Votes taken by Ascalon

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    Entrando in contatto con il freddo acciaio della lama, il corpo del pescespada veniva investito da un brivido lungo la schiena. Non era la temperatura del metallo a farlo rabbrividire, era il significato di quel contatto l'origine! La mente volava verso casa, dove qualche mese prima quel giovane non era nient'altro che il primogenito di una casa insignificante, un ragazzino viziato i cui occhi si erano posati solamente sulle baie del castello di famiglia. Non sapeva niente del mondo, non sapeva del vuoto allo stomaco provato privando della vita un altro uomo, del mal di mare, della politica e di tutto ciò che in così pochi mesi di viaggio aveva imparato. Sembravano quasi due persone completamente diverse, ma separate unicamente da un paio di mesi. Sorrise leggermente; se quello era il piano di marcia si sarebbe ritrovato sul trono del mondo in un altro paio di mesi.
    Lentamente Eivor tornò in posizione eretta con una strana sensazione addosso. Si aspettava qualcosa di più... credeva che una volta rialzato si sarebbe sentito diverso, cambiato. Invece era lì, lo stesso di mezz'ora fa, l'unica cosa cangiante era il titolo con cui lo avrebbero nominato d'ora in avanti. "Ser", aveva dato così tanta importanza a quel momento solo per infine sentire il nulla, come qualsiasi altra cosa con cui veniva in contatto. Quel brivido provato per qualche istante era già svanito come un eco lontano, mentre la sua testa si proiettava di già sul prossimo obiettivo: Radunare l'esercito e conquistare la gloria con il sangue dei suoi soldati e con quello dei suoi nemici.
    Lo sguardo incrociò quello dello zio, che sembrava visibilmente provato dal discorso di consacrazione, probabilmente erano parole cariche di significato per quell'uomo così attaccato ad onore e valori. Eivor strinse virilmente la mano dello zio guardandolo negli occhi. »Non ti deluderò.« Ovvio che non lo avrebbe deluso, il fallimento non era contemplabile. Quel "Non ti deluderò", però, era rivolto a sé stesso e non allo zio. Non avrebbe deluso la sua ambizione e la sua fame, piuttosto la morte. Una gloriosa morte. D'altronde, nonostante tutti quei sogni di grandezza e piani strategici, Eivor non era altro che un ragazzino desideroso di essere ricordato, desideroso di lasciare un segno della sua esistenza nel mondo. Per quanto stoico e tetro, dietro quel cuore sempre più nero si celava ancora l'ingenuità di un giovane ragazzo guidato dai propri sogni.
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    »Sono pronto.« Rispose prontamente allo zio vaneggiante sugli dei, ad Eivor non importava molto degli dei, si riteneva fautore del destino che avrebbe percorso. Odiava attribuire le sue conquiste e i suoi ideali a qualcosa di così fuori portata. Era davvero pronto, o come accennato dallo zio, quello era semplice desiderio? Assolutamente la seconda, ardeva dalla voglia di sfoggiarsi Ser; se lo ripeteva in testa "Ser Eivor Bar Emmon". Piuttosto lungo, ma suonava così dannatamente bene. Quanto tempo sarebbe passato per sentire invece "Lord Eivor Bar Emmon"? Suo padre era un ostacolo alla sua ascesa, incatenava le ali dell'ambizione dei Bar Emmon tutti col suo fare così poco intraprendente. Ogni tanto balenava nella mente del giovane l'idea più facile per salire a comando del proprio casato: una lama notturna pronta a tingere le lenzuola dei suoi genitori di cremisi. Ma scacciava quei pensieri, Eivor era pronto ad ogni genere di atrocità ma sporcarsi del sangue Bar Emmon non era tra questi. La famiglia era tutto per lui, ogni suo valore si basava su di essa.
    Il giovane pescespada fu fatto ritornare al presente da un "Allora!?" urlato dallo zio, a cui prontamente urlò con voce decisa. »Sono più che pronto!« Per poi annuire all'appuntamento dato dallo zio sulla scogliera.


    Mezz'ora dopo...



