Votes given by Freene

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    11/02, segue a ruota.

    Gregari al crocevia
    Che strana atmosfera respiravano Giogo e Thraur, ritornati sulla strada assieme ai malconci soldati ed il nobil giovincello urmànense. Strana ed incomprensibile.
    Bohras, la loro guida, piagnucolava e gemeva, il soldato la cui spalla era stata frantumata aveva maggior contegno e sibilava parole ruvide come rettili tenendo lo sguardo fisso in avanti. Adharos dal canto suo faceva quel che poteva ma con visibile confusione, agitando senza senso bende inutili pure non vedendo emorragie di alcun tipo. Aconé? Si era allontanata un attimo a recuperare il pugnale, ma non sembrava far ritorno. Thraur forse avrebbe dovuto temere l’ira di Caleb, ma anche egli sembrava essere scomparso. Forse Giogo poteva già immaginare una nuova vita con i Rhoynar, oppure come servo dei Sulthys…oppure fantasticare sulla possibilità di andare a salvare la propria signora. Aconé aveva seccato un guerriero e le fiamme dell’incendio che avevano provocato sembravano aver scoraggiato altri attacchi…ma solo per il momento forse. Lapidata? Oppure prigioniera? Era possibile davvero immaginarsela china per tutto quel tempo a cercare un pugnale tre le sterpaglie?
    Cosa stessero pianificando gli urmànensi, del resto, rimaneva un mistero: Vendetta? Fuga? Era evidente che si guardassero le spalle, non solo dai campi dove avevano subito l’imboscata, ma anche dal villaggio Rhoynar la cui complicità era, dopotutto, sospettabile.
    Caleb- tra il "ground zero" ed il crocevia
    Caleb aveva certamente molte cose per la testa, oltre allo stordimento dovuto allo svenimento vissuto poco prima, da sua moglie, il drago, il Re e in un certo senso l’umanità intera…ma l’aspirazione di salvare tutti iniziava innanzitutto dal salvar la comitiva che fin lì li aveva condotti dalla condanna pronunciata dai Capicaccia d’Ebano. Adharos non dava l’impressione di un giovane troppo difficile da convincere, ma congedarli così improvvisamente dopo un attacco di cui lo Stark sapeva poco non sarebbe stato nemmeno scontato.

    Aconé tra il "ground zero" e la palude
    Aconé non era da meno, i Capicaccia l’avevano risparmiata da responsabilità dirette, ma a differenza del dolore di Caleb, quello di Aconé sembrava più restio allo sbiadire col tempo. Pur non avendo perso una goccia di sangue, l’impressione era proprio quella che avesse partorito in prima persona il drago. Questi al muoversi dal suo luogo di nascita, aveva smesso momentaneamente di urlare, andandosi ad arrampicare tra la spalla e la clavicola della Tyrell, nascondendosi ai numerosi sguardi curiosi e intimoriti dei capicaccia dietro la chiara chioma della “madre”, come cercandone il calore del collo.
    Un giovane capocaccia, forse proprio uno di quelli che l’aveva attaccata poco prima, sollevò da terra Rocha, il falco donatole dalla Florent, e con sorprendente dolcezza ne carezzò le piume e lo coprì delicatamente con un panno di lino, prestando attenzione alle sue ali rotte.
    Altrettanto delicati, ma forse meno dolci, furono proprio con Aconé, offrendo di portarla su un’improvvisata portantina che altro non era che una larga coperta tenuta in tensione alle estremità da nerboruti guerrieri d’oriente.
    In generale, escluso Hranzo ed alcuni inquietanti figuri, la Rosa avrebbe potuto leggere in molti di quei volti la stessa insicurezza ed esitazione comune ai giovani di tutte le parti del mondo che aveva girato in quegli anni di guerre e avventure. Privati della furia del combattimento, molti di loro sembravano non saper che emozione provare, o almeno cosa far filtrare. Evitavano di incontrarne lo sguardo, ma spesso lei si sarebbe potuta sentire fissata. Nulla di trascendentale in quei giovani guerrieri insomma.
    Come si mossero dal luogo dove l’incendio aveva partorito il drago, Aconé avrebbe perso di vista l’Oracolo, il quale forse avrebbe seguito un diverso percorso o aveva del tutto una diversa destinazione.
    La palude…quello che rimaneva della palude era come asciugato, ancora avvolto da una densa foschia che oscurava il sole ma un poco più luminosa di quando vi si era avventurato Caleb. Al suo cuore i capicaccia avevano piantato tende e edificato recinzioni per i loro animali. Durante il suo breve passaggio all’interno dell’accampamento avrebbe visto un cadavere rosso come un rubino (O come l’Usurpatore) dalla quale schiena in due tentavano a fatica a disincastrare un pugnale. Ma la vera sorpresa le sarebbe apparsa chiaramente solo una volta depositata di fronte alla tenda di Hranzo: quella che inizialmente sarebbe sembrata una collinetta di discrete dimensioni non era semplicemente a forma di drago ma era essa stessa una colossale carcassa di drago. E c’era di peggio: quella carcassa era famigliare.
    Freene Robb_Stark
    Rieccoci! Ritiro fuori la mappa disegnino per chiarità spaziale. Chiaramente dato che partite dal medesimo punto potete, se volete scambiarvi battute prima di andare verso le rispettive destinazioni. Se Freene volessi ruolare Aconé svenuta e attendere la presenza di Caleb per ruolare nell'accampamento, puoi anche muovere solamente Giogo in questa prima fase. Liberamente.
    Scadenza 14/05

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    CITAZIONE (Freene @ 17/4/2024, 14:32) 
    Sweetport Sound: llberi dai fanatici finalmente?
    Pg coinvolti: Laenor Longwaters Dedolli Alessio
    Moderatore quest in apertura: Luciani

    FATTI: parrebbe che Sweetport Sound sia caduta in mano ai fanatici ed i loro Lord presi in ostaggio. L'artefice del misfatto non sarebbe altri che Neemia, il capo-fanatico responsabile dei disordini di Approdo in cui hanno perso la vita svariati nobili nel primo mese dell'anno 286. Laenor, già sulle sue tracce, è intenzionato a portare a termine la sua missione e a liberare il castello alleato.
    Info tecniche: la questverrà aperta dopo la chiusura della quest di Approdo del Re (ed eventuali semi se Laenor vorrà farle)

    Io pensavo di fare almeno una libera nella quale Laenor parla con Phillip di tutto quello che e successo mentre li porta le liste del censo compilate e poi pensavo di fare una semi nella quale organizzo e addestro un minimo l'esercito di profughi per la riconquista se si può fare perché un esercito di soli contadini armati di forcone non so quanto utili possano essere.
  3. .
    Eldridge osservò Arthur uscire dalla stanza senza replicare alle sue parole.
    Rimase in silenzio, le sue braccia erano incrociate e il suo sguardo ora puntava ciò che era fuori dalla vetrata.
    Nel frattempo il Gran Maestro, ormai furibondo, iniziò a borbottare cose su cose.
    Il Langward rimase ad ascoltare, alzando il sopracciglio. Improvvisamente le parole dell'anziano divennero una richiesta d'aiuto. In pochi secondi si ritrovò accasciato per terra.
    Isabel aveva gli occhi sbarrati, era terrorizzata.
    Eldridge rimase senza parole. Osservò la scena per qualche secondo, incredulo.
    << Gran Maestro? Gran Maestro? Lo abbiamo ammazzato... >> Disse Isabel con voce tremolante.
    << Noi... noi non abbiamo ucciso proprio nessuno... non... non dire certe cose!... >>
    L'atteggiamento del giovane studioso era cambiato.
    Entrambi i ragazzi erano ormai vittime del grande panico, di fronte a quella scena rimasero paralizzati. Non sapevano cosa fare, anche perché non erano in grado di poter fare qualcosa.
    Non restava che chiamare aiuto.
    << Eldridge andate a chiamare aiuto, presto! Andate! >>
    Non se lo fece ripetere due volte.
    Uscì dalla stanza ritrovandosi nel lungo corridoio e iniziò a percorrerlo a passo svelto, chiedendo a gran voce aiuto.
    Quella situazione gli sembrò così surreale. Si sentì intrappolato in un incubo... un incubo che lui stesso aveva creato, ne aveva la minima consapevolezza.
    Scosse la testa al solo pensiero. No, Eldridge non era responsabile di tutto ciò che era appena accaduto, non poteva... non voleva... eppure... qualcosa in lui stava combattendo con questi sentimenti.
    "Guarda cosa hai fatto...?... Un mostro... un mostro... Picchio...il Gran Maestro di Corte... e quanti altri?...Li hai uccisi tu... e non puoi negarlo..."
    Preso dalla confusione interruppe il passo e portò entrambe le mani sulla testa. I suoi occhi erano sbarrati, colmi di lacrime. "C'è... c'è speranza brutto bastardo... lasciami stare!... Non sono un mostro!... Non volevo.. io... io non volevo..."
    << A-Aiuto!! >> Esclamò singhiozzando, rimanendo piegato con la visuale sul pavimento.

