Votes taken by Aeryx

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    o1ZNz39The King eats and the Hand takes the shit - 11 Gennaio, 286, Terre della Corona
    8rOexWn
    Una scelta sbagliata, una vita ad inseguire il Re sbagliato. In un attimo, nonostante la distanza che aveva messo tra sé e il Karstark, come se fosse il volere degli dei, il Rosso fece uno scatto in avanti tagliando in due tutti quei metri tra loro come una setta in ciel sereno.
    I suoi uomini non si mossero e, a pari del loro comandante, si lasciarono circondare da chi stava dinanzi a loro. Aveva ordinato di non estrarre le armi ma l'ingaggio nullificò il suo ordine: in poco tempo tutti furono circondati e caddero uno dopo l'altro mentre un'ombra implacabile cominciava a gettare il mondo in un conflitto dal quale non si sarebbe più destato. Ogni sua lezione sulla guerra, ogni basilare concetto per il quale chi stava a cavallo potesse ritirarsi da un esercito appiedato con qualche perdita, tutto inutile in quel contesto dove i soldati del Karstark si mossero come a cavallo. In pochi secondi non rimasero uomini in piedi che lui, Lord Celtigar e il maestro che l'aveva seguito fino a quel momento.
    Più che una punizione, dopo tanta sofferenza e impegno per una causa persa, quella fine pareva più una liberazione. La sua morte avrebbe scatenato fuochi implacabili, fuochi che avrebbero distrutto la corona e magari rimosso Rhaegar dal trono. Aveva sbagliato, aveva tremendamente sbagliato… e quella spilla che portava in petto e l'emblema del drago tricefalo sulla cappa erano il segno per eccellenza del suo errore.
    Ripensò ai momenti del concilio, alla battaglia di Approdo del Re, a tutte quelle occasioni dove aveva avuto modo di cambiare la sorte dell'ultimo grande conflitto. A tutte quelle occasioni dove aveva sbagliato, al Lydden che ci aveva visto giusto e a Tyche che nonostante la crudeltà di Tywin non l'aveva mai abbandonato. Rhaegar non era affatto adatto al trono; il Vecchio Leone aveva sempre avuto ragione sul suo conto, anche in cella a un passo dalla follia.
    E mentre nel suo cuore si instillava il dubbio e il tradimento di colui che sin a quel momento aveva considerato come un fratello, ma che in realtà l'aveva abbandonato per inseguire l'amore, la battaglia attorno a loro impazzava. Pensò alla sorella che tanto aveva amato in vita, alla madre che tanto aveva perso in così poco tempo, alla sua casa natia e alla sua gente che mai più avrebbe rivisto. Sentiva il richiamo caloroso del suo dio, di colui che l'aveva accettato per quel che era e con il quale avrebbe banchettato in eterno.
    Non ebbe neanche il tempo di dare un ordine... di parlare... le spade abbandonarono la fodera mentre il Karstark sembrò teletrasportarsi davanti a lui nonostante i metri. Tentò di parare ma era giunta la fine della sua storia, del suo tormento… e, in morte, avrebbe tormentato il regno fino al suo sgretolamento. Un colpo, dritto e preciso al petto, e la storia di Lord Lionel Buckwell si concluse così, nel sangue, versato per un Re che non l'aveva mai meritato.
    1LAu6GS

    Parole: 500
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    Difesa: 19x98/10+3x3+(10x(2+1)/2)+3x3=219.2+32= 251.2

    Equipaggiamento:
    Doppie Lame in Acciaio: 13(x2)Att 5(x2)Dif e peso 6(x2)
    Arco in Legno: 7 Att e peso 4
    Faretra con 5/30 Frecce
    Armatura Completa in Acciaio (Riduzione danno 29 e peso 16)
    Cavallo da guerra (R4 V9)
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    Spilla Primo Cavaliere: +10 Prestigio e +15 Affinità Vassalli (Sotto l'armatura)
    Spilla Buckwell: +10 Affinità Buckwell e +5 Attrazione (Sotto l'armatura)
    Cintura Rossa: +7 Attrazione
    Cappa Nera Targaryen: +10 Attrazione


    Edited by Aeryx - 23/1/2023, 16:55
  2. .
    o1ZNz39The King eats and the Hand takes the shit - 11 Gennaio, 286, Sala del Trono
    8rOexWn
    Preoccuparsi della reazione da parte del Maestro della Guerra era giusto, eppure a Lionel non importava nulla del suo giudizio. Un uomo che aveva fallito così miseramente nel suo compito non meritava alcuna considerazione, specialmente se accusato di crimini disonorevoli da parte di un uomo che aveva servito con onore e dedizione la Corona.
    "Nessuno è mai scappato dalle proprie responsabilità quando a due passi dal Trono di Spade. Il Karstark potrà anche essere un membro del concilio, ma non per molto visto il suo comportamento" Silenzió le preoccupazioni del Gran Maestro, limitandosi ad aggiungere a quanto detto un'occhiata verso il saggio e le sue mille paure. Era stanco e non aveva tempo da perdere con altre chiacchiere inutili. Certo, nessun incompetente era mai stato trascinato da un esercito nella Sala del Trono, ma il Karstark stava palesemente tentando la fuga nella speranza di ripararsi nel freddo Nord, lontano dell'autorità diretta della Corona e con lo Stark pronto a difenderlo, e questo Lionel non poteva assolutamente permetterlo.
    "Le mie accuse erano riferite ad alcuni uomini al comando. Mi pare palese, Lord Philipp, che i soldati morti non abbiamo colpa e che anzi siano da considerare dei martiri…" Rispose alle parole del Protettore dell'Est. L'uomo aveva chiaramente mal interpretato le sue parole, poiché Lionel aveva sempre provato rispetto per chi moriva in nome della Corona e questo l'aveva dimostrato anche nelle cerimonie.
    "Bene, andate pure… e, visto che andate, vi concedo l'autorità di far sbarcare e prendere con voi gli uomini reali. Non conosco il numero di uomini al servizio del Karstark, tuttavia più siamo e meglio sarà visto la sua abilità con la spada" Confermò la decisione di andare al porto, incaricandolo al contempo di far sbarcare anche gli uomini della Corona. Avrebbe avuto bisogno di più uomini possibili contro un uomo in fuga.
    "Roccia non può rimanere in mano nemica, Ser Forrester. Abbiate fiducia di me, questa volta saremo preparati e sarò io personalmente a condurre l'assedio" Evitò di gettare ulteriore fango sull'inettitudine di chi aveva organizzato quell'assalto frontale. Fece un cenno alla guardia riguardo la richiesta di far scortare Lady Florent: tanto, ormai, stavano tutti uscendo dalla Fortezza Rossa e farla attendere ulteriormente non avrebbe avuto molto senso.
    Radunò i cento uomini della Cappa Cremisi presenti nella Sala del Trono, diede l'ordine di far preparare trecento Cappe Dorate. Scelse di attendere il ritorno della guardia con l'equipaggiamento richiesto, poi diede l'ordine di muoversi insieme a tutti gli altri. Lord Karstark era diretto all'accampamento e loro non avrebbero tardato un secondo più del dovuto per raggiungerlo.
    1LAu6GS

    Parole: 410 - Meglio di niente .-.
  3. .
    CITAZIONE (Albi_96 @ 9/12/2022, 20:30) 
    Ho dimenticato una cosa per Aeryx

    In base a questa semi le armature ancora utilizzabili dei soldati dell'Ovest (post assedio di Approdo) erano state sequestrate e fuse per creare quelle complete delle Cappe Cremisi. Lo dico perché ho visto che vuoi che vadono in battaglia col Serrett. Vedete voi come ve la volete giocare.

    Ho quelle dei quasi diecimila mercenari e caduti Storm/Corona prese dopo la battaglia dell'Uncino. Non saranno le loro né quelle dei Lannister, ma sono pur sempre armi e armature utili allo scopo

    Chiunque abbia aggiornato la scheda seggio dei Bar Emmon si è dimenticato di aggiungere i dromoni e mercantili da qui


    Edited by Aeryx - 9/12/2022, 21:15
  4. .
    CITAZIONE (Freene @ 28/11/2022, 14:18) 
    Figlio mio, figlio mio....
    non posso restarmene tra queste mura come se nulla fosse accaduto. Voglio prestare le mie preghiere alla salma di tuo padre, voglio abbracciare Khailee e confortarla...perché tanto tristo è stato il nostro destino? Non saresti mai dovuto partire per la capitale, mai dovuto divenire Primo Cavaliere.
    So la portata di queste parole ma figlio mio... perché noi?
    Farò quanto dici. Non voglio darti altri pensieri in questi giorni difficili, ma voglio da te una promessa. Fai scortare Khailee a casa.
    La capitale non è più il posto giusto per lei.
    Ha bisogno di sua madre.
    Abbiamo bisogno di piangere insieme.
    Rochelle,
    moglie e madre affranta


    Jaycelin e consorte arrivano la mattina del 13 a Rosby a cavallo.


    Lord Guncer Sunglass però è ad Approdo del Re. Era nella quest dei casini di Approdo del Re, tra quelli che aiutano Luthor con l'Alto Septon e Ser Paul Langward.
    Dimmi tu se vuoi riscrivere la lettera in qualche modo e "giostrartela" come se la mandassi sotto la porta dello zio oppure se vuoi spedirla a Vegon Sunglass a Sweetport Sound.
    Oppure se

