Posts written by jaston

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    taverna
      Angus· piazza dei mestieri, Vecchia Città· 25 febbraio 286
    G
    irando per i mercati vivaci di Vecchia Città c’era gente da ogni dove, ma i più presenti erano sempre gli andali. Erano umani come noi del Nord, ma avevano delle caratteristiche che li distinguevano dalle persone con cui ero cresciuto. Il colore dei capelli tendeva più sul chiaro, ed erano più slanciati di noi nordici, con meno grasso accumulato addosso per sopravvivere al freddo. Anche i costumi erano diversi dai nostri. Ai mercati di Grande Inverno potevi trovare principalmente pellicce e giacche, tutto quello che serviva per ripararsi dal freddo. Ma ad una latitudine tanto meridionale quanto era Vecchia Città, il freddo era l’ultimo dei problemi. Gli andali della zona dovevano invece preoccuparsi del caldo, e sembrava, a guardare il genere di prodotti che esponevano in giro, ci fossero riusciti adottando un armadio di abiti aperti e freschi. I materiali con cui producevano gli abiti che erano venduti dai prodotti nei mercati popolari erano di materiali vegetali, lino e cotone, leggeri al contatto della pelle e morbidi. Gli andali avevano saputo adattare il loro vestiario ai costumi dei luoghi in cui si erano insediati, avendo preso dominio in tutte le terre al di sotto dell’Incollatura.
    Per cercare di capirli, era forse adatto provare a ricreare i loro stili. Se capivo come si vestivano, avrei potuto capire anche quel che bevevano, e quello che pensavano. La Cittadella era un luogo aperto a tutti, ma da quello che mi aveva insegnato il Maestro Biffus la maggioranza erano andali. E una buona relazione partiva dalla conoscenza. Era quello il motivo per cui i Maestri studiavano e servivano nelle corti, immaginavo. Diffondere in maniera capillare della conoscenza avrebbe potuto aiutare i vari Lord nobili a prendere decisioni più ragionate e pacifiche. Un fronte comune contro l’ignoranza.
    "Signora, vorrei sette fogli di lino." Con un materiale così leggero, portai i teli che avevo acquistato alla sartoria, ottenendo gentilmente il permesso per utilizzare i telai. Avevo osservato in giro quello che vendevano, e tra gli abiti presenti erano presenti dei vestiti che andavano indossati sopra le tuniche. Per quanto volevo adattarmi al clima più caldo, quello dove vivevano gli andali, per capire come si sentivano, non ero ancora pronto a stare completamente svestito. Una seconda copertura era ancora qualcosa da provare.
    Partendo dalla manica sinistra, cucendo pezzo per pezzo, incrociavo gli aghi risalendo fino alla schiena.
    "Cosa ne pensate, ragazze? Vi sembra buono?" Mostrai la parte che avevo già fatto, andando avanti dopo i loro cenni d’assenso. Non ero il miglior sarto, ma avevo imparato abbastanza per cavarmela. Come avevo fatto la parte sinistra, mi ritrovai a fare una versione uguale e specchiata sulla destra. Quando c’erano entrambe, dovetti solo più legarle tra di loro, andando a collegarle dalla parte più grande, il tessuto lungo che formava tutta la schiena. Il tessuto che avevo comprato era porpora, di un colore abbastanza ricco. Al nord non avremmo mai indossato un colore così vivo, almeno non un uomo, ma gli andali dovevano avere gusti diversi.
    Quando fu completo, dovetti solo cucire qualche bottone sul davanti. Lo provai, ed onestamente era morbido. Al Nord sarebbe stato inutile, essendo troppo fresco, ma da quelle parti nell’Altopiano era comoda da indossare.
    Tornai nei mercati, e trovai qualcuno a cui venderlo. Non feci troppi soldi, ma per fortuna fu abbastanza per quello che potevo volere. Era bello da indossare, ma se altri andali indossavano qualcosa che avevo creato io era pure meglio. Avrebbe aiutato a sentirci più vicini, e quella manciata di dragoni che mi avrebbe fruttato non sarebbe stato troppo male da tenere. Almeno per i prossimi giorni, non potevo sperare di vivere in una città così lontana a sbafo.


    Parole: 609

    Prodotto Sovratunica di lino (28 dragoni d’oro)
    Negozio Sarta
    Vendita 14 dragoni d'oro (50% di 28ori)
    Materiali
    - 42 lino (42x5lune = 210lune = 7ori)
    Spesa totale 7 dragoni d’oro
    Guadagno massimo mensile (aprile) 0+7/15 ori
    Variazioni di domanda e offerta
    - 0 stivaletti verdi (venduto in Vendita $001 il 31/03/2024; variato fino a 31/05/2024)

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    grigioie
      Angus· bottega del Grigio, Vecchia Città· 25 febbraio 286
    I
    l Grigio mi aveva insegnato che i gioielli potevano essere costruiti a partire da qualsiasi materiale, non solo ingredienti con un elevato valore di mercato. Ma coprire questo genere di gioielli capitava più raramente, perché poteva essere richiesto solo quando una commissione apposita arrivava. Ciò che dava vero valore a tali gioielli era il legame emotivo che era assegnato all’oggetto al centro della commissione dal committente.
    Una fetta più ampia degli introiti dell’artigiano, invece, venivano dai gioielli più generici. Questi erano prodotti senza uno specifico ente finale in mente, ma cercando di coprire una demografia abbastanza ampia da rendere l’investimento recuperabile. Come i monili per i pellegrini di cui mi aveva insegnato, o anche fermagli e bracciali costruiti con temi floreali, per attrarre la clientela facoltosa dell’Altopiano, che poteva desiderare di vestire i simboli del regno a cui apparteneva.
    Ma anche per produrre dei gioielli dalle ampie finalità come quelli che si potevano vedere esposti nelle vetrine del negozio del Grigio, disponibili all’acquisto di chiunque, serviva possedere abilità almeno alla pari di quelle che il Grigio aveva. Avevo già imparato da lui qualcosa su come superare in modo efficace il problema della monocromia dei metalli preziosi come oro, argento, e bronzo, facendo uso delle ombre e della semitrasparenza che si andavano a creare con un saggio utilizzo di diverse profondità. Ma per le gemme, non avevo idea di come riprodurre il suo stile. Da quello che sapevo, in natura venivano estratte in uno stato che non le rendeva molto diverse da rocce senza valore. Erano in uno stato grezzo, e da questo punto di partenza venivano trasportate fino ad artigiani che sapevano come trasformarle in quelle piccole bellezze per cui i ricchi si combattevano e si uccidevano. “Ragazzo, una gemma pura, se grezza ancora, vale meno di un coccio di vetro ben lavorato. Sono i tagliapietre ad aggiungere il vero valore in questo mercato. Puoi andare a comprare gemme già tagliate dai mercanti che trattano questo tipo di prodotti, se vuoi ridurre i tempi di lavoro, ma a fare così rischi solo di rovinare un bel lavoro con un pezzo centrale che non è sufficiente per elevare la creazione intera. Ma anche da una partenza discutibile, si può ricavare un prodotto desiderabile. Prendi questo piccolo smeraldo, per esempio.” Il vecchio orefice mi mostrò una gemma verde e grande quanto un’unghia, di nessun particolare interesse. “Il taglio è accettabile, anche se non perfetto. Se osservata contro una luce si possono notare le fratture lungo i bordi, che non permettono alle ombre e le luci di passare senza infrangersi. Il lavoro non di un amatoriale, ma neppure di un mastro artigiano. Direi che è stata tagliata da un garzone con non più di quattro anni di praticantato alle spalle, e che probabilmente era mancino, ma ha usato strumenti per destrimani. Cosa ci si può fare allora con una pietra come questa? Montarla per come è su un anello o una collana rischia solamente di degradare il nome del mio negozio, ma gettarla risulterebbe in una perdita di dragoni. Allora il modo migliore è tagliarla ancora di più, questa volta però per fini artistici. Se noti, le gemme tendono ad essere tagliate in maniera da formare facce con quattro, sei, oppure otto lati, principalmente, con un lato che rimane più prominente degli altri. Su questa faccia è dove possiamo andare a cercare di riparare i danni del precedente tagliatore. Il sigillo dei nostri Lord Protettori, i Tyrell, è una rosa dorata, ma lo stesso fiore è presente sulle insigne di altre famiglie nobili. Può essere considerato quasi dunque un simbolo comune per tutto l’Altopiano, e quindi tagliare la faccia più larga della gemma con una versione più stilizzata di quel fiore potrà essere indossato da molti clienti che cercano di legare a loro il nome e l’importanza del nostro regno. Personalmente, io tendo ad adattare il fiore al numero di lati in cui è stata tagliata la gemma, modificando il numero di petali e distaccandolo ancora di più dalla tipica rappresentazione usata dai Lord Tyrell, con cinque petali. Ma questa è solo una preferenza personale, che ho sviluppato negli anni, dato che trovo che questo modo tende a riempire meglio il volto della gemma.
    Ma il numero di petali non è quello che davvero conta, quello che importa è l’impegno che ci hai infuso. Se sei riuscito nel tagliare un fiore sufficientemente bello, i riflessi confusi ed imperfetti del primo taglio possono considerarsi ignorabili, invisibili praticamente all’occhio del non esperto. Perchè il maggiore problema di questi tagli imperfetti sono le linee di luce che non passano limpidamente attraverso la gemma. Ma con tutti i nuovi tagli fatti per disegnare il fiore, qualunque sia il numero di petali che hai stabilito, i piani di luce che vanno ad attraversare la gemma si espandono in gran numero, uno almeno per ogni incisione, creando uno spettacolo ora frastagliato di luci e ombre. Ed in mezzo a tutta quella cacofonia, due o tre linee interrotte vanno a perdersi senza fare alcun danno.”
    Il Grigio aveva preso gli strumenti dal tavolo, e mentre mi spiegava come potevamo recuperare una gemma di tale bassa qualità stava ripetendo gli stessi passaggi su quello smeraldo. Quando lo fece uscire dall’operazione, la pietra cristallina, prima blanda e meritevole neppure di un ricordo, era ora diventata una gioia da osservare, meravigliandosi dei petali e i pistilli incisici sopra, oltre al gioco di ombre e luci che andava a proiettarsi sul muro, quando avvicinata ad una candela.