    Parole: 318


    *Chiamo aiuto. Hehe, questo turno c'è una piccola apparizione ;)
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    Sicuramente prima di partire mi servirebbe una semi-libera per informare Rhaella e/o il concilio della questione Tyrosh e fanatici (forse due se mi toccherà anche cercare i fanatici).
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    Josephine Mallister Nord - Barrowlands 16 febbraio 286 Mattino - Sereno Città delle Tombe - Sala delle Udienze


    ∼ Above the rest ∼


    C
    on dignità ed austera solennità Lord Jason s’era accomodato al tavolo delle trattative di fronte al Lord di Dito della Silice, che aveva mostrato poco calore nelle parole rivolte a Lady Josephine Mallister. Il sussurro paterno, ancor prima di accedere all’imponente ed illuminata Sala delle Udienze di Barrowton, aveva relegato l’animo della fanciulla di Seagard in uno stato di apprensione e somma preoccupazione per le sorti dei confini. Forse Lord Jason Mallister, sperimentata l’assenza della “Perla di Seagard” per diversi pleniluni per via del viaggio diplomatico a Grande Inverno, s’era ammorbidito nei confronti della figlia mostrandole affetto e considerazione di cui era spesso priva fin dal primo vagito. O semplicemente non desiderava perdere un orpello così prezioso ed ambito della sua corte, una vera risorsa in termini di alleanze soprattutto con il sacro vincolo matrimoniale. Eppure qualcosa nei severi e giusti occhi del padre, la spingeva a credere in reale affetto e preoccupazione per le sue sorti al Nord. La tempestività con cui erano stati condotti alla Sala delle Udienze, per non alimentare ulteriormente il malcontento del Lord di Dito della Silice, non avevano permesso alla fanciulla di Seagard di aggiornare il nobile padre sui difficili giorni che aveva vissuto nelle Barrowlands. A partire dalla difficile traversata delle desolate e pericolose colline, fino all’arresto forzato del peregrinaggio a Città delle Tombe. In entrambi i casi s’era sentita minacciata prima dal tentato rapimento da parte di ribelli e poi dalla velata prigionia al Palazzo Dustin. Pensava di poter avere un po' di tempo da trascorrere con il padre, ed invece Lord Dustin aveva negato loro quel privilegio per via di impellenti questioni da redimere al tavolo in maniera piuttosto tempestina.

    Composta, dignitosa e seriosa. Lanciò timide occhiate ai presenti, senza rivolgere lo sguardo con insistenza o imprudenza. Pietrificata sulla sua seduta, assumeva la posa più dignitosa ed aggraziata che poteva. Schiena dritta, mento alto e mani intrecciate davanti al grembo. Si sentiva così piccola, fuori posto, a dover presenziare in un tavolo di trattative così importante. Nessuno l’aveva educata per essere una buona diplomatica, ma le era stata richiesta buona etichetta ed ubbidienza fin dal primo vagito. In quei momenti di silenzio, dove le occhiate fiammeggianti dei Lord facevano clamore più di mille uomini sul campo di battaglia, si chiedeva davvero se fosse stata all’altezza del compito a cui era stata chiamata. Aveva promesso a Lady Vidya di concretizzare le aspirazioni di pace e serenità, sussurrando nelle orecchie degli uomini parole di pace e sanando le vecchie ferite. Si ritrovò ad accogliere con grazia il sorriso della Bolton, senza però riuscire ad esser troppo convincente e dissimulando i mille conflitti che agitavano l’animo. E se Lord Jason fosse davvero colpevole? E se Lord Dustin avesse dirottato le pacifiche trattative in una condanna verso i Mallister? E se Lord Flint fosse stato troppo iracondo da poter sentir le ragioni dei Mallister? Troppi pensieri affollavano la mente della Mallister, senza più riuscire a redimerli con calma e razionalità. Il cuore le martellava nel petto, soprattutto dopo aver ricevuto parole gelide dallo stesso Lord che l’aveva accolta con gaudio ed onori a Dito della Silice poco tempo prima. Sembrava che avesse dimenticato tutto, perfino il buon contegno e la dignità richiesta ad un nobiluomo. Qualcosa era pronto ad esplodere e lo sguardo chiaro della Mallister si soffermava con prudenza su ognuno dei convitati al tavolo.

    Le nocche sbiancarono e le interiora si contorcevano per l’apprensione. Vittima delle emozioni provava in ogni modo a mantenere il dignitoso contegno e un aggraziato sorriso a fior di labbra per distendere la tensione che già si respirava al tavolo. Probabilmente anche Lord Jason aveva compreso il rancore che i popoli di confine nutrivano per l’Aquila Argentea, per via delle incursioni degli Eretici di Illyria Targaryen, per questo s’era premurato di affidare la vita della figlia nelle mani di Ser Willas qualora le trattative sarebbero saltate. E se c’era della colpevolezza nell’Aquila? Si rifiutò di contemplare una simile opzione. I Mallister provenivano da una fiera e nobile discendenza di Re del Tridente, così fedeli e fieri da non poter contemplare la slealtà o l’ambiguità. Anche se molti al Nord consideravano il tradimento dei Tully in favore di Lord Caleb Stark un’astuta alleanza di sopravvivenza pur di non sedere tra le file dei vinti. Maldicenze a cui Lady Josephine Mallister non aveva mai prestato ascolto. Nonostante i sussurri o il brusio di sottofondo aveva sempre avanzato a mento alto e con dignità in ogni sala senza guardarsi mai indietro, servita e riverita dalla servitù dei più importanti Castelli del Nord e facendo sfoggio di somma eleganza e buon costume presso le corti al di là dell’Incollatura. Proprio come il motto recitava, un’Aquila non poteva guardarsi di chi non era capace di spiegare le ali.

    Sotto lo stendardo dei Dustin e con il benestare di Casa Stark, di cui Lady Elysa Flint-Stark ne era l’unica rappresentante presente sul territorio del Lupo, le trattative iniziarono. La fanciulla chinò appena il capo per render omaggio alla volontà di Lady Madre di Grande Inverno, che seppur lontana grazie alla giustizia dei Dustin e la supervisione della Bolton, avrebbe finalmente messo a tacere la “grande questione”. Ormai da diverse settimane non si mormorava d’altro tra i corridoi del Palazzo e senza dubbio anche in qualsiasi altro castello del Nord. La pace e la serenità del Nord interessava un po' ogni Lord del grande e gelato feudo del Lupo. Il Branco stava vivendo un periodo di forte instabilità, non solo religiosa ma anche politica per l’assenza del Lord Protettore. Il giovane Lupo non era ancora tornato in terra natia, venendo meno ai propri doveri e oberando di responsabilità la Lady Madre. - Sia fatta la volontà della Signora… - Mormorò in eco alle inorgoglite parole di Lord Dustin, per omaggiare Lady Elysa Flint-Stark in apertura al tavolo delle trattative. - … E dei Nuovi e Antichi Dei. - Un debole sussurro pur di non interrompere il solenne discorso del Lord di Città delle Tombe. Eppure una impellente necessità per la Mallister affinché i Nuovi ed i Vecchi Dei fossero testimoni della giustizia terrena. Senza ombra di dubbio i suoi pensieri e suppliche erano rivolte al Primo Volto del Divino, il Padre, affinché ogni uomo e donna presente al tavolo fosse ispirato dai sacri valori di equità e giustizia. Ogni rancore personale o pregiudizio andava accantonato per scorgere la verità nella menzogna, e punire gli ingiusti ricompensando i giusti. E solo il Sommo Padre poteva guidare le parole ed illuminare le menti dei mortali, affinché la Sacra Luce della Giustizia potesse debellare le ombre dell’ingiustizia. A volte i tribunali mortali erano così fallaci rispetto a quello celestiale, quando ogni uomo o donna sarebbe stato chiamato a render conto dei propri peccati alle porte dei Sette Cieli. Un’utopia, per via degli scritti che aveva letto grazie a Septon Edmund a Seagard sull’amministrazione della giustizia di corte, in molti casi. Ma la Fede di Lady Josephine era ferrea, e con passione e caritatevole fedeltà sperava che quella fredda apparenza potesse tramutarsi in sincera amicizia.