    Il giovane pescespada era armato del suo miglior vestito, completamente nero con il fiero pescespada ricamato sul pettorale, l'argento del pesce spiccava nonostante l'ora buia. Le onde si gettavano violentemente sulla scogliera abbellendo la chioma ed i tratti del Bar Emmon di acqua e sale. Lo zio era lì, torreggiava sull'intero panorama notturno di Porto Bianco. Non c'era molto da dire, silenziosamente Eivor si avvicinò allo zio guardandolo fisso negli occhi, il petto si gonfiava e la schiena era retta. Dopo qualche secondo Eivor piegò le ginocchia, inchinandosi alla zio e pronto a ricevere la sua prima carica ufficiale, quella del cavalierato.
    Quella notte avrebbe portato molti cambiamenti nella sua vita. La carica di Ser lo avrebbe reso più credibile agli occhi di amici e nemici. La scalata al potere sarebbe iniziata in quella scogliera, lo zio Duran ne avrebbe fatto da testimone.
    Se solo suo padre fosse stato lì in quel momento, se solo avesse visto ciò che Eivor vedeva in sé stesso: un'opportunità di uscire dall'ombra del drago tricefalo, un'opportunità di essere considerato pari dei valyriani. Un alleato, non un sottoposto. Guardò in alto verso lo zio proferendo le uniche parole che sentiva nel profondo del suo cuore. »Che l'ascesa degli Araldi della Marea abbia inizio.« Non gli importava se anche zio Duran credesse ad un futuro di grandezza per i Bar Emmon, ad Eivor importava solo della sua di convinzione.


