Votes given by Lilyen

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    o1ZNz39The King eats and the Hand takes the shit - 11 Gennaio, 286, Terre della Corona
    8rOexWn
    Una scelta sbagliata, una vita ad inseguire il Re sbagliato. In un attimo, nonostante la distanza che aveva messo tra sé e il Karstark, come se fosse il volere degli dei, il Rosso fece uno scatto in avanti tagliando in due tutti quei metri tra loro come una setta in ciel sereno.
    I suoi uomini non si mossero e, a pari del loro comandante, si lasciarono circondare da chi stava dinanzi a loro. Aveva ordinato di non estrarre le armi ma l'ingaggio nullificò il suo ordine: in poco tempo tutti furono circondati e caddero uno dopo l'altro mentre un'ombra implacabile cominciava a gettare il mondo in un conflitto dal quale non si sarebbe più destato. Ogni sua lezione sulla guerra, ogni basilare concetto per il quale chi stava a cavallo potesse ritirarsi da un esercito appiedato con qualche perdita, tutto inutile in quel contesto dove i soldati del Karstark si mossero come a cavallo. In pochi secondi non rimasero uomini in piedi che lui, Lord Celtigar e il maestro che l'aveva seguito fino a quel momento.
    Più che una punizione, dopo tanta sofferenza e impegno per una causa persa, quella fine pareva più una liberazione. La sua morte avrebbe scatenato fuochi implacabili, fuochi che avrebbero distrutto la corona e magari rimosso Rhaegar dal trono. Aveva sbagliato, aveva tremendamente sbagliato… e quella spilla che portava in petto e l'emblema del drago tricefalo sulla cappa erano il segno per eccellenza del suo errore.
    Ripensò ai momenti del concilio, alla battaglia di Approdo del Re, a tutte quelle occasioni dove aveva avuto modo di cambiare la sorte dell'ultimo grande conflitto. A tutte quelle occasioni dove aveva sbagliato, al Lydden che ci aveva visto giusto e a Tyche che nonostante la crudeltà di Tywin non l'aveva mai abbandonato. Rhaegar non era affatto adatto al trono; il Vecchio Leone aveva sempre avuto ragione sul suo conto, anche in cella a un passo dalla follia.
    E mentre nel suo cuore si instillava il dubbio e il tradimento di colui che sin a quel momento aveva considerato come un fratello, ma che in realtà l'aveva abbandonato per inseguire l'amore, la battaglia attorno a loro impazzava. Pensò alla sorella che tanto aveva amato in vita, alla madre che tanto aveva perso in così poco tempo, alla sua casa natia e alla sua gente che mai più avrebbe rivisto. Sentiva il richiamo caloroso del suo dio, di colui che l'aveva accettato per quel che era e con il quale avrebbe banchettato in eterno.
    Non ebbe neanche il tempo di dare un ordine... di parlare... le spade abbandonarono la fodera mentre il Karstark sembrò teletrasportarsi davanti a lui nonostante i metri. Tentò di parare ma era giunta la fine della sua storia, del suo tormento… e, in morte, avrebbe tormentato il regno fino al suo sgretolamento. Un colpo, dritto e preciso al petto, e la storia di Lord Lionel Buckwell si concluse così, nel sangue, versato per un Re che non l'aveva mai meritato.
    1LAu6GS

    Parole: 500
    ----------------------------
    Difesa: 19x98/10+3x3+(10x(2+1)/2)+3x3=219.2+32= 251.2

    Equipaggiamento:
    Doppie Lame in Acciaio: 13(x2)Att 5(x2)Dif e peso 6(x2)
    Arco in Legno: 7 Att e peso 4
    Faretra con 5/30 Frecce
    Armatura Completa in Acciaio (Riduzione danno 29 e peso 16)
    Cavallo da guerra (R4 V9)
    ---------------
    Spilla Primo Cavaliere: +10 Prestigio e +15 Affinità Vassalli (Sotto l'armatura)
    Spilla Buckwell: +10 Affinità Buckwell e +5 Attrazione (Sotto l'armatura)
    Cintura Rossa: +7 Attrazione
    Cappa Nera Targaryen: +10 Attrazione


    Edited by Aeryx - 23/1/2023, 16:55
  2. .
    E' stato fatto un chiarimento nel tiro Inganno che riporto qui sotto.
    Va da sé che un tiro di inganno fallito ed uno parzialmente riuscito si spiegano da soli (in uno si capisce che l'attaccante ci sta mentendo, nell'altro ci si fanno venire dubbi sulla questione).
    Ma come comportarsi con un tiro di inganno riuscito?

    Un tiro di inganno riuscito vuol dire semplicemente che il bersaglio non crede che l'attaccante stia mentendo.
    NON IMPLICA L'ACCETTARE LA VERITA' DELL'ATTACCANTE.

    Mi spiego meglio con alcuni esempi.
    Aconé dice a Caleb di non bere vino perché lo fa diventare impotente, il tiro riesce.
    Caleb non deve necessariamente credere che il vino lo faccia diventare impotente, Caleb deve credere che Aconè sia convinta che bere vino lo faccia diventare impotente.

    Aconé inganna i magistri di pentos dicendo loro che rhaegar ha pianificato di attaccarli col Drago.
    I magistri non devono necessariamente credere che Rhaegar li stia per attaccare, i magistri devono però credere che Aconé sia convinta che rhaegar voglia attaccarli.

    >> Allora, come si decide a quale verità il bersaglio debba credere?
    Con il ragionamento.
    Prendiamo il primo esempio e queste due situazioni.
    Situazione 1: babbo rickard era un ubriacone e ha messo incinta mamma elysa diverse volte.
    Caleb ha buone ragioni per ritenere che sto vino non faccia diventare impotenti, va che scemotta Aconé che crede a questa balla...che fa glielo diciamo? Uhm...glielo dimostriamo va!
    Situazione 2: caleb non ha mai avuto prove che gli ubriaconi fossero poi "bravi" a letto
    Uhm... e se Aconé c'avesse ragione? In fondo lei ha studiato molto più di me. Facciamo che non lo bevo sto vino va.

    Sta a voi pg bersagli o al moderatore in caso di png bersagli ragionare sull'inganno subito e scegliere quale schema di verità accettare, fermo restando che un inganno riuscito ci deve far essere convinti della buona fede dell'attaccante. Ovviamente ogni abuso in tal senso verrà punti. DEVE essere chiaro il ragionamento seguito ed avere un senso logico e non una supercazzola.


    E allora che differenza c'è con il tiro parzialmente riuscito e quello non riuscito?
    Solito esempio.
    Aconé a Caleb: amore, non bere vino che fa diventare impotenti.
    Tiro di inganno non riuscito
    Aconé mi sta raccontando una balla. Il vino non fa diventare impotenti e lei lo sa sicuramente meglio di me. Perché mi sta mentendo? Perché non vuole che io bevi? Si vergogna di me forse? Pensa che possa metterla in imbarazzo? Oppure ha avvelenato il vino dei commensali? Cosa mi nasconde?
    Tiro di inganno parzialmente riuscito
    Mmmm...a me sta Aconé non sembrava proprio sicurissima di quanto ha detto. Perché ha tirato in ballo sta faccenda del vino? Sarà poi vero che fa diventare impotenti? Ma a prescindere, non sembrava sicura. Ma al contempo non vedo nemmeno il motivo di mentirmi...mah, devo capire meglio.
    Tiro di inganno riuscito
    Cacchiarola, Aconé è convinta che il vino faccia diventare impotenti!
    -accetto il suo schema di verità: basta! Non ci sarà più vino in casa stark!
    -non accetto il suo schema di verità: oddio che ingenuotta piccoletta che è...glielo avrà detto la septa forse...piciola lei!



    Mi raccomando: rendete chiaro e mostrare il ragionamento logico che vi spinge ad accettare o rifiutare una verità a scapito di un'altra.
  3. .
    CITAZIONE (Lilyen @ 31/3/2022, 22:00) 
    Solo una piccola info: Rhaegar è diventato Re nel 282, quindi ci sarebbe da modificare il destinatario dell'invito o la data dell'addestramento. Per il resto, ecco le tue ricompense.

    7 base - 2 tratto + 0 lunghezza + 3 mod = 8 exp
    Ottieni Etichetta 3

    Modificata la data in Febbraio 283
  4. .
    A me non piace fare la maestrina bacchettona, ma ogni tanto mi tocca.
    Ad un certo punto nella storia del forum, qualche player ha smesso di segnare le modifiche effettuate alla scheda in seguito alle varie role. Non va bene. Mi rendo conto che così la scheda sia più ordinata, ma nel momento in cui la funzionalità viene sacrificata all'altare dell' aesthetic abbiamo un problema.

    Ora vi elenco i problemi che ho riscontrato (ma sicuramente ce ne sono altri che non mi vengono in mente).
    1) Aggiornamento elenco pupilli e nomine Lord
    Quel che ho sempre fatto è aggiornare la lista nel momento in cui esce un nuovo pupillo/viene nominato un Lord aggiungendo tutti coloro che sono arrivati al lv 8/10 in ordine cronologico in base a quando è stato raggiunto il livello stabilito. Mai avuto problemi finora. In spoiler troverete infatti uno screenshot della scheda di Vicare in cui si capisce tranquillamente che il suo passaggio al livello 8 è avvenuto il 22 luglio 2020. Prendiamo adesso la scheda di Arthur Waters e ditemi se riuscite a capire in quale data è passato al livello 8.

    2) Chiusura casate
    Secondo il nostro Regolamento, nel momento in cui un pg femminile in grado di ereditare raggiunge il lv7, se non ha fratelli si aspettano 3 mesi off game per chiudere la casata a fratelli maschili e permetterle quindi di ereditare. In spoiler potete trovare uno screenshot della scheda di Lyanne in cui si vede chiaramente che ha raggiunto il livello 7 il 25 febbraio 2018 e quindi dal 25 maggio di quell'anno non è stato più possibile creare un Florent maschio nel ramo principale. Avrei dovuto fare lo stesso con Astrid, ma provate a dirmi la data in cui è passata al livello 7.

    3) Controllo schede
    Non si tratta di mancanza di fiducia, ma può succedere a tutti di sbagliare un qualche aggiornamento. Se non me lo avesse fatto notare Desk ad esempio, io stavo ancora con 10 di Prestigio sulla scheda di Aconé perché semplicemente avevo dimenticato di aggiungerlo nei vari level up. Mi è bastato rileggermi gli aggiornamenti fatti in scheda e sono riuscita a recuperare tutto il Prestigio mancante; finora in due mega controlli fatti (Rysaen e Rowan, ma forse anche Rhi?) sono saltati sempre fuori errori. Bene, proviamo a controllare la scheda di Rhaegar per vedere se ha dimenticato qualcosa. Beh voi provateci e fatemi sapere se ci riuscite; già solo dagli Alberi qualità io vedo bottoncini per un totale di 17 libere mentre sotto di libere segnate ce ne sono solo una decina. In spoiler trovate ad esempio una correzione che mi è stata fatta da Rowan perché avevo dimenticato dei punti parametro in giro; provate a fare lo stesso sulla scheda di Rhaegar.

    4) Aggiornamenti vari
    Sto forum è in eterno divenire, di modifiche ne vengono fatte a iosa. Quando è tutto segnato in scheda, è facile andare a recuperare il tratto/titolo/competenza ecc modificato e quindi fare le correzioni del caso senza problemi. Ad esempio, col nuovo Regolamento il titolo di Lord di una Casa minore consegna 10 di Prestigio e +10 di Affinità appunto con la Casata minore; se uno ha segnato in scheda la quest in cui ha preso il titolo (ed io magari al titolo avevo assegnato 2 Prestigio), può modificare semplicemente aggiungendo + 8 Prestigio e +10 affinità casata. Uno che non ha segnato una pippa, come accidenti fa a capire cosa deve modificare?


    Ora, fossi un pochino più stronza vi farei modificare tutte le schede aggiungendo i level up con la data + tutti gli add le libere le quest e le semi che avete fatto da inizio game ad oggi con le varie ricompense.
    Siccome così non sono, eviterò di fare questa cosa.
    Tuttavia vi chiedo:
    1) Da oggi in poi di segnarmi tutto (se non volete farlo in scheda fatemi un topic tutto vostro in off topic dove segnate le modifiche).
    2) La prossima volta che noto qualcosa che non va sarete voi a risolvermi il problema e non io ad impazzire cercando di capire quando avete ottenuto cosa.
  5. .
    Voglio buttar giù due righe come chiarimento per questi cammini del Fato ora che diverse persone mi stanno chiedendo info/sono interessate.
    Ci stavo pensando da un po' in realtà e questa mi sembra l'occasione giusta per farlo, fermo restando che tutte le domande tecniche, as usual, vanno rivolte a Robb_Stark .
    Partiamo col dire che l'approccio ai cammini mistici e magici è molto diverso; li affronterò entrambi separatamente e alla fine tirerò le somme nelle conclusioni.