    La fanciulla di Seagard era ben conscia dei disordini al confine, anche perché un gruppo di ribelli delle Barrowlands aveva avuto l’ardire di provare a rapirla per poter chiedere un riscatto o far cedere l’orgogliosa Aquila sulle sue pretese sulle coste. Disordini che s’erano tramutati in veri e propri scontri armati, rilasciando sui cadaveri gli stemmi dell’Aquila Argentea in modo da rendere inequivocabile la responsabilità di un simile scempio. Una trappola ben architettata, a giudizio di Lady Josephine, pur di creare distanza e diffidenza tra alleati. Un modo per gli Eretici di Illyria Targaryen per penetrare nel freddo ed orgoglioso branco del Lupo. La stessa Mallister aveva versato amare lacrime di fronte al dolore e alla disperazione dei ribelli, reputando comunque giusta la punizione che Lord Dustin avrebbe riservato ai traditori. Scavalcare le autorità era come sovvertire il naturale ordine del creato, rinnegando implicitamente la supremazia dell’Onnipotente e dell’Onnipresente. Una breccia ancora sanguinolenta che gli adepti dell’Eresia sfruttavano per conquistarsi il favore dei deboli. Perché di fronte ad una perdita e al desiderio di vendetta ogni morale decadeva, soprattutto se impossibilitati a reclamare giustizia al proprio Lord. Non si trattava più di una guerra religiosa, anzi. Non lo era mai stato. La perduta Illyria Targaryen desiderava solo sovvertire l’ordine naturale delle cose, facendo insorgere le comuni genti contro chi aveva promesso di proteggerli e sfamarli. - … - Rabbrividì di fronte al livore del Lord di Dito della Silice. Nonostante la pacata diplomazia dimostrata dall’orgoglioso Lord Seagard, invocando comune sacrificio e libertà di culto in nome delle Leggi della Corona, Lord Donnor Flint vinto dal dolore del suo popolo perse la calma. Del Lord raffinato e distinto che aveva conosciuto a Dito della Silice non riconobbe alcunché, ma solo un uomo sopraffatto dalle emozioni per la sofferenza di un popolo. Seguirono le accuse di Lord Dustin, lasciando cadere in un battito di ciglio la maschera d’imparzialità di cui s’era vestito con il benestare di Lady Madre, e la diplomatica rettifica di Lady Barbrey che avvallava le parole del marito. Nemmeno di fronte a simili illazioni, il padre perse la calma ma ribatté con stoicismo ogni accusa in assenza di chiare ed inequivocabili prove.

    Quando Ser Willas scattò sull’attenti sentendo la morsa del Lupo stringersi intorno alle nobili Aquile, Lady Josephine si sentì in dovere d’intervenire per evitare che l’eccesso di zelo e la fedeltà del Capo della Guardia di Seagard potesse in qualche modo compromettere ogni tentativo di diplomazia. Reputava molto più gravi le illazioni di Lord Flint e Lord Dustin, ma in quel momento mantenere la calma e la lucidità di pensiero era prioritario. Anche di fronte all’ammissione di un tentato rapimento ai danni di un ospite, violando i sacri principi su cui la cultura del Nord si basava. Annuì debolmente alla sagace osservazione di Lady Vidya, che sottolineò quanto la guardia Mallister e la scorta del Nord si fossero adoperate per tenerla al sicuro. - Ser Willas… - Ancor prima di sollevarsi dalla comoda seduta in pregiato legno, appoggiò la piccola e pallida mano sull’avambraccio del valoroso guerriero di Seagard. Una debole stretta per invitarlo a restare al suo posto o peggio non sguainare alcuna lama. - … Non è necessario. Come vedete, siedo al tavolo illesa e priva di ogni costrizione. Il mio corpo è immacolato da alcun segno di violenza, la mia mente libera da qualsiasi vincolo e il mio cuore devoto come sempre ai Sette Dei! - Rivolse un debole sorriso al cavaliere invitandolo con un cenno della mano, la stessa che poco prima lo aveva sfiorato con delicata dolcezza, a rimettersi seduto ed evitare di apparire come una minaccia. Lei stessa permase in quella posizione, leggermente più elevata rispetto agli altri ospiti ma per far rischiarare meglio la voce tra i presenti e non per intimorire alcunché.

    - Ho perdonato. - Proruppe, mentre cercava di schiarirsi la voce inizialmente un po' malferma. - Ho perdonato chi, violando la sacra legge dell’ospitalità e prevaricando la diplomazia con la violenza, ha provato a rapirmi durante il viaggio nelle Barrowlands. - Rivolse uno sguardo verso Lord Dustin, lasciando intendere con grazia e contrita diffidenza, che il reato era stato commesso sotto lo stendardo di Città delle Tombe. - I fuorilegge sono stati catturati dai valorosi uomini della scorta ed affidati alla guardia Dustin in modo da essere processati e puniti secondo la vostra giurisdizione. - Alcun reclamo o pretesa di avere le teste dei banditi, ma la serena accettazione della Legge del Lupo, seppur era stata un’Aquila vittima del pericolo. Una debole allusione a quanto nemmeno un Lord come William Dustin era davvero capace di tener saldo il controllo in quei tempi difficili. Città delle Tombe, come Seagard o qualsiasi altro feudo del Nord, non era esente da disordini o conflitti. E di certo non era l’arrivo dell’Aquila ad aver portato venti di tempesta per via del battito delle sue ali. - Mi chiedo, se durante il piacevole soggiorno a Città delle Tombe o a Dito della Silice, avete in qualche modo dubitato della mia fedeltà verso i Sette Dei. Se in qualche occasione sia stata ambigua o degna dei vostri sospetti… perché la mia fedeltà è lo specchio della fedeltà verso il Divino della mia famiglia e del mio popolo. - Stavolta con decisione, ma senza ombra di veemenza. Anzi s’era accomodata di nuovo sul seggio, ritrovando la statica ed aggraziata posizione che l’aveva fin dal principio contraddistinta. Desiderava essere equiparata agli altri, né superiore e mai inferiore. Rivolse quella velata richiesta, vestita di supplica, verso chi l’aveva accolta tra le proprie mura e osservato con garbo ogni tradizione del Nord senza mai dimenticarsi delle proprie radici. Preferiva rinunciare a qualsiasi cerimonia che potesse in qualche modo mettere in dubbio la propria fedeltà nei Sette Dei, piuttosto che alimentare sospetto o ingiurie. La caducità della sua salute non era sempre una scusante. Rivolse un lungo sguardo a Lord Dustin, Lady Dustin e Lord Flint. Penetrante, non insistente, e senza traccia di supponenza ma solo onestà. - L’Eresia di Illyria s’insinua tra i poveri d’animo. I disordini creano campo fertile per l’Eresia, sovvertendo l’amore con l’odio e la comprensione con la diffidenza. Nessuna Guerra è mai stata combattuta per amor del Credo e ad insegnarcelo ci sono gli scritti della Cittadella. - Nessuna guerra era stata combattuta per Credo religioso, se non affiancato da mire territoriali o il desiderio di annientare nemici comuni. La stessa crociata di Illyria Targaryen ne era un esempio, le cui dottrine s’insinuavano nei cuori dei vinti per poter ribaltare il carretto dei vincitori. - La Fede insegna la comprensione, invoca la pace e promuove il dialogo. Ed è ciò che siamo qui oggi chiamati a fare! - Rammentò i nobili propositi.

