Posts written by *Sybil*

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    Josephine Mallister Nord - Barrowlands 16 febbraio 286 Mattino - Sereno Città delle Tombe - Sala delle Udienze


    ∼ Above the rest ∼


    S
    guardi iracondi, mascelle serrate e posture rigide. Oltre al tono accusatorio e di velata supponenza, si percepivano ben pochi segni di distensione tra le parti. Lady Josephine Mallister s’era accomodata sul seggio per non sovrastare alcun presente e ristabilire ordine con sorriso gaudio e sereno. Un timido tentativo, spalleggiata dalle altre due nobildonne, per non infuocare gli animi degli uomini seduti al tavolo delle trattative. Era proprio come s’era auspicata durante l’arrivo a Grande Inverno e come aveva promesso Lady Vidya. Le donne avevano finalmente un ruolo centrale, di reale moderazione e prudenza tra le parti. Un atteggiamento conciliatorio per poter scovare finalmente la verità tra menzogne e inganni. L’ingenua ed idealista Mallister credeva fermamente nelle parole paterne, sentendosi oltraggiata ed offesa dalle accuse di Lord Flint e dall’atteggiamento tutt’altro che conciliatorio di Lord Dustin. Come s’aspettava, forse era opinione condivisa anche da Lord Jason Mallister, l’accusa era incalzante e tutt’altro che velata. L’ira del Lord di Dito della Silice si riversava sui presenti nel tono e nella postura, rivolta in avanti e paonazzo in viso per infliggere la prima stoccata e far cedere il Lord nemico. Un atteggiamento poco consono alla buona etichetta, trasfigurando la distinta e dignitosa figura di Lord Donnor in un demone senza freni inibitori disonorandosi nelle efferate accuse che stava lanciando. Forte delle cappe dell’Aquila argentea che aveva trovato tra i prigionieri e che s’erano dichiarati discepoli di Illyria Targaryen. Detentore della verità, unita al dolore del feudo, Lord Flint provava a stringere con pugno di ferro la libera e fiera Aquila. E Ser Willas, uno dei guerrieri più valorosi della splendida e mite Seagard, non poteva ignorare la mancanza di garbo e rispetto alla famiglia a cui aveva giurato fedeltà. Accanto a sé, la fanciulla di Seagard ne avvertiva la tensione in ogni espressione e fibra del corpo. L’occhio cristallino cadeva con prudenza e timore verso l’elsa del cavaliere, nella speranza che nessuna parola avventata o maldestra accusa potesse scaturire atti privi di accortezza e razionalità. Conosceva fin da infanta Ser Willas e non aveva mai dubitato della sua fedeltà. E proprio a questa Lady Josephine s’appellò all’ennesima scortesia che Lord Flint le riservava, pur di non provocare la comprensiva reazione del cavaliere.

    Algida e composta non mutò espressione in viso, nemmeno quando Lord Flint alludeva all’empietà delle sue intenzioni nel dimostrare a sé e agli altri ospiti delle trattative che mai alcuna idea eretica aveva sfiorato la sua candida anima. - … - Non intervenne, anche perché non era stata lei medesima a rammentare le vicende di Piazza di Torrhen, miracolose e degne di gaudio per chi teneva davvero alla stabilità del Regno e all’eradicazione dell’Eresia. Lady Bolton aveva introdotto le vicende di “Aldric il Redento”, che per settimane aveva marciato sotto la pioggia ed il fango insieme agli altri pellegrini. Non un vanesio tentativo di elevare se stessa, ma una cronistoria dei fatti che metteva in luce la buonafede e le nobili intenzioni del pellegrinaggio a Sud. Mai nessuna preghiera eretica o illazione alla dannata Targaryen era stata pronunciata durante il percorso. Septon Mychael e Lady Josephine erano stati molto ferrei ed attenti sulle liturgie e lasciato un’impronta chiara nel rendere grazie ai Nuovi ed Antichi Dei. Inoltre la fanciulla di Seagard era certa che nessuno, Anne Algood di Cerwyn, Lord Helmann Tallhart o lo stesso Lord William Dustin potesse in qualche modo mettere in dubbio le virtù e la sincerità del Credo della figlia di Lord Jason Mallister. Perfino la Lady Madre di Grande Inverno n’era stata impressionata, tanto da spedirla ai confini in assenza del Lord Protettore per redimere le questioni tra i villaggi. Non più scaramucce tra poveri ma veri e propri disordini per via delle incursioni degli Illuminati di Illyria Targaryen. - Above the rest. - Si sporse verso Ser Willas, sulla destra, per sussurrargli poche e significative parole. Rammentava al cavaliere di non reagire nemmeno di fronte a vili accuse o becere provocazioni. Nessun Lupo, né tantomeno il Pugno dei Flint, avrebbe reso prigioniera l’Aquila Argentea. Un dolce sussurro per invitare il nobile cavaliere a scollarsi di dosso le accuse che provenivano da un Lord ferito ed impaurito. La paura rendeva ciechi, a volte addirittura folli. Non riconosceva più in Lord Donnor Flint il distinto nobiluomo che l’aveva accolta ed onorata come ospite a Dito della Silice. Nascose la tristezza negli occhi e resto scostante ed algida sulla comoda seduta in attesa di poter intervenire, al momento giusto.

    Rivolse uno sguardo di riconoscenza alle nobildonne sedute al tavolo. Lady Barbrey Ryswell provava in ogni modo a placare l’empietà e la mancanza di modi cortesi del marito. Invece Lady Vidya, con arguzia e capacità analitica, cercava di scovare la verità nell’uno o nell’altro Lord. Forse solo la sorella di Lord Roose Bolton possedeva la lucidità e fermezza d’animo nel poter scoprire l’arcano, su come l’eresia si fosse insinuata tra le fredde ed inospitali lande del Nord. Per quanto Lady Josephine Mallister provasse ad essere imparziale era impossibile per lei apparire lucida quando affianco a lei c’era il nobile padre asserrato da incalzanti ed ingiuste accuse. Lord Flint di Dito della Silice era spietato ed ingiusto nella sua invettiva, contro Seagard e la buona Fede. Mentre Lord di Città delle Tombe s’illudeva nell’essere abbastanza imparziale tanto da poter moderare un confronto così importante. Mancava di doti diplomatiche e saggia moderazione, che veniva rappresentata in modo incalzante e giusto dall’altro lato del tavolo nella fedele e coraggiosa sposa. Lady Barbrey Ryswell s’era rivelata una buona alleata fin dal suo arrivo a Città delle Tombe, pronta a correggere con audacia ed un velo di supponenza le scelte del marito. Un privilegio che non era concesso a nessuna sposa a Sud dell’Incollatura, la stessa Lady Joanna Banefort-Mallister era rimasta a Seagard per amministrare il feudo in attesa del marito. Forse la nobile madre aveva redarguito il marito sui modi e sulla gestione delle emozioni. L’occhio cristallino cadde anche alla sua sinistra, lì dove Lord Jason Mallister fronteggiava come un eroe il branco di Lupi senza mai cader vittima dei loro affondi e tenendoli lontani con le loro ingiuste accuse. - Che mi sia testimone Septa Ysilla, la mia virtuosa educatrice, e Septon Mychael, il mio pio confessore… mai la mia anima è stata tentata dal Demone della Superbia! - Non era lì per ostentare la sua Fede o peggio rammentare ai presenti delle gesta che l’avevano resa protagonista nelle segrete di Piazza di Torrhen. - Permettetemi di dissentire Lord Flint, ma non sul vostro ultimo intervento. Ho ragion di credere dell’innocenza del mio popolo. Temo che l’Eresia si sia diffusa più di quanto ci aspettiamo e la ricerca del colpevole non risiede nei popoli a Sud dell’Incollatura. - Breve pausa. Poi rivolse lo sguardo quieto e algido verso Lord William Dustin, colui che si fregiava del ruolo di moderatore senza averne le competenze ma solo l’autorità. Eppure non era sua intenzione contraddirlo, rammentagli di quanto appariva goffo ed inopportuno in una veste che gli calzava già stretta fin da principio. Reo un legame di fratellanza con Dito della Silice. - Lord Helmann Tallhart, nella sua infinita saggezza e comprensione, ha permesso ad Aldric di partecipare al pellegrinaggio dopo la sua redenzione. Un cammino purificatorio per ottenere il perdono dei Sette Divini! Di cui io, ne solo l’orgogliosa e devota madrina. - Convenne con un debole e gentile sorriso. Un modo per ribadire che Aldric godeva della protezione della Mallister, incondizionata fiducia e pia compassione. - Lord Dustin, non è dunque necessaria alcun corvo diretto a Piazza di Torrhen. “Aldric il Redento” è a Città delle Tombe, negli alloggi che con somma gentilezza e magnanimità avete riservato ai pellegrini. - Concluse, in attesa di qualsiasi cenno da parte del Lord per poter convocare il redento presso la corte.

    Lo sguardo cristallino della fanciulla di Seagard si soffermò sulla sua sinistra, lì dove sedeva lo stoico e serioso padre. Lord Jason Mallister, uomo di polso e d’onore, non aveva mai perso la saggezza ed il garbo nemmeno di fronte alle velate accuse di Lord Flint, supportato dalla finta neutralità di Lord Dustin. Sembrava più un banco degli imputati e non un tavolo per le trattative. L’Aquila veniva chiamata a giudizio per difendersi da prove circostanziali, come le aveva definite Lady Vidya stessa. Ed era proprio alla sorella di Lord Roose Bolton a cui era rivolta l’attenzione di Lord Seagard. Forse perfino il fiero padre aveva scorto le eccelse qualità della Bolton dopo solo pochi scambi d’opinioni. La freddezza analitica e prudente saggezza di Lady Vidya era un dono, soprattutto se si desiderava sopravvivere in un mondo duro ed inospitale come il Nord. Tra cocciuti Lord e sottili giochi di potere non si poteva apparire così sfrontati o saccenti, anche quando si custodiva la verità nel cuore e la coscienza non era macchiata di colpe. Quei uomini, così superbi e saccenti, pensavano di conoscere la verità dei fatti e far confessare l’altrui peccato senza indagare sulle proprie colpe. Un modo, seppur sommario ed ingiusto, di proteggere il Branco. L’unica davvero intenzionata a conoscere la verità era Lady Vidya. Valeva più da alleata che da nemica, senza ombra di dubbio. E Lady Josephine ringraziava ogni meriggio i Sette Volti del Divino per averle inviato la Bolton sul suo cammino. Da lei poteva imparare tanto, anche solo osservandola in mite silenzio. - … - Le labbra si schiusero per la sorpresa quando Lord Jason Mallister mostrò il pugnale di Dito della Silice. Il collo sottile e pallido le si allungò verso il tavolo, scostando appena la schiena dal morbido schienale e mantenendo le mani intrecciate sul grembo. Con curiosità ed un velo di sollievo, osservava il pugnale di fattura Nord che era giunto tra le mani di un fiero e rispettabile uomo del Sud. Si chiese come Lord Seagard fosse entrato in contatto del cimelio di famiglia dei Flint, ma trattenne la curiosità lasciando agli uomini del tavolo di trarre le loro conclusioni. Ai suoi occhi Lord Jason aveva portato una prova altrettanto circostanziale che i disordini dell’Eresia non provenivano solo dall’Incollatura, ma ormai l’intero Nord ne era caduto vittima. Malato, ferito. Il Nord reclamava una cura, una panacea affinché le dottrine della dannata Targaryen sparissero via dai cuori degli eretici. Una dottrina pericolosa, da cui la Vera Fede aveva subito preso distanza. Sul pugnale le iniziali incise “O. R.” saltavano all’occhio. L’arcano fu svelato da Lord Flint, confessando che si trattava di un omaggio per Orryn Reed, che tramite matrimonio s’era unito alla famiglia cadetta dei Flint di Dito della Silice. Trattenne a fior di labbra un sorriso quando l’orgoglioso e dignitoso padre rivolse un affondo verso l’accusa, alludendo che i seguaci di Illyria Targaryen non provenivano solo da Saegard ma anche da Dito della Silice. Sollievo, era ciò che si agitava dentro di lei. La piena consapevolezza di essere nel giusto e l’orgoglio di non aver mai dubitato delle proprie radici. Il popolo di Seagard era onorevole, fedele ed imperioso.

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    Parole: 1826

    Qui la conversione di Aldric e Qui il benestare di Lord Tallhart che libera Aldric e gli permette di unirsi al pellegrinaggio.

