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    Nessuno aveva avuto da ridire sulle sue decisioni, riguardo all'assegnazione dei ruoli per questa indagine. Tolto Ryman, che non aveva aperto bocca, probabilmetne soddisfatto di poter investigare il torto subito dalla sua famiglia, sia Jared che Kyra avevano accettato l'idea di restare. Dafyn non gli aveva detto nulla, ma non sapeva dire se fosse contento delle scelte o meno. In quest'ultimo caso, comunque, si sarebbe dovuto attaccare. Aveva già impicciato il naso abbastanza, ci mancava solo che fiatasse.
    Ciò che gli sussurrò Corinna prima che le strade si separassero, ognuna volta ad un luogo diverso da investigare, non fece che confermare la sua fede, quasi cieca, in lei. Non poteva capire come potesse essere trovare proprio fratello in quello stato. Forse era ancor peggio del dolore che stava provando James, ma ciò che capiva benissimo era che Ser Forrester aveva ben più della tempra necessaria per questo compito.
    Una volta equipaggiato, iniziò a dirigersi insieme a Ryman verso il paese. Quest'ultimo era visibilmente frustrato per la partenza repentina, i piani che aveva per lui erano ben diversi. E il Frey aveva ben pensato di ritirare fuori l'argomento.
    << Più che incuria, penso che quanto sia successo lo abbia impensierito riguardo al suo seggio: ci pensi, le possibilità che qualcosa del genere possa essere successo pure a Willow Wood non sono nulle. Sono sicuro che ha deciso di partire in fretta ma a malincuore.>>
    Ormai, per Edwin, cercare di difendere la figura di Osmund era diventata una sorta d'abitudine.
    Arrivati in paese, le opzioni iniziavano a diramarsi: la Piazza dei Bottegai non era certo il luogo migliore per nascondersi, ma ciò che poteva interessargli era la taverna: in un piccolo borgo la gente si conosce abbastanza bene a vicenda, ciò che era estraneo alla loro comunità doveva essere spiccato facilmente, all'occhio di qualcuno di loro. Forse, tra i tavoli, qualche voce preziosa iniziava a circolare...
    Le stalle e i canili stavano ben più avanti, in Via del Cacciatore. Se l'assassino, e forse anche rapitore di Eve, era scappato, poteva aver rubato un cavallo, sempre che non si fosse trattato di una persona venuta ad alloggiare in paese regolarmente, all'apparenza. Forse gli stallieri sapevano di qualcosa o qualcuno.
    Le baracche oltre al fiume, per il momento, le avrebbe escluse, perché c'era un problema palese. Data la natura del fiume, non c'era alcun ponte di pietra, fisso, che permettesse l'attraversamento, ma un ponte di barche che veniva smontato ogni notte. Quel bastardo non poteva aver disposto e rimesso il ponte da solo, avrebbe fatto un bel po' di rumore. E guadare il fiume...certo, non era nel periodo in cui scorreva più impetuoso, ma già il solo guadarlo era un azzardo, e se aveva Eve Frey con sé....
    << Ser Ryman, ho un'idea: lei può andare a controllare le stalle in Via del Cacciatore. Forse l'assassino ha rubato un cavallo, sempre se non sia venuto come un forestiero qualsiasi...in ogni caso, uno stalliere potrebbe sapere qualcosa. Io andrò alla taverna per raccogliere informazioni. Forse alcuni hanno visto qualcosa e stanno iniziando a diffondere delle voci.>>

    511 parole
    Edwin propone di fare così: Ryman può andare a controllare le stalle e chiedere se dei cavalli sono stati rubati o se sia arrivato un forestiero. Edwin invece andrà a chiedere informazioni nella taverna di paese, nel caso alcuni abbiano visto robe e stiano iniziando a raccontare ai conoscenti.

    Qui di seguito l'equipaggiamento che si porta dietro:
    -Corazza di acciaio (Riduzione danno 8, peso 6)
    -Spada lunga di ferro (+10 Atk, +6 Dif, peso 8)
    -Arco in legno (+7 Atk, peso 4)
    -Frecce (30)
  2. .
    Le reazioni alla notizia non furono fuori posto, anzi. Ser Jared era praticamente crollato, Lady Kyra era praticamente disperata, Ser Ryman giustamente furibondo per l'omicidio...anche Dafyn sembrava essere sotto shock. Questo complicava le cose per Edwin: o era un bravissimo attore, oppure, per una buona volta, si trattava di un inghippo in cui lui non c'entrava niente. Ma questo non lo liberava completamente dalla gogna mentale nella quale il Roote lo aveva messo.
    La nota più triste, però, era che Lady Leonarda non sembrava il maggior soggetto della loro angoscia. Lady Kyra, forse, era la più scossa dalla morte della cugina in quanto tale, ma il resto di loro sembrava più preoccupato e spaventato dalle altre implicazioni di quell'evento, oltre che alla misteriosa scomparsa di Lady Eve.
    Beh, in ogni caso Edwin non aveva mai sentito parlare dei Frey come una famiglia solidale e stretta come nodi di un marinaio.
    Si premurò di non inquietare oltre gli ospiti, volendo concedergli perlomeno una notte di sonno per calmarsi. Al mattino seguente, Lord Hornwood fu quello che decise di andarsene. Edwin non osò neppure pensare di farlo desistere: aveva già abbastanza a cui pensare per il proprio seggio, dopo il discorso della serata scorsa. E non voleva neppure rimangiarsi la propria parola. Gli augurò la fortuna migliore, ne avrebbe avuto bisogno quanto lui.
    Era tempo di rimettersi al lavoro: c'era un predatore da scovare e sopprimere.
    All'ora di colazione, Ser Ryman era stranamente meno esuberante di ieri: si era reso disponibile a non mettere naso nelle indagini, se Edwin l'avesse richiesto. Qualcuno forse lo aveva convinto a mantenere un comportamento più calmo? O forse la situazione aveva dato una scossa a quel carattere?
    In ogni caso, per quanto non fosse una persona granché piacevole, aveva comunque diritto di indagare. Forse non era stata un parente stretto, ma si trattava sempre di un membro della sua casata.
    << Non la biasimo, Ser Ryman. Infatti, penso che avrò bisogno anche del vostro aiuto. >>
    Non sarebbe stato solo un modo per tenerselo buono, ma era sia un modo per tenerlo sott'occhio lui stesso, sia per tenerlo lontano da Lady Kyra, che sembrava aver passato la peggiore delle nottatacce. La donna aveva già abbastanza da sopportare senza dover entrare di nuovo in uno scontro fatto di battibecchi e frecciatine con Ryman.
    Arrivò infine Peter, per aggioranrli della situazione, specialmente sullo stato del corpo di Leonarda. Le ferite da sfondamento sembravano escludere una morte per lame o per veleno. Ma l'unghia strappata...l'alterco doveva essere stato eccezionalmente violento. A meno che l'assassino non l'avesse strappata di proposito...follia o trofeo? E se si trattava di quest'ultimo, lo avrebbe tenuto per se o serviva per confermare a qualcuno la riuscita dell'omicidio? L'ipotesi che si trattasse di un sicario non era da escludere. Ed in quel caso sarebbe venuto da chiedersi: chi avrebbe chiesto di farlo?
    Di chiunque si trattasse, bisognava iniziare subito le ricerche, ma la mancanza di un Maestro d'Armi lo obbligava a dover gestire le cose in maniera più diretta.
    Bisognava scegliere le teste: Edwin aveva pensato sin da subito di coprire il paese e lasciare a qualcuno di più esperto la foresta. Ma di chi, qual'era una persona affidabile alla quale dare il comando?
    Un po' scontato, ma Corinna era la prima persona che le era venuta in mente. Si era aspettato di vederla partire anch'essa, invece era rimasta. Non avrebbe infierito sul motivo e in quel momento non era sicuro se chiederle aiuto per districarsi in quella situazione. Da una parte, aveva giurato di proteggerla, e tutto voleva tranne che metterla a rischio. Ma dall'altra era di Corinna che si parlava: per come la conosceva lui, era l'ultima delle persone che avrebbe preferito girarsi i pollici piuttosto che fare qualcosa.
    << Bene, non perdiamo tempo e organizziamo il da farsi.
    Ser Forrester... >>