    Si concesse una pausa nell’udire le diplomatiche domande che venivano poste a Lord Mallister, in quanto la maggior parte dei presenti credevano nell’arrivo dell’Eresia al Nord dall’Incollatura. Una posizione troppo comoda e forse opportunistica nell’incolpare lo straniero seduto al tavolo. Una reazione di paura, d’irrazionale terrore verso chi professava una fede diversa o venerava altri Dei, che poteva in qualche modo minacciare la ferrea tradizione del Branco. - Ciò che afferma Lady Vidya corrisponde al vero. A Piazza di Torrhen, feudo ben più a Nord di Città delle Tombe e di Dito della Silice, s’è compiuto il miracoloso ravvedimento di un eretico. Cortigiano della corte di Lord Tallhart caduto vittima dei sussurri mefitici di Illyra Targaryen… - Dunque nessun cortigiano proveniente dal Sud o peggio dal feudo dei Mallister. Una sottile allusione che le gelide terre del Meta-Lupo erano diventate campo fertile per l’eresia ancor prima dell’annessione di Seagard. - … Aldric il redento. Se gli illustri Lord e le sagge Lady che siedono a questo tavolo lo ritengono necessario posso chiamarlo al vostro cospetto. - Convenne con un debole sorriso. Per poi sollevare il palmo ed inasprire il tono. - Ma… in nessun modo verrà sottoposto a giudizio. È sotto la mia protezione e la benevolenza dei Sette Dei! - Aldric sarebbe intervenuto al tavolo delle trattative come testimone o possibile fonte d’informazioni e non come imputato. In nessun caso avrebbe tollerato la tortura o situazioni che potessero in qualche modo turbarlo.

    Untitled






    Parole: 2538

    Lady Josephine richiede l'intervento di Aldric per ottenere informazioni sulla diffusione dell'Eresia al Nord.
  6. .
    Q73
      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    Nel breve reverente silenzio che seguì alle sue parole, Vidya, lasciò scivolare lo sguardo lungo il tavolo. I chiari raggi del sole piovevano su di loro, soffondendo la stanza d’algenti sfumature e immergendoli in un quieto e fioco tepore. Un’immobilità apparente, densa di latente elettricità in attesa di essere liberata.

    Aveva scelto cosa e quanto riportare del messaggio della Lady Madre con cura, cercando di mantenere la massima neutralità e impostando il proprio intervento su di un delicato equilibrio tra rassicurazione e ammonimento.

    Far presente che Grande Inverno li stava osservando sperava potesse servire sia da monito per coloro che credevano di poter sfuggire all’autorità del Metalupo che da garanzia alla legittimità dell’incontro. Parimenti, indicare i Dustin come figure rette e al di sopra delle parti avrebbe dovuto alleviare, per quanto possibile, eventuali dubbi e ansietà dei Mallister e, al contempo, ricordare ai Signori di Barrow Hall il loro dovere e le loro responsabilità – facendoli però sentire stimati tramite la fiducia in essi riposta. Aveva quindi tentato di esortare i due schieramenti alla collaborazione, facendo appello sul senso di appartenenza, e ribadito quella che doveva essere la priorità a quel tavolo, consapevole che il peso e rispetto di cui godeva la madre del Protettore del Nord avrebbe impresso alle proprie parole una maggiore forza.

    Una parte di lei, a dispetto della calma e fermezza mostrata, aveva temuto la reazione dei Lord. In particolare quella del fumantino Signore di Dito della Silice, aspettandosi dall’uomo un qualche commento caustico, dato lo scetticismo nei confronti dell’operato e gestione della questione da parte della cugina già espresso nella lettera che Lord William le aveva mostrato. Con suo grande sollievo nulla di tutto ciò era accaduto e se qualcuno in quella sala aveva rimostranze o appunti da fare sembrava aver scelto di non esternarli. Almeno per il momento.

    Prese nota di come il Dustin apparisse compiaciuto e inorgoglito della considerazione ricevuta da Lady Elysa, e si augurò che la serietà e gravità dipinta sui volti dei presenti non fosse solo contegnoso rispetto, ma si trattasse anche di una rinnovata presa di coscienza riguardo l’impellenza della situazione.

    "Siamo qui perché Lord Flint lamenta delle violenze nei suoi territori. Vuoi spiegarci meglio?"


    Al tono amichevole utilizzato nell'interpellare il Flint, la giovane Bolton sospirò internamente. Non poteva dirsi sorpresa, avendo avuto modo di constatare di persona sia la totale mancanza di artificiosità che le scarse maniere del Signore di Città delle Tombe ed essendo al corrente del legame d’amicizia tra i due. Tuttavia, quell’accenno di familiarità, che in altri contesti sarebbe stato considerato poco più di una sbavatura di etichetta, strideva pericolosamente con la formalità che l’incontro avrebbe dovuto richiedere, andando potenzialmente ad alimentare il timore che l'imparzialità tanto decantata in realtà non fosse possibile. Un piccolo dettaglio, forse, ma che poteva fare - ad onta di ogni buona intenzione - la differenza nel momento in cui i pesi sarebbero stati posti sui piatti della bilancia.

    Nascose il proprio disappunto e, inclinando leggermente la testa di lato, spostò la propria attenzione su Lord Donnor.

    "E' corretto…"


    Lo vide, nel modo in cui sembrò quasi prendere tempo e prepararsi a parlare, domare la propria irruenza, impegnarsi per imbrigliare quella ridda di pensieri ed emozioni che sicuramente scalpitava dentro di lui.

    ...Neppure nei miei incubi peggiori”, aveva scritto l’uomo nella missiva inviata al Dustin, descrivendo gli orrori lasciati alle loro spalle dai fanatici, profondamente turbato nonostante l’animo indurito dagli anni di esperienza a capo del proprio seggio e dalle battaglie vissute.

    Vidya non l’avrebbe biasimato se tutta la rabbia e frustrazione accumulate si fossero riversate nelle sue parole. Non poteva dunque che apprezzare il suo controllo e la saggia scelta di limitarsi ad esporre i fatti.

    "Da quando Lord Stark ha ammesso i territori di Seagard nel Regno del Nord, sono iniziate scaramucce al confine che sono state rapidamente liquidate come quisquilie tra contadini."


    Le pallide iridi della Bolton guizzarono brevemente verso la fanciulla seduta davanti a lei. Era così che la situazione era stata presentata loro dalla Lady Madre: baruffe tra litigiosi popolani in conseguenza all’annessione poi sconfinate in profanazioni ai luoghi di culto. Una piccola, benché preoccupante, incrinatura nella compagine del Nord. Probabilmente, pensò, quando avevano lasciato Grande Inverno con lo scopo di placare gli animi dei fedeli e rinfocolare il sentimento di fratellanza e collaborazione, la spaccatura era già in atto. Il pellegrinaggio, divenuto emblema e strumento di quel messaggio di unione e pace, col senno di poi appariva ancor più un azzardo.

    Lo spettro di una matrice Illyriana era stato fin dal principio una possibilità nella sua mente, conscia che quella convivenza forzata avrebbe creato il terreno ideale all’attecchimento dei semi dell’eresia. Ciononostante, a lungo, non era rimasto che un timore astratto. Una paura che si era evoluta in un tangibile presentimento durante il loro soggiorno a Piazza di Torrhen, ove i reali effetti di quel clima di tensione e sospetto si erano palesati nel tentativo di linciaggio di un incolpevole seguace dei Sette e il diffondersi del contagio confermato dalla presenza dei primi accoliti in una corte del Nord. E che, infine, si era concretizzata nelle terribili verità testimoniate dai banditi che le avevano aggredite nelle desolate e implacabili lande delle Terre delle Tombe.

    "Ho sottovalutato la questione. Quelli che erano litigi da piazza si sono trasformati in scontri, anche armati."


    Tese le labbra e annuì debolmente, amareggiata. Tutti avevano - colpevolmente - sottovalutato la questione. L’eccessiva sicurezza nella millenaria invalicabilità dei domini del Metalupo, unita alla nota diffidenza e attrito tra i fedeli dei Sette e degli Antichi Dèi, li aveva resi ciechi a ciò che si stava sviluppando tra le increspature di quelle tumultuose onde.

    "Ne sono consapevole purtroppo e me ne rammarico, ma sono certo che riusciremo a placare gli animi dei nostri sudditi se ci dimostreremo uniti e garantiremo a tutti le stesse libertà di cui godevano prima."


