Confess to almighty God

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    Josephine Mallister Nord 27 Gennaio 286 Sera - Nuvoloso Fiume delle Febbri - Convento delle Septe


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    E
    sausta rimase per ore china sull’inginocchiatoio, nella piccola cappella dedicata ai Sette Divini, e con la sola compagnia di pochi intimi. La notte era calata sul Convento delle Acque, dove un gruppo di Septe dedicava la loro intera esistenza alla preghiera e alla devozione dei Sette Dei. A Nord dell’Incollatura, lì dove il fiume delle Febbri tagliava il confine settentrionale, sorgeva un piccolo convento in pietra. L’edera ed i cespugli lo ricoprivano quasi per intero, donandogli un aspetto trascurato ed i miasmi provenienti dalla palude diffondevano malattie e malanni in ogni dove. Lì dove c’era la desolazione solo la più profonda e tenace devozione poteva far germogliare la vita. Le Septe vivevano con poco, tutto ciò che la brulla terra era capace di offrire loro ed il vicino fiume donava loro abbondanti pesche. Nonostante l’inospitalità delle paludi, a poche miglia da Moat Cailin, le Septe avevano creato una comunità autosufficiente capace di sopravvivere anche nei territori più ostili. Carità ed accoglienza offrivano a chi smarriva la retta via tra le paludi dell’Incollatura. Lady Josephine era stata già ospite delle consorelle, durante la sua prima traversata verso il Nord, e quando le luci del giorno accennavano a spegnersi ed i cavalli faticavano ad avanzare sul terreno paludoso non aveva esitato a suggerire alla guardia dell’esistenza del piccolo rifugio. Un rifugio per i viandanti, per chi era di passaggio. Accolti da pesce fresco e benedizioni, le ancelle della Mallister si erano adoperate per rendere gli umili alloggi degni della figlia di Lord Jason Mallister e di Lady Joanna Banefort. Avevano isolato le pareti con fresca paglia e coperto le finestre con meravigliosi arazzi. Ravvivato i bracieri, cosparso le lenzuola con fiori di gelsomino e riscaldato vasi di terracotta traboccanti d’acqua per debellare quel freddo-umido che fustigava il corpo fin dalla partenza.

    Interrotto il digiuno e condivise le calde vivande, si era rintanata nel piccolo tempietto per poter rendere grazia agli Dei per la giornata appena trascorsa. Era passata già una settimana dalla loro partenza da Grande Inverno. Un peregrinaggio per la pace, un modo per sedare i conflitti sul confine. Man a mano che si avvicinavano ai confini le avvisaglie di una guerra si facevano sempre più evidenti. I poveri contadini e le loro umili famiglie non correvano più incontro alle carovane per offrire preghiere e benedizioni, ma restavano rintanati nelle loro casupole. Una traversata sempre più silenziosa, cupa. Diffidenza, paura. Gli stendardi scarlatti annunciavano l’arrivo della delegazione di Grande Inverno. Ormai sulle bocche dei bardi o dei viandanti non si parlava d’altro. Eppure la fredda accoglienza e la diffidenza testimoniava quanto quei territori fossero feriti dai recenti conflitti. Udiva in lontananza i richiami delle madri per riportare in casa i propri figli, o le occhiate di fredda tolleranza dei padri nei confronti dei soldati che marciavano sulle loro strade. C’era distanza, troppa distanza. Per questo la fanciulla di Seagard si era ritirata nel piccolo santuario per poter pregare gli Dei affinché intercedessero per lei, per donare tolleranza e dissipare i malumori tra i popoli del Nord. Rimase immobile, statuaria e algida sullo scanno. Le iridi chiare rivolte alla Setta a Sette Punte, ricolme di devozione e partecipe commozione. Tratteneva a stento le lacrime, cercando di impartirsi un contegno. Non poteva vacillare, soprattutto dopo aver trascinato fedeli armigeri, devote fanciulle e il suo stesso confessore in una spedizione così pericolosa. Manifestare dubbio o incertezza, avrebbe diffuso paura nei cuori del suo seguito. Doveva apparire forte, intransigente ed inflessibile. Solo chi era nel giusto non temeva le fiamme dei Sette Inferi. Era pronta ad attraversarli, ad uno ad uno, pur di liberare il popolo di confine dal sospetto e dal malcontento di cui erano vittima.

    Piedi nudi. Umile tunica. Ed un velo a coprirle il viso. La pelle diafana quasi risplendeva alla luce dei candelabri. Una luce soffusa si diffondeva nel tempio, accompagnata dal profumo dell’incenso e dalle nenie mormorate a fior di labbra dai fedeli. Dietro l’abside un coro femminile che intonava inni in onore dei Sette. Si elogiavano le qualità della Fanciulla e la comprensione della Madre di fronte ai comuni peccati. Un monito a non perdere la retta via, perché lo Sconosciuto prima o poi avrebbe riscosso il tributo della vita. Conclusa la funzione religiosa, le Septe si allontanarono in rigoroso silenzio. Come ombre, così come erano comparse, osservavano il voto al silenzio. Anche le ancelle si sollevarono dai gradini, dietro lo scanno in legno della loro signora, per abbandonare il tempio in rispettoso silenzio. Era così orgogliosa di chi aveva scelto di seguirla, ancora una volta. Tanto da farla commuovere. Con un cenno della mano intimò al confessore di restare. Si rimise in piedi con lo sguardo fisso verso l’altare. - Ditemi, devoto Septon, com’è possibile comprendere i percorsi che gli Dei tracciano per ognuno di noi e interpretarne i segni? - Come ogni mortale, anche se privilegiata in quanto figlia di un importante Lord della Terra dei Fiumi, a volte si ritrovava a dubitare di se stessa. Non un atto di debolezza, ma un lucido segno di razionalità. La fede a volte era cieca e misteriosa, composta più da domande che da risposte. Eppure la fanciulla di Seagard, alla vigilia del suo arrivo al confine, aveva bisogno di risposte. - Guerre, carestie, stragi. A volte mi chiedo come gli Dei possano permettere tutto questo e se non siano solo strumenti per rammentarci quanto sia effimera e fugace la nostra esistenza in questo Regno. Perché è nell’Oltre dove potremo godere della Luce dei Sette Divini. - Mistero della Fede. Lo aveva sempre accettato come tale e non aveva nessuna intenzione di dubitare. Però si chiedeva se alle porte ci fosse un nuovo conflitto religioso, a cui stavolta non poteva sottrarsi. Rivolse un debole sorriso al Septon, celato dal velo scuro che le copriva il viso. Aveva scelto d’indossare le tuniche delle consorelle per poter onorare della rinnovata ospitalità e donando i suoi gioielli al Convento in riva al fiume. Un atto di somma devozione, un modo per ringraziare la comunità per la nuova ospitalità e rinnovare quel patto di reciproca fiducia tra lei e le somme divinità. La tunica le copriva appena le affusolate dita e lasciavano sbucare i pallidi e piccoli piedi. La chioma ramata era stata raccolta in segno di rispetto, tenuta ferma dal fermaglio che sorreggeva il velo. Al pari di una donna maritata, ormai legata dal sacro vincolo del matrimonio, così la Mallister si mostrava al cospetto delle Divinità. Moglie del Padre, sorella della Madre, discepola della Vecchia, madre della Fanciulla, adepta del Fabbro, amante del Guerriero e vittima dello Sconosciuto. Sciolse l’austera posizione che aveva assunto al cospetto delle Divinità ed andò ad accomodarsi su una delle panche in legno proprio di fronte all’altare. Erano ormai soli. Schiena dritta, mani intrecciate sul grembo e testa alta verso la Stella a Sette Punte. Sfiorava con fervore, tradendo una certa impazienza, i grani del rosario nascosto tra le pieghe della vestaglia. Anche quando l’ultimo fedele abbandonò il tempietto, la Figlia di Lord Jason Mallister indicò la seduta accanto alla sua per invitare il Septon a farle compagnia. - Desidero la vostra compagnia. - Sembrava più un ordine che una vera e propria richiesta. Di certo il confessore della Mallister non poteva venir meno ai propri compiti: Ascoltare, assolvere e guidare.