    La formalità era più di circostanza che altro; data la gente presente e la situazione corrente, darle del tu pareva un po' inappropriato in quel momento.
    << ...non voglio obbligarla, ma se potesse capeggiare le ricerche nella foresta, ne sarei grato. >>
    Di lei si fidava. Probabilmente sapeva muoversi meglio di lui in una foresta, senza contare che aveva un animale predatore dalla sua.
    << Io dirigerò le ricerche in paese e nei dintorni. Ser Ryman, potete unirvi a me... >>
    C'era anche il problema di Vance: onestamente avrebbe preferito lasciarlo lì, ma sospettava che, senza supervisione, avrebbe combinato macelli di altro tipo. Ma a questo punto, dove collocarlo...
    << Ser Vance, lei può unirsi agli uomini diretti alla foresta.>>
    Rapidamente, cercò di comunicare con Corinna tramite uno silenzioso sguardo che le chiedeva tacitamente un piccolo favore: tenere il Vance sotto torchio, i mezzi a sua discrezione; se c'era qualcuno capace di intimidire, si trattava di lei.
    E lo sguardo sembrava anche aggiungere un "sì, ti devo un favore."
    Un'altro sguardo venne rivolto di nuovo al Vance, ma stavolta molto meno sottile. Si potevano quasi leggere delle parole nell'aria, qualcosa del tipo "Azzardati a farle qualsiasi cosa e..."
    << Ser Jared, mi dispiace non coinvolgerla, ma vorrei evitare di mettervi a rischio; se quell'assassino è ancora nei paraggi, temo che possa agire anche sotto il nostro naso, in piena vista. Non sarebbe la prima volta... >>
    Si ricordava ancora quel labirinto, a Lorath. Quel bastardo era riuscito ad uccidere il fratello del garzone, tutto durante una funzione. La notte non era l'unico momento pericoloso.
    << Quindi, restate al sicuro e cercate di riposare. Anche voi, Lady Kyra. >>
    E infine...
    << Adam, fai girare l'ordine di tenere le guardie bene all'erta e poi, con una manciata di uomini, inizia una perlustrazione generale, mentre noi saremo impegnati in paese e nella foresta: bisogna anche cercare Lady Eve. Non voglio pensare al peggio, quindi meglio non sprecare tempo prezioso. >>

    966parole
    -Edwin chiede a Corinna di capeggiare le ricerche nella foresta. Nel team ci mette anche Dafyn, e cerca di far capire a Corinna che lei ha carta bianca per metterlo sotto torchio, se servirà. E il Vance si becca l'occhiataccia d'avvertimento.
    -Edwin invece dirigerà le ricerche in paese e nei paraggi, e porterà Ser Ryman con sé.
    -Chiede a Ser Jared e Lady Kyra di restare al sicuro e riposare.
    -Infine chiede ad Adam di comunicare alle guardie della fortezza di stare attente, e poi di capeggiare una squadra più piccola in una perlustrazione generale per cercare Lady Eve.
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    Di base Edwin non ferma Cora se decide di partire, è l'ultimo che costringe a sopportare ste altre rogne.
    Però ha già un nome che gli squilla in testa, squilla male e teme che Cora possa entrare in qualsiasi tipo di mirino....
  4. .
    Qua si era superato il concetto di discussione accesa: ora le parole sprizzavano scintille e rischiavano di provocare un incendio, a momenti. Osmund aveva inteso male le parole di Dafyn, o forse era più corretto dire che Dafyn con le parole ci stava giocando un po' troppo, abbastanza per ricevere le ire di lui, proprio mentre stava venendo messo sotto torchio sia dal Vance che da Ser Ryman. Fiancheggiato su entrambi i lati.
    Edwin si stava contenendo, ma internamente la sua pazienza si stava lentamente assottigliando; Eve Frey invece sembrava non avere problemi nell'esternare la perdita della sua.
    Il Roote aveva preso abbastanza in simpatia l'Hornwood e non credeva troppo alle scuse fatte dal Vance. Non serve voler insinuare direttamente per mettere pulci nelle orecchie.
    Ma adesso quasi tutti al tavolo sembravano pronti a scoppiare. Eve aveva già deciso di averne abbastanza, decidendo di levare le tende piuttosto che ascoltare un'altra parola di quel battibecco. Edwin aveva le mani incatenate al tavolo, dovendo cercare di risolvere in fretta la questione, quindi lanciò un'occhiata supplicante a Corinna per chiederle di pensare lei alla Frey, se proprio bisognava starle dietro.
    Lady Kyra invece...era pur sempre più propensa ad aiutarlo nel disinnesco di questa situazione, ma stava imparando presto che l'assertività scorreva nelle vene dei Frey. Annuì al suo suggerimento, ma prima di dare il via libera alla servitù per portare il cibo in tavola, si alzò in piedi ed iniziò a parlare a tutti i presenti con un tono di voce meno conciliante rispetto a prima.
    "È ora di darsi una calmata, tutti quanti!"
    Una volta ottenuta l'attenzione di tutti, si sarebbe rivolto prima ad Osmund, con un tono più controllato e cortese, inviandogli uno sguardo che voleva comunicargli qualcosa del tipo 'stringi i denti'. L'ultima cosa che voleva era dare pretesti agli altri per andare contro di lui.
    "Stai tranquillo, nessuno in questa sala intendeva insinuare che tu sia un traditore o simili. E nessuno lo farà, non qui dentro!"
    Dopo aver ricordato a tutti di chi fosse questo seggio, poi rivolse le attenzioni a Ser Ryman, con l'intenzione di dare una mano, per quanto gli fosse possibile, al neo nobile proveniente dal Nord.
    "Ser Ryman, capisco la sua urgenza, ma sono dell'idea che insistere sulla cosa, in questo momento, non sarà d'aiuto, per nessuno! La prego, gli dia fiducia e conceda a Lord Hornwood il tempo di fare il punto della situazione di Willow Wood, prima di darle una risposta; proprio come ha detto Ser Vance, non sapendo ancora lo stato delle sue truppe e delle difese, non è forse meglio che prima ne venga a conoscenza? Fargli decidere subito e affrettatamente non servirà granché. Gli dia tempo per calmarsi e ragionare, prima di rispondere. Quello che ci serve adesso, a tutti noi, è una mente fredda."
    Lo scopo era semplice: far guadagnare tempo ad Osmund, attimi di respiro. Era il minimo e il massimo che potesse fare.
    Non diede granché tempo di rispondere a Ryman, perché poi tornò ad attaccare con il suo discorso, che per certi versi poteva sembrare una strigliata, rivolgendosi a tutti i presenti, anche se non risparmiò a Dafyn qualche occhiata perentoria.
    "Con la minaccia che si prospetta l'ultima cosa che dobbiamo fare è battibeccare tra di noi! Quindi, cerchiamo di stare attenti a come ci poniamo; i malintesi sono comprensibili, ma sono anche l'ultima cosa che ci gioverebbe, specialmente contro l'Elmo d'Argento. Le nostre tensioni diverrebbero pane per i suoi denti."
    Con un cenno della mano, diede finalmente il via libera alla servitù di portare gli arrosti a tavola. Era il momento di addolcire il tono, ma lasciando quella nota che chiedeva fermamente al resto dei commensali di non continuare oltre questa litigata.
    "Dunque, cerchiamo di rimanere sereni e di non rovinarci il banchetto.
    In questo momento, ciò di cui abbiamo bisogno per fronteggiare le minacce è la coesione, l'unione."

    E in quest'ultime parole c'era abbastanza spazio per un suggerimento per Ser Jared, pronto da cogliere...

    662 parole, scusate il ritardo...
    Edwin si stanca di vedere la litigata, quindi inizia a fare la strigliata, supplica Corinna di pensare lei a Eve se lo ritiene necessario, cerca di dare tempo ad Osmund chiedendo gentilmente a Ryman di non pressarlo, frecciatina a Dafyn che va a braccetto con i malintesi, e mette in pratica il suggerimento di Lady Kyra chiamando gli arrosti in tavola per far smettere la discussione, con sottile riferimento per Jared, se vuole giocare la carta...
  5. .
    Per buona parte dei Lord in effetti Edwin poteva apparrire rigido con quel suo tentativo di calmare le acque. In effetti lui era signore di quel posto, per quanto lo riguardava poteva cacciare degli ospiti se avesse voluto. Ma preferiva apparire come un 'bravo ragazzo' anche quando poteva permettersi della goliardia piuttosto che lasciar correre troppo e rendere questa cena un piccolo campo di guerra. E già non era un'ambiente totalmente pacifico.
    Ryman non aveva ancora detto una parola riguardo a questa sorta di 'affiatata collaborazione' tra Edwin e Lady Kyra. Non sembrava certo star prendendo la cosa a simpatia, come per la cugina in generale del resto, ma non aveva inquisito ne iniziato un'altra discussione al riguardo. Dafyn Vance lo aveva avvertito, ma... era ancora troppo presto sia per abbassare la guardia di fronte alle sue minacce, ma anche per credere ciecamente a queste. Al momento, a differenza di quanto discusso in precedenza, prima di mettere un freno a quella conversazione, Edwin sembrava riuscire a farsi vedere, tutto sommato, in buona considerazione dall'illustre ospite, quando si aspettava molta più ostilità.
    Edwin doveva anche tenere in conto la possibilità che Dafyn fosse abile anche a bluffare e a suggerire minacce concrete dove non ce ne erano. Non era da prendere come certezza, ma inserire l'ipotesi nel ventaglio delle opzioni non avrebbe fatto male.
    Ma per il momento, ancora prudenza.