    Vidya non riuscì a nascondere la propria perplessità, aggrottando la fronte dinanzi a quella non proprio velata accusa verso Casa Flint e il Nord in generale.

    Quali libertà erano mai state tolte al popolo di Seagard? E quali proibizioni avrebbero mai potuto giustificare cotanta brutalità?


    Schiuse le labbra, intenzionata a chiedere delucidazioni, ma prima che potesse proferire parola Lord Donnor sbottó.

    "Quali libertà? Quella di ammazzare la mia gente solo perché non crede alle stronzate di quella puttana Targaryen?"


    Una scintilla gettata nella paglia. Quello fu l’effetto dell’intervento del Mallister. La tesa cordialità e traballante calma avvamparono in pochi istanti, dissolvendosi nell’aria assieme agli effluvi delle delicate erbe fumiganti che avvolgevano la sala.

    Fu solo il pronto e deciso intervento di Lady Dustin ad evitare il degenerare della discussione. Mise a tacere il Flint e, spalleggiata dal marito, tentò di riportare il dialogo su toni più civili - sebbene anche quest’ultimo, con grande contrarietà della donna, faticasse a mantenere un linguaggio decoroso.

    "Ciò che Lord Flint intendeva dire, Lord Mallister, è che la vostra gente sembra seguire l'eresia illyriana e non c'è modo di discutere con quel fanatismo bandito persino dalla Corona."

    “.. E' una caccia spietata alla nostra gente, fatta di attentati e violenze indicibili al tavolo con delle Signore."

    "Non so cosa crediate di sapere, miei Signori, ma la fede che si pratica a Seagard non è mai stata corrotta dall'eresia illyriana. Ho le mie ragioni di credere che nessuno dei miei sudditi possa aver travisato la giusta via in codesto barbaro sistema. Ci dev'essere un'altra ragione."


    Silente seguì lo scambio, alternando lo sguardo da una parte all’altra del tavolo. Con la coda dell’occhio registrò vagamente Ser Willas sistemarsi sulla sedia, come fosse in allerta, ma era sulla placida e distante Aquila che la sua attenzione viró.

    Saper mantenere contegno e sangue freddo in ogni occasione era senza alcun dubbio una qualità essenziale e ammirabile in un Lord. E Vidya immaginava che il Signore di Seagard, vista la vicinanza con le Isole di Ferro dei suoi territori, si fosse trovato in circostanze ben più critiche e spinose in passato. La condiscendenza che egli sembrava emanare, però, non aiutava affatto ad allentare la tensione, erodendo ulteriormente il fragile equilibrio della sala.

    Uomini e donne subivano indicibili orrori e lui se ne diceva rammaricato, accennando a fantomatiche ragioni in alternativa a quello che loro “credevano di sapere”.

    "Abbiamo trovato le casacche dei vostri soldati addosso ai fanatici che siamo riusciti a catturare. Provenivano da Seagard, fuori da ogni dubbio..e poi c'è il rapimento di vostra figlia..."


    Tenne gli occhi sul Mallister, il volto impenetrabile mentre il Flint, ricompostosi, elencava le prove in loro possesso.

    Alla menzione dell’agguato si irrigidì. Non che fosse un’informazione da tacere, purtuttavia, vi erano decisamente modi meno indelicati e bruschi per rendere parte Lord Jason del rischio corso dalla figlia.

    A dispetto dei suoi timori non fu questi il primo a reagire. Fu invece il Cavaliere di Seagard a scattare sulla sedia, incapace di trattenere il proprio furente sconcerto a quella rivelazione.

    "IL COSA?!"


    «...Sventato tentativo di rapimento» precisó la Bolton, contrastando la montante agitazione con ferma pacatezza. «Durante il viaggio, mentre attraversavamo le Terre delle Tombe, abbiamo subito un’imboscata ad opera di alcuni sopravvissuti alle violenze degli Illyriani.» Guardò Lady Josephine, invitandola silenziosamente a intervenire qualora l'avesse ritenuto opportuno. «Grazie alla capace azione della guardia Mallister, Bolton e Stark, sostenuti dai soldati messi a disposizione a nostra protezione da Casa Cerwyn e Tallhart,» specificò, a sottolineare l’impegno delle Casate del Nord affinché le giovani Lady fossero al sicuro,«e il coraggioso contributo di una delle ancelle,» aggiunse, ricordando lo spirito di sacrificio dimostrato da Carol, «la crisi è rientrata prima che potessimo essere seriamente in pericolo.» Non era sembrato così sul momento, quando il sibilo e schianto della freccia infittasi a pochi centimetri dalle loro teste le aveva poste dinanzi ad una serie di difficili - e controverse - decisioni. O quando avevano appreso della morte di uno dei loro uomini. Soran. Adesso, invece, poteva guardare a quegli avvenimenti con il distacco e lucidità dati dal tempo e concludere che quei banditi improvvisati non avevano mai avuto alcuna possibilità. Troppi gli armigeri al seguito della delegazione e loro troppo poco organizzati. «Quegli uomini hanno agito spinti dalla disperazione e sofferenza, convinti che Lady Josephine potesse avere influenza sui fanatici ed essere loro d’aiuto.» Scosse la testa tristemente al ricordo di quei concitati momenti, al muto dolore e all’indomita fierezza dei prigionieri inginocchiati nel fango. «Sul momento avevamo pensato fosse diventata loro obiettivo a causa di quanto accaduto a Piazza di Torrhen, ove l’intervento di vostra figlia ha portato al ravvedimento di un cortigiano caduto nelle spire dell’eresia.» Una vicenda che aveva fatto parlare e le cui voci, Vidya immaginava, avessero raggiunto anche i nuovi domini delle aquile. «Ma ora è chiaro la ragione fosse un’altra.» Fece una pausa e puntò nuovamente il suo algido sguardo sul neo vassallo del Nord. «Diversi superstiti hanno riportato di aver sentito parlare di Seagard. Questo, unitamente alle cappe ritrovate, concorderete con me, sembra dipingere uno scenario ben preciso.»

    Si sporse leggermente in avanti, posando le braccia sul tavolo e intrecciando le mani.

    «Non escludiamo ci possa essere un’altra spiegazione», concesse. «L’esistenza stessa di questo tavolo ne è prova e dimostrazione.» Sciolse la stretta e allargò i palmi ad indicare quella riunione. «Ma per poter considerare effettivamente questa alternativa, e quindi focalizzare come voi dite ogni sforzo per trovare una soluzione assieme, Lord Mallister, abbiamo bisogno condividiate gli elementi e ragioni su cui si basa la vostra convinzione.»

    La semplice fiducia nel proprio popolo da sola non era sufficiente.

    «Cosa vi fa escludere con tanta certezza la possibilità che, grazie a delle sacche eretiche formatesi nei vostri territori, si sia creato un corridoio d’accesso al Nord?»

    Se erano in possesso di informazioni utili a dipanare quell’intricata matassa era il momento di condividerle.



    Parole: 1721
  7. .
    Leonard Marbrand • 25 febbraio 286 • Roccia del Drago




    "La Profetessa Illyria"
    Ripeté, questa volta inserendo anche il nome che aveva sentito.
    Se si erano strutturati in modo così verticale, alla base doveva esserci una cieca fedeltà...agli Dei o a chi doveva parlare per loro. In fondo quegli uomini forse pensavano anche di essere nel giusto, come lo pensavano i nobili che continuavano a servire la famiglia dei Targaryen. Peccato che si sbagliavano e non c'era altra soluzione se non quella estirpare quelle convinzioni. In fondo però, non erano altro che nemici che già si combattevano tra loro, perché non farà azzannare tra loro le povere fiere, prima di terminarle entrambe?
    "Capisco...allora mi recherò da Sorella Unella" disse con un segno del capo, prima di bloccarsi per sentire gli ulteriori ragionamenti del fanatico...il falso re...su qualcosa concordavano dunque.
    Ho aperto la semi col maestro di Capo Tempesta appunto per far aggiornare Leonard di cosa è accaduto dopo la morte del Vecchio Leone. La questione dell'Ovest è già di sua conoscenza.
    A volte, per quanto gli uomini cerchino di seguire la Luce della Vecchia, ci sono forze più oscure che riescono ad annebbiare quel cammino, il falso Re lascerà dietro di sé dolore e tragedia, ma non è l'unico, perché tutti quelli che lo seguono si sono fatti colpevoli di aver tradito gli Dei e i loro figli.
    Incrociò le braccia...forse anche su quello avrebbero concordato.
    Avrebbe potuto perdonarlo il Guerriero per non aver reciso quella testa in quell'istante? Il Padre aveva a cuore il piano più grande che stava cercando di salvare?
    In preghiera avrebbe dovuto riflettere su ciò.
    "Ed è importante come dicevo che i giovani crescano con questi dogmi...mostratemi la via per la torre del Drago Marino, dunque, e se le lame non saranno ammesse, le lascerò ai miei fratelli qui presenti. la fede protegge chi la protegge."
    Mise una mano all'impugnatura del Nightrider, pronto a sganciarlo dalla cintola e lasciarlo al suo primo ex-schiavo.