    chiedo perdono per la taaaaaaarda risposta
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    Il ritmico sbattere delle dita sul tavolo era l'unico rumore udibile nelle stanze private di Duran Bar Emmon. Le flebili candele illuminavano quanto basta da scorgere solo alcuni dettagli della stanza spartana, l'ora era tarda e le ombre regnavano ormai sovrane. Eivor aspettava pazientemente l'arrivo dello zio che aveva personalmente fatto chiamare da un servo; urgenti questioni scottavano sulla lingua del giovane Bar Emmon, bramosi di scappare verso l'orecchio dello zio.
    Non c'era più tempo, o almeno questo si ripeteva Eivor in testa. Impaziente di afferrare tutte le sue ambizioni con le nude mani, i tempi morti di attesa lo rendevano nervoso. Doveva compiere un passo in più verso la sua ascesa tra i nomi grossi a Westeros. E non poteva farlo se il suo nome era accostato al titolo di semplice scudiero. Non era ammissibile.
    Avrebbe aspettato lo zio quanto bastava e, una volta che quella lignea porta si sarebbe spalancata, non avrebbe neanche dato il tempo di sedersi, doveva sciogliere quella lingua tenuta a freno troppo a lungo. »Zio, dobbiamo parlare.« Un veloce colpo di tosse avrebbe schiarito la voce dell'imponente fanciullo, aprendo le danze alla lingua biforcuta. »Abbiamo un assedio all'orizzonte ed io prenderò a sedere tra i comandanti a nome dei Bar Emmon. Dovrò incutere rispetto nei nostri uomini, dovrò incutere terrore nei loro cuori per rendere ogni soldato disposto a morire per la causa piuttosto che tornare al nostro cospetto dopo aver fallito.« I pugni si sarebbero stretti così forte da quasi scorticarsi la pelle e sanguinare. L'ardore in quegli occhi vuoti sarebbe stato visibile anche con così poca luce. »Come può tutto questo avvenire, se a impartire ordini è... uno scudiero? Nessuno mi riterrebbe credibile, e la mia giovane età non aiuterebbe di certo con i più veterani! Le mie azioni parlano per me zio: Un intera nave di ribelli è morta sotto la mia lama, un'alleanza è state stipulata sotto le mie parole, ed un esercito si prepara a combattere sotto le mie decisioni. I tempi per la mia investitura a cavaliere sono maturi. Ed è necessario per la riuscita della spedizione alla Roccaforte ribelle.« Da lì in poi avrebbe aspettato la risposta dello zio, speranzoso di un riscontro positivo.
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    I figli del Manderly avevano sicuramente preso dal padre per quanto riguardasse strambezze ed affini. Eivor si limitò ad ignorarli inizialmente salvo poi ricordarsi che il figlio si sarebbe unito alla spedizione per Roccia del Drago.
    Sarebbe stato pronto? Dava l'impressione di essersi letto un copione poco prima di entrare nella sala del trono. Ci voleva molto più che qualche parola grossa per impressionare il primogenito di Punta Acuminata. Eivor lo avrebbe rispettato solo dopo qualche azione degna di nota, e da lì in poi le occasioni per metterlo alla prova sarebbero state parecchie. Una guerra li aspettava e c'era da sporcarsi le mani. Eivor aveva già avuto modo di assaggiare il sangue, nove persone erano già state inghiottite da quel giovane squalo che stava pian piano crescendo sotto l'ala dello zio Duran.
    »Edrick, giusto? Sarà anche la mia prima guerra, sono ansioso di vedere le vostre gesta sul campo di battaglia. Avete già ucciso qualcuno? Avete già immerso la vostra lama tra i muscoli e le ossa dei vostri nemici?« Un discorso macabro, quasi fuori luogo, ma volto allo studiare quel ragazzo di cui l'età non poteva essere molto distante da quella del pescespada. Era una minaccia alla sua sete di gloria? O un compagno con cui condividere il sangue dei loro nemici? Il tempo lo avrebbe detto.
    Le attenzioni del Bar Emmon si spostarono poi verso lo zio, avvicinandosi all'orecchio dell'uomo. »Mi ricorda me stesso quando mi sono presentato dinanzi a voi, quanto si cambia in poco tempo.« Lo stesso Eivor era un ragazzetto esaltato per la guerra ed ansioso di menare fendenti fino a poco tempo prima, ma l'esperienza in viaggio con la flotta lo aveva cambiato; il contatto con la dura realtà al di fuori della sicurezza delle mura di Punta Acuminata lo avevano fatto maturare in fretta. »Tra quanto partiremo zio? Abbiamo un sacco da fare e poco tempo per farlo.« Sibilò nuovamente all'orecchio del Bar Emmon più grande.
    Lo sguardo si posò infine sul Lord seduto sul trono che si stava visibilmente crogiolando al suono delle parole del giovane Manderly, compiacendosi del suo adorato figlio maschio. »Ci raggiungerete quando i preparativi saranno ultimati Lord Manderly? Avervi sul campo di battaglia alzerebbe di gran lunga il morale delle truppe.« Ormai Eivor aveva capito che tipo di persona era quello strambo Lord, amava essere idolatrato ed amava la gloria tanto quanto il pescespada. Quasi lo rispettava, lo trovava una piacevole compagnia.


