Una madre

Libera Aconé

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    17 gennaio,
    sera
    continua da qui e da qui


    Non serviva rifletterci troppo.
    Semplicemente non poteva permettersi una gravidanza in quel momento. Provvidenzialmente Lord Karstark le aveva regalato del tè della luna per rimediare a certe situazioni, presa la decisione ed effettuato il breve procedimento di infusione dunque non restava che bere il tè a piccoli sorsi per completare quella missione.
    Perché allora la Tyrell indugiava ed esitava ogni volta che provava ad avvicinare la tazza fumante alle labbra?
    Istintivamente si portò una mano al grembo pentendosene l'istante esatto. Non sapeva se effettivamente l'atto con Caleb avesse portato ad un concepimento o meno, ma considerando quello che era accaduto nelle ultime due occasioni, diciamo che Aconé aveva abbastanza ragioni dalla sua per preoccuparsene. Aveva sempre detto che i suoi figli per lei erano tutto ed ora intendeva disfarsene di uno chiusa in una stanzetta a Pentos in attesa dell'imbarcazione per Tyrosh? Come una prostituta qualunque...aveva lottato quando Tosco le aveva proposto la stessa azione ed ora era lei la prima a commetterla?
    E' necessario
    Restare incinta voleva dire per la Rosa interrompere il viaggio immediatamente e, considerate le premure di Caleb, costringere anche il suo sposo a fare lo stesso per scortarla al sicuro a Grande Inverno. I due sposini non si trovavano però ad Essos solo per piacere e lo Stark non aveva il privilegio di tornarsene a casa senza prima aver trovato ciò che stavano cercando. Aveva bisogno di aiuto e la fanciulla avrebbe fatto il possibile per restare al suo fianco e supportarlo con tutti i suoi mezzi.
    Qui l'amore per il Lupo non c'entrava niente.
    Lo faccio per voi
    Posò finalmente le labbra sulla ceramica bevendo il primo sorso di tisana. Vedeva Amerey adulta, coi capelli d'argento splendidamente intrecciati ed una piccola coroncina a sormontarle il capo; era principessa da ben prima di acquisire il nome dei Targaryen o di essere promessa sposa a Viserys. Amerey aveva la nobiltà nell'animo, sarebbe stata splendida, un faro di luce e rettitudine su Sala dell'Estate o beh... Aconé la vedeva addirittura sul Trono di Spade accanto al marito. Sarebbe stata acclamata come Alysanne la Buona, il popolo l'avrebbe amata ed i cieli l'avrebbero benedetta con una vita lunghissima e felice. Avrebbe conquistato il rispetto e l'amore di Viserys e la rosa che portava il suo nome sarebbe tornata a fiorire in tutti i giardini del regno. Amerey avrebbe portato la pace, balsamo per ogni cuore offeso.
    Ma non sarebbe stato possibile se quegli occhi tanto cari si fossero tinti dell'innaturale blu della morte.
    Non sarebbe stato possibile se non avesse aiutato Caleb nella sua impresa.
    Un secondo sorso.
    Galuadh avrebbe avuto un Drago. Avrebbe avuto la stessa grazia del padre e ciascuno ne avrebbe riconosciuto e rispettato il retaggio in groppa alla sua maestosa bestia dei cieli. Eppure i suoi riccioli avrebbero sempre rivelato la sua natura, insieme al sorriso che gli stava vedendo crescere sul viso e alla gentilezza con la quale sarebbe stato cresciuto. Nessuno ad Alto Giardino ne avrebbe messo in discussione l'autorità o la legittimità, poiché sarebbe stato un Tyrell nelle ossa, nei muscoli e nel cuore. Avrebbe imparato a cantare, recitare poesie, suonare uno strumento e cavalcare...oh quanti tornei, oh quante fanciulle incoronate regine d'amore e di bellezza! La pace, ecco cosa avrebbero significato i suoi passi nell'Altopiano.
    Ma non c'era verso che Galuadh avesse un Drago se la missione dei suoi genitori non fosse andata in porto.
    E non lo avrebbe mai visto cavalcare in groppa ad un destriero bianco nella sua armatura nera, se il suo sorriso fosse stato spento dall'abbraccio gelido di ciò che riposava oltre la Barriera.
    Ancora un sorso.
    Torrhen avrebbe dovuto imparare a conoscere il suo valore probabilmente. Crescere all'ombra dell'Incubo dei Giganti non sarebbe stato affare semplice per lui, ma anche nelle giornate in cui il fardello di erede di Grande Inverno sarebbe stato troppo pesante da portare, suo figlio avrebbe trovato le braccia aperte della madre ad accoglierlo. Sarebbe diventato un guerriero come il padre, grande e forte, un baluardo a difesa di tutto il Nord, un punto fermo per tutti coloro che tanta ospitalità avevano concesso alla Rosa. Forse avrebbe studiato, forse no, ma non avrebbe avuto importanza. Sarebbe stato circondato da amici, pronti a sopperire ad ogni mancanza, perché il buon umore e la simpatia lo avrebbero accompagnato in ogni momento della sua vita.
    Ma come poteva alleggerire le spalle del padre dalle incombenze della corte ora che era così piccolo e fragile in un fagotto?
    Quel futuro non ci sarebbe mai stato senza la possibilità di crescere e diventare grande, strappato alla vita da creature che erano aberrazioni degli Dei.
    Chiuse gli occhi mentre continuava a trangugiare con più violenza il liquido dalla tazza.
    E Diana sarebbe stata... sarebbe stata... libera.
    Almeno a lei lo doveva, almeno una creatura doveva uscire dai suoi lombi con le spalle libere dal peso della nobiltà e di tutti i suoi obblighi. Forse avrebbe dovuto lottare per non doverla cedere ad un matrimonio combinato, ma Diana si sarebbe sposata solo per amore. Se fosse arrivato. Avrebbe viaggiato, conosciuto, avrebbe fatto spalancare per lei le porte sigillate della Cittadella persino. Avrebbe guidato una nave se era quello suo desiderio e persino giostrato se avesse avuto una propensione per la cavalleria.
    Ma quel futuro di libertà, quell'ambizione che a lei non era stata mai concessa, come poteva riservarla alla figlia se quel giorno non fosse mai venuto?
    Come poteva vedere Diana correre nel sole se l'astro fosse stato oscurato per sempre nella notte più lunga dei secoli?
    Bevve il contenuto della tazza fino all'ultima goccia mentre una lacrima gli rigava la guancia.
    Aveva giurato di proteggerli, anche fino a quell'estremo sacrificio.
    Per voi, bambini miei...

    Consumo una dose di té della luna per...ci siam capiti.
     
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