    Parole: 308

    Perdona il ritardo, ora posso tornare più spedito coi post!
  8. .
    Prima che i nostri soldati partono volevo provare a chiedere ancora di lasciarmi andare a Wyaman Manderly. Per partecipare mi hanno già detto di no al ricevimento quindi non ci riprovo, ma almeno volevo chiedere se potevo scendere verso la Valle o la Corona verso corti maggiori.
    Come devo fare per provare a chiedere? Una libera o in quest?
  9. .
    Il mio PG potrebbe essere interessato ad alcune di queste Quest, ma prima dovrebbe raggiungere l'isola e da li capire a seconda di cosa e come gli viene detto (temporalmente credo ci sia margine).
    Se diventa troppo complicato lascio perdere e seguo altre strade.

    Edited by Sun_Wukong - 17/4/2024, 18:16
  10. .
    dai, ci provo
  11. .
    Q72
      Città delle Tombe · Torre dei Dustin · Sala delle Udienze · 16 febbraio 286AA
    All’apertura delle porte il silenzio cadde nella Sala delle Udienze e l’attenzione di Lord Flint e Lady Amanda si spostò su di loro.

    "Dunque finalmente qualcuno ha deciso di fare la sua comparsa."


    Se sul viso della donna fu chiaro il sollievo di non essere più sola a dover gestire l'indispettito ospite, l'espressione del Signore di Dito della Silice raccontava una storia ben diversa. La speranza, con cui si era voltato, di veder finalmente apparire Lord Dustin si era difatti infranta alla vista delle due Lady. Una reazione che non riuscì a - o non si preoccupò di - nascondere, alzando platealmente gli occhi al cielo come se il loro arrivo fosse un'ennesima messa alla prova della sua pazienza.

    D'aspetto giovanile nonostante le rughe che sottolineavano il taglio deciso e severo delle labbra e i primi fili di bianco che, sulle tempie, andavano a screziare l’altrimenti nera capigliatura, Lord Donnor Flint, si differenziava dall’apparenza rude e guerresca dei Lord incontrati fino a quel momento. Sul volto, dai lineamenti marcati e regolari, non aveva sfregi né cicatrici profonde; era nel suo piglio grave e a tratti malinconico che si potevano scorgere i segni lasciati dagli scontri e dalle battaglie vissute. Un uomo, come aveva potuto udire, aspro e tempestoso - simile agli agitati flutti che sferzavano le rocciose coste della Baia Infuocata su cui Casa Flint dominava.

    "Non sono solito rifiutare l'invito di un fratello del Nord. Mie Signore...La vostra grazia è seconda solo alla vostra saggezza."


    Vidya lo guardò chinare il capo in segno di rispetto e recitare diligentemente la propria parte in quel formulaico scambio di convenevoli. Non percepì, però, alcuna traccia di retorica nel resto delle sue parole, testimonianza di un sentire comune tra i discendenti dei Primi Uomini: che fosse un lieto invito nella sicurezza del calore dell’estate o una richiesta d’aiuto nell’ardente gelo del più buio degli inverni, nessun richiamo da parte di un fratello doveva essere lasciato senza risposta. Annuì dunque con approvazione e, ammorbidendo per un attimo la sua fredda compostezza, accennò un piccolo sorriso. Era proprio su quell’insito e radicato legame con il Nord e il concetto di branco che avrebbe dovuto fare leva durante quel confronto - semmai l’orgoglio e il pregiudizio avessero rischiato di ottenebrare il buon senso.

    Otto sedie, leggermente distanziate l’una dall’altra, erano state disposte attorno al massiccio tavolo della Sala. La giovane Bolton si avvicinò a quello indicatole come il posto a lei assegnato e posò le mani sull'alto schienale di legno e pelle, seguendo con una leggera punta d'invidia la figura di Lady Amanda abbandonare, dopo essersi congedata, la stanza. Trasse un leggero sospiro, facendosi coraggio, e, nel sedersi, lasciò spaziare con discrezione lo sguardo lungo l’ambiente. La grigia e spoglia pietra delle pareti, tanto predominante nei seggi sinora visitati, era stata in parte sostituita dai caldi toni dei rivestimenti in legno e per il resto decorata da vessilli e scudi, o vestita da preziosi ed eleganti arazzi a ricordo delle imprese militari e della millenaria storia della fiera Casa Dustin. In sottofondo, nel silenzio di quella densa attesa, si poteva udire il mormorio delle fiamme dell’alto camino, acceso per spezzare - presumeva - il freddo in vista degli ospiti poco abituati alle temperature del luogo.

    La sua attenzione si concentrò sugli scranni difronte a lei - vuoti in attesa dei Mallister - lo scuro e pregiato legno illuminato dai fasci di luce che cadevano dalle finestre, per poi spostarsi brevemente sulle coppe e brocche disposte al centro del piano d’appoggio, pronte a offrire ristoro dal viaggio e ad accompagnare quella che si prospettava essere una lunga - e cruciale - conversazione.

    Non avrebbero avuto alcun margine di fallimento. Né sarebbe stato contemplabile lasciare quella sala con un nulla di fatto tra le mani.

    Deglutì, nascondendo il proprio nervosismo dietro una maschera di calmo distacco.

    Sarebbe stata all'altezza della situazione?

    Una domanda, quella, su cui non si era permessa di soffermarsi nei giorni precedenti, rifuggendo la scivolosa china che avrebbe creato nutrendosi della propria insicurezza, e che, ora, prepotente e spietata, tornava ad affarciarlesi alla mente, pretendendo attenzione, cercando di riempire il suo animo di dubbi, timori … e di nefasti scenari.

    Il leggero fruscio della pergamena sul legno interruppe sul nascere il suo rimuginare. Fissò per qualche secondo il cartiglio messo davanti a lei, la fronte leggermente corrugata in un’espressione interrogativa, indi rivolse lo sguardo verso Lord Flint. L'intenso scuro cipiglio era tornato.

    "Questo arriva dritto dal distaccamento sud.""


    Svolse il biglietto con un crescente senso di apprensione. Notizie dal confine? Nuovi elementi riguardo le accuse?

    "Fattorie date alle fiamme
    Abitanti impalati lungo il sentiero
    Ostaggi
    Attendiamo ordini"


    Le verdi iridi scivolarono rapide ed inquiete su quelle poche righe e il suo scudo di marmorea imperturbabilità si incrinò. Aveva immaginato il contenuto potesse essere di quel tenore, eppure, per quanto preparata e consapevole del fatto che la violenza non si sarebbe fermata in vista dell’incontro, l’entità dell’orrore descritto in quell’anonimo ed essenziale dispaccio la riempì di raccapriccio e pena.

    Il Nord bruciava e sanguinava.

    Batté le palpebre contro quelle terribili scene e serrò la mascella, tacendo i commenti ben poco diplomatici che le erano affiorati alle labbra. Tale ferocia non poteva che essere opera degli Illyriani: spezzare lo spirito con violenza e terrore laddove non si riusciva a piegarlo alla propria volontà con le parole. Ma notò, con addolorato orgoglio, dipinta da quelle stesse fiamme e sangue, emergeva anche l’immagine di un popolo fedele al proprio credo ed identità.

    Il Nord si opponeva.