    Dunque Aldric può essere convocato subito!
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    Josephine Mallister Nord - Barrowlands 16 febbraio 286 Mattino - Sereno Città delle Tombe - Sala delle Udienze


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    on dignità ed austera solennità Lord Jason s’era accomodato al tavolo delle trattative di fronte al Lord di Dito della Silice, che aveva mostrato poco calore nelle parole rivolte a Lady Josephine Mallister. Il sussurro paterno, ancor prima di accedere all’imponente ed illuminata Sala delle Udienze di Barrowton, aveva relegato l’animo della fanciulla di Seagard in uno stato di apprensione e somma preoccupazione per le sorti dei confini. Forse Lord Jason Mallister, sperimentata l’assenza della “Perla di Seagard” per diversi pleniluni per via del viaggio diplomatico a Grande Inverno, s’era ammorbidito nei confronti della figlia mostrandole affetto e considerazione di cui era spesso priva fin dal primo vagito. O semplicemente non desiderava perdere un orpello così prezioso ed ambito della sua corte, una vera risorsa in termini di alleanze soprattutto con il sacro vincolo matrimoniale. Eppure qualcosa nei severi e giusti occhi del padre, la spingeva a credere in reale affetto e preoccupazione per le sue sorti al Nord. La tempestività con cui erano stati condotti alla Sala delle Udienze, per non alimentare ulteriormente il malcontento del Lord di Dito della Silice, non avevano permesso alla fanciulla di Seagard di aggiornare il nobile padre sui difficili giorni che aveva vissuto nelle Barrowlands. A partire dalla difficile traversata delle desolate e pericolose colline, fino all’arresto forzato del peregrinaggio a Città delle Tombe. In entrambi i casi s’era sentita minacciata prima dal tentato rapimento da parte di ribelli e poi dalla velata prigionia al Palazzo Dustin. Pensava di poter avere un po' di tempo da trascorrere con il padre, ed invece Lord Dustin aveva negato loro quel privilegio per via di impellenti questioni da redimere al tavolo in maniera piuttosto tempestina.

    Composta, dignitosa e seriosa. Lanciò timide occhiate ai presenti, senza rivolgere lo sguardo con insistenza o imprudenza. Pietrificata sulla sua seduta, assumeva la posa più dignitosa ed aggraziata che poteva. Schiena dritta, mento alto e mani intrecciate davanti al grembo. Si sentiva così piccola, fuori posto, a dover presenziare in un tavolo di trattative così importante. Nessuno l’aveva educata per essere una buona diplomatica, ma le era stata richiesta buona etichetta ed ubbidienza fin dal primo vagito. In quei momenti di silenzio, dove le occhiate fiammeggianti dei Lord facevano clamore più di mille uomini sul campo di battaglia, si chiedeva davvero se fosse stata all’altezza del compito a cui era stata chiamata. Aveva promesso a Lady Vidya di concretizzare le aspirazioni di pace e serenità, sussurrando nelle orecchie degli uomini parole di pace e sanando le vecchie ferite. Si ritrovò ad accogliere con grazia il sorriso della Bolton, senza però riuscire ad esser troppo convincente e dissimulando i mille conflitti che agitavano l’animo. E se Lord Jason fosse davvero colpevole? E se Lord Dustin avesse dirottato le pacifiche trattative in una condanna verso i Mallister? E se Lord Flint fosse stato troppo iracondo da poter sentir le ragioni dei Mallister? Troppi pensieri affollavano la mente della Mallister, senza più riuscire a redimerli con calma e razionalità. Il cuore le martellava nel petto, soprattutto dopo aver ricevuto parole gelide dallo stesso Lord che l’aveva accolta con gaudio ed onori a Dito della Silice poco tempo prima. Sembrava che avesse dimenticato tutto, perfino il buon contegno e la dignità richiesta ad un nobiluomo. Qualcosa era pronto ad esplodere e lo sguardo chiaro della Mallister si soffermava con prudenza su ognuno dei convitati al tavolo.

    Le nocche sbiancarono e le interiora si contorcevano per l’apprensione. Vittima delle emozioni provava in ogni modo a mantenere il dignitoso contegno e un aggraziato sorriso a fior di labbra per distendere la tensione che già si respirava al tavolo. Probabilmente anche Lord Jason aveva compreso il rancore che i popoli di confine nutrivano per l’Aquila Argentea, per via delle incursioni degli Eretici di Illyria Targaryen, per questo s’era premurato di affidare la vita della figlia nelle mani di Ser Willas qualora le trattative sarebbero saltate. E se c’era della colpevolezza nell’Aquila? Si rifiutò di contemplare una simile opzione. I Mallister provenivano da una fiera e nobile discendenza di Re del Tridente, così fedeli e fieri da non poter contemplare la slealtà o l’ambiguità. Anche se molti al Nord consideravano il tradimento dei Tully in favore di Lord Caleb Stark un’astuta alleanza di sopravvivenza pur di non sedere tra le file dei vinti. Maldicenze a cui Lady Josephine Mallister non aveva mai prestato ascolto. Nonostante i sussurri o il brusio di sottofondo aveva sempre avanzato a mento alto e con dignità in ogni sala senza guardarsi mai indietro, servita e riverita dalla servitù dei più importanti Castelli del Nord e facendo sfoggio di somma eleganza e buon costume presso le corti al di là dell’Incollatura. Proprio come il motto recitava, un’Aquila non poteva guardarsi di chi non era capace di spiegare le ali.

    Sotto lo stendardo dei Dustin e con il benestare di Casa Stark, di cui Lady Elysa Flint-Stark ne era l’unica rappresentante presente sul territorio del Lupo, le trattative iniziarono. La fanciulla chinò appena il capo per render omaggio alla volontà di Lady Madre di Grande Inverno, che seppur lontana grazie alla giustizia dei Dustin e la supervisione della Bolton, avrebbe finalmente messo a tacere la “grande questione”. Ormai da diverse settimane non si mormorava d’altro tra i corridoi del Palazzo e senza dubbio anche in qualsiasi altro castello del Nord. La pace e la serenità del Nord interessava un po' ogni Lord del grande e gelato feudo del Lupo. Il Branco stava vivendo un periodo di forte instabilità, non solo religiosa ma anche politica per l’assenza del Lord Protettore. Il giovane Lupo non era ancora tornato in terra natia, venendo meno ai propri doveri e oberando di responsabilità la Lady Madre. - Sia fatta la volontà della Signora… - Mormorò in eco alle inorgoglite parole di Lord Dustin, per omaggiare Lady Elysa Flint-Stark in apertura al tavolo delle trattative. - … E dei Nuovi e Antichi Dei. - Un debole sussurro pur di non interrompere il solenne discorso del Lord di Città delle Tombe. Eppure una impellente necessità per la Mallister affinché i Nuovi ed i Vecchi Dei fossero testimoni della giustizia terrena. Senza ombra di dubbio i suoi pensieri e suppliche erano rivolte al Primo Volto del Divino, il Padre, affinché ogni uomo e donna presente al tavolo fosse ispirato dai sacri valori di equità e giustizia. Ogni rancore personale o pregiudizio andava accantonato per scorgere la verità nella menzogna, e punire gli ingiusti ricompensando i giusti. E solo il Sommo Padre poteva guidare le parole ed illuminare le menti dei mortali, affinché la Sacra Luce della Giustizia potesse debellare le ombre dell’ingiustizia. A volte i tribunali mortali erano così fallaci rispetto a quello celestiale, quando ogni uomo o donna sarebbe stato chiamato a render conto dei propri peccati alle porte dei Sette Cieli. Un’utopia, per via degli scritti che aveva letto grazie a Septon Edmund a Seagard sull’amministrazione della giustizia di corte, in molti casi. Ma la Fede di Lady Josephine era ferrea, e con passione e caritatevole fedeltà sperava che quella fredda apparenza potesse tramutarsi in sincera amicizia.

    La fanciulla di Seagard era ben conscia dei disordini al confine, anche perché un gruppo di ribelli delle Barrowlands aveva avuto l’ardire di provare a rapirla per poter chiedere un riscatto o far cedere l’orgogliosa Aquila sulle sue pretese sulle coste. Disordini che s’erano tramutati in veri e propri scontri armati, rilasciando sui cadaveri gli stemmi dell’Aquila Argentea in modo da rendere inequivocabile la responsabilità di un simile scempio. Una trappola ben architettata, a giudizio di Lady Josephine, pur di creare distanza e diffidenza tra alleati. Un modo per gli Eretici di Illyria Targaryen per penetrare nel freddo ed orgoglioso branco del Lupo. La stessa Mallister aveva versato amare lacrime di fronte al dolore e alla disperazione dei ribelli, reputando comunque giusta la punizione che Lord Dustin avrebbe riservato ai traditori. Scavalcare le autorità era come sovvertire il naturale ordine del creato, rinnegando implicitamente la supremazia dell’Onnipotente e dell’Onnipresente. Una breccia ancora sanguinolenta che gli adepti dell’Eresia sfruttavano per conquistarsi il favore dei deboli. Perché di fronte ad una perdita e al desiderio di vendetta ogni morale decadeva, soprattutto se impossibilitati a reclamare giustizia al proprio Lord. Non si trattava più di una guerra religiosa, anzi. Non lo era mai stato. La perduta Illyria Targaryen desiderava solo sovvertire l’ordine naturale delle cose, facendo insorgere le comuni genti contro chi aveva promesso di proteggerli e sfamarli. - … - Rabbrividì di fronte al livore del Lord di Dito della Silice. Nonostante la pacata diplomazia dimostrata dall’orgoglioso Lord Seagard, invocando comune sacrificio e libertà di culto in nome delle Leggi della Corona, Lord Donnor Flint vinto dal dolore del suo popolo perse la calma. Del Lord raffinato e distinto che aveva conosciuto a Dito della Silice non riconobbe alcunché, ma solo un uomo sopraffatto dalle emozioni per la sofferenza di un popolo. Seguirono le accuse di Lord Dustin, lasciando cadere in un battito di ciglio la maschera d’imparzialità di cui s’era vestito con il benestare di Lady Madre, e la diplomatica rettifica di Lady Barbrey che avvallava le parole del marito. Nemmeno di fronte a simili illazioni, il padre perse la calma ma ribatté con stoicismo ogni accusa in assenza di chiare ed inequivocabili prove.

    Quando Ser Willas scattò sull’attenti sentendo la morsa del Lupo stringersi intorno alle nobili Aquile, Lady Josephine si sentì in dovere d’intervenire per evitare che l’eccesso di zelo e la fedeltà del Capo della Guardia di Seagard potesse in qualche modo compromettere ogni tentativo di diplomazia. Reputava molto più gravi le illazioni di Lord Flint e Lord Dustin, ma in quel momento mantenere la calma e la lucidità di pensiero era prioritario. Anche di fronte all’ammissione di un tentato rapimento ai danni di un ospite, violando i sacri principi su cui la cultura del Nord si basava. Annuì debolmente alla sagace osservazione di Lady Vidya, che sottolineò quanto la guardia Mallister e la scorta del Nord si fossero adoperate per tenerla al sicuro. - Ser Willas… - Ancor prima di sollevarsi dalla comoda seduta in pregiato legno, appoggiò la piccola e pallida mano sull’avambraccio del valoroso guerriero di Seagard. Una debole stretta per invitarlo a restare al suo posto o peggio non sguainare alcuna lama. - … Non è necessario. Come vedete, siedo al tavolo illesa e priva di ogni costrizione. Il mio corpo è immacolato da alcun segno di violenza, la mia mente libera da qualsiasi vincolo e il mio cuore devoto come sempre ai Sette Dei! - Rivolse un debole sorriso al cavaliere invitandolo con un cenno della mano, la stessa che poco prima lo aveva sfiorato con delicata dolcezza, a rimettersi seduto ed evitare di apparire come una minaccia. Lei stessa permase in quella posizione, leggermente più elevata rispetto agli altri ospiti ma per far rischiarare meglio la voce tra i presenti e non per intimorire alcunché.

    - Ho perdonato. - Proruppe, mentre cercava di schiarirsi la voce inizialmente un po' malferma. - Ho perdonato chi, violando la sacra legge dell’ospitalità e prevaricando la diplomazia con la violenza, ha provato a rapirmi durante il viaggio nelle Barrowlands. - Rivolse uno sguardo verso Lord Dustin, lasciando intendere con grazia e contrita diffidenza, che il reato era stato commesso sotto lo stendardo di Città delle Tombe. - I fuorilegge sono stati catturati dai valorosi uomini della scorta ed affidati alla guardia Dustin in modo da essere processati e puniti secondo la vostra giurisdizione. - Alcun reclamo o pretesa di avere le teste dei banditi, ma la serena accettazione della Legge del Lupo, seppur era stata un’Aquila vittima del pericolo. Una debole allusione a quanto nemmeno un Lord come William Dustin era davvero capace di tener saldo il controllo in quei tempi difficili. Città delle Tombe, come Seagard o qualsiasi altro feudo del Nord, non era esente da disordini o conflitti. E di certo non era l’arrivo dell’Aquila ad aver portato venti di tempesta per via del battito delle sue ali. - Mi chiedo, se durante il piacevole soggiorno a Città delle Tombe o a Dito della Silice, avete in qualche modo dubitato della mia fedeltà verso i Sette Dei. Se in qualche occasione sia stata ambigua o degna dei vostri sospetti… perché la mia fedeltà è lo specchio della fedeltà verso il Divino della mia famiglia e del mio popolo. - Stavolta con decisione, ma senza ombra di veemenza. Anzi s’era accomodata di nuovo sul seggio, ritrovando la statica ed aggraziata posizione che l’aveva fin dal principio contraddistinta. Desiderava essere equiparata agli altri, né superiore e mai inferiore. Rivolse quella velata richiesta, vestita di supplica, verso chi l’aveva accolta tra le proprie mura e osservato con garbo ogni tradizione del Nord senza mai dimenticarsi delle proprie radici. Preferiva rinunciare a qualsiasi cerimonia che potesse in qualche modo mettere in dubbio la propria fedeltà nei Sette Dei, piuttosto che alimentare sospetto o ingiurie. La caducità della sua salute non era sempre una scusante. Rivolse un lungo sguardo a Lord Dustin, Lady Dustin e Lord Flint. Penetrante, non insistente, e senza traccia di supponenza ma solo onestà. - L’Eresia di Illyria s’insinua tra i poveri d’animo. I disordini creano campo fertile per l’Eresia, sovvertendo l’amore con l’odio e la comprensione con la diffidenza. Nessuna Guerra è mai stata combattuta per amor del Credo e ad insegnarcelo ci sono gli scritti della Cittadella. - Nessuna guerra era stata combattuta per Credo religioso, se non affiancato da mire territoriali o il desiderio di annientare nemici comuni. La stessa crociata di Illyria Targaryen ne era un esempio, le cui dottrine s’insinuavano nei cuori dei vinti per poter ribaltare il carretto dei vincitori. - La Fede insegna la comprensione, invoca la pace e promuove il dialogo. Ed è ciò che siamo qui oggi chiamati a fare! - Rammentò i nobili propositi.