    Parole: 913

    Add Base (600 parole min), Orefice 5:5
    Addestratore Arti e Mestieri
    Tratto Studioso
    Requisiti quarto mestiere, quindi livello 12 (livello di Angus 12), Orefice 4:5 (in Apprendistato 013)
    Ricompense quarto mestiere, quindi 10 exp base

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  3. .
    grigioie
      Angus· bottega del Grigio, Vecchia Città· 25 febbraio 286
    I
    l Grigio mi aveva insegnato già molto del suo mestiere, ma il campo della creazione dei gioielli e i ninnoli era vasta più del mare che si vedeva dalle finestre della taverna in cui alloggiavo. C’era molto di più da imparare rispetto al lavoro che facevano i falegnami, o i calzolai. Per fortuna avevo incontrato Pats, che mi aveva saputo presentare un orefice tanto disponibile. “Giovane, come ti ho detto un gioiello è solo un gingillo a cui noi diamo qualche genere di valore. Questo può essere affettivo, certo, ma è difficile rendere evidente al resto della società questo. Per questo motivo molti vanno invece per l'approccio di raccolta del valore economico. I pezzi maggiori che ho venduto usavano merci rare, come oro e pietre preziose, unite tra di loro in una sola collana grazie al talento dell’orefice. Non è solo il prezzo di mercato ad importare, anche le abilità dell'artigiano. É lui a decidere come il gioiello verrà alla fine, è l'orefice a dover unire i pezzi in una composizione piacevole. Le pietre migliori e secchi di oro fuso non possono rendere bello da vedere ciò un design disgustoso. Un gioiello progettato a dovere, tenendo conto insieme del suo fine ultimo, rafforza ed è capace di esaltare la un volto anche nella media. Ma non dire questo ai clienti, se ti chiedono loro sono sempre i più belli che hai avuto.
    Per produrre un buon prodotto è necessario avere un’idea chiara in mente. Se la cliente è una nobile, vedi di usare i simboli della sua casata. Se è una figura importante del culto dei Sette Dei, utilizza iconografie religiose. Anche un mercante o un mercenario ha una caratteristica di cui puoi fare uso. Il nome della compagnia mercantile o della banda di uomini di cui fa parte, il nome della sua barca o del suo destriero. Perché essere un orefice non è solo un lavoro di artigianato, è qualcosa di più. Per offrire un prodotto che possa soddisfare il cliente, chi lo crea deve studiare a fondo il profilo di chi lo indosserà. Ma questo per te non deve essere qualcosa di difficile, immagino. Se sei venuto fino a qua da quel regno sommerso nella neve che è il Nord solo per prendere il marrone alla Cittadella, hai la costanza che serve per andare a studiare tanto così.
    Qualunque tema tu abbia poi deciso, non servirà a niente se non hai la capacità di realizzarlo con i materiali. In generale si tende ad usare un solo metallo prezioso come struttura per i gioielli, ma se questo ci limita nella gamma di colori che abbiamo a disposizione, possiamo cavarcela facendo uso della tridimensionalità con cui possiamo modellarlo. Non devi pensare ad un gioiello come un quadro, dove i colori e la profondità vanno dati dalle diverse tempere, ma prendilo come una scultura. Anche se è fatta con un unico blocco dello stesso colore, le parti della statua sembrano diverse grazie ai giochi di ombre che si può permettere. Un gioiello non è una statua, quindi non puoi farlo spesso un piede, o anche solo mezzo. Devi considerare che andrà indossato, è quindi già due dita è un estremo a cui puoi sperare di utilizzare. Ma non disperarti. Anche con poco spessore, è possibile far risaltare colori diversi. Rischia anche di scavare fino in fondo dove serve, tanto da rendere quella sezione non più spessa di un foglio. Anzi, rendilo un punto di forza. Se è tanto fine da lasciar passare la luce, il colore di cui sarà quella parte quando indossato non sarà solo quello del metallo, ma di un misto tra esso e la tonalità di pelle di chi lo indossa. Fai dei paletti in cui sei costretto palazzi, e potrai definirti un maestro orefice.”



    Parole: 627

    Add Base (600 parole min), Orefice 4:5
    Addestratore Arti e Mestieri
    Tratto Studioso
    Requisiti quarto mestiere, quindi livello 12 (livello di Angus 12), Orefice 3:5 (in Apprendistato 012)
    Ricompense quarto mestiere, quindi 10 exp base

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    maestroUFFI
      Angus· ufficio dell'Arcimaestro Theobald, Vecchia Città· 26 febbraio 286
    D
    opo che finii di spiegare la seconda interpretazione per il suo quesito, ero senza fiato. Mi ero liberato come il fiume dietro una diga di castori quando veniva ripulito. Con il fiato corto e proteso in avanti, aspettavo una risposta, o almeno un commento del Siniscalco. Quale delle versioni era quella corretta? La prima, la seconda? Entrambe? Oppure avevo sbagliato, e mi ero bruciato ogni ponte per entrare nella Cittadella? Se così fosse stato avrei dovuto iniziare a trovare un lavoro stabile abbastanza da permettermi di tenere da parte dei risparmi per ritornare nel Nord dalla famiglia.
    Tutto il mio futuro sentivo che dipendesse da come il Siniscalco avrebbe deciso di valutare la mia soluzione, ma il suo volto era imperscrutabile. Lo vidi solo segnarsi qualcosa su uno dei fogli, e poi sospirare. Ecco, lo sapevo! Avevo sbagliato, ed ora era tutto finito! Forse avevo un’occasione per non finire in mezzo alla strada se fossi andato a supplicare in ginocchio i due reclutatori al banchetto per un mestiere! Mi avrebbero di certo aiutato una volta capito che la mia situazione era seria, no?
    Ma poi sparì tutto “D'accordo. Mostri sicuramente del potenziale ma... avrei un'altra domanda.” Il Gran Maestro mi guardò negli occhi, e potei prendere quel momento solo come un istante per rilassarmi. Se non fosse stato per lo scheletro interno che mi supportava, mi sarei sciolto sul posto.
    Non potevo considerarmi ancora salvo. Il Siniscalco Theobald aveva detto che c’era ancora un’altra domanda a cui dovevo rispondere. La prima era stata sulla storia, per questionare la mia memoria e conoscenza, mentre la seconda era un problema logico, da cui si poteva valutare la mia capacità di risolvere problemi. Cosa potrebbe aver coperto questa terza? L’intelligenza emotiva, oppure la capacità creativa che c’era in noi? Magari era un test per valutare le mie abilità sociali. Se fossi stato preso e avessi ricevuto il mio spazio per alloggiare dentro la Cittadella mi sarei dovuto trovare a condividere gli spazi con molti altri Accoliti. Quindi potevo capire se nel processo di accettazione avevano pensato di mettere domande su come ci si poteva trovare a condividere i luoghi con, quelli che erano di fatto, sconosciuti. Soprattutto se qualcuno avesse creduto alle voci che giravano su noi del Nord, che vivevamo isolati e fuori dalla società. Potevo capire da che angolo uscivano queste idee, il Nord per estensione era più grande di ogni altro regno, ma la popolazione non scalava di conseguenza. Se non lo si aveva mai visitato, pensare che quindi ognuno di noi avesse il suo spazio era comprensibile. Ma noi non vivevamo dappertutto. Molti luoghi erano lasciati alla natura, ed invece noi nordici ci concentravamo attorno ai grandi seggi, per poter fornire servizio e beni ai Lord del castello sotto la cui protezione abitavamo. E poi, noi eravamo i primi a rispettare ancora la tradizione dell’ospite. Se non eravamo in grado di convivere con uno sconosciuto, come potevamo accettare ospiti nelle nostre case ospiti? A quel punto, ero sicuro di me, avrei potuto rispondere alla terza domanda senza troppi problemi.
    “Ora però vorrei sapere perché tu sei interessato a unirti all'Ordine.” La domanda che mi fece non centrò niente con quella che mi ero aspettavo. Il che aveva senso, in fondo era solo una delle possibilità, ma io mi ero focalizzato tanto su quella che avevo perso di vista il contesto intorno, ed alla fine credevo di aver risolto il piccolo enigma che era l’argomento della terza domanda. Per quello mi sentii tanto uno sciocco quando mi chiese le mie ragioni personali per unirmi alla Cittadella. Come domanda aveva molto più senso di tutto quello a cui avevo pensato io.
    Mi ricomposi, e cercai di dargli una risposta “La Cittadella è il più grande centro di studio di Westeros, e del globo intero. Dunque è solo un onore poter sperare di essere ammessi in un così importante istituto per il miglioramento delle mie conoscenze e il colmamento delle mie lacune.” Era veramente quello che pensavo? Stavo dando una risposta formale e piena di lodi per la Cittadella, certo, ma quelle non erano le mie vere parole. Erano le parole che pensavo il Siniscalco voleva sentirsi dire. Ma quanti altri potenziali Novizi passavano davanti a lui ogni giorno, quante volte si era dovuto sentire raccontare le stesse lusinghe prive di anima. Dovevo smettere di non essere onesto con me stesso, e ammettere quello che ero. Anche se non era una storia ricca di ispirazione o originaria da grandi casate come poteva essere quella di altri Accoliti. “Non posso dire di avere alcuna grande chiamata che mi ha fatto scegliere di prendere la via della catena. Non ho mai potuto permettermi di averne una. La mia famiglia serve i Lord Stark, ma non siamo nobili di rango, e dunque abbiamo sempre dovuto cavarcela come potevamo, andando avanti accettando ogni opportunità che ci veniva offerta. Quando hanno notato a Grande Inverno le mie capacità di imparare gli argomenti di studio delle lezioni del Maestro, anche solo avendo l’occasione di seguirle mentre facevo i miei lavori, e fatto menzione della Cittadella come un percorso per permettere alla nostra famiglia di avere un introito stabile dal ruolo di Maestro, non ho potuto dire di no ai miei parenti. Loro hanno riposto in me tutte le loro speranze ed i loro risparmi, solo per riuscire a farmi arrivare fino a qui.”
    “Anche se può essere triste da dire, non so quali sono le mie aspirazioni. Ho più di trent’anni, trentadue tra tre giorni, per la precisione. Ma non ho mai avuto l’occasione per scoprirle. A cosa mi sarebbero servite? Sarebbero stati sogni impossibili da soddisfare, mi avrebbero solo fatto rendere conto di quanto piccolo ero rispetto al resto del mondo.”
    “Non so se questa era la risposta corretta, ma almeno è la mia vera risposta. Sono venuto fino alla Cittadella per poter permettere maggiore sicurezza alle persone a cui voglio bene, e perché mi hanno consigliato questo come il percorso migliore per farlo. Può essere troppo tardi per me per capire cosa voglio davvero fare, ma se mi impegno abbastanza penso di poter permettere agli altri a cui tengo almeno di sognare, non in vano.”


