Punizioni per i lussuriosi

Semilibera di Corinna Forrester

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    orinna era scura in viso, improvvisamente cupa come se avesse visto un morto che camminava.
    O come se avesse appena preso una decisione nefasta.
    Ancora a cavallo di Argento, il suo destriero dal manto griglio e gli occhi neri, si avvicinò al gruppetto di donne che si apprestava a unirsi al suo esercito.
    Frenò il cavallo bruscamente, facendolo irritare non poco.
    Un nitrito tetro fuoriuscì dalla bocca del cavallo.

    «Chi di voi, donne, è rimasta gravida dei miei uomini. Chi tra voi porta in grembo un figlio del Nord, della Foresta del Lupo. »


    La voce era ancora più seria e austera di quanto non potesse sembrare il viso.

    «Vi conviene parlare o dovrò punire tutti quanti quelli che portano sull'armatura un albero e una spada. Parlate e potrete seguirci, parlate e mostrerò clemenza verso chi ha peccato. »


    La voce non sembrava far intendere aria di burle.




    In quest mi è stato riferito che vi sono donne che sono rimaste incinta di alcuni soldati del Nord. Non so esattamente chi tra queste sei sia la compagna di qualcuno dei miei, ma è mia precisa intenzione trovarle e far sì che non risucceda mai più.
     
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    Corinna Forrester• 13 gennaio 286 • poco fuori Approdo del re• pomeriggio

    Le donne, visibilmente spaesate, non sapevano bene come muoversi in mezzo ad un esercito.
    Formavano un piccolo gruppetto, talmente vicine l’una all’altra da sembrare quasi schiacciate da una folla invisibile.
    Portavano col loro pochi stracci e qualche sacco che probabilmente conteneva i loro pochi avere.
    Avevano l’aspetto di ragazze semplici, povere e disperate, ma tutto potevano sembrare, almeno nell’aspetto, ma non prostitute.
    Possibile che i suoi soldati si fossero legate a semplici ragazze nel tempo passato alla capitale e non avessero messo incinta una di quelle pagate con il denaro?

    Se inizialmente guardarono stranita quella donna armata a cavallo dopo le parole dure della rossa del nord i loro visi si riempirono di terrore, ed un paio si misero pure a piangere.
    Forse non era il modo migliore per trattare delle povere ragazze. Erano tutte giovani e qualcuna di loro aveva probabilmente la stessa età di Corinna.


    Dopo la strigliata cinque di loro chinarono la testa per la paura, mentre solo una di loro mantenne lo sguardo alto, verso di lei.

    “tutte noi siamo rimaste gravide dei soldati del nord, altrimenti non saremmo qui. Perché gli volete punire… Milady? Non hanno fatto nulla di male, anzi, sono la cosa migliore che ci sia successa da qui a molti anni.
    Perché gli volete punire? Perché ci hanno mostrato un po’ di amore?
    Siamo spaventate, non abbiamo una casa ne un soldo, lasciateci qui e moriremo comunque, bambini o meno”


    l’accento della capitale marcava pesantemente le sue parole ma Corinna aveva passato abbastanza tempo in quella città, suo malgrado, per capire cosa stesse dicendo.

    Le sue parole non erano lusinghiere ne rispettose, ma da quello che poteva vedere era probabile che fosse la prima volta che parlavano con qualcuno di una tale levatura.

    Una delle più anziane, venticinque anni o giù di lì, che fino ad un momento prima stava singhiozzando in silenzio sgranò gli occhi a sentire quelle parole e si prostrò davanti a Corinna, finendo quasi sotto gli Zoccoli di Argento.

    “pietà mia signora, non ascoltatela, non sa a chi sta parlando!!! il mio uomo… lui non è dei vostri, ma mi ha raccontato di voi, nobile cavaliere, vi prego abbiate pietà di noi!!! siamo delle povere lavandaie di fondo delle pulci, non abbiamo mai avuto niente e avremo ancora di meno ora che i vostri eserciti se ne andranno! Permetteteci di seguirvi, siamo pronte a sposarci, sotto i nuovi o gli antichi dei, ma vi prego! Le alternative sono ben più miserabili e detestabili!”

    la prima ragazza è irritata per come le stai trattando, mentre la seconda è pronta a tutto piuttosto che andarsene nei bassifondi della capitale, ma resta il fatto che entrambe sono troppo spaventate da rispondere alle tue domande.