    Fortunatamente la discussione virò su questioni di maggiore importanza: a quanto pareva Sir Ryman non aveva fatto il giro dei vari seggi solo per gozzovigliare ai banchetti. Aveva attraversato le Terre dei Fiumi per raccogliere sostegno armato. In effetti, era rimasto l'elefante nella stanza, uno dei motivi che aveva spinto molti ad andarsene da Approdo, oltre che per i fanatici. L'Elmo d'Argento, la cui risalita non sembrava essere ancora stata fermata.
    Edwin annuì prontamente alla menzione di Casa Roote e Casa Vance come alleate sicure. Purtroppo non poteva lavarsene le mani neanche se avesse voluto. Il rischio di altre battaglie in queste terre non era remoto.
    Notò la leggera titubanza nell'entrare nel dettaglio dei piani, ma Edwin pensò che esortarlo a riverarli potesse solo farlo chiudere ancor di più a guscio.
    Per quanto interiormente Edwin pensava che in realtà sapere il numero di braccia armate che gli sarebbero state concesse a Ser Ryman era un dettaglio importante, non commentò la cosa. E nonostante la stoccata a suo fratello e ad un certo morto causato (per quanto non proprio volontariamente, da quel che aveva capito), Edwin rimase calmo e anzi si ritrovò tutto sommato d'accordo con l'idea e non solo perché poteva significare non essere direttamente coinvolto in un campo di battaglia così presto...

    "Mi trovate d'accordo, Sir Ryman. Non che voglia improvvisarmi esperto di tattica e logistica e anzi sarò ben felice di essere smentito se erro, ma mi sembra una buona cosa non mettere subito a rischio tutte quante le 'teste' delle armate. Dopo quello che è successo, anche con i fanatici, meglio tenere le varie fortezze guarnite quanto basta, nel caso ci siano imprevisti e vengano prese d'assedio. Non dobbiamo concedere terreno solido."
    Non si sarebbe mai scordato che Harroway era stata anche colpa sua, reo di aver abbandonato il posto che doveva difendere ad ogni costo. Non avrebbe compiuto lo stesso errore un'altra volta.
    "In ogni caso, se mai dovesse rivelarsi necessaria la mia presenza sul campo, accorrerò, questo è certo."

    Intanto, anche quando discorreva con Sir Ryman e gli altri presenti prossimi a lui, gli occhi non avevano smesso di osservare il resto del tavolo e degli ospiti. Era facilmente notabile Sir Dafyn che si spostava all'altro capo della tavola e, sebbene perplesso dall'improvviso cambio di posto a passo zoppicante, colse presto lo sguardo di Corinna che andava da lui al Vance. Edwin dunque vi rispose con uno sguardo serio quanto quello del cavaliere. Colto il messaggio: Dafyn stava continuando a rivelarsi una spina nel fianco.

    649 parole
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    Finalmente, grazie al pronto intervento di Lady Kyra, poteva avere Ser Rayman fuori dai piedi per un po', alleggerendo di più l'aria nel cortile.
    Ser Dafyn era un bastardo, Jared aveva modi un po' viscidi...Ryman invece gli pareva, oltre che un egocentrico, anche uno ben poco fine. Ma era stato amichevole, ben oltre le sue aspettative.
    Una corte di folli senza bisogno di giullari.
    Sorrise al sentire Ser Jared nel suo borbottio riguardo all'aver bisogno di essere abbastanza alticcio da sopportare l'ospite, e non inciampò ne si offese quando venne tirato per la manica. Un uomo come Ryman sembrava essere fastidioso per l'intera famiglia. Si chiese se anche la moglie ne aveva abbasstanza dell'uomo irsuto che entrava in pompa magna come ospite. Sempre che ne avesse già una.
    E per quanto riguardava l'annuncio sempre più imminente...si, chissà come avrebbe reagito; non sembrava molto affettuoso nei confronti della cugina, quindi sarebbe stato cautamente curioso di sapere come sarebbe cambiato quel carattere da amicone dopo la sorpresa.
    Intanto Ser Dafyn aveva ricordato che Edwin, essendo al posto d'onore, avrebbe praticamente deciso chi si sarebbe seduto accanto a lui.
    Ci ragionò un'attimo...voleva lasciare Osmund in pace, probabilmente aveva già abbastanza attenzioni senza il bisogno di stargli accanto. E per quanto la presenza di Corinna al suo fianco avrebbe rinforzato il morale, lasciò perdere: era una cara amica, non un portafortuna ne una stampella da trascinare in giro.
    Tenendo in conto anche l'ospite...
    "Beh, ragionandoci su, penso che darò l'onore sia a Lady Kyra che a Ser Ryman."
    Successivamente aggiunse qualcosa a tono più basso, rivolto a Ser Jared.
    "Lei può sedersi accanto a sua figlia, o anche altrove, così non dovrà sorbirselo granché per tutta la cena."
    Con questo si aspettava una reazione dura dal Vance, però in effetti non lo trovò più lì, accanto a loro. Non era riuscito a vedere dove fosse andato. In cuor suo sperava solamente che non fosse già intento a infilare bastoni tra le ruote anche agli altri, ma quel serpente sgusciava sempre rapido.

    Arrivati alla sala del banchetto, Edwin si sedette al posto di capotavola. Riservò il posto alla sua destra per Lady Kyra, quello alla sinistra per Ser Ryman. Aveva deciso di sopportare di più il pretenzioso ospite per sfruttare la prima, buona, impressione.
    Notò che Corinna era seduta praticamente all'altro capo del tavolo e che accanto a lei vi era il Vance. La cosa lo preoccupava, ma in cuor suo confidava in lei. Non si sarebbe lasciata ricattare o fregare facilmente, ne era sicuro.

    420 parole
    Un po' scarno stavolta, ma comunque:
    Faccio sedere Lady Kyra alla destra di Edwin, Ser Ryman alla sinistra. Consiglio a Ser Jared di sedersi un po' lontano dal 'gradito ospite', così viene accontentato pure lui.
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    La gente radunata all'ingresso della fortezza era già visibilmente tesa come corde di liuto. Stavano attendendo un'ospite di un certo calibro, e quando sarebbero svettati i suoi vessilli in lontananza, il nervosismo non avrebbe fatto altro che salire.
    Edwin invece si sentiva già teso come se i vessilli di Casa Frey fossero già alle sue porte. Ma erano le multiple fonti di preoccupazione a renderlo tale.
    Da una parte l'arrivo di Ryman Frey, il secondo candidato per la successione della casa che, de facto, governava le Terre dei Fiumi. Chiunque sembrava concordare che non avesse un buon carattere, ed Edwin in particolare si aspettava al meglio freddezza, al peggio ostilità, dall'uomo che aveva un grosso astio nei confronti di suo fratello, e di conseguenza verso la sua intera famiglia. Era una possibilità, e non era una dai risvolti poco incisivi.
    Dall'altra parte c'era Dafyn Vance. In altri contesti e altre situazioni avrebbe voluto tanto fracassarlo di botte.
    Edwin aveva già deciso di etichettarlo come un bastardo: non aveva scoperto le sue carte, ma aveva mostrato bene i suoi intenti. Lo aveva minacciato: o lasciava perdere un certo accordo fatto con Lady Frey e Ser Jared, oppure avrebbe dovuto concedergli spazio di manovra nella gestione di questo feudo. Quel viscido voleva comandare in casa sua, ed aveva reso ben chiare le proprie minacce. La sola menzione di Lily lo rendeva apprensivo: ormai due soli conflitti gli avevano messo in testa le lame come sinonimo di pericolo. Ma non doveva focalizzarsi solo su quello; il Vance pareva capace di compiere operazioni più sottili.
    Doveva stare attento.