    Si concesse una pausa nell’udire le diplomatiche domande che venivano poste a Lord Mallister, in quanto la maggior parte dei presenti credevano nell’arrivo dell’Eresia al Nord dall’Incollatura. Una posizione troppo comoda e forse opportunistica nell’incolpare lo straniero seduto al tavolo. Una reazione di paura, d’irrazionale terrore verso chi professava una fede diversa o venerava altri Dei, che poteva in qualche modo minacciare la ferrea tradizione del Branco. - Ciò che afferma Lady Vidya corrisponde al vero. A Piazza di Torrhen, feudo ben più a Nord di Città delle Tombe e di Dito della Silice, s’è compiuto il miracoloso ravvedimento di un eretico. Cortigiano della corte di Lord Tallhart caduto vittima dei sussurri mefitici di Illyra Targaryen… - Dunque nessun cortigiano proveniente dal Sud o peggio dal feudo dei Mallister. Una sottile allusione che le gelide terre del Meta-Lupo erano diventate campo fertile per l’eresia ancor prima dell’annessione di Seagard. - … Aldric il redento. Se gli illustri Lord e le sagge Lady che siedono a questo tavolo lo ritengono necessario posso chiamarlo al vostro cospetto. - Convenne con un debole sorriso. Per poi sollevare il palmo ed inasprire il tono. - Ma… in nessun modo verrà sottoposto a giudizio. È sotto la mia protezione e la benevolenza dei Sette Dei! - Aldric sarebbe intervenuto al tavolo delle trattative come testimone o possibile fonte d’informazioni e non come imputato. In nessun caso avrebbe tollerato la tortura o situazioni che potessero in qualche modo turbarlo.

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    Parole: 2538

    Lady Josephine richiede l'intervento di Aldric per ottenere informazioni sulla diffusione dell'Eresia al Nord.
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    Josephine Mallister Nord - Bosco Gennaio 286 Notte - Pioggia


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    S
    acrificio.

    Ancora una volta i Sette Divini le richiedevano un sacrificio. Un amaro dazio da riscuotere per soppesare la propria vocazione, l’amore che provava per il Dio dai Sette Volti. Sebbene la Madre, il Secondo Volto del Dio, fosse così lontana dai presagi oscuri ed ambigui di altri Volti dello stesso Dio, anche dove c’era così tanta luce si allungavano cupe ombre. Dietro quel docile ed amorevole sorriso si celava un prezzo da pagare. Una madre doveva assolutamente sopravvivere ai propri figli. L’ordine naturale del creato si sovvertiva al cospetto di simili tragedie. Eppure erano le vedove a soffrire maggiormente per la prematura dipartita di padri, mariti e figli. Una realtà che aveva toccato il cuore della Terra dei Fiumi. Le precoci perdite in guerra erano giunte anche ai sicuri e quieti lidi di Seagard. Come poteva una madre scegliere con crudeltà e finto cinismo tra due bambini? Lo stesso dazio era richiesto alla nobildonna di Seagard. L’una non poteva sopravvivere all’altra, nonostante la madre fosse disposta a sacrificare la sua stessa vita. Accorciare la propria esistenza, rinunciare al proprio divenire pur di donare vita. Eppure le donne erano privilegiate, nonostante le forti limitazioni della loro condizione, nel poter donare la vita. Non loro grembo, alimentato dall’amore e dalla misericordia, cresceva il germoglio della Luce fino a sbocciare con la nascita. Un evento per molte puerpere traumatico ma ogni sofferenza o fatica svaniva quando il nascituro si attaccava al seno materno per la prima volta. Accudirlo, cullarlo e coccolarlo. Stabilire fin da principio un legame indissolubile, che solo il Dio dai Sette Volti poteva spezzare. L’Onnipotente poteva apparire crudele, nel sottrarre le donne alle gioie della maternità, ma il sacrificio faceva emergere nuove consapevolezze.

    Il viso della nobildonna era pallido, seppur illuminato dalla luce dell’Eden. Anche se la bambina tra le braccia era rinsavita e rinvigorita come se nulla fosse accaduto, ai suoi piedi c’era la gemella agonizzante. Si trattenne nel compiere qualsiasi altra azione, osservando con orrore la sofferenza sul viso dell’Innocenza. Si contorceva dal dolore, supplicando aiuto, ma nessuna mano venne tesa per preservarla dal manto oscuro dello Sconosciuto. La Madre impassibile, pronta a compiere un sacrificio in favore della vita. Un concetto piuttosto ostico da comprendere ma solo con il Mistero della Fede e la piena accettazione delle Sette Virtù del Dio si poteva superare una simile verità. Il Dio appariva crudele o tiranno solo quando non si comprendeva le sue ragioni, a volte incomprensibili per l’umana comprensione. Bisognava solo fidarsi ed affidarsi alla Fede, senza porsi troppe domande per non rischiar di essere schiacciati dal dolore. Una muta accettazione, fiera abnegazione, tipica di chi era vissuta nell’ombra del fratello e sotto la rigida educazione di una Septa. Colpevolizzare la bellezza femminile e le meraviglie del corpo per elevare lo spirito tramite rinunce e punizioni. Non a caso la donna non era stata plasmata ad immagine e somiglianza del Divino, un concetto che le impediva di credere che opinioni e pensieri potessero in qualche modo riflettere le ragion di stato o quelle di religione. Dall’imperfezione però poteva nascere la perfezione, seppur il Dio dai Sette Volti richiedeva sacrifici e sofferenza per elevarne l’animo.

    Faticava a comprendere. Dubitando perfino di se stessa, non appena l’Innocenza smise di contorcersi dal dolore e finalmente spirò. Incapace di guardare negli occhi la Speranza, ancora tra le sue braccia, provava a stringerla con vigore e possesso. Amare lacrime profanarono il viso marmoreo ed etereo di Lady Josephine, ritrovandosi gli occhi arrossati dal pianto ed il corpo scosso da singhiozzi. Cercava una consolazione e ciò che le era rimasta era la Speranza incarnata. Con cuore colmo di speranza chiedeva perdono per l’atrocità che aveva appena commesso, abbandonando la maschera algida e composta che aveva fin dall’inizio indossato. Ferrea nella Fede, si ritrovava a pagarne l’amaro dazio. Un prezzo troppo gravoso per la coscienza. Se solo avesse avuto l’opportunità di sacrificare se stessa in favore dell’Innocenza e della Speranza. Ma la Madre le aveva richiesto un crudele sacrificio, un vincolo per metterla alla prova e soppesare la fede della mortale. Lady Josephine Mallister ne era distrutta, non riuscendo più a guardare negli occhi la Speranza che stringeva al petto con forza. Era ciò che si provava quando si perdeva tutto? Eppure con la speranza nel cuore tutto non sembrava perso.

    - O’ Madre Misericordiosa… - Supplichevole reclamava un segno dai venti di pioggia. L’Eden era come sparito, forse ritornata come per incanto nella radura di cui era prigioniera da chissà quanto tempo. Aveva dimenticato del carillon in sottofondo e di essersi allontanata dal sicuro accampamento. Forse qualcuno la cercava? O forse no? Non le importava. Distrutta dal dolore per il sacrificio appena compiuto mescolava le lacrime di pioggia alle sue. Era difficile distinguere l’una dall’altra. Anzi impossibile. Il cielo piangeva insieme alla nobildonna di Seagard. Il cuore le martellava nel petto, arrivandole perfino in gola e scuotendo il corpo con conati e singhiozzi. Si sentiva persa, almeno fino a quando uno squarcio di luce non l’accolse e la rasserenò con dolci parole. Disperata aveva invocato la Madre Misericordiosa, mai prima di quel momento aveva udito la melodiosa e calda voce della Divinità. Nemmeno nelle sessioni di preghiera più dure o nel giorno dedicato alla Madre. - … - Si ammutolì, quasi accecata dalla luce che proveniva dal cielo. Le nubi s’erano aperte per permettere alla Luce d’illuminare la radura ed il viso affranto e fragile della figlia di Lord Jason Mallister. Rimase in silenzio. Il corpo, riscaldato e beatificato dalla Luce della Madre, trovò finalmente ristoro. Non si sentiva più afflitta dal sacrificio ma rasserenata dalla sua necessità e dal perdono della Madre Misericordiosa. Nel tono caldo ed accogliente della Divinità non c’era parvenza di biasimo ma solo comprensione. Un sacrificio necessario, soprattutto quando si commetteva un atto di misericordia. Un equilibrio da rispettare che solo il Dio dai Sette Volti conosceva e comprendeva. Vita e Morte, un binomio incarnato nel Secondo Volto. Lo Sconosciuto era solo un traghettatore d’anime, nulla di diverso. La pioggia si fermò a mezz’aria. Le iridi chiare della fanciulla ne furono sconvolte e quasi spaventate. Eppure non c’era pericolo. Il dorso della mano, lentamente e cautamente, sfiorò una lacrima dal cielo fino a dissolverla. - E sia. - Promise di essere forte anche di fronte alla sofferenza del sacrificio, e misericordiosa anche al cospetto del dolore.

    Poi pregna d’amozioni, come il dolore, il sollievo, la gioia e la tristezza, perse i sensi.

    Oblio.

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    Parole: 1075
  4. .
    Josephine Mallister Nord - Bosco Gennaio 286 Notte - Pioggia


    ∼ Above the rest ∼


    I
    nnocenza e Speranza.

    Un candido dualismo. Incarnato in due dolci e docili bambine che correvano in un prato in fiore. La luce diventava quasi accecante, tanto da riscaldare il cuore. Una pace che ben pochi mortali potevano vantar di aver vissuto, o almeno solo in fasce probabilmente ne avevano sperimentato una parte cancellata dai ricordi con la crescita. All’infanzia si rimandava sempre con nostalgia e tenerezza, una stagione del cammino terreno in cui bastava poco per essere felici. Con la crescita e le quotidiane tentazioni della superstizione e dell’eresia si dimenticava quanto si era stati felici in quell’epoca d’oro. Angustiati dalle quotidiane sventure e dalle fatiche mortali si perdeva di vista l’essenzialità della vita. Non esistevano gioie più grandi, cristalline e pure come acqua di roccia, di quelle vissute nell’infanzia. La stessa Lady Josephine custodiva gelosamente ricordi da Infanta, quando era il centro di un’intera corte nonostante la iniziale delusione per il sesso della bambina. Di certo un secondo maschio avrebbe rafforzato la dinastia Mallister, secondo l’asciutto e pragmatico punto di vista di Lord Seagard, ma giunta con la primavera l’immensa letizia di una gradita nascita. Tutti ne narravano l’eccelsa beltà nonostante la salute piuttosto cagionevole fin dai primi vagiti. Era impossibile per la nobildonna dei Fiumi non specchiarsi in quelle bambine, felici che giocavano tra le luci del mattino ed i profumi del prato.

    Poi l’infante veniva messo da parte, relegato in una parte di sé. Prigioniero di responsabilità, doveri ed etichetta veniva soffocato dall’epoca della maturità. Alcuni commettevano dei veri e propri crimini contro quell’infante, ripudiandolo dal proprio passato. I più devoti cercavano la connessione con esso nelle preghiere per guardare con occhi privi di malizia e senza filtri la verità del Dio dai Sette Volti. Era questo ciò che richiedeva il Divino, attraverso la culla della Madre. La possibilità di comprendere l’altrui sofferenza, farsene carico ed alleggerire il fardello votandosi al sacrificio. Una richiesta che ogni fedele era chiamato ad accettare, nella muta rassegnazione alle disgrazie sul cammino terreno e la possibilità di espiare le proprie colpe con la sofferenza. Un cammino di epurazione che si continuava nell’Oltre, quando l’anima veniva convocata al cospetto del giudizioso e tirannico Padre. Era chiaro che il Dio dai Sette Volti le stesse inviando visioni vivide aspettandosi una scelta.

    - … - Serenità era ciò che riscontrò nel viso della Speranza. Ricambiato con altrettanta serenità ma soprattutto sollievo per esser riuscita a custodire con forza e devozione la speranza nel proprio cuore. Le preghiere di Lady Josephine si diffusero come un melodioso canto dal salvifico messaggio. La luce negli occhi della bambina si ravvivò come mai era stata. Una nuova Speranza, alimentata dalla umile e sincera devozione della Mallister. Perfino il sangue che profanava gli abiti e lo smeraldo prato si ritirò per prender possesso dell’etereo corpo della bambina e ridestarla dallo stato catatonico in cui era caduta. La ferita sembrava rimarginata, dopo che la Mallister ebbe compiuto i ringraziamenti alla Madre Misericordiosa. Seppur per poco, aveva sperimentato il dolore della perdita. Un dolore che nessuna madre doveva mai provare, eppure in tempi di guerra spesso i figli non sopravvivevano ai genitori. Contro natura, contro ogni logica. Eppure il Dio dai Sette Volti accoglieva tramite il nero manto dello Sconosciuto ogni anima. Ingiusto? Probabile. Soprattutto per le bianche morti in culla, ma ognuno veniva accolto nell’eterea culla della Madre lì dove ogni vita trovava pieno compimento. - Bentrovata Speranza. - Mormorò a fior di labbra all’orecchio dell’Infanta che si destava con vigore e nuova vita dall’eterno sonno. Un sorriso illuminò il viso della fanciulla, inconsapevole del sacrificio che era chiamata a compiere.