    Parole: 1029 (di cui 1009 mie)

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  5. .
    grigioie
      Angus· bottega del Grigio, Vecchia Città· 25 febbraio 286
    I
    l Grigio mi aveva permesso di seguirlo dentro la sua bottega, dove non riparava solo gioielli e produceva decorazioni per prodotti di altri artigiani, ma si dedicava anche a completare commissioni che riceveva personalmente. La prima di cui mi aveva parlato era più un memento di un evento passato che un gioiello indossabile, ma quello era il mestiere. Non si trattava solo di accessori, faceva anche coppe, piatti, posate. Ogni oggetto quotidiano poteva essere riprodotto con materiali molto più preziosi delle loro controparti comuni, con l’unico scopo di dare sfoggio alla ricchezza del possessore. “Il mestiere dell’orefice è un percorso floreale, ma questo prato di fiori è anche ricoperto di spine. Uno che non conosce il mercato potrebbe pensare che dato il genere di prodotti di cui ci occupiamo noi orefici, è facile farsi ricchi con grosse vendite. Ma la supposizione è malposta. Il mercato per come è non permette di guadagnarci troppo da una commissione, perché altrimenti il cliente andrà a chiedere ad un altro artigiano per la stessa. Se si vuole decidere i propri prezzi senza rischio di spaventare gli acquirenti, un orefice dovrebbe saper offrire qualcosa che nessun altro è in grado di equiparare. Ma se hai una capacità unica di quel tipo, non ti perdi con negozietti come i nostri, vai a servire i ricchi Lord che vogliono pagarti profumatamente.
    Quindi noi orefici rimasti campiamo con il grosso colpo di tanto in tanto. Ma soprattutto ci assicuriamo una base costante con altri prodotti meno costosi, ma che siamo sicuri hanno sempre una richiesta in arrivo. Pensa a dove siamo, la Città Vecchia. È abbastanza chiaro tu non sei di queste parti, dimmi allora, perché sei venuto di venire fino a qui?”
    “Sono partito da Grande Inverno per venire a studiare presso la Cittadella.” “Dal Nord addirittura! Avrei detto fossi dell’Ovest, o magari con una mamma dai Fiumi. Ma poco importa la tua origine. Anche se non è quello che avevo in mente, il motivo che ti ha portato fino a qua è il raggiungimento di una meta unica. Se già un numero sostanzioso di studiosi come te viaggiano da entrambi i continenti per venire a imparare alla Corte dei Maestri, pensa quanti vengono per l’altra grande sede che sta qua!” Il Grigio lo disse come se avessi dovuto capire immediatamente a cosa si stesse riferendo, ma l’unica struttura che mi veniva in mente esserci qua era il castello di Alta Torre. E di castelli con nobili ne era pieno Westeros. “Il Tempio Stellato, ovviamente! Le strade sono sempre piene di pellegrini, e noi artigiani abbiamo imparato a saperne approfittare.” La fede dei Nuovi Dei. Ecco a cosa si stava riferendo. In effetti la strada che avevo preso per arrivare fino a quaggiù era particolarmente frequentata, il che la rendeva più sicura, ma non avevo fatto caso che molti di questi vestivano saii semplici, con solo incisa una stella a sette punte. “Ah, la fede dei Sette...”
    “Non sei un credente?” Mi ritrovai sui dubbi, avrei dovuto fingere, oppure essere onesto? “Bhe, immagino che su al Nord non tutti abbiano vicino una septa. Ehi, io sono un fedele, non pensar male di me, dico le mie preghiere al Fabbro ogni giorno per assicurarmi un buon lavoro ed alla Vecchia per una vita sana, ma onestamente ognuno può fare quello che vuole. Se andassimo dietro a tutti quelli diversi con i forconi, dovremmo chiudere i porti qua!”
    “I pellegrini dei Sette Dei sono una delle migliori fonti di guadagno per me. Loro camminano da tutto il continente per venire fino al Tempio, e quando tornano indietro vogliono una prova del loro percorso. È solo giusto. Noi orefici veniamo a soddisfare questa necessità, andando a preparare collanine per celebrare la meta raggiunta. È molto semplice quello che facciamo. Preso un disco d’oro o di bronzo, lo scaldiamo abbastanza da renderlo malleabile. Lisciamo le due facce da altri disegni, e poi bam! Imprimiamo con una pressa una stella e una vista della città, o la sagoma del Tempio. Basta un buco in cima e un tondino diventa un monile adatto per un viaggio tanto arduo.” I dischetti che mi faceva vedere erano, come dimensioni, molto simili a dragoni e lune. Non ero mai stato un esperto di legge, ma per quello che mi ricordavo di aver imparato quando ero ancora al servizio del ciambellano di Grande Inverno, stampare e modificare il conio senza autorizzazione reale era un crimine di contraffazione. Possibile che fosse quello il modo in cui il Grigio si teneva a galla? Facendo intrallazzi con il mercato suo omonimo, se non direttamente il mercato nero? Non volevo pensarlo, ma il dubbio stata gorgogliando dentro di me. “Signore, lo sa che la contraffazione di monete della corona reale è punito con punizioni anche fino alla pena di morte?” Il Grigio sembrò capire quello che volevo dire, perché si affrettò subito a rettificare la sua posizione “No, no! Vedi che io non sto facendo niente di illegale! Sì, è vero che in passato i pellegrini usavano raccogliere monete coniate nei tempi che visitavano, ma questo era prima ancora che io nascessi. Tutti i dischi che vedi li ho fatti io, senza mai pensarci neppure di imprimerci la faccia dei draghi o del nostro Re! Sono solo un onesto mercante, che cerca di fare un po’ di soldi dalle peculiarità del luogo in cui è nato!” Sembrava davvero sincero. Mi dispiaceva averlo agitato così tanto, ma non volevo rischiare per me o per Pats e la sua famiglia di finire dentro qualche affare criminale. Certo che era complicata la vita di un artigiano, anche se aveva una bottega su cui affidarsi.


    Parole: 940

    Add Base (600 parole min), Orefice 3:5
    Addestratore Arti e Mestieri
    Tratto Studioso
    Requisiti quarto mestiere, quindi livello 12 (livello di Angus 12), Orefice 2:5 (in Apprendistato 011)
    Ricompense quarto mestiere, quindi 10 exp base