    Cammini mistici
    Che vi venga data la possibilità di farli in seguito ad un evento o che li scegliate voi al posto del pupillo, i cammini religiosi sono sostanzialmente un percorso che il vostro pg affronta perché "chiamato" dalla propria divinità. Questo apre due quesiti molto importanti.
    1) Perché siete stati scelti proprio voi?
    In un mondo pieno di persone, la divinità ha scelto specificatamente voi; se ci diamo come base che l'universo non gioca a dadi, per quale motivo siete voi i prescelti? In ogni quest del Fato mistica che modero, il cammino è sempre molto personale: scandaglio il background giocato e non del vostro pg e lo uso per personalizzare l'intero cammino. Ad esempio Caleb ha finalmente dato un significato alla zanna che ha trovato nella sua prima quest affrontando il peso che il nome Stark comporta per il Nord. Syran è affondato nel passato tragico della sua famiglia e nei pericoli che dovrà affrontare nel suo nuovo ruolo di Lord Comandante della Guardia Nera. A spingere il cammino di Leonard è l'odio per i Targaryen ed i valyriani in generale dopo quanto affrontato e al contempo le meraviglie e la redenzione che può offrire Essos e così via.
    Non c'è nulla quindi di preimpostato ed è tutto costruito su misura sul vostro pg. Questo anche se da fuori sembra magari una sciocchezza è molto difficile sia per il mod sia per il player. Il mod si trova a dover conoscere a fondo il pg e i suoi intrecci intanto. Il player invece è costretto ad affrontare una tipologia di quest diverse dal solito: qui non c'è un evento in cui agire, c'è un enorme seduta di psicoterapia in cui fare introspezione, affrontare i propri demoni, le proprie paure, i sogni e le aspirazioni. E soprattutto ci si trova a rielaborare il passato del proprio pg.
    Ecco perché consiglio di svolgere questo percorso solo a chi ha una certa esperienza col proprio pg; attenzione, non coi gdr in generale, ma proprio col proprio pg. Lo conoscete a fondo? Siete in grado di svolgere un cammino in cui quello che dovete fare è solo ragionare, anche se tramite metafore e visioni?
    2) Per quale scopo siete stati scelti?
    Per il solito discorso del "nulla avviene per caso", se è il Destino ad avervi chiamato ci deve essere un motivo. Gli Dei non vi elargiscono poteri mistici per scrivere fanfiction su wattpad.
    Ad esempio Syran è stato chiamato a difendere il Culto del Capro Nero (e tutta Qohor che ad esso è legato) dall'avanzata del Dio Rosso ad Essos.
    Leonard viene chiamato a rifondare un Regno degli Andali.
    Caleb viene chiamato a farsi baluardo della vita contro l'avanzata del male dall'Oltre Barriera.
    Gli Dei vi elargiscono questi poteri per darvi un compito da portare a termine, come farlo poi sta a voi. Il fatto di diventare "zeloti" non vuol dire che dobbiate andare in giro a fare i Septon o l'Illyria della situazione, sta a voi gestire la chiamata come ritenete meglio ed in linea con il vostro pg. Ad esempio Syran ha reagito con una chiusura, ha arroccato Qohor, aumentato i controlli sugli stranieri, ed ora sta iniziando a vedere come agire contro Volantis, patria principale dei seguaci di R'hllor. Leonard potrebbe scegliere di tornare a Westeros e spodestare i valyriani dal Trono di Spade, così come creare una nuova oasi ad Essos o tutto quello che gli viene in mente. Caleb sta provando a far piantare Alberi Diga a sud per ridare forza al culto degli Antichi e vuole esplorare il resto del mondo per cercare risposte contro questo male sconosciuto.
    Potete fare quel che volete, ed attenzione! Potete anche rifiutare la chiamata. Rifiutare il compito che vi è stato assegnato dagli Dei. Considerate tuttavia che qui non si tratta di creare un pg non religioso (cosa non comunissima in un'ambientazione medievaleggiante, ma possibile); qui si tratta di aver ricevuto la prova tangibile che la divinità esiste, la sua benedizione, e commettere comunque peccato di abiura. E' qualcosa di HUUUUUUUGE che dovrete non solo giustificare on game, ma anche gestirne tutte le conseguenze morali, psicologiche e magari anche "divine".

    Cammini magici
    A differenza di quelli religiosi, nei cammini mistici tutto parte dal vostro pg. Non ricevete una chiamata esterna, non siete benedetti, non c'è una forza che vi assegna un compito; ci siete solo voi e la vostra volontà. Attenzione però che questo non significa che sia tutto più semplice.
    Il vostro motore
    Perché state intraprendendo questo cammino? Parliamo di conoscenze arcane, di segreti gelosamente custoditi che spesso vi porteranno a toccare con mano i misteri della vita e della morte. Non basta un naive "voglio esplorare il mondo e conoscere tante cose!" a giustificare un'impresa del genere. Ci devono essere motivazioni profonde che saranno il motore del vostro stesso cammino e che dovete cercare voi stessi nel vostro passato e nel vostro giocato.
    Prendiamo ad esempio Vicare che con un artificio letterario sta "rivivendo" un episodio della sua infanzia. A portare a contatto Vicare con i segreti dell'acciaio di Valyria è stata l'ambizione del padre, la sua smania di ottenere potere e prestigio (ascesa e caduta macbethiana); ma attenzione! I semi di questa stessa ambizione sono in Vicare e lo erano prima che lui iniziasse a ricordare. Vicare ha affrontato un viaggio a Qohor, ha rischiato di essere ammazzato, pur di far realizzare un anello in acciaio di Valyria per la Banca di Ferro. Tutto per aumentare il prestigio della sua oreficeria, per dare lustro al suo nome. Il motore della sua impresa dunque è l'ambizione ereditata dal padre, cieca di fronte ai pericoli e al valore della vita altrui.
    Vedete quanto è forte come motore?
    Se intendete intraprendere questi percorsi dunque scandagliate bene la storia e l'animo del vostro pg perché dovrete trovarmi qualcosa di altrettanto importante.
    Le conseguenze
    I cammini mistici finiscono sempre bene.
    Certo, si affrontano magari momenti difficili durante il percorso, ma anche quella del Capro Nero (che è la chiamata più oscura diciamo) è alla fin fine una benedizione. I pg che affrontano i cammini religiosi dunque escono in una situazione di pace, unione con la divinità e coi propri simili, benedizione.
    I cammini magici sono l'esatto opposto.
    Il prezzo che dovrete pagare per avere accesso a queste conoscenze arcane è una vera e propria maledizione: riceverete traumi, cambierà la bussola morale del vostro pg, cambierà il vostro rapporto con il vostro pg e con il resto del mondo, vivrete portando un peso. Non riceverete dunque un compito da portare a termine, siete sostanzialmente liberi di fare quel che desiderate con i vostri poteri, ma cambierà il vostro modo di ruolare il pg e vi assicuro che non è cosa semplice.

    Conclusioni
    Mod.
    D'ora in poi mi prendo io il compito di gestire ogni quest del Fato. Non perché io sia più figa degli altri staffer, ma semplicemente il mio ruolo mi permette di conoscere praticamente le storie di tutti i pg, creare qualcosa di personalizzato e traumatizzarli per bene seguendo un filo comune.
    Player.
    Che si tratti di un cammino mistico o magico, queste chiamate non sono roba da affrontare alla leggera come avete visto. Se le iniziate siate pronti e ben consapevoli, perché se le vivete troppo alla buona rischiate non solo di perdere tempo, ma anche di rovinarvi il pg. Non lo vedete allo stesso modo, non sapete come gestire una cosa che non volevate e restate incastrati.
    Per il resto... vi aspetto!
  6. .

    Nel buio, tra dolori e paure
    Preda
    Squadra: Charles Manson




    Markus era arrivato a una conclusione in quelle ore passate all’interno di quel luogo che non riusciva e non avrebbe saputo descrivere: avere gli occhi aperti o chiusi era indifferente, così come tentare ogni sforzo nel sollevarsi o nell’allontanarsi.
    Era costretto al suolo in posizione prona, con entrambe le mani e i piedi incatenati a qualcosa di pesante, freddo e rigido. Queste erano le caratteristiche che era riuscito ad affibbiare agli oggetti che gli stringevano i polsi e le caviglie. Era del tutto inutile provare a muovere gli arti. Il gioco che gli era concesso era quasi irrisorio e gli impediva ogni piccole gesto.

    Tutto ciò che lo circondava, inoltre, era il buio. Era così fitto che difficilmente sarebbe riuscito a vedere le dita della mano poste sopra il naso. Se ci fosse riuscito a portare la mano fin sopra al naso. Dopo alcune ore di assoluta illusione, il ragazzo si era abbandonato al suolo scoraggiandosi e rinunciando a ogni sforzo esercitato nel vano tentativo di riuscire a scorgere qualcosa oltre quella patina oscura e nera che lo avvolgeva come un manto attorno al capo troppo stretto per farlo respirare.

    Respirare. Era quasi impossibile riuscire a cavare un po’ di aria pulita in quel luogo dove lo avevano rinchiuso e schiacciato. Il suo volto, poi, era riverso a terra in una pozza disgustosa che lui stesso aveva contribuito ad ampliare e arricchire. Ciò che inspirava assomigliava a un misto tra fogne mai pulite, latrine il cui contenuto era rimasto a macerare per anni e qualunque cosa fosse andata a male all’interno di un magazzino. Tutto sembrava essere stato posto sotto il suo naso e più di una volta aveva vomitato, soprattutto la prima mezz’ora, o tanto gli era sembrato il tempo dedicato a liberare il suo stomaco dal suo contenuto. A quell’olezzo così sgradevole si aggiungeva, quindi, anche l’odore scaturito dal suo rigurgito. Vomitare e non riuscire ad alzare il capo più del necessario avevano fatto sì che più di una volta aveva immerso l’intero volto in quella pozzanghera fetida inalando il contenuto e assaporandolo con la bocca aperta nel disperato tentativo di respirare.
    Sforzarsi a sollevare il capo avevano indolenzito il collo.
    Inutile dire che Markus aveva provato a ripulirsi la bocca le prime volte in cui aveva assecondato il sussulto del suo stomaco, ma invano. Quasi istintivamente aveva provato a portarsi la mano destra verso la bocca, ma qualcosa l’aveva trattenuta. Non seppe dire bene cosa fosse in quanto non riusciva a tastarla con l’altra mano, anch’essa bloccata. Poteva solo supporre fossero manette.

    Il ragazzo, però, non era sempre stato lì. Si era svegliato in quel luogo dopo essere stato catturato. La corsa per fuggire dalle guardie era stata avvincente in un certo senso. Lo aveva caricato di adrenalina, di coraggio, di spavalderia. E quest’ultima gli aveva giocato un tiro mancino.
    Venne catturato, il come non interessa ora, ma venne acciuffato e dopo essere stato pestato, venne rinchiuso, svenuto, in quel luogo. Markus, quindi, non vide dove lo stavano conducendo, ma si risvegliò in quel luogo oscuro qualche tempo dopo. Quante ore erano passate era quasi impossibile dirlo.
    All’inizio ritrovarsi in quella situazione lo aveva impaurito. Non riusciva a liberarsi. Si trovava costretto in quella posizione senza potersi muovere in alcun modo. Rischiava di morire soffocato ogni volta che non riusciva a frenare il rigurgito. Non vedeva nulla. Erano tutte situazioni che non alleggerivano l’animo, anzi, lo tormentavano. Aveva paura. Paura del luogo, paura dell’ignoto, paura della morte. Morire in quello stato era orrendo. I primi minuti erano stati ricchi di ansia e di terrore. Il suo cuore era arrivato a battere così forte da spingere il petto contro il suolo dove era incatenato. Un terrore puro si era impadronito di lui. Era in affanno per il respiro strozzato. Doveva volgere il capo per poter innalzare il naso oltre la superficie mucosa che si trovava sotto il suo viso. Si costringeva ad aprire la bocca solo nella parte libera dal liquame per aumentare la quantità di aria inspirata e nemmeno in quel modo era immune a parti di muco e di mistura che gli penetravano in bocca col respiro o nel naso facendolo tossire e sputare anche l’anima.