    Le altre continuano a piangere

    415 parole
     
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    e a Corinna fossero potuti uscire gli occhi fuori dalle orbite, sarebbero stato proprio quello il momento adatto.
    Un moto di rabbia e di offesa tremenda le salirono in gola come le fiamme di un inferno.
    Erano stati giorni difficili per la rossa, difficili a dir poco. Tra la guerra persa, i morti, i dispersi, il Primo Cavaliere e Luthor spariti, i casini ad Ironrath... Corinna era sul bordo di un precipizio che puzzava di rabbia. Manteneva i nervi saldi quanto bastava per tornare a casa, il minimo indispensabile per non esplodere. E quella sciocca incosciente aveva appena dato l'ultima spinta finale per dar vita all'esaurimento nervoso del Cavaliere.
    Non aveva combattuto per tutta la sua vita per farsi rivolgere così da una lavandaia, non era sopravvissuta per portarsi addietro quelle maledette donne...
    Ma forse, e forse soltanto, era la rabbia di vedere qualcuno davanti a sé in grado di fare l'unica cosa che lei non poteva fare. Forse era lo smacco e l'orgoglio ferito di una belva a cui manca un arto.
    Poco importava quali fossero le vere e reali motivazioni di Corinna.
    Quello che vide la moretta davanti a lei fu solo il palmo della mano di Corinna schiantarsi sul suo volto, inevitabile come un fulmine nel pieno di un temporale.
    Dall'alto della sua posizione in sella al cavallo, Corinna fece schioccare la sua mano sul viso della giovane, piegando il proprio volto in una espressione di rabbia infernale.

    «Non sei tu a dover giudicare le mie decisioni da comandante, donna! »


    Quel donna detto con tanto disprezzo e odio che sembrava quasi che Corinna non facesse parte di quella categoria. Come se fosse un insulto la parola stessa.

    «Fate bene ad aver paura, è il minimo che dovreste provare, insieme alla vergogna di venire a supplicare a me un posto in una terra straniera. Forse non avete ben chiaro in mente che non ho a cuore la vostra sorte, non ho premura di tenervi sane e salve, non ho interessi di nessun tipo ad avervi al seguito... mi fareste quasi un piacere a morire di fame nel viaggio. »


    Il disgusto si dipingeva sul viso della rossa, e gli occhi si erano spalancati a mostrare la rabbia funesta.

    «Saranno la cosa migliore che vi è capitata negli ultimi anni, ma voi siete la loro disgrazia. »


    Bambini del Nord, mischiati con sangue unto...

    «Si vede che nemmeno parliamo la stessa lingua evidentemente... vi ho chiesto chi di voi è andata a letto con gli uomini dei Forrester. Di chi si è concessa a chi segue l'Hornwood non sono affari che mi competono. Io voglio sapere dei MIEI uomini, chi è stato. »


    Squadrò in malo modo quella che si era gettata ai piedi del cavallo, come si squadra male una merda di cavallo in mezzo alla strada.

    «Se nemmeno sapete quale drappo segue il vostro uomo, almeno abbiate la decenza di indicarli. Se non salteranno fuori i padri di questi vermi che avete in corpo, provvederò alla mia maniera. E alla mia maniera vi posso giurare sugli Antichi che non piacerà a nessuno. »


    Distolse temporaneamente lo sguardo dalle lavandaie, per rivolgersi a quella marmaglia generalizzata che si stava preparando per partire.

    «Uomini dei Forrester! In linea qui davanti a me! »


    Diede comando, e se tutti e trenta avessero risposto alla chiamata del comandante, si sarebbe poi rivolta di nuovo verso le donne, aspettando un loro responso.



    565 parole
    Io provo a schiaffeggiare la signorina, non so se c'è bisogno del tiro per colpire tipo e se possibile darei ordine agli uomini di Casa Forrester di mettersi in fila ordinata per essere riconosciuti dalle signorine. Ci andiamo in fondo a sta storia, con le buone o con le cattive.
     
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    Corinna Forrester• 13 gennaio 286 • poco fuori Approdo del re• pomeriggio
    Quell'improvviso scatto d'ira di Corinna trasformò l'iniziale spaesamento di tutto quel gruppo di donne in puro timore di confronti di quella straniera a cavallo. Quella che aveva parlato con impudenza praticamente crollò sotto il suo schiaffo, non aspettandosi né di essere colpita né che una donna potesse colpire con tanta forza. Fu rapidamente aiutata a rimettersi in piedi dall'altra paesana che da impaurita era passata ad essere terrorizzata. Le due si riunirono rapidamente al resto del gruppo, come per fuggire dalla Forrester. Le mani con cui la schiaffeggiata si teneva il volto stavano iniziando a sporcarsi di sangue. Doveva averle spaccato il labbro o il naso.

