva delle ali che potevano portarla a guardare gli altri dall’alto. Il Nord li aveva accolti. Lord Flint sacrificato parte dei propri possedimenti. Stava a loro dimostrare di essere degni di fiducia. Non viceversa.

    «E se per trovarle è necessario rivolgere domande scomode ai nostri fratelli non esiteremo a farlo.» Guardò Lady Josephine. Dopo quanto Vidya le aveva raccontato riguardo l'accusa di tradimento mossa a suo fratello Roose, avrebbe dovuto sapere che non si trattava di parole di circostanza. Nessuno al Nord era esente dallo scrutinio del branco. «Dunque spiegateci» incalzò gentilmente. Non avevano tempo da perdere dietro a ulteriori frasi ad effetto. «Affinché tutti gli elementi disponibili siano finalmente sul tavolo.»

    Come erano venuti in possesso di quel pugnale e cosa significava secondo loro? Di quali informazioni erano in possesso? Di quali libertà erano stati privati?

    Avevano bisogno di fatti concreti. Rapporti e resoconti raccolti dalle Aquile da confrontare con quelli in possesso dei Flint per poter mettere insieme i pezzi di quell'intricato mosaico e scorgerne finalmente il disegno.



    Parole: 1970
     
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