    «Ho avuto modo di parlare con alcuni superstiti di simili atrocità» rivelò, mentre passava il messaggio a Lady Dustin, la voce bassa e pacata, ma abbastanza chiara da raggiungerla. Se l’uomo al suo fianco pensava fosse ignara del prezzo che quei villaggi stavano pagando e non comprendesse appieno la posta in gioco, si sbagliava. Vidya ricordava bene i terribili racconti dei banditi. L’ira che aveva infiammato i loro sguardi. Il disprezzo con cui le si erano rivolti perché marciava al fianco di chi consideravano nemico. L'odio. La disperazione. Il loro rifiuto a piegarsi. Il bisogno di giustizia. «Ed ho promesso loro che avremo trovato una soluzione.»

    Quando i suoi occhi tornarono a posarsi sul Signore di Dito della Silice, in essi riverberava ancora l'eco dello sdegno e rabbia provati, ma, ad accenderne la virente sfumatura, c'era soprattutto una vivida determinazione. Una fermezza messa ancora più in risalto dal maniera in cui sollevò il delicato mento, altera e risoluta.

    Tanto nel passato si spingeva l’ascendenza dei figli dei Primi Uomini, quanto in profondità si infiggevano le loro radici nella terra. Salde, ne costituitivano le tenaci fondamenta, assicurandone la stabilità. Stark. Flint. Dustin. Vidya, quale esponente di Casa Bolton, che mai nella sua ancestrale storia era venuta meno a tale responsabilità, non avrebbe mancato di fare la sua parte per custodire l’integrità del Nord.

    «Ho intenzione di mantenere la parola.»

    Tuttavia, per farlo, era necessario capire chi davvero fosse un alleato e chi era, se non connivente, parte del problema. Avevano bisogno di raccogliere reali informazioni – elementi più utili di quelli che potevano emergere dai meri, per quanto dolorosi, resoconti di quei crimini – e di una concreta pista da seguire per poter individuare e quindi spezzare quella rete.

    Possibile, si chiese con una punta di frustrazione, che in tutto quel tempo, nonostante il dispiegamento di forze, non fossero ancora riusciti a catturare e far parlare almeno un eretico o un loro complice?

    L’acuto squillare delle trombe all’esterno giunse loro attutito dalla distanza e dalle mura, preannunciando l’arrivo delle Aquile. “Sopra gli altri” era il loro motto, e la fanciulla di Forte Terrore si ritrovò a domandarsi se stessero dispiegando le loro ali per navigare le correnti fino a levarsi tutti assieme su quei nembi temporaleschi, o se l'agitarsi del battito delle loro argentee ali non fosse altro che foriero di nuovi venti di tempesta.

    Allacciò le mani in grembo, concentrando in esse ogni traccia di agitazione, indi, volgendosi verso le porte della Sala, attese paziente.

    , pensò, richiamando le ultime parole che Lady Barbrey le aveva rivolto prima di varcare quella stessa soglia, che gli Dei ci aiutino.

    ***


    La stentorea voce di Lord Dustin, impegnato nelle introduzioni di rito, sfumó gradatamente fino a diventare alle sue orecchie poco più di un rumore di fondo. Seduta tra Lord Flint e Ser Erik Dustin, la giovane Bolton, sogguardava la solenne e autoritaria figura del Signore di Seagard, studiandola silente. Al suo ingresso si era alzata e, pur rimanendo ferma al suo posto, aveva accennato una piccola riverenza, offrendogli rispettosamente i suoi omaggi in una scena quasi del tutto speculare a quella di Lady Josephine con il Lord di Dito della Silice. Perché se i Signori di Barrow Hall, come simboleggiato dal loro sedere ai capi opposti di quella tavola, sarebbero stati i contrappesi della bilancia del giudizio, lei e Josephine erano i bracci che ne univano gli oscillanti piatti. Il loro compito in quell'incontro era quello di equilibrare e fungere da ponte tra le due fazioni. Spostò la sua attenzione sull'altra fanciulla, curvando le labbra con fare rassicurante in risposta al suo debole sorriso, quindi azzardò una veloce occhiata verso l'uomo dal volto sfigurato seduto sulla sinistra. Ser Willas, capo della guardia personale di Lord Jason Mallister.

    I pezzi erano disposti sulla scacchiera - ognuno con il proprio ruolo. Non restava che iniziare la partita.

    "Prima di cominciare, ci tengo a ribadire che questo incontro avviene col benestare di Lady Elysa."


    Annuì a conferma delle parole del Lord. Era importante ribadire e ricordare ai presenti che il vigile sguardo di Lady Elysa, come gli occhi della sentinella ritratti sullo stemma della sua casata d'origine, era puntato su di loro.

    «Un incontro di cui la Lady Madre di Grande Inverno ha ravvisato la necessità ed urgenza» principiò, seria. Non vi era bisogno di specificarne i motivi. Era imperativo porre fine agli scontri e arginare il dilagare dell'eresia. «Affidandone a voi, Lord e Lady Dustin, la mediazione. Sicura della vostra integrità e imparzialità di giudizio.»

    Dalla lettera era chiaro la Stark fosse conscia, pur senza alcun biasimo, della diffidenza che Lord William, anche in virtù della sua amicizia con Lord Donnor, nutriva per Seagard. Ma, allo stesso tempo, sembrava non avere alcun dubbio per quanto concerneva la capacità del Dustin di rimanere neutrale. Vidya sperava fosse davvero così. Di certo, l'aver accettato di tentare una via più diplomatica attestava la buona fede e il desiderio dell'uomo di dirimere la questione al più presto evitando ulteriori inasprimenti.

    «Confida nel nostro attaccamento al Nord e a ciò che è bene per esso–», continuò, soffermandosi su Lord Flint per poi indugiare con le penetranti pallide iridi sul Mallister, pronta a prendere nota di ogni eventuale reazione - memore delle riserve che la Lady Madre aveva riguardo la profondità dell’acerbo legame dell’Aquila con la regione «–e nella volontà di appianare ogni divergenza.»

    Scelse di non dilungarsi oltre. Il peso del contenuto del biglietto gravava ancora sul suo animo.

    Al confine attendevano ordini.



    Parole: 1757
  12. .
    Non c'è molto da dire, su di me. Giungo da altri lidi, ma generi affini. Non sono nativo del PbF, ma con il - purtroppo - poco tempo a mia disposizione, sono stato costretto a rivedere il "campo" di gioco, diciamo così. Ciononostante, trovo molto interessante il potenziale narrativo che un giocatore può esprimere su un forum - e forse qui soltanto.

    Chiaramente sono fan dell'universo di Martin, sebbene il mio genere letterario preferito rimanga il Sci-Fi tinto dall'horror eldritchiano. Nutro un certo interesse nell'esoterismo e verso tutto ciò che potrebbe riguardare l'occulto; questa particolare attrazione la devo probabilmente al mio scrittore preferito: H.P. Lovecraft.

    Ci si legge presto!
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    Leonard Marbrand • 25 febbraio 286 • Roccia del Drago




    La Profetessa? Per quanto volesse cercare di dissimulare il suo stupore, non era così facile. Da quanto i Sette Dei avevano bisogno di profeti e profetesse? Non erano le religioni di Essos a necessitarne? Aveva sentito parlare a Myr di donne capaci di guardare addirittura nelle fiamme, credendo di vedere chissà quale futuro.
    Eresia, nient'altro.
    "Mmmh" commentò con un breve segno d'assenso quando quell'uomo gli disse tutti quei nomi. Potevano davvero aver rivoluzionato così tanto i dettami e i dogmi della Stella a Sette Punte? Come poteva essere nato tutto così in poco tempo sotto l'occhio dei Septon? Come mai i Cavalieri che avevano giurato agli Dei non si erano mossi per porre fine a tutto nel giro di pochi giorni?
    "Ti ringrazio per le informazioni" continuò, evitando però di rispondere al "fratello" con un termine uguale. Non erano fratelli, su questo c'era poco da discutere.
    "Sono gli Dei ad aver guidato me e le navi fino a questa fortezza, sotto il segno che vedi sulle nostre vele, e ancor più è la sicurezza e l'insegnamento impartito ai giovani e agli infanti che mi ha portato a voi, motivo per cui desidero parlare con chiunque si occupi di tale istruzione. Sono molte le storie che vengono raccontante al di fuori di queste coste ed è necessario che i giovani...che i giovani crescano con i giusti insegnamenti." E di certo non erano quelli di quei pazzi fanatici.
    "Non si entra armati? Oh...capisco...privare un devoto del Guerriero della propria arma non è forse privare lo stesso Aspetto del suo Cuore?
    Si dice che siano i nobili a credere che la loro sicurezza si annidi nel disarmo altrui, noi figli degli Dei non dovremmo invece avere fede che siano loro a proteggerci?"