    Lasciò che la discussione, almeno apparentemente, cadesse nel silenzio. Stringeva con forza i grani della Stella a Sette Punte, l’unico gioiello di cui non si era privata per quel rituale di purificazione, nella speranza di rimanere ancorata alle proprie convinzioni. Ad ogni passo dei cavalli verso il confine il suo cuore perdeva un battito. Una tragedia annunciata, una crisi che avrebbe scosso l’intero Nord in assenza del Lupo. Pensava di essere pronta per sostenere un simile fardello, eppure in quanto donna poteva cadere in errore ed essere terribilmente inadatta a quel compito. Lady Stark-Flint non aveva esitato. Non aveva battuto ciglio. In assenza della Lady di Grande Inverno, novella sposa di Lord Caleb Stark, Lady Josephine Mallister era la più qualificata a poter sedare la rivolta. Il Nord era così libertino, tollerante nei confronti delle donne. Alla corte di Seagard non avrebbe mai potuto intraprendere un simile viaggio o riporre così tanta fiducia nelle mani di un essere imperfetto e fallace come le sussurravano le Septe fin dal primo vagito. Le Lady erano inadatte al comando. Alla corte di Lord Jason Mallister erano relegate nel castello, a svolgere faccende domestiche o gare di ballo e non sventare rivolte o guerre religiose. Temeva che i sentimenti lusinghieri che provava, ogni qualvolta rammentava di essere a capo di una simile spedizione, potessero offuscare il buon giudizio. - Gli uomini e le donne del Nord non si piegheranno mai alla Luce dei Sette Dei. Sono un popolo orgoglioso, guerrafondaio ed ostinatamente legato alle tradizioni. È pur vero che sono onorevoli e dalle grandi risorse… e non mi riferisco a quelle territoriali o economiche. Vivono su una terra ghiacciata, irta di pericoli e con nemici alle porte. - Anche Seagard era minacciata dal mare, lì dove gli Uomini di Ferro progettavano razzie e stupri nei villaggi di umili pescatori. Condivideva l’incapacità di dormire sogni sereni, con la costante ombra dei nemici sul talamo. Terri fertili, popolo pacifico e intimamente legato alle tradizioni. Realtà che rischiavano il conflitto. - I tempi non sono ancora maturi. Il Nord non è ancora capace di accogliere la Luce dei Divini! Per questo dobbiamo mostrarci comprensivi, accoglienti e tolleranti. Arriveranno tempi migliori… qualcosa stà cambiando al Nord. - Accogliere una Tyrell sul seggio di Grande Inverno, tollerare la presenza di altri Credi sul territorio e trattarla con i dovuti riguardi alla Corte del Lupo erano chiari segnali di un cambiamento. Ogni forma di cambiamento era ostacolata, una naturale reazione al divenire. Era però fiduciosa, lieta di poter mantenere la propria Fede e con la promessa di poter diffondere la Luce dei Sette oltre l’Incollatura.

    Tirò un sospiro di sollievo. Poi ispirò profondamente per deliziarsi con il profumo dell’incenso, osservando le luminose candele in onore dei sette altari e nel ricordo degli inni cantati da immacolate voci. Non esistevano ricordi più dolci. Avrebbe diffuso la Legge dei Sette nei confini del Nord e difeso la propria Fede fino a quando avesse avuto respiro. - Le ombre degli Alberi-Diga ostacolano la diffusione della Luce di Sette. Come posso diffondere il vero credo quando ci sono così tanti ostacoli? Mi consigliate la prudenza e lo condivido. Anche il più piccolo gesto può diventare grande quando i tempi saranno maturi? - Elemosina, carità e comprensione. Era ciò di cui il popolo del confine aveva bisogno. Giungere ai confini con una sola delegazione di fedeli ai Sette era una sottile dichiarazione di guerra, per questo aveva coinvolto anche chi accoglieva le ombre del falso credo. Provava biasimo per chi si ostinava a pregare al cospetto degli Alberi-Diga, ma di certo costringerli con la forza ad abbandonare gli Antichi Dei li avrebbe semplicemente resi ostinati e poco inclini al cambiamento. - Del resto mi insegnate: La vera conversione nasce nel cuore dei fedeli. Non con le armi e non con gli editti. -

    Untitled






    Parole: 1853

    Incipit: Incaricata da Lady Elysa Stark di sedare le rivolte tra Mallister-Flint sui confini dell’Incollatura, Lady Josephine parte con un monopolio di uomini e fedeli di entrambi i Credi (Antichi e Nuovi Dei) per offrire elemosina, ripulire i templi e piantare nuovi Alberi-Diga. Si tratta di un pacifico peregrinaggio da Grande Inverno a Dito della Silice. Un modo per dipanare le differenze culturali e dimostrare ai popolani che è possibile una reciproca tolleranza. Alle porte di Moat Cailin, nei pressi del Fiume delle Febbri la delegazione fa sosta in un convento. Dopo le celebrazioni religiose Josephine si trova sola con il suo confessore per un confronto.