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    Perdonate il post striminzito, combatto ancora con la mia salute precaria!
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    Le reazioni furono miste, c'era da aspettarselo. Un cenno di gratitudine fu d'obbligo verso Ser Reginald. »La vostra spada sarà un'alleata preziosa Ser Reginald.« Dopo un fugace inchino verso il cavaliere l'attenzione tornò su chi ancora convinto non lo era affatto. Il passo era lento verso il trono e le mani composte ed incrociate dietro la schiena. A poco meno di due metri dal trono Eivor spezzò il passo, guardando dritto negli occhi il corpulento lord ed i suoi consiglieri al fianco. »Ciò che dite non può essere negato, sulle spalle del Re grava un torto nei vostri confronti. Ma siete davvero sicuri che le vostre gesta siano passate inosservate? Certo non vi è stato consegnato alcun seggio né un forziere straripante d'oro. Ma le gesta che mi avete elencato a Driftmark, le Torri, Delta delle Acque, non sono di certo storie nuove al mio udito; né a quello di chiunque nei Sette Regni! Il vostro lustro bellico non è passato inosservato ed è per questo che son qui davanti a voi. Forti del vostro appoggio alla causa molti altri signori saranno invogliati all'unirsi per dividere le fette di gloria.«Il discorso si fermò un secondo per dar spazio ad un un ulteriore passo in avanti del pescespada. Questa volta la mano del ragazzo si estese verso quella del Lord di Porto Bianco, invitandolo a stringerla e siglare un'alleanza. »Sarei un povero stolto a sperare che accettiate con la sola promessa di gloria. Per questo vi propongo un'alleanza tra le nostre casate! Una volta assicurata Roccia del Drago non saranno solo i vessilli Bar Emmon a marciare sulla Capitale per portar la notizia: marceremo insieme, il tritone ed il pescespada saranno pari ed alleati al cospetto del Re, che dinanzi al popolo tutto sarà costretto a ricompensarci come meritiamo.« Era un colpo non facile da digerire per il giovane Bar Emmon, che voleva la gloria tutta per sé. Ma senza alleati in quei Regni spietati si andava davvero poco lontani, e se il prezzo da pagare era scendere a compromessi qua e là, era un prezzo che avrebbe pagato volentieri. Per gli dei avrebbe ucciso metà Westeros se questo avesse siglato la sua ascesa al potere, niente lo avrebbe fermato.
    »Che sia chiaro Lord Manderly, la nostra alleanza non sarebbe una mera formalità da chiudere una volta finita la campagna di Roccia del Drago, ciò che vi offro è un esercito e delle mura amiche a pochi passi dalla Capitale e dal Re.« I Bar Emmon non avevano molto, ma Punta Acuminata era un gioiello nelle Acque Nere che separava le acque della Capitale dal resto del Mondo, un punto strategico di non poco conto.
    La mano era ancora penzolante lì, verso il Lord. La cosa era voluta: Non avrebbe dato al nobile del Nord il tempo per riflettere a freddo insieme ai suoi consiglieri sul da farsi. No, doveva scegliere lì sul momento se rifiutare o accettare; Eivor faceva appello a quel lato bramoso di gloria del Manderly, speranzoso che prendesse il sopravvento sulla ragione.


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    Lo sguardo perplesso si trasformò in uno sguardo incredulo, quali volgarità stavano uscendo dalla bocca di zio Duran! Non era da lui bere così tanto da ridursi in quel pietoso stato, non era da lui lasciarsi andare in tali discorsi. Quello non era lo zio Duran che conosceva e non poteva permettere, in qualità di nuovo suo scudiero, di lasciarlo continuare a riempirsi di ridicolo. Inoltre certe frasi scottavano, udite dall'orecchio sbagliato avrebbero potuto mettere il Bar Emmon più grande nei guai. »Zio... credo abbiate detto abbastanza per oggi.« Il tono era calmo ma secco e quasi intimidatorio, e venne accompagnato da uno sguardo truce e fulminante. Un modo implicito di ammonirlo e zittirlo, per salvargli la reputazione. L'attenzione di Eivor si spostò poi verso la Lady di Porto Bianco, l'unica che sembrava completamente sobria, ma che ciò nonostante assecondasse questi discorsi diffamatori. »Milady, non c'è motivo di assecondare questi tipi di discorsi, soprattutto se portati avanti da menti annebbiate dall'alcol«
    Come se non bastasse iniziò pure Vicare ad unirsi alla combriccola di ubriaconi vaneggianti, ma che macello stava succedendo a tavola? Cosa si era perso Eivor andando a consegnare i prigionieri alla Tana del Lupo? Il braavosiano stava scoccando frecce pungenti verso Duran, il discorso sembrava essere protagonista di un malcontento della gestione dei Sette Regni. Vicare stava esagerando un po' troppo per i suoi gusti però; Si era permesso di insinuare che i Bar Emmon fossero degli incompetenti, così come stava attaccando apertamente un membro della famiglia, suo zio. Non poteva far finta di nulla e la scusa dell'essere ubriachi non lo avrebbe di certo difeso. »Lord Vorys, state forse insinuando che la MIA famiglia, e le altre delle Terre della Corona siano indegne dei loro titoli?« Si era assicurato di marcare per bene la parola "mia", Vicare aveva imparato nel loro viaggio quanto Eivor fosse devoto al suo casato, e che non avrebbe permesso a nessuno di nominarlo negativamente in sua presenza.