    L’incarnazione dell’Innocenza iniziò ad avvertire una fitta al petto e manifestare malessere. Vide il viso pallido dell’infanta contrirsi e poi emettere alcun verso dalle labbra spalancate. Non un urlo, ma solo sofferenza prima di cadere a terra e profanare il prato con altrettanto sangue. La medesima ferita s’era aperta sulla bambina, che vedeva scivolar via la vita dai suoi puri ed ingenui occhi. Era stato appena commesso un omicidio, anzi un sacrificio. Una voce, forse il Dio stesso, l’avvertì sul terribile sacrificio da compiere. L’una non poteva vivere se l’altra ancor respirava. Un destino crudele, uno scherzo che nessuna madre poteva tollerare. Un sacrificio necessario, purtroppo. Forse qualcuno si stava prendendo gioco dei sentimenti di una fedele devota. Nemmeno per un secondo attraversò simile idea nella mente di Lady Josephine Mallister. Era chiaro il disegno davanti ai suoi occhi, seppur tra le braccia c’era una bambina viva e vitale ed ai piedi una gemella agonizzante. Il divieto di salvarle entrambe. La muta esortazione a compiere un sacrificio. Ebbe quasi l’impressione di poter salvare l’Innocenza in cambio della Speranza. Eppure erano gli stessi sacramenti a richiederlo. I Sette Sacramenti, come i Sette Volti del Dio ed i Sette olii per la consacrazione di un sovrano, che avrebbe governato per Legge Divina. Alla nascita i Septon immergevano i nascituri nelle Sette Acque sacre dei Fiumi. Si chiedeva al fedele di confermare la propria Fede di fronte alle Sette Statue del sacro tempio. Si reclamavano almeno Sette preghiere nell’arco della giornata per render grazie ai Sette Volti del Divino. Si rinunciava ai Sette Piaceri terreni per infliggere sofferenza e penitenza ai peccatori in attesa dell’espiazione dei propri peccati. Si ungevano i sovrani con i Sette Oli per conferire loro poter divino in vita terrena. L’unica occasione in cui la fronte del mortale veniva unta con i Sette Oli sacri era l’infermità, per recar sollievo al supplizio ed augurare un dolce trapasso verso l’Oltre. Ed infine, dolce condanna per ogni donna, il sacro Vincolo del matrimonio che legava per l’eternità ciò che nessun mortale avrebbe mai potuto scindere.

    - Lavo nell'innocenza le mie mani
    e giro attorno al tuo altare, O' Signore,
    per far risuonare voci di lode
    e per narrare tutte le tue sette meraviglie. -



    Recitò a memoria i salmi riguardo all'innocenza per poi avvicinarsi alla bambina agonizzante e sostenerla con parole di conforto e misericordia nel doloroso trapasso.

    L’innocenza perdura si concretizzava nell’eterna speranza.
    Un sacrificio necessario, richiesto.

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    Parole: 1009
  5. .
    Josephine Mallister Nord - Barrowlands 16 febbraio 286 Mattino - Sereno Città delle Tombe - Sala delle Udienze


    ∼ Above the rest ∼


    D
    opo il rituale del Pane e del Sale, con cui i nativi del Nord offrivano ospitalità e protezione ai propri ospiti, seguirono le sacre usanze delle popolazioni al di sotto dell’Incollatura. Baciare il testo sacro era di buon auspicio per ingraziarsi i Sette Divini. Un’accoglienza nel rispetto dei dogmi della Vera Fede, a cui nessun Mallister avrebbe mai rinunciato né per alleanze politiche e né per intrighi di corte, in cui s’invocava la protezione del Dio dai Sette Volti. All’arrivo il padrone prometteva giustizia per l’ospite, amorevolezza nel soggiorno, coraggio nell’accogliere le differenze di vedute e saggezza nel poterle superare, candore nel ricevere l’ospite, impegno e dedizione per rendere il soggiorno il più confortevole possibile e protezione dalle ombre della vita. Una cerimonia riassunta in un unico gesto, nel rendere omaggio alla Stella a Sette Punte, l’unico testo sacro su cui si fondava l’intera dottrina religiosa. Un tacito assenso nell’accogliere le Sette Virtù dei Sette Volti del Divino. L’ospite prometteva di essere giudizioso nei confronti del padrone, impavido nel rispettare le comuni tradizioni, amorevole e riconoscente per la benevola accoglienza, saggio nell’accettare il reciproco arricchimento e disposto al sacrificio pur di ricambiare la gentile ospitalità. Nel nome del manto oscuro dello Sconosciuto si prometteva di ricambiare l’ospitalità prima della chiamata del Divino e la fine del percorso mortale. In un solo gesto la sintesi di tradizioni, sentimenti ed emozioni.

    Aveva quasi supplicato, con la tipica amorevolezza di una figlia innamorata del proprio padre, Lord Dustin affinché Lord Seagard fosse accolto anche secondo le tradizioni della Terra dei Fiumi. Una richiesta pacata e senza umiliare se stessa o venir meno alla propria dignità di Mallister. Una gentile concessione che non aveva alcun motivo di essere rifiutata, anche perché Lord Dustin s’era fatto carico del ruolo di giudice imparziale e premuroso riconciliatore delle parti. Far prevalere l’una o l’altra accoglienza avrebbe svelato fin da subito le proprie intenzioni, ammesso che le azioni del Signore di Città delle Tombe fossero prive di ambizioni personali e finalizzate solo alla stabilità del Nord. Lady Josephine Mallister aveva messo da parte ogni riserbo in merito, conferendo la giusta importanza all’arrivo di Lord Seagard. Non importava altro. Era sua premura accogliere secondo la tradizione del Sud il nobile padre e confermargli la sua fedeltà anche se era lontana dalla Terra dei Fiumi da diversi pleniluni ormai. Trattenne quasi le lacrime quando l’austero e severo padre le sfiorò la guancia con una parvenza di dolcezza. Desiderava forse assicurarsi che stesse bene, in forze e non disonorata. La Mallister non aveva occhi che per Lord Seagard, tralasciando la disapprovazione ed il sospetto insito nello sguardo di Lord William Dustin.

    Negli occhi di Lady Josephine di certo Lord Jason avrebbe ritrovato le sfumature del mare di Seagard, oltre che celata emozione e desiderio di compiacerlo. Aveva passato notti insonni nel timore di aver deluso l’Aquila argentea, eppure anche nei momenti di massima solitudine e smarrimento mai aveva rinunciato al proprio Credo e dimenticato di essere la “Perla più bella di Seagard”. Il cuore della nobildonna dei Fiumi apparteneva al castello che sorgeva nel Golfo degli Uomini di Ferro. Puerili e candidi ricordi che la legavano indissolubilmente a quelle coste, ricche di pericoli ma anche di gioie e prosperità. - … - Avrebbe tanto voluto contraddire Lord William Dustin, proprio come faceva con coraggio ed incoscienza Lady Barbrey, reclamando il diritto all’ospite di poter ristorare dopo un estenuante viaggio e placando l’impudenza di Lord Flint, ma comprendeva lo stato di necessità. Negare la propria presenza e dilatare i tempi d’attesa avrebbe solo inasprito ulteriormente i rapporti già precari. Anche se l’orgoglio dell’Aquila quasi imponeva di volare alto e non curarsi di chi non sapeva spiegare le ali e dominare i venti. - Comprendiamo lo stato di necessità, Lord Dustin. - Intervenne con prudenza dopo che Lord Seagard le aveva offerto il braccio, un chiaro segno che era già pronto a sedersi al tavolo delle trattative. - Spero che a trattative conclude… ci sarà permesso di godere l’un l’altro della reciproca compagnia e rimandare qualsiasi incombenza. È solo la richiesta di un’affezionata e devota figlia per il nobile padre. - Aggiunse per far assumere quelle parole come l’ingenua richiesta di una nostalgica figlia per la propria terra natia e poter godere di nuovo della compagnia dei propri affetti. Avrebbe tanto voluto trascorrere del tempo con il padre, capire se era fiero di lei o l’aveva deluso in qualche modo. Gli occhi imperturbabili di Lord Jason Mallister lasciavano trasparire ben poco, a parte quel breve e fugace gesto di tenerezza nei confronti della figlia. Imponente e splendente come un’aquila dall’argentea livrea era già pronto a sorvolare sui suoi alleati e cadere in picchiata sui nemici. Ammirava il coraggio del padre, che per lunghi anni aveva difeso Seagard ed i territori limitrofi dalle incursioni degli Uomini di Ferro. Ben pochi uomini del Nord conoscevano una simile angoscia, che aveva sbiadito le sfumature dei capelli ancor prima del tempo.

    Adeguava il proprio passo alle lente falcate, sicure e dignitose, di Lord Jason Mallister. Con Lord Dustin che indicava la strada verso la Sala delle Udienze, dove spesso era stata ospite ad assistere qualche diatriba tra cortigiani, affiancata anche da Ser Willas non s’era mai sentita così al sicuro prima di allora. Aveva vissuto momenti di seria precarietà e compreso la caducità della vita di chi sopravviveva in quella lande gelide e desolate. Lei stessa era stata oggetto di rapimento, un tentativo andato male grazie all’astuzia di Lady Bolton ed il coraggio di Carol, e le terre del Nord diventavano sempre meno sicure per una credente dei Sette Dei con il diffondersi dei disordini al confine. C’era chi, con subdola astuzia, provava ad incolpare l’Aquila Mallister ed i fedeli dei Sette Dei per le tragedie che stavano colpendo il confine. I tumulti diventavano sempre più frequenti, gli incendi rendevano orfani così tanti bambini ed il riverbero delle urla delle madri giungeva fino alle corti del Nord. Si trattava senza dubbio di uno stato d’emergenza e l’intervento di Lord Dustin era stato provvidenziale. Peccato che né la figlia e né il padre credevano nell’imparzialità del Signore della Città delle Tombe, o quantomeno nel candore delle sue intenzioni. Tanto che lo stesso Lord Mallister le ordinò di scappare via con Ser Willas in caso di somma necessità. Il futuro dei Mallister, per quanto fosse solo una secondogenita, non doveva restare nelle mani del Nord. Joseth Mallister, erede di Seagard, era al sicuro al seggio. Forse Lord Jason era lì per salvare anche la figlia? - … - Strinse il braccio paterno per cercare forza in quel tocco. Non rivolse alcuno sguardo al viso sfregiato del nobile padre per non tradire alcun sentimento. Dissimulare ogni briciolo di terrore che provava e naufraga di un’angoscia che si sommava alle infinite preoccupazioni che agitavano ormai da settimane il sonno. Guardare con orrore il viso di Lord Jason era come dichiarare una falsa colpevolezza, tanto che perfino l’uomo più valoroso ed orgoglioso di Seagard era preoccupato per l’esito delle trattative. Percorse insieme al padre l’anticamera che anticipava la Sala delle Udienze, senza dar apparente peso ai sussurri paterni. Aveva recepito il messaggio, ma in quel momento cercava un criptico significato dietro alle parole di Lord Jason. Forse era un’ammissione di colpevolezza per i disordini al confine? O semplicemente una sfiducia negli attori coinvolti nelle trattative? Perché già programmare un piano di fuga, ancor prima di sedersi al tavolo delle trattative?

    Il pallore dell’incarnato risaltava come bagliori di luna sul velluto rosso. Un po' come un’eclissi di luna, che faceva risplendere delle proprie sfumature non solo nella neve appena caduta ma anche nelle acque dei ruscelli non ancora gelati. Attraversava con dignità ed orgoglio la sala, fiancheggiata dalla figura patera e da chi aveva giurato fino alla chiamata dello Sconosciuto di servire Casa Mallister. Nonostante l’iniziale smarrimento, quasi acciecata dalla luce del meriggio che filtrava nella sala, riconobbe il viso familiare di Lady Vidya e quello serioso di Ser Erik Dustin. Accolse con fredda benevolenza il sorriso di Lady Barbrey, l’unica davvero capace di placare le intemperie di carattere del marito che spesso sfociava nell’ostinata impudenza. L’uno di fronte all’altro, in modo da creare equilibrio ai due capi del tavolo delle trattative. Lo sguardo cristallino di Lady Josephine Mallister si soffermò anche su Lord Donnor Flint, Signore di Dito della Silice di cui era stata gradita ospite diverso tempo prima. Ancor prima di sedersi al tavolo, la nobildonna di Seagard si congedò dal padre con un debole inchino per poter raggiungere l’altro capo della sala e render omaggio al Lord di Dito della Silice. - Lord Donnor Flint… in nome dei Nuovi ed Antichi Dei vi porgo i miei saluti. - Chinò appena il capo e di prodigò in un aggraziata riverenza, al pari di quella che aveva offerto al padre. - Possiate ricevere la stessa accoglienza e gradita ospitalità che mi è stata riservata a Dita della Silice mesi orsono ormai. - Con discrezione e pudore era pronta a rammentare il legame tra Seagard e Dito della Silice fin dal principio. Ancor prima di partire per Grande Inverno Lord Jason, su consiglio di Lady Joanna Banefort, l’aveva inviata come diplomatica presso la corte di Lord Donnor per stabilire alleanze e convivialità tra le due Case. Un breve soggiorno, ma pur sempre una dimostrazione di fiducia verso il Nord ed il ramo cadetto dei Flint.

