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Missione Individuale (Febbraio)

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    Josephine Mallister Nord 29 Gennaio 286 Pomeriggio - Nuvoloso Incollatura - Villaggio di confine


    ∼ Above the rest ∼


    I
    vessilli scarlatti si muovevano come onde al ritmo del vento. I cavalli nitrivano impettiti ogni qualvolta gli armigeri li incitavano a proseguire. La vegetazione diventava sempre più rada e le lande più desolate. A volte venivano intonati tra i soldati o gli ospiti della carrozza canti ed inni in favore degli Dei. Ora per i vecchi ed ora per i nuovi Dei. Ognuno adorava le proprie divinità con preghiere e sussurrate promesse portate via dal vento. Rituali che venivano compiuti ad ogni crocevia ed in presenza del popolo di confine. Un peregrinaggio verso l’Incollatura per sedare i venti di rivolta ed i malumori che avevano scosso le fondamenta di un intero popolo. A causa di un trattato di pace molti dei villaggi in mano ai Flint di Dito della Silice, soprattutto quelli in prossimità della scogliera rocciosa, erano passati sotto la giurisdizione dei Mallister. Dove un tempo si adoravano i vecchi Dei ora erano in costruzione luoghi di devozione per i Sette volti. Coloro che erano fedeli alla nuova religione, portata con la migrazione degli Andali ancor prima dell’Era degli Eroi, non erano disposti a adorare altri Dei. Gli abitanti dell’Incollatura invece, così ancorati alle tradizioni, mal tolleravano l’arrivo di un nuovo pantheon. Differenze culturali acuite dalla diffidenza e il timore per lo straniero. L’Aquila doveva ancora trovare il proprio nido sicuro nelle terre del Nord.

    Quando i cavalli arrestarono il loro passo ed un soldato della guardia l’aiutò a scendere dalla carrozza, si ritrovò davanti un mesto dipinto fatto di miseria e povertà. Un villaggio senza nome, dimenticato sui confini, i cui abitanti a stento riuscivano a sopravvivere all’avanzare delle paludi. Furono i timidi occhi dei bambini a colpirla, ancor prima del magro raccolto e le abitazioni diroccate. Sul viso dei genitori solo tanta paura per l’arrivo di un corteo di persone senza vessilli. Vivevano senza uno stendardo, o almeno erano ben consapevoli di essere sotto la giurisdizione del Lupo ma chi si curava davvero di un villaggio così piccolo e remoto? Nessuno. Il vecchio tempietto dedicato ai Divini era ormai un rudere, al pari del granaio quasi vuoto e dei mulini che si muovevano a fatica tra la palude. Diffidare dell’estraneo, il vero modo di sopravvivere. In lontananza, tra i mefitici miasmi della palude, aveva notato anche spettrali Alberi-Diga. La fede era diventata l’unica ancora di salvezza, un motore per sostenere una misera esistenza in un posto dimenticato dai nuovi e vecchi Dei. Aveva quasi la sensazione che quelle paludi non godevano della Luce dei Divini da immemore tempo. Si sopravviveva, producendo del formaggio e mietendo messi sempre più scarse. Ora la guerra, poi la carestia ed infine anche i disordini religiosi. Un villaggio che era stato preso di mira dai conflitti dei potenti, di chi aveva giurato di proteggerli ed invece portava avanti la propria crociata. Antichi o Nuovi Dei? In entrambi i casi era chiaro che non fosse importante per nessuno di loro.