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    Mi limito a cercare di zittire Duran e riportare in "riga" Vicare con i suoi attacchi allo zio ed ai Bar Emmon. Eivor non sapendo molto degli argomenti al centro della discussione preferisce non dire la sua sulle varie questioni portate a tavola
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    Eivor ascoltò i dubbi di un ora vulnerabile Vicare. Un uomo che evidentemente si era ritrovato a vestire i panni di un padre, non era stata una scelta la sua. Dei panni scomodi data la natura illegittima del piccolo dalla chioma scarlatta. »Per quanto scandaloso possa essere, Kristoff non è né il primo bastardo venuto al mondo né l'ultimo. Io non sono padre, non so cosa significhi avere a carico una vita così flebile e delicata. Come ti ho detto prima Westeros è una terra spietata, qualunque sia il modo in cui tu vorrai crescerlo assicurati che Kristoff diventi forte ed indipendente. Non sarai per sempre al suo fianco, nemmeno Astrid lo sarà.« Quella era la sua visione delle cose, condivisibile o meno dal braavosiano. Lui si ergeva ed esempio perfetto di ciò che diceva: il padre lo aveva cresciuto sin da subito con il pensiero che un giorno Eivor sarebbe stato da solo a gestire il proprio casato. Anche a causa di questo il pescespada era caratterizzato da quella freddezza e da quell'infinito distacco verso il prossimo, semplicemente era stato cresciuto così. Indipendente ed indifferente agli altri.
    »In un mondo dove il tradimento, l'inganno e l'ambizione fanno da padroni è il sangue l'unico legame concreto su cui puoi contare. Le alleanze vanno e vengono, la famiglia resta. Quando tra qualche secolo saremo nient'altro che un fugace ricordo e un nome scritto su un polveroso libro in una dimenticata libreria, sarà ciò che abbiamo portato al nome del nostro casato a tenerci vivi per sempre.« Eivor non sapeva quale fosse il rapporto di Vicare con la propria famiglia, perciò non dava per scontate che il Vorys capisse ciò che provava. »Hai qualcuno che ti aspetta a Braavos? Un Vorys su cui puoi contare se domani ti ritrovi l'intero continente contro?« Chiese con genuina curiosità, il braavosiano era ancora terra sconosciuta per il westerosiano.
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    Il pescespada ascoltava con attenzione le parole dei suoi due compagni, senza proferir parola. La situazione non era evidentemente delle migliori per Vicare, qualsiasi esercito sembrava pronto a voltargli le spalle; persino i Grafton avrebbero potuto farlo ora che Lady Astrid era partita per il suo seggio. Trasportare cinquecento prigionieri da solo non sarebbe stata la migliore delle idee, eppure nemmeno Eivor trovava una soluzione a quel dilemma. Lui era sotto il comando di suo zio, così come i suoi uomini. Anche volendolo aiutare, un paio di braccia in più non avrebbero fatto la differenza, senza contare il fatto che ormai aveva messo in testa al Bar Emmon in comando il tarlo di Roccia del Drago. Aveva faticato molto nel parlamentare con lo zio e convincerlo, cambiare i piani all'ultimo non sarebbe stato saggio. Ed infine c'era anche da contare la variabile simpatia, Eivor aveva avuto modo di conoscere ed instaurare un rapporto gradevole con il braavosiano, ma lo zio non lo sopportava. Era Duran a comandare le truppe, non Eivor, non le avrebbe mai fatte smuovere verso il freddo Nord per un uomo a cui non doveva nulla, e che nemmeno gli andava a genio.
    Qualcosa Eivor poteva fare però, se non poteva offrire degli uomini lui stesso al Vorys, avrebbe comunque potuto convincere qualcun altro a farlo. Affiancarsi a lui per convincere i Manderly sembrava l'idea più fattibile nella sua posizione. »I soldati si sono arruolati di loro spontanea volontà e sono pagati per eseguire gli ordini, non per riposarsi. Un panettiere si prende una pausa dopo aver sfornato centinaia di panini il giorno prima? Inoltre, quello che vi si chiede è una scorta, non di andare in guerra. Non dovreste mandare tutto l'esercito ma quanto basta per tenere a bada gli incatenati.« Si rivolse all'uomo in armatura, agganciandosi al discorso dello stesso. »Il Vorys è molto vicino alla Corona, ed è un uomo che ricambia i favori. Il comando dei Bar Emmon sulla flotta è merito suo, non mi meraviglierei se oltre a quel tridente avesse altri doni per ricambiare il vostro favore.« Indicò poi il birrificio nominato da Ser Ygon. »Lasciamo le chiacchiere da Lady a quelli già all'interno, che ne dite di fermarci nel birrificio? Il vostro parlarne bene mi ha incuriosito.«
    Se avessero accettato li avrebbe seguiti a ruota verso il birrificio, altrimenti li avrebbe comunque seguiti all'interno del castello. A prescindere dalla destinazione Eivor avrebbe approfittato del tempo insieme per fare qualche chiacchiera con i due uomini. »Sono tempi duri giù a Sud, cellule ribelli si espandono a macchia d'olio e l'eresia contro i Sette Dei è sempre più diffusa.« Espresse il Bar Emmon, quasi più per prendere confidenza con gli uomini ed attaccare bottone piuttosto che per lamentarsi realmente della cosa. A lui faceva piacere ci fosse una ribellione, voleva dire più occasioni per farsi notare nell'unico ambito in cui poteva dir la sua: Il campo di battaglia. »Lo stesso seggio di mio padre è caduto durante gli scontri, salvo poi essere ripreso in seguito, abbiamo avuto tante perdite.« Asseriva in seguito il pescespada ricordando i sanguinosi scontri avvenuti in tutte le Terre della Corona.