    Prese posizione di fianco al padre e di fronte a Lady Vidya, a cui rivolse un debole sorriso di fiducia e ritrovata speranza. Le mani strette in grembo, l’incarnato così pallido per la tensione e la postura dritta e fiera di un’aquila appena atterrata su un giaciglio di fortuna.

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    Parole: 1612

    Lady Josephine è stata ospite di Lord Connor Flint dal 24 ottobre 285 al 31 ottobre 285, dunque non è completamente estranea a Dito della Silice e prima dei disordini al confine i Mallister hanno provato a stabilire rapporti d’amicizia con i Flint.


    Edited by *Sybil* - 8/4/2024, 20:52
  6. .


    ∼ 7 Febbraio 286 • Sera - Pioggia •
    Barrowlands - Città delle Tombe • Alloggi ospiti ∼


    L
    a missiva per Seagard era partita con il sorgere della nuova alba subito dopo l’approdo della Mallister a Barrowhall. Parole cariche di affetto, prudenza e speranza che solo una figlia poteva dedicare ad un padre, pregando gli Dei per la propria salute e rammentando il vincolo che l’Aquila aveva contratto dopo la battaglia delle Torri Gemelle. In qualità di protettori dei mari dell’Ovest e nuovi alleati di Lord Caleb Stark, i confini all’incollatura andavano protetti dai conflitti che si accendevano come fuochi in ogni villaggio della costa. Una situazione di forte instabilità e profonda incertezza che gettava ombre sull’onore dell’Aquila agli occhi del branco di Lupi, che era già pronto a fiutare pericoli per l’intero Nord. Una dolce supplica da parte dell’adorata figlia, la “Perla più bella di Seagard” come Lord Jason Mallister amava annunciarla presso la sua corte, per costringere il signore del Golfo degli Uomini di Ferro ad abbandonare il seggio per raggiungere lidi ben più a Nord a cui mai s’era spinto. Se era Lady Elisa Flint-Stark a richiederlo non esisteva ragion per cui tergiversare o rimandare la partenza. Nessun’altro Lord, se non il Protettore del Nord, aveva altro ascendente sull’orgoglioso ed imperioso Lord Seagard. Addolcito forse dalla richiesta della figlia, per assicurare tempi migliori e prosperità all’Aquila Argentea presso la corte del Meta-Lupo, Lord Jason non avrebbe esitato a partire per tener fede alle promesse stipulate, sebbene molte fossero ancora disattese dallo stesso Lupo. Non era più tempo di procrastinare, mentre per Lady Josephine Mallister giungeva un lungo tempo d’attesa.

    Barrowhall era come una fredda prigione flagellata dai venti e dalle urla dei defunti. La torre di cui era ospite e dove erano state allestite stanze per lei e la servitù quasi vibrava all’ululato del vento, mentre la pioggia batteva sui vetri e la fiamma lottava con forza per non venir soffocata dai novelli ceppi. La fredda cortesia, il distaccato rispetto e la nota di diffidenza trapelavano da ogni gesto e consuetudine nel palazzo Dustin. Ricambiava con algidi sorrisi e mascherava il dissenso, per la gravosa spada di Damocle che pendeva sulla sua testa, la sua infelice condizione. Costretta a rimandare la partenza con i pellegrini fino al confine, un pellegrinaggio di speranza e riconciliazione per i villaggi tra i domini Flint-Mallister, aveva accettato con riserbo e mestizia il triste destino di essere “ospite” di Lord Dustin. Ogni servitore o cortigiano del Palazzo la trattava con massimo rispetto e gradita cortesia, al pari di un illustre ospite, anche se le differenze culturali e religiose acuivano il disagio che dilagava da tempo tra i villaggi di confine. Aveva istruito la sua piccola corte a vivere con rispetto e riserbo delle proprie tradizioni, senza rinunciare alla sacralità dei sacramenti o alle prediche di Septon Mychael. Aveva ammonito ogni libertà o licenza da parte delle più indisciplinate ancelle, condannandole con severità in caso di mancato ascolto all’invito di prudenza e discrezione. Sebbene nessuno dei Dustin potesse vietarle di professare il proprio Credo, secondo la Legge Reale in vigore in ogni Feudo del Regno, non desiderava alimentare sospetti o acuire contrasti. Per voce del soldato con più alto grado tra la sua guardia personale, aveva dettato legge sulle milizie che l’accompagnavano in quel viaggio nell’accontentarsi dell’avena più scadente o della volgare birra invece del prelibato vino. In promessa a doni provenienti dalla sua stessa tavola, aveva richiesto inflessibile condotta agli armigeri e non prestare orecchio alle maldicenze che correvano intorno alla loro protetta o a chi seguiva la Vera Fede. Una volta al giorno inviava Septon Mychael per la predica del vespro in modo da ammonirli sulla Divina Provvidenza e ricondurli al gregge dell’Onnipresente senza lasciarsi vincere da sentimenti terreni come la rabbia o la vendetta. Una minima provocazione, accolta con fervore, poteva incendiare gli animi e creare disordini. Desiderava mantenere le apparenze ed essere parte di quella rappresentazione teatrale inscenata da Lord Dustin: Lui fedele vassallo del Nord e lei gradita ospite di Barrowhall. Nutriva torbidi sospetti nei confronti del Lord delle Barrowlands, che aveva quasi imposto con il benestare di Lady Bolton, la fine del pellegrinaggio e la convocazione di un tribunale in casa sua. Velati e gravosi capi d’accusa pendevano non solo su Lord Seagard, ma anche sulla nobile e pia figlia. Eppure per la pace ed il bene comune aveva messo da parte la rabbia e l’orgoglio, reputando la sicurezza dei pellegrini e l’onore dell’Aquila sopra ogni altra cosa. Solo la richiesta di Lady Madre Stark l’aveva convinta a restare a Città delle Tombe, l’unica donna che avesse davvero autorità e giudizio in assenza del Protettore del Nord.

    Le giornate passavano tediose, ancor peggio che a Grande Inverno. A Barrowhall percepiva un’ospitalità forzata, nonostante la gentilezza di Lady Barbrey e Lord William Dustin non mancasse di elogiare le qualità in termini di beltà ed ubbidienza della figlia di Lord Jason Mallister. Dietro la folta barba castana non riusciva a scorgere la sincerità dei sorrisi o negli occhi scuri nemmeno la sincerità delle proprie azioni. Eppure Lady Josephine Mallister aveva imparato a danzare in sua compagnia con leggiadra compostezza, come le era stato insegnato a Seagard da Septa Ysilla, ed osservava con rigore le barbare usanze dei locali a patto che non entrassero in conflitto con la Fede dei Sette Dei. Ospite della corte Dustin riusciva a districarsi tra i finti sorrisi e le occhiate di diffidenza, molto più gravose di quelle ricevute a Grande Inverno, e splendeva come una lucciola in un cielo stellato delicata ed incerta ma capace di coprire perfino il chiarore della luna. Manteneva riserbo, senza intervenire troppo nelle “questioni tra uomini” ed interveniva brevemente solo se richiesta espressamente la sua opinione. La esponeva con grazia e garbo, soppesando le parole ma soprattutto facendo leva sull’accento straniero, fino a marcarlo. Una muta ribellione, sottraendosi a volte ad importanti banchetti o eventi ricreativi al Palazzo per manifestare la sua distanza a simili barbarie senza recar offesa ed inscenando improvvisi malori plausibili per la cagionevole salute. Gli uomini a volte erano così ottusi, di cui Lord William Dustin ne era fiero esponente, che solo le donne ben più acute e sensibili all’ineffabile diventavano una vera minaccia. Eppure mai alcuna scortesia le era stata recata durante il soggiorno a Città delle Tombe, soprattutto da Lady Barbrey abile e loquace consorte di Lord Dustin. Prendeva spesso parola, violando a volte la buona etichetta che il Sud imponeva nella sudditanza del ruolo femminile nella vita di padri, fratelli o mariti. Lady Barbrey era forse un esempio di sfrontata ribellione, anche se la fiducia della fanciulla di Seagard era ben lontana nel riporta in lei. Ben più diffidente e dura era stata la reazione di Lady Amanda Tallhart, la sorella di Lord Tallhart e moglie di Ser Erik Dustin, che a volte le rivolgeva penetranti occhiate ricambiate con sorrisi gentili e di abile mestizia. Tanto più fragile si mostrava, nell’animo e nel corpo, tanto meno appariva una minaccia agli occhi del branco. L’unica nota di letizia e conforto era Lady Vidya Bolton, che accoglieva con gioia nei suoi alloggi e con cui scambiava parole di conforto e sostegno durante i banchetti o le rare battute di caccia, quando il cielo permetteva e le lande gelate non erano flagellate dai venti. Un’alleata, l’unica davvero capace di comprenderla.

    Disciplina, riserbo, riconoscenza e osservanza dei sacramenti. Era ciò che aveva imposto alla piccola corte di cui era a capo nelle terre dei Dustin. Spogliata del potere di cui godeva e dell’alta referenza che s’era guadagnata durante il pellegrinaggio, si ritrovava “prigioniera” di un nobile Casa del Nord nonostante non le fosse impedito alcun movimento o vietato alcuna pratica. Rispettosa con i Dustin e gentile con il popolo aveva imparato ad accettare con pia rassegnazione il proprio destino, affidando il buon giudizio al Padre, il sincero perdono alla Madre, la somma saggezza alla Vecchia, le candide virtù alla Fanciulla, il valoroso coraggio al Guerriero, le quotidiane rinunce al Fabbro e l’incerto futuro allo Sconosciuto. Offriva una preghiera per ogni Divino affinché le fossero donate le sacre virtù nel giorno del giudizio. Tutto sommato, nonostante l’angoscia che provava nel futuro, riusciva a vivere come una nobildonna senza troppe rinunce alla corte dei Dustin. Anzi era lei medesima a saltare qualche banchetto per purificare il corpo o rinunciare ai giochi da tavolo con le altre dame per non cadere nel peccato dell’azzardo o esser vittima del Demone dell’oro. Rifiutava di mutare le proprie abitudini, costernate di rinunce e preghiere, per accrescere il benestare presso la corte dei Dustin. Preferiva esser considerata come una bislacca straniera dagli insoliti costumi e dalla mal pronuncia. Mai troppo vicina ma nemmeno troppo lontana. Bella come la brezza e ineffabile come il vento.

    Nell’ultima settimana Septon Mychael ad ogni preghiera del vespro rievocava nobili esempi di martirio e di come il popolo della Vera Fede era stato messo a dura prova nel corso della storia. Sanguinose ingiustizie, subdole rivolte o insensati massacri in nome della Fede. Con coraggio il Septon condannava fermamente l’eresia Targaryen, facendo vacillare anche il più coraggioso degli animi di fronte alle Sette Punizioni Eterne nei Sette Inferi. Chiunque avesse anche solo dubitato della propria fede, se non nel Dio dai Sette Volti, era invitato alla penitenza immediata e render grazia a Dio per il dono del ravvedimento. Il santo predicatore era sempre più veemente tanto da incutere timore nelle dame da compagnia di Lady Josephine e terrorizzare la servitù che non desiderava trapassare con l’animo macchiato di peccato. Per questo il Septon bandì i dolciumi ed il vino dalla tavola della Lady per sette lunghi giorni ed intensificò le sessioni di preghiera introducendone due in più per raggiungere il numero sacro. Sette penitenze, con sette ore di digiuno. Un percorso di espiazione dei peccati in modo da giungere immacolati di fronte al tribunale del Dio, non quello inscenato da Lord William Dustin.

    ∼ 14 Febbraio 286 • Mattino - Nuvoloso •
    Barrowlands - Città delle Tombe • Colline dei mulini a vento ∼


    Città delle Tombe sorgeva su una pianura brulla e fredda, costeggiata da diverse colline verdeggianti e rocciose. Solo una vegetazione bassa e rada riusciva a prendere piede sulle colline, eternamente flagellate dai venti. Le urla dei defunti, così così chiamate nelle locande della città, si mescolavano con il fischio del vento. Una terra costernata da sepolcri ed antiche catacombe, dove il misticismo incontrava il culto dei morti. Circolavano sinistri racconti intorno alle Barrowlands, ritenute tra le terre più pericolose del Nord insieme al Dono di Brando, dove ormai bruti avevano fissa dimora. Racconti a cui Lady Josephine non prestava orecchio, trincerandosi dietro la propria Fede e reputando ogni manifestazione una suggestione della mente e figlia dalla superstizione. Tra le tediose giornate di pioggia ed i banchetti in onore degli ospiti, la Mallister aveva scorto anche meraviglie nella Città dei defunti. Era un po' come essere murati vivi, nelle proprie stanze e prigionieri di intemperie capricciose e pericolose. Eppure a volte, seppur di rado, il cielo veniva squarciato dai fendenti dell’astro e faceva risplendere di smeraldo le colline vicine.