    Tra la timorosa folla, emergevano immacolati ed innocenti volti. Occhi pregni di lacrime, spavento. Bocche che avevano conosciuto la fame. Mani annerite dalla fatica. Fu l’innocenza dei bambini a colpirla, che nonostante la misera vita che conducevano sul confine erano ancora disposti ad omaggiarla di fiori e fresche erbe. Si sfilò i guanti in velluto, non per paura di sporcarli, ma per entrare in comunione con i boccioli colti dalla palude. In tanta miseria c’era sempre uno spiraglio di luce. Ed i bambini del villaggio ne erano i portavoce. Accarezzò i boccioli di fiori, rompendo appena le aromatiche erbe per sprigionarne la vera essenza. Freschezza. Una sensazione di pungente freschezza che s’insinuava tra le narici. Avanzò verso di loro, incurante del fango che le macchiava la pelliccia o il bordo orlato della gonna. Dietro di sé i mormorii di disapprovazione delle ancelle, sottraendosi al tentativo di sollevare l’ampia gonna e limitare lo sporco. Era lì e non desiderava essere altrove. Le si stringeva il cuore, pensando ai soprusi e le ingiustizie che avrebbero potuto vivere così remoti da Grande Inverno. Una terra franca, quasi di nessuno. Di cui Mallister e Flint si erano fatti carico. Una responsabilità della sua famiglia, un impegno che aveva intenzione di portare avanti. Non importava quali Divinità adorassero, che fossero veri credenti o eretici, ogni anima pia nella palude andava salvata. Per questo predispose in un battito di ciglia il da farsi.

    - Distribuite pane caldo ed una moneta per ognuno di loro. - Si riferì alle donne con i loro bambini. Aveva promesso elemosina per ogni cittadino di confine, dimostrando la magnanimità dei nuovi e vecchi signori. Scostò il velo dal viso in modo da mostrare un sorriso placido e quieto. La forza gentile. - Farò un sopralluogo nei luoghi di culto ed offriremo il nostro aiuto. - In tempi di miseria era la fede a temprare gli animi ed invitare alla resilienza. Non chiedeva nulla in cambio, né fedeltà e né riconoscenza. Desiderava solo tendere la mano, lì dove il pugno dell’ingiustizia ed i malumori della guerra si erano abbattuti duramente. Si fece condurre nel tempio di culto, una struttura ormai diroccata e deturpata dall’arrivo di vandali. C’erano segni di lotta. Le panche incenerite, i segni di fede trafugati e le mura imbrattate. Fu colpita duramente da un simile scempio. Organizzò una catena umana di persone per poter recuperare acqua fresca dal pozzo al centro del villaggio, l’unica fonte d’acqua pulita nel giro di miglia di distanza. Mentre gli armigeri sgomberavano la sala da macerie e panche annerite dal fuoco, predispose che le donne al suo seguito ripulissero le pareti dallo sterco. Un atto vandalico, un gesto deplorevole. - Non fermatemi. - Lei che non aveva mai trattenuto uno straccio tra le mani, al pari di una serva, lo strizzò nel catino. Nessuno l’avrebbe fermata. Desiderava rimuovere lei stessa lo sterco dalle mura, distribuire pane caldo e cancellare i segni di vandalismo.

    Non le importava che fosse la figlia di un Lord. Lanciò un’eloquente occhiata verso le ancelle per intimarle di non fermarla. Era lì per aiutare davvero, anche abbassandosi ai più umili incarichi. Solo una Lady vicina al popolo e capace di comprendere davvero le loro miserie sarebbe stata capace di aprire i loro cuori.

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    Missione Individuale di Febbraio
    Richiesta: Missione ambientata dopo queste role (1 - 2), in cui Lady Josephine è ospite di un piccolo e povero villaggio di confine e si adopera per riparare i luoghi di culto, offrire cibo e provvedere all’elemosina. Mi piacerebbe coordinare queste mansioni e renderla una missione individuale, approfittando dell’occasione per narrare eventi importanti durante il pellegrinaggio che è difficile farlo in Quest.

    Evento di San Valentino
    5) Get that bag! = fate una missione individuale (conta nel limite mensile). Ricompensa: SOLO per questa missione, riceverete 1 argento extra alle ricompense.
     
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    Una septa fece capolino da una stanzetta laterale, una donnetta smagrita, fragile, come se si togliesse il pane di bocca per darlo ai più sventurati.
    «Oh, milady, milady!» il tono era sconcertato, un po' dalla vista di una nobile che si sporcava le mani in prima persona e un po' dalla realizzazione che c'era speranza per quei luoghi se qualcuno era giunto da tanto lontano per dare una mano.
    «Milady, i Sette vi hanno in gloria e vi benedicono per l'aiuto che ci state dando.»
    La septa le prese le mani e le baciò in segno di assoluta venerazione.
    «Se posso permettermi, mia Signora, vedo che il vostro cuore è colmo di spirito e che siete ben disposta a venire in soccorso a questa popolazione, ci aiutereste con la distribuzione del cibo? Queste povere creature hanno sofferto molto e hanno bisogno di conforto, vedervi potrebbe risollevare loro il morale.»
     