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    Una volta incrociato lo sguardo con il sacerdote da cui si era diretto, quest'ultimo accolse con un inespressivo sorriso il giovane Xantheon per poi fargli cenno di seguirlo. << Giovane Lotarq, oggi è la vigilia di un giorno molto importante: Un uomo, la cui identità e vita sono ricche di peccato, si è offerto in dono al Maestro Oscuro! Un uomo dedito al furto e all'oltraggio del nostro sacro culto si è presentato qui ieri mattina in una ritrovata fede. Si dichiara pronto a donarsi al Capro Nero nella speranza di pulire l'onta del peccato che grava sulla sua anima impura. >> Durante il monologo i due si erano incamminati pian piano verso l'entrata della Casa del Capro, dove Lotarq poteva immaginare risiedesse il sacrificio volontario che da lì a qualche ora sarebbe stato sacrificato. << Ha richiesto la presenza di qualcuno con cui parlare, per non passare le sue ultime ore da solo, ma qui al tempio siamo tutti molto occupati come ben sai...>> La richiesta fu indiretta, il sacerdote lasciò appositamente la frase sospesa nella speranza che il ragazzo si proponesse di sua spontanea volontà.
    Se Lotarq avesse accettato, una volta entrato nella Casa del Capro avrebbe avuto modo di incontrare questo individuo: Il corpo era stato minuziosamente lavato e reso presentabile, ma il sorriso sgangherato tradiva un aspetto che fino a qualche giorno prima doveva essere ridotto nel peggiore degli stati. L'uomo sedeva su un divano in religioso silenzio, ma dando dei colpetti alla sua destra avrebbe poi invitato Lotarq a sedersi al suo fianco. L'essere umano è per natura un animale sociale, poteva lo Xantheon biasimare quel sacrificio per la sua richiesta? Avrebbe potuto rassicurarlo in vista del rituale sacrificale, o avrebbe potuto sfamare la sua curiosità e farsi raccontare dall'uomo il suo passato, come avrebbe gestito la situazione Lotarq?