    Uh, non lo sapevo... ho modificato la lettera e chiesto a Guncer di inviare un corvo a Vegon e in caso anche a Rykker e Stokeworth. La lettera gliela consegno sotto la porta. Lui può partire con me o anche subito, la scelta è sua ovviamente.
  5. .
    QseNNzL
    Un giorno la guerra si inchinerà al suono di un liuto - Porto Reale - 27 Dicembre 285 AC
    mP421cM
    Il suo non era uno scherzo e mai avrebbe osato fare qualcosa di simile a chi, ormai, aveva cominciato a conoscere e sentire come un'amica.
    Le sue visioni erano reali come loro due, come quella città che avevano accanto e che aveva visto andare in fiamme... erano reali come i draghi che, fino a qualche decennio prima, si credevano estinti e la magia che adesso scorreva nelle sue vene a seguito della sua conversione a R'hllor.
    La presa della giovane si strinse attorno al suo braccio, sconvolta da quanto le sue orecchie stavano adesso udendo. Una ventina di giorni prima aveva condiviso quella visione con Luthor, adesso con lei... per sconfiggere quel nemico e per mutare il loro destino bisognava essere uniti... e pian piano stava riuscendo a creare una sorta d'unità tra chi conosceva.
    La rossa gli chiese di non giudicarla per quanto avrebbe detto, qualcosa che il Buckwell non avrebbe mai fatto dinanzi a qualcuno che finalmente gli credeva. Dopotutto sarebbe stato paradossale gridare alla follia quando lui stesso, prima ancora di lei, aveva avviato un discorso ai limiti del reale.
    A detta della ragazza gli Antichi Dei parlavano tramite sussurri nell'aria e il rumore dell'acqua, talvolta anche nei sogni o grazie a visioni. Poi si parlò di libri, gli stessi da lui citati e che custodiva gelosamente nella Torre del Primo Cavaliere. La notte era ormai calata da ore e l'oscurità regnava attorno a loro. In quel clima di solitudine e silenzio parevano in ogni modo due folli intenti a confabulare di chissà quale follia... e invece, nonostante le apparenze, tutto era reale. In quell'atmosfera di pace e silenzio, loro due, parlavano di caos e di un'imminente guerra distruttrice. Della fine del mondo come lo conoscevano e di come evitare quel fato crudele.
    Sapete che non credo negli Antichi, Corinna..." Volse via lo sguardo, per un attimo, dagli occhi verde foresta della ragazza "Ciononostante, quanto ho visto è qualcosa di terribile... una visione che mai vorrei vivere... abbiamo una guerra alle porte, ma temo che questo Continente non sarà mai unito per fronteggiarla a pieno" Un'amara verità che uscì dalla sua bocca come una pugnalata al cuore. Il sorriso della ragazza era dolce e colmo di speranza, qualcosa che il Buckwell non riusciva minimamente a replicare. Come si poteva chiedere a un mondo di egoisti e superbi di mettere di lato i propri interessi per il bene comune?
    "Noi due, insieme, senza dubbio faremo molto per la nostra gente... eppure dubito che molti oseranno credere alle nostre parole. Lionel e Corinna, i due pazzi che credono in antiche leggende e uomini di ghiaccio... già le sento queste parole pronunciate dalla nobiltà di tutto il Continente e gli sguardi di coloro che proveranno a distruggerci. Serve una prova, qualcosa che faccia rendere conto a tutti che esistono davvero... qualcosa che non abbiamo e probabilmente non avremo prima che sarà troppo tardi" Confessò diventando l'opposto della Forrester. Era stato troppo il male che aveva visto per poter credere in una simile unità tra gli uomini... un folle, per i propri interessi, aveva quasi distrutto una città di un numero incalcolabile di anime... come poteva credere che tanti nobili si sarebbero uniti contro qualcosa di cui avevano solo visioni e libri?
    "E anche se volessimo spingerci a Nord... alla ricerca di questi spettri tra la nave... dubito che vi sarei di molto aiuto, Cora..." Continuò con la massima sincerità "Sono un guerriero ma, climi così estremi, sono a me del Sud del tutto estranei... non so combattere tra la neve né ho mai imparato a curare le mie ferite senza gli attrezzi necessari... vi sarei solo un peso in quel caso nonostante tutta la mia buona volontà" Terminò fondendo lo sguardo con chi, invece, nel freddo e nel ghiaccio aveva passato tutta la sua vita. Non temeva la morte, ciò che temeva era morire trascinandosi dietro chi gli stava a cuore... morire senza essere d'aiuto all'umanità. Dimenticato, marchiato come folle, tra le fredde tundre delle terre del Nord dopo una vita di sacrifici e patimenti.
    mP421cM
    Legenda
    Narrato ~ Parlato ~ Pensato

    26MvK7E
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    o1ZNz39The King eats and the Hand takes the shit - 11 Gennaio, 286, Sala del Trono
    8rOexWn
    Giunse in quel modo a termine la faccenda dei giudizi e delle questioni antecedenti l'ingresso dei nobili appena giudicati. Il Primo Cavaliere aveva scelto la grazia e commutato una pena capitale in un incarico e una sanzione amministrativa per entrambi. Eldridge avrebbe dovuto unirsi alla caccia del fanatico, Vicare al trasporto dei soldati fino alla Barriera secondo quanto deciso dalla Regina Madre e modificato in seguito dal Primo Cavaliere.
    A quel punto a entrare nella Sala del Trono fu Lord Celtigar, un uomo che come il Velaryon aveva perso la sua prole nella lotta di liberazione della Capitale. Il Gran Maestro lo informò della sua cattura, del fato che gli era stato riservato dai fanatici a seguito della sua lealtà alla Corona. Sul viso aveva i segni della lotta ma non pareva toccato minimamente da quanto accaduto il giorno prima. Il Lord fece un inchino e carico d'orgoglio mostrò lo spirito che faceva grande le Terre della Corona, quel medesimo spirito che mai nessuno avrebbe spezzato neanche con la tortura.
    Attorno a lui, mentre il nobile parlava, i membri del Concilio Ristretto parvero subito in imbarazzo, come se sapessero di già dove sarebbe andato a parare con quell'arringa iniziale. Giunse finalmente al punto e in poco tempo il brusio nella sala divenne pari a un vespaio. Il nobile non si fermò e alzando la voce, il necessario per ergersi sopra il brusio, continuò a esporre la propria richiesta.
    Quando però il rumore divenne tale da non permettergli di parlare, il Lord di Isola della Chela si fermò per zittire i presenti prima che potesse ordinarlo Lionel stesso. Le prove presentategli dal Lord riconducevano la paternità di quel crimine al Maestro della Guerra, che probabilmente non era stato ancora condannato grazie ai suoi titoli. Tuttavia la giustizia del Buckwell non guardava in faccia a nessuno e vista la stima che aveva verso quel padre, che pur avendo perso tutto continuava ad avere fiducia nella Corona, non poté far altro che continuare ad ascoltare... cominciando al contempo a dubitare dell'onore del Karstark.
    Nel tentativo di far maggior luce sulla faccenda, anche il Maestro Luthor si fece avanti con alcune domande per il Valyriano. Si mosse dalla sua posizione, avvicinandosi all'ascia portata da Lord Celtigar... un falso che era stato messo a posto della sua. Lionel diede il permesso di esaminare l'ascia con un cenno della mano, poi attese il ritorno del cavaliere della mente al suo fianco. Luthor propose un'idea, la stessa che sin da inizio udienza aveva cominciato a vivere nella sua mente.
    "Siete sempre stato un uomo d'onore e dai saldi principi, Lord Celtigar. Da voi non mi aspetterei mai accuse prive di prove o testimonianze... in quanto uomo e conterraneo, fratello in battaglia e in sofferenza, il mio cuore mi dice di credervi..." Si fermò un attimo perché, nonostante la fiducia e la stima nei suoi confronti, c'era un "ma" in tutta quella faccenda... "Tuttavia, la mia posizione da giudice imparziale e incarnazione della legge, mi impone di non emanare sentenze senza prove materiali. Lord Celtigar, l'unica cosa che al momento posso fare, non avendo prove necessarie per imputare -in tutto o in parte- il furto della vostra arma a Lord Karstark, è rimandare la nostra udienza" Sentenziò in accordo con il maestro, facendo poi cenno alla guardia più vicina di farsi avanti. Il suo prossimo ordine sarebbe stato un inganno a tutti i presenti, tranne per chi aveva udito le parole del Maestro.
    "Lord Celtigar, ciononostante, vista la vostra presenza in questa sala, permettetemi di chiedervi un favore in quanto Primo Cavaliere del Re..." Accennò un lieve e impercettibile sorriso d'intesa al Lord "Non mi è mai arrivata conferma della messa in sicurezza della Fortezza a seguito degli attacchi di ieri e la mia mente non può far altro che pensare ai pericoli che si potrebbero ancora celare tra queste mura... Vi incarico perciò di perquisire le camere dei nobili alla ricerca di eventuali fanatici. Vi invito, soprattutto, a controllare quegli alloggi i cui occupanti sono attualmente via. Esattamente come hanno osato fare con le prigioni e la Cripta delle Vergini, quelle mura, a seguito della loro temporanea condizione, potrebbero rappresentare un perfetto rifugio per quegli esseri immondi" Ordinò all'uomo in cerca di risposte e dandogli il permesso per agire. Il suo era un chiaro stratagemma per far entrare Lord Celtigar, con una scusante, negli alloggi del Karstark senza essere accusati di chissà quale pregiudizio o mancanza di fiducia nei suoi confronti.
    "Maestro Luthor, accompagnate Lord Celtigar verso gli alloggi" Niente doveva essere lasciato al caso: un Lord e tante guardie sarebbero state più che sufficienti per la ricerca, ma con due uomini e tante guardie le probabilità di riuscita sarebbero state decisamente molto più alte.
    E poi, come aveva detto a fil di voce l'Altopianino, la Fortezza era stata da poco attaccata e il Buckwell non aveva mai ricevuto un rapporto sulla sua completa messa in sicurezza. Scovare ed eliminare eventuali fanatici sarebbe stato l'obiettivo principale di Lord Celtigar insieme a Luthor, e visto quanto erano bravi a nascondersi, chissà... magari qualche fanatico poteva anche celarsi dentro l'armadio del Karstark, tra le lenzuola del suo letto o in qualche cavità nascosta o dentro il camino... un fanatico originario di Valyria, molto caro a Lord Celtigar, e a cui stava dando la caccia sin dalla campagna di Isola della Chela.
    A un certo punto, terminato il suo ordine, un altro soldato raggiunse il Trono di Spade... un altro che portava notizie da Roccia del Drago... e la situazione divenne di nuovo cupa... lanciò uno sguardo preoccupato a Luthor, ai membri del Concilio... perché erano tutti tornati? Deglutì e ancora una volta si ritrovò a pensare al peggio.
    "Portate due cavalli per Ser Corinna e il mio scudiero. Tutti gli altri rimasti sulle navi, invece, dovranno attendere e fare richiesta per entrare, incluso il Maestro della Guerra" Ci tenne a precisare giusto per non avere il Karstark dentro la Fortezza durante le perquisizioni ricerche per i fanatici nell'ala degli alloggi nobiliari.
    1LAu6GS

    Parole: 975 - I cavalli sono per Corinna e Arthur, il resto degli arrivati dovranno richiedere l'ingresso come tutti.

    Spadone in Bronzo (15 att 10 dif e 17 peso)
    Armatura in Acciaio completa (29 rid e 16 Peso)
    Spilla Buckwell (10 Affinità Buckwell +5 Attrazione)
    Spilla Primo Cavaliere (+10 Prestigio + 15 Affinità Vassalli)
    Cintura rossa (+7 Attrazione)
    Cappa nera Targaryen (+10 Attrazione +20% riuscita intrigo)
  7. .
    o1ZNz39The King eats and the Hand takes the shit - 11 Gennaio, 286, Sala del Trono
    8rOexWn
    Questione Isola dell'Orso
    Il Primo Cavaliere allungò la mano prendendo la pergamena dal Gran Maestro. Al Re era stata fatta una richiesta ben precisa prima che partisse per Lancia, una richiesta sulla quale non aveva ancora espresso il proprio verdetto. Casa Mormont era sull'orlo dell'estinzione e l'unica persona che rimaneva in vita con quel cognome, purtroppo, non sarebbe stata abbastanza per ripopolarla... rimaneva perciò la Snow, che secondo la legge del continente non poteva portare il cognome né ereditare le terre fino a un eventuale legittimazione da parte del sovrano.
    "Comprendo bene i vostri pensieri, Gran Maestro. La richiesta è stata fatta al Re quando Lady Daeva era ancora in vita e adesso che non c'è più la faccenda si appesantisce ulteriormente..." Prese un sospiro di pausa, osservando l'anziano della Cittadella dritto negli occhi "Che meriti ha, tuttavia, questa ragazza per essere degna di far continuare il nome dei Mormont? Un semplice compito gli avevo affidato ieri e, come altri che adesso aspettano giudizio, mi ha deluso" Chiese alla ricerca di qualche buona parola -anche la più misera- a suo nome che gli era sfuggita.
    Il giorno prima sarebbe stato perfetto per mostrarsi utile al Continente e alla Corona, ma neanche quello era riuscita a fare. Le sue urla di follia e contro il Re si erano udite in tutto il cortile, raggiungendo anche le sue orecchie qualche minuto prima di andarsene verso il Porto. Da quel che sapeva, in caso di assenza di un legittimo erede, il seggio sarebbe ritornato a Casa Stark: un fato decisamente migliore visti i mille meriti e successi del Lord di Grande Inverno in confronto a una ragazzina che non riusciva neanche a tenere a freno la propria lingua.
    "Non è mia intenzione far estinguere Casa Mormont, ma se salvandola i poveri isolani dovranno patire a causa dell'incompetenza della loro regnante, allora è un male che sono disposto a commettere. Il benestare del popolo, Gran Maestro, è più importante di ogni linea dinastica. Datemi una singola ragione per la quale dovrei imporre su quei poveri popolani il fato peggiore di tutti, ovvero l'essere governati da chi non ne possiede le capacità e fino a decisione contraria neanche il diritto"