    Si guardò attorno, cercando di studiare gli animi altrui. Mancava solo Lady Leonarda, che aveva preferito non aspettare all'esterno. Per il resto, c'erano proprio tutti, il Vance, i Frey, compresa Lady Kyra che, ne era sicuro, gli aveva sorriso di tanto in tanto...e soprattutto, Osmund e Corinna, le sole due persone che riusciva a ritenere davvero amiche in quel posto.

    Dafyn Vance sembrò voler rimembrargli la loro 'discussione' di stamattina, fornendo il suo primo 'suggerimento'.
    Edwin osservò bene il cielo: arancio, ma il crepuscolo non era ancora giunto. Soppesò le parole dell'infido uomo: erano abbastanza sensate, del resto conosceva bene Ser Ryman e, in generale, presentarsi al buio non era il massimo per distendere le presentazioni.
    Ma qualcosa non gli tornava: forse non era ancora in grado di discernerlo con chiarezza, ma si sentiva certo nel non prendere i suoi consigli come oro colato.
    Dunque la sua risposta fu relativamente...neutra.

    "Mh. Ne terrò conto."

    Ne rifiuto ne accettazione totale, non voleva iniziare con le ostilità. Edwin sarebbe stato attento all'illuminazione e al tempo trascorso prima di vedere arrivare l'ospite verso l'ingresso, e solo quando fosse iniziato a calare il crepuscolo da rendere la visibilità difficoltosa, qualora Ryman non fosse ancora in loro vista, avrebbe fatto cenno per dare l'ordine di accendere le torce.
    Qui il punto era un implicito promemoria a Ser Dafyn: poteva accettare dei consigli, ma seguirli subito come un cagnolino senza soppesarli, questo no. Rimaneva casa sua questa. Ser Ryman lo avrebbe dovuto affrontare lui in ogni caso, e doveva dimostrarsi sia accondiscendente quanto bastava per mantenere un rapporto perlomeno ragionevolmente distaccato, ma anche mostrare spina dorsale davanti a lui, anche assumendosi la responsabilità di minime sbavature.
    Talvolta il dimostrare la capacità di farsi rispettare poteva spiazzare l'altro, ma in positivo.

    L'avvicinarsi di Corinna al suo fianco fu un toccasana per la tensione. Assunse una posa più rilassata, come quella di un gatto che attraversa il cortile: schiena e testa ritte, arti sciolti, come appeso ad un filo dal capo. La presenza di lei lo faceva sentire più sicuro, meno schiacciato dalle minacce incombenti.
    Notò che entrambi erano quelli vestiti meno vistosamente: lui, avendo ormai perso gusto per gli orpelli, si era limitato a brache, buoni stivali, camicia e giubba, la spilla di Casa Roote in bella vista. Pareva più una persona normale tirata un po' a lucido e che aveva tirato fuori gli abiti per le buone occasioni. Lo sfarzo nobiliare non era più cosa sua.
    Intanto, sembrava che lei avesse bisogno di una rapida rinfrescata delle idee. Del resto era stata male tutto il giorno; non sapeva di cosa, e neanche pensava fossero fatti suoi, all'infuori dell'augurarle il suo bene. E sarebbe stato felice di darla, non voleva tenerla all'oscuro di eventuali rischi incombenti. Specie dopo aver saputo di quella lettera a lei indirizzata...

    "Non devi scusarti" sussurrò in risposta, stando attento a tenere il tono basso e l'espressività delle labbra al minimo, per evitare di essere sentito e 'letto' dagli altri presenti. "Del resto, il tuo stare bene è una delle mie priorità, ricordi?" aggiunse, con un sorriso di comprensione e complicità.
    "Dunque: sta arrivando Ser Ryman Frey, il secondo in linea nella successione. Nessuno pare avermene parlato granché bene, e potrebbe avere qualche problema con me a causa di James. Dovrò stare attento...

    Sempre casa Frey mi vuole 'consigliare' una delle sue donne, e hanno iniziato con quella che era la padrona di casa qui. "
    mormorò, riferendosi a Lady Kyra. "Ci ho già parlato, per quanto non posso fidarmi del tutto, sembra avere a cuore la gente di questo posto. Se accetto non dovrei avere altre rotture dalla famiglia, e farò uno scacco all'ospite di stasera..."
    Tempo di aumentare ancora di una tacca l'accortezza ed essere ancora più indiretti, come se bisbigliare al minimo e non farsi leggere il labiale non fosse abbastanza.
    "E infine...ho sentito che un animale feroce e un po' molesto minaccia un cavallo, e tra le varie cose sembra puntare alla sua compagna." Non voltò la testa, ma la coda degli occhio, per un secondo, virò verso il Vance.
    "Questo è quanto...almeno spero"

    948 parole
    Cioffa palla al balzo colta. Sussurri e bisbigli a gogo.
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    Il Vance sorrideva. Aveva di per certo l'aria di uno furbo, tremendamente furbo, e subdolo. Edwin invece no, si stava rifiutando di sorridere. Anche qualora il suo tono fosse sembrato vagamente cordiale, o almeno non ostile, non voleva porsi in un atteggiamento falsamente amichevole. Quell'uomo non gli stava piacendo, e non avrebbe fatto finta del contrario.
    Il fatto che parlasse da persona con la mente più fredda era solo dovuto alla cautela acquisita negli ultimi mesi. Si era ritrovato in situazioni dove fodero e lama erano solo un peso sui fianchi, non una soluzione.
    Che rendesse suo padre orgoglioso o meno, poco gli importava.

    Gli permise di parlare, e aspettò che finisse ogni frase, per evitare di interromperlo ed arrivare a conclusioni affrettate. Ma aggrottò la fronte quando parlò di 'riflessioni' in merito alle sue intenzioni. Per il Roote era un modo gentile per dire che si stava iniziando a porre i pezzi sulla scacchiera.
    Il Vance si stava già ponendo come soluzione ai problemi futuri. Non poteva sperare di tenersi tutti buoni per sempre fino alla morte del vecchio. Da lì le dinamiche potevano cambiare repentinamente, anche in suo sfavore.
    Non riteneva il porgere la mano a Jared una buona idea. Era più un'azione quasi necessaria; non poteva tenersi in disparte da tutte le parti presenti. Avrebbero fatto pressione su di lui ad ogni occasione.
    Vance si poneva come intermediario adatto per ogni screzio ipotetico con Ryman, a detta sua poteva fare di più di quanto non potesse fare Ser Jared.
    Non convinse il Roote, che si costrinse ad ascoltare oltre.

    Un nervo rischiò di saltare, subito dopo: Lily non era più un segreto in piena vista, il Vance aveva fatto modo di ficcare il naso in giro. Doveva averla notata all'arrivo del corteo di soldati alle Cascate ed iniziato a sospettare qualcosa.
    Aveva già le braccia conserte e per un attimo una mano strinse leggermente un braccio. La lingua era stata frenata ad un pelo dai denti ed un respiro venne esalato un po' più pesantemente.
    Quel tono di malizia gli faceva schifo: adesso come l'avrebbe usata questa informazione? Perché sicuramente il Vance non l'avrebbe tenuta per se solo come curiosità di un ficcanaso.
    Che cosa voleva da lui?

    Questo fu detto e non detto.
    Dafyn Vance aveva posto un'offerta: lui offriva collaborazione per tenere buono Ryman e suo fratello, ed in cambio Edwin avrebbe dovuto seguire le sue direttive senza fare domande.
    Tentante per uno molto più ingenuo di lui: l'offerta e la richiesta c'erano sul piatto, ma mancavano i termini specifici. Chiedere fin da subito di eseguire istruzioni senza discutere lo faceva solo desistere, perché non poteva sapere cosa volesse da lui e, soprattutto, se questi consigli da seguire, oltre che fuori dalla sua portata, non fossero poi un suo sabotaggio a lungo termine; chi glielo garantiva che non lo avrebbe fregato lo stesso?
    Non era stata espressa alcuna garanzia, dunque non aveva modo di valutare sul posto l'offerta di amicizia ed aiuto.
    Edwin sospettava delle minacce in caso di disobbedienza: magari Lily serviva anche a questo, un deterrente al contrariare le richieste del Vance. Teneva a lei e non voleva rischiare di perdere amante e futuro figlio, ma allo stesso tempo non gli era stato dato ancora abbastanza su cui ponderare.
    Ed i modi del Vance non aiutavano: viscidamente subdoli. Non poteva dargliela vinta adesso e sembrare un cane che leccava ogni pezzo di carne gettato davanti a lui, e ricordare pure la lettera mandata a Corinna non fece altro che cementificare la sua posizione. Voleva qualcosa pure da lei? Beh non l'avrebbe ottenuto, sia perché Corinna probabilmente l'avrebbe accartocciato senza battere ciglio al Vance se si fosse presentata l'occasione, ma soprattutto perché aveva fatto una promessa: proteggerla come poteva.
    E svendersi al Vance e dargli via libera nella sua vita, nel suo seggio e tra i suoi cari contravveniva ad essa.