    Che dire dei rumori? Assoluto silenzio. Markus poteva sentire il ticchettio del suo cuore, il ribollire della pozza quando respirava o cercava di farlo, il graffiare delle sue dita sul terreno, il rumore metallico delle catene che tintinnavano quando provava a muovere braccia e gambe.

    Markus era solo. Solo nel buio, nel silenzio, nel puzzo e nello sconforto più totale.
    Si ritrovò a singhiozzare. Non fu un’ottima trovata visto che così facendo permetteva al liquame di avvolgere il suo viso più facilmente.
    Era arrivato ad abbandonarsi e soffocare per liberarsi da quella prigionia.
    Cosa aveva fatto di così malvagio da meritarsi quella punizione?
    La domanda riecheggiò nel silenzio tombale.
    Aveva urlato quel quesito a pieni polmoni nell’oscurità che lo avvolgeva prima di ricevere come risposta il mutismo assordante della cella.
    Si dibatté facendo risuonare le catene metalliche contro il suolo e facendosi del male. Non gli era consentito muoversi di molto e strattonando il vincolo sonante si era procurato un dolore ad entrambe le spalle.

    Ripetè quella domanda diverse volte ottenendo la stessa risposta.
    Cosa aveva fatto?
    Markus era un uomo di ventidue anni? Poco più poco meno. Non aveva un lavoro molto redditizio e non aveva famiglia. I suoi parenti erano quelle tre persone che frequentava alla bettola della città la sera dopo il lavoro. Non erano vere amicizie, anzi non erano nemmeno delle migliori, ma rappresentavano l’unico conforto dopo le fatiche della giornata e un modo divertente di affrontare la solitudine e il crescente desiderio di ribellione verso i padroni della sua disgraziata vita.

    Nel silenzio si sentì un rumore. Il cuore di Markus perse un battito. Provò ad ascoltare meglio e sollevò il capo per evitare di inalare vomito mentre apriva e chiudeva le palpebre sporche di muco. Aveva l’affanno per via della smania di aria e per via dell’ansia che stava crescendo sempre più.
    Stava sudando? Sì, freddo. Aveva la maglia e i calzoni umidi di sudore … e altro. I pantaloni erano umidi in mezzo al cavallo. Che si fosse pisciato addosso non poteva saperlo. Non lo ricordava e non poteva nemmeno contare sul suo olfatto vista la prelibatezza che aveva sotto il naso.

    Il rumore si fece sentire nuovamente. Se non si era sbagliato, dovevano essere dei passi. Di due persone.
    Queste si fermarono e tutto tacque nuovamente. Markus respirò frettolosamente mentre il cuore continuava a martellare.
    Poi il silenzio venne rotto da un urlo straziante, terribile e spaventoso. Qualcuno o qualcosa stava gridando il suo dolore, il suo terrore in un luogo non troppo lontano da lui. Che fosse una stanza accanto?
    Markus urlò dal panico.
    Qualcosa di metallico si mosse nella toppa della porta che si aprì, diversi minuti dopo, con un cigolio insopportabile. Markus chiuse gli occhi per il fastidio che sentiva alle orecchie. Dalle sue spalle i passi si fecero sempre più vicini fino a fermarsi a qualche centimetro dai suoi piedi. Non riusciva a vedere nulla dei due venuti. Il suo viso era rivolto alla parete di fondo e il lume che i due avevano portato illuminava solo le loro sagome tremolanti.
    In quello stato, in ansia per ciò che gli sarebbe successo e urlando di liberarlo, Markus riuscì a scorgere solo pochi dettagli. Si stava dimenando come un ossesso facendo vibrare gli anelli metallici che lo costringevano al suolo.
    Una voce gli intimò di fermarsi. Era gutturale, rauca, violenta. Non sembrava umana.
    Si avvicinò premendo con forza il piede sulla mano di Markus che urlò dal dolore.
    L’altro, quello che teneva in mano il lume, rise di gusto per poi allontanarsi e porsi in disparte.
    Trascinò qualcosa a terra. Una sedia? Qualcos’altro sfrigolava al di fuori del campo visivo aperto dalla luce fioca della lampada.
    Un tonfo e la luce del lume tremolò.
    Sempre con il piede premuto sulla mano, il tizio dalla voce inumana si voltò strofinando la suola sul dorso della mano di Markus. La mano si mosse quasi istintivamente e l’energumeno premette più forte facendo urlare nuovamente Markus.
    Cosa volevano da lui quei due? Perché stava tremando dalla paura? Lui non aveva fatto niente di male a loro. Nemmeno li conosceva. Eppure qualcosa dentro di lui gli diceva di aver paura. Di aver preoccupazione di loro.
    “Markus, questo dovrebbe essere il nome di questa bestia. Vediamo un po’.”
    La mano venne liberata dal piede terroso del tizio senza nome che, non riuscendo a stare fermo, si avvicinò al fianco sinistro per dargli un calcio nelle costole.
    «Rispondi, cane.» disse l’uomo con la sua voce graffiante.
    Il cuore di Markus tornò a battere velocemente e, con la mano che gli pulsava e il fianco dolorante, disse
    -Sono io.-
    “Bene, sa parlare.” Disse l’uomo con il lume.
    “Sei stato accusato di furto, omicidio e stupro. Come ti dichiari?”
    Accuse pesanti.
    Markus aveva rubato. Era vero. Aveva rubato insieme ai tre tizi che chiamava amici. Dovevano saldare un debito di gioco prima dell’alba e avevano deciso di rubare in alcune baracche lontane dal centro. Doveva essere un colpo facile. Gli avevano assicurato questo. Entravano, rubavano ciò che trovavano e uscivano senza fare troppo rumore. Le case dovevano essere incustodite. In effetti le prime due case erano state semplici da rapinare. Nessun servo, nessun inquilino, nessun essere umano o animale a farne la guardia. Un lavoro da ragazzi.
    Erano riusciti a racimolare ciò che gli serviva, ma … non si erano accontentati. Volevano osare e per questo si erano spinti anche nella terza casa. Qui, però, avevano trovato la famiglia al completo. Rubare non fu semplice in quanto il padrone di casa li aveva scoperti. Uno degli amici di Markus, però, lo aveva ucciso prima che questi potesse chiamare aiuto. Non era stato Markus a porre termine alla vita di quell’uomo, ma aveva partecipato. Come non era stato Markus a fare ciò che quegli uomini avevano fatto alla figlia e alla moglie dell’uomo ucciso.
    Lui, Markus, era entrato nella stanza richiamato dai rumori e dagli ansimi degli altri e li aveva trovati sopra le due donne. Si era voltato, aveva aspettato che finissero e poi era fuggito con loro. Non era intervenuto, era vero, ma nemmeno li aveva fermati.

    Un altro calcio nelle costole riscosse Markus dai suoi pensieri. Ora sapeva perché doveva avere paura di loro. E ne aveva.
    “Allora, come ti dichiari?”
    -Colpevole solo di furto.- tuonò Markus col fiato spezzato dal calcio subito.
    “Non direi visto come avete lasciato le due donne e l’uomo, tutti privi di vita e in quello stato pietoso.”
    -Non sono stato io-
    “Lo vedremo.” Disse l’uomo sbattendo il pugno su quello che doveva essere un tavolo. Il lume ondeggiò facendo tremolare la fiamma e muovere le ombre sulla parete visibile a Markus. Dire che era impaurito, era poco.
    “Abbiamo già ottenuto delle confessioni dai tuoi compari” l’accusatore si fermò facendo assaggiare quelle parole a Markus, prima di continuare dicendo “Non serve mentire, Markus.”

    Avevano preso anche gli altri? I pensieri di Markus viaggiarono verso quello che era successo. Che l’urlo sentito prima appartenesse a uno dei suoi compagni?
    Lui era scappato quando il cane, abbaiando, aveva svegliato i vicini i quali avevano dato l’allarme. Era scappato e dietro di lui c’erano gli altri. Poi li aveva persi.
    Quindi li avevano preso tutti?
    Avevano fatto anche il suo nome?
    Il ragazzo smise di respirare per un attimo. Era impossibile. Non poteva trovarsi in quella situazione. Aveva rubato, era vero, ma non poteva finire con torture e la morte per qualcosa che non aveva fatto.
    “Vedo che acconsenti con il tuo silenzio. Bene. Procediamo per gradi.”
    Ci fu un attimo di silenzio dove Markus poté sentire la sua paura aumentare considerevolmente. In quella stanza faceva freddo e solo in quel momento se ne rendeva conto. Un brivido gli percorse la schiena.
    “Se ti dichiari colpevole, morirai senza soffrire, altrimenti ti estorceremo la verità con ogni mezzo.”
    Quel “con ogni mezzo” fece accapponare la pelle di Markus. In un attimo il titano dalla voce grave si inginocchiò e gli afferrò la mano che prima aveva calpestato.
    “Puoi iniziare.”
    L’energumeno, senza nemmeno troppa fatica, la mano di Markus era bloccata a terra, afferrò il dito medio e lo bloccò all’interno di un congegno metallico che premeva sull’unghia. Inutile fu il tentativo di Markus di stringere la mano a pugno ed evitare ciò che sarebbe successo. Poteva solo immaginare cosa gli avrebbero fatto, quindi iniziò a sudare e a tremare. Il cuore gli stava battendo all’impazzata e ormai non aveva altri pensieri che non fossero concentrati sul momento. Aveva paura? Sì, tanta.
    L’energumeno rise con il suo raglio ruvido. Non si accontentò del dito medio, incarcerò anche il dito indice e l’anulare. Le tre dita erano bloccate e qualcosa iniziò a stridere, come una vite che ruotava in un ingranaggio poco oleato.
    Pian piano la levetta metallica iniziò a chiudersi premendo sulle unghia di tutte e tre le dita. All’inizio fu un fastidio e tutto durò davvero pochi secondi. Markus non ebbe il tempo di dire alcunché. Forse non riuscì nemmeno a parlare tanto era il terrore che stava provando. Riusciva a vedere a stento le sue dita con quella fioca luce che la lampada emetteva. Poi il fastidio divenne dolore e il dolore divenne strazio. Il dito medio venne schiacciato esplodendo in quella stretta. Una fitta indescrivibile percorse tutta la mano fino a raggiungere il corpo e farlo urlare di un grido disumano. Le pareti riecheggiarono di tale tormento inducendo l’ilarità dei due e il tormento di Markus.
    “Ancora nessun pentimento? Nessuna confessione? Procedi pure.”
    Markus ebbe un mancamento a quelle parole. Non bastava il dolore che stava provando, il panico che lo stava assalendo il terrore che lo possedeva. Non riusciva a respirare, a parlare, a ragionare. Era in balia del supplizio e il suo corpo non seguiva questi blackout continui. Senza volerlo, si pisciò addosso. Se prima era insicuro sull’origine di quell’umidità sul cavallo, ora era certo che l’urina fosse la sua.
    Il congegno si chiuse anche sul dito indice che emulò l’altro fratello. Esplose con un sonoro ciak seguito da un crac quando l’osso venne compresso. Un ulteriore scarica percorse la mano e il corpo del ladro. Markus non riusciva ad emettere suono che non fosse un latrato di dolore.
    Se in quel grido ci fossero delle parole, queste non vennero comprese o, vennero ignorate dai due.
    “Procedi, visto che continua a non voler confessare.”
    La morsa si stava stringendo anche sull’ultimo dito dei tre quando fu lo spasimo che aveva dentro, il senso di nausea, di rigurgito, di violenza che stava subendo a fargli dire –sì, sì, confesso-
    “Bene. Abbiamo una confessione sull’accusa di furto. Ora proseguiamo sulle altre due.”
    La pressione sul dito anulare si indebolì. Markus non riuscì a sentirne la differenza avendo la mano che batteva insistentemente lì dove c’erano i moncherini delle due dita schiacciate e dilaniate. Il sangue stava bagnando il polso e la manica della giubba del reo confesso.
    In quel buio interrotto solo dalle due ombre proiettate dalla lanterna, si sentirono dei passi. Poi uno sfrigolio più forte di quello sentito in precedenza. I passi tornarono verso di lui e l’energumeno pose qualcosa di caldo, rovente, infuocato sulle due dita martoriate. Al dolore si aggiunse altra agonia e un puzzo di carne bruciata e sangue coagulato permeò la stanza. Markus vomitò bile. Aveva solo quello in corpo.
    “Sei accusato di omicidio, come ti dichiari?”
    Markus ebbe la forza di dire -Innocente-
    Non si riusciva a comprendere cosa animasse il ragazzo. Sentiva dolore, vero, ma aveva anche tantissima angoscia, mista a terrore e consapevolezza che lo avrebbero ucciso divertendosi.
    Ovviamente questa non era la risposta che volevano sentire i due.
    “Procedi, gli faremo confessare anche questa crudeltà.”
    Il tizio si sedette su Markus. Non era molto leggero e sembrava non voler alleviare le sofferenze del reo confesso. Senza troppe cerimonie, pose un oggetto circolare sulla schiena di Markus. Non era molto ampio da ciò che riusciva a percepire il ragazzo. Quello che iniziò a preoccuparlo, se mai potesse avere ancora qualche barlume di lucidità, fu il grattare che sentì sotto il tessuto. Pian piano questo si faceva sempre più frenetico fino a che qualcosa di appuntito non iniziò a graffiarlo e a tagliargli la carne. Il dolore gli scatenò nuovi spasmi. Provò a muoversi e ad evitare il grattare frenetico di quelle lame. Non poteva fare molto visto le catene e il corpo dell’energumeno che lo bloccavano. Doveva patire e soffrire.
    Stava urlando quando le zampette veloci del topo iniziarono a scavare nella carne del malcapitato. Inutile furono le parole terrorizzate di Markus che chiedevano di far finire quello strazio. La risa gutturale del tizio fece gelare il sangue a Markus che stava cercando con tutte le forze di liberarsi. Fece un gesto violento, dettato dall’ansia di sottrarsi dall’animale. Tirò così forte la mano non torturata in precedenza da slogarsi la spalla. Inutile dire che il dolore fu acuto.
    Paura? Ormai non era più paura la sua, ma totale terrore. Era solo agghiacciato da ciò che avrebbe potuto subire. Prima ancora che l’animale facesse altri danni alla sua schiena, il già reo confesso ladro si dichiarò colpevole di omicidio.
    Il bicchiere col topo venne allontanato e si sentì l’animale squittire e allontanarsi.
    “Bene bene. Ora l’ultima accusa. Direi che … farti provare ciò che hai fatto a MIA FIGLIA E A MIA NIPOTE sia il minimo, vero?”
    Il silenzio venne perpetrato per dare a Markus tutto il tempo di realizzare e avere paura.
    “Hai paura, vero?”
    -Sono colpevole-
    Disse Markus senza battere ciglio. Il panico lo assalì. Ebbe paura di venir penetrato da quel tizio che stava sopra di lui. Iniziò a dibattersi quando sentì che le mani dell’uomo si poggiavano su i suoi fianchi.
    -Sono colpevole- urlò in preda al panico.
    -Fermati, sono colpevole, fermati.-
    Senza nemmeno dare un segnale, l’energumeno, privo di ogni accortezza, strappò il tessuto del calzone di Markus.
    Panico, terrore, ansia, angoscia. Tutto insieme.
    Il lume venne spento e si sentirono passi che si allontanavano.
    “Bene ho ottenuto la confessione che cercavo. Se vuoi divertirti è tutto tuo.”
    L’uomo si avvicinò alla porta lasciandola aperta.
    Markus urlò dallo spavento e agitato dall’ansia e dal voler andarsene via.
    -Ho confessato, lasciatemi andare.-
    “Hai confessato un omicidio e solo per questo meriteresti la morte. Per quello che hai fatto a mia figlia e mia nipote, la sola morte è vista come una grazia. Morirai, ma meriti di soffrire come hanno sofferto loro. I tuoi compari hanno già pagato e pagherai anche tu, stanne certo.”
    L’uomo si allontanò seguito dalle urla dettate dalla paura e dal panico di Markus.