    Senza troppe difficoltà, a patto che fosse scortata per precauzione dalle milizie Dustin, era riuscita ad ottenere una visita ai grossi mulini a vento che riusciva a scorgere dagli alloggi. Le enormi pale si muovevano sospinte dai venti, macinando grano ed avena fonte di sostentamento del popolo sotto lo stendardo Dustin. Un monopolio tassato per permettere anche al più umile degli artigiani di macinare il grano che s’era guadagnato con l’onesto lavoro. Con rigore ed ordine ogni massaia attendeva il proprio turno, caricandosi i sacchi di iuta alle spalle e sorreggendo i loro bambini. Le grida degli infanti, troppo piccoli anche solo per capire, venivano portate via dal vento. - Se il seme di grano non scende nella terra e non muore, non porta frutto. - Strinse le mani, sotto lo stupore generale della milizia Dustin, di diverse donne in attesa di macinare il proprio grano. Ormai le ancelle erano ben temprate alla misericordia della Mallister, sebbene alcune non vedessero di buon occhio l’eccessiva convivialità con cui si rivolgeva a persone di rango inferiore. Un modo per entrare in empatia con loro, oltre che distribuire elemosina e pane caldo. Quel mattino aveva reclamato con cortesia un cesto di vivimi traboccante di pane caldo in modo da distribuirlo tra i più poveri di Barrowhall. Un gesto di vicinanza per quei popoli costretti a vivere di stenti e sacrifici, non baciati dalla Luce dei Sette Divini e costretti a sopravvivere tra le brulle lande delle Barrowlands. Un modo per manifestare la propria riconoscenza per l’ospitalità ed ingraziarsi il popolo. Un atto sincero, d’amore verso il prossimo.

    Aveva ignorato con garbo e dignità la scorta Dustin, suscitando forse il sospetto in Lord William Dustin di una sua eventuale fuga o un modo per mettersi in contatto con il nobile Mallister di Seagard prima dell’incontro. Mancavano ormai solo pochi giorni all’arrivo di Lord Jason Mallister, stando alle notizie che provenivano dai confini. Pregava ogni giorno affinché il viaggio paterno fosse comodo e privo di pericoli, anche se le Barrowlands non risparmiavano nessuno né amici e né alleati. Invocava il Padre affinché fosse istillata la sacra giustizia nell’animo degli uomini, il Guerriero in modo da tenersi coraggiosa anche di fronte alle più vili accuse e la Vecchia per invocare la somma saggezza e consigliarle il dignitoso silenzio di fronte alle illazioni che udiva ogni giorno tra i corridoi del palazzo. Sebbene i Dustin dominassero su un vasto feudo e potevamo vantare di un seggio raffinato e ben difeso, nulla era paragonabile alle ricchezze di Seagard e all’onore che provava al solo pensiero di ritrovare volti amici. Aveva quasi dimenticato, in quei lunghi mesi, la sensazione di essere al sicuro e di non preoccuparsi troppo di come muoversi o ben ponderare le parole.

    L’uggioso cielo faceva da cornice a quel momento di somma misericordia e felice convivialità. Paradossalmente si sentiva più al sicuro al cospetto di madri con le dita annerite per il raccolto che non in raffinate danze con cortigiani nel Palazzo Dustin. Percepiva verità negli occhi delle donne, cosa che non riusciva a scorgere in chi dimorava nel castello.

    ∼ 16 Febbraio 286 • Mattino - Sereno •
    Barrowlands - Città delle Tombe • Portico d’Ingresso ∼


    La luce del mattino filtrava appena oltre la coltre di nubi. In lontananza uno squarcio nel plumbeo cielo che permetteva alla collina più vicina di risplendere di smeraldo sotto la luce del meriggio. Lady Josephine Mallister affiancava placidamente e mestamente l’imponente figura di Lord Dustin, che aveva deciso di accogliere Lord Seagard senza armi ed in abiti da cerimonia. Una cortesia significativa per un ospite, che era stato invitato al seggio per difendere il proprio onore e ricacciare via ingiuriose accuse. Nonostante tutto il Nord non dimenticava i sacri doveri dell’ospitalità. E la Mallister ne fu grata, per quanto covasse sospetto nei confronti del Lord di Città delle Tombe, e quasi lieta di essere stata coinvolta nell’accoglienza del nobile padre. Nascondeva l’ansia che la corrodeva e le lacrime al solo pensiero di rivedere l’austero sguardo paterno. Si chiedeva se nel viso segnato dalle battaglie di Lord Jason Mallister c’era orgoglio e letizia nel ricongiungersi con la figlia. Attanagliata da mille dubbi, tanto da smorzarle il respiro in petto, si avvicinò per lunghi minuti verso il parapetto in legno del portico d’ingresso. Si trattava di una struttura di recente fattura e capace di accogliere non solo il mercato nei giorni di tempesta ma assicurare un accesso sicuro a Barrowhall. Gli stendardi dell’Aquila Argentea vibravano sotto il dominio dei venti, mentre l’armata scintillante Mallister si avvicinava ai domini dei Dustin.

    Uno squillo di trombe preannunciò l’arrivo del Lord. La guardia Mallister stava attraversando il porticato in legno con passi pesanti e fieri. La voce di Ser Willas, comandante della guardia personale di Lord Jason Mallister, riempì il cuore della fanciulla di gioia e sollievo. Suo padre, uomo accorto e prudente, aveva intrapreso un lungo viaggio da Seagard lasciandosi affiancare dai migliori uomini della guardia. Ser Willas, oltre che maestro d’arme del fratello, serviva fedelmente la famiglia da anni tanto da affiancare il Lord nelle spedizioni militari di massima importanza. Sapere che il cavaliere fosse al fianco del nobile padre sollevava il cuore in pena della fanciulla, sia da pericoli interni che esterni al Palazzo Dustin. Trattenne le lacrime nel ritrovarsi di fronte agli scintillanti elmi della Guardia ed agli stendardi violacei. L’Aquila non le era mai sembrata così maestosa sul vessillo. E suo padre mai così potente e fiero al comando degli armigeri. La lunga barba canuta, il viso sfregiato dalle mille battaglie ed i colori della famiglia impressi sul raffinato velluto. - … - Rimase in silenzio, un passo indietro a Lord Dustin e Ser Erik Dustin, il fratello minore di cui solo ora la fanciulla veniva a conoscenza della presenza. Viso imperturbabile, pallido e delicato nell’incarnato, ed avvolta nel bell’abito che s’era fatta confezionare per l’occasione. Non proferì parola, nemmeno di fronte alle velate provocazioni degli uomini che guerreggiavano ancor prima di sedersi al tavolo delle trattative. Osservante della buona etichetta rimase indietro insieme alle ancelle, adornate con abiti discreti ed orfani di gioielli.

    Aveva scelto per sé il colore del martirio: Il rosso. Si trattava di un abito in caldo velluto con spalline ampie e gonna svasata, non molto lunga tanto da permetterle di cavalcare all’amazzone se avesse voluto. Bottoni d’argento che chiudevano lo stretto e vellutato corpetto, fino a raggiungere la linea dei fianchi dove il tessuto si apriva in un argenteo damascato. Lo stesso damascato che si aggiungeva al corpetto in un essenziale ed elegante coprispalle, che celava almeno in parte il tessuto in velluto. Schiena dritta, mani intrecciate al grembo e capo appena chino per onorare l’arrivo del gradito ospite, mentre si accingeva a rispettare il rituale del Pane e del Sale. Il viso pallido era quasi coperto dal cappello piumato, che le raccoglieva parte della chioma ramata intrappolando le fastidiose ciocche che rischiavano di oscurarle il viso. Meravigliosi boccoli di rame ricadevano morbidamente sulla schiena, seguendo le linee vaporose del corpetto ed il profilo damascato del coprispalle. Un abito a metà tra l’eclettica moda del Sud e l’essenzialità del Nord. Un sibillino messaggio per chiunque avesse posato lo sguardo sulla figlia di Lord Jason Mallister. - Nobile Padre… - Un sussurro appena percettibile, quando l’uomo le accarezzò con parvenza d’affetto la guancia destra. Sprofondò in un leggero ed aggraziato inchino, proprio come Septa Ysilla le aveva insegnato a Seagard. - Ho pregato giorno e notte affinché gli Dei vi portassero a me sano e salvo! - Sciolse l’inchino per afferrare debolmente la mano paterna e baciarne le preziose dita. Un debole gesto d’affetto, non troppo espansivo o invadente, per non creare imbarazzo. - Rendete grazia ai Nuovi ed Antichi Dei. - Scandì con voce cristallina e carica d’emozione. Con un cenno della mano indicò il libro sacro tra le mani di un’ancella, come segno di ospitalità e protezione secondo la tradizione dei Nuovi Dei. Una gentile concessione di Lord Dustin.

    La spilla dell’Aquila a dichiarare la sua assoluta fedeltà, il rosso dell’abito per avvertire le fatiche del martirio e la fragranza delle primule per annunciare l’arrivo della primavera al Nord, lì dove l’inverno sembrava eterno.

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    Parole: 3220

    In accordo con Lord Dustin, Lady Josephine ottiene il permesso di accogliere Lord Seagard secondo le tradizioni del Sud con la Stella a Sette Punte (Il libro sacro) per render grazia al Dio per il sicuro viaggio ed auspicare un lieto soggiorno.

    Cerca di lanciare 3 messaggi a Lord Jason tramite l’abbigliamento:
    1) Abito rosso (Martirio) ma con influenze del Nord (Velluto dei Bolton) in segno di unione;
    2) Spilla Mallister in segno di assoluta fedeltà a Seagard;
    3) Essenza di Primula in segno di cambiamento (Primavera).
  7. .


    ∼ Above the rest ∼


    F
    uoco e Sangue.

    Le Terre della Corona, lì dove l’intera Westeros veniva governata e amministrata dal Concilio Ristretto ad Approdo del Re, erano senza dubbio le terre più ambite non per ricchezza o risorse ma per posizione strategica. Lì dove la dinastia Targaryen negli anni della Grande Conquista aveva messo piede dopo l’annunciato disastro di Valyria. Tanti Maestri, soprattutto della Cittadella dell’Altopiano, avevano provato a ricostruire i primi passi della dinastia valyriana a Westeros eppure in molti punti inesattezze storiche si confondevano con miti e leggende. Dinastie che discendevano da creature forgiate dal fuoco, che avevano assoggettato non solo le Terre della Corona ma anche l’intero continente dominato dalla cultura andala. Una storia ricca di battaglie ed intrighi, che avevano reso tali feudi a volte così instabili ed incerti eppure dal forte giogo politico. Il Re si affidava non solo agli interi feudi del continente occidentale, dal freddo nord al pericoloso sud, ma anche ai fedeli vassalli. Chi conquistava Approdo del Re otteneva anche l’aiuto e la fedeltà di validi vassalli.

    Lady Josephine Mallister, immersa nelle letture della biblioteca di Maestro Ludwin, si ritrovò a sfogliare un intero tomo impreziosito di ghirigori a forma di drago per esplorare campi ignoti fino a quel momento. La dinastia Targaryen era sempre stata fonte di glorie e di spiacevoli massacri. Fin dagli albori del Conquistatore tanto sangue era stato versato per imporre la propria egemonia sull’intero continente. Follie, congiure e guerre, alternate ad epoche di fiorente splendore e crescita culturale. L’ultima catastrofe dei Valyriani aveva colpito nel profondo della cultura andala, tanto da seminare eresia e discordia riguardo al credo religioso. Lady Illyria Targaryen bruciava tra i Sette Inferi per aver corrotto la Vera Fede con ideologie devianti ed aver sollevato il popolo contro la Corona. Ancora una volta le terre limitrofe ad Approdo del Re non trovavano pace a causa di intrighi, guerre e cospirazioni. Sebbene la Mallister fosse così lontana dai domini del Drago e dai suoi vassalli, la formazione di una perfetta Lady richiedeva quantomeno la conoscenza dai principali araldi e dei rispettivi motti. La conoscenza, la sua unica arma contro una realtà ingiusta e un’esistenza costernata da sacrifici e rinunce.

    Le iridi chiare quanto le acque di Seagard percorrevano avidamente le parole d’inchiostro impresse sulla pergamena. Leggeva a bassa voce, come le era stato insegnato da Maestro Edmund su consiglio di Lord Jason Mallister. Anche se nessuno si aspettava da una secondogenita e in quanto donna che apprendesse l’arte dell’oratoria o comprendesse le sottili leggi della natura, le era richiesto un minimo di conoscenza dell’araldica e delle dinastie per non rischiare di mettere in imbarazzo i nobili genitori durante incontri ufficiali o l’arrivo di illustri ospiti a Seagard. Una vita costernata di rinunce, relegata in un angolino della corte a differenza del glorioso destino che aspettava Joseth Mallister, il primogenito. Superata l’invidia adolescenziale, riusciva a comprendere chiaramente il suo ruolo. Divenuto sempre più chiaro con l’arrivo a Grande Inverno.