    Non alzò la voce, ma il tono si era fatto deciso, fermo.
    "Indipendentemente dal fatto che io sia un sentimentale o meno...
    C'è un problema con la vostra offerta: vedete, come ho detto è necessario rischiare e tirare i dadi lo stesso...ma allo stesso tempo si dovrebbero conoscere le regole di un gioco prima di iniziarlo.
    Jared avrà anche cercato di girarci intorno, ma alla fine ha messo buona parte dei termini nero su bianco. So a cosa sto andando incontro quando 'prenderòò gli avanzi' e a come funzionerà la cosa; e comunque non ho scelta, il rifiuto sarebbe solo un ritardo dell'inevitabile.

    Invece lei, seppur mi stia offrendo aiuto, e sembra proprio esserne uno prezioso, mi sta chiedendo di seguire i suoi consigli senza discutere.
    Mi dispiace, ma non posso farlo in questo modo: non solo non posso sapere se ciò che dovrò fare rientra effettivamente nelle mie possibilità, ma per quanto ne posso sapere, potrei starmi dando la zappa suoi piedi nel lungo termine, senza saperlo. Dunque non posso giurarle alcuna sorta di fedeltà cieca.

    Consideri la sua offerta come momentaneamente sospesa, piuttosto che totalmente negata: finché non avrò anche solo un'idea di cosa mi chiede di fare senza fare domande e dei rischi che ne possono conseguire, non posso considerare ed accettare la sua amicizia e collaborazione. Si potrà restare sulla cordiale neutralità, fino ad allora."


    876 parole
  9. .
    Entrando in quella stanza, Edwin non poté non notare lo stato di Corinna. Sembrava, anzi era, decisamente più stanca dei giorni precedenti. Poteva vederlo con i suoi stessi occhi che i riflessi di lei non erano scattanti come al solito.
    Cosa avesse, non poteva saperlo, poteva augurarsi che non fosse nulla di grave. E francamente ne dubitava un po'. Aveva davanti a se una roccia fatta a persona. Ma il pallore lo preoccupava lo stesso.

    E nonostante non fosse stata fluida nell'esporre, aveva capito quanto bastava per riordinare la lista delle preoccupazioni, ancora una volta. Adesso i Frey sembravano amiconi, in confronto.
    Era perplesso per il come il cavaliere donna avesse saputo quel che aveva detto, dato che non si era realisticamente potuta muovere di lì. Poteva anche pensarci ad un modo, ma non gli sovveniva in mente nulla che fosse plausibile.
    A meno che lei non avesse qualcosa in più, un asso nella manica unico nel suo genere...
    Ma a questo punto gliene fregava di meno se Corinna fosse una sorta di stregona o simili. Era più interessato a ciò che aveva da dire, e non sembrava roba rosea.

    Mancavano i dettagli, ma bastava sapere che oltre a Dafyn e al suo confermarsi come uno dall'apparenza subdola, era spuntato di nuovo Thaddeus, il ranocchio in armatura che aveva dovuto mettere un attimo al suo posto solo per passare un ponte. Che diavolo voleva adesso, se l'era presa a male perché non aveva ricevuto sul posto il suo bel rinnovo?
    O forse c'era qualcosa di più, se sia lui che il Vance sembravano aver confabulato, a detta di Corinna.
    Già lo faceva, dentro, imbestialire sapere della possibilità di altri pericoli; a detta di lei, fuori c'era un accampamento e si era menzionato di una situazione da tenere sotto controllo...che cosa, per diamine!? Era per questo che voleva parlargli, o era una grossa trappola?
    Quando però Corinna le aveva indicato quella lettera, nel leggerla gli era quasi saltato un nervo. Ora quel Vance lo stava detestando proprio. Che cosa voleva da Corinna con quel modo di scrivere?

    "Mh...questa situazione mi fa sempre più schifo.
    Vorrà dire che dovrò risolvere la cosa al più presto. Tu cerca di riposare, Corinna."


    Be', ora doveva pensarci lui. Il paggio era arrivato, e sembrava che il Vance non stesse ancora dando segni di impazienza. Lady Kyra invece aveva da pensare a sua cugina.

    Uscì dalla stanza e prima di arrivare all'ingresso della fortezza, si fermò per recuperare la sua spada. Tenerla al fianco lo faceva sentire relativamente più sicuro. Forse la paranoia stava scavando ogni giorno, sempre di più, nella sua mente, ma la storia del Vance gli faceva tenere in conto, anche in minima parte, di un possibile pericolo mortale. Non poteva certo armarsi di tutto punto, ma almeno non sarebbe stato disarmato.
    Sceso nel cortile, vi trovò prima Ser Jared, intento ad oliare una lancia. Bene, almeno girare con un arma al fianco non sarebbe parso incredibilmente sospettoso.
    Pensando a quanto aveva saputo prima da Lady Kyra, Edwin ci aveva ragionato un po'. Le opzioni erano due, un si od un no. Non aveva altre scelte, ed onestamente aveva più senso tenersi buoni i Frey come prima cosa. Se la Corona era così assente, di fatto a comandare su di lui erano soprattutto loro.
    Però non voleva mettere in imbarazzo la lady e rivelare tutto. Meglio andare per gradi e farsi dire le cose dal diretto interessato.
    Se il Vance aveva aspettato fino ad adesso, un paio di minuti li poteva ancora sopportare.
    In quel momento preferiva avere almeno una persona con cui avere tutte le intenzioni messe alla luce, che non dover tenere dubbi su entrambi.

    "Ah, Ser Jared, anche voi qui fuori.
    Senta, sarò schietto: è da qualche giorno che ho come l'impressione che vogliate dirmi qualcosa ma che ci stiate un po' girando attorno.
    Non preoccupatevi, non sono offeso dalla cosa. Ma vi chiedo, se potete, di essere franco e diretto con me. Se avete qualcosa da dirmi o propormi, non temete di farlo."


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  10. .
    Ecco. Aveva avuto la conferma, le sue non erano state pare, ne un leggere troppo la stanza in tutte queste settimane. Jared Frey stava cercando di appiopparli sua figlia da una settimana, e se aveva cercato di girarci attorno, allora non era stato troppo sottile, grazie ai suoi modi di fare.
    Quindi Edwin non era sorpreso, ed essendosi preparato all'eventualità da un po' di tempo neanche rassegnato...era solo un inconveniente in più, un'altra cosa fuori dal suo controllo che gli piomba addosso.
    E cosa può farci del resto. Sono capitati inconvenienti fin dall'inizio.
    Poteva solo trarne quello che serviva per non farsi schiacciare.

    In questo caso, Edwin doveva essere onesto con se: l'idea di qualsivoglia sposalizio a sfondo sentimentale l'aveva già abbandonata. Non funzionava così, sia per come girava la società, sia per come lo faceva la vita. Il mondo di coloro come lui che nascono con un titolo e dei doveri è fatto di scelte pragmatiche, non scelte di cuore. Suo fratello ce l'aveva fatta a fare quest'ultima...per poi ritrovarsela soffiata via in una maniera fin troppo brutale per chiunque,
    No, non avrebbe avuto senso cercare sentimento. Più che una moglie da amare, serviva qualcuno di cui, come minimo, avrebbe potuto fidarsi abbastanza da non ritrovarsi daghe nel petto o veleno nei calici. Nel caso migliore, una persona sveglia, una sorta di alleata nei momenti di bisogno.

    "Hm. Allora avevo intuito bene; avevo iniziato a farmi l'idea da qualche giorno, ma non volevo saltare subito a conclusioni.
    Beh, devo dire che apprezzo molto la vostra schiettezza. E l'offerta è...allettante, del resto non ho praticamente occhi su altre alternat-"


    Neanche il tempo di finire che dall'altra parte della porta una voce si fece sentire. Un paggio venuto a comunicare che Ser Dafyn Vance chiedeva di lui al cancello della fortezza.
    Uh, che nervi, neanche il tempo di finire una cosa alla volta.