    Richiesta: Durante la Quest mi è stato concesso un PNG Septon che verrà mosso dallo Staff, in quanto è plausibile che una Lady così devota e proveniente da una famiglia tanto attaccata alle tradizioni invii con lei un confessore per provvedere alla salvezza della sua anima e farle da guida spirituale. Richiedo di poter interagire con il Septon, delinearne il rapporto tra i due ed approfondire alcuni conflitti interiori che muovono la mia PG.

    Evento di San Valentino
    6) Planning to achieve = iniziate una semilibera che punti in direzione di uno degli obiettivi che avete stabilito come aspirazione per il vostro pg: Ricompensa: +1 punto parametro SOLO in quella semilibera
     
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    "<ho un'opera per te>. Questo disse il Padre a Hugor della Collina quando gli posò in capo una corona di sette stelle."-il Septon si sedette accanto alla Lady sulla panca di legno. Forse per un religioso di corte essere posto al servizio di una fanciulla non sarebbe stato visto come un grande onore, quelli erano affari di Septe, eppure Lady Josephine in terra straniera rappresentava qualcosa di ben più grande di quanto un occhio pigro avrebbe potuto scorgere.
    "Da allora ci continuiamo a chiedere quale sia la volontà degli Dei e quali siano le opere che hanno in serbo per noi, ma ecco, milady, l'interrogativo è mal posto."-l'uomo, ragionando, si portò le dita alle labbra e socchiuse gli occhi -"Nessun uomo, neppure un Septon, può permettersi l'arroganza di decifrare la volontà degli Dei tramite segni. Diffidate cara fanciulla di chi afferma il contrario, segni e portenti sono spesso forieri del male."-un sorriso comparve sulle labbra del religioso -"Cadiamo nell'errore di crede che la volontà degli Dei sia che noi scegliamo questo o quello, ma non si tratta di scoprire un progetto prestabilito. La volontà divina è che voi facciate buon uso dei vostri talenti e della loro parola, che siate voi stessa a scegliere il modo più fecondo e più lieto per realizzare la vostra missione su questa terra. Quale risposta potete dare agli appelli che avete udito nella Stella a Sette Punte e nelle omelie dei Septon? Come potete rendere con la vostra via testimonianza degli Dei? L'interpretazione dei segni lasciatela ai selvaggi e alle maegi."
    Il sorriso del Septon si fece un poco più amaro di fronte alle considerazioni della Mallister sul male nel mondo e la difficoltà di incrociare i cuori della gente del Nord. Sarebbe stato un progetto di difficile esecuzione anche per Baelor il Benedetto, come poteva ricadere tutto sulle spalle di una ragazzina? Ma le cose stavano cambiando...lo aveva detto lei stessa.
    "Il Nord è un regno chiuso e lontano, di gente ostinata e dura. La loro ritrosia nei confronti della Vera Fede non è forse dettata anche dalle terribili esperienze che hanno vissuto?"-il Septon non era certo uno studioso propriamente detto, ma le faccende che riguardavano la propria religione le aveva apprese tutte -"Prima rischiano di essere decimati dall'invasione degli Andali, poi cade loro in capo l'eresia illyriana e la minaccia di morte in caso di mancata conversione. Insomma...c'è da pensare che siano loro a vederci come selvaggi."-si lasciò andare ad uno sbuffo divertito prima di tornare serio -"Ricordate quanto vi ho detto poc'anzi? Che siete voi a scegliere la strada da seguire per rendere onore agli Dei? Beh, non mi risulta che Lady Josephine sia una guerriera o una burocrate. Gli Dei vi hanno benedetta con un'educazione sopraffina ed una gentilezza che ha pochi eguali tra le corti che ho avuto il piacere di visitare. Forse sono questi i talenti personali che vi vengono richiesti per questa prova."
    Scavarsi dunque una via nel cuore di quella gente dura goccia a goccia, ma quali sarebbero stati i passi da seguire?
     
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    Josephine Mallister Nord 27 Gennaio 286 Sera - Nuvoloso Fiume delle Febbri - Convento delle Septe


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    e parole del Septon giunsero come acqua su un arido campo. I tormenti della giovane Lady di Seagard furono mitigati dall’acuta citazione del sacro libello della Stella a Sette Punte. In particolare l’immagine del Padre che donava una corona di stelle a Hugor della Collina era vivida nella sua mente, impressa su ogni arazzo che tappezzava le tende di fortuna. A Seagard aveva la fortuna di godere dei Sette misteri dei Sette su affreschi disegnati sui semiarchi del tempio. Da infanta si dilettava a procedere mano nella mano con Septa Ysilla nel riconoscere i passi salienti del testo sacro impressi nell’imponente struttura. Un esercizio di memoria per la bambina, ma anche una santa marcia per ripercorrere le glorie di chi era stato incaricato dagli Dei a diffondere il loro verbo. Nonostante la stanchezza del viaggio e l’inquietudine nello sguardo, per via dei pensieri che agitavano ogni notte il sonno, Lady Josephine sembrava una statua al cospetto degli Dei. Sempre impeccabile, anche in una leggera veste monacale che aveva scelto d’indossare per omaggiare le consorelle del convento. La chioma coperta da una cuffia, solo poche ciocche ramate sfuggivano al casto copricapo. I piedi nudi pronti ad accogliere il gelo che saliva su dal lucido pavimento. Ne lasciava le orme dietro di sé, proprio come una martire in attesa del patibolo per immolarsi per la propria Fede. Mai avrebbe rinnegato le proprie origini, ciò in cui credeva e la devozione che nutriva per i Sette Divini. A volte potevano sembrare insensibili alle umane sofferenze, in quanto durante il viaggio si era unita ai pianti delle vedeve straziate dal dolore e stretto le mani consunte dalla fatica dei lavoratori per un pugno di cereali. La guerra aveva portato con sé carestia e povertà, oltre che allontanare gli uni dagli altri. Al Nord, nonostante il rituale del Sale e del Pane che ormai recitava come una nenia ad ogni corte, avvertiva una certa diffidenza verso gli stranieri. La paura del diverso, di ritrovarsi ancora una volta un nemico alle porte. Ammirava la resilienza del popolo del Nord, il tenace attaccamento alle proprie tradizioni ed aveva imparato a tollerare le loro strambe usanze nonostante se ne tenesse ancora lontana per timore. Cercava delle risposte dal Septon, che forse aveva dentro senza accorgersene.