    Nonostante si dibatteva, l’energumeno non lo lasciava andare. Con qualcosa di metallico, freddo, grosso, gli strofinò l’ano.
    -Ti prego, fermati. Ti prego. Non sono stato io. Non ho fatto nulla-
    Niente. L’oggetto di metallo continuava a solleticargli l’ano e ad aumentare l’ansia. Stava respirando a fatica cercando di sollevare il capo per non riempirsi la bocca di vomito e altro contenuto in quella mistura vomitevole.
    Il collo gli faceva male, le dita gli lanciavano scariche e fitte di dolore lancinante. La paura ormai gli attanagliava il cuore e la mente. Era terrorizzato. Stava piangendo? Forse. Tremava? Sicuro. Era un sussulto continuo e tutto dettato dalla paura.
    Poi fu un attimo.
    Sentì il freddo entrargli nella carne, nelle viscere. Farsi strada con violenza e fermargli il respiro, la parola, il pensiero.
    Era un susseguirsi di spasmi, di respiri interrotti, di battiti saltati. Poi qualcosa dentro di lui si spense. Nella stanza il rumore di una vite metallica che ruotava e qualcosa dentro Markus che cercasse un’uscita trovandola poco dopo.
    Era privo di sensi. Il dolore o il terrore così forte gli avevano spento il cervello. Era in un mondo dove non sentiva nulla se non se stesso che risultava essere spaventato.
    Non voleva morire, ma lo stava già facendo.
    Accasciato al suolo, con il sangue che gli sgorgava da dietro e il viso riverso in quella mistura mucosa, il suo spirito si sarebbe allontanato presto dal suo corpo.
    Aveva paura. Aveva paura di morire così. Provava solo ansia, la stessa agitazione che si prova quando si sta per finire un lavoro.
    L’apprensione aveva preso il sopravvento.
    Respirava a tratti.
    Il cuore batteva meno forte.

    Pian piano la paura sembrò affievolirsi, come la scintilla che lo teneva in vita.
    Il respiro si fermò.
    Il muco gli aveva ostruito il naso e la bocca.
    Il cuore si spense pian piano e con lui anche il cervello.

    Markus era morto e i suoi ultimi momenti non furono segnati dal dolore, ma dal panico, dalla paura e dall’ansia.
  7. .

    Nel Freddo
    Predatore
    Squadra Charles Manson



    Da qualche parte, un lupo ululò. Poco dopo, in un punto non molto distante dal primo, un secondo lupo si unì al richiamo. Il terzo ed il quarto arrivarono dopo qualche secondo e, presto, l'intera vallata si riempì di quel lugubre canto.
    La creatura, celata nell'ombra, alzò lo sguardo al cielo: presto sarebbe arrivato il tramonto, presto sarebbero usciti a caccia. Un lieve fruscio alle sue spalle lo costrinse a voltarsi. Un'altra creatura, del tutto simile a lui nell'aspetto, si stava avvicinando. Gli si pose al fianco, poi gli fece un silenzioso cenno. La prima creatura aguzzò il suo freddo sguardo e vide ciò che il suo compagno gli indicava. Si trattava della preda. Ormai la seguivano da giorni. La prima creatura stette un lungo minuto a guardarla, poi annuì silenzioso ed intorno a lui decine di ombre si mossero all'unisono: erano pronti.
    La carovana intanto procedeva lentamente, con le ruote dei carri che lasciavano profondi solchi nella neve ancora candida. Il freddo era pungente. Non era una novità in quei luoghi, ma quel pomeriggio sembrava essere calata maggiormente la temperatura.
    Gli ululati dei lupi intanto si facevano più vicini, tanto che i bambini trasalirono spaventati, guardandosi attorno. L'uomo alla testa della carovana se ne accorse e fece cenno al suo compagno. Con poche semplici parole fecero capire ai fanciulli di non temere i lupi, presto sarebbero arrivati a destinazione. All'improvviso, lo schiocco sordo di un ramoscello spezzato, li costrinse a fermarsi. Gli uomini della carovana si strinsero in cerchio brandendo bianche lance d'osso, ponendosi tra il pericolo e i carri. I bambini e le loro madri gemettero spaventati, ponendosi nel mezzo del cerchio. Il capo degli uomini fece loro cenno di stare in silenzio, poi iniziò a scrutarsi attorno. Gli alberi che li circondavano erano strani, ma non riusciva a spiegarsi il perché di quella sensazione. Le cortecce erano bianche, coperte di brina ghiacciata e le alte fronde erano interamente coperte di neve e ghiaccio. Tra le piante, una nebbiolina fredda, bianca e quasi perlacea, celava le ombre a pochi metri dalla loro posizione. Quella nebbia era addirittura più strana degli alberi, quasi innaturale. Stettero lunghi minuti ad osservare la nebbia e gli alberi, ma nulla di preoccupante si fece vedere né sentire. Forse a provocare quel rumore era stato un animale o forse della neve staccatasi da qualche parte.
    Dall'ombra, intanto, le creature videro la carovana ripartire, mentre sopra di loro il cielo si copriva di nubi rossastre.

    La neve cadeva lentamente, ricoprendo tutto con la sua tipica coltre ovattata. La carovana era stata costretta a fermarsi. La neve impediva loro di vedere dove andare ed in quei boschi era facile perdersi. La fortuna però, sembrava dalla loro, facendogli trovare un piccolo spiazzo riparato tra grosse rocce. Posero quindi i carri in modo che gli proteggessero i fianchi scoperti ed infine accesero un falò in mezzo al campo. Faceva freddo, molto freddo, anche vicino al fuoco. I bambini, anche se ricoperti da folti pellicce, tremavano, così come le donne. Anche gli uomini avevano freddo, ma lo davano meno a vedere, preoccupati piuttosto a montare la guardia. Non avrebbero dormito quella notte, faceva troppo freddo ed inoltre non erano tranquilli, forse neanche da soli...

    Le creature intanto osservavano l'accampamento con occhi famelici. I loro passi, leggeri e silenziosi, non lasciavano impronte, né facevano rumore alcuno, e, con celerità innaturale, avevano circondato le loro prede. Quello che sembrava il capo alzò lo sguardo al cielo: il momento era giunto. La nebbia prese quindi ad infittirsi, uscendo infine dalle ombre create dagli alberi e avanzando come gelidi artigli verso la carovana.
    Un brivido corse lungo la schiena degli uomini, i quali strinsero le lance spaventati. La nebbia veniva loro incontro fitta e viva. Indietreggiarono, intimoriti da quella manifestazione soprannaturale, cercando con le schiene il tepore del fuoco. La coltre intanto li raggiunse, serpeggiando tra le ruote dei carri ed avvinghiandosi sempre più intorno a loro. Il fuoco scoppiettò indispettito, poi tremolò infastidito ed infine il mondo piombò nel buio.
    Ci fu un sibilo, come di ghiaccio che si spezzava. Le creature, celate dalla nebbia, avevano sguainato le loro spade fatte di ghiaccio e morte. Il primo a cadere fu il capo degli uomini. Cadde silenzioso nella neve fresca, senza che una sola goccia di sangue macchiasse il manto nevoso. Nulla poterono le lance d'osso degli uomini, in pochi secondi erano tutti riversi al suolo, morti.
    Le creature posero quindi l'attenzione verso le donne ed i bambini. Se ne stavano ancora lì, tremanti e gementi, spaventati. Non avevano sentito nulla. La nebbia intanto avvolgeva l'intero accampamento, rendendo impossibile vedere ad un palmo dal loro naso. Si avvicinarono, quindi, silenziosi come sempre.
    Vinta dalla paura o forse dal coraggio, una bambina infine, alzò lo sguardo e li vide: alti, pallidi, vestiti di armature di ghiaccio e armati con lame trasparenti. Quante volte quella bambina aveva sentito parlare di loro? Quante volte si era addormentata tra le braccia della madre pregando gli dei che quelle creature non la assalissero negli incubi? Adesso eccole! La consapevolezza di trovarsi nella realtà non rese la cosa meno spaventosa e, con gli occhi sbarrati dal terrore, vide le creature avvicinarsi. I loro volti erano freddi, inespressivi, alieni. E quegli occhi azzurro-ghiaccio, furono l'ultima cosa che la bambina vide.
    La nebbia gelida si diradò poco dopo, rivelando il massacro. I corpi dei Bruti erano riversi a terra, senza vita. Alcuni sembravano semplicemente accasciati come addormentati, ma altri avevano le membra divise in più parti. Erano disposti in cerchio, come in una macabra arte rupestre.