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    Josephine Mallister Nord 29 Gennaio 286 Pomeriggio - Nuvoloso Incollatura - Villaggio di confine


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    I
    ntorno a lei avvertiva le ancelle inorridire ed i soldati trattenere il fiato. Non si curò degli altrui sguardi, anche di quelli carichi di commozione e muta ammirazione. Uno strano silenzio era piombato nel luogo di culto, profanato dal vandalismo e dall’incuria. Il tempio dedicato ai Sette versava in uno stato pietoso, non solo per i recenti atti di ribellione nella popolazione di confine. Lì dove si faticava a coltivare buon grano e la legge del Lupo sembrava essere dimenticata, i luoghi di culto erano trascurati tanto quanto le casupole arroccate sulla collina. Intorno al villaggio solo palude, desolazioni e misteriosi miasmi. La Mallister era stata colpita dagli occhi espressivi dei bambini, pover’anime condannate a privazioni e violenze. Ad ogni vespro, quando si chinava sull’inginocchiatoio e mormorava i gloriosi salmi in onore delle Sette Divinità, rivolgeva un pensiero ai più poveri o a chi aveva smarrito la retta via. Provava pena per chi si era allontanato dalla luce dei Sette e pietà per chi non aveva un pasto caldo ed un confortevole giaciglio al calare della notte. Per questo, anche a Seagard, con l’arrivo della nuova luna si prodigava ad elargire elemosina e cibo caldo ai poveri della cittadella. Un’usanza che non aveva intenzione d’interrompere, perpetuata anche nei momenti difficili della guerra quando non c’era né oro e né grano da condividere. La Lady di Seagard desiderava lenire le sofferenze delle popolazioni di confine, dove la convivenza tra culture diverse era diventata insostenibile. Si chiedeva come mai uomini e donne pie avessero abbandonato gli insegnamenti di tolleranza ed erano disposti a violare la libertà del Re in termini di culto e religione. Del resto i venti di guerra non si erano mai assopiti tra i Sette Regni.

    Aveva già sfilato via i guanti in velluto, consegnandoli ad una tremante e pallida ancella. Le iridi chiare si erano soffermate sul viso della fanciulla contrito, sembrava quasi sull’orlo di un mancamento. Alcune di loro provarono a compiere un passo in avanti, quasi per offrirsi al posto della nobildonna e sollevarla da un’incombenza così umile, ma la Mallister ignorò volutamente l’iniziativa. Intrise la punta delle dita nella gelida acqua, rabbrividendo, e si fece consegnare un canovaccio abbastanza morbido da poter cancellare i segni d’ingiuria dalle pareti del tempio. Con viso severo osservava quei atti, segno di una rabbia esplosa all’Incollatura. Una sorta di protesta, un modo per allertare il Lupo del malessere del proprio branco. Si chiedeva come avrebbe agito Lord Caleb Stark. Ma non era lì. Era stata inviata per derimere quelle faccende ed appianare le divergenze, e non lo avrebbe fatto restandosene seduta comodamente in una carrozza o peggio banchettando con le miglior prelibatezze che aveva da offrirle Dito della Silice. Era intenzionata a sporcarsi le mani, letteralmente. Non provava timore ad abbassarsi così tanto, ponendosi al pari di chi abitava in quelle squallide casupole. Strizzò il tessuto ed iniziò a premere con forza contro le mura del tempio. Un acre odore si sollevò da esso, una volta rimossa la crosta superficiale. Trattenne un conato, allontanando appena la mano mentre un’ancella le passava un fazzoletto ricamato intriso di profumo di rosa. Un espediente per combattere l’olezzo, che ormai dominava il luogo di culto. China, devota ed ubbidiente. Stavolta al popolo, a coloro che per i Lord e le Lady del Regno poco contavano. Per la Fede dei Sette Dei ognuno possedeva un valore. Valeva la pena salvare anche l’anima più torbida.