    "Chiedono di me, meglio che vada prima di far spazientire i nostri ospiti. A più tardi, Lady Kyra. Se vostro padre chiederà della cosa, penso che avrà una risposta immediata." Non sarebbe potuto essere altrimenti. Non gli era concesso tempo per pensare.

    Fuori dalla porta però non c'era solo il paggio, ma anche Horb, uno dei compagni d'arme di Corinna. Non c'era bisogno di una spiccata intelligenza, se era lì bastava fare due più due per capire che anche la sua amica chiedeva di lui.
    E lei avrebbe avuto la precedenza, senza esitazione.
    Edwin dunque si rivolse prima al paggio per comunicare un leggero ritardo per questa udienza. La cosa non gli piaceva, sentiva odore di problemi...

    "Non vi ha reso nota la natura di questa udienza?
    In ogni caso, la prego di comunicargli che dovrà attendere un po', e che mi dispiace non poter essere lì subito. Cercherò di essere celere. "


    Dismesso il paggio, Edwin avrebbe lanciato un'occhiata eloquente ad Horb: la priorità ora era raggiungere Corinna. Se l'aveva mandato a chiamare, voleva dire che si trattava di qualcosa di importante. E di lei e del suo giudizio si fidava ferreamente.
    Una volta arrivato nelle stanze del cavaliere, avrebbe subito chiesto la natura di quella 'convocazione'. Tenendo il tono di voce contenuto abbastanza, per ogni evenienza.

    "Corinna, ho la sensazione che mi hai chiamato perché sta succedendo qualcosa, e che non si tratta di nulla di buono.

    Anche se non penso che sarà l'unico problema, quello che mi dirai: mi è giunta notizia che stasera avremo come ospite un Frey decisamente importante, rompiscatole e sicuramente infuriato con me e la mia famiglia per aver perso suo figlio durante l'assedio di Harroway, a causa di mio fratello e il suo modo di fare. Dovremo tenerlo buono; poi ho avuto conferma che Sir Jared sta cercando di appiopparmi sua figlia, e ora quel Vance chiede di mei ai cancelli.

    Non mi piace per niente, soprattutto l'ultima. Jared è viscido, ma Vance mi da' un'aria sospettosa..."


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    Andare da Corinna è la priorità. Chiedo al paggio di riferire a Vance che può attendere un pochino. E per Lady Kyra, vediamo più tardi...
  11. .
    Affermare di essere spericolato era un'arma a doppio taglio. In base all'interlocutore può essere vista come una dote preziosa, o una forma di completa idiozia.
    Probabilmente era entrambe le cose. Anzi, ne era sicuro: era ciò che gli aveva permesso di aprire dei portoni d'argento con la forza dei soli uomini...a costo di venire quasi ucciso per una freccia scoccata da un uomo ignoto.
    Lady Kyra sembrava star pian piano levando via quello strato di timida esitazione che aveva mostrato fino a poco fa. Era come se si stesse togliendo della ruggine da una lama d'acciaio. E tutto questo senza però apparire ostile, non nei suoi confronti almeno: nei confronti del marito ormai lontano non aveva ne buone parole ne toni morbidi. E la cosa non faceva che farsi sentire sempre di più.
    "...Penso di no: per quanto possa essere spericolato di mio, credo che dovrò tenermi spesso a freno: se dovrò rendere servizio a questo popolo, e lo voglio fare, allora non potrò permettermi di essere avventato come lo sono stato altre volte."

    Nel durante erano arrivati a destinazione, la camera che sarebbe stata destinata all'importante ospite di questa sera. Una camera dove vi dormì un Re nei tempi più remoti. Se a detta di Lady Kyra questo posto avrebbe 'placato Ryman', Edwin poteva intuirne che non era di certo un uomo frugale, tutto l'opposto.
    Un altro segno di un ospite che avrebbe dovuto più sopportare che altro. Non sembrava per nulla una persona con cui era fattibile trattare.
    La vicinanza di lei non lo rese nervoso, del resto era disarmata e se finora non aveva dimostrato ostilità nei suoi confronti, sentiva poco da temere.
    E poi ormai era meno...ingenuo, di prima, aveva ben poco da imbarazzarsi.

    Non aveva mai saputo nel dettaglio come era avvenuta la battaglia ad Harroway, ma sapere che suo fratello, per l'essere stato avventato un attimo di troppo, aveva fatto uccidere il figlio di Ryman...non era una bella cosa. Voleva dire che probabilmente l'incontro con l'ospite non sarebbe stato totalmente disteso.
    E a quanto pareva quello più riflessivo tra i due fratelli pareva essere Edwin. Quel viaggio fino ad Essos lo doveva aver cambiato molto.
    Si sedette anche lui sul letto, al fianco della Lady, per un motivo semplice: mettersi alla pari dell'interlocutore, non in senso di sfida in questo caso. Più per una reciproca messa ad agio.

    "Hm, allora seguirò il vostro consiglio e starò buono. Da come me lo state descrivendo, non sembra un tipo con cui è facile trattare."

    E sorrise anche lui nel sentire la decisa schiettezza di lei. A quanto pare non era l'unico con la lingua un po' 'forte' in questo posto, del resto era sempre stato abbastanza impudente di natura, controllandosi solo quando serviva non inimicarsi qualcuno che aveva bisogno di sentire vari convenevoli.
    Non sapeva se, e se sì cosa, aveva in mente di preciso, ma perlomeno Lady Kyra gli stava abbastanza piacendo, come personalità.

    "Concordo, non vorremo certo maltrattarli."

    494 parole
  12. .
    Seduto a tavola ebbe modo di poter iniziare a mangiare, tra il pane e le dolci fragole. Sperava che il sapore zuccherino dei frutti potesse distoglierlo per qualche attimo da quella che sarebbe stata una giornata decisamente pesante.
    Da un povero imbecille che era uscito per un po' da Harroway era finito a dover prepararsi a ricevere un ospite tremendamente importante in un castello che era il suo seggio. E tutto questo in poco meno di un solo anno.
    Per molti, ragazzi più giovani di lui, più ingenui e con molte più ambizioni, questa situazione sarebbe stata un sogno. Non per lui, sia per il contesto nel quale era successo tutto questo, sia perché sentiva che i problemi non stavano avendo fine. Anche adesso, al tavolo di quella che era praticamente casa sua, sentiva di dover stare sull'attenti.
    Almeno non era totalmente solo con quegli ospiti non troppo desiderati, e infatti venne Osmund ad unirsi al tavolo. Dopo Corinna ovviamente, era la faccia più amica che poteva avere vicino.
    "Buongiorno anche a lei, Lord Hornwood."
    Non fossero stati davanti a Lord Jared, avrebbe volentieri lasciato perdere i convenevoli. Quando poteva parlava diretto.
    Nel mentre non poteva non chiedersi che fine avesse fatto Corinna. Certo, poteva semplicemente non avere voglia di confrontarsi con i signori viscidi che si erano fatti ospiti alle Cascate, ed era un buon motivo per restare a letto...ma un po' di preoccupazione gli salì comunque, sperando che non stesse male o cose del genere, per quanto fosse una delle persone più toste che avesse mai conosciuto.

    L'incombente visita di Ser Ryman non sembrava essere "temuta" solo da lui. In effetti lo stesso Jared sembrava seccato dall'avvenimento di questa sera. Parente intrattabile? Poteva essere, e se Jared era considerabile viscido, chissà se Ryman poteva avere un carattere peggiore... anzi, forse era proprio così; per come la metteva il Frey, si trattava di qualcuno con una dose di pretenziosità.