    La tensione era palpabile. Quando l'ordine fu dato gli uomini al suo comando non aspettarono un istante prima di disporsi in una riga come ordinato dalla loro comandante, come se si aspettassero a loro volta pesanti ripercussioni. Il gruppo di donne invece rimase per diversi istanti immobile. Si guardavano in giro, tremanti, sembrava quasi che stessero cercando una possibile via di fuga. Alla fine tuttavia una giovane ragazza dai capelli biondo cenere si fece avanti a passi incerti, distaccandosi dal resto del gruppo. Poi un'altra, un'altra e un'altra ancora, quasi rinforzate dal coraggio altrui. Alla fine quattro donne stettero di fronte a Corinna e ai soldati, compreso quella che ancora si teneva la mano sopra il labbro. Non dissero nulla ma i loro pensieri erano chiari come l'acqua. Cosa voleva fare ora quella pazza?

     
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    orinna una volta fatti allineare tutti gli uomini, si rivolse per l'ultima volta alle donne lì presenti.
    "O mi indicate un viso o li punirò tutti quanti, anche coloro che non hanno commesso nulla... a voi la scelta."
    Voleva dei nomi, voleva dei colpevoli.
    Si girò verso i suoi tre gregari, ricercando lo sguardo di almeno uno di loro.
    "Qualcuno mi vada a prendere la frusta... oggi devo emettere una sentenza."
    Ordine. Disciplina. Onore.
    Quei bambini sarebbero nati con un peccato già sulle spalle, e voleva che anche i padri se ne ricordassero.





    Non sto particolarmente in forma ma volevo comunque provare a rispondere. Appena mi riassesto un attimo condisco il post con qualcosa di più carino, scusate.


    Edited by Cioffa - 10/5/2023, 00:03
     
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    from the depths of the web...

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    Le donne continuavano a tremare dal terrore, non bastava farsi avanti, no, bisognava indicare, punire gli uomini; quanto a lungo doveva durare ancora quel teatrino?
    Era bene farla finita il prima possibile, Corinna non aveva forse detto che avrebbe mostrato clemenza a chi si fosse fatta avanti e avesse parlato?
    La prima donna, una giovinetta abbastanza fragile di costituzione, indicò un soldato Forrester, anche lui giovane, forse aveva superato i 20 anni di età.
    La seconda invece indicò un uomo ben piazzato di circa 40 anni, l'impudente posò il suo dito su un ragazzo dai capelli neri e infine l'ultima su un ometto bassino, forse il più basso fra i suoi compagni.
    La donna dalla lingua arguta avrebbe voluto chiedere a Corinna se ora fosse soddisfatta, se adesso che aveva i nomi avrebbe rispettato la sua parola o se avrebbe continuato con la sua violenza.
    Strinse i pugni e non rispose, aveva già il labbro spaccato, non avrebbe rischiato un altro colpo.
    «Pietà mia Signora, pietà...» chiosò una delle altre.
    Erano tutti in tremante attesa del verdetto.
     
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    inalmente, dopo quella che era sembrata una eternità, furono fatti nomi e volti dei colpevoli.
    Corinna prese una boccata d'aria, quasi fosse stato liberatorio per lei stessa quella confessione.

    «Bene... abbiamo quindi i visi. »


    Li squadrò come si guarda un pezzo di manzo al mercato, per valutarne la qualità e se il prezzo è consono o il macellaio un falso.
    Quelli erano i padri dei bastardi.
    Avere dei volti dei colpevoli a volte aiuta nella gestione della rabbia. Ti aiuta a incanalare la frustrazione, aiuta ad avere un obiettivo fisso e ben chiaro in mente piuttosto che un nuvoloso concetto.

    «Bene, soldati. Credo di non dovervi raccontare quanto le vostre azioni mi abbiano... deluso. »


    Il tono sembrava quasi più rilassato, ma allo stesso tempo sembrava preannunciare qualcosa di ancora più tetro.

    «Come mi hanno ben ricordato, si dice che Rogar Baratheon perse metà del suo esercito nei bordelli della capitale... Qualcuno mi ha detto pure che in effetti poteva andarmi peggio, ma io non la penso così. »


    Strinse le redini del cavallo in pugno, mostrando un falso sorriso di cortesia al pubblico di penitenti.