    Questione Terre della Tempesta
    Questa volta fu il turno del Maestro del Conio di prendere la parola, seguito a ruota dal Maestro Luthor. I due lo informarono di una decisione presa durante una seduta del Concilio Ristretto precedente alla sua nomina, dove, insieme al Re, si era deciso di mentire riguardo il sangue del neonato erede delle Stormlands. Il piano era quello di dar voce a una diceria, spargendo sussurri sulle relazioni della defunta e di conseguenza sulla legittimità del bambino.
    Il Buckwell rimase per qualche secondo in silenzio, rabbuiandosi e perdendosi in un mare di pensieri. In lui si venne a creare un conflitto interno tra l'azione migliore e la giustizia, cosa che ormai in quei Sette Regni cominciava a svanire giorno dopo giorno. Non era affatto giusto che la Corona, l'istituzione suprema a capo di ogni cosa, mentisse ai suoi sudditi... ma, talvolta, un piccolo male era necessario per evitarne uno maggiore, esattamente come aveva detto prima riguardo la questione Mormont.
    "Seguiremo il cammino indicato dal nostro sovrano, anche perché le possibilità di ritrovare questo bambino sono pari a zero ormai. Chiunque potrebbe presentarsi alla nostra porta dicendo che quello che stringe tra le braccia è il figlio di Daerion. Non esistono le conoscenze necessarie, ora che Roccia è occupata, per riconoscere un falso da quello vero anche volendolo fare" E dentro di sé si sentì sempre più Tywin con ogni sua decisione. Le sue erano parole che prima della guerra non avrebbe mai avuto la mentalità di pronunciare, ma ormai aveva sacrificato tanto per il bene del Continente che quell'ennesimo sacrificio era niente in confronto a tutto il sangue versato. Non era il sangue a donare il diritto a regnare, bensì la propria disponibilità a vendere anche se stessi per il quieto vivere dei molti e la capacità di saperli condurre attraverso ogni male.
    "Il Concilio si farà in questa Fortezza. Adesso ci tocca solo attendere il ritorno delle truppe da Roccia... il fato delle Stormlands dipende dal loro successo" Concluse rimanendo fermo nella sua decisione di convocare ogni nobile delle terre a Sud "In che condizioni giace attualmente Lord Baratheon? E quante sono le possibilità che possa riaprire gli occhi?" Domandò rivolto ai due uomini di scienza.

    Questione Lancia del Sole
    "Il Principe, dopo quanto ha osato scrivere, non è degno di ricevere neanche una pergamena da noi" Non c'era alcun motivo d'informare chi avrebbe goduto dinanzi a una tale disgrazia "Vi ho già detto le parole da scrivere, Gran Maestro e voi meglio di me sapete che, quando un maestro riceve una pergamena, la prima cosa che fa e farla leggere al suo signore. Il Re tornerà il prima possibile appena leggerà queste parole, di questo ne sono assolutamente certo" Terminò chiudendo quella faccenda. La morte del fratello, purtroppo, doveva rimanere un segreto vista la motivazione che aveva spinto Rhaegar ad andare a Lancia del Sole.

    Questione Bracken e Laenor
    "Lord Bracken, le porte della città sono sigillate da ieri sera. Ovunque sia questo fanatico, state certo che sta ancora tra le mura di questa città" La sete di vendetta di entrambi i nobili, la richiesta di giustizia di un padre e di riscatto di un figlio, erano tutto ciò che gli bastava per muoversi a loro favore. Il desiderio del Longwaters e di quel povero padre sarebbe stato esaudito.
    "Prendete i vostri uomini, Lord Bracken, andate con Laenor e fatevi aiutare dalla guardia cittadina. Chiedete informazioni, offrite ricompense a nome della Corona, usate la forza se necessario ma mai su innocenti. Siete incaricati di catturare questo fanatico e portarlo dinanzi la giustizia. Le porte rimarranno chiuse fino a mezzogiorno: avete tempo fino ad allora per riuscire nel vostro compito. Oltre mezzogiorno, purtroppo, il massimo che potrò fare sarà quello di permettervi di mettere guardie a ogni porta a controllo di chi entra ed esce dalla città" Concluse dando una seconda possibilità a tutti e due per poter catturare quel dannato figlio di una madre poco ortodossa.
    [...]

    Gli occhi del precedente rettore delle carceri si riempirono di gratitudine dinanzi alla sua pietà, accettando così il fato deciso dal Buckwell. Aveva perso un ruolo di prestigio, un posto a corte e la fiducia della Corona, ma suo figlio poteva ancora rimediare a tutto e riportare in alto il nome di famiglia. Il cavaliere si congedò con un inchino, tornando tra le file di chi ancora attendeva giudizio. Nel frattempo il Maestro del Conio confermò la situazione che aveva portato alla caduta di rango del cavaliere e lo stato pessimo in cui riversavano le prigioni.
    "L'ordine della Regina Madre è stato da poco rettificato sotto mia direttiva. A seguito di una discussione con Lord Serrett, abbiamo scelto la clemenza per i prigionieri nelle carceri. Toccherà adesso a me e al Protettore dell'Ovest riportare questi uomini, come segno del perdono di ogni loro crimine, nuovamente a casa. Tuttavia, proprio per mantenere fede agli accordi presi dalla Regina Madre, ho scelto di mandare comunque cinquecento soldati Marbrand alla Barriera. La latitanza del figlio di Lord Preston è una motivazione più che sufficiente per indebolire la loro mano armata e per non perdonare chi ancora continua a minare la nostra stabilità e la riappacificazione tra le terre" Rispose informando il concilio della sua decisione. Il trasporto l'avrebbero organizzato in seguito e visto la piega che stavano prendendo i fatti, forse anche prima del previsto.
    Si ritornò dunque sulla questione del Langward e di Lord Vorys, entrambi ancora in attesa del giudizio da parte della Mano del Re. Il Gran Maestro e il Maestro del Conio erano stati rapiti, perciò rimase al Lord Comandante il compito di rispondere ai suoi quesiti. Poi prese la parola il Longwaters, che nonostante le pugnalate dei due, cercò con le proprie parole di scagionarli da ogni colpa. Diverse furono, invece, le parole del Maestro che mai mentì in favore del giovane né si trattenne dal confessare i suoi sbagli.
    Per filo e per segno Maestro Luthor raccontò come le cose si erano svolte nel cortile, narrando i fatti con la sua solita parlantina esaustiva e precisa. Ogni sua parola sembrava contro il Langward e a favore di quel che il Buckwell ormai sapeva con sempre più certezza: esattamente come la Snow, il Langward era incapace di gestire quel tipo di situazioni e di saper mantenere il sangue freddo. Erano due nobili viziati, abituati a vivere serviti e riveriti nei loro castelli d'oro e argento, lontani da patimenti e dolori.
    Il primo a parlare fu lo straniero, che per la seconda volta cercò di difendersi e questa volta senza additare la colpa a qualcuno. Il suo gesto, a detta del Braavosiano, era nato da una mancanza di fiducia... una giustificazione che molti avrebbero interpretato come un'offesa, ma non il Buckwell che più di ogni altra cosa voleva far luce sulla faccenda senza danneggiare la Corona. La disobbedienza del Braavosiano era costata molte sofferenze alla Regina Madre, che per sua fortuna era però salva. Aveva giocato a lanciare la moneta e aveva vinto... una moneta che, se caduta sulla faccia opposta, gli sarebbe certamente costata la testa.
    Infine fu il turno del Langward, che per la prima volta comprese i suoi errori e, stranamente, arrivò persino a chiedere perdono per non essere riuscito a far di più. Quelle parole potevano essere un buon inizio per un ragazzo che si era dimostrato debole e insicuro, talvolta superbo e sdegnoso degli altri. Rimaneva comunque un ragazzo che aveva perso il padre e che ora si ritrovava da solo a piangere il genitore e a governare quanto era stato suo fino al giorno prima.
    "Lord Vorys" Lo sguardo si conficcò nel Braavosiano, lo spadone abbandonò la parte superiore delle gambe e per la prima volta la sua punta toccò terra. Il Primo Cavaliere afferrò con le mani le estremità della guardia, prese un respiro e si perse per un istante nei pensieri. Le sue erano state parole pericolose… pericolose ma ben pronunciate.
    "La vostra decisione ha messo in pericolo la vita di Sua Altezza la Regina Madre... e se non fosse stato per l'intervento del Lord Comandante, senza dubbio, sarebbe morta tra strazianti sofferenze. Io comprendo la situazione nella quale eravate -c'ero anche io- e non la ignoro né la separo dal contesto quando parlo con voi. Probabilmente dimenticate che adesso siete un suddito della Corona, un uomo che prima di ogni altra cosa dovrebbe obbedire e fare il bene del Continente in quanto Lord" Era passato poco dal suo arrivo, ancor meno da quando era stato nominato Lord da Sua Maestà. Quella decisione non era esattamente condivisa dal Buckwell, proprio come la spartizione dei territori dell'Ovest tra Valle e Altopiano, ma ancora una volta il Re era stato sordo dinanzi alle sue richieste e aveva preferito ignorare il suo più fidato consigliere. Un seggio doveva sempre rimanere legato alla sua terra, e sradicarlo in quel modo, in futuro, non avrebbe fatto altro che generare nuovi pretesti per un'altra guerra. Il compito di un Re era quello di limitare i conflitti, non di generarli tramite le sue decisioni.
    "Dunque queste informazioni vi hanno condotto al porto, dove avete fermato due navi e salvato la figlia del Lord Protettore dell'Ovest. Le vostre gesta hanno evitato la perdita di numerose vite e ne hanno salvata una... Al posto vostro io avrei continuato a seguire gli ordini, informando altri di questo pericolo tramite il mio compagno... ma questo perché conosco la Fortezza Rossa, le persone di cui fidarmi e questi fanatici che combatto ormai da mesi" Rispose smentendo la supposizione che anche lui avrebbe fatto le medesime scelte in quella situazione "Dobbiamo ringraziare che io mi sia fidato il meno possibile di tutti, inviando comunque dei cani alla ricerca della Regina Madre nonostante avevo inviato non uno ma ben due nobili e diverse guardie nelle prigioni" Un sospiro accompagnò quelle parole. Era stanco di dover sempre decidere cosa fare e come reagire agli sbagli altrui... mai una volta che le cose andassero bene in quella città figlia dei draghi. Una vocina nella sua testa gli diceva di ucciderli entrambi e farla finita una volta e per tutte... dopotutto poteva farlo, ne aveva la possibilità e il diritto visto come si erano comportati e in qualità di Primo Cavaliere anche di poter di disporre della loro vita a suo piacimento. La sua autorità era somma fra gli uomini, e nonostante rimanesse quella di un uomo, il poter che aveva tra le mani era quello di una divinità.
    "Di sbagli ne avete commessi entrambi... molti sbagli... e voi più di tutti, Langward" Continuò dopo una pausa di qualche secondo. Le mani si strinsero attorno all'estremità della guardia, si sbilanciò in avanti e infine disse: "Ho raggiunto il mio verdetto" Lasciò che il silenzio avvolgesse la Sala del Trono ancora una volta. Il suo sguardo si posò sul Braavosiano, dandogli la precedenza rispetto al Langward a causa del suo grado nobiliare e delle sue colpe.
    "Lord Vicare Vorys, per le vostre colpe vi condanno al pagamento di duemila dragoni d'oro alla Corona e vi affido il compito, categorico e inderogabile, di radunare mille soldati e di scortare i cinquecento uomini dei Marbrand alla Barriera. Quanto avete fatto, a Westeros, è punibile con l'esilio fino alla pena di morte, ma vi voglio comunque dare una seconda possibilità di servire la Corona e aiutarla in questo tempo problematico... se Sua Maestà vi ha reso Lord è sicuramente perché ha visto qualcosa in voi; qualcosa che nonostante gli errori da voi commessi avete dimostrato fermando due navi e salvando Lady Laenah" Il pensiero volò subito alla sua promessa e, nonostante non si sentisse grato nei confronti del Braavosiano a causa dei suoi sbagli, era innegabile che il suo intervento aveva salvato la situazione e permesso la cattura di Lord Rosby giù al porto della Capitale.
    "Non è oggi il giorno della vostra morte, Lord Vorys... e non sarà neanche domani per mano di un boia né in futuro per quanto avete fatto ieri. Avete una vita davanti a voi in questo Continente e non sarò io a negarvela. La vostra posizione vi rende a tutti gli effetti un uomo di Westeros, e bensì non vi siate ancora integrato del tutto, sono sicuro che lo farete presto" Terminò in quel modo col Braavosiano, optando per un compito da portare al termine e il pagamento del prezzo dell'oro rispetto a quello del ferro. In lui vedeva una possibile risorsa per la Corona e una ventata d'aria fresca in un Continente che andava sempre più verso il decadimento... ucciderlo sarebbe stato uno sbaglio e le abilità dimostrate confermavano la sua utilità.
    "Eldridge Langward, voi, invece, non godete del saggio e pacato carattere di vostro padre né i meriti di Lord Vorys. Tuttavia, siete un figlio che ha appena perso la persona a lui più cara a causa dei suoi errori e ciò son certo che possa bastare come punizione. Casa Langward ha servito per anni la Corona e continuerà a farlo nonostante la vostra irriverenza verso gli ordini reali- ma che vi sia di lezione affinché questo non si ripeta mai più in futuro. In memoria del defunto Ser Paul e di tutto il bene che ha fatto per questo Continente, elevo Casa Langward a tutti gli effetti al rango nobiliare, conferendo a voi e ai vostri discendenti il titolo di Lord di Brindlewood" Decise dunque di onorare i morti invece di infierire sui vivi, indicando il Langward col dito durante la sua elevazione al rango di signore feudale. Suo padre era stato un semplice Ser, adesso suo figlio sarebbe stato Lord grazie al suo sacrificio. Tuttavia il Buckwell non aveva finito e perciò tornò nella posizione antecedente alla nomina, pronto a continuare con le parole. Un errore rimaneva pur sempre un errore e, esattamente come aveva pagato Lord Vorys, anche il Langward avrebbe condiviso la medesima pena del suo compagno in disobbedienza.
    "A seguito dei vostri errori, però, vi condanno al contempo al pagamento di mille dragoni d'oro -una cifra inferiore a Lord Vorys sia in nome del rispetto che avevo verso vostro padre, l'aiuto che avete dato alla Capitale e per non intaccare troppo le vostre finanze- e vi assegno il compito di unirvi a Laenor e Lord Bracken nella ricerca di questo fanatico di nome Neemia, così da poter finalmente porre una parola fine a tutto questo e vendicare i morti" Scelse nonostante tutto una sentenza simile a quella di Lord Vorys, giustificando anche il perché della cifra dimezzata. Il Langward aveva perso il padre e la sua casate non era conosciuta per ricchezza: la loro forza stava negli anni di fedeltà alla Corona, gli stessi che aveva appena ricompensando facendo ciò che nessun Targaryen aveva mai fatto prima di lui.
    Subito appena finì di parlare, una cappa cremisi si fece avanti riportando la notizia del ritorno delle truppe da Roccia del Drago. Il respiro si fermò e il cuore saltò un battito... era troppo presto... perché erano già tornati e come mai non avevano inviato alcun corvo dalla Fortezza dei Draghi? Qualcosa di brutta doveva esser successo e ogni carta in tavola sembrava confermare il suo presentimento.
    "Da Roccia? Siete sicuro? Correte immediatamente alla stalla e prendete due cavalli: voglio Lord Philipp in questa stanza il prima possibile!" Ordinò senza perder tempo. Ancora una volta, dopo il suo ordine, il Gran Maestro aprì bocca informandolo di altre udienze in attesa. Si massaggiò la tempia con la destra, risistemò la spada di traverso sulle cosce e tornò ad appoggiarsi sullo schienale del trono.
    "Che entri il prossimo allora, Gran Maestro" Sentenziò a sua volta in risposta. Aveva fatto bene a mettersi l'armatura quel giorno... almeno la sua schiena si sarebbe potuta accomodarsi tra quelle spade senza ferirsi. Tutti gli altri, invece, potevano pure congedarsi dalla Sala del Trono: con loro aveva finito e la loro presenza all'interno non era più richiesta.
    1LAu6GS