    Fu quella la scena che si presentò agli occhi dei Guardiani della Notte. Erano arrivati poco dopo l'alba, chiusi nei loro mantelli neri, cavalcando neri destrieri. Nonostante fossero tutti e cinque dei veterani con centinaia di pattugliamenti alle spalle, quella scena li destabilizzò molto. V'era qualcosa, in quella piccola radura, che faceva loro drizzare i peli lungo la spina dorsale, qualcosa che non poteva essere imputato solo al freddo. Non c'era sangue nei resti di quell'ecatombe, né impronte che potessero rivelare chi o che cosa avesse ucciso quelle persone. Su una cosa però sembravano trovarsi silenziosamente d'accordo: c'era qualcosa che li stava osservando e quella era la cosa più terrificante di tutte.
    I loro silenti timori erano giustificati. Celati ai loro occhi dalle fredde ombre degli alberi-sentinella, le creature li osservavano famelici, come dei falchi pronti a germire dei conigli spauriti. L'aria fredda che respiravano portava loro un odore unico e indistinguibile: la paura.
    I Guardiani della Notte intanto, continuavano le loro indagini, camminando tra i corpi freddi dei Bruti. Videro che si trattava di un gruppo piccola, ma misto, forse due o tre famiglie che cercavano di raggiungere gli accampanti di Mance Rayder, il Re Oltre la Barriera. Da una parte era un bene che non fossero mai arrivati a destinazione, Mance Rayder era una spina nel fianco per la Confraternita; d'altro canto però, non era mai piacevole imbattersi nei morti. Non così per lo meno e non in quei luoghi.
    I Confratelli intanto parlottavano tra loro. Gli Estranei non riuscivano a capire le loro parole, ma era chiaro quanto fossero agitati. Silenziosamente come sempre, iniziarono ad avvicinarsi alle loro nuove prede.
    Uno dei Guardiani intanto, si era staccato dal gruppo principale, inoltrandosi nel cerchio di cadaveri. Lì al centro stava la bambina che aveva avuto il coraggio di guardare negli occhi l'Estraneo, riversa sulla neve come una bambola di porcellana, gli occhi, spalancati sul nulla della morte, rilucevano di una strana luce azzurra. Ed era proprio quel bagliore sinistro ad attirare il Confratello. Quando fu abbastanza vicino, si chinò per osservare meglio e con più attenzione il corpo. Non sembrava avere ferite evidenti e neanche su di lei vi erano tracce di sangue. Prese quindi ad osservarle il viso e gli occhi. Si sentiva stranamente attratto da quegli occhi, da quell'azzurro così incredibile, quasi ultraterreno. Il Guardiano della Notte stette parecchi secondi con lo sguardo fisso in quegli occhi, troppi prima che si accorgesse che anche quegli occhi osservavano lui. Non fece in tempo ad urlare e la mano della bambina scattò verso il suo collo ad una velocità inumana sfoderando una forza che non poteva appartenere ad una bambina, soprattutto se morta. Il fiato cominciò a mancargli mentre intorno a lui sentiva urla e il suono delle lame sguainate dai Confratelli.
    I Guardiani della Notte infatti si erano trovati improvvisamente in trappola, circondati da quegli stessi Bruti che poco prima giacevano ineluttabilmente morti. I loro volti erano impassibili, illuminati solo da quei freddi occhi azzurri. I non-morti stettero a guardare i Confratelli per pochi secondi, poi scattarono emettendo urla belluine e disumane. I Guardiani della Notte tentarono di difendersi da quell'attacco, mollando fendenti ed affondi nell'aria che si faceva sempre più gelida ad ogni respiro. I loro colpi andarono a segno decine di volte contro quegli esseri ai quali non importava nemmeno di difendersi, ma per quanti colpi infliggessero, per quanti arti tagliassero, quelli continuavano a rialzarsi e ad attaccare senza sosta.
    Intanto, dall'alto degli alberi-sentinella, una nuova minaccia stava defilandosi. Appesi a sottili fili di ghiaccio, dei pallidi ragni, grossi come mastini, scendevano sul campo di battaglia. Anche loro si accanirono contro i Guardiani della Notte snudando le loro veraci tenaglie di ghiaccio affilate come rasoi. I Confratelli non avevano scampo, quello era certo, e lo sapevano anche gli Estranei che dall'ombra osservavano quel massacro. Uno di loro però pareva avere gli dei dalla sua. Il giovane Confratello, caduto vittima della presa della bambina, non era morto, ma annaspava sulla neve, trascinandosi sui gomiti lontano da quel massacro. A fatica si alzò in piedi, ma quando vi riuscì prese a correre come non aveva mai corso in vita sua. Gli dispiaceva lasciare indietro i suoi compagni, ma non aveva scelta, doveva correre, correre e raggiungere la Barriera, dove sarebbe stato al sicuro.
    Il terrore gli aveva messo le ali ai piedi, facendolo allontanare in fretta dalla radura. Intorno a lui però, la nebbia gelida stava diffondendosi sempre più. Con i suoi artigli di gelido vapore si faceva strada tra gli alberi e presto il Confratello si ritrovò sommerso da un oceano bianco e freddo che lo costrinse a fermarsi. Non vedeva nulla in quella coltre perlacea e questo lo terrorizzava come non mai. Girò su se stesso molte volte, volgendo lo sguardo a destra e a manca in cerca della via giusta. Intorno a lui, intanto, bianche ombre facevano capolino da dietro i tronchi gelati. Il Confratello ne avvertì la presenza e sguainò la spada, ponendola tremante dinnanzi a se, il braccio teso pronto a scattare. Gli Estranei si avvicinarono pian piano, senza emettere alcun rumore. Uno di loro si parò davanti al Confratello. Gli occhi marroni di quest'ultimo si scontrarono con lo sguardo di ghiaccio dell'Estraneo, il quale prese tra le dita la lama tremante. Il metallo, a contatto con il tocco gelido dell'Estraneo, prese a congelare all'istante, spezzandosi. Il Guardiano della Notte lasciò quindi andare la presa e, sempre più terrorizzato, prese ad indietreggiare. Una radice però, si frappose sul suo cammino, facendolo cadere a terra. Gli Estranei erano su di lui ormai. Inesorabili.
    L'ultima cosa che vide fu la neve che cominciava a cadere, mentre dei gelidi artigli si chiusero su di lui.

    Spero vi piaccia...XD
  8. .
    • 10 agosto 285 -pomeriggio • Approdo del Re• Caldo afoso

    E l'incendio divampò.
    Fu Valerian il primo a farsi avanti frapponendosi tra il Lampo ed il Trono di Spade, come se col suo scudo volesse proteggere Rhaella persino dalle parole del ragazzo di Blackhaven: "Come osi parlare in questo modo alla tua Regina? Le tue mani sono ancora sporche del sangue del Principe Daerion!" -urlò nel bel mezzo della sala volgendo lo sguardo verso la Targaryen, a dimostrare che sarebbe stato pronto a sgozzare quell'uomo sul posto se avesse avuto un ordine da eseguire -"Le terre dell'Uncino appartengono già ai Lord della Corona e voi vorreste una compensazione per restituirle? Un premio quasi? Come se non fosse sufficiente la grazia per i vostri crimini? E poi se anche come dice Ser Waynwood le vostre parole fossero vere.. chi ci assicura che un giorno accetterete un Lord vissuto in terra straniera? E chi ci dice che rispetterete il seme del Principe Daerion e che non sarà in pericolo a Sala dell'Estate?"
    Le parole del cavaliere della Valle invece risultarono particolarmente invise al Langward e allo stesso Buckwell che si fecero avanti scuotendo la testa: "Noi vassalli diretti del Trono di Spade abbiamo pagato il prezzo maggiore in questa guerra e abbiamo fornito il nostro contributo non appena ci è stato richiesto. Perché proprio alle terre limitrofe dovrebbe spettare il sostentamento e la ricostruzione della capitale? La Valle è di certo più ricca di noi poveri seggi minori." - Lord Paul gli fece eco: "E con quali soldi pensate di riparare le spese che dovremmo sostenere? Di quanti anni parliamo? Le ricompense si promettono su una base solida o sono solo parole al vento."
    Qualcuno dei presenti mise la mano all'elsa, qualcun altro urlava così forte da coprire le parole che iniziavano a risultare di difficile comprensione; lo spavento e l'agitazione avevano preso possesso del cuore dei Lord presenti, ma due piccole luci avevano deciso di brillare in quella sala riportando un poco di calma e di attenzione. Lionel e Khailee, a far presente le priorità ed i problemi da affrontare, tanto che le loro parole riuscirono a zittire per qualche istante tutti i presenti, il tempo per la Regina Madre di riprendere il controllo della situazione.
    Il suo viso era livido.
    "Che sia fatta comunicazione in ogni Regno che Tywin Lannister è caduto per mano di mio figlio. Si depongano le armi e si ponga fine al conflitto, tutti i Lord sono richiamati nella capitale per discutere le condizioni della resa e prestare nuovo giuramento. Ma evitate di far menzione delle condizioni di salute di Rhaegar, almeno per il momento, e chiunque sia presente in questa sala è tenuto a mantenere assoluto riserbo."-Rhaella aveva accolto l'appello di Lionel ma i messaggeri si sarebbero dovuti recare in qualche seggio vicino, come appunto quello di Rosby o di Langward, per poter spedire le missive con ali di corvo dato che quelli della Fortezza Rossa erano stati uccisi dai Lannister. L'operazione avrebbe preso qualche giorno -" Mio figlio Viserys deve far ritorno presso sua madre. Lord Damon è qui così come la sua famiglia, non c'è più alcuna ragione affinché rimanga a Nido dell'Aquila, ma voglio che sia scortato personalmente e che la sua incolumità venga garantita. Chi di voi vorrà farsi carico di questo compito?"
    Rhaella tergiversava.
    Forse alla maggioranza dei presenti il particolare poteva essere sfuggito ma non a Lord Varys e neppure a Khailee che un poco aveva imparato a conoscere i modi della Targaryen. La bellissima donna si morse le labbra.
    Ed evitò l'argomento.
    "Lady Khailee non è in torto. I nemici vanno tenuti stretti ancor più degli amici. Tywin sarà processato e condannato per Alto Tradimento, ma le sue figlie possono essere risparmiate ed unite in matrimonio a rampolli alleati, da nord a sud. Intrecciare questi legami potrebbe proteggerci da ulteriori rivolte in futuro probabilmente, ma la Corona non ha intenzione di subire un altro rifiuto come quello di Keriann Stark. Perciò prima di procedere in tal senso bisognerà sincerarsi delle vostre intenzioni miei Lord e dei patti matrimoniali che avete stipulato per le vostre figlie ed i vostri figli. Però, Ser Valerian....questa potrebbe essere l'occasione di assicurarci il controllo sulle Terre della Tempesta che tanto temiamo di perdere."-la Regina si sporse a parlare direttamente con il Dondarrion per il quale continuava a provare sentimenti contrastanti -"Per i vostri servigi messer Dondarrion, ricevete oggi la grazia reale che vi era stata promessa."
    L'annuncio della Regina Madre sarebbe stato presto reso esecutivo dalle mani leste degli uomini che formavano la corte di Approdo del Re. Duncan era libero, finalmente....
    "Una fanciulla straniera a Blackhaven per sancire questa nuova era di pace, non credete sia una buona idea?"-domandò senza malizia al ragazzo.
    Duncan era libero? Uhm.
    "Col cazzo che ci mettiamo una Lannister nel nostro castello..."-quello di Lord Merrick era un sussurro rivolto ai suoi due figli e non udibile da nessun altro, tutti presi a bisbigliare tra di loro di fronte alle nuove opportunità che le parole di Rhaella stavano aprendo per tutti. "Lionel, sei l'eroe di questa guerra, avrai il diritto di dettare le tue condizioni quando sarà il momento di spartirsi qualcosa e di un nome nobile ma senza più terre come quello dei Lannister non ce ne faremo nulla." Merrick poteva sembrare duro, ma era effettivamente molto pratico. Con più dolcezza si rivolse alla figlia, non senza nascondere una punta di malinconia nella voce: "Bimba mia, perché hai detto quelle cose? La Regina ci chiamerà a dire la nostra e cosa faremo a quel punto? Non posso sacrificare tuo fratello ed il nome del Casato...."-e quindi, implicitamente, il Lord stava suggerendo che sull'altare di quel sacrificio ci sarebbe dovuta finire Khailee. "Volevo vederti sposata ad un Lord amico, vicino, volevo poter stringere i tuoi figli ed insegnare loro a tirare di spada. Cosa faremo se finirai nell'Ovest o alle corti dei Fiumi, oppure tra i selvaggi della Tempesta?"
    "E tu non dici nulla?"-Lady Quintilla si era avvicinata al figlio e al marito prendendoli per il braccio e bisbigliando a sua volta qualcosa per conoscere le loro intenzioni in merito all'intera faccenda. "Io volevo quella Buckwell per te..."-commentò malinconica rivolta verso Eldridge che forse per la prima volta si rendeva conto delle speranze della madre - "Voglio una come noi, come me. Una ragazza affidabile che mi dia tanti nipotini e tenga la bocca chiusa. Vogliamo davvero unirci a qualche donnetta dei Fiumi o dell'Ovest?" Lord Paul tagliò corto girando la questione direttamente al figlio: "Cosa ne pensi?"
    L'unico che, almeno sulla questione, non aveva nulla da decidere era Ser Philipp che aveva una moglie e presto un figlio ad aspettarlo ad Ironoaks. E' per questo che di tanto in tanto Ser Robar gli dava di gomito sorridendo ed indicandogli questo o quel Lord, costretto a valutare in un pomeriggio le ambizioni matrimoniali dell'intera famiglia. Rhaella sembrava soddisfatta, aveva deviato l'attenzione da dove doveva deviarla...almeno fino a quando il Royce, tanto innocente quanto inopportuno, tirò fuori di nuovo l'argomento: "Quest'accordo con Braavos allora mia Regina?"
    Fosse stata un Drago probabilmente Rhaella avrebbe incenerito il cavaliere della Valle all'istante in quell'esatto momento. Il Maestro del Conio si voltò preoccupato verso la sua Regina che deglutì afferrando i braccioli del Trono talmente saldamente che si tagliò con una delle mani. Il suo volto era addolorato e contrito e adesso sarebbe stato evidente per tutti che sì, c'era qualcosa che non andava.
    "Quando siamo arrivate a Braavos la situazione era complicata. La folla mi ha riconosciuta ed assalita e sono stata costretta a trovare rifugio in un bordello, per cui mia nipote è andata da sola a trattare con i banchieri di Ferro. La sua inesperienza ci ha giocato un brutto tiro."-gli occhi di Rhaella si gettarono su Valerian, come a volersi assicurare che il cavaliere l'avrebbe protetta dai suoi stessi alleati dopo aver pronunciato quelle parole -"L'accordo ci ha permesso di reclutare abbastanza mercenari per vincere una guerra che non sarebbe stata assicurata all'epoca senza il supporto di Casa Baratheon. Tuttavia in cambio abbiamo fatto notevoli concessioni alla città libera di Braavos. La Banca di Ferro sarà depositaria dei beni e dei tesori della Corona e Braavos nostro partner principale nei commerci con l'Oriente." - Philipp e Duncan avrebbero capito immediatamente il peso di quell'affermazione che per molti dei presenti sarebbe apparsa priva di valore. La Banca della Corona di Approdo del Re aveva fornito fino a quel momento prestiti ad i Lord di tutti e Sette i Regni in virtù delle garanzie assicurate dai beni della Corona; se da quel punto in poi la riserva aurea del continente fosse stata trasferita a Braavos il potere e le capacità della Banca della Corona sarebbero state praticamente annullate e tutti i prestiti e gli investimenti dei Lord dei Sette Regni sarebbero divenuti appannaggio della Banca di Braavos. "I dazi di importazione ed esportazione per Braavos saranno dimezzati." Ed ecco che con pochi semplici parole la compensazione che Duncan era riuscito a far ottenere ai Lord della Tempesta veniva tagliata della metà. "Ed un decimo delle tasse raccolte dalla Corona saranno devolute alla Banca di Ferro."
    Quello era il colmo. Se già si parlava di aumentare le tasse per supportare la rinascita della capitale e dei commerci, quanto avrebbero dovuto pagare con la Banca di Ferro a frugare nelle loro casse?
    Ci fu un lunghissimo istante di silenzio, la quiete prima della tempesta.