    «Penso invece che un buon esercito sappia mantenere l'ordine anche quando non è richiamato in linea dal proprio Comandante. Credo, e ne sono abbastanza convinta, che la disciplina sia maestra di vita e di morte. Anche senza un gambesone indosso o una arma in mano si deve conoscere e riconoscere dove sta il limite da non valicare, sia esso morale o fisico. »


    Discorsi sui massimi sistemi forse per coloro che la stavano ad ascoltare, ma la lezione doveva avere anche la sua parte teorica per dirsi ben spiegata.

    «Ebbene, avere tutti questi pargoli dispersi per i sette regni non la considero disciplina. Avere intrattenuto rapporti con donne come...loro, non la ritengo disciplina. E badate bene che non sto giudicando il vostro lavoro, signorine, ma bensì la vostra sfacciataggine con cui siete venute a elemosinare condizioni con l'ardire di imporle voi a me. »


    Stava accuratamente tralasciando il dettaglio dello schifo che provava per quella città e i suoi abitanti. Il pensiero che figli di Ironrath avrebbero avuto sangue di Approdo le faceva ribrezzo.
    Ma quelle erano conclusioni personali che avrebbe risolto poi personalmente. Forse. Forse mai.

    «Ebbene questo non è l'ordine e la correttezza che richiedo a chi mi segue. Ma, ormai i dadi sono stati lanciati e, come dire, io non posso agire contro quello che gli Antichi hanno già proclamato come realtà. Quindi mi limiterò ad adattare il risultato finale. »


    Guardò le donne, con sguardo austero.

    «Vi unirete in matrimonio agli uomini non appena giungeremo ad Ironrath, secondo il rito degli Antichi Dei. Giurerete solennemente di abbandonare i vostri Sette per dedicarvi agli Antichi. Non voglio nuove enclavi del Sentiero Luminoso anche in casa mia. I vostri figli allo stesso modo verranno educati in questa maniera, e non sentiranno nominare i Sette se non in toni dispregiativi. »


    Si girò verso gli uomini lì presenti, con meno freddezza ma stessa autorità.

    «A voi do la possibilità di scegliere. Una frustata ora, per ricordarvi per tutta la durata del viaggio cosa non fare nei momenti di riposo, o una frustata al giorno della nascita di vostro figlio, per condividere insieme alle vostre mogli il dolore e la gioia del parto. A voi la decisione, mi adeguerò di conseguenza. »


    Si girò e come per magia, Kaffer teneva una frusta tra le mani. La rigirava come fosse uno strumento sconosciuto ed esotico, nonostante fosse la normale frusta con cui si frustavano i cavalli a trainare i carri.
    Era titubante nel passarla a Corinna, quasi provasse rimorso egli stesso nell'armare il boia. Era forse essere boia aiutare chi doveva punire?
    Horb si fece meno problemi. O forse se ne stava facendo mille in più, Corinna non poteva saperlo.
    Afferrò la frusta dalle mani di Kaffer, strattonandogliela via dalle mani con un gesto brusco e a dir poco irato.

    «Kaffer dai qua. »


    secco, duro.
    La passò a Corinna, senza guardarla nemmeno negli occhi con un gesto che trasmetteva una rabbia immensa.

    «Fai presto, ragazzina. »


    Lo sdegno sul suo viso era chiaro come un giorno d'estate...




    Dai, mettiamo in essere un pochino questo tratto Zelota...


    Edited by Cioffa - 10/5/2023, 16:30
     
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    Corinna Forrester• 13 gennaio 286 • poco fuori Approdo del re• pomeriggio

    Regnava il silenzio intorno a lei, mentre i soldati incriminati iniziavano a spogliarsi il torso per potere dare la schiena alla loro signora, in attesa della frusta.
    Si poteva dire molte cose di quegli uomini, ma preferivano avere il segno della punizione subito sulla loro pelle piuttosto che sopportare mesi di viaggio con quell’onta a gravare su di loro, inoltre non si poteva mai sapere se Ser Forrester poteva cambiare idea durante il viaggio, e non in meglio.
    Le donne invece tenevano il capo chino, di fronte al Dictat e all’autorità che Corinna aveva deciso di esercitare su di loro, mormorando assensi sottovoce e muovendo il capo meccanicamente.
    Mentre finiva di pronunciare quelle parole che invitavano all’abiura e minacciavano ritorsioni uno dei suoi uomini, un graduato, si avvicinò al suo cavallo, con un’espressione preoccupata sul volto, per sussurrargli qualche frase, in modo che nessun’altro, soldato o popolano che fosse, potesse sentirlo:
    “Mia signora, scusatemi se oso interrompervi ma ricordate l’ultimo editto reale? Quello che avete detto è pericoloso, sia per voi che per Ironrath soprattutto se detto qui” disse, facendo cenno alle mura della capitale che ancora incombevano su di loro.
    “se qualcuno vi ha sentito… e lo andasse a riferire alle cappe dorate… le ripercussioni sarebbero gravi, specialmente in questo periodo, con tutti con i nervi tesi per via dei fanatici. Non siamo al Nord mia signora, non abbiamo amici qui”
    Le sue parole erano dure, ma vere. Qualcuno poteva averla sentita? Non aveva modo di saperlo, non al momento.
    Nel mentre i colpevoli si erano diligentemente allineati, in attesa della punizione.
    Colpire duro o dare solo una dimostrazione di disciplina? In suo contingente era già ridotto dopo la campagna di guerra che l’aveva portato così tanto a sud rispetto a casa sua, e il viaggio di ritorno era lungo, aveva senso privarsi di altri uomini abili?
    La frusta attendeva nelle sue mani.