    Parole: 3008 - Questi post me li devo preparare prima... sto notando che è impossibile rispondere in un giorno a queste cose ahahhah

    Spadone in Bronzo (15 att 10 dif e 17 peso)
    Armatura in Acciaio completa (29 rid e 16 Peso)
    Spilla Buckwell (10 Affinità Buckwell +5 Attrazione)
    Spilla Primo Cavaliere (+10 Prestigio + 15 Affinità Vassalli)
    Cintura rossa (+7 Attrazione)
    Cappa nera Targaryen (+10 Attrazione +20% riuscita intrigo)


    Edited by Aeryx - 21/11/2022, 06:52
  8. .
    Essos - Città Libera di Myr, porto •Zagreus
    Il vecchio scosse la testa alla domanda del ragazzo. Non aveva avuto l'occasione di parlargli e tutto ciò che sapeva l'aveva udito da altri. Per lui quella faccenda, prima della perdita della famiglia, aveva avuto poca importanza... anche se più di quanto ne potesse avere adesso che tutta la sua attenzione era incentrata nel piangere i suoi cari e a flagellarsi per i suoi errori da padre di famiglia.
    "Non credo lo sapesse. Con tutta onestà penso abbia preso la prima nave disponibile e sia partito per Essos come tutti noi" Rispose con un fil di voce, sforzandosi a soddisfare le curiosità del giovane per quel poco che poteva "Mi spiace ma non c'ho parlato..." Continuò chinando lo sguardo sugli scogli affilati sotto la banchina. Il mare continuava a impattare su di loro, talvolta schizzando l'acqua salmastra a due passi dai piedi del vecchio. Da quel momento in poi tra i due calò il silenzio amaro del dolore e infine ognuno andò per la sua strada. L'asta sarebbe presto cominciata, proprio come si poteva palesemente dedurre dai movimenti vicino al capannone dove gli schiavi venivano tenuti.
    Le gambe del giovane si mossero più lestamente possibile, raggiungendo in tempo il sergente con i suoi uomini prima della rotazione di guardia. Da lontano un plotone si avvicinò per scambiarsi il posto con i soldati di guardia. Gli uomini si salutarono tra loro, poi il sergente si mosse verso la zona dell'asta dove adesso doveva prestare servizio al posto dei suoi colleghi.
    Ausel seguì gli uomini, arrivando anche lui sul posto. Sul luogo c'era una gran folla, principalmente di ricchi mercanti e membri dell'aristocrazia, ma osservando meglio anche uomini comuni che, con tutta probabilità, volevano prendere qualche schiavo a poco costo per la casa o per accudire i figli quando fuori per lavoro.
    Un uomo grasso e ben vestito, barba colorata di blu e capelli del medesimo colore, all'indietro, legati con anelli d'oro e argento, prese il proprio posto al centro del palco. Un giovanotto, bello d'aspetto e ben vestito, accorse subito dopo a portargli una pergamena. L'uomo gli accarezzò il viso per ringraziarlo, poi gli diede un calcio per mandarlo via dal palco con forza. Nonostante l'aspetto, anche lui era uno schiavo come quelli in stracci dietro il palco.
    "Signori e Signore, benvenuti alla nostra esotica e ricchissima asta giornaliera! Parto dicendovi che quest'oggi abbiamo merce rara proveniente da oltremare. Ma non temete possibili compratori, abbiamo merce per ogni tasca e persone per ogni gusto! Uomo o donna, vecchio o giovane, caro o economico, noi abbiamo schiavi per ognuno di voi!" L'uomo sorrise ai presenti mostrando ogni suo dente e accompagnando ogni sua parola con gesti di una teatralità spropositata. Il ragazzino tornò sul palco, consegnando un bastone ricoperto di preziosi al banditore. Un colpo sulla schiena seguì la consegna e il poveretto ritornò al suo posto come un cane con la coda tra le gambe.
    "Diamo inizio alla nostra asta!" Annunciò infine aprendo la sua "bottega" a cielo aperto "Il primo nostro prodotto è una merce giovane, proveniente proprio dal Continente Orientale. Non fatevi prendere in giro dall'aspetto malconcio e dai capelli a bloccare il viso..." Puntò il bastone e poi batte con la sua punta due volte sull'asse in legno, indicando al primo poveretto -il biondo che aveva salvato al porto- dove fermarsi. Il ragazzino, spaventato a tal punto da tremare a ogni passo, eseguì il suo ordine senza fiatare.
    "Giovane, esile..." Si avvicinò a lui, la mano afferrò la mandibola e col bastone levò i capelli via dal viso "...bello e chissà... forse anche dotato! Non temete, potrà anche non capire la nostra lingua ma la lingua, quando si muove nel modo giusto, sa parlare al corpo meglio che alle orecchie" Una grossa risata accompagnò quelle parole mentre una lacrima bagnò il legno. Il ragazzo tentò di sottrarsi alla presa dell'uomo ma la forza dell'altro e l'attuale debolezza del suo corpo fugò ogni sua chance di liberarsi. Lo costrinse a mettersi in ginocchio, pronto all'uso del bastone alla prima forma di resistenza. Gli posò la mano sulla spalla, imprimendo la forza necessaria a fargli capire di non muoversi.
    "L'asta ha inizio da cinque pezzi d'argento!" E neanche il tempo di dirlo che un vecchio alzò la mano, il prezzo salì a sette, poi otto e per ultimo un uomo puntò nove. Tra la folla in molti parevano interessati a prendersi quel poveretto... "Siamo a nove pezzi d'argento, chi offre di più?!" Chiese rivolto al pubblico, pronto a battere il bastone e vendere il ragazzino all'ultimo offerente.
    Ruola pure, sempre se non molli, che l'altro offerente continua a ribattere fino a venti. In caso non volessi spingerti fino a 20 pezzi d'argento, ruola che si aggiudica l'asta e io mi muoverò di conseguenza