    Superpostone lunghissimo, cerco di riassumere:

    1. Reazioni
    2. ovviamente la gente reagisce in modo un po' disparato, quando si chiede di cacciare i soldi tutti fanno gli gnorri XD
    3. Comunicazioni
    4. verrà data comunicazione in tutti i Regni ma vi avviso che le tempistiche saranno diverse a seconda delle situazioni
    5. Viserys
    6. qualcuno si offre volontario per andare a riprendere Viserys?
    7. Matrimoni
    8. la proposta di Khailee è piaciuta ma ora un pochino avete da discuterne con le rispettive famiglie. Duncan ci sta? Khailee? Eldridge? Lionel che ne pensa? Philipp laughts in "mi sono già sposato".
    9. Accordo
    10. eccoci qua. Abbiamo spiattellato il piegamento a 90 gradi che Westeros dovrà concedere a Braavos in cambio di 10.000 mercenari. XD Che si fa?


    Limite post: sabato 8 agosto
  9. .
    Un pugnale... Merda. Sbottò Caleb. Speravo di trovare qualcosa di migliore... Chi cazzo mette un pugnale così in una tomba?
    Scosse la testa, guardandosi attorno ancora un istante, per essere sicuro di non aver dimenticato nulla, dopodiché lasciò la stanza.
    Era in mezzo alla sala delle statue quando un terremoto fece vibrare l'intero tempio, e ancora una volta la voce di Shub Niggurath giunse alle sue orecchie.
    Per l'ultima volta...

    "Fate attenzione, gli Antichi e gli Dei Esterni non vivono come i mortali. Fate attenzione alle nove vite dei gatti di Ulthar e al finto sonno di Azathot. Fate attenzione all'alito nefasto di Zagarothua e al sonno ingannatore di Nyarlathotep. E ora...ora...ora siete soli..."

    Non... Non vivono come i mortali? Cosa significa? Balbettò lo Stark, ben sapendo che Shub Niggurath non gli avrebbe mai risposto.
    Sentiva uno strano ronzio nelle orecchie: improvvisamente, il suo desiderio di salvare tutti i suoi compagni si era fatto infinitamente più grande: voleva salvare tutti, tutti... Perché uccidere i propri nemici, non poteva salvare anche loro? La sola idea di fare del male ad un'altra creatura lo faceva soffrire fin nelle ossa.
    Non era giusto che la morte dovesse reclamare altre vite... Non dopo che Dagon stesso era stato assassinato su quel trono..

    Scosse la testa con un ringhio: quello doveva essere il suo prezzo per essere stato il prediletto di Shub Niggurath.
    Almeno ci vedo ancora... Borbottò, rialzandosi, improvvisamente colto da un'orrenda sensazione.
    Sentiva la pelle d'oca su tutto il corpo, come se l'aria fosse carica di energia.
    Rapido come un lampo, animato da un orribile dubbio, corse verso la porta dei serpenti.
    Lo Stark pregò, pregò che il suo più grande nemico non si trovasse lì, che quel sapore metallico, come di sangue, che sentiva in bocca non fosse l'energia emanata da una divinità, ma solo una punizione per aver comunicato con la dea madre.

    Ma quelle speranze andarono presto in fumo, perché fu lì che Caleb incontrò Yig, il Signore dei Serpenti.

    Era una creatura mastodontica, tanto alta da sfiorare il soffitto del tempio, il corpo era quello di un serpente, fatta eccezione per le braccia, le quali sembravano appartenere al gigante che Caleb aveva affrontato sulle Montagne del Nord.
    Era... Era gigantesco, avevano davvero qualche possibilità di sconfiggerlo?
    Osservò il volto, il quale era di serpente, e la coda, la quale occupava quasi interamente la stanza.

    Lo vide muovere il collo, come se si stesse sgranchendo, dopodiché i suoi occhi gialli corsero fino alla sala del trono, puntandosi su Corinna.
    Fu allora che ogni dubbio venne spazzato via dalla mente dello Stark.
    No. Ringhiò, sfoderando lo spadone e impugnandolo con entrambe le mani, lasciando a terra il pugnale e lo scudo per chiunque potesse giungere in suo aiuto. No, non lo farai.

    Brandì la sua arma, osservando con ira selvaggia la divinità. Non le farai del male, te lo impedirò.

    Corinna era la sua scudiera, ma era anche sua amica, e lui non avrebbe permesso che la rossa venisse uccisa da quel mostro.

    Sei un Dio, giusto? Vediamo se sei in grado di sconfiggermi! Sfidò, prendendo la rincorsa.

    E saltò, saltò mulinando la sua arma, puntando dritto al corpo di quell'essere.
    Se affrontare un gigante era follia, affrontare un Dio era qualcosa di tutt'altro livello.
    Ma lui era l'unico a poter impedire a Yig di uccidere Corinna, Vicare, Khailee e Syran, e magari di spazzare via l'umanità dai Sette Regni, da Essos e... Da ovunque, insomma.

    Lui era il Protettore del Nord, ma in quel momento era molto di più.
    Lui era lo scudo di tutta la sua squadra, e dell'intera umanità.

    Tornatene da dove sei venuto, bestia schifosa!



    Aggiorno i parametri di Caleb:


    Forza 112/128 (base 110)
    Destrezza 76/101
    Conoscenze 7 /12
    Diplomazia 0/95 -> tratto "Tutti o nessuno"
    Amministrazione 23/43
    Vita: 242/242

    Corazza di Acciaio (Riduzione danno 8 peso 6)
    Spadone d'Acciaio (19 Att 12 Dif peso 21)
    Antidoto
    Unguento curativo

    Poggio a terra i seguenti oggetti, in modo che siano visibili e/o facili da prendere per chi passa
    Scudo di Ferro
    Pugnale di Ferro


    MALUS PESO=peso equipaggiamento-forza/10-resistenza*4 = 6 + 21 - 128/10 - 3*4 = 2.2
    VELOCITA'= Destrezza/3 +liv competenza arma - malus peso = 33.6 -2 +5 = 38.6 (sia corpo a corpo che spadone)

    ATTACCO= VARIABILE*forza/10 + liv competenza arma*3 + (potenza arma in attacco *(numero mani+1)/2) = 25*128/10 + 5*3 + 19*3/2 = 363.5


    Nuovo valore di Forza: 87
  10. .



    E

    ra da sola in stanza.
    Una volta chiusi gli occhi, si concesse di piangere…
    Strinse i denti, come se stesse ringhiando, e gli occhi erano serrati. La mano libera stretta in un pugno di rabbia, le lacrime che colavano sul viso pallido.
    Sotto le palpebre continuava a ripetersi la scena della morte di Dagon.
    Non urlò, non pianse, non si dimenò.
    Guardò per l’ultima volta quello che fino a qualche minuto era il corpo del suo amato, che aveva aiutato a sorreggersi, che aveva cercato di aiutare, che avrebbe difeso fin a costo della propria vita.
    Consegnò senza dire nemmeno una sillaba sia l’antidoto che l’unguento curativo a Caleb e andò a compiere la propria missione.
    Se ne era andato anche lui.
    Un altro che se ne era andato via sotto i suoi occhi, impotente.
    Un altro che aveva promesso e giurato di proteggere.
    Un altro…
    Le unghie si conficcarono nella tenera pelle del palmo della mano. I primi singhiozzi le stavano risalendo la gola.
    Un altro…
    Strinse i denti, arricciando le labbra in una espressione di dolore lacerante.
    Ma gli occhi non riuscivano ad aprirsi, ripetendo come in una tortura infernale quell’attimo maledetto.
    Non avrebbe mai più dimenticato quell’orrore.
    Mai avrebbe perdonato qualsiasi divinità stesse giocando con i fili delle loro vite…
    Alzò il viso verso il soffitto e si lasciò andare in un grido di sfogo.
    Ruggì fino quasi a lacerarsi i polmoni.
    Urlava agli Antichi che l’avevano abbandonata, alla divinità maledetta di quel labirinto, a tutto.
    Non gliene fregava più nulla, poco importava se gli altri avessero sentito o meno quello strazio di rabbia e dolore.
    Riaprì gli occhi, con il fiatone. Era così stanca di quell’Inferno….
    Senza pensarci due volte, con due netti strattoni si liberò dai tentacoli viscidi e dal muro che la teneva bloccata.
    I graffi e le ferite avevano dipinto fiumi rossi sulla pelle candida.
    Gli occhi erano rossi, iniettati di sangue dalla rabbia e dallo sforzo.
    Non avrebbe più tollerato oltre…
    Corinna era sparita. C’era rimasta solo una bestia al suo posto.




    -15 Forza
    -10 PV


    Edited by Cioffa - 1/7/2020, 09:56
  11. .
    Buio, buio e macerie.
    Caleb si trovava in un corridoio, solo con un mucchio di macerie.
    Almeno stavolta non c'è nessuna trappola... Borbottò, avanzando fino a trovare l'uscita, o meglio, quella che sarebbe dovuta esserlo... Ma che in realtà era un cunicolo tanto stretto che ci sarebbe passata a malapena una gamba dello Stark.
    Fantastico...
    Questo significava che avrebbe...