    Ma la colazione non sarebbe rimasta un alternarsi di frutti e di buon lamentarsi. Lady Kyra, proprio oggi, aveva deciso di sfoggiare dell'intraprendenza, offrendosi di aiutarla personalmente per i preparativi dell'importante visita, e subito venne sostenuta dal padre.
    Già si ritenne bravo per non aver fatto pulsare i nervi nel sentirsi dire di averlo in debito per l'ospitalità, ospitalità che si era scavato lui da solo per giunta.
    Per di più il suo istinto che in questi mesi era diventato, di base, tendenzialmente sospettoso era tornato a fischiargli in testa.
    Un'altra conferma a quella sua ipotesi. Adesso non sapeva cosa pensare, se provare pena per la giovane donna che sembrava sempre incalzata dal padre come fosse una sua marionetta per i suoi scopi, oppure sentirsi offeso nell'eventualità che Lady Kyra lo vedesse come una sorta di premio. Nel secondo caso si sarebbe sentito peggio e meno avrebbe avuto voglia di considerare la Lady come potenziale...qualsiasi cosa; per quanto fosse consapevole di non poter certo cavarsela da solo a vita, e che prima o poi si sarebbe ritrovato qualcuna appioppata a lui per forza di cose, perlomeno non voleva essere raggirato.
    Il problema era che non poteva fare troppo di testa sua. Questo non era il campo di battaglia e non poteva risolvere tutto con il fegato, non quando si trattava di gente come loro, con cui era tenuto, per la sua sopravvivenza sociale, ad essere più flessibile verso le loro volontà.
    Doveva usare il cervello per stare a galla e non farsi sopraffare.
    E il cervello suggeriva di non fare subito antagonismo, di qualsiasi sorta: se si fosse infatti dimostrato subito sospettoso e scostante nei loro confronti, loro avrebbero avuto modo di raggirarlo, nonché fornire un pretesto d'inimicizia nei suoi confronti, cosa che allo stadio attuale non si poteva permettere.
    Piuttosto era più intelligente mostrarsi cooperativo, disponibile e amichevole, ma sempre restando accorto. Non puoi scoprire se qualcuno vuole farti un tranello, se ti arrocchi e non lasci che gli altri si scoprano da soli.
    Meglio compiacere Lady Kyra. Nel caso peggiore avrebbe semplicemente scoperto e confermato una volta per tutte quella sorta di teatrino. Nel caso migliore forse avrebbe guadagnato una persona amica, se fosse stato attento a come si poneva e a quanto 'lasciarsi fregare'. Nel caso perfetto, avrebbe sfruttato le opportunità a suo favore.
    Sempre che non fosse solo un paranoico e che quella donna sottile fosse solo una brava persona che voleva un compagno di vita migliore dell'ultimo. Non era un desiderio legittimo da avere?

    "...In effetti sarà opportuno prepararsi al meglio per il nostro ospite, e avrò sicuramente bisogno di una mano. Vi ringrazio, e accetto il vostro aiuto, Lady Kyra, mi affido a voi."

    770 parole
  13. .
    Nonostante fossero lontani da Approdo, dalla cenere, dal sangue e dal caos di quella capitale, e finalmente potevano riposarsi in un luogo più sicuro, più isolato e più sereno, la testa di Edwin Roote non poteva concedersi il lusso di non continuare a stare sull'attenti. Aveva superato il dolore delle settimane prima, ma era stato sostituito da altre cose: sospetto e prudenza. E non erano più piacevoli della tristezza.
    Non che non si fidasse della servitù, ne tantomeno provava sospetto nei confronti del borgomastro del paese.
    La sua cautela e i suoi pensieri erano rivolti agli ospiti ingombranti che erano i Frey e i Vance di Atranta.

    Potevano essere stati disponibili e accoglienti quanto volevano, il Vance arrivando addirittura a donargli un cavallo da guerra a cui ancora non aveva dato un vero nome, ma Edwin sentiva che non doveva cascarci, perché c'era qualcosa in cui cascare. Il giovane Roote, per quanto ancora poco avvezzo ai rapporti tra nobili, era sicuro che stavano cercando di lavorarselo per mantenere una presa salda sia su di lui che sulle Cascate. I due sembravano quasi contenderselo manco fosse una gara, tra doni e modi di porsi di Dafyn e la viscidità e sottile insistenza di Jared nel ricordargli l'esistenza di sua figlia, Kyra Frey.

    La vedova, più di termine che di fatto, di Lord Goodbrook poteva venir messa sull'altare dal padre ogni volta che voleva, ma non cambiava molto. Rimaneva schiva con tutti loro, ma le risate fatte insieme alle sue cugine non erano equivocabili. Lui piuttosto non era sicura se i suoi tentativi di "evitarlo" erano mero imbarazzo di circostanza, o se lei e le altre avessero una sorta di timore nei suoi confronti. Non si era mai mostrato ostile, neanche vagamente scocciato, e ricambiava ogni inchino.
    Se per le cugine di lei poteva ipotizzare che la morte dei loro mariti era stata un sollievo (e lui non le avrebbe biasimate: non avendo conosciuto quegli uomini, per quanto ne sapeva sarebbero potuti essere stati delle bestie come compagni), Kyra era più indecifrabile. Edwin piuttosto decifrava la continua lista di lodi fatte dal padre, mancanza di eredi e "verginità tecnica" della figlia come un tentativo di appiopparla a lui e tenersi il legame con le Cascate.
    E questo gli dava fastidio, sia perché era una pressione aggiuntiva, e con i Frey a cui avrebbe dovuto rispondere ben più di quel dannato Re assente non poteva permettersi di alzare la cresta, sia perché gli pareva di vedere quella donna, più grande di lui seppur non di molto, venire venduta dal padre manco fosse una vacca pregiata. Potrà anche essere il costume nei Sette Regni, ma Edwin Roote, come individuo, non apprezzava questi modi di fare.
    Ma non poteva prendersi colpi di testa ne impuntarsi diretto. Inimicarsi i Protettori non era saggio, e per quanto impudente fosse di sua natura, doveva raffreddare quella testa calda.

    Il sonno aiutava, ora che poteva finalmente dormire in un letto vero. Aveva lasciato a Corinna ed Osmund libertà di scegliersi una camera, e del fatto che la sua fosse spoglia non gli importava granché. Il materasso lo soddisfaceva più che abbastanza.
    Non stava facendo brutti sogni da tempo. Era buona cosa, aveva bisogno di lucidità e buon sonno per dover destreggiarsi tra i suoi singolari ospiti.
    Specie quella mattina quando, avendo appena finito di vestirsi, mattiniero com'era abituato da tempo, venne Maestro Acarceo a bussare alla sua porta. Edwin lo lasciò entrare e si inchinò a sua volta in segno di rispetto mentre egli riportava la notizia urgente. A quanto pare Ser Ryman Frey, nipote di Ser Jared nonché erede della Casa, sarebbe arrivato in serata alle Cascate dei Tumbler.
    Un altro ospite importante da gestire, ed era meglio essere ulteriormente attenti a non fare scivoloni con questo.

    "Nessun disturbo, Maestro. Avete fatto bene ad avvisarmi per tempo, sarà meglio preparare un'accoglienza decorosa."

    Dunque sarebbe andato ad unirsi agli ospiti per la colazione, non volendo iniziare col piede sbagliato. Non avrebbe pressato ne Corinna ne Osmund ad unirsi a lui; probabilmente per loro avere a che fare con questa gente era altrettanto snervante.
    Arrivato alla Sala Grande, fu accolto con inchini, nulla di inusuale, tranne Lady Kyra che stavolta aveva deciso di parlare invece di limitarsi ad un silenzioso ossequio.
    "Si, si, ho passato una buona nottata. Vi ringrazio per la premura. "
    Poteva non piacergli la situazione, ma sarebbe rimasto gentile. Del resto lei, direttamente, non gli aveva fatto niente che meritasse un trattamento freddo. E voleva assicurarsi di non starla spaventando.
    Osservandola meglio, poteva finalmente notare che si era tolta velo e qualsiasi segno di lutto, a differenza della cugina, potendo così vedere il suo aspetto in maniera chiara.
    Era visibilmente diversa da Lily, ma non era orrenda. Neanche brutta a dir la verità; del resto Edwin non era tipo da comparare. Apprezzava più di un tipo di bellezza di per se.
    Sedette alla tavola imbandita di frutti, prima di annunciare la notizia precedentemente appresa. Non aveva senso tenersela per se, anche perché conoscendoli l'avrebbero saputa comunque, e ometterla forse avrebbe fatto danni.
    "E' arrivato un corvo da Sala delle Ghiande, stamattina: salvo imprevisti, Ser Ryman si unirà a noi questa sera."

    864 parole
  14. .
    Non avendo mai avuto una discussione a tu per tu come questa, rimaneva la sorpresa di come stesse funzionando, quasi di una semplicità disarmante: più parlavano di ciò che faceva male ai loro cuori, più diventava leggero, accettabile, mondano. Adesso le parole non uscivano più a fatica dalla gola ed Edwin aveva praticamente perso la coltre di buio nello sguardo. Smise di essere teso, era tornato a respirare serenamente e gli occhi erano tornati asciutti.
    Tutta la situazione stava smettendo di pesargli, pensare a James non era più un dolore, non lo confondeva più.

    Meglio così, perché si sarebbe subito dovuto preparare ad elaborare qualcos'altro di altrettanto complesso.
    Non serviva "leggere" il tono o controllare lo sguardo di Corinna: quando si chiede a qualcuno se gli si può confessare qualcosa, specie se, come del resto aveva detto lei, doveva dirlo prima di lasciare questo mondo, si può facilmente capire che si tratta di un argomento gravoso per chi lo rivela.