    Edited by Aeryx - 19/11/2022, 00:10
  9. .
    o1ZNz39Insorgi, o città immensa! - Sera del 10 Gennaio, 286, Fortezza Rossa
    8rOexWn
    Aveva lasciato trenta Buckwell a difesa del prigioniero al suo rientro. Lord Rosby aveva tradito la corona e per questo andava processato come traditore, e vista l'assenza del Re questo compito spettava a lui e lui soltanto. Tuttavia, ancor prima del giudizio di quella feccia, c'era una città da ripulire dai suoi simili.
    Di ritorno alla Fortezza Rossa, il Buckwell, aveva fatto immediatamente visita al Gran Maestro, così da potersi rimettere in forze prima della battuta di caccia di quella sera. L'anziano saggio, vittima pari agli altri della follia Illyriana, l'aveva accolto nel suo studio e, nonostante quanto era successo, aveva messo mano ai ferri e alle bende per rattoppare il povero Buckwell. Numerosi erano stati i tagli sulla sua persona ma, per sua fortuna, nessuno troppo profondo per impedirgli di muoversi. Diversamente si poteva dire del piccolo e povero principino Viserys, ancora in attesa di essere mostrato alla Regina Madre da quando al tempio di Baelor aveva perso la vita a causa della debolezza di Lord Varys.
    Al suo arrivo, subito dopo la consegna del Lord ai suoi soldati, il Gran Maestro l'aveva fatto sedere per dar un'occhiata alle sue ferite. Come sempre rifiutò ogni specie di annebbiante, conscio che per quella sera la sua mente doveva assolutamente rimanere lucida più che mai. Si affidò perciò al solito legnetto in bocca, giusto per avere qualcosa da stringere per il dolore e per sopprimere eventuali urla. L'anziano si mosse con la solita maestria, ripulendo e cucendo ogni taglio che gli era stato inferto durante il giorno.
    Di membri del Concilio Ristretto, ormai, n'erano rimasti pochissimi... ma in qualche modo poteva sentirsi fortunato nel sapere che, almeno, il più saggio tra loro era ancora vivo. Ricordava ancora il suo ingresso nella Sala del Trono, il suo assistente alle spalle e le parole che il Re gli rivolse appena questo si inginocchiò per presentarsi. Non si era mai chiesto che tipo di legame legasse il sovrano al cavaliere della mente, ma molto probabilmente l'anziano era stato uno dei suoi tanti istruttori durante la sua permanenza in cittadella. Un fato piuttosto duro per un giovincello, o almeno così lo sarebbe stato se al posto suo ci fosse stato il Buckwell, che di libri non ne aveva mai voluto sapere.
    Ago e filo uscivano e rientravano nella carne, disegnando delle linee nere come fossero penne d'inchiostro, la stessa che il Buckwell teneva nella mano libera mentre il Gran Maestro operava. L'anziano si ritrovò numerose volte a ordinargli di star fermo, ma il giovane stava mettendo per filo e per segno il suo discorso alla guardia cittadina. Adesso, Primo Cavaliere e comandante ad interim, il Buckwell aveva il doppio dei doveri... il suo scudiero gli aveva chiesto di delegarne alcuni, ma ormai la sua fiducia verso chiunque era scesa oltre la soglia del possibile. Il tradimento di Lord Rosby gli aveva fatto fare più passi indietro di quanti ne aveva fatti in due anni, tornando così al punto d'inizio. Penna e ago continuarono il proprio lavoro, talvolta fermando l'altro affinché almeno uno potesse funzionare.
    Ultimate le cuciture, il Gran Maestro ripulì per l'ultima volta le ferite prima di fasciarle, consentendo in questo modo al Buckwell di potersi rimettere la maglietta. Fece attenzione a non fare movimenti bruschi, indossando la medesima armatura -ma ripulita dai servi- di quella giornata. Corazza e gambali, che erano rimasti fuori dal suo equipaggiamento quel giorno, tornarono a compensare la mancanza insieme al suo arco e la faretra con le frecce. Quel giorno aveva usato quello di uno dei suo arcieri -ovviamente restituito al ritorno alla Fortezza- e visti i possibili scontri di quella serata, almeno un'arma dalla distanza era d'obbligo per il giovane Lord delle Antlers.

    [....]

    Lasciati gli alloggi del Gran Maestro, il ragazzo si avviò verso il cortile, dove aveva ordinato il raduno di ogni cappa dorata non impegnata nella difesa dei portoni e il Maestro Luthor. Il loro numero era minore del previsto, possibilmente a causa degli scontri tra le strade della capitale, ma gli sarebbero comunque bastati. Si sistemò la spilla sul cuore, il mantello nero del dragone e l'elmo sotto l'ascella. Guardò i gradini prima del cortile, le fiaccole illuminare l'interno della Fortezza Rossa, poi fece il primo passo su quel gradino.
    Col pugno batté sull'armatura, spezzando il silenzio con il rumore del metallo. Un altro passo seguì subito dopo e un altro colpo contro l'armatura. Lo sguardo rimase dritto, deciso nel vendicare la morte di ogni singola persona morta quel giorno.
    "Insorgi, o città immensa,
    Sorgi per l'ultima battaglia!
    Contro l'oscura forza fanatica,
    Contro l'orda maledetta.

    Possa nobile la tua ira
    scorrere come onda!
    È la guerra del giusto,
    È la guerra della tua gente!

    Resistiamo agli oppressori
    di ogni folle ideale,
    Ai carnefici, predatori,
    Torturatori dell'umanità!

    Insorgi, o città immensa,
    Sorgi per l’ultima battaglia!
    Contro l'oscura forza fanatica,
    Contro l'orda maledetta.

    Non osino le stelle nere
    la nostra Patria soggiogare,
    La sua pace ritrovata
    Non osi il fanatico violare!

    Alla sordida feccia fanatica
    Piazzeremo una daga in fronte,
    Al rifiuto dell'umanità
    Scaveremo una fossa profonda!

    Insorgi, o città immensa,
    Sorgi per l’ultima battaglia!
    Contro l'oscura forza famatica,
    Contro l'orda maledetta.
    "
    Ogni pausa era seguita da un passo, ogni secondo da un colpo sulla sua armatura. I suoi denti erano stretti dalla rabbia, la mano libera su una delle due else mentre sotto il braccio della stessa teneva il suo elmo. Era nei momenti più difficili che la bestia mostrava i suoi denti. Era nei momenti più difficili che bisognava ringhiare e azzannare il nemico senza timore. Era nei momenti più difficili che bisognava rispondere alla violenza con ancor più violenza.
    Arrivò in fine a mettere entrambi i piedi sul terriccio del cortile, smuovendolo con lo stivale in acciaio. Le cappe attendevano i suoi ordini, insieme ai soldati di Casa Buckwell non impegnati a sorvegliare Lord Rosby, sigillato e incatenato in una delle camere della Torre del Primo Cavaliere.
    "Soldati! Quest'oggi la feccia Illyriana ha osato attaccare la Fortezza Rossa, la casa del nostro Re, dell'uomo che vi paga per proteggere questa città e che la governa! Un tale affronto non può passare impunito, un tale attacco alla nostra città reclama una risposta con il ferro e il fuoco! E' giunto il momento che Approdo tema e rispetti il vostro mantello, che questa città abbia paura del colore oro! Questi fanatici hanno osato attaccare la regina, uccidere l'Alto Septon... dobbiamo porre fine a questa follia e voi soltanto, i protettori di questa città, potete vendicare i morti di quest'oggi e mettere a tacere, una volta e per tutte, questi folli!" Urlò con decisione e fermezza, risoluto più che mai a misure così drastiche. La guardia cittadina più di tutti era stata colpita da quella feccia: tanti -fin troppi- fratelli erano morti a causa di quei pugnali dalle sette punte. Era giusto reclamare vendetta a gran voce ed era ancor più giusto prendersela con il fuoco.
    "Maestro Luthor, vi lascio venti dei miei uomini per svolgere gli interrogatori ma se prima dell'alba non avrete scoperto niente, allora tornerò per bruciarli in piazza pubblica" Si prese un secondo per rivolgersi all'uomo di scienza, poi tornò con lo sguardo sui soldati dinanzi a sè. Cercò Naerys con lo sguardo, richiamandolo in prima linea appena lo individuò tra i presenti.
    "Vice Comandante Naerys, quali informazioni hanno ottenuto questi uomini dalla popolazione?" Chiese all'appena promosso Naerys. Aveva dato la disponibilità ai suoi uomini di pagare le informazioni al popolino, così da ottenere il più possibile da quei disperati. Lasciò andare Luthor, sempre se non avesse qualcosa da dire, concentrandosi così sull'uomo prima di dare l'ordine decisivo.
    1LAu6GS

    Parole: 611 parole di cura col Gran Maestro di 1213 di post

    In base a quante cappe rimangono, tolte le cinquanta a ogni porta (350 cappe), il resto sono tutte nel cortile insieme ai soldati Casa Buckwell (tolti 30 fanti a difesa di Lord Rosby nella Torre). Di Buckwell, boh, direi 200 fanti e 5 arcieri.

    BlackCleric

    Equipaggiamento:
    Doppie lame in acciaio (26 Att 10 Dif 12 Peso)
    Arco in Legno (7 att 4 peso)
    Faretra con 5/30 frecce in legno
    Armatura in Acciaio completa (29 rid e 16 Peso)
    Spilla Buckwell (10 Affinità Buckwell +5 Attrazione)
    Spilla Primo Cavaliere (+10 Prestigio + 15 Affinità Vassalli)
    Cintura rossa (+7 Attrazione)
    Cappa nera Targaryen (+10 Attrazione +20% riuscita intrigo)
    ------------------------
    Vita: 148/196
    ------------------------


    Edited by Aeryx - 29/10/2022, 20:14
  10. .
    Altopiano - Strada dell'Oceano • Notte, 19 Novembre 285 AC • Himra Celtigar
    Tutti avvolti dal profumo del rancio e dal calore del fuoco, bagnati dalla luce che donava nell'oscurità, i compagni di viaggio del giovane Celtigar stavano seduti ognuno accanto all'altro, i più fortunati su alcuni ceppi e i rimanenti per terra. Per il ragazzo, abituato alla cucina di Vecchia Città, il pentolone poteva non profumare come uno stufato o qualche piatto da nobile, ma per dei stomaci affamati come quelli davanti a lui era abbastanza buono da far brontolare le pance nell'attesa.
    Un uomo tra i tanti, con una cicatrice sulla guancia e capelli neri, girava il mestolo dentro la pentola, assicurandosi che ogni singolo componente di quel rancio cucinasse a dovere senza rimanere con una parte cotta e una no. Attorno i suoi compagni bevevano quel poco che potevano, offerto dal comandante per mantenere quei futuri fratelli buoni e mansueti fino al castello che sarebbe diventato la loro nuova e perpetua casa.
    Su uno dei tronchi messi per terra, un ragazzo cantava una ballata delle terre fuori l'Altopiano, intonando le gesta di un lontano ma famigerato guerriero e la sua avanguardia. Non era uno dei condannati, bensì un uomo di passaggio che in cambio di una ciotola di rancio e un posto sicuro dove dormire, prima di ripartire la mattina seguente, aveva deciso di mettere il proprio liuto al servizio della carovana. Le risate, la canzone e le note avevano reso difficile udire Himra e i suoi fallimenti con l'ocarina, un bene per il giovane cavaliere che si era già messo abbastanza in imbarazzo col suo cavallo.