    "Mio prediletto..."

    Scattò allerta, levando i pugni e preparandosi a combattere, il cuore che batteva all'impazzata.
    Era quella la voce di cui parlavano tutti? Era quella l'alleata che stava fornendo loro informazioni di vitale importanza.

    Chi sei...? Sussurrò nel silenzio, sperando in qualche modo in una risposta. Dimmi cosa fare, e io lo farò.
    Aveva percepito del potere immane nel momento in cui la voce lo aveva sfiorato: qualunque cosa fosse la sorgente di quelle parole, doveva essere una creatura divina, o quasi. L'unica certezza che aveva era che quella voce fosse la loro massima alleata, in quel momento, e che quindi la loro salvezza sarebbe largamente dipesa dal suo aiuto.

    Sarebbe tornato indietro, nella sala dove avrebbe trovato Khailee e Dagon, quest'ultimo con una pozza di sangue e liquido nero ai piedi.
    Rabbrividì: Khailee aveva perso la vista, Dagon sembrava aver vomitato le sue stesse interiora... Era questa la pena per chi non riusciva a sostenere il potere di quella voce?

    Nonostante tutto, non ebbe il tempo di rimuginare sopra ciò: aveva visto Syran menare fendenti all'aria, ma giunse in tempo soltanto per vedere cinque creature bluastre, simili a donnole troppo cresciute, riverse a terra.
    ”Non potete passare!”
    Il tizio di Qohor ci sapeva fare con la spada, a quanto pareva.
    Ottimo lavoro, sei ferito? Domandò.

    Sarebbe poi tornato da Dagon e Khailee: l'uomo di ferro aveva risolto l'enigma legato ad una delle prove e si era diretto alla sala delle macine per portare a compimento la sua missione.
    Lo Stark lo seguì, imbattendosi in Vicare e Corinna.

    Il suo istinto non lo aveva tradito, infatti Vicare aveva trovato una mazza ferrata, un'armatura d'acciaio ed uno scudo.
    Niente male... Sogghignò il Lord. Posso?
    La domanda, rivolta al compagno di squadra, venne posta indicando il fantastico bottino trovato.
    Avrebbe indossato rapidamente la corazza e afferrato la mazza con sicurezza.
    Non ne uso una da un po'... Commentò soppesandola. Ma penso che farà il suo lavoro.

    Si avvicinò a Corinna e Dagon. Trovato qualcosa di utile? Domandò alla rossa, riferendosi alla stanza. Cosa c'era lì?

    Avrebbe poi passato lo scudo ai due. Qualunque cosa succeda, fate attenzione! Si raccomandò. E gridate se vi dovesse servire aiuto.
    Salutati i due, avrebbe condotto Vicare nella stanza dei mosaici. Queste cose che hai trovato potrebbero fare la differenza, sei stato eccezionale! Esclamò allegro.

    Avrebbe pensato a come gestire al meglio il tempo che avevano a disposizione, rimanendo in silenzio per qualche istante.
    C'è un problema. Annunciò ai due presenti.

    In fondo a quel corridoio c'è un cunicolo troppo stretto perché chiunque, eccetto voi due, possa passarci. Spiegò lentamente. Ho provato, ma non riesco a far passare neppure una spalla, una volta infilata la testa...
    Sbuffò appena. Il corridoio è ancora immerso nel buio, quindi...

    Non gli piaceva mandare una fanciulla a combattere in prima linea, ma la situazione non gli lasciava altra scelta.
    Khailee, lì non avrai alcuno svantaggio, rispetto a chiunque altro di noi. Siccome adesso ci troveremo verosimilmente a combattere, lì nella stanza dove si trova anche Syran, vorrei chiederti di andare ad esplorare il cunicolo. Vicare, invece, verrà con me e mi aiuterà a scoprire cosa si nasconde dietro agli archi nella stanza aperta da Syran. Non appena lo avremo fatto, andrai anche tu con Khailee, ok? Concluse rivolgendosi direttamente al secondo.

    E' probabile che dovrete superare una prova da soli. Mi dispiace dovervi chiedere una simile, ma non abbiamo scelta...

    Se si fosse mostrata d'accordo, avrebbe accompagnato Khailee al cunicolo, aiutandola ad intrufolarsi in esso.
    Una volta lì dentro, fai attenzione, Vicare ti raggiungerà entro breve. Si raccomandò, voltando poi le spalle al cunicolo.
    Pregò gli Antichi, la voce o chi per loro che quella ragazza sopravvivesse, e che non l'avesse letteralmente mandata in pasto a qualche orrenda creatura.

    Andiamo Vicare! Esclamò, accelerando il passo. Meno è il tempo che Khailee resta sola, meglio è!
    Entrò nella sala dove Syran aveva ucciso i mostri. Io prendo l'arco a sinistra, tu quello a destra! Decretò. Syran, fai attenzione, ho la sensazione che quelle bestiacce non fossero sole...
    Pronunciate quelle parole, attraversò l'arco.
  12. .
    Attraversando l’arco un altro inquietante panorama di palesò di fronte all’allegra comitiva: un grosso stanzone immerso nell’oscurità, a malapena rivelato dalle torce degli accompagnatori di Vicare.
    A Vicare si gelò il sangue quando la scivolosa luce dei tizzoni illuminò tre grosse statue raffiguranti mostri animaleschi.
    Caleb quasi inciampò facendo per un momento temere una trappola a Vicare ma rimase illeso fortunatamente.
    Qualcosa colpì il Braavosiano da dietro, portandolo a sobbalzare ed irrigidire la schiena. Guardandosi rapidamente le spalle identificò Dagon il quale sguardo sembrava più infastidito che apertamente ostile od omicida.
    Non riuscì comunque a tirare un sospiro di sollievo.
    Va bene… - pigolò in maniera a malapena udibile

    A malapena sentì la giovane ragazza cinguettare di quella voce nella sua testa che le raaccontava di fiori bianchi, altre persone come loro…suonava tutto molto malato e perverso…avrebbe potuto dire “molto qohorik”, ma sarebbe stato troppo crudele per aver passato solo una giornata nella città nera.
    Syran, l’uccello, per favore, mettilo lì
    La ragazza pareva aver avuto un’illuminazione visto il cambio di intonatura, ma la frase pronunciata lasciò Vicare un attimo interdetto
    Oh, le statue! - comprese il Vorys osservando meglio la stanza.
    Che fortuna essere capitato in un gruppo di persone così sveglie, attente e parzialmente terrificanti.
    L’illeso Caleb parve approvare l’idea della fanciulla di Buckwell e direzionò Vicare e l’amichevole Dagon a sistemare le altre statue
    Aspetta, come dovre-
    Vieni rosso, mettiamoci al lavoro esortò Syran con una pacca sul posteriore.
    Vicare sobbalzò nuovamente a quell’inaspettato tocco- Qua la gente si sta facendo troppo espansiva e…fisica - pensò lanciando uno sguardo obliquo al qohorik, il quale parve perdere lo zelo iniziale di fronte al colossale uccello marmoreo che si ergeva nella stanza
    Eh! Facile dire “spostiamo le cose”. Facile dirlo soprattutto quando si è grandi quanto le statue stesse - avrebbe voluto lamentarsi Vicare preferendo evitare polemiche.
    Squadrò l’alta statua del cagnone antropomorfo e tentò di spingerla, ma la vide traballare fin troppo e non se la sentì. Decise di imitare il qohorik, di trascinare piuttosto che spingere, di indietreggiare piuttosto che avanzare.
    Così cinse la statua, divaricò le ginocchia ed iniziò a trascinare, passetto dopo passetto
    Ma dove diavolo mi sono svegliato - si lagnava il Braavosiano sbuffando.
    Ci mise sicuramente molto più del Naerari o di Dagon, ritrovandosi a fare suoni non molto lusinghieri. Si interruppe dopo poco, spaventato dal fragore del calcio di Caleb contro la porta. Si prese qualche secondo per riprendersi per poi tornare a trainare il pilastro tra affanni e gemiti.
    Osservò con piacere che la prova aveva causato una certa misura di fastidio persino al minaccioso Dagon, sebbene questo fosse riuscito a completare un maggiore tragitto in minor tempo.
    Arrivato alla fine del tragitto, Vicare aveva assunto in volto un colore simile alla chioma della fanciulla Corinna che notò essersi allontanata, probabilmente dietro ordini di Caleb.
    Sudando e sputando si appoggiò contro la statua
    Ah… -ansimò asciugandosi la fronte con una manica- Non chiedetemi più…ah…una cosa…del genere…uh! .
    Avrebbe tanto voluto sedersi contro quell’inanimato cane pietroso, ma l’idea di appoggiare il sedere dove bestie striscianti potevano emergere da un momento all’altro non lo stuzzicava.
    Fate che non ci siamo messi a mettere ordine nella casa di un mostro solo per buon cuore...perché a me il cuore ora scoppia
  13. .

    La camminata fu piuttosto breve, a dire il vero. Per chissà quale motivo si era aspettato un lungo corridoio oscuro, ma evidentemente quel posto era più piccolo di quanto avesse immaginato. Il gruppo attraversò l'arco che li avrebbe condotti nella prossima stanza e per un attimo il fastidio che provava per la mancata opportunità con Corinna fu un minimo alleviato dalla pessima figura dello Stark.
    Certo, se fosse caduto di faccia sul pavimento sarebbe stato senz'altro più divertente! Ma quel sogno di merda non pareva volergli dare molte gioie quindi...
    Il posto in cui si trovavano era simile per dimensioni alla sala del trono ma decisamente diversa per quel che riguardava l'arredamento: il pavimento era percorso per buona parte da una sorta di spirale sulla quale erano disposte alcune statue dalle sembianze animalesche. Altre statue erano poi poste in un angolo della stanza, quasi a bloccarne l'entrata. Altre due vie poi parevano essere percorribili, sebbene una fosse chiusa da una porta di legno (non che si fosse mai rivelato un problema).
    Non avevano messo piede all'interno da neanche un minuto che la ragazza delle voci ricominciò a condividere con il resto del gruppo.

    "Ho sentito ancora quella voce, ma questa volta se n'è aggiunta un'altra. La solita voce femminile mi ha detto che dobbiamo fare in fretta, perché molto presto la luce toccherà le porte del Tempio. Mi ha detto però che ormai sono debole, che la fine è vicina e che non siamo soli.
    Ci sono altri che sono stati fatti prigionieri come noi, ma solo un gruppo potrà salvarsi, quindi dobbiamo muoverci."
    Se qualcuno dovesse arrivare prima di noi, le porte del Tempio si chiuderanno per sempre. L'altra voce era invece maschile e non sembrava provenire da questo luogo... Sembrava che stesse parlando con qualcuno. Diceva che avrebbero dovuto trovare un fiore bianco, di cui avrebbero poi dovuto mangiare i petali. Era consapevole che la cosa fosse strana, ma non avevano più tempo da perdere."


    "Immagino che questo significhi soltanto che dobbiamo sbrigarci ancora di più!"

    Ancora più lestamente di quanto la "sicuramente sana" bionda avesse riferito cosa la voce nella sua testa volesse da loro, il Lord cominciò a dare ordini a destra e sinistra. Probabilmente trovava difficile smettere.

    "Dagon, riesci a spostare il gatto sì? Abbiamo detto che deve riempire lo spazio vuoto dell'anello intermedio."

    "Certo..."

    La voce del pirata era chiaramente pregna di fastidio ma si mosse comunque verso la statua felina. Le frasi precedenti, riguardanti il pazzo e il suo dover afferrare e far entrare l'uccello, stavano facendo bruscamente virare il suo sogno verso argomenti non graditi.
    Fece un occhiolino alla rossa, vicina alla sua statua, muovendo le labbra in un leggero sorriso. Un sorriso che fu ben presto cancellato non appena si rese conto di quanto effettivamente pesasse la statua. Ci volle un po' per trascinare quel pezzo di pietra nel punto indicato, e non manco di imprecare contro tutte le divinità a lui conosciute nel tragitto. Ora che ce l'aveva fatta però, non restava altro che aspettare che... qualcosa... accadesse.