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  6. .
    grigioie
      Angus· bottega del Grigio, Vecchia Città· 25 febbraio 286
    I
    l mattino del venticinque mi ripresentai alla bottega dell’anziano, come mi aveva offerto di fare lui la sera prima. Se potevo avere la possibilità di imparare di più sui lavori artigiani, non mi volevo lasciare perdere l’occasione. Per i trenta anni che avevo vissuto e servito a Grande Inverno ero grato agli Stark, ma questo non mi aveva permesso di sviluppare conoscenze al di fuori di quelle necessarie per servire i Lord. Avevamo investito tutto quello che con la famiglia avevamo risparmiato per quel viaggio, se non fossi stato accettato poi nella Cittadella avrei rischiato di trovarmi senza soldi e neppure protezione. Cercare di ricavarmi una soluzione alternativa dunque, era una buona soluzione. Non avrei potuto continuare a supportarmi solo sui lavori giornalieri che il basso e l’alto che stavano nel loro banchetto in piazza dei mestieri si decidevano di darmi. Dovevo prepararmi per separarmi e trovare un mestiere stabile. Questo dal Grigio era quello che poteva esserlo!
    “Sono arrivato. Spero di non essere in ritardo o di disturbo.” “No, cosa dici ragazzo. Non sei di disturbo, sono io che ti ho detto di venire. Dimmi dunque, immagino tu voglia sapere di più di come usare piccoli gioielli per decorare gli abiti.” “In realtà sono interessato al suo lavoro in generale, non solo in relazione alla sartoria.” “Sei interessato al mestiere di un vecchio orefice come me? Ed io che pensavo che il piccolo Pats ti avesse portato da me per imparare le misure delle perline. Non stai quindi andando ad unirti alla famiglia sua? Pensavo fossi lo sposo di una delle ragazze dei sarti.” “Le sorelle di Pats? No, non potrei mai. Quelle fanciulle sono state tanto gentili con me di soddisfare le mie domande riguardo il loro mestiere. E poi sono troppo giovani per me.” “Quando si diventa vecchi come me, tutti quelli più piccoli sembrano uguali. Scusami allora se ho pensato male. Vieni con me che ti mostro il laboratorio.”
    La bottega al suo interno era esposta con gioielli di varie foggia, ma quello che davvero interessava alla nostra lezione era il laboratorio di produzione sul retro. Questa parte del negozio mi venne mostrata con orgoglio dal Grigio, che evidentemente era prode della professione che doveva aver mantenuto per molti decenni. “Qua è dove tengo tutti i miei attrezzi, e dove passo la maggior parte del tempo da quando ricevo la commissione, fino alla consegna del prodotto. Ti ho parlato ieri di un genere di prodotti che qua noi offriamo, le perline che vanno a terminare gli abiti di alcuni mercanti e viaggiatori stranieri, ma quello è solo una piccola parte delle nostre commissioni. Anzi, non la considerei propriamente nostra, ma più un aiuto che offriamo ai sarti giù in fondo alla via. Quello che facciamo noi aiuta a dare gli ultimi tocchi ad un vestito lungo, e poi loro mandano gli stranieri da noi per comprare un set di gioielli che si accosta per tono e significato delle pietre a quelle che già indossano. In pratica andiamo a favorire un interscambio tra le botteghe della zona, invece di creare concorrenza.
    No, quello di cui siamo davvero orgogliosi sono i nostri prodotti, fatti interamente qua dentro. Collane, bracciali, anelli. Pure qualche corona ci è capitata, per il nobile che si sentiva particolarmente audace con la sua espressione di opulenza. Il nostro compito è offrire un prodotto che dimostri chiaramente il potere dietro a chi lo indossa. Per questo dobbiamo puntare a produrre con materiali rari e appariscenti. Può capitare che riceviamo un ordine di produrre qualcosa con dei materiali tanto rari che non sono conosciuti dalla maggior parte della gente, ma quelli sono ordini che ci capitano una morte di Alto Septon, e i materiali ci vengono procurati dal mittente insieme alla sua richiesta. Ed anche in quei casi, il nobile che lo richiede sa poi bene di quando vantarsi del suo acquisto, per esaltare la rarità dei materiali anche agli occhi di chi non ne è consapevole.
    Perché cos’è un prezioso, se non qualcosa a cui noi abbiamo dato un particolare valore? Non dovrei dire queste cose, dato che tutta la mia carriera si è sviluppata sul vendere gioielli perché rari, ma le pietre che chiamiamo preziose non hanno un valore intrinseco in natura. Siamo noi uomini avidi ad attribuire importanza in queste pietre preziose. Con i rubini e i diamanti non puoi costruire spade per tagliare la testa ai nemici, o armature per proteggersi dalle loro lance. È solo la loro rarità che ci fa attribuire un particolare significato monetario. Allo stesso modo, ogni materiale può essere prezioso, se gli si sa legare una storia per giustificarne il valore. Guarda questo dente, per esempio.”
    L’anziano prese una zanna lunga quanto un dito dal tavolo, in mezzo a fili dorati. “Un cacciatore ha centinaia di simili denti di animale, e per lui valgono meno di un pugno di ghiande. Per il mio committente, invece, questa zanna in particolare ha un grande valore, essendo un ricordo dell’agguato che ricevette durante la sua prima consegna fuori dalle mure. Ora è un ricco mercante, e nonostante potrebbe comprare animali interi, vuole conservare questo dente in particolare in un podio di foglie dorate. Anche se dal punto di vista puramente materiale la struttura vale molto di più della cima, per chi l’ha richiesta è il dente a valere di più. Questo è il compito finale di un orefice. Offrire il prodotto con il miglior valore per il cliente, non per chi vuole solo giudicare senza scucire un cervo.”


    Parole: 918

    Add Base (600 parole min), Orefice 2:5
    Addestratore Arti e Mestieri
    Tratto Studioso
    Requisiti quarto mestiere, quindi livello 12 (livello di Angus 12), Orefice 1:5 (in Apprendistato 010)
    Ricompense quarto mestiere, quindi 10 exp base

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  7. .
    gioie
      Angus· in fronte alla bottega del Grigio, Vecchia Città· 24 febbraio 286
    P
    ats mi accompagnò quando uscii dalla loro casa, continuando a camminare e chiacchierare con me ancora per un po’ di tempo. “Spero che le mie sorelle non ti hanno dato troppo fastidio. Sono così ficcanaso e perse sempre in pettegolezzi frivoli che non so come facciamo ad essere figli delle stesse persone.” Mi venne da far notare che lui non era troppo diverso dalle sorelle in quei fatti, ma mi astenni da fare il commento. Rischiava di sembrare di cattivo gusto, e volevo evitare di rovinare quell’amicizia. Era l’unica relazione che avevo avuto modo di formare con qualcuno al mio livello da quando era arrivato a Vecchia Città, chi sapeva quando avrei potuto incontrare qualcun altro dato quanto spesso ero impegnato. Mi limitai quindi ad una risposta di cortesia “Non preoccuparti, le tue sorelle non mi hanno dato fastidio. Il contrario anzi, mi hanno spiegato molti passaggi del loro lavoro. Sono state davvero gentili a spendere il loro tempo parlando con un ignorante come me.” Pats sembrò prenderla particolarmente bene, illuminandosi addirittura e rispondendo con entusiasmo “Ti è piaciuto quello che ti hanno insegnato quelle tre befane a casa? Allora ti devo presentare il Grigio, lui di sicuro ti saprà raccontare metodi molto più interessanti!”
    Mi prese per un braccio, portandomi con gioia verso una zona vicina della città, ma più pulita e dalle strade più larghe a confronto. “Questo è il negozio del Grigio. Lui sa tutto sulle gemme e sui metalli. I miei ogni tanto ci collaborano insieme quando devono confezionare un abito che contiene gioielli, o piccoli monili. Le mie sorelle possono averti raccontato dei vestiti di quel cliente oggi a pranzo, ma il Grigio ti può raccontare di come vengono fatte le parti più costose di quello, tutte le piccole perle che erano intrecciate nella sua gonna.” Il negozio sembrava, dall’insegna e i prodotti esposti, commerciare principalmente in gioielli e piccola oreficeria. Le finestre sull’interno erano chiuse oramai, si era fatto una certa ora, quindi era abbastanza naturale, ma sul davanti c’erano ancora delle bancarelle con dei gioielli dietro una teca. Sull’uscio di entrata un uomo anziano stava spazzando la polvere verso la strada comune “Grigio! Ehi, Grigio! Ci sei ancora per fare due chiacchiere con il mio amico?” Pats urlò per attirare l’attenzione dell’uomo, ma sembrava che il suo comportamento fosse noto ai residenti, perché nessuno girò la testa in attenzione.
    “Ho un nome, lo sai piccolo Pats?” “Ma hai la barba grigia chiara e ti vesti di grigio scuro, sei il Grigio!” “Va bene, va bene. Come volete chiamarmi voi giovani.”
    Gli raccontammo la storia del nostro incontro quel pranzo, interessati soprattutto al suo parere sulle decorazioni della gonna dell’uomo giunto dal continente orientale. “Un viaggiatore da Qarth, dunque. Conoscendo la città da cui viene ci può aiutare a restringere il campo di ricerca per il materiale. Per quanto il termine perline possa far credere venga utilizzato un solo materiale per produrre queste, l’idea è inesatta. Di tutta la gioielleria decorativa, le perle per intrigo di tessuto sono quelle prodotte dalla più ampia gamma di materiali. Dal legno all’avorio, di roccia, metalli preziosi e comuni, addirittura in una delle città sull’altra sponda del Mare Stretto le producono in vetro. E ovviamente, possono essere usate le perle stesse. Sapendo che era di Qarth possiamo escludere molti tra i materiali, e altri ancora considerando che doveva essere mediamente abbiente, per essere arrivato in viaggio fino a qua, ma non troppo, altrimenti avrebbe girato con delle guardie. Alcune di queste dicevate fossero verdi, ricordo bene? Quelle è probabile fossero di giada, una pietra preziosa estratta nell’est, opaca ma riflettiva allo stesso tempo. Le altre erano invece probabilmente d’oro, un materiale anche spesso usato dagli artigiani di quella città lontana. Ora però scusatemi, mia moglie mi aspetta.” L’anziano finì di ritirare le teche e chiudere il negozio, lasciandomi però con una proposta prima di andarsene “Senti, come ho detto devo andarmene ora che è tardi. Ma se l’argomento ti interessa ripresentati domattina, e vedrò di trovare il tempo per insegnarti qualcosa.”


    Parole: 673

    Add Base (600 parole min), Orefice 1:5
    Addestratore Arti e Mestieri
    Tratto Studioso
    Requisiti quarto mestiere, quindi livello 12 (livello di Angus 12)
    Ricompense quarto mestiere, quindi 10 exp base