    "Centocinquanta uomini a cavallo
    E una bottiglia di rum
    Voglia di birra e bordelli
    E di una casa per noi
    centocinquanta senza ritorno
    Diavoli persi nel nord
    Bruti spadate
    Vino puttane
    casa che più avvisterò
    E una bottiglia di rum


    Cantava inizialmente da solo mentre gli altri dondolavano a tempo, agitando i boccali e attendendo il rancio. In lontananza Clay faceva il turno di guardia, osservando da lontano, sotto l'oscurità di un albero, il gruppo vicino al fuoco. Nonostante fossero tutti diretti verso la barriera a diventare fratelli, quelli attorno al fuoco rimanevano criminali, il cavaliere poco fidato e il bardo uno sconosciuto.

    Sguardi rivolti al tramonto
    Occhi che cercano me
    Pianto d'amore lasciato
    non rassegnato al perché
    ed un bardo le canta
    braccia che più rivedrà
    Una fanghiglia
    Una bottiglia
    Una bottiglia di rum
    Diavoli persi nel nord

    L'ho tradita con il nord
    Rassegnata aspetterà
    Ma beffardo il Metalupo
    Grida la mia libertà
    Sale l'orda dalla barriera
    Fuoco e fiamme su di me
    Bruti solo bruti
    La mia morte attendon già


    E tra una stanza e l'altra lo stufato fu finalmente pronto. L'uomo acchiappò delle ciotole di legno con diversi cucchiai, cominciando a riempire a pari misura ogni piatto facendo attenzione a non sprecarne neanche una goccia. Si passarono tra di loro le ciotole come marinai intenti a svuotare la nave dall'acqua con un secchio, poi il cuoco mise di lato la sua, e riempendone un'altra, si alzò dal suo posto allungando quest'ultima verso il cavaliere errante, invitando anche lui a sedersi insieme a loro con un sorriso.

    Spettri di selvaggi dannati
    rinforzi che salgono a nord
    Lacrime per i soldati
    Lacrime gonfie di rum
    Sole che fende il destino
    Cupe le terre laggiù
    Brindo alla sorte
    Sputo alla morte
    L'ultimo goccio di rum
    Diavoli persi nel nord.

    La Guerra che trascina
    La speranza via con sé
    Vento gonfio di ponente
    Spruzza sangue addosso a me
    Tra bestemmie imprecazioni
    fango morte e niente più
    Bruti solo Bruti
    La mia morte attendon già

    L'ho tradita con il nord
    Rassegnata aspetterà
    Ma beffardo il Metalupo
    Grida la mia libertà
    Sale l'orda dalla barriera
    Fuoco e fiamme su di me
    Bruti solo bruti
    La mia morte attendon già


    Una scodella giunse anche sotto il naso del bardo, che ormai si apprestava a terminare quella canzone proveniente da lontano. La guerra, per quelli come lui, era quasi sempre una benedizione: era nelle battaglie che gli uomini facevano grandi le loro gesta e necessitavano di persone come lui, abili con la musica e le parole, per imprimerle nella memoria collettiva attraverso l'arte. Qualcuno lanciò un ceppo nel fuoco, smuovendolo con un pezzo di ferro affinché il legno ancora sano non soffocasse la fiamma dei tizzoni e di quello parzialmente bruciato.

    Centocinquanta uomini a cavallo
    E una bottiglia di rum
    Voglia di birra e bordelli
    E di casa per noi
    centocinquanta senza ritorno
    Diavoli persi nel nord!"


    Terminò in quel modo la sua ballata, immediatamente accompagnata con un'alzata di calici alla sua salute da parte degli uomini attorno al fuoco, giusto per ringraziarlo. Finalmente anche lui si mise a mangiare e piccoli gruppetti dall'altra parte delle fiamme si aggregarono a parlare di qualcosa, ogni tanto sostituendo le parole a qualche risata. Il cuoco, invece, rimase accanto a Himra, seduto e in silenzio a gustarsi quello stufato di verdure fatto con le sue mani. Alla fine -nonostante l'apparenza- il gusto e il profumo del piatto, si sarebbero rivelati essere niente male e degni di qualche lode.
  11. .
    Nord - Isola dell'Orso • Prima del Tramonto • Harald e Aeva
    L'emissario dell'Estraneo era passato per le case d'Isola dell'Orso, mietendo nella persona di Harald le vite di quei uomini che fino a qualche minuto prima avrebbero potuto vivere fino alla vecchiaia. Alle sue spalle ogni cadavere lamentava una storia, abbandonando con gli occhi spalancati quel mondo dove si erano fatti una vita nonostante le avversità di una terra gelida e rocciosa. Il sangue sul suo corpo era il segno del suo massacro, portato avanti come un signifero brandisce con orgoglio, dinanzi al nemico, l'emblema della sua lotta, della sua devozione.
    Fino a quel momento si era comportato come un predatore, uccidendo ogni piccola preda nel suo cammino ed inseguendo quelle tanto codarde, o sagge, da fuggire dinanzi al suo canino d'acciaio. Tuttavia ogni predatore, prima o poi, doveva fare i conti con i suoi simili, specie quando si valicava quell'invisibile confine che delineava il proprio territorio da quello altrui. Tale era la legge della natura, una legge con cui anche Harald doveva fare i conti ed eventualmente sottomettersi.
    Veloce era stata l'ombra tra i vicoli a raggiungere la sua preda e sfuggire al suo sguardo, ma non abbastanza veloce da beccarla in falla per affondare i suoi canini una volta e per tutte nel suo collo. Le spade si scontrarono, scintille partirono e i due furono immediatamente faccia a faccia. L'odio nello sguardo dello sfidante era solo pari a quello di Harald nei confronti dei Mormont: entrambi, alle loro spalle, condividevano storie simili ma con carnefici diversi.
    "Isolano..." Non lo degnò neanche di sentire il suo nome pronunciato dalle sue labbra. Balzò all'indietro per mettere distanza tra i due, per poi accompagnare alle sue parole uno sputo colmo di disgusto. Fece roteare la sua lama in acciaio, sciogliendo i muscoli prima della vera lotta. Già una volta aveva perso qualcuno per colpa di quei mostri e avrebbe fatto di tutto per proteggere i suoi due figli.
    "I miei Dei aspetteranno un altro giorno, ma a quanto pare tu brami così tanto d'incontrare i tuoi da gridarlo ad alta voce per tutti i vicoli dell'Isola" Puntò la lama in direzione della sua armatura indicando con l'acciaio il sangue su di essa. Vendetta e amore, diverse erano le forze a guidare i due guerrieri ma entrambe confluite verso un solo scopo: uccidere l'altro e preservare ciò che contava di più per loro.
    "Preparati ad affogare nel tuo stesso sangue..." Disse portando l'elsa davanti il proprio volto "Non fallirò una seconda volta... Amore mio, completerò il tuo lavoro" E fu in quel momento che un raggio di sole batté contro l'emblema inciso sull'elsa, adesso fin troppo familiare a Harald sotto quella luce: c'era incisa una nave lunga, che naviga davanti al sole che tramonta, contornata da una cornice d'oro e su un mare d'argento. Era la spada del suo signore, di Lord Farwynd, lo stesso che aveva trovato la morte su quelle sponde anni prima per mano di un guerriero del nord. Una scheggia della sua storia, sperduta in quell'angolo di Nord e in mano a una nemica della sua gente.
    Si mosse all'indietro con la spada davanti a lei, un passo più a destra verso un tavolo là vicino. In un combattimento all'ultimo sangue nessuno giocava lealmente e neanche lei si sarebbe attenuta alle regole del combattimento corretto: la mano cercò un vasetto posizionato sopra il legno e con un singolo movimento lo lanciò in direzione dell'uomo di ferro insieme a tutto il suo contenuto. Rimase pronta per la risposta ed attese con un sorriso l'arrivo della lama nemica.
    Stats:
    Marzialità 120 ( F 40 D 80)
    Vita 152/152
    Spada in acciaio 12 7 9

    Competenze pupillo:
    Corpo a corpo 5
    Arte della Spada lunga 4
    Resistenza 1
    + Altre che non servono a questo combattimento.