    Non furono le ancelle e nemmeno gli abitanti del villaggio a fermarla. Dalle ombre del tempio emerse una figura emaciata e fragile. Uno scheletro vestito di veli, un’anima pia che diffondeva il verbo dei Sette anche tra le paludi dell’incollatura. Viso rugoso, occhi incavati e mani scheletriche. Una Septa intervenne per interrompere un simile atto di fiducia e carità nei confronti della popolazione del posto. Non perché desiderasse davvero interferire con la carità della Mallister, ma per perché ad imporlo era la buona etichetta e l’educazione che ogni Septa impartiva alle figlie dei Lord. Lady Josephine già immaginava l’arrivo di lettere cariche di astio e di biasimo per essersi abbassata così tanto. Era certa che tra le ancelle al suo seguito ci fosse una spia di Septa Ysilla, o peggio fosse proprio il suo confessore a tenersi in contatto via corvo con l’intransigente governante di Seagard. Eppure non badò alle penitenze che l’attendevano al suo ritorno, si lasciò guidare dallo spirito caritatevole che la sua fede le aveva insegnato. Avrebbero davvero potuto punirla per aver seguito la propria fede? Lo dubitava. - …?!? - Rimase interdetta quando la spigolosa Septa le sfilò il canovaccio di mano per baciarne i palmi. Con assoluta devozione e massimo fervore la ringraziò per ciò che stava facendo. Il viso duro ed austero si aprì in un debole sorriso. Un sorriso a fior di labbra, nascosto dal pesante velo che indossava. Si unì alla somma commozione della Septa, lì in ginocchio sullo sporco pavimento e sotto gli occhi attoniti di tutti. Come carezze le labbra della devota donna le sfiorarono i palmi, senza sottrarsi ad un simile contatto. - Abbiano voi in gloria, Septa, che diffondete il verbo dei Sette in territori così poveri e difficili! - Le avrebbe stretto i palmi per sostenerla. Un gesto di fiducia e chiara ammirazione. Non doveva essere semplice per una donna tanto piccola e fragile guidare gli animi di un popolo tanto povero e remoto. - In tempi così difficili è importante che le anime siano guidate dalla luce della Fede, anche nelle paludi più buie e dimenticate. - Rivolse uno sguardo di fiducia verso chi aveva scelto di affiancarla in tale missione, e chi per curiosità era rimasto nei paraggi. Il Villaggio era tanto misero da non essere stato segnato sulla mappa.

    Uno dei soldati aiutò sia l’anziana Septa che Lady Josephine a rialzarsi. La figlia di Lord Jason Mallister insistette che fosse prima la devota donna ad essere aiutata a rialzarsi, ancor prima di lei. La gonna era ormai macchiata di fango e polvere. L’orletto ricamato aveva perso la sua candida tonalità ed il lungo velo quasi sfiorava a terra. Accortezze che aveva messo da parte, anche perché al cospetto di tanta miseria si sentiva una privilegiata anche se avesse tenuto quell’abito per tre interi giorni o non interrotto il digiuno per altrettanti. I suoi sacrifici non erano nulla in confronto ai patimenti di chi viveva sul confine. - Lady Josephine Mallister, Figlia di Lord Jason Mallister e Lady Joanna Banefort. - Si presentò con grazia alla Septa e alle persone che erano rimaste in raccolta davanti al tempio diroccato. - Provengo da Grande Inverno, anche se sono natia di Seagard, per portarvi conforto e sollievo. - Non solo preghiere per gli antichi ed i nuovi Dei. Aveva incaricato ogni soldato della sua guardia a consegnare una moneta d’oro per cittadino e le nobildonne al suo seguito di distribuire pane caldo. A volte la sola fede non bastava, soprattutto negli animi più provati. Era facile perdere la fede in ciò che si credeva, soprattutto nei momenti di difficoltà. Quando le tasche erano vuote e lo stomaco iniziava a brontolare fino a piegare in due il corpo. Era l’anima a dover sopravvivere, temprata dalle rinunce e dalla sofferenza. Non tutti erano capaci di comprendere il disegno divino, a volte perfino la più pia e devota fanciulla dei Fiumi aveva difficoltà.