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  8. .
    taverna
      Angus· taverna, Vecchia Città· 23 febbraio 286
    I
    l Maestro Biffus era rimasto molto in mia compagnia, offrendo servizio di insegnarmi tutto quanto potesse essere necessario per un potenziale Novizio presso la Cittadella. Avevo preso molto del suo tempo, abbastanza da trattenerlo fuori dal castello presso cui serviva oltre l’ora dei pranzi. Avendo servito io stesso presso una grande corte, sapevo che quello che sarebbe rimasto erano gli avanzi altrui, freddi e sporchi, e difficilmente le cucine si sarebbero impegnate per preparare un nuovo pasto solo per un individuo, non essendo lui neppure nobile. Mi permisi dunque di offrirgli un pasto dalla cucina di quella taverna presso cui avevo preso alloggio. Era un pasto più povero, ma il Maestro non fece critica di questo. Il piatto che ci venne portato era una zuppa di frutti di mare tiepida e un pane di grano duro farcito di carne bianca, di uccelli migratori cacciati alla foce del fiume.
    “Un cibo composto da creature di mare, di terra e di cielo, perfetto connubio per le creature di città che tanto si credono superiori alle altre, eppure spendono le loro vite solamente faticando nel cercare dal distanziarsi da loro. Vivere in edifici di pietra, vestire abiti di lana, dormire su letti di piume non ci rende meno creazioni naturali.” Il Maestro disse parole che sembravano molto sagge, nel mentre faceva un gesto così comune di sorbirsi la zuppa con il cucchiaio. Ma potevano essere anche corrette? Non avevo mai dubitato fino a quel momento di quanto mi aveva insegnato il Maestro, ma era una cosa quando mi insegnava della storia delle grandi casate. Non conoscevo le storie loro per confermare abbastanza che fossero reali le vicende, ma conoscevo già i nomi ed i loro simboli avendoli appresi al Nord. Ma dire ora che noi eravamo come animali, pesci, e addirittura piante? Se era vero perché non camminavo a quattro zampe e non volavo, non respiravo dentro l’acqua e non avevo radici? Cercai di trovare conferma nei miei dubbi, scherzando sulle sue dichiarazioni “Non sapevo avessero cucinato la zuppa in un vino forte invece di aver usato dell’acqua. Solo tre cucchiaiate e sta già iniziando a raccontare storie di fantasia.” “Mi consideri uno sciocco, giovane? Sono completamente consapevole delle mie parole, in questo caso sei tu ad essere lo sciocco per non riconoscere la verità naturale dei nostri corpi. Ogni Maestro che ha avuto modo di studiare i modelli anatomici sa come questi hanno molte somiglianze con i corpi degli animali. È un riflesso naturale per gli infanti durante il loro primo anno di età non inalare l’acqua quando sommersi, eredità di una possibile vita passata e marina. E pure le piante, esseri all’apparenza così differenti da noi, dipendono dal sole come noi uomini, per quanto ci crediamo superiori alla sua presenza. Prova a chiudere un uomo nell’oscurità, non per modo di dire come alcuni del popolo dicono fanno i Maestri della Cittadella, ma completa e pura oscurità per mesi, ed anche mantenendo normali ognuna delle altre sue caratteristiche quali il mangiare ed il bere, egli impallidirà e la sua forza calerà, proprio come una pianta. Dimmi dunque, non sono prove di una chiara comunanza?” Le sue parole sicure sembravano dargli ragione, ma era una tesi tanto estrema da rendermi ancora scettico. “Gli uomini possono credere di essere tanto diversi dagli animali, eppure devono avere molto in comune con loro per coabitare gli stessi spazi pacificamente. Pensa a quante volte nella nostra storia uomini da entrambi i fronti si sono combattuti, solamente perché esistevano minime differenze tra di loro. Invece noi viviamo con animali dall’Era degli Eroi e da tempo precedente. Le nostre case sono protette da cani di guardia, e i nostri cuori sono riscaldati da cani di compagnia. I greggi, animali anche essi, sono guidati da cani pastori, e i nostri pasti sul focolare sono mantenuti caldi e uniformemente cotti dal costante lavoro dei cani girarrosto. Questo è solo uno degli animali che vive nello stesso mondo che viviamo noi, e lui da solo già ricopre così tanti ruoli che un uomo è anche in grado di ricoprire. Come non è possibile notare l’evidente parallelismo tra noi e loro, dunque? Vi esiste pure una versione selvatica dei cani, i lupi, questi altri animali che si possono trovare solo in ambienti più selvaggi come i boschi o le brughiere, e a cui i cani assomigliano particolarmente al periodo infantile. Come essi esistono uomini selvaggi, i Clan delle Montagne dentro il Regno degli Arryn, e i bruti oltre la Barriera. Loro non sono più che pericoli senza cervello e capacità di adattarsi alla società civile come invece lo è stato il cane. Dimmi dunque, ti consideri più simile in questo caso ad un cane oppure ad un bruto?” La domanda del Maestro mi lasciò a riflettere, sul nostro posto nel mondo e chi eravamo.
    “I cani non sono gli unici animali domestici di questo continente. Insieme a noi vivono pecore, buoi, capre, maiali, cavalli, gatti, uccelli. Molti di questi possono essere tenuti solo per i loro prodotti, sia che li ricaviamo da loro in vita, sia che li otteniamo dalla loro morte. Questo può essere un argomento introdotto da chi sostiene tesi contraria a quella che vado descrivendo, ma qua si cade in errore se si crede essa sia meritevole di più di un semplice ragionamento. Dalle mucche otteniamo il latte, che può essere bevuto fresco oppure lavorato per produrre altri cibi. Ma loro da noi in compenso ricevono mangime, cibo per loro. Gli uomini tosano le pecore della loro lana, per lavorarla in vestiti caldi, e le pecore per ricompensa ricevono di vivere in stalle al caldo, invece di morire nel gelo esterno. Pure gli animali che noi macelliamo per la loro carne, a loro volta farebbero lo stesso con noi avessero la possibilità di mettere le loro mascelle sui nostri corpi. Non serve essere un Maestro per saperlo, basta domandare a qualsiasi allevatore come gli animali sono mangiatori opportunisti, capaci di adattarsi a mangiare qualsiasi pasto si offra loro.” Il Maestro aveva finito la sua pagnotta e ripulito il piatto, e sembrava anche aver finito con la sua tesi. Non ero sicuro dei punti che aveva discusso, ma potevo dire di esserne uscito più esperto a riguardo delle creature di cui aveva parlato, gli animali, i pesci, e le piante.


    Parole: 1049

    Ho imbastito il discorso sulla Fauna & Flora di Westeros come una descrizione delle somiglianze tra questi e gli esseri umani, da un Maestro di certo un po' alticcio
    Add Passaggio (1000 parole min), Studioso lvl 2
    Addestratore Maestro Biffus
    Tratto Studioso
    Requisiti Tratto Studioso (sì), Storia Westeros 10 (in Lezione 008)
    Ricompense 9 exp base

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  9. .
    taverna
      Angus· taverna, Vecchia Città· 23 febbraio 286
    A
    nche se Maestro Biffus aveva descritto i Lord delle Isole di Ferro come aveva fatto in precedenza per tutti gli altri grandi nobili di Westeros, mi rimaneva ancora difficile vederli meno che cani. Ma per quello che mi aveva detto essere il compito di un Maestro era mio dovere smettere di provare tanto astio per loro. Sarei potuto essere mandato a servire presso una delle isole tanto quanto gli altri regni. Dunque non potevo odiarli. Ma cavoletti invernali, se era difficile.
    Il Maestro sembrò accorgersi dei miei sentimenti ancora turbati a riguardo dell’ultimo argomento, e dunque virò su qualcosa che sapeva avrebbe potuto piacermi di più. Nel Nord esisteva un ordine di fratelli uniti da un impegno comune, che ogni giorno combattevano per difenderci dai pericoli dell’oltre. Era un orgoglio per un nordico come me sentirne parlare bene tanto a sud, perché cosa avevano gli altri per rispondere in pari?
    “I Guardiani della Notte è un ordine militare di protezione creato nell’Era degli Eroi con il compito di mantenere e difendere il Muro di Ghiaccio, la titanica barriera estesa da mare a mare e costellata da diciannove castelli. Per appartenere all’ordine un uomo deve prendere il nero, un’espressione comunemente usata per indicare il gesto di prendere i voti da Guardiano, indossando la divisa nera da cui deriva il suddetto termine, e rinunciare a famiglia, terreni e eredità. In questo fatto i Guardiani della Notte condividono i valori con noi Maestri, prendendo voti simili. Se loro sono guerrieri di spada, noi siamo guerrieri di acume.” Effettivamente il Maestro aveva ragione, diventare un Maestro era come diventare un Guardiano, entrambi erano meriti che avrebbero servito i Regni. Forse non tutto al di sotto dell’Incollatura valeva di meno, in alcune cose sapevano competere con quanto noi avevamo su nel Nord, in fatto di buona qualità.
    “L’ordine dei Guardiani venne costituito insieme dell’erezione del Muro, opera del leggendario Re del Nord Brandon Stark, detto il Costruttore. Questo avvenne in seguito alla Lunga Notte, o la notte che durò una generazione, per evitare il ripetersi delle invasioni che accaddero in questo frangente. I Guardiani hanno sempre avuto una tradizione di eleggere il loro Lord Comandante tra i propri ranghi, permettendo il sostenersi di una cultura egalitaria e meritocratica. Il prendere il nero è stato anche un atto di assoluzione dei peccati e crimini commessi precedentemente, permettendo a uomini come Lyon Lannister, colpevole di aver supportato la rivolta del Leone Pazzo, di riguadagnare il loro onore. Oggi è egli a guidare l’ordine, nonostante i crimini contro la Corona di cui si è macchiato.
    L’ordine dei Guardiani della Notte non è composto solamente da Lord Comandanti. Sono presenti centinaia, se non decine di migliaia in passato, di Guardiani al servizio della protezione dai pericoli delle terre oltre la Barriera. Se oggi i Guardiani possono dirsi in declino, loro hanno avuto il loro periodo d’oro durante l’epoca dei Cento Regni, ovvero quando Westeros era ancora frammentata tra molti monarchi locali, invece che sotto un governo e una corona unici. Re dalle aree di Dorne addirittura arrivavano a servire il nero, come molti principi e cavalieri. I castelli erano pieni e in funzione, diciassette contemporaneamente nei migliori dei loro momenti, con cinque migliaia solamente a servire presso Castello Nero, la fortezza più grande ed al centro della Barriera. Oggigiorno i Guardiani non possono raccontare tali numeri, riuscendo appena a supportare i tre castelli maggiori, ed invece di essere un onore per molti è una condanna a morte metaforica, ed è letteralmente un’alternativa a una reale condanna a morte. Per tale ragione le guarnigioni sono forierata più da criminali che volontari.”
    Gli ultimi passaggi non erano piacevoli, ma dovevo ammettere fossero veri. Prendere il nero era stato nel passato un onore per i nobili del Nord, ed invece oggi lo ritenevano una punizione. Non era mia posizione di servitore pensare male dei Lord, ma pareva che molti si erano abituati agli adagi portati dal sud, e non fossero più temprati per il vero freddo che si trovava al Nord. Erano passati quattro anni dall’ultimo inverno, e quattordici altri ancora dal precedente. Molti dei giovani nobili del Nord avevano visto la stagione più fredda solo una volta, rimanendo al calduccio nelle loro corti. Ma io avevo servito per attraverso sette inverni, uscendo fuori dalle corti calde quando i Lord me lo ordinavano. Dove si trovavano i veri nobili del Nord con la tenacia di noi semplici servi? Perché era decaduta tanto la gioventù?