    Azione
    Sacrifica l'attacco per una distrazione.
  12. .
    Terre della Corona - Fortezza Rossa, Stanze di Lord Layton • Ora di Pranzo • Lady Aconè Tyrell-Stark e Lord Layton Hightower
    Non tutti facevano viaggi dopo i matrimoni a Westeros, e vedere sua nipote finalmente libera di fare e dire come gli piaceva mise un sorriso sul volto del vecchio Layton. Il suo matrimonio era accaduto troppe lune fa, sotto il regno di un altro sovrano rispetto l'attuale e probabilmente anche di quello precedente, i suoi ricordi erano sfuocati a causa dell'età, ma nella sua mente c'era sempre spazio per il presente e per i pensieri esistenziali che potevano affliggere un povero vecchio come lui. Dalla morte alla continuazione della sua stirpe, la sua mente era adesso completamente dedicata all'Altopiano e Casa Hightower, ovviamente con qualche momento di riposo per leggere alla ricerca di quei pochi misteri che il mondo poteva ancora celare per un matusalemme come lui.
    "Sarà difficile far smuovere quel branco di vecchi, ma vedrò di fare il possibile una volta tornato ad Alta Torre. Il che avverrà molto presto: la capitale non è decisamente il posto dove questo vecchio vorrebbe morire!" Disse ridacchiando prima che quella stessa risata venisse spezzata da un colpo o due di tosse. Per una ragazza giovane come Aconè scherzare sulla morte poteva essere qualcosa di strano e di cattivo gusto, ma per un vecchio come Layton era la cosa migliore da fare, poiché l'altra alternativa sarebbe stata la malinconia e nessuno voleva passare i suoi ultimi anni a piangere sull'inesorabile fato di ogni essere umano.
    "Lady Denise raggiungerà le Torri Gemelle ma per sicurezza, visto lo stato dei fiumi, gli metterò al fianco due dei miei cavalieri più fidati. Inoltre, reputo sia opportuno che Lord Frey sposi la mia Denyse col suo primogenito, Stevron Frey o suo figlio che sarebbe anche meglio, dandoci così il prossimo erede con del sangue dell'Altopiano nelle vene. E vista l'importanza della mia casata, spingerò con tutte le mie forze affinché ciò avvenga" Una diretta linea di discendenza con i Frey poteva dare all'Altopiano e al Nord un alleato su cui poter sempre contare, e nonostante l'età il vecchio Layton rimaneva furbo e con una mente affilata come in gioventù. Probabilmente la povera Aconè non ricordava tutti i nomi dei figli del Frey- e come poterla biasimare visto il loro numero! Ma già la parola primogenito era abbastanza per farle capire a cosa suo nonno stesse effettivamente mirando.
    Subito dopo l'argomento passò sulle mura di Volantis e la loro tremenda similitudine con quelle del suo seggio, la cui origine era sempre stata fonte di dibattito in Cittadella. Il perché Alta Torre condividesse le stesse pietre di Volantis e delle strade dell'impero valyriano era un argomento così controverso che pure i Septon avevano cominciato a smentire le teorie dei maestri e dei vari studiosi di storia antica. Ovviamente, in quanto Lord di quella città e appassionato di quel genere di cose, Layton conosceva ogni singola teoria attorno all'origine del suo possedimento e forse anche una verità tramandata da generazione a generazione.
    "Le teorie sono molte e ognuno prova a tirare l'acqua verso il proprio mulino. L'unica cosa certa è che Alta Torre è persino più alta della Barriera e non ho mai visto un singolo architetto di Westeros in grado di costruire qualcosa di simile senza che gli crollasse dopo il quarto piano... solo Castel Granito batte la mia torre!" Beh, dopotutto era su una maledetta montagna! "Ci sono effettivamente teorie, supportate dai resti di un avamposto di Valyria nei pressi dello Stretto dei Sussurri, che collegano Alta Torre a un passato come porto commerciale dei i Liberi Possedimenti e anche i capelli di alcuni membri della mia casata, tra cui io..." Un biondo tendente all'argento o puro argento, questi erano i tratti tipici di Alta Torre, anche se i motivi dietro ciò erano andati perduti nel tempo. E poi, a supporto di questa teoria, Aconè avrebbe potuto vedere la spada poggiata sopra il camino, Vigilanza, in puro acciaio di Valyria, la quale certificava un qualche contatto con la penisola antecedente al disastrato.
    "Septon Barth afferma, invece, una storia simile a quella dei Targaryen, ovvero che antenati di Valyria scapparono dopo una visione solamente per approdare sulle nostre coste, proprio ad Alta Torre. L'Arcimaestro Quillion, rinomato studioso della cittadella, dice che Alta Torre derivi dalle stesse mani che costruirono i labirinti a Lorath; mentre maestro Theron, un isolano, ha messo avanti la folle teoria che siano stati dei uomini-pesce, provenienti dall'abisso dei mari, a costruire Alta Torre, e questo perché esistono delle similitudini tra il trono a Pyke e la nostra fortezza. Lo sapevate che la quinta torre fu costruita da Brandon il Costruttore? Probabilmente è per questo che si riesce a vedere la Barriera dalla sua sommità!" Aveva cominciato a mescolare teoria e realtà in un misto d'informazioni separate ma tutte ugualmente ricollegabili alle origini della sua casata. Qualunque fosse la verità dietro Casa Hightower, probabilmente non la voleva dire o non la sapeva.
    Non volendomi immischiare in chissà quale beppata sulle origini di Casa Hightower, ho sputato tutte le teorie e lasciato Layton ignaro o apparentemente ignaro.
  13. .
    o1ZNz39Dies Irae - 10 Gennaio, 286, Strada delle Sorelle verso la Fortezza
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    Uccise e uccise finché non ci fu più nulla da uccidere. Il sangue della Grandison, in pochi secondi, non fu più il solo a scorrere tra i ciottoli e adesso si mescolava con quello impuro dei fanatici e qualche goccia del suo, entrambi versati nella sua furia omicida. I corpi di quei trenta folli fanatici adornavano macabramente ambo i lati della strada, quasi svuotata dai popolani che si erano dati all'inseguimento della fanatica sotto la promessa di una ricompensa da parte sua. Viva o morta a lui interessava poco -anche se l'ultima fosse decisamente meglio della prima- l'importante, in ogni caso, era ottenere giustizia per la figlia della Tempesta e per tutti i morti.
    I soldati si erano nel frattempo avvicinati al loro comandante, eseguendo il suo ordine e scudando le grazie dei malcapitati dagli occhi del popolo. Si guardò attorno tra enormi boccate d'aria, stanco e furibondo. Dietro di lui c'era Khailee, ma non riusciva a trovare suo padre da nessuna parte. Pensò e pensò fino a quando la sorella non si strinse attorno a lui, dolce nel tocco come sempre e le lacrime a rigarne le gote di un bel carnato fino alle labbra color corallo. Una sola frase fu tutto il necessario a rendere reale ogni suo più terribile incubo, colpendolo sul posto come un fulmine a cielo aperto. Suo padre era morto. Il suo faro nella fanciullezza, il pilastro suo e di Casa Buckwell, non c’era più.
    Il suo sguardo si perse oltre, guardando ovunque e al contempo da nessuna parte. Le mani lasciarono cadere ai fianchi le spade, che vennero subito seguite dalle ginocchia in quella caduta. Ora, all'altezza della sorella, lasciò che l'abbraccio di questa provasse a riscaldare quel mondo, improvvisamente divenuto vuoto e freddo, privo del calore paterno e sprovvisto di una bussola nella tormenta.
    Il regno aveva perso un principe, diversi nobili la propria vita, e lui il padre. Era il Primo Cavaliere di un Re che aveva ignorato i problemi del suo regno, che al posto di prendersi carico delle sue responsabilità era volato a Sud a inseguire l'amore e i deliri di un dorniano. Che come ricompensa per tutti i suoi sacrifici gli aveva lasciato una spilla e scaricato con essa innumerevoli doveri, tutti da lui ignorati. Era il Lord di una casata che aveva appena perso il proprio signore, sola in un mondo colmo di nemici e sostanzialmente insignificante se paragonata a tante altre. Era un figlio senza padre, con la sorella umiliata e la madre ignara di tutto. Era un uomo spezzato, che indifferentemente dai propri fallimenti doveva continuare a lottare… ma per cosa? Rhaegar stava cominciando a perdere la sua fiducia, quel continente era governato da egoisti e traditori, il popolo che l'abitava era un ammasso di ebeti manipolabili da quattro promesse condite con la parola Sette. Qual era la vera motivazione per andare avanti in un posto come quello? Forse era solo una, immutabile e costante... e la stava stringendo tra le sue braccia.
    "Non mi importa…" Disse ai due dietro di lui combattendo contro se stesso per non piangere. Strinse ancora più forte a sé la sorella, tenendola stretta come fa un naufrago nella tempesta con il suo unico appiglio. Ritornò le spade ai foderi, stanco di dover combattere per qualcosa che continuava a negargli ogni singola gioia e per cui neanche il suo stesso signore sembrava intenzionato a lottare.
    Valeva davvero la pena continuare a indossare quella spilla? Che cosa avrebbe mai potuto fare un misero Lord contro un intero continente che non pareva voler far altro che spezzarsi alla prima occasione? Era così tentato di gridare a squarciagola la parola basta, prendere sua sorella e andarsene per sempre da quella città, da quella regione, da quell'intero fottuto continente dove niente sembrava mai funzionare come doveva.
    "Voi due… andate a prendere il corpo di mio padre… Voialtri accompagnateli e perquisite la casa. Uno attenda qua il ritorno delle guardie con la fanatica, poi la porti alla fortezza; un altro rimanga con il prigioniero e mi segua. Naerys, prendi il resto e forma due gruppi, procedi fino alla Fossa del Drago e poi l'accampamento esterno col primo; il secondo mandalo a Fondo delle Pulci e comunicami cosa trovi. Uno mi segua e prenda il corpo della Grandison" Disse con un filo di voce. Quelli furono i suoi ultimi ordini prima di prendere il primo passo verso uno dei cadaveri. Si staccò temporaneamente dalla sorella, privandosi per qualche istante di quell'abbraccio divenuto ormai quasi vitale per lui. La sua aria in un modo dove non riusciva più a respirare...
    I suoi occhi si posarono sul morto, disgustato dalla sua presenza ma ancora utile al suo scopo. La testa dell'uomo a qualche passo dal corpo lo rendeva perfetto, ancora intatto e privo di tagli lungo il torace come gli altri. Si chinò per privarlo del suo saio, dimostrandosi nel farlo irrispettoso nei confronti di un morto che per lui valeva meno dello sterco. Una piccola parte di lui voleva continuare a trucidare ogni singolo fanatico presente in quella città, ma l'altra voleva semplicemente tornare alla Fortezza e dimenticarsi di quel terribile giorno di Gennaio.
    Una volta preso l'indumento, Lionel lo rivolse alla sorella, donandole così qualcos'altro che un misero mantello. Attese il tempo necessario per indossarlo, poi le se avvicinò e con cura le strinse attorno al collo il mantello che qualche uomo della sua casata le aveva donato.
    Il suo sguardo si bloccò in quello della sorella, rosso per le lacrime che aveva versato e che sicuramente avrebbe continuato a versare anche dopo. Nel vederla in quello stato, privata dei suoi tanto adorati capelli, umiliata per una strada della capitale, vestita solo di un logoro saio e di un mantello blu… una lacrima finalmente lasciò anche i suoi di occhi mentre con la mano cercò la guancia della ragazza, accarezzandola dolcemente con la destra. Un caldo tocco in un mondo gelido, crudele e privo d'amore.
    "Vieni Khailee… torniamo alla fortezza" Sussurrò appoggiando la propria fronte sulla sua. Rimase in quella posizione per quasi un minuto, ormai privo di ogni certezza se non dell'amore che provava per la sua piccola sorellina e ciò che gli rimaneva della sua famiglia. Le regalò un tenue sorriso poi, con la mano destra lungo il suo medesimo fianco, si avviò con lei verso la fortezza.
    Una guardia avrebbe portato il prigioniero, un'altra il corpo di suo padre e un'altra ancora quello della Grandison. Il Maestro del Conio e compagnia, invece, erano liberi di seguirli o rimanere in quella strada senza nessuno e alla possibile mercè di qualche altro folle in cerca di gloria o denaro. A lui, ormai, poteva importare poco e niente.
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    Parole: 1071 - Momento di sfogo e poi torno alla fortezza. Mi porto tre uomini con me... l'arciere a cui ho fregato l'arco e due della mia casata. Uno è per il prigioniero e gli altri due per i cadaveri. Cinque uomini perquisiscono la casa, il resto, comandato da Naerys, si divide in due: il primo passa dalla Fossa e poi verso l'accampamento alla ricerca di ulteriori fanatici mentre il secondo a Fondo delle Pulci, così abbiamo controllato quasi tutta la città. Se non sbaglio in quella zona ci dovevano già essere delle Cappe Dorate.