    314 parole
    Attenta a quello che dici ad alta voce, soprattutto se va contro una legge fresca fresca sulla libertà religiosa XD
    Eventuali conseguenze non saranno comunicate in questa semi, quindi non serve fare domande o cercare persone attorno a te u.u
    A te la scelta se i tuoi gregari sentano o meno
     
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    orinna sorrise con un ghigno che di gioioso aveva ben poco.

    «Corretto... »


    Era stata palesemente punta sul vivo e il manrovescio che sentiva prudere nelle mani sembrava sull'orlo di finire sul viso di quell'impudente.
    Sputò a terra, in segno di sdegno.

    «Certo, come dimenticarsi del Real Decreto di una Corona vacante e di un Primo Cavaliere sparito... »


    Avrebbe voluto strozzare quell'idiota che aveva riportato la notizia e l'aveva interrotta, ma si trattenne. Già si immaginava il gusto perverso di sentirgli schioccare il collo sotto le proprie dita, vedere quella spina dorsale spezzarsi e incurvarsi senza vita, con le vertebre rotte...
    Caricata ancora più di rabbia, afferrò con fermezza la frusta pronta a sfogare la sua incazzatura.

    «Sono sicura che le qui presenti signorine avranno di che ragionare durante il percorso fino al Nord, e non vedo l'ora di riceverle in privato per discuterne meglio. In fondo alcune si erano proposte loro stesse di unirsi in matrimonio sotto gli Antichi Dei, corretto? Bene... »


    Scese da cavallo, atterrando a terra con un sonoro tonfo che ben poco aveva di aggraziato.

    «A loro la decisione. Chi sono io per oppormi a un decreto voluto da un Re inesistente...
    Ma prego, vi chiedo di rimanere qui ancora qualche minuto.
    »


    Le fulminò con lo sguardo quasi volesse ammazzarle lì seduta stante, ma forse era più l'astio per la Corona a parlare. Da quando aveva subito la perdita a Roccia del Drago, l'odio più puro si era scatenato e rivolto contro il Re, vuoto e assente come un sacco di patate.
    Anche lui sarebbe stato quasi piacevole spezzargli il collo, sentire il respiro affievolire sotto le proprie mani e far diventare quell'argentato figlio di puttana viola come un lillà...
    Frusta in mano, non si fece pregare due volte.
    Quattro schiocchi partirono e andarono a segno senza nemmeno un momento di pausa.
    Segni orribilmente rossi apparvero sui quattro uomini, una ciascuno per rammentare sempre quel peccato che Corinna sembrava così tanto convinta di voler punire.
    Non sorrideva, non era rattristata.
    Anzi, il viso era contorto in una espressione di rabbia senza confine, in uno sfogo che forse aveva ben poco a che fare con gli uomini ma più con il mondo. Le vene sul collo erano in rilievo come funi, le mani rosse come porpora per lo sforzo fisico impiegato.
    Pesante come un cinghiale, fece atterrare la frusta sulla schiena dei penitenti, senza indulgere in nessun tipo di compassione o pietà.
    Rabbia. Rabbia. Rabbia.
    Ecco cos'era quella furia.
    In fondo aveva ragione Duncan... Corinna era un mastino da guerra, un cane rabbioso come diceva Edwin.

    «E ora andiamo via di qui. »






    Noooo ma signor Giudice, era per scherzo, si stava scherzando.... goliardia, son pur sempre ragazzi, no?
    Ritiro appena quanto avevo detto alle signorine in attesa di parlare con loro in privato, ma i signorini invece gustano la frusta.
    434 parole
    I gregari per me stanno lì ma non approvano un caspio della decisione, quindi stanno in disparte per nulla contenti. Ma ascoltano.
     
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