    Ti ho dato un paio di opzioni sul cosa fare con l'uomo, ma hai carta bianca sul come passare le ore fino al rituale se ti viene qualche altra idea. Buon lavoro!
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    Eivor fece spallucce e prese per sé il pezzo di pesce gentilmente offerto al suo compagno di barca. Effettivamente i due venivano da due realtà culturali totalmente diverse, non c'era da meravigliarsi che una cosa assolutamente normale ed abitudinale per uno, fosse evitata dall'altro. Era il bello di questi incontri ed il piccolo, solo per età, pescespada non aveva avuto chissà quali opportunità di conoscere persone dall'Est. A riprova del tutto Eivor prese in mano quel pugnale esotico, scrutandone i dettagli e tastandone i materiali passandovi le dita. Una fattura mai vista prima lì a Westeros, tantomeno il luogo di provenienza citato dal braavosiano non richiamava nulla ad Eivor. Quanto lontano si trovava quel luogo? E quanto lontano aveva effettivamente viaggiato il Vorys?
    »Ny Sar...« Disse il Bar Emmon con una pronuncia probabilmente sbagliata, storpiandone le parole. »No, mai sentita. Cosa ti ha portato in un luogo tanto remoto?« Certo che il Vorys doveva avere tanto di tempo libero, tutto quel viaggiare. Non aveva obblighi e doveri verso la sua casa? L'Essos era tanto esotico quanto strano agli occhi del westerosiano.

    Le parole di Vicare sul nord erano dolci ed invitanti, così come quel convincere Eivor di essere libero di agire, citando la situazione di Astrid. Non era così semplice, la Grafton aveva dato sfoggio a tutto il suo animo di ribellione durante il loro breve incontro; Non aveva avuto un comportamento consono ad una Lady del suo rango. Ma non era questo il punto: Astrid aveva portato disonore alla sua famiglia a detta di Eivor, così legato all'onore delle casate. Un bastardo con uno straniero avrebbe portato vergogna a qualunque Lord. Invece lei era lì, libera e fiera con il suo fagottino illegittimo dai capelli cremisi sventolato come un vanto. Quella Lady era evidentemente ben voluta dal padre, così ben voluta da far chiudere più di un occhio al Lord Grafton su tutte quelle "disgrazie". Per Eivor non era così semplice. Il ragazzo viveva di ordine e controllo, non avrebbe mai potuto trasgredire a degli ordini diretti. »Astrid ha un padre troppo permisivo, è fortunata.« Aveva cercato di dirlo nella maniera meno cruda possibile. Lui stesso avrebbe personalmente ucciso il proprio nipote se questo fosse stato di natura illegittima, non era contemplabile un tale disonore al casato Bar Emmon. Non giudicava però nè Astrid nè Vicare, il loro sembrava un amore sincero e questo non poteva mai significare male. Ma nella società di Westeros, l'amore non era nient'altro che un ostacolo all'ambizione.

    Fu felice di sentire notizie della zia, ricordandosi poi di suo marito Lord Staunton, un vecchio cialtrone ed inutile. »Potresti arrivare storpio e mutilato alla sua età, saresti comunque in condizioni migliori.« Rispose alla battuta di Vicare sullo zio Staunton, facendosi trascinare dalla risata del braavosiano. »La stella la cui luce non è ancora stata seguita da nessuno.« Rispose poi quasi ingenuamente il Bar Emmon, risplendendo di luce nuova dagli occhi. »Lascerei alle maree il compito di decidere la rotta, mi limitererei ad esserne l'umile timoniere.«


    Siamo in due ad essere indecenti, è stato un settembre complicato questo
    Se sei d'accordo possiamo arrivare alla chiusura col tuo post! E' stato divertente vedere questi due improbabili compagni passare del tempo insieme
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    Ottieni:
    4pe base +5pe mod = 9pe totali
    Conciatore 1
    Bell'add! Nella parte iniziale hai espresso esattamente cosa provo quando devo disegnare per l'accademia; si stanca molto più la mente che la mano
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    ambientata dopo questa