    Soldati: Cappe Cremisi 15 e cani + 35 Buckwell (5 arcieri e 30 soldati)

    Equipaggiamento:
    Doppie lame in acciaio (26 Att 10 Dif 12 Peso)
    Bracciali in acciaio (Rid 4 peso 2)
    Gambali in acciaio (Rid 4 peso 2)
    Spilla Buckwell (10 Affinità Buckwell +5 Attrazione)
    Spilla Primo Cavaliere (+10 Prestigio + 15 Affinità Vassalli)
    Cintura rossa (+7 Attrazione)
    Cappa nera Targaryen (+10 Attrazione +20% riuscita intrigo)
    ------------------------
    Parametri:
    171 Marzialità (81 F 90 D)
    23 Intrigo + 20% riuscita prove grazie alla cappa
    75 Diplomazia
    Dopo il combattimento:
    Vita: 139/187
    F 64/81
    D 88/90
    ------------------------


    Edited by Aeryx - 20/9/2022, 11:36
  14. .
    Al largo di Driftmark • Terza alba del mese di Novembre del 285 AC • Lucerys Waters
    La nave solcava le vermiglie onde, spezzando ogni cresta col proprio possente scafo e riempendo ad ogni balzo le assi di coperta della salmastra acqua del mattino. Nonostante il loro signore fosse partito per Approdo del Re, e la flotta reale ancora all'ombra delle sue mura, le navi continuavano a navigare nella Baia e i doveri di pattuglia delle acque erano ricaduti interamente sulla Casa Velaryon e di conseguenza sul fratello bastardo, ormai di ritorno dopo quasi tre mesi di caccia ai pirati e pattugliamenti. Il clima sulla nave non era stato dei migliori durante la lontananza da casa, ma l'imminente ritorno verso Driftmark era ormai prossimo e ogni cuore presente, seppur i corpi fossero perennemente zuppi d'acqua e stremati dalla lotta contro le onde, ardeva al solo pensiero di poter finalmente riabbracciare le proprie famiglie.
    Durante il pattugliamento avevano incontrato diverse navi, tutte mercantili, dirette verso le Terre della Corona e i vari seggi lungo la costa; l'unica anomalia era stata una flotta di navi da guerra, troppo lontana per entrare in contatto con loro, diretta a Roccia del Drago all'orizzonte.
    Alla fine era stata idea di Mastro Vylkmar, quartiermastro della nave, invertire nuovamente la rotta per Driftmark definendo così concluso il loro dovere. Le vele erano state spiegate, il vento a loro favore, tutto era come previsto a esclusione del mare notevolmente mosso e nuvoloni sopra di loro.
    Il viaggio di ritornò non era durato molto una volta girata la prua della nave in direzione di casa. Aiutati dal vento e dall'alternarsi dei remi durante i momenti piatti o avversi, ormai mancava poco al loro arrivo. Il sole dietro di loro illuminava la via, nonostante una nebbia mattutina limitasse di molto la loro visibilità. Dall'alto della coffa però, dopo ore di navigare immersi nel bianco, la vedetta di guardia non aveva tardato un secondo a gridare la famigerata parola che tutti stavano intrepidamente attendendo di sentire da giorni "Terra!"
    Spronati da quella singola parola i rematori aumentarono la velocità delle bracciate e venne dato l'ordine di prepararsi all'arrivo. Più vorace di prima la prua della nave cominciò a spezzare le onde con una velocità da balzare tra una e l'altra. Dopo aver propagato i propri ordini tra i suoi sottoposti, il quartiermastro aveva deciso di raggiungere il bastardo senza però riservargli alcun saluto particolare, dopotutto su una nave non c'erano inchini e nella società di Westeros quelli come lui erano al pari dei popolani sennò peggio. Non per questo l'uomo provava disprezzo per il ragazzo, anzi, era stato il più gentile e amichevole dell'intera nave nei suoi confronti.
    "Lucerys, tra non molto saremo a casa. Hull o Città delle Spezie? Quale dei due porti sarà il nostro approdo?" Chiese senza perdere tempo: l'isola era all'orizzonte e dovevano decidere adesso se circumnavigare la costa da destra o da sinistra. Ogni tanto qualche sguardo degli ufficiali giungeva dalla coperta fino a sopra il cassero di poppa, luogo dove si stava tenendo la conversazione tra i due, ansiosi di capire quale ordine diramare agli uomini.
    Siccome, per ovvie ragioni, siamo dovuti partire da fuori l'isola, diremo che siete stati incaricati per tre mesi di pattugliare le coste al posto della flotta reale. Adesso siamo di ritorno, e direi sia anche l'ora visto che le scorte dopo tre mesi finiscono, quindi ti lascio con la decisione tra Città delle Spezie e Hull. Qua trovi la mappa per poter decidere meglio: Driftmark

    I tempi di risposta sono 7 giorni per il player e 7 per il mod. La scadenza è segnata per il 18 di questo mese. Per qualunque ritardo o domanda contattami pure tramite forum.
  15. .
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    Un giorno la guerra si inchinerà al suono di un liuto - Il Bosco del Re - 27 Dicembre 285 AC
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    La risata della Forrester si mescolò con quella del Buckwell alla sua finta minaccia, scherzosa come lo erano stati per quasi la maggior parte della serata. Raro com'era qualcosa di simile, specialmente ora che il suo ruolo lo sommergeva d'impegni, il Buckwell aveva quasi dimenticato come ci si sentiva a ridere e ignorare tutto per un paio di ore. Sebbene non eterna come avrebbe voluto, quella serata lo sarebbe di certo stata nella sua memoria fino al suo ultimo respiro e tutto era merito della Forrester al suo fianco.
    "Chi mai oserebbe sfidare la pazienza della famigerata figlia di Ironrath e incombere nella sua ira? No no... questa bocca rimarrà chiusa come un sarcofago. Avete la mia parola" Rispose col medesimo tono della compagna, aggiungendo a fine frase una veloce strizzata d'occhio. Sicuramente era una donna da temere sul campo di battaglia e fuori, probabilmente più valorosa di tutti gli uomini incontrati fino ad ora dal Buckwell messi insieme, ma in quella loro conversazione era tutto detto in modo scherzoso e nessuno dei due aveva nulla da temere dall'altro.
    Alla sua domanda riguardo la magia la Forrester si addentrò nelle varie leggende del lontano Nord, qualcosa che aveva letto di sfuggita nei libri ritrovati all'interno della Torre del Primo Cavaliere. Un mondo lontano e pieno di misteri, ancora più per qualcuno del Sud.
    Dalla colossale Barriera ai Figli della Foresta agli Alberi Cuore, il Nord, come quasi ogni regno, possedeva una storia ricca e antica, piena di cose inspiegabili e in un qualche modo collegate a una magia che col tempo si era andata perdendo. La Barriera e i loro alberi erano le ultime tracce di quel lontano passato, che tuttavia pareva molto vicino alla Forrester, la quale ne parlava con talmente tanto ardore che persino il più scettico degli uomini avrebbe cominciato a dubitare dei suoi stessi dubbi.
    Anche la Corona, nonostante la mancanza di manifestazioni chiare come il Nord, aveva diverse leggende da poter raccontare. C'era la strega dei Sussurri, il trono di Driftmark, l'Isola al centro del lago degli Dei… ma ignorando le leggende, la più evidente forma di magia era senza ombra di dubbio l'Altofuoco e il Drago del Re. Quello stesso Altofuoco che aveva distrutto mezza città e quello stesso drago che era nato dalla tragedia di Sala dell'Estate, scaturita dalle fiamme figlie di chissà quale terribile ma efficace rito arcano.
    "Eh sì, purtroppo ho solo il potere di comandare gli uomini e non le acque" E di recente il fuoco ma quello scelse di non dirlo. L'acqua in quel posto era sempre stata orribile e, sempre parlando di acque, a Sud ce n'erano anche peggiori delle ripide delle Acque Nere e della Baia, tipo a Capo Furore nella Terre della Tempesta… tutte sicuramente meno tranquille di quelle viste dalla Forrester al Nord e sotto l'incollatura.
    "Col vostro permesso…" Una volta sopra l'imbarcazione avvicinò la mano a quella della Forrester nel tentativo di prendere in consegna le redini del suo cavallo. Se glielo avesse permesso il Buckwell avrebbe poi legato i due animali a un paletto, fatto apposta per le traversate, prima di tornare di fronte alla Forrester, adesso entrambi liberi dei destrieri fino allo sbarco.
    Per qualche motivo a lui ancora ignoto, una volta sulla chiatta gli occhi della nordica non lo abbandonarono neanche per un secondo, aggrappandosi a lui come un naufrago con uno scoglio in mezzo alle onde. Dietro di loro il nocchiere cominciò a mollare gli ormeggi, dando l'ordine ai suoi rematori di prepararsi a lottare contro le correnti.
    La riva cominciò a farsi distante ma, prima che lo fosse abbastanza, la pantera della Forrester sbucò dalla foresta e balzò dal pontile fino alla chiatta, atterrando con non troppi problemi. Sfortunatamente per loro, nonostante la lunghezza dell'imbarcazione, il giovane aveva posizionato i cavalli sul loro lato, che con l'atterraggio del felino aggiunsero più peso del dovuto… si susseguì un tremendo scossone, qualche attimo di panico tra le violente raffiche e lo sguardo di terrore sul volto della rossa prima che tutto potesse tornare come prima.
    Lionel tirò un sospiro di sollievo, ringraziando nella sua mente R'hllor per avergli evitato per davvero una gelida nuotata tra quelle acque traditrici. Si prese qualche secondo prima di tagliare le distanze con la Forrester, appoggiando la mano sulla sua spalla una volta arrivato abbastanza vicino. Un tocco caldo, stranamento caldo, nonostante il freddo della notte e il vento che soffiava da Ovest.
    "Devo dire che il vostro felino sa come istigare il sentimento di vendetta negli altri!" Ridacchiò nel tentativo di alleviare la situazione. Aveva scelto di posticipare la risposta alla sua domanda, dando precedenza alla situazione. Nel frattempo guardò la riva lontana oltre Corinna, soffermandosi sulle cappe di ritorno al boschetto. Tolse la mano dalla spalla e rimase davanti a lei, pronto a riprendere l'argomento di prima.
    "I draghi sono senza dubbio magia, esattamente come lo è vedere un Re immergersi nelle loro fiamme e uscirne completamente illeso mentre altri diventano cenere. Inoltre, ho avuto anche io i miei incontri… diciamo soltanto che, prima di questi, avrei risposto smettendo ogni vostra parola con chissà quale argomento frutto della ragione" Col tempo tutti avrebbero visto, ma fino ad allora l'unica cosa che poteva fare era rimanere sul vago senza esporsi troppo. Dai fanatici ai nobili, per lui i pericoli erano troppi per uscire allo scoperto.
    Era stato lui a chiedergli della magia proprio nella speranza di non essere il solo, in quel mondo, a crederci. Nella speranza di non essere la pecora nera in un posto dove i maestri negavano tutto e i Lord con loro, chiudendosi a riccio nella loro scienza anche là dove era impossibile usarla per spiegare certi fenomeni.
    "Venite, l'acqua non morde" Cercò infine di invitarla a unirsi a lui verso il lato destro della poppa. Gli tese la destra nella speranza di accompagnarla verso il bordo che dava sull'Isola di Roccia.
    "E anche se lo facesse, quassù siamo al sicuro… e poi, avete un felino e un cavaliere pronti a proteggervi anche a costo di prosciugare l'intera Baia" Sorrise dolcemente come il suono delle sue parole. Voleva fargli vedere il riflesso della luna, come ogni tanto era possibile intravedere qualche pesce saltare fuori dall'acqua e le fiamme visibili sulle torri lungo le mura reali… la traversata non sarebbe stata lunga ma quando si era avvolti nel silenzio, o nel caso di Corinna nella paura, anche qualcosa che durava minuti poteva tramutarsi in ore.
    mP421cM
    Legenda
    Narrato ~ Parlato ~ Pensato

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