    Parole: 742

    Add Intermedio (700 parole min), Storia Westeros 10
    Addestratore Maestro Biffus
    Tratto Studioso
    Requisiti Conoscenze 30 (Conoscenze di Angus 52), Storia Westeros 9 (in Lezione 007)
    Ricompense 8 exp base

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  10. .
    taverna
      Angus· taverna, Vecchia Città· 23 febbraio 286
    L
    e storie dei grandi lord dei Sette Regni si erano prolungate per l’intero pomeriggio, ma eravamo oramai giunti al punto in cui potevo considerarmi preparato a riguardo dei fatti che interessavano ognuno dei Protettori dei Sette Regni.
    Il che rese alquanto strano, dal mio punto di vista, la domanda che venne a seguire da parte di Maestro Biffus di Alta Torre “Dunque, giovane studente, quale grande casata di Westeros rimane ancora da studiare?” Mi ritrovai completamente confuso, perché di tutti i regni pensavo avessimo oramai parlato, facendo esclusione di quelli per cui lo avevo informato di aver già studiato quando servivo ancora al Nord, alla corte dei miei signori, gli Stark.
    “Non fare quella faccia confusa. Mi sto riferendo alla casata Greyjoy. I Lord delle Isole di Ferro. I Re del Sale e della Roccia.” Quei razziatori! Pirati bastardi, erano cani da forca! Si meritavano neppure di esistere tanto erano crudeli i loro crimini! Come poteva un uomo di cultura e sapienza come Maestro Biffus rispettare ancora quei mostri? Non conosceva le brutalità e crimini legati a quel popolo? “Vedo che ti stai arrabbiando, giovane, ma vedi di spegnere questi tuoi bollenti spiriti. Le faide tra le Isole e il Nord sono discorsi da lasciare lassù, non portarli con te dentro la Cittadella e la società civile. Le Isole di Ferro sono formalmente parte dei domini dei Sette Regni, per quanto agiscano con maggiore indipendenza degli altri regni, e come tali vanno riconosciute dando uguale valore alla loro nobiltà. Spero tu abbia compreso questo.” Era difficile dimenticare i dissapori ingranatimi dalla famiglia e gli altri uomini del Nord, che con i gli Uomini di Ferro ci avevano dovuto combattere per difendersi dalle loro razzie, ma se così diceva il Maestro Biffus dovevo adeguarmi. La conoscenza non aveva bandiera, per quel motivo il Maestro mi aveva detto che una volta presso la Cittadella avrei dovuto prendere i voti, e di servire nessuno se non loro ed il propagarsi del sapere.
    “I Greyjoy sono la famiglia presso cui tutte le altre isole dell’arcipelago noto come le Isole di Ferro prestano giuramento. Essi affermano di discendere dal Re Grigio, una leggendaria figura dei tempi dell’Era degli Eroi. Tale sovrano era detto possedere capelli, barba ed occhi grigi, e successivamente nella sua vita pure la sua pelle mutò in tale colore, facendogli guadagnare l’appellativo con cui è noto oggi, mentre il suo vero nome è andato perso. La più grande impresa attribuita a questo re è la sconfitta del drago marino detto Nagga, il più antico e primordiale secondo le cronache degli Uomini di Ferro. Le ossa del drago divennero roccia, per intermissione del Dio Annegato. Da queste i suoi denti divennero la corona del re, le ossa la sala del trono e il trono stesso, e con il fuoco del drago il Re Grigio mantenne sempre riscaldato quest’ultima sala. Tali e molte altre leggende sono ascritte al Re Grigio, come l’introduzione del fuoco tra gli uomini sottraendolo con l’inganno ad un dio incollerito, la creazione della prima nave lunga da quanto rimaneva di un tronco di un albero divoratore di uomini, oppure l’aver insegnato come creare reti da pesca e vele navali. Si dice che il suo regno è durato secoli, terminando non in seguito alla sua morte ma per sua personale abdicazione, quando ritenne giunto al termine il suo regno sulla terra e decise di camminare fino alla corte del Dio Annegato, dove ebbe il suo posto al suo fianco. Tutte storie senza alcun fondamento, ovviamente. Ma è vero che le maggiori casate delle isole dichiarano ancora la loro discendenza da questa figura dei miti. Vi è una leggenda che il re non prese in sposa un’umana, ma una sirena, ed ebbe cento figli, di cui solo sedici sopravvissero al suo lungo regno. È da uno di questi che i Greyjoy dichiarano la loro discendenza.
    Ci sono poche fonti riguardo i Greyjoy precedentemente l’arrivo di Aegon il Conquistatore. Le uniche fonti sono orali, e come tali vaghe e carenti di dati certi. Sappiamo però che i Greyjoy furono per alcuni periodi Re delle Isole di Ferro, eletti in una tradizione locale chiamata l’Acclamazione dei Re, o Kingsmoot. Le storie certe arrivano da dopo la sconfitta del Re Nero, Harren Hoare, da parte di Re Aegon I. Il Re dei Draghi liberò il continente, ma sconfiggendo Re Hoare creò un vuoto di potere sulle Isole, che Aegon si trovò costretto a dover risolvere pacificando le Isole. Divenute parte dei Sette Regni, Aegon appuntò Vickon Greyjoy, Lord di Pyke, come primo Lord delle Isole di Ferro. Questo ha permesso ai primi septon dei Sette Dei di arrivare sulle Isole e diffondere la fede, ma tale opera missionaria venne bloccata nella generazione successiva, dal secondo Lord Goren Greyjoy. Da allora vi è una presenza dei Sette Dei sulle Isole, ma è pallida in confronto alla fede raccolta dal Dio Annegato.”



    Parole: 815

    Add Intermedio (700 parole min), Storia Westeros 9
    Addestratore Maestro Biffus
    Tratto Studioso
    Requisiti Conoscenze 27 (Conoscenze di Angus 52), Storia Westeros 8 (in Lezione 006)
    Ricompense 8 exp base, +10 Affinità Greyjoy (casata scelta)