  14. .
    ”Da Essos, certo, ma... Che domanda strana” sentenziò, mentre solleva entrambe le sopracciglia, sorpreso dal bizzarro interesse mostrato dalla bionda in quell'altrettanto inusuale contesto: ”E come rispondere con poche parole ad un quesito tanto complesso? La magia che conosco deriva dalla benevolenza del mio Dio, l'unico e vero, che dona a pochissimi eletti la capacità di sprigionare il potere insito nel sangue...” Le prese una mano tra le sue, alzandola poi fino all'altezza del viso: ”La magia è uno dei più alti misteri di questo mondo, ma per esperienza so che è sufficiente assaggiare una goccia del vostro sangue, presa magari da una piccola puntura su un dito, per poter dare un'occhiata al vostro futuro: la visione sarà nebulosa ovviamente, ma è possibile interpretarla, e gli indizi possono comunque essere colti... Come ho già detto però, ora non dovete preoccuparvi: non esiste una magia così potente da ferirvi qui e... Può essere reale tutto questo?” Le sorrise, rassicurante, dandosi un'occhiata attorno per vedere se dall'ultima volta fosse cambiato qualcosa: niente. ”Credo sia uno strano sogno... Esistono rovine simili anche nella Foresta di Qohor, ma dove potremmo essere di preciso, secondo voi? Io ricordo di essere stato al Tempio, voi suppongo foste a Westeros: non è possibile esserci incontrati, non credete?” Era impossibile perché si trattava di un'accurata creazione della sua mente, ma in effetti la spiegazione sarebbe stata buona anche se l'avesse data ad una persona in carne ed ossa.
    Sfortunatamente, il dovere chiamava...
    ”Pft!” Subito gli sfuggì uno sbuffo divertito quando, giusto un attimo più tardi, il grande e possente Caleb Stark rischiò di inciampare e stramazzare al suolo, o peggio andare a cozzare contro quegli enormi affari di pietra... Di preciso, nel bilancio del sogno, cosa doveva rappresentare quel ragazzo? Era forse una specie di metafora, a riprova del fatto che un titolo non volesse dire granché? Ora Syran era Lord Comandante, come Caleb era Lord del suo piccolo regno sperduto, ma a differenza sua doveva sforzarsi di rimanere coi piedi per terra? Letteralmente, in questo caso?
    La stanza in cui si trovarono era comunque più affollata e tenebrosa della precedente: una vasta serie di pilastri si rincorreva davanti a loro, formando una specie di spirale monca... Qui e là poi, detriti ed altre macerie ingombravano il terreno, rendendo necessario, come dimostrato dal Lupo, prestare la massima attenzione. Intanto che avanzava, Syran osservò meglio le pietre scolpite, rendendosi presto conto che erano sì di solida roccia, ma non erano affatto veri e propri pilastri, no... Erano statue, scolpite addirittura in forme di animali.
    Si voltò verso Khailee quando cominciò a parlare, riportando le parole dell'ennesima visione, giunta, come le altre, al loro ingresso nella nuova sala: ecco, qualcuno li stava forse osservando? Era un bizzarro modo di comunicare, ma il discorso attestava comunque un certo progresso nella loro impresa, oltre che un potenziale aiuto dall'alto, per quanto quest'ultima evenienza fosse ormai dubbia: la voce voleva la sconfitta del Signore dei Serpenti, esattamente come loro a questo punto, ma se era per merito suo che erano finiti lì, sempre assumendo che il sogno avesse una corrispondenza col mondo reale, e la stessa sorte era capitata ad altri avventurieri, che però non si sarebbero salvati se loro avessero avuto successo, e viceversa... Beh, a questo punto dubitava del buon cuore della Madre.
    O padre, visto che ora si era aggiunta una voce maschile.
    ”Cos...? È un enigma?” Prove, dovevano superare le prove, dunque era possibile che le statue accanto all'ingresso dovessero essere messe in posizione, tra le altre? Certo che era possibile, ma cosa sarebbe successo se l'avessero fatto? Che garanzie avevano che riposizionarle avrebbe giocato a loro vantaggio? Non potevano scoprirlo, se non facendo un tentativo...
    Sospirò, sollevando gli occhi verso il soffitto: perché mai Capitan Ovvio si ostinava a ripetere le cose? Che senso aveva dare le stesse indicazioni della bionda? Sì, aveva capito il messaggio, di nuovo... Nonostante il titolo, essere furbi e svegli, punto.
    ”Perfetto. Vieni rosso, mettiamoci al lavoro” disse quindi, dandogli un rapido colpetto con la mano, per esortarlo a non starsene lì impalato e mezzo nascosto, cosa che aveva fatto praticamente fino a quel momento... Magari aveva solo bisogno di un incoraggiamento, no? Ed una pacca sul culo avrebbe scosso chiunque, esattamente come scuoteva ogni bestia da soma, per esempio.
    Quanto al compito, era decisamente più facile a dirsi che a farsi. Crucciato, osservò l'uccello in tutta la sua vertiginosa altezza: di spingerlo neanche a parlarne, soprattutto tenendo le mani verso la metà della struttura... Sarebbe sicuramente caduto, con ogni probabilità contro altre statue, dunque avrebbe dovuto tirarlo, stando praticamente a terra: ”Umpf... Syran sposta l'uccello... Pff mettilo al centro, certo, dove c'è più strada da fare” borbottò tra sé, alternando quindi momenti in cui tirava la base della statua, lentamente, ad altri in cui liberava il passaggio da tutto ciò che potesse farlo inciampare, scivolare o costituire un ostacolo per il carico pesante: ”Certo che sei grosso, non quanto il mio forse, che però è sicuramente più maneggevole... Vieni, forza”, tirò, tirò ancora e ancora, aggirando le altre tessere del puzzle finché non fu ad un passo dalla meta: un ultimo sforzo e sì, era arrivato al centro di quella spirale, con la schiena e le gambe doloranti per lo sforzo effettuato... Ce l'aveva fatta! Tuttavia, non aspettò di vedere l'effetto di quella mossa, preferendo tornare rapidamente sui suoi passi: in quella foresta di roccia, stiracchiandosi aveva infatti scorto Khailee, china su se stessa ed intenta a rovistare tra i sassi... Con quelle mani delicate e nella sua condizione, non era certamente l'azione più consigliata, ed era meglio evitare che peggiorasse prematuramente.
    ”Khailee...” Dopo averla raggiunta si piegò accanto a lei, poggiando una mano su quella che, nella penombra, sembrava la schiena, mentre con l'altra cercava nuovamente le sue dita piccole e delicate, che avrebbe tenuto per costringerla a sollevarsi: ”Non dovreste affaticarvi così... Non serve che cerchiate tra i calcinacci, dubito ci sia qualcosa di utile. Andiamo, reggetevi a me e vediamo che succede con quelle statue”, le sarebbe restato accanto allora, in attesa di un segno che sancisse, sperava, il passaggio della prima prova...

    Uccello al centro della spirale

    Ho aggiunto dei parametri, qui c'è il nuovo conto:
    Diplomazia 25
    Marzialità 86: f40, d46 ---> forza 35, destrezza 36
    Amministrazione 7 ---> 2
    Intrigo 35
    Conoscenze 30
  15. .
    Uhm, sì... Quelle ossa erano vecchie, non vi era infatti alcun brandello di carne attaccato ed erano abbastanza leggere, segno che il midollo al loro interno fosse ormai asciutto, ma erano comunque umane, sapeva riconoscerle più che bene. Veniva dunque da chiedersi chi le avesse messe lì e perché, se quelle persone fossero morte fuori o dentro la cavità e se tale morte avesse un'origine violenta o meno... Ma soprattutto, perché mai vi era una spada tra le spoglie? Aveva riconosciuto subito il margine tagliente, freddo e duro, ed aveva ghignato finché non era riuscito a serrare la presa sull'elsa, poco lavorata ma funzionale: fu in quel momento però che un movimento attirò la sua attenzione, ed il successivo luccichio delle squame innescò in lui la più classica delle reazioni istintive... Per poco non si ferì sulla grata, ma un'escoriazione sarebbe comunque stata preferibile al morso di quelle cinque, sei bestie immonde! ”Uo!” Fece ancora un mezzo passo indietro: da frequentatore della Foresta aveva imparato a diffidare dei serpenti con la testa squadrata, probabilmente velenosi, e sapeva che quegli animali erano capaci di spiccare salti e, di conseguenza, non avrebbero avuto alcuna difficoltà ad uscire da là sotto, se solo l'avessero ritenuto necessario... Quindi perché dargliene un motivo?
    Mentre Khailee si presentava saggiò la presa sull'arma, osservandone il profilo per scorgere eventuali pieghe o cricche che ne avrebbero compromesso l'integrità, ma sorprendentemente pareva tutto in ordine... Ottimo, in quel contesto era un bene essere armati, giacché non sapeva cosa fosse in agguato nelle altre sale e perché non aveva idea di cosa passasse per la mente di quegli altri, completi estranei. Arretrò ancora, cominciando a far ruotare la lama prima avanti, poi indietro. Provò anche ad incrociare una, due e tre volte, tornando alla rotazione più semplice quando sentì di essere soddisfatto e... Clang!
    Il grido della ragazza l'aveva colto di sorpresa, spaventandolo e facendogli sfuggire di mano la spada, e fu solo grazie alla prontezza di riflessi che riuscì a bloccarla con un piede, impedendole così di scivolare nuovamente fin sopra, o magari dentro, la grata da cui l'aveva appena estratta... Si chinò a raccoglierla, borbottando improperi mentre Caleb già si interessava alla fanciulla. ”Va tutto bene, sì” gli rispose quando si interessò anche alle sue condizioni, dimostrando nuovamente di essere uno strano personaggio... Beh, questa sua iperattività gli impedì di restare con loro, spingendolo invece al seguito dei due che aveva mandato in avanscoperta. Okay.
    Assicurata la lama alla cintura, Syran avanzò di qualche passo, colmando il vuoto lasciato dal Lord di Grande Inverno: ”Forse il nostro salvatore è più abituato a parlare ai soldati, che alle donne...” Disse tra sé, allungando prontamente una mano per cancellare con delicatezza dal viso di Khailee le tracce della lacrima solitaria, che poco si addiceva alle fattezze così delicate e pure dei suoi lineamenti: ”Non avete da temere, Khailee di casa Buckwell, perché pur essendo tutti destinati all'abbraccio delle tenebre, trovo difficile pensare che sia questo il luogo del nostro eterno riposo... Non so da dove veniate, ma ho visto cose peggiori di qualche serpente, e nulla di ciò che vi sta facendo la voce può essere permanente: non esiste un tale potere, né una magia in grado di farlo. Siate forte e resistete per un altro po', potete farcela”, sorrise, per quanto fosse stupido cercare di rassicurare una figura generata dalla sua mente in quel particolare sogno... Ma sembrava quasi che dovesse davvero collaborare con quei personaggi, in un modo o nell'altro, se voleva sperare di risvegliarsi.
    ”Vi è una città, molto ad Est da qui ed oltre le Montagne delle Ossa...” parlare l'avrebbe distratta magari, ed intanto lui si sarebbe ulteriormente avvicinato per sorreggerla dalle esili braccia, onde evitare che potesse nuovamente cadere a terra, ferendosi le gambe: la stava quasi abbracciando ormai, lo spazio tra loro era davvero poco: ”Bayasabhad si chiama, ed è nota anche come la Città dei Serpenti: che questo Yig sia il loro Dio? Che in realtà la reale minaccia non sia R'hllor, ma costui? Credo che in fondo non abbia molta importanza... Il Capro Nero è sufficientemente forte per sbarazzarsi di entrambi: anche la luce più grande è destinata ad esaurirsi, ogni fiamma si consuma, più o meno velocemente, e dopo cosa rimane, se non l'oscurità? E cos'è il buio, se non casa sua, casa nostra... Suoi umili servitori, guardiani e figli, parte di un unico gregge potremmo dire, anche se il più delle volte ci comportiamo come lupi!” Ridacchiò di gusto, riflettendo comunque sul fatto che la minaccia poteva essere reale: non aveva idea di cosa accadesse oltre il Mare Dothraki, ma Katherya l'aveva messo in guardia circa il ritorno dei draghi... Draghi che, al pari dei serpenti, erano rettili. E se a Bayasabhad fossero sopravvissuti alcuni dei mostri della vecchia Valyria? E se da lì avessero iniziato una marcia verso ovest? Tutto era possibile.
    ”Non temete la morte, Khailee, essa non è che la soglia della dimora di nostro Signore: abbiate fede e non dovrete temere alcun male”.
    Al ritorno di Caleb dovette separarsi da lei, sì da raggiungere il ragazzo per affrontare insieme a lui il vuoto...
    nota bene: non è che sono impazzito del tutto... È che devo fare delle scemate, un gioco nel gioco........


    Edited by Rhi'Hesh - 28/4/2020, 00:45
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