    Con seggio a Nord della capitale, Casa Stokeworth di Stokeworth era uno dei migliori alleati della Corona, non a caso il motto recitava “Orgogliosi di essere fedeli”. Un agnello bianco che stringeva un calice dorato su campo verde sventolava sulle cime delle alte torri di Stokeworth. Falena Stokeworth fu una delle più famose amanti di Aegon IV Targaryen, memorabile la vittoria di Ser Arlan di Pennytree su Lord Stokeworth ad Approdo del Re sedici anni prima del glorioso torneo di Ashford, e validi alleati di Lord Bloodraven per sedare la Seconda Ribellione dei Blackfyre. Il Castello Stokeworth fu teatro di un importante concilio nel 285. Casa Rykker di Duskendale, con seggio Dun Fort, mostra con orgoglio il proprio vessillo con due martelli da guerra neri incrociati su una croce di Sant'Andrea bianca in campo blu. Dopo la caduta di Casa Darklyn in seguito alla Battaglia di Duskendale Casa Rykker fu ricompensata con il seggio. Nella rivolta del Leone Lord Renfred si schierò contro i Targaryen per salvare suo figlio, tenuto in ostaggio dai Lannister, scelta che gli costò il nero ma non la rovina dell’intera famiglia in quanto riconosciute dal Re lo stato di necessità. Casa Rosby del villaggio di Rosby, a Nord-est di Approdo del Re mostrano lo stemma un armellino con tre scaglionetti rovesciati rossi, nonostante la loro cagionevole salute. Casa Rosby fu una delle prime famiglie a giurare fedeltà ai Targaryen durante la Guerra di Conquista, arrendendosi pacificamente a Rhaenys Targaryen e Meraxes senza spargimenti di sangue. In segno di riconoscimento Lord Rosby venne nominato Protettore delle Sabbie di Aegon durante la Prima Guerra di Dorne. Durante la Danza dei Draghi i Rosby si schierarono prima con i Neri poi con i Verdi, ma nonostante ciò Rhaenyra Targaryen emise la sentenza di morte di lord Rosby durante la Caduta di Approdo del Re per la slealtà dimostrata. Lord Brynden Rivers ottenne l’aiuto di Casa Rosby per sedare la Seconda Ribellione dei Blackfyre. Casa Buckwell degli Antlers era una casata nobile delle Terre della Corona i cui membri erano alfieri diretti del Trono di Spade. il loro stemma rappresentava due corna di cervo dorate su vaiato d'argento e di blu e il loro motto recitava "Orgoglio e obiettivo". Casa Bar Emmon di Punta Acuminata erano alfieri diretti di Casa Targaryen di Roccia del Drago con stendardo un pesce spada blu su sfondo bianco e argento. La genesi di Casa Emmon partì da Togarion Bar Emmon, un guerriero di un piccolo regno a Nord della Baia delle Acque nere che si scontrò con la casata più potente della zona, i Darklyn di Duskendale. Togarion sposò la figlia di re Josua Massey di Stonedance, un rivale del re della tempesta Qarlton II Durrandon, e i Bar Emmon abbandonarono la Baia delle Acque Nere per spostarsi all'Uncino di Massey. Togarion riuscì a cacciare gli uomini della tempesta da Stonedance e fondare Punta Acuminata, che divenne il nuovo seggio della Casa Bar Emmon. Prima della Guerra di Conquista i Bar Emmon erano alfieri della Casa Durrandon, i re della tempesta di Capo Tempesta, ma avevano già legami con Casa Targaryen della vicina Roccia del Drago. Quando Aegon Targaryen diede il via all'invasione del Continente Occidentale, la Casa Bar Emmon si alleò con lui e non con re Argilac l'Arrogante. Con la creazione delle Terre della Corona, al termine della guerra, i Bar Emmon divennero alfieri di Roccia del Drago e non della Casa Baratheon di Capo Tempesta. Lord Bar Emmon fece parte del Concilio Nero della regina Rhaenyra Targaryen durante la Danza dei Draghi. Casa Staunton di Riposo del Corvo mostrava con orgoglio sull’araldo un paio d'ali nere su fascia bianca. Durante la Danza dei Draghi, gli Staunton si schierarono con i Neri di Rhaenyra Targaryen e Lord Staunton venne ucciso dai Verdi durante la Battaglia di Riposo del Corvo. Ser Joffrey Staunton offrì servizio nella Guardia Reale di re Aegon III Targaryen mentre Septon Sefton al Grande Tempio di Baelor e Coldmoat. Casa Sunglass di Sweetport Sound, nonostante fosse un valido alleato dei Targaryen di Roccia del Drago, mostrava un incrollabile fede verso i Sette Dei, non a caso sullo stendardo sette stelle d'oro a sette punte disposte ad anello in campo bianco. Casa Velaryon dell’isola di Driftmark, la più grande nella Baia delle Acque Nere, era legata indissolubilmente alla dinastia Targaryen. Possessori di due sedi, i castelli di Driftmark e Altamarea, possedeva anche doppio titolo di Lord delle Maree e Lord di Driftmark. Sotto lo stemma di un cavalluccio marino color argento su campo verde mare recitavano il motto "Gli Antichi, i Veraci, i Valorosi". Nelle vene dei Velaryon scorreva il sangue di Valyria infatti ai pari dei Targaryen molti di loro mostravano capelli oro-argento e occhi viola. I Velaryon giunsero nel Continente Occidentale prima dei Targaryen e s’insediarono sull’isola di Driftmark, dichiarando d’aver ricevuto il Trono di Legno levigato dal mare da Re Merling a suggello di un patto. Abili commercianti e temerari naviganti monopolizzarono presto il dominio sui mari. Mentre i loro alleati Targaryen dominavano i cieli a cavallo dei draghi, i signori di Driftmark detenevano il controllo sulla zona centrale del Mare Stretto. Un legame indissolubile tra Velaryon e Targaryen: furono celebrate le nozze tra Aerion Targaryen e Valaena Velaryon, genitori di Aegon il Conquistatore, Visenya e Rhaenys; Quando Aegon e le sue sorelle diedero il via alla Guerra di Conquista, Daemon Velaryon divenne il primo Maestro della Flotta di Aegon; invece il primo a ricoprire la carica di Lord Comandante della Guardia Reale fu Ser Corlys Velaryon. I Velaryon servirono più volte il Trono di Spade come Maestri della Flotta, mettendo le loro molte navi a disposizione dei sovrani. Fra i più famosi rampolli della casata, Lord Corlys Velaryon, conosciuto come il Serpente di Mare, per le sue abilità con la flotta navale. Nove grandi viaggi erano riportati tra gli scritti antichi: Navigò sino a Qarth per commerciare in seta e spezie e si spinse molto oltre, approdando alle leggendarie isole di Yi Ti e Leng, i cui tesori accrebbero le ricchezze e il prestigio dei Velaryon. Nel corso della guerra civile nota come Danza dei Draghi, i Velaryon erano fedeli sostenitori dei neri, il partito contrapposto ai verdi. Per il legame matrimoniale del defunto Laenor Velaryon con la principessa Rhaenyra Targaryen e Lord Corlys Velaryon con la principessa Rhaenys Targaryen. Per mare, solamente i Greyjoy potevano competere con loro, e Casa Velaryon era ben più ricca di quella Lannister e Hightower. Ad oggi purtroppo la casata era l'ombra di sé stessa, oltre alla decimazione della famiglia l’eresia di Illyria s’era impossessato dei seggi fino a saccheggiarli. Casa Celtigar di Isola della Chela era uno dei più valenti alfieri dei Targaryen di Roccia del Drago con stendardo granchi rossi ripetuti su sfondo bianco. Tra le più antiche ed orgogliose, vantava una discendenza valyriana, non era mai stata priva di ambizione. Crispian Celtigar ricoprì con onore il ruolo di Maestro del Conio per re Aegon I Targaryen. I Celtigar reclamavano con forza il dominio su Punta della Chela Spezzata, ma durante la Guerra di Conquista, la resa a Visenya Targaryen permise agli abitanti della Chela Spezzata di giurare fedeltà direttamente al Trono di Spade e a nessun'altro, respingendo definitivamente le mire dei Celtigar sulla regione. Alcune leggende narravano che il seggio dei Celtigar custodiva meravigliosi tesori: tappeti di Myr, vetri di Volantis, monili d'oro e d'argento, coppe tempestate di gioielli, falchi magnifici, un'ascia in acciaio di Valyria, un corno con il potere di richiamare mostri dalle profondità del mare, bauli di rubini e più vini di quanti se ne potessero bere in cento anni. Ad oggi la Casa era quasi caduta in disgrazia per la morte di numerosi membri, l’eresia di Illyria e la battaglia delle Acque Nere. Casa Brune di Dyre Den possedeva il proprio seggio su Chela Spezzata, mentre i Brune di Brownhollow una branca cadetta di cavalieri con terre erano acclamati come eroi nella Terra della Corona per le loro imprese. Casa Hayford, ad un solo giorno di marcia da Approdo del Re, era uno dei vassalli più fedeli della capitale, con araldo una fresia verde su sfondo verde pallido. Durante la Prima Ribellione dei Blackfyre, Lord Hayford fu nominato Primo Cavaliere da Re Daeron II, fu ucciso da Lord Gormond Peacke nella battaglia di Campo d'Erba Rossa. Casa Massey con seggio Danza di Pietra nell'Uncino di Massey mostrava sugli stendardi tre spirali su fondo bianco. Inizialmente vassalli diretti dei Durrandon, durante l'invasione di Aegon il Conquistatore appoggiarono il Targaryen, guadagnandosi il posto di Maestro delle Leggi durante il regno di Aegon stesso per Triston Massey. L’ostilità con la Terra delle Tempeste non si placò nemmeno in tempi recenti in cui Lord Wallace Massey fuggì con la famiglia verso Punta Acuminata e le ostilità crebbero fino al 285. Casa Thorne, una dinastia di cavalieri senza terra, mostrano con fierezza il loro blasone un mazzafrusto bianco su sfondo rosso con bordo raggiante nero. Casa Langward, un tempo cavalieri senza terre, grazie al decreto del defunto Primo Cavaliere Lionel Buckwell l'11 gennaio 286 rese a tutti gli effetti Eldridge Langward il Lord di Brindlewood. Casa Crabb ormai in rovina in quanto il castello chiamato Sussurri era ormai dismesso e quasi abbandonato. Mistero, superstizione e leggende circolavano ancora su Casa Crabb. Infatti Ser Clarence Crabb fu un eroe leggendario vissuto a Punta della Chela Spezzata, che portava le teste dei suoi nemici al seggio per poi essere animate dalla moglie, una potente strega, per ricever consiglio. Durante la Danza dei Draghi, la Casa Crabb si schierò al fianco della principessa Rhaenyra Targaryen: i soldati dei Crabb si unirono a quelli di lord Walys Mooton per liberare Rook's Rest dall'occupazione dei fedeli a re Aegon II Targaryen. Casa Longwaters, privi di seggio, discendevano in via illegittima dalle nobili Case Velaryon e Targaryen. Le loro radici erano molto remote. Durante la Danza dei Draghi, i “semi di drago” chiamati Addam e Alyn di Hull divennero legittimi membri della nobile Casa Velaryon per decreto della regina Rhaenyra Targaryen. Addam perse la vita nella guerra civile, mentre Alyn divenne lord di Driftmark, lord delle Maree e capo della Casa Velaryon. Soprannominato "Pugno di Quercia", Alyn divenne celebre per una serie di grandi azioni: come la sconfitta a Dalton Greyjoy, il salvataggio del principe Viserys Targaryen (tenuto in ostaggio a Lys) e i suoi molti viaggi per nave in qualità di Maestro della Flotta di re Daeron I Targaryen. Alyn ricoprì inoltre un ruolo fondamentale nella Conquista di Dorne e nella continua lotta contro i lord pirati che terrorizzavano le coste, fino alla sua misteriosa scomparsa in mare. Lord Alyn sposò Lady Baela Targaryen, ma ebbe una relazione con la principessa Elaena Targaryen, figlia minore di re Aegon III Targaryen e della regina Daenaera Velaryon. Dalla loro unione nacquero due gemelli illegittimi, Jon e Jeyne Waters. Jon Waters divenne un esperto e famoso cavaliere. Suo figlio riuscì a riscattare il proprio nome da bastardo, tanto da modificarlo aggiungendo la parola "Long" davanti a "Waters". Casa Blount con l’araldo due porcospini neri separati da una banda rossa obliqua su sfondo verde erano padroni di un minuscolo castello sulle sponde del Wendwater.

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    Numero di parole: 2349
    Tratti: Diplomatico (-25% exp agli Add non da Diplomatico)
    Ricompensa base: Storia vassalli 6, Affinità Vassalli +5, 10 punti esperienza
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    ∼ Above the rest ∼


    L'
    ancestrale timore per i barbari al di là del mare non andava dimenticato, nemmeno se l’intero assetto geo-politico era mutato e sull’orizzonte si prefiguravano nuove linee nemiche. Neppure l’ostilità verso gli eretici di Illyra Targaryen o la diffidenza del branco degli Stark di Grande Inverno, potevano anche solo equiparare l’ostilità e il timore che l’Aquila nutriva per gli Uomini di Ferro. Nemici naturali, un po' come sinistri serpenti che scivolavano lungo le coste per avvelenare le acque o il raccolto nei campi. L’occhio dell’Aquila, che pattugliava costantemente i domini Mallister della costa, scorgeva il pericolo e volava in picchiata per ghermire con gli affilati artigli il velenoso nemico. Quando la flotta Greyjoy, con i suoi vassalli, sbarcava sulle coste dei Mallister i villaggi dei poveri pescatori venivano distrutti, le donne rapite e gli uomini massacrati. Solo pochi fortunati, coloro che erano stati rifiutati dallo Sconosciuto, portavano nefasti racconti dalle coste. Da Infanta, Lady Josephine Mallister, era cresciuta con il gravoso peso di un nemico sempre alle porte. Quando la campana di bronzo riecheggiava tra le mura del castello seminava panico nell’intera corte. La piccola e tenace Lady Josephine mostrava contegno e dignità, trattenendo le lacrime agli occhi e seguendo alla lettera le direttive della tutrice. Desiderava solo riabbracciare le forti braccia paterne o ricevere una parola di conforto dall’amorevole madre, ma le era negato. A maggior ragione in uno stato di emergenza. La fuga verso le segrete in massa a volte provocava delle vittime, per via del panico, e la nobile Infanta era costretta a richiamare l’ordine tra la sua corte con voce malferma ma decisa. Bastava poco per scatenare il panico.