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  11. .
    maestroUFFI
      Angus· ufficio dell'Arcimaestro Theobald, Vecchia Città· 26 febbraio 286
    E
    ra un campanilismo essere riconoscente alla mano che ci aveva sfamato per generazioni? Forse gli Andali non erano mai stati educati alle leggi dell’ospite. Ma non ero luogo e tempo quello per discutere. Noi Primi Uomini avevamo sempre avuto la pelle robusta per resistere al freddo, saremmo sopravvissuti allo stesso modo anche a delle parole acide.
    “In ogni caso, possiedi perlomeno una conoscenza basilare di storia.” “Grazie, Siniscalco. Spero di poter venire preso nel vostro Ordine, per poter espandere le mie conoscenze da basilari a livelli che la possono soddisfare.” I livelli che richiedevano alla Cittadella erano davvero alti. Spiegazioni di questo genere al Nord mi facevano avere la nomea del cervellone, ma lì giù erano appena sufficienti. Era come se avessi passato tutta la mia vita come un salmone in un fiume, credendo di essere grande, ma quando ero arrivato al mare mi ero accorto di essere insignificante al confronto degli altri pesci.
    Le domande che il Siniscalco aveva per non erano finite. Dopo avermi interrogato sulla storia delle grandi casate, iniziò a pormi degli enigmi di logica “Immagina di avere davanti a te tre casse di legno: la prima contiene due rocce bianche, la seconda due rocce nere e la terza una bianca e una nera. Sui rispettivi coperchi sono incise le scritte BB, NN e BN ma sfortunatamente un novizio incompetente ha fatto confusione e i coperchi risultano in disordine. In questo modo ciò che c'è scritto su ciascuno di essi, sicuramente non coincide con quanto è contenuto all'interno della cassa.
    Senza guardare al loro interno, quante rocce è necessario estrarre, al minimo, per determinare l'esatto contenuto delle tre casse?”
    L’indovinello era uno scenario immaginario (o almeno così speravo, per il povero Novizio della storiella), con delle specifiche regole per come andava risolto. Fosse stato un evento pratico sarebbe bastato aprire le scatole e risolvere il problema, ma non era quello lo scopo dell’enigma. Indovinelli logici del genere, solitamente, servivano per traslare problemi teorici, che una volta risolta potevano essere espansi a casi non praticabili nel mondo reale.
    Le casse contenevano sfere bianche, e/o nere. I colori, uno o entrambi, mi sembrava di averli sentiti menzionare quando avevo appreso dei costumi delle Città oltre il Mare Stretto. Ma quello non era il vero punto. Il Siniscalco della Cittadella avrebbe potuto dirmi che contenevano piume e ferro, neve e sabbia, qualsiasi coppia di due unità diverse. L’unico motivo per cui potevo immaginare avesse scelto rocce bianche e nere era perché queste venivano usate a volte in votazioni. O forse gli piaceva solo l’accostamento dei colori.
    Una volta determinato che i colori non avevano valore reale, capii che potevo considerarli semplicemente come delle incognite. Definite B e N in questo caso, come lasciato intendere dal problema logico. Di solito risolvere quel tipo di esercizi richiedeva di capire quale algoritmo modellava tutto il processo. Ma quel campo di ragionamenti era contestualmente simile alla matematica, quella branca delle scienze che era formata da numeri e formule. E devo ammettere che, per quanto venissi lodato per la mia intelligenza a Grande Inverno, fare di calcolo era sempre stato il mio punto debole. Fossi stato più bravo in mantenere un bilancio forse non sarei mai sceso fino alla Cittadella, restando a casa per diventare un mercante, o ad assistere Lord Stark nell’amministrazione delle finanze.
    Non potevo discutere di quello che non ero. Al momento ero in uno degli uffici della torre della Cittadella, e dovevo cercare di risolvere il problema davanti a me con gli strumenti che mi ero portato. Per tutta la tensione di dover rispondere davanti all’esaminatore, e i miei trascorsi infelici con i numeri, decisi di prendere un procedimento poco ortodosso. I casi del problema erano abbastanza pochi che avrei potuto tentare di forzarli, sperimentandoli uno per uno. Nel peggiore dei casi dovevano essere qualche centinaio, e di certo non sarei dovuto andare fino alla sesta estrazione. Se quella era la soluzione, il problema sarebbe stato alquanto banale. Di certo esisteva un modo per ottimizzare la scelta.
    “Una bianca, e allora se si estrae come seconda una nera dalla stessa...” Iniziai a simulare i casi nella mia mente. Un fattore di cui mi accorsi abbastanza in fretta fu che non serviva tenere traccia se la pietruzza fosse bianca o nera. Qualunque colore fosse, ne esisteva un caso simmetrico. Tenendo questo in mente potevo ridurre il numero di esperimenti per cui dovevo passare. Ma anche con questo trucco, i casi erano troppi per tenerli a mente. Su un frammento di pergamena iniziai a scarabocchiare quanto potevo per aiutarmi. Non era carta bella come quella del Maestro. La mia aveva chiari segni di usura, causati dalle svariate volte che avevo dovuta ripulirla da quanto ci avevo scritto con il coltello. Ma si faceva uso di quanto si poteva. “Quando mi trovo a pescare così, all’estrazione successiva invece può capitare solo...”
    Ad un certo punto dei miei calcoli, mi venne un dubbio sulla consegna. Per quanto mi ricordavo dalle serate in taverna con gli amici quando lavoravo al Nord, il trucco stava nelle esatte parole. C’era una in particolare tra quelle che mi aveva detto il Siniscalco che mi stava facendo avere qualche dubbio su come dovevo interpretarla, ed ero quasi pronto ad alzare la mano e chiedergli “Mi scusi, Siniscalco, ma a riguardo di questa…?”. Ma preferii di no. Avrei invece provato entrambi i metodi. Mi avrebbe richiesto un po’ più di tempo, probabilmente, ma non avevo il coraggio in quel momento di rivolgermi alla sua figura imponente. Mi sarei sentito uno sciocco facendo quella domanda.
    “Vediamo allora, se parto in questa maniera invece il massimo risulta...” Pensai di aver trovato la soluzione al primo. Ma quando provai la seconda strada, per mia sorpresa, mi accorsi che era ancora più veloce. Questo modo si risolveva in pochissimi passaggi, il che era un bene per il mio metodo perché significava che dovevo sperimentare davvero pochi metodi. Con il bonus extra di aver ingranato il processo dalla prima parte, riuscii a trovare una soluzione anche per l’altra interpretazione delle regole.
    “Penso di avere la soluzione.” Posai il mio foglio, pronto a spiegare a parole i processi che avevo ragionato. “Io credo che, da tre scatole contenenti ognuna sassolini di uno tra due colori, nel peggiore dei casi servono quattro estrazioni per determinare il contenuto di tutte le tre scatole. Mi lasci spiegare: la prima estrazione non può darci una risposta, perché abbiamo troppe poche informazioni. Non importa da quale scatola peschiamo. Per la seconda estrazione possiamo scegliere tra la stessa scatola, oppure una diversa. Dai miei esperimenti è uguale prendere entrambe le vie. Per questo caso scegliamo la strada di una scatola diversa. In quel caso abbiamo due opzioni: se esce lo stesso colore significa che la scatola ancora sigillata contiene due rocce del colore opposto. Quella possiamo escluderla. A quel punto basta estrarre da una delle due scatole aperte per vedere quale è BN, e quale invece è BB/NN. Il totale in questo caso è di tre estrazioni necessarie. Ma questo non è l’unica opzione che ci può accadere. Come dicevo prima, quando si pesca dalla seconda scatola, può accadere che si estrae lo stesso colore come ho spiegato, oppure un nuovo caso, e la pietra è diversa. In quel caso apro anche la terza scatola per prendere una roccia. Avrò tre rocce da tre scatole diverse, due dello stesso colore ed una opposta. Questa terza è certamente contenuta nella scatola del relativo BB/NN, e quindi posso considerarla risolta. Ora ritorniamo alla situazione di sopra, con due pietre uguali da due diverse scatole. Pescando da una delle due capiamo quale è BB/NN e quale è invece BN. Otteniamo lo stesso risultato di prima, ma questa volta richiedendoci quattro estrazioni. Pertanto, dato che la domanda chiedeva il numero minimo di estrazioni per essere certi dei contenuti, dobbiamo prendere il valore più alto di estrazioni, quello del caso peggiore. Ovvero quattro estrazioni.”
    Ero abbastanza fiero di me. Forse non mi ero spiegato nel migliore dei modi, ma avevo per quanto potevo espresso i miei ragionamenti senza impappinarmi o avere un mancamento. Non era però ancora finita. “Ehm, se mi permette vorrei esporle anche una soluzione diversa. Questa versione mi è venuta in mente dalla consegna che lei mi ha dato. Forse sono stato sciocco io, che sono andato a scervellarmi troppo sul significato delle parole, ma Siniscalco lei ha detto “‘In questo modo ciò che c'è scritto su ciascuno di essi, sicuramente non coincide con quanto è contenuto all'interno della cassa.’” Questo mi ha fatto pensare che lo scopo dell’esercizio potrebbe essere di determinare il contenuto delle scatole, con l’informazione aggiuntiva che quanto scritto sopra le scatole è sicuramente falso. Almeno così è come io ho interpretato il “‘sicuramente non coincide’”. Ripeto, mi scusi se sto costruendo una variante dell’esercizio a partire da una mia incomprensione. Ho trovato comunque che con questo metodo la soluzione risulta molto più veloce. A seconda della scatola che si sceglie da cui partire, due, o addirittura una sola estrazione è necessaria! E questo non è come il caso sopra, perché essendo le partenze non simmetriche tra di loro non dobbiamo considerare il caso peggiore tra tutti. La versione a cui faccio riferimento è quella in cui si parte dalla scatola contrassegnata BN. Essendo tale dentro non potrà contenere BN, ma solo BB/NN. Pescata la prima roccia capiamo quale dei due è, e per esclusione andiamo a risolvere anche le altre due scatole, senza neppure aprirle. La scatola con il BB/NN opposto è certamente BN (perché non può essere il BB/NN del titolo, da regole decise all’inizio, e neppure il BB/NN della scatola che abbiamo aperto). La scatola che rimane, ovvero quella con BB/NN del colore opposto, sarà l’unico rimasto, ovvero BN.”


    Parole: 1622 (di cui 1518 mie)

    algoritmo, così detto per il Maestro Al-Kwaritmus lol

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  12. .
    Benvenuta. Se ti trovi dalle parti della Cittadella nell'Altopiano ci si può fare un saluto, tra una lezione e l'altra
  13. .
    sarti
      Angus· sartoria-casa di Pats, Vecchia Città· 24 febbraio 286
    A
    vevo imparato davvero molto sul mestiere dei sarti. Ero arrivato alla bottega della famiglia di Pats appena dopo il termine del nostro turno di servizio durante pranzo all’Ostrica Ubriaca, ma dalle finestre stavo vedendo il cielo già rabbuiarsi. Non volevo infastidire con la mia presenza ancora per lungo, quindi mi alzai per iniziare a togliere il disturbo. “Credo che oramai per me si stia facendo il tempo di andarsene. Grazie mille per l’ospitalità, è stata un visita molto arricchente.” Al mio desiderio di andarmene, però, le tre sorelle sembrarono opporsi. Una lasciò la conversazione correndosene su per le scale, mentre le due altre rimasero nel negozio, a parlarmi e cercarmi di tenere, almeno ancora per un istante.
    “No, non partire ancora. Vuoi per caso assaggiare una fetta di torta salata? O qualcosa di caldo da bere?”
    Per quanto mostrarsi cordiali e padroni generosi era un tratto positivo rispetto agli ospiti, e non c’era nessuno a saperlo meglio di un Primo Uomo come me, le ragazze sembravano quasi esagerare. Ma compresi velocemente che la ragione di tutto quell’interesse in me non era senza motivo. La sorella che era salita ritornò accompagnando Pats. Quasi mi ero dimenticato che ero venuto per cominciare con lui. Quel lungo pomeriggio mi aveva portato a tutti altri pensieri. “Amico, temo sia tempo oramai di salutarti. Non voglio impormi su di voi troppo a lungo. Devo dire grazie alle tue sorelle, ho imparato molto da loro sul lavoro che fate qua nella bottega. E ringrazia da parte mia anche il resto della tua famiglia. Non ho avuto modo di conoscerli, ma devono essere molto gentili per avere dei figli rispettosi come voi.”
    Avevo fatto oramai tutti i miei saluti, ma si sa come vanno queste separazioni. Si finisce a perdere ancora più tempo, ed ecco che ci ritrovammo a parlare e raccontare alle sorelle di Pats come era andato il nostro turno di servizio alla taverna. “Angus è stato davvero sagace, vi dico. È riuscito a riconoscere da dove veniva quello straniero solo dagli abiti. Aveva una gonna lunga e tigrata, fatta di un materiale tipo lino...” “Sciamito.” “Sì, quello. E poi ha capito, anche senza parlare, cosa voleva il cliente.” “Patti, non farti sentire dalla mamma dire così. Scambiare lo sciamito per il lino. Ma cosa hai imparato qua? Tu Angus, invece, non sapevo avessi un interesse per la moda delle Città Libere.” “No, non posso dire di esserne un esperto. Ho però imparato qualcosa nei miei viaggi sugli usi del continente dall’altra parte del Mare Stretto, è stato solo così che sono riuscito a capire il problema che stava avendo il cliente.” “Lo sai, quel tipo di abito non viene usato qua, ma è molto apprezzato dagli stranieri che vengono con le navi da est. Per fare una simile gonna non serve molto, una volta che hai il tessuto si tratta solo di tagliarlo e chiuderlo con una cinta della larghezza di chi lo indossa. Ci aggiungi poi un paio di decorazioni intorno ed ecco che hai confezionato una bella gonna alla qarthiana. È talmente facile che l’abbiamo messa tra le opzioni di prodotti che proponiamo. Non se ne vendono troppe, ma il lavoro extra per metterle a disposizione è nulla a confronto. Quella, ed un altro capo orientale che vendiamo è la toga. Ancora più facile, è letteralmente un mezzo rotolo di tessuto girato attorno alla persona. Non dobbiamo cucire niente, quelli si tengono su da soli una volta passati sopra la spalla. Non indosserei mai io una vestaglia simile, ma se i clienti pagano non stiamo di certo a fare storie sui loro gusti.” C’erano davvero tanti stili di abiti nel mondo. Per i miei primi tre decenni avevo visto solo pellicce e lana, ma ora che ero sceso, ed arrivato in una metropoli tanto viva, avevo modo di osservare con i miei occhi quello che avevo sentito solo raccontare delle altre culture. I popoli di Essos, del continente meridionale, dalle altre terre dei Sette Regni. Ogni cultura aveva il suo stile, e questo era anche riflesso negli abiti che portavano addosso ogni giorno. Qualcosa a cui farci attenzione, se mai avessi voluto provare a usare per me le forbici e gli aghi.