    "Di pure, ti ascolterò. Come ho fatto fino ad adesso, del resto..."

    Non poteva certo dire di essersi aspettato quello che aveva sentito dire dal cavaliere.
    Ci volle mezzo minuto di silenzio da parte di Edwin, silenzio che non era accompagnato da altro all'infuori del suo riflettere. Il viso non sembrava nemmeno essersi contratto. Non stava facendo desumere alcuna emozione forte sul momento.
    Corinna Forrester, mossa da un odio nei confronti di James, scaturito dall'affetto per il fratello Will, era quasi arrivata ad uccidere il secondo. Suo fratello sarebbe potuto morire per mano della stessa persona alla quale aveva fatto promesse ed era stata la sua colonna portante questa notte.

    Edwin era...
    era meditabondo. Solo questo. Provava a ragionarci su e a scavare dentro gli anfratti della sua psiche, ma ira e odio non li stava trovando. Erano troppo pochi, troppo esausti. E anche sentire una confessione come quella non li aveva riaccesi.
    Aveva più o meno capito in precedenza che non c'era simpatia tra i due, anche se con James non aveva mai parlato della cosa, non essendo neanche affari suoi.
    Ma questo...non l'aveva previsto.

    Trenta secondi di silenzio passarono prima che Edwin tornò a parlare. Corinna avrebbe potuto provare quanto voleva a cercare un'inflessione iraconda o velenosa, o anche solo triste e tradita. Non l'avrebbe trovata. C'era solo il tono proprio di una constatazione di un fatto, come se stesse dicendo un mero concetto per lui logico, naturale per la sua persona. Perché era semplicemente quello che pensava, con zero filtri.

    "...
    Penserei solo...
    ...
    che rimani Corinna Forrester, una donna che ammiro, che mi ha appena ridato lucidità, e a cui ho fatto una promessa che sarò felice di impegnarmi a mantenere.
    ...
    Ti aspettavi altro?
    Prendimi pure per matto, ma non ti odio neanche un po', anche sapendo ciò che mi hai detto. Non è stata una cosa piacevole da sentire, ma quello che penso di te non cambia.
    Rimane un fatto che, qualsiasi cosa pensassi di lui e qualunque cosa tu volessi fargli, non è successa. E non trovo sensato cambiare idea su di te per qualcosa che sarebbe potuto accadere, se non è avvenuto.
    Non giudico nessuno per le intenzioni che passano in testa, anche le più spregevoli. Perché fintantoché non sono trasformate in atto, sono solo emozioni. Spesso volatili, istintive, e tutti noi ne abbiamo di orrende, prima o poi. Pure io.
    E cosa pensi di mio fratello, in fondo non sono fatti miei. Quel che pensi tu di lui, o lui di te, non mi interessa e non influenza cosa penso io di voi.

    Non mi rimangio nulla di quello che ho detto finora, e anche adesso, non me ne pento lo stesso. Hai la mia parola."
  15. .
    Non c'era stata alcuna obiezione o tentennamento da parte del Frey al menzionare, o meglio ricordare, la presenza del cavaliere come ospite di alto riguardo per il Roote.
    Così aveva un attimo di tempo da non sprecare in letture degli sguardi e piuttosto usare quel momento per ragionare: per come Ser Jared stava parlando di Ser Dafyn con una palese antipatia, Edwin cominciava a pensare che Frey e Vance di Atranta, e forse il resto dei Fiumi, fossero alleati per necessità, non certo per simpatie. Come due bambini costretti a fare qualcosa insieme anche se si detestano.
    Delle Terre governate da famiglie tenute insieme con corde esili. Proprio una bella prospettiva...forse col tempo solo Osmund sarebbe stato un possibile alleato affidabile in questo collage a rischio di frantumazione. Sempre che non avesse altri piani.

    Il Frey aveva finalmente deciso di congedarsi, concedendo loro un prossimo attimo di respiro.
    Ma quel suo modo di fare come di chi trova un borsello pieno per terra, proprio dopo aver scoperto i due nuovi Lord come "scapoli"...
    "É stato un piacere anche per me, Ser Jared. A più tardi, allora"
    ... lo insospettiva. Si rinforzava l'idea che volesse mettere due piedi in quattro stivali. I loro.
    E non appena Ser Jared ebbe levato le tende, subentrò Peter già pronto a versare altro vino nelle coppe, cosa che gli lasciò fare per cortesia, non dando tempo ne ad Edwin di esternare le sue preoccupazione ad Osmund, ne a Lily di poter parlargli.
    Ma il borgomastro non lo aveva importunato, anzi: gli aveva fornito informazioni in più, sia del fatto che Jared era qui per la figlia, sia le scorte armate dei due nobili, dentro e fuori dalle muramura e soprattutto che il borgomastro, grazie all'aiuto di Ser Dafyn, aveva estrapolato tutte le informazioni dei registri. Ottimo, sarebbe stato molto utile e avrebbe facilitato le cose.
    "Ti ringrazio di cuore Peter, e ti chiederò senz'altro. E credo che sarà d'obbligo ringraziare anche Ser Dafyn personalmente..."
    Non aveva però ignorato Lily, che voleva parlargli ma sembrava venire sempre ostacolata, ne lo sguardo che Jared Frey le aveva dato.
    Che rogna: non poteva portarla dentro nel castello, non ancora, poiché sarebbe significato creare sospetti e dare ad altri, gente di cui non aveva troppa fiducia, informazioni, elementi, aneddoti che potevano danneggiarlo. E se lui fosse crollato, anche Lily lo avrebbe fatto.
    Volse lei uno sguardo che chiedeva, no implorava comprensione e pazienza. Lily era sveglia, sperava che avrebbe capito.
    "...e dovrei chiederti un favore sincero: quella giovane ragazza si chiama Lily. L'ho incontrata durante la guerra contro i Leoni e mi è stata di aiuto nello stare illeso. Mi ha poi implorato di unirsi al nostro drappello in partenza da Approdo dopo gli ultimi avvenimenti e non mi sembrerebbe giusto non ripagarla del suo aiuto. Se potessi trovarle un alloggio dignitoso in paese, sarei immensamente grato a te e a tutta la popolazione."
    Non era una storia totalmente inventata: probabilmente lei si sarebbe unita comunque a loro come le altre donne che avevano chiesto di seguirli. Non era sceso troppo nel dettaglio perché non serviva e avrebbe solo creato inciampi. Le storie convincenti non mettono molte mani avanti. E inoltre stava puntando sulla franchezza e la gratitudine che aveva per i paesani delle Cascate per il benvenuto e la disponibilità.

    In ogni caso si sarebbe poi riferito ad Osmund, finalmente libero anch'egli per qualche momento, per esternare i suoi pensieri. A voce molto contenuta.
    "Hai visto come sembrava soddisfatto Ser Jared nel sapere che l'altra metà dei nostri letti è fredda? Forse è prematuro come sospetto, ma secondo me vorrà mettere un piede ad entrambe le nostre porte.
    Mi sa che ci toccherà stare attenti e portare pazienza con questi; con tutte le frecciatine che ho sentito è un miracolo che non si siano già forati a suon di balestre. Non so come è al Nord, ma spero che sia meno peggio che qui. Qui sembra di vedere tutto incollato con lo sputo.

    Uff...io vado a porgere i miei saluti a Ser Dafyn, così mi tolgo d'anticipo anche lui, magari ti ignorerà ancora per un pò, e Corinna sarà lasciata in pace.

    Fate pure come se foste a casa vostra: siete miei ospiti e vi considero miei amici."


    Dunque si sarebbe congedato da Osmund per andare subito incontro a Ser Dafyn per non rimandare l'inevitabile incontro. E per concedere all'amica un attimo di tregua.
    Sarebbe tornato nel solito iter di convenevoli per annunciarsi e salutare a dovere. Un'occhiata al cavaliere dalla chioma scarlatta avrebbe fatto intendere qualcosa tipo 'stanno esasperando anche me e non mi fido neanche io'.

    "Ser Dafyn Vance, è un piacere incontrare anche lei. E vi devo ringraziare: il borgomastro mi ha riferito che avete dato una mano per quanto riguarda i registri."

    797 parole
    -saluto Jared
    -chiedo a Peter di trovare un posto dignitoso per Lily,facendole poi sguardo di intesa per un pò di pazienza
    - si parla con Osmund
    - mi presento al Vance, convenevoli blablabla
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