    Erano passati molti anni, eppure il terrore era ancora vivido in lei. Sensazioni che non potevano essere cancellate, forse soffocate nell’inconscio e tenute a bada dallo stato di necessità. Sebbene ora fosse tanto lontana dalle coste di Seagard, oltre alla nostalgia, provava anche un po' di sollievo per non rivolgere lo sguardo verso la Baia dell’Uomo di Ferro e temere l’arrivo di una flotta nemica. Barbari, assassini e stupratori. Non esistevano altri modi per definirli. Lasciavano solo sangue e fuoco alle loro spalle. Gettavano sale per rendere i campi sterili e maledizioni grazie al loro Dio Abissale per agitate il sonno dei bambini. Si appropriavano con la forza, non solo di risorse e ricchezze, ma anche del futuro. Ridotte a “Mogli di Sale”, era così che definivano le donne rapite e costrette alla schiavitù, Seagard era privata del futuro. Senza le donne, amorevole e stabile focolare dove far germogliare la vita, il futuro di ogni feudo rischiava di esser compromesso. Nessun accordo, nessuna tregua. Solo reciproco odio. Un’infinita lotta che s’era placata con la schiavitù degli Uomini di Ferro all’Isola dell’Orso. Il Nord, orgoglioso e ferale, aveva piegato gli Uomini di Ferro. O alcuni di essi, per essere precisi. Tra le sterili e rocciose isole dei Greyjoy si celavano altri spaventosi araldi e pirati di mare. Non meno feroci, non meno pericolosi.

    Ancora una volta Lady Josephine Mallister si trovava china sui tomi del Maestro di Grande Inverno nella speranza di trovare il segreto della Forza dell’Orso, che era riuscito a piegare gli Uomini di Ferro e renderli schiavi sulla remota e fredda isola dell’Orso. Inoltre consultare gli scritti di Maestro Ludwin le permetteva di aprire ancora di più la mente e conoscere il punto di vista del Nord sui barbari del mare. Grande Inverno, come i feudi circostanti, erano stati temprati dalla lotta contro i barbari che provenivano oltre la barriera. Come le tribù del popolo libero erano così variegate e non tutte s’erano piegate al volere del Protettore del Nord, Lord Caleb Stark, così molte famiglie delle Isole di Ferro restavano in attesa per poter aggredire poveri innocenti e riportare in auge l’onore degli Uomini di Ferro.

    Il leviatano di Casa Volmark, alfieri di Casa Harlaw, incuteva timore quanto la piovra dei Greyjoy. Una creatura degli abissi che gettava nel panico qualsiasi marinaio o uomo d’arme che conoscesse un minimo di storia e mitologia dei mari dell’Ovest. Creature fameliche, al confine tra la superstizione e la realtà, che inputavano il naufragio delle flotte nelle notti tempestose. Sull’isola di Harlaw possedevano vasti territori, rocciosi e sterili, e secondo i Maestri delle isole vantavano di una storia quasi nobiliare. Lord Qhorin Volmark ottenne il titolo di re delle Isole di Ferro, prima di essere ucciso da re Aegon I Targaryen nel 2 A.C. nella guerra della Conquista. Una Casa non priva di ambizione in quanto nel 33 A.C. Qhorin Volmark fu posto sul trono dopo la cospirazione ai danni di Lord Goren Greyjoy. Casa Sparr di Grande Wyk, diretti alfieri di Casa Greyjoy di Pyke, a sole sei leghe da Hammerhorn chiamavano con orgoglio il Lord “Lo Sparr”. Lo stendardo comprendeva decusse gialle su sfondo blu. Casa Stonetree di Harlaw possedeva tra i più ampi possedimenti sull’isola di Harlaw e una storia a detta di molti storiografi quasi gloriosa. L’araldo di famiglia incarnava la povertà e la sterilità delle terre di cui erano padroni, ovvero un albero di pietra spoglio e grigio su sfondo nero. Casa Blacktyde, dell’omonima isola tra le più importanti e vaste dell’intero arcipelago dell’Uomo di Ferro, alfieri di Casa Grayjoy di Pyke, presentavano uno stemma vaiato di verde e di nero. Joron I Blacktyde fu un re delle Isole di Ferro passato alla storia per aver catturato, torturato e ucciso re Gyles II Gardener dell'Altopiano e aver portato via tutte le donne sotto i trent'anni durante una razzia ad Arbor. Casa Merlyn di Pebbleton Tower sull'isola di Grande Wyk, mostrava con orgoglio come vessillo due trombe marine verdi intrecciate su sfondo bianco. Casa Orkwood dell’omonima isola possedeva un vessillo con ripetuti pini verdi scuro su sfondo oro, gli unici uomini di Ferro che potevano godere di un minimo di vegetazione sulle Isole di Ferro. Casa Drumm di Vecchia Wyk possedeva una storia gloriosa e radici così antiche tanto che i Maestri di Vecchia Città stimavano la sua nascita quasi ottocento anni prima. Non a caso i loro possedimenti si estendevano sull’isola Vecchia Wyk, considerata la più sacra dell'arcipelago e la prima a essere stata colonizzata dai Primi Uomini. Una lunga serie di razzie e peripezie macchiava la vita dei Drumm, tanto che lo stemma mostrava una macabra mano ossuta bianca su sfondo rosso sangue. Di Casa Saltcliffe, dell’omonima isola, ben poco si conosceva se non l’araldo con un serpente a nove teste su fondo argenteo. Casa Farwynd di Luce Solitaria era una casata nobile delle Isole di Ferro, e una branca cadetta della Casa Farwynd, situata a otto giorni di navigazione da Grande Wyk. Molti artisti e cantori dell’Ovest decantavano la bellezza dello stemma: un mare nero con le onde increspate e una nave lunga nera, che navigava davanti al sole che tramonta, rosso e arancione. Feroci nelle battaglie navali, come ogni Uomo di Ferro, e secondo alcune leggende si credeva che i Farwynd di Luce Solitaria fossero dei metamorfi in grado di assumere le sembianze di leoni marini, trichechi e squali balena maculati. Sostenitori di Harlaw nella guerra contro al Nord, la nobile Casata rischiava la decadenza dopo aver contratto un debito mai saldato presso la Banca di Ferro di Essos. Casa Wynch di Iron Holt erano tra gli alfieri più importanti e fedeli dei Greyjoy, infatti il villaggio di Iron Holt, si trovava sull'isola di Pyke, sul lato opposto rispetto alla fortezza dei Greyjoy. Lo stendardo una mezzaluna crescente insanguinata su sfondo viola. La Casa Buonfratello di Hammerhorn era una casata nobile delle Isole di Ferro, una delle più potenti di Grande Wyk, l'isola più grande dell'arcipelago, e uno degli alfieri più importanti della Casa Greyjoy di Pyke. Hammerhorn, il seggio della casa, si trovava nell'entroterra, tra le Colline Durapietra. La ricchezza della Casa derivava dalle miniere presenti nei loro domini. Lo stemma rappresentava un corno da guerra nero con finiture oro su sfondo rosso. Possedeva tre branche cadette a Grande Wyk: i Buonfratello di Downdelving, i Buonfratello di Castello del Rostro di Corvo e i Buonfratello di Lago dei Cadaveri. Tra le altre branche cadette c’erano i Buonfratello di Shatterstone a Vecchia Wyk e i Buonfratello di Orkmont. Secondo antichi scritti i Buonfratello discendevano dal leale fratello maggiore del Re Grigio. Urrathon IV Buonfratello fu glorioso re vissuto durante l'Età degli Eroi. Casa Harlaw dominava sull’isola più grande e ricca dell’intero arcipelago, con seggio a Dieci Torri e lo stemma rappresentava una falce bianca su sfondo nero. Molte Case nobiliari dell’isola avevano giurato fedeltà agli Harlaw, tra cui Volmark, Stonetree, Myre e i Kenning. Numerose branche cadette vivevano sull’isola a Giardino Grigio, ad Harlaw Hall, ad Harridan Hill e alla Torre di Glimmering. Nella storia antica gli Harlaw erano re del sale e della roccia dell'isola di Harlaw. I Myre e i Kenning, un tempo acerrimi nemici degli Harlaw, furono assoggettati dopo una lunga guerra fino a ridurli vassalli. Il giovane Erich V Harlaw, alto re delle Isole di Ferro, riconquistò Isola Bella per gli uomini di ferro, mentre suo figlio, Harron Harlaw, uccise re Gareth II Gardener a Vecchia Città. Il seggio ancestrale era Harlaw Hall, fino a quando lord Theomore Harlaw fece costruire Dieci Torri, in quanto troppo insalubre e umido da non favorire la crescita della prole. In seguito al tradimento di casa Harlaw di Dieci Torri nell'invasione dei bruti nel Nord ci fu lo sterminio dell’intera famiglia da parte di Torgon Greyjoy. Casa Codd con stendardo un merluzzo grigio su sfondo nero erano tra le Case più povere delle Isole di Ferro tanto da possedere un rudere sull’isola di Pyke come seggio. Il motto riconosciuto da molto “Benché disprezzati da tutti gli uomini”, non godevano di buona reputazione agli occhi degli uomini di ferro. I suoi membri discendevano da servi e mogli di sale, di cui gli uomini ritenuti ladri o codardi e le donne meretrici ed adultere. Casa Tawney di Orkmont era tra i più fedeli alfieri dei Greyjoy di Pyke con stemma un flagello di ortica rosso e nero su sfondo bianco. Durante la Danza dei Draghi lord Grimm si schierò con i neri di Rhaenyra Targaryen. Casa Sunderly di Saltcliffe era conosciuta per l’efferatezza di torture e punizioni, rappresentate nello stendardo con un uomo annegato pallido a testa in sù su sfondo verde-blu con pesci che ne divoravano i fianchi. Casa Myre di Harlaw possedevano diversi domini sull’omonima isola con stemma dieci nodi scorsoi neri su sfondo bianco e con bordo rosso sangue. I Myre erano un tempo acerrimi nemici degli Harlaw, prima di essere sconfitti ed assoggettati. Casa Kenning di Harlaw con stemma mano grigia del Dio della Tempesta che scendeva da una coltre di nubi grigia con fulmini che uscivano dal dito indice su sfondo nero. Un tempo, i Kenning erano acerrimi nemici degli Harlaw, da cui però furono sconfitti e sottomessi.

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    Numero di parole: 1801
    Tratti: Diplomatico (-25% exp agli Add non da Diplomatico)
    Ricompensa base: Storia vassalli 5, Affinità Vassalli +5, 10 punti esperienza
  9. .
    Josephine Mallister Nord - Bosco Gennaio 286 Notte - Pioggia


    ∼ Above the rest ∼


    L
    a voce di Lady Josephine riecheggiava non solo nel suo devoto cuore ma si diffondeva come dolce melodia tra i confini visibili dell’eden. Portatrice di speranza ed incarnazione della vera devozione, la Mallister aveva già dimenticato l’orrore di cui era stata vittima e come una sprovveduta naufraga si lasciava trascinare dalle visioni che il Dio dai Sette Volti le stava inviando. Prove, sacrifici e scelte. Era ciò che le era richiesto per mettere alla prova la propria Fede. Un momento dell’esistenza di un morale che sopraggiungeva con la fine della vita terrena e l’arrivo ai cancelli dei Sette Cieli. Aveva relegato in un anfratto dell’anima la razionalità, in balia degli eventi non le era mai stato così dolce quel naufragare. Esule e mai spaventata si ritrovava a vivere esperienze che nessuno aveva mai vissuto, se non i santi martiri o coloro che affermavano d’essere ispirati dalla divina provvidenza. Aveva relegato in una parte di sé la ragion nella speranza di non seminare la follia e perdere il contatto con la realtà. Dolci immagini e rassicuranti risa cullavano l’animo della Mallister, rievocando melodiose sensazioni che solo la Misericordia della Madre poteva infondere in ogni devoto. Un nido dove trovar conforto anche nei momenti più difficili del cammino mortale, in attesa di una ricompensa ben superiore a tutto l’oro del mondo o al potere nell’Oltre. Trovava pieno compimento di una vita costernata da rinunce e all’insegna dell’abnegazione. Un’esistenza quasi vissuta a metà per via dei propri natali ed in quanto donna. Una meravigliosa donna nel fiore degli anni pronta ad accogliere la vera essenza della vita. Compire il proprio dovere e non deludere le aspettative della famiglia. Eppure nella Fede trovava il pieno compimento della propria esistenza.

    La luce abbagliava, riscaldava e proteggeva. Le preghiere facevano da veicolo, anzi vettore di una Fede autentica e di un’assoluta devozione. Maturava la consapevolezza che ogni pericolo, sottoforma di buio ed ombre ai limiti dell’Eden, non