    Rinvigorita dall’immagine sacra evocata dal fedele ed attento confessore, staccò lo sguardo cristallino dalla Stella a Sette Punte che si ergeva sull’altare per incrociare il viso saggio e rassicurante del Septon. Sapeva di poter confessare ogni dubbio, ogni turbamento. L’incertezza era sempre dietro l’angolo. Una solida colonna su cui reggersi, e all’occasione ergersi. Avvampò per l’imbarazzo, essendo caduta in errore. Una domanda mal posta, o almeno un quesito a cui i Septon non avevano risposta. Non era loro compito decifrare i segni dei Divini, così come facevano i “Prega-Alberi”, uno sgradevole appellativo che aveva vietato d’usare sia alle ancelle che ad ogni membro del seguito. Nonostante in molti covassero quel dispregiativo appellativo, preferiva non macchiare la reputazione della corte di Seagard e non creare ulteriore distanza tra i due popoli. Rimase in ascolto, comprendendo il punto di vista del Septon. Fu rivelatore, quasi come se il confessore le avesse offerto una nuova chiave di lettura al passo letto durante le celebrazioni. - Cosa dunque possiamo fare? Se non interrogarci e provare a prevedere la divina volontà? - Chiese con un filo di voce, rivolgendo ora lo sguardo verso l’altare, quasi come se quel pezzo d’ebano intagliato potesse in qualche modo sussurrarle la risposta. Rimase lì a fissarlo con così tanta intensità, senza però aspettandosi una risposta. Era l’uomo al suo fianco, scelto tra tanti come confessore, che avrebbe dovuto prenderla per mano e condurla oltre i pericoli del suo animo fragile e fallace. Era pur sempre una donna, ciò che più si avvicinava al peccato e pronta a partorire idee che inducevano in errore. - Vivere forse gli eventi in nome della Luce dei Divini? Secondo i loro insegnamenti. - Breve pausa. - Giudiziosi per il Padre, misericordiosi per la Madre, coraggiosi per il Guerriero, innocenti per la Fanciulla, solerti per il Fabbro, Saggi per la Vecchia e pronti per lo Sconosciuto. - Se il Padre richiedeva giustizia ed equità, invece la Madre invocava la misericordia e la fratellanza verso il prossimo. La Fanciulla esortava a non nascondere la parte più fragile ed innocente dell’animo, mentre il Guerriero invitava a non abbattersi di fronte alle difficoltà ma anzi affrontarle con tenacia. La Vecchia illuminava con la lanterna della saggezza o dei buoni consigli, invece il Fabbro esortava ad essere protagonisti della propria vita ed essere operosi per raggiungere un certo fine. In ultimo, non per importanza, lo Sconosciuto rammentava la caducità della vita di ognuno esortando in qualche modo a mostrare sempre il meglio e tenersi pronti alla sua chiamata. Nutriva un timore reverenziale verso il Dio dai Sette Volti, oltre che una solida fede verso i suoi precetti ed i canti delle celebrazioni.

    Si sentì quasi rinfrancata quando il premuroso e saggio confessore, colui che custodiva in segreto i suoi tormenti ancor meglio delle ancelle o dei più intimi servitori, le offrì parole oneste e liete. Non ci si aspettava da lei un determinato comportamento, o meglio il seguire un percorso tracciato dagli Dei. Non era questo ciò che i Sette avevano in serbo per lei. Non un singolo sentiero, ma così tante alternative davanti a sé. Non avrebbe trovato le risposte negli altri, soprattutto in quell’altare che restava muto ad ogni preghiera che offriva o penitenza a cui si sottoponeva. Indossare corpetti troppo stretti fino a smorzarle il fiato o non interrompere per lungo tempo i digiuni non le avrebbe mostrato in sogno o durante le preghiere il percorso da seguire. Un’utopia che aveva già da un po' accantonato. Il sentirsi inadeguata, così fragile ed incerta sul divenire, le creavano esitazione ed agitazione nel muovere i passi verso il pellegrinaggio. Eppure doveva mostrarsi forte, tenace. Una Lady di ferro che non cedeva passo, ma avanzava verso Sud con un esercito di devoti. Nascondeva il pallore delle guance con il trucco delle ancelle e le labbra esangue pungendole con uno spillo. Assumeva le tisane ricostituenti che le aveva prescritto Maestro Edmund prima della partenza. Seguiva alla lettera ogni consiglio per mantenersi in salute, per il bene di Seagard e tenersi al sicuro. - Devoto Septon, pensate davvero che io… imperfetta e fallace creatura dei Sette… possieda talenti e capacità di favella adeguati per risolvere una così intricata questione? - Se ne sorprese, senza nascondere troppo lo stupore ed il turbamento sul pallido viso incorniciato in una cuffia scura ed una veste troppo umile per una nobildonna. Si sentiva così a proprio agio, quasi come martire pronta a distendersi sull’altare per immolarsi alla comune causa ed attendere l’intercessione divina per la salvezza della propria anima. - Vi rammento che sono stata cresciuta sotto l’egida di un autorevole padre e di una virtuosa madre, timorata degli Dei e devota a loro sopra ogni altra cosa. Mi è stato insegnato il mio posto e cosa ci si aspetta da me, Figlia di una nobile casata e destinata a garantire un divenire alla dinastia. - Si chiuse nelle spalle, quasi come una discola pronta a discolparsi davanti al proprio maestro. - Non voglio peccare di eccesso di modestia, ma non scorgo alcuna qualità in me che possa redimere la grande questione che affligge i confini. -