    Inorgoglito dalla sua precedente discussione con lo zio, Eivor si ritirò nelle sue stanze per aggiornare il suo diario di viaggio e buttare giù i pensieri. Aveva poggiato il primo piede nel cavalierato e nonostante non fosse per carattere il più adatto a quel titolo, compensava con le sue doti belliche. Si immaginava già in armatura scintillante ornata di pescespada mentre su una pila di cadaveri ergeva fiera la sua spada verso il cielo. Ser Eivor Bar Emmon, suonava bene! Non vedeva l'ora di divenir cavaliere. Mentre scriveva su quel diario ormai messo alla prova dall'aria salmastra di mare, un pensiero andò anche a casa. Avrebbe dovuto mandare un corvo una volta arrivato a Porto Bianco. Suo padre era ancora Lord certo, ma uno modesto e senza voglia di rivalsa. Eivor, un po' superbiamente, si era autoproclamato nuovo portavoce e colonna dei Bar Emmon. Scarabocchiava un pescespada sul foglio mentre ne scrutava le fattezze. Un pesce elegante, armato di un becco tale e quale ad una spada. Lui e quell'animale condividevano l'habitat e le abitudini; acque e spade erano il pane quotidiano. Tutti avrebbero conosciuto il pescespada di Punta Acuminata. "Araldo della Marea" scrisse nel diario sotto la figura scarabocchiata del pesce. Lui era il primo di una stirpe che avrebbe portato in auge quell'animale. Una stirpe di Araldi, gli Araldi della Marea.


    LucianiGDR Ecco qui, una libera veloce veloce per ufficializzare il motto
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    In una piccola piazzetta di neve e tronchi disposti attorno ad un fuoco l'indomabile guerriera Selymunda era circondata da una decina di piccoli membri del clan, Il volto della donna era visibilmente stanco e preoccupato. Avvicinandosi la si poteva udire cercare di mantenere la calma tra gli eccitati pargoli venuti ad imparare cosa significasse essere un membro del Clan delle Ossa. Gli occhi di lei sprizzarono di nuova energia alla vista di Betyu e, facendosi spazio tra gli appiccicosi bambini, raggiunse il ragazzo prendendoselo di lato. <<capiti nel momento giusto! Gli anziani mi hanno convocata ma non posso lasciare i piccoli da soli, ho promesso ai genitori di iniziarli alle mansioni del nostro clan.>> La donna si impose fisicamente sul giovane bruto poggiandogli la mano sulla spalla premendo col suo peso, era evidente che non avrebbe accettato un no come risposta alla sua richiesta di aiuto. <<assicurati che non scappino, alcuni sanno essere delle vere pesti. Intrattienili, parlagli del nostro Clan, dei nostri guerrieri. Avevo anche detto ad un paio di veterani che sarei passata per far sentire delle storie di battaglia ai piccoli, ti aspettano ad un paio di tende da qui se te la senti!>> Selymunda finì di spiegare l'incarico indicando le tende dove attendevano gli uomini. Andare da loro significava ricevere una mano in più per domare quella mandria di piccoletti, ma rischiava di perdersene qualcuno tra le tende. Mentre la donna si allontanava, girandosi Betyu avrebbe potuto vedere i dieci bambini fissarlo in silenzio, sarebbero state ore dure.

    Eccoci qui, ti ho dato degli spunti per gestire i piccoli ma a te libera scelta se hai altre idee! Nota bene che i piccoli sono davvero monelli e proveranno anche a scappare, buon lavoro!
    -252 parole
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    Ottieni:
    -10pe base +3pe lunghezza +4pe mod = 17pe totali
    - 2 x Unguento curativo: cura 10 pv
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    Mi sono ritrovato in questo annuncio per caso e non so se effettivamente stiate ancora cercando qualcuno, nel dubbio mi son detto perché non dare disponibilità.
    Sono ancora tra i "nuovi" del forum, lo so, quindi capisco se ancora non vi fidate di me al 100% ma il mio numero lo avete! Se decidessi di sparire avreste dove riempirmi di insulti e minacce.

    Scherzi a parte, son qui da poco ma mi ritrovo già molto affezionato sia a voi utenti che al gdr. Tolte le due settimane di ripasso intensivo durante le sessioni di esame ho sicuramente qualche ora libera che mi avanza durante la settimana e sarei più che felice di dedicarla al forum. Quindi in caso vi servisse un nuovo schiavetto, anche in futuro, fate un fischio! <3
39 replies since 29/10/2020
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