    - La seguo, Septa. - Si lasciò convincere dalla spigolosa e minuta donna. Forse mostrarsi al popolo durante la distribuzione del pane avrebbe rincuorato i loro animi più di qualsiasi altra cosa. Non erano soli. Il Lupo non si era dimenticato di loro, soprattutto se c’era l’Aquila guardiana nei loro cieli. Desiderava trasferire un messaggio di speranza, non fatto di vacue parole ed interminabili promesse. Per questo aveva organizzato una simile spedizione per avvicinare le culture ed appianare le divergenze. Nel frattempo altre nobildonne, di cui molte al suo seguito, si erano già munite di ceste di vimini coperte da teli di stoffa per trattenere calore e profumo. Una delle ancelle consegnò alla Mallister un fazzoletto intriso di estratto di rosa selvatica, per cancellare ogni segno di quell’umile gesto o olezzo che aveva impregnato la delicata e diafana pelle della fanciulla. Ritornata nel centro cittadino, lì dove sorgeva il pozzo ed una gremita folla si accalcava per ricevere il proprio pane, si fece consegnare un paio di cesti. Due ancelle l’aiutavano nel compito, sostenendo le scorte di pane caldo. Afferrava tra le mani il caldo cibo e lo distribuiva alle mani che tese verso di lei. Insieme al cibo, avvolto in erbe aromatiche, stringeva le loro mani anche quelle annerite dal lavoro o con le unghie scarnificate per la fatica. Una delle ancelle le sollevò il velo dal viso, in modo che tutti potessero ammirare la giovane Aquila discesa sul popolo per elargire cibo e benedizioni. - Possano gli Dei guidarvi. - Era chiaro a quale fede religiosa fosse devota, anche perché dal polso pendeva la Stella a Sette Punte. Preziosi grami in madreperla nera che accompagnava le sue preghiere fin da quando era solo un’infanta. Qualcuno sfiorava il simbolo religioso, altri sembravano più devoti ai bisogni terreni. I loro stomaci brontolavano, ed anche forte. C’erano povere donne e candidi fanciulli che s’intrattenevano con lei, senza volerle più lasciare la mano. Un gesto di ammirazione e sincera devozione, per chi aveva abbandonato i sicuri castelli dei nobili per scendere nei bassifondi del regno. Lady Josephine stringeva a sua volta le mani delle giovani madri, con evidenti rughe che solcavano il viso e la tristezza negli occhi. Avevano vissuto così tanto in pochi anni, forse la vita non aveva più sorprese per loro. Erano i bambini a divertirla di più. C’era chi le porgeva delle linguacce dopo aver ottenuto un lauto premio e chi invece si commuoveva quando assaggiava l’aroma del pane dopo chissà quanto tempo di digiuno. I neonati reclamavano le attenzioni delle madri, mentre queste allungavano le mani per ottenere cibo e protezione per i loro figli. Gli uomini si ergevano forti e riconoscenti, nonostante le privazioni a cui si sottoponevano per il bene della famiglia. C’era chi mendicava, chi lavorava i campi e chi provava a trovare fortuna con il commercio. Mentre stringeva le mani di ognuno e consegnava i cesti di vivimi si lasciava raccontare qualcosa delle loro vite. Ne chiedeva i nomi, il loro mestiere e da quanto tempo fossero lì. La maggior parte erano originari del remoto ed anonimo villaggio, destinati al silenzio.

    - Prometto di portare alle orecchie dei Lord le vostre voci. -

    Avrebbe dato voce a chi non aveva voce.
    Avrebbe dato speranza a chi l’aveva perduta.
    Avrebbe donato sollievo a chi era stato condannato ad una vita di stenti e rinunce.

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    Edited by -Yui- - 1/3/2023, 18:47
     
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