    Parole: 700

    Add Base (600 parole min), Sarto 4:4
    Addestratore Arti e mestieri
    Tratto Studioso
    Requisiti terzo mestiere, quindi livello 8 (livello di Angus 11)
    Ricompense terzo mestiere, quindi 8 exp base

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  14. .
    sarti
      Angus· sartoria-casa di Pats, Vecchia Città· 24 febbraio 286
    A
    vevo trovato un amico quel giorno in Pats, quando avevamo servito insieme i tavoli nel palco più alto dell’Ostrica Ubriaca. Ma non mi sarei mai aspettato di trovare grazie a lui anche una via per apprendere dell’arte del cucito. Quando abitavo ancora su al Nord, nessun uomo si dava all’ago e filo, era un mestiere lasciato solo alle dame di corte per diletto, e alle popolane per necessità. Al più gli uomini potevano legare due lembi di una pelliccia che avevano cacciato per coprirsi con una spilla da balia, ma chi si veniva a sapere sedersi al telaio veniva preso in giro dagli altri frequentatori quando si mostrava in taverna. Io non ci avevo mai fatto troppo caso, pensavo fosse il modo normale in cui le cose scorrevano. Ma lì a sud era diverso. Essere un sarto uomo non sembrava essere motivo di derisione. Tutti nella famiglia di Pats lavoravano con i tessuti, ed anzi lui era oggetto di scherno dalle sorelle proprio per la mancanza di questa capacità. A Vecchia Città tutti avevano una visione così diversa da quella che avevamo al Nord. Era strano, e nuovo, ma dovevo ammettere che mi stavo trovando a mio agio in un ambiente tanto poliedrico.
    “Una volta ottenuto i fili per cucire, poi cosa si fa?” A quel punto ero diventato talmente immerso nei processi della sartoria, che mi ero scordato il motivo in primis che mi aveva portato a quella bottega, o che io fossi solo ospite, e Pats che era mi aveva accompagnato era risalito nelle sale dopo le scale verso l’alto da ore. Ma, per quanto fosse mean nei confronti di Pats, non mi importava. Ero come una persona che aveva attraversato il mare per mesi senza alcuna riserva di acqua fresca, ed una volta approdato a riva mi era stata data tutta l’acqua che volevo. Era naturale che mi sarei attaccato alla fonte senza staccarmici più. “Con i fili ci sediamo poi al telaio, e lo facciamo diventare tessuto. Esistono una catasta e due rotoli almeno di tipi di tessuto, prodotti in città diverse a seconda dei gusti locali e delle esigenze. Ma il fulcro della produzione rimane uguale per tutti. Per ottenere un tessuto di qualità bisogna incrociare i fili ricreando una trama. Solitamente si formano delle croci, alternando i fili orizzontali sopra e sotto ai fili uscenti dal telaio. Ma alcuni capi pregiati preferiscono un incrocio di tre fili, che forma quasi una stella dei Sette Dei, non fosse per la punta mancante. Una volta in mano il tessuto, lo trattiamo quasi come i calzoiai usano le pelli animali. Non lo tagliamo spesso, perché rischia di far slegare i fili che formano la trama. Invece tendiamo a usarne per unità di rotoli, piegandoli e rattoppandoli dove manca in un abito perfetto. Guarda, ti faccio vedere.” Le sedie di vimini su cui eravamo seduti a chiacchierare erano state dimenticate oramai, preferendo da parte delle sorelle una lezione in giro per la bottega, la quale permetteva di mostrare le componenti che descrivevano, quando era il loro turno nella lezione.
    Ci fermammo davanti ad un mezzo busto, senza testa ne arti. Sopra vi era appoggiato un giacchetto nero, segnato da linee bianche di gesso. “Questo è un manichino. Quando confezioniamo un abito su ordine, di solito prendiamo le misure del cliente. Ma non possiamo farlo aspettare ore in piedi mentre noi gli cuciamo l’abito attorno. Quindi quando abbiamo fatto per primi i lavori di cui necessitiamo assolutamente la presenza del futuro indossatore, lo lasciamo libero e continuiamo a cucire su questo. Le linee sono segni che ci facciamo noi, per aiutarci a capire dove dobbiamo cucire i bottoni e gli orli dell’abito, dove attaccare le pezze, e tutte quelle altre pratiche per confezionare un buon prodotto.”


    Parole: 627

    Add Base (600 parole min), Sarto 3:4
    Addestratore Arti e mestieri
    Tratto Studioso
    Requisiti terzo mestiere, quindi livello 8 (livello di Angus 11)
    Ricompense terzo mestiere, quindi 8 exp base

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  15. .
    sarti
      Angus· sartoria-casa di Pats, Vecchia Città· 24 febbraio 286
    “Q
    uindi il vostro lavoro è simile a quello del calzolaio, solo che andate a produrre indumenti che vanno a coprire parti del corpo diverso.” Cercai da parte mia di capire il lavoro del sarto tracciando dei paralleli con quello che già conoscevo, che nel mio caso era allora solo la lavorazioni delle pelli animali, dalla tintura alla concia. “Più no che sì. Certo copriamo un campo simile a quello dei conciatori, se si vanno a considerare gli abiti come un unico grande gruppo. Ma le scarpe e le sacche, a parte l’essere indossate, hanno poco da condividere con il lavoro di noi sarte. Prendi il modo in cui i materiali di base vengono lavorati. Le pelli sono piegate e modellate, ma sempre mantenendole intere. Invece per la sartoria non basta prendere il prodotto grezzo.” Non era esattamente come la donna raccontava, almeno per quanto avevo potuto imparare io capitava a volte di dover tagliare una pelle particolarmente larga per ottenerne due o tre strisce più facili da lavorare. Ma capivo il senso del suo discorso. In generale non si tendeva a tagliare la pelle fino a farla in nastri, altrimenti per riunirla bisognava usare tantissimi fili, e soprattutto andava a perdere la capacità di essere impermeabile “Noi sarte tessiamo le tele partendo dai fili, e questi sono ricavati dalla lana o dal cotone, il materiale da cui vuoi partire. Quello che scegli, quando lo si raccoglie in natura è tutto aggrovigliato e inutilizzabile, sporco. Bisogna cominciare sbrogliandolo, e questo si fa di solito con un puntale piantato verso l’alto, o un pettine che di punte ne ha tante. Si infila il batuffolo di cotone o lana che sia nella punta e poi la si tira indietro, facendolo tante volte. È come pettinarsi i capelli, il ripeterlo aiuta a sciogliere tutte le doppie punte e si hanno poi lunghe ciocche di filo. Queste non vanno ancora bene, perché sono larghe quanto un capello. Hai presente invece quanto sono larghi i fili con cui noi facciamo i tessuti?” Avevo indossato, come tutte le persone normali, vestiti da quando avevo memoria, ma la larghezza dei fili nei miei abiti era uno di quegli argomenti a cui non avevo mai posto davvero attenzione. Dato che era una cosa che ci era attorno in ogni momento della vita, non pensavo di non saper rispondere. Ma in quel momento mi trovavo davvero senza risposte. Considerai i vestiti che indossavo, toccando il fondo della maglia, ma quelli non erano miei, mi erano stati dati dalla famiglia di Pats. Mettermi ad analizzarli, con il rischio di sfilarli, davanti a loro non mi sembrava proprio il caso. “È largo così un filo.” Una delle ragazze mi lanciò un rotolo di quelli che usavano, e guardando il fondo era molto spesso. Facendo attenzione alla parte in cui terminava, riuscivo addirittura a notare che era formato da tante parti più fini “Quando si ottengono tutti quei fili spessi quanto un capello, bisogna poi legarli tra di loro, per ottenere un unico spago. Per legarli, una volta dipanati dal modo in cui si trovano in natura, per fortuna abbiamo strumenti che ci aiutano come l’arcolaio. È in sostanza una grande ruota attorno a cui mettiamo tutta la fibra, i filetti di cotone, che abbiamo ottenuto dalla pettinatura. Poi dalla fine della ruota prendiamo i fili che escono e li leghiamo ad un rocchetto, un’altra parte che gira. Facendole girare tutte due, con costanza e una buona velocità, i fili naturali si torcono attorno al rocchetto e vanno bene a riunirsi in un filo spesso abbastanza da poter essere utilizzato per fare abiti.”


    Parole: 600

    Add Base (600 parole min), Sarto 2:4
    Addestratore Arti e mestieri
    Tratto Studioso
    Requisiti terzo mestiere, quindi livello 8 (livello di Angus 11)
    Ricompense terzo mestiere, quindi 8 exp base

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