    A quel punto abbassò lo sguardo vistosamente, osservano la propria lama ricurva.
    "Questo continente non fu conquistato con la potenza delle mani, dico male? Non sono stati i nostri antenati a insegnarci il valore di una spada di ferro contro quella degli uomini di queste terre che portavano con loro ancora il bronzo."

    Parole: 334
  14. .
    Holland [Porta del Fango > Fortezza]
    Torna indietro appena puoi. In un’altra epoca, guidato da un navigatore gps, si sarebbe sentito dire di fare inversione. Da quelle parti non aveva trovato niente e così decise di tornare sui suoi passi per ricongiungersi alla sua signora e vedere se aveva ordini da dargli, un passo alla volta e con il tempo necessario, senza mai smettere di guardarsi attorno avrebbe fatto ritorno alla Fortezza Rossa, al suo cuore.

    Lyanne, Nick e Orwell [Stanze del Gran Maestro]
    Senza farsi pregare Nick si avvicinò per dare una mano ad Arthur a rimettere Isabel sul letto seguendo le indicazioni del Maestro Minor, in quella stanza le sue braccia erano le più adatte ad aiutare il cavaliere nel far stendere la moglie, dal canto suo Lyanne fece qualche passo indietro per lasciar spazio di manovra proprio a Maestro Minor e non intralciare i soccorsi che erano appena arrivati. Fermare quell’emorragia era importante, non era lei stessa un Maestro ma aveva ricevuto delle indicazioni sul primo soccorso e anche un bambino, forse, avrebbe capito che far smettere quel sanguinamento eccessivo poteva essere la strada giusta.
    Decise di rimanere nella stanza, a disposizione, se vi fosse stato bisogno di altro ma fece cenno ai due fedeli uomini di spostarsi in un angolo, in disparte, dove avrebbero potuto parlare senza disturbare le operazioni di soccorso a Isabel.
    Orwell fu il primo a farsi avanti cedendole il foglio di pergamena che riportava quel messaggio, sapeva di non avere bisogno di tradurlo, che Lyanne sarebbe arrivata alle sue stesse conclusioni.
    “L’ho trovato nelle vostre stanze, stretto nel pugno di Olenna ma non so chi lo abbia portato lì, per quanto abbia cercato di ripercorrere i passi del messaggero non sono riuscito a risalirvi, tuttavia ho trovato la strada che potrebbe avere fatto...”
    Gli occhi di Orwell stavano lasciando intendere tanto quanto le sue parole, quelle stanze permettevano un secondo accesso e non solo quello tradizionale e lo aveva appena scoperto in quel modo. A farle trattenere il respiro, tuttavia, non fu quella notizia ma quanto lesse srotolando la pergamena.
    Tyrosh si prepara alla guerra.
    Strinse con più forza quel foglio tra le dita, tra nervosismo, timore e rabbia. Avrebbe dovuto parlare con Rhaella, per forza di cose. Quel Concilio non era stato che l’inizio di una serie di rattoppi da mettere. Aveva fallito nel cercare di parlare con i superstiti dei nobili signori di Essos che erano stati invitati dal Re e poi tornati a casa loro, uno lo aveva fatto furente e le cose stavano andando sempre peggio.
    Orwell si ritrasse ma si fece avanti Nick, cos’altro poteva andare storto?
    “Il popolo scalpita, mia signora. Voci, al porto.”
    Informazioni che riteneva potessero essere condivise con un tono di voce ridotto ma non ancora così segreto.
    “I mercanti che arrivavano da oltre il Mare Stretto hanno smesso di farsi vedere se non quelli provenienti da Braavos.”
    Si avvicinò per mormorare altre parole, la voce ridotta ad un sussurro.
    “A quanto pare gli eretici non sono stati sradicati come erbe infestanti da un campo, si nascondono ancora, nell’ombra, in silenzio, in attesa che il profeta venga a guidarli. Sembra abbiano smesso di incidersi la stella per passare inosservati.”
    C’era anche la questione di Myr e di Dorne ma non l’avrebbe sussurrata al suo orecchio lì dentro.
    C’era anche la questione di Myr e di Dorne ma non l’avrebbe sussurrata al suo orecchio lì dentro.
    Cosa altro poteva arrivare? Quale altra notizia? Il Ragno Tessitore in verità non era fuggito ma si fingeva una donna e si nascondeva da qualche parte osservando tutto divertendosi delle disgrazie di chi si era preso il suo scranno?
    Si voltò osservando Isabel sperando per lei le cose stessero andando meglio.

    605 parole
  15. .
    Seduzione Caleb-> Hranzo
    [Giudizio mod + Affinità bersaglio/10 + Liv Competenza Seduzione/2 + (Attrazione + Diplomazia)/4] - [Giudizio mod + Intrigo/2 + liv controspionaggio*5]
    [(3+4+4)+ (121 + 133)/4] - [(5+5) + 38/2 + liv 2*5]= 75 – 39= 36 Seduzione riuscita



    L’Oracolo girò il suo volto mascherato d’argento verso Hranzo, permettendo ad Aconé di intravederne il collo. Pelle bronzea ed una giugulare talmente ingrossata da sembrare un rampicante bluastro avvolto ad un raggrinzito tronco.
    Se il figlio del governatore muore assieme a tutta la sua scorta in queste terre sarà il popolo pagano a pagarne il prezzo. Se invece racconta quello che ha visto qualcuno potrebbe riuscire a mettere assieme i pezzi…ma se il Re dell’Ovest crede di poterli persuadere a interpretare le vicende di oggi diversamente ci fideremo di lui. - dichiarò il Capocaccia, inghiottendo l’istinto omicida che avrebbe senz’altro condannato Adharos e Bohras altrimenti.
    Ma questa fiducia dev’essere ricambiata- puntualizzò folgorando con lo sguardo l’esile draghetto avvinghiato attorno al braccio della Tyrell. La creatura si fidò del tocco di Caleb, spingendo la testolina contro la mano di questo e fissandolo con i suoi lucenti occhi azzurri.
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    Indugiando nell’osservarne gli occhi, lo Stark avrebbe avuto come l’impressione di veder mille colori danzare ai bordi delle sottili pupille. Colori brillare prima di un pigmento, poi di un altro, mutevoli e mai fermi. Come in Aconé, anche in Caleb lo sguardo sostenuto gli avrebbe suscitato una decisa reazione corporale, come un dolore allo stomaco, una nausea e nervosismo. Ma il drago, per contro, sembrava fidarsi di lui, seguendolo con lo sguardo pur rimanendo attanagliato ad Aconé.
    Tolos -rispose dunque l’Oracolo - Perlomeno per riprendere fiato. E’ quasi un mese di viaggio lungo la Strada del Demone, ma è l’unico luogo dove poter prendersi cura del drago finché non sapremo di più sulla sua nascita.
    Un uovo schiuso senza nessuno dell’Sangue di Valyria per domarlo. Finché sarà selvaggio sarà nostro compito proteggerlo: portarlo a Valyria rimarrà la destinazione finale per esso. -persino quei guerrieri cresciuti ed imbevuti di mitologia Valyriana si trovavano a disagio di fronte all’esule lucertola.
    Caleb non era un Targaryen e Aconé lo era stata solo per la legge, ma non certo per nascita, eppure entrambi sentivano un legame con la creatura. Non era piacevole, non era come quello che Caleb aveva con Zephyrus…era forse quello che Rhaegar aveva con Ikarus? O meglio, aveva avuto.

    Accettano che Caleb tenti di persuadere Adharos&Co della versione dei fatti relativa proposta, ma questo per loro dovrebbe servire affinché voi vi fidiate di più rispetto al dafarsi per il drago.
    Le opzioni sono innumerevoli, ma innanzitutto dovete decidere se separarvi o rimanere uniti consapevoli che è possibile che se doveste separarvi sarebbe probabilmente per un bel po'. La seconda cosa da tenere a mente nella vostra scelta è quanto intendete legarvi ai Capicaccia ora che avete sperimentato brevemente il tipo di sacrifici che potrebbero richiedervi.
    Scadenza: 9/04
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