    Sentiva i muscoli rilassarsi sotto il tocco misericordioso delle parole del Septon. Sceglieva con arguzia le argomentazioni senza mai dimenticarsi di essere quasi paterno verso chi aveva scelto di seguire. Di certo non un ruolo prestigioso per un sacerdote dei Sette Dei, ma essere al servizio della figlia di Lord Jason Mallister e Lady Joanna Banefort era un onore che pochi Septon potevano vantare. Guidare l’animo verso gli intricati tranelli del Nord e sostenere l’ardente animo anche nelle giornate più fredde. I turbamenti di Lady Josephine via via svanivano, sciogliendosi come neve al mattino. La rugiada, diventata brina, pian piano si dissolveva sgomberando il cielo dalle nubi. Temeva il Nord per il tenace legame verso le tradizioni e la ben radicata resistenza al cambiamento. Dubitava che la sua missione di conversione avrebbe sortito l’effetto sperato, sicuramente non in un popolo ferito e impaurito dalle ferite del passato. Proprio come una fiera sanguinante, dai recenti scismi, si era rintanata nel buio della foresta timorosa di venire allo scoperto e pronta ad attaccare l’ignaro cacciatore. - Così sia. - Sussurrò a fior di labbra, ritrovando interesse verso l’altare a Sette Punte che fino a quel momento era rimasto muto. Gli Dei parlavano per mezzo del confessore, non poteva essere altrimenti. Trovare la propria strada e percorrerla senza timore, per onorare i dettami del Dio dai Sette Volti. Era ciò che le era richiesto, una scelta di vita che avrebbe comportato ben pochi cambiamenti nella sua vita. - Un viaggio alla riscoperta di me stessa. Proprio come nelle fiabe che Septa Ysilla mi leggeva da infanta. Un percorso in cui l’eroe intraprende un lungo viaggio irto di pericoli ed ostacoli. Trovare il modo, è ciò che faceva la differenza tra il successo o il fallimento. In ogni caso alla fine del viaggio non si restava mai uguali alla partenza. - Pochi ricordi di estrema dolcezza custodiva gelosamente con la governante di Seagard. Septa Ysilla era intransigente, spesso la percuoteva con la verga quando disobbediva o dava adito a pettegolezzi. Eppure la donna non perdeva mai occasione per leggerle fiabe con l’arrivo del crepuscolo, dopo le odi della sera e l’interruzione del digiuno. Fiabe dalla pesante morale e spesso anche dai misteriosi significati. In ognuna un insegnamento legato ad uno dei Sette Volti della Divinità. Ne restava estasiata alla conclusione, ed anche profondamente turbata. C’era sempre un monito alla fine, un avvertimento da non trasgredire. - Resterete con me per questo viaggio? Anche quando mi smarrirò, vinta da me stessa, promettetemi che non mi lascerete la mano. - Breve pausa. - Non possiamo prevedere i disegni dei Divini, ma possiamo vivere e scegliere come percorrerne i sentieri. Posso anche scegliere chi mi starà accanto, e desidero che uno di questi siate voi. Oltre a potermi aprire, senza remore, ad una cultura così diversa dalla nostra! - Un tenue sorriso alleggerì la plumbea espressione. - Quale ritenete sia il giusto modo per conoscere senza dimenticare? - Titubante. - Apprendere senza cambiare? Accettare senza rinunciare? - Parole sibilline. Si riferiva alla possibilità di avvicinarsi alla cultura del Nord senza dimenticare i dettami del popolo dei Fiumi. - Ho scoperto a mie spese che mostrare educazione sopraffina ed algida cortesia non basta. Il popolo del Nord deve sentirmi vicina, nonostante la generosità dei miei gesti ed i sacrifici che stiamo compiendo ogni dì. - Breve pausa. - Temo non basti. -

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    "Resterò al vostro fianco per tutto il tempo che lo riterrete necessario." -la rassicurazione del Septon era delle più sincere. Non solo la compagnia della Mallister era piacevole, ma capitava di rado agli uomini di fede di incrociare sul proprio cammino devoti altrettanto ligi agli insegnamenti dei Sette e pronti all'accoglienza dei consigli di un Septon.
    "Accettare senza rinunciare...esattamente..."-si era fatto meditabondo per qualche istante, come se stesse ragionando su un pensiero che non aveva ancora preso forma definita nella sua mente. Quindi, quando ritenne che il concetto fosse pronto, lo infiocchettò per consegnarlo alla sua prediletta: "Se il campo è arido e le zolle sono dure, non è sufficiente piantare un seme affinché il raccolto cresca. La vostra gentilezza, la parola dei Sette che pur possiamo provare a seminare nelle terre fredde del Nord, non sboccerà mai senza un adeguato nutrimento."
    Era impensabile che nei secoli dall'invasione Andala non vi fosse stato qualche coraggioso a provare la stessa avventura di Lady Josephine, evidentemente non era ancora stata trovata la giusta strada.
    "Quel che dobbiamo fare è bagnare il campo, trovare una sorgente d'acqua, assicurarci che sia abbastanza fertile per i nostri semi. Bisogna che vi mescoliate a loro, in qualche modo, pur non dimenticando i semi che portate."-era stata la fanciulla stessa a parlare di conoscere senza dimenticare in fondo, e secondo il religioso era proprio quella la strada da percorrere.
    "Se escludiamo la fede, ci dovrà pur essere qualcosa nella cultura e nelle tradizioni di questo popolo fiero ed orgoglioso che vi ha colpito durante la vostra permanenza a Grande Inverno, mi sbaglio? Qualcosa che possiamo far nostro senza per questo offendere gli Dei."-una lieta mescolanza che avvicinasse la ragazza quanto più a quei barbari da evangelizzare, almeno secondo le concezioni del Septon.
     
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    arole di sommo conforto giunsero alle orecchie della Mallister. Tirò un sospiro di sollievo, quasi come se avesse trattenuto il fiato fino a quando il Septon non si pronunciò in merito ai crucci che agitavano il giovane animo. Lontana da casa e con una ridotta corte al seguito, aveva ben poche persone su cui contare. Maestro Edmund, per cui nutriva quasi sentimenti paterni, era rimasto a Seagard nonostante lo avesse supplicato a seguirla fino all’ultimo giorno. Septa Ysilla era troppo impegnata a scandire la vita domestica al castello per potersi allontanare per più di una giornata dalla Terra dei Fiumi. I suoi genitori, l’autorevole Jason Mallister e la meravigliosa Joanna Banefort, di certo non potevano abbandonare il seggio soprattutto in tempi così difficili. Joseth Mallister, il fratello maggiore, era prigioniero di Seagard fino a quando non avesse acquisito ogni insegnamento dal manuale del perfetto Lord. Solo lei, Lady Josephine Mallister, era lontana dalla propria terra natia per consolidare alleanza e garantire un avvenire all’Aquila presso la corte del Lupo. Una responsabilità che pendeva come una spada di Damocle sulla testa. Un privilegio di cui era stata investita per volere materno, sebbene non fosse mai stata addestrata come diplomatico presso corti straniere. Dubitava ancora di se stessa, anche se Lady Seagard non era di certo una sprovveduta. Forse aveva notato qualcosa nella figlia, oltre alla tenace fede o alla perfetta educazione. Impeccabile nei modi, gentile nell’animo e riservata con gli sconosciuti. Anche il Septon, il sommo confessore che la guidava in un percorso irto di pericoli e traboccante di tentazioni, era dello stesso avviso materno.

    Le labbra si schiusero appena per lasciar fluire aria, trattenuta per interminabili secondi. Svuotò i polmoni prima d’ispirare il profumo dell’incenso che si consumava ancora sull’altare. Vestita di abiti monacali e con l’aria afflitta nessuno avrebbe potuto riconoscerla, eppure trovava la propria dimensione anche in un Convento di Septe con pochi viveri e certezze. - Così sia. - Socchiuse le palpebre e congiunse i palmi davanti al viso. Le labbra quasi sfioravano la punta delle dita, impreziosite con i neri grami della Setta a Sette Punte. Ne baciò il vessillo del Nuovo Culto, pregando gli Dei affinché potesse godere della compagnia del Septon il più possibile. Per giorni, mesi e forse anni. Di certo si sentiva sempre più vicina al confessore, a cui non taceva turbamento o dubbio che infrangesse la quiete dell’animo. Prontamente il Septon interveniva per ricondurla verso la retta via. Le stringeva la mano con affetto quasi paterno quando si sentiva troppo smarrita e la invitava a recitare le preghiere fino a rinvigorirne lo spirito. Augurava per se stessa che il Confessore potesse seguirla per lungo tempo, almeno fino a quando non sarebbe stata capace di compiere i propri passi da sola. Non ne avvertiva la presenza asfissiante o il desiderio di modularne i pensieri. Riconosceva nei precetti dei Sette Dei la sua volontà. A volte non ne percepiva più il confine. - È dunque la gentilezza ad offrire nutrimento all’animo. - Convenne con un debole sorriso accennato a fior di labbra. Sciolse la plastica e rigorosa posizione che aveva assunto, in segno di preghiera, per poter rivolgere l’attenzione al Septon. Un faro, una luce pronta a guidarla. - Non è mai uno scambio unilaterale. Per chi la riceve e per chi la compie. - Il Bene generava sempre altro Bene. Non poteva essere altrimenti. Il Padre ammoniva gli uomini a mantenersi sulla via della rettitudine e della giustizia. La Madre offriva il perdono ai peccatori. La Fanciulla rammentava le somme virtù. Il Fabbro incitava chiunque a perseguire la strada del Bene, che spesso era molto più impervia e difficoltosa. La Vecchia illuminava il sentiero con la propria lanterna, con saggezza e prudenza. Lo Sconosciuto restava relegato nell’ombra, almeno fino a quando il lume della ragione avrebbe prevalso nell’animo di uomini e donne.

    Il Confessore non si sottrasse nel donare preziosi consigli a Lady Josephine. La Mallister doveva provare a “mescolarsi”, o quantomeno a confondersi con la cultura del Nord per poter trovare un modo giusto ed efficacie per far breccia nei loro cuori. La conoscenza, come somma arma tra le proprie mani. La Fede e le nobili intenzioni l’avrebbero protetta da ogni pericolo di spirito. Per quelli fisici la Guardia Mallister bastava ed il Nord, per quanto fosse selvaggio e tumultuoso, era dominato da uomini d’onore e donne tenaci. Era certa che nessuno le avrebbe fatto del male, anche perché ogni Casa credeva fermamente nel rituale dell’ospitalità. Aveva quasi interiorizzato una simile usanza, recitando senza problemi le frasi di rito. Una consuetudine che creava un legame fin dal principio, anche davanti allo sconosciuto. - Mai. Non dimenticherò mai chi sono! - Sembrava di essere tornata a Seagard, quando Lady Joanna Banefort confessò ai figli dell’infelice destino di Lady Alayne e dei precari rapporti tra Stark-Mallister. Rossa in viso per la rabbia, occhi gonfi per il pianto e labbra tremanti per la paura aveva giurato su se stessa, al cospetto di parenti e Dei, che mai avrebbe messo in dubbio le proprie radici. Ogni pensiero che metteva in dubbio la legittimità dell’Aquila sul Nord andava accantonato, taciuto e soffocato. Lo Stendardo dell’Aquila era legittimato a dominare, lasciarsi trasportare dai gelidi venti del Nord.

    Annuì impercettibilmente alle parole del Septon. Cercava nei suoi ricordi più recenti qualcosa in quello strambo ed orgoglioso popolo che l’avesse colpita. Gli uomini erano burberi, testardi ed onorevoli fino alla testardaggine. Così autoritari da sembrare a volte ciechi di fonte alla misericordia degli Dei. Eppure capaci di governare su terre ostili ed inospitali. Razionare, progettare e costruire. Le regioni al di là dell’Incollatura erano molto povere, gli abitanti stanziati in tanti piccoli villaggi rurali e colpiti da così tante disgrazie da temprare le loro esistenze. Ne ammirava di certo la forza d’animo, la capacità di sopravvivere anche di fronte alle più terribili avversità. Lei stessa aveva sperimentato le fatiche del viaggio e le incertezze dei viveri durante il pellegrinaggio. Essere lungimiranti, e riuscire a scorgere il sereno oltre la tormenta di neve. - Le donne, Devoto Septon! - Breve pausa. - Sono le donne ad avermi colpita di più. - In assenza dei mariti reggevano l’intero seggio con lungimiranza, prudenza e forza. Energumeni grossi quanto Bruti si piegavano al volere delle Lady del Nord, determinate ma mai autoritarie. Erano capaci di misurare i modi ed imporre la legge del Lupo senza offendere vassalli o alfieri. Molti dei Lord del Nord, come tanti altri del Sud, erano lontani dai loro Seggi per questioni alla Capitale, per questo aveva avuto modo di condividere pasti e conversare amabilmente con le loro consorti. - Voi stesso ne siete stato testimone. - Di solito il Septon condivideva il suo stesso tavolo a corte, affiancati da un’unica ancella d’onore per servirli durante il pasto. Quindi anche il confessore aveva avuto modo di osservare le emancipate e capaci donne del Nord. - Forti, indipendenti e risolute. Non trovate possano essermi… d’ispirazione? - Esitò. Sapeva benissimo che il modello femminile del Sud era molto diverso. La vita di una donna non poteva esistere senza la compagnia di un uomo, da piccola sotto la sorveglianza paterna e poi superata l’adolescenza sotto la guida di un marito. Esseri troppo imperfetti per poter compiere decisioni per se stesse o per un intero popolo. Un gesto di estrema fiducia verso l’universo femminile, anche se lei stessa disprezzava l’eccesso di libertà o il sovvertimento del naturale ordine del mondo. - La prego, non fraintendetemi. Conosco e rammento qual è il mio posto ed il comportamento che ci si aspetta da me, Devoto Septon! - Non desiderava creare fraintendimenti, soprattutto per non creare dispiacere a Septa Ysilla che con così tanta pazienza l’aveva educata fin da infanta. - Biasimo le donne che disonorano loro stesse o sovvertono uno dei sette sacramenti religiosi, come il matrimonio… ma i Sette hanno benedetto il nostro cammino con donne coraggiose, sagge e tenaci. Qualità che noi stessi riconosciamo nei Sette Volti del nostro Signore! - Riconosceva in Lady Elysa Flynt-Stark l’acuto intelletto capace di amministrare la giustizia di tumultuosi feudi o in Lady Vidya la sete di sapere tanto da tenderla libera da ogni preconcetto o trappola sociale. Ne invidiava la libertà, ciò che a lei era sempre mancata.

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    Il Septon sembrò preso in contropiede. Certo, Josephine aveva riaffermato la necessaria aderenza alla dottrina pur elogiando l'emancipazione delle donne che aveva conosciuto, ma aveva visto fin troppi giovani scivolare lungo il percorso verso gli Dei traviati dalle tentazioni del mondo. Si preoccupò dunque di sottolineare questo passaggio prima di proseguire oltre: "So che ci sono alcune...fanciulle... che hanno perso la retta via in queste terre." -si schiarì la voce tossendo un paio di volte, quello non era certo un luogo per pettegolezzi e non avrebbe per questo motivo fatto nomi -"Fanciulle che rifiutano il matrimonio ed il ruolo di madri per diventare scudieri e cavalieri perfino! Rifiutano il dono della Madre, dormono nella stessa tenda del loro Signore offendendo la Fanciulla e posso assicurarvi che di sicuro non è la saggezza della Vecchia ad illuminarle."
    Si sarebbe concesso un respiro di biasimo: "E' fin troppo facile disconoscere il confine e mi auguro ascolterete sempre i consigli ed i rimbrotti di questo vecchio. Tuttavia..." -piegò il collo per sgranchirselo -"Se agisce nel cammino tracciato dai Sette, credo che una donna possa ritagliarsi delle libertà che la tradizione più che il Culto nega al suo sesso. Alysanne la Buona ad esempio, che, prima tra tutte le donne del sud, marciò fino alla Barriera per offrire sostegno e gioielli ai Guardiani della Notte. Un gesto ardito che è stato però gradito ai Sette."
    Annuì un paio di volte, più per dare ragione a sé stesso che ad altri, un confortarsi che i consigli che stava dando alla Mallister la portassero sulla giusta strada: "Si dice che territori duri plasmino uomini duri, ma il principio è valido anche per il gentilsesso. Le donne del Nord hanno imparato a contare su sé stesse durante i lunghi inverni e le lunghe guerre che portavano via i loro mariti. Forse un simile sforzo è richiesto anche a voi, forse addirittura potrebbe avvicinarvi a loro." -Seagard e gli insegnamenti materni nel cuore e nella mente, ma il braccio libero d'agire, slegato dai vincoli a cui l'avevano educata fin da piccola.
     
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    Josephine Mallister Nord 27 Gennaio 286 Sera - Nuvoloso Fiume delle Febbri - Convento delle Septe


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    F
    in dal suo approdo a Grande Inverno aveva incrociato sentieri con donne forti, determinate e per nulla inclini alla serena abnegazione richiesta a Sud dell’Incollatura. Vivere un passo indietro agli uomini. Sentirsi imperfetta in ogni pensiero o gesto. Subire passivamente le decisioni altrui sul futuro. Un prezioso gioiello che donava lustro alla corte, per poi essere ceduto a peso d’oro per rafforzare alleanze o sedare diatribe familiari. L’unica preoccupazione non era di certo l’istruzione o coltivare le proprie passioni, ma preservare la propria virtù e mantenersi in salute. Perché un grembo fertile e florido era tutto ciò di cui avevano bisogno Lord e potenti locali per poter preservare la propria dinastia. Non era di certo solo un’esistenza fatta di rinunce e sacrifici, in quanto rare gioie arrivavano anche in una vita ritirata e discreta. Le doglie del parto erano accolte con gioia, fino al primo vagito del bimbo o della bambina tanto da dimenticarne i dolori e l’estenuante travaglio. Lacrime agli occhi, l’intera famiglia raccolta intorno alla nuova vita e la promessa di proteggerla ad ogni costo. Si trattava del miracolo della vita, l’unica vera benedizione che gli Dei avevano concesso alle donne. Perfino la sua creazione, nel libro della genesi, suscitava controversie tra dottrine. In molti giustificavano il loro intelletto limitato e la propensione verso l’errore in quanto generate non dal Dio dai Sette Volti ma da un mortale, il primo uomo. Si accoglieva con biasimo qualunque fanciulla esprimesse un’opinione non richiesta, o si giudicava duramente chi violava anche senza volerlo la buona etichetta. Relegata alla vita domestica, non poteva far altro che trovare le gioie della vita nella crescita e nell’istruzione della prole. Anche lì, le nobildonne avevano ben poco voce in capitolo in quanto venivano strappati al seno materno troppo presto ed affidate a balie ed iniziati all’arte della vita grazie ai Maestri di corte.

    Lady Josephine conosceva alla perfezione ciò che ci si aspettava da lei: ubbidienza, sacrificio e virtù. Aveva passato un’intera esistenza a rendersi impeccabile agli occhi della corte e dissipare ogni ombra di pettegolezzo da lei o dal suo seguito. Nella Terra dei Fiumi, come ormai al Nord, nessuno poteva sollevare dubbi in merito alle virtù della prediletta figlia di Lord Jason Mallister. Osservava con fervenza i precetti religiosi, conduceva una vita ritirata tra le mura dei castelli e brillava a corte con danze e canti. A Grande Inverno aveva però conosciuto una nuova realtà, un nuovo modo di esistere. Donne forti ed orgogliose come uomini, integerrime negli ideali e capaci di sollevare interi popoli. In conflitto con ogni precetto che le era stato inculcato fin da infanta da Septa Ysilla, su quanto fosse inetta ed imperfetta agli occhi del creato. Nutriva biasimo per quelle donne che si discostavano così tanto dall’ideale impresso nella sua mente, ma anche secreta ammirazione per il coraggio di mostrare le proprie pulsioni e seguire con tenacia una strada diversa da quella designata dagli uomini. Alcune storie narravano di donne guerriere, come all’Isola dell’Orso, che in assenza dei mariti avevano dovuto impugnare le armi e difenderne i territori.

    Non si sorprese della reazione moderata del Confessore. Era stata fin troppo prudente nell’esternare i suoi pensieri, ben consapevole di poter confessare tutto al saggio Septon. Era certa che le avrebbe offerto un nuovo punto di vista, biasimandola o sostenendola in quell’intima lotta che andava avanti da settimane dentro di sé. Lady Vidya le aveva indicato una nuova strada da seguire, di cui Lady Elysa Stark-Flynt ne era la somma pioniera. Un esempio di forza femminile, la Forza Gentile. Di cui la Mallister ne era irrimediabilmente attratta ed incuriosita. Poteva davvero essere qualcosa di diverso da ciò che ci si aspettava da lei? Un’utopia fino a poco tempo prima, quando viveva la sua vita serenamente tra gare di ballo e sacramenti religiosi a Seagard. - … - Quasi avvampò per l’imbarazzo quando il Septon la mise in guardia. Senza essere troppo velato le rammentava, come normale che fosse, il proprio posto al mondo e diffidare troppo delle sovversive donne che regnavano in quelle selvagge terre. Una reazione comprensibile. - Pregherò per la salvezza delle loro anime. Perché forse non conoscono la benevola ed onnipresente Luce dei Sette! - Inorridì all’idea che alcune fanciulle del Nord rinnegavano la strada tracciata per ognuna di loro, diventando perfino armigeri o scudieri di Lord. Un sovvertimento totale di ciò che ci si aspettava da una donna, caldo focolare intorno al quale si riuniva la famiglia. O peggio si sottraevano ai doveri di accogliere il seme maschile ed accudirlo fino al parto. Il Dono della Madre a cui ogni donna non poteva sottrarsi. Per non parlare poi delle fanciulle che donavano la propria virtù ancor prima del matrimonio, violando i sacri insegnamenti della Fanciulla. - Possa la Vecchia ricondurle con la lanterna sul giusto sentiero, in quanto l’onnipotente e giudizioso Padre è sempre incline al perdono. - Tra le fiamme dei Sette Inferi bruciavano già così tante anime condannate per crimini contro l’umanità, come la guerra. Di certo nessuna donna doveva assaggiare la frusta dei demoni e veder consumare la propria anima dalle fiamme infernali.

    Quasi ebbe un momento di tentennamento, e di somma fragilità. Temeva di aver condannato per l’eternità la propria anima dopo aver sollevato dubbi sulla naturale gerarchia delle cose. Per alcuni secondi avvertì il mondo girare intorno. Un capogiro, forse dettato dall’estremo digiuno con cui si flagellava o all’eccesso di rimorso per aver sollevato una simile questione. Nutriva timore. E se avesse ritrovato solo biasimo e muta condanna negli occhi del Septon? - Condivido il vostro biasimo, Saggio Septon! - Sospirò, iniziando a massaggiarsi le tempie. Poche ciocche ramate sfuggivano alla casta e semplice cuffia. Istintivamente si ritrovò a portare indietro la schiena ed appoggiare entrambe le mani sulla panca temendo di cadere a terra priva di sensi. La vista le si annebbiò per pochi secondi, in quei attimi di profonda tensione. Animo inquieto, logorato da dubbi che scavavano nel profondo. - Possano gli Dei salvarle dai loro infelici destini. - Sussurrò con un filo di voce.

    L’animo di Lady Josephine fu rinfrancato da gloriosi esempi di virtù. Alysanne la Buona marciò con un nutrito carico di gioelli fino alla Barriera per donarli ai Guardiani della Notte. Un viaggio troppo pericoloso per una donna, che sicuramente aveva suscitato biasimo e somma disapprovazione tra i contemporanei. Eppure il coraggio di una donna era stato ben ricompensato agli occhi dei Sette Dei. Le rigide dottrine di cui si faceva portavoce celavano un barlume di libertà, se le intenzioni erano nobili ed in onore delle Divinità. Tirò quasi un sospiro di sollievo, ritrovando una posizione comoda e rilassata sulla panca. Un debole sorriso fiorì sul pallido viso, illuminandole gli occhi acquamarina che brillavano in contrasto con l’etereo incarnato. Sollevata all’idea di non mettere in pericolo la propria anima per affari di stato, poteva percorrere il sentiero verso Sud con più leggerezza. Mai avrebbe abbracciato le dottrine del Nord, o almeno non senza limiti. Annuì debolmente alle parole del Septon. - Vi rammento che noi stessi proveniamo da territori inquieti e pericolosi. I nostri sonni sono spesso stati turbati dalla campana in bronzo di Seagard per avvertirci dell’arrivo delle flotte degli Uomini di Ferro! Mai potrei dimenticare quei momenti… - Le urla delle ancelle, le fredde direttive delle governanti, i singhiozzi di molte, il rumore di passi verso le segrete ed il muoversi concitato delle truppe. La Baia degli Uomini di Ferro non era mai stato un mare privo di pericoli a causa delle razzie dei Greygoy. La Guardia Mallister difendeva la costa da generazioni contro i tentacoli del Kraken. Mai Seagard era caduta sotto il giogo degli Uomini di Ferro. Tenaci guerrieri ed esperti marinai. Alle donne, insieme al clero, era richiesto lo stesso coraggio. Restavano in attesa nelle segrete del Castello mentre le mura tremavano per le lotte. Non un fiato proveniva dalle loro bocche, fino a quando la campana non smetteva di suonare. A quel punto il pericolo era solo un lontano ricordo. - Siamo stati plasmati dalle stesse vicissitudini. Dall’incapacità di trovare pace anche nelle tregue e dal costante pericolo ai cancelli di Seagard! Non dobbiamo dunque temere, sono certa che anche noi donne custodiamo la stessa tenacia e coraggio dei marinai Mallister. - Non si trattava dunque di un mero sforzo, nel diventare qualcosa di diverso o sconosciuto. I Mallister erano un popolo altrettanto fiero e temprato dalle difficoltà, anche se proveniva da terre fiorenti e prospere come quelle dei Fiumi. - Dobbiamo solo rammentarlo a noi stesse e lasciarlo scoprire ai nostri alleati oltre l’Incollatura. - Quando si parlava delle sue genti o della famiglia non poteva non emergere il lato più orgoglioso e tenace di Lady Josephine. - Vi prego, non giudicatemi troppo duramente se vi sono sembrata veemente. È lo spirito della giovinezza ad ardere come un fuoco dentro di me! - Chinò appena il capo per ricevere il perdono del Septon. Del resto era forse abituato alle intemperie degli animi più giovani. La Mallister era mite, ben educata ed aggraziata nei modi, ma sapeva quando mostrare le spine o sfoderare gli artigli. - Sopra gli altri. - Un motto a cui il Septon stesso aveva giurato realtà. Un modo per ricordarle il suo posto nel mondo: Alta nel cielo e libera.

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    Di certo il Septon poteva dirsi soddisfatto di quella conversazione con la sua protetta: "Non c'è peccato nel cuore di chi agisce per il bene ed è pronto a ravvedersi. La Madre sa ed è magnanima." -accettò il capo chino della ragazza disegnando una stella a sette punte nell'aria con la mano destra, per sigillare il perdono ricevuto al termine di quella confessione.
    "La strada da percorrere è ancora lunga, ma spero che il vostro cuore ora sia più leggero."

    Se ho ben capito stiamo "chiudendo" la confessione giusto?
    Se ti serve altro continua pure eh, aspetto tua conferma prima di chiudere la discussione!

    Affinità Septon (non ricordo se abbia un nome dalla quest, nel caso non ce lo avesse...) Mychael +5
    Affinità culto dei Sette Dei +5
    Affinità Primi Uomini +3
    Affinità Vydia Bolton +1
    Affinità Elysa Flint +1
    1 punto albero qualità
    1 punto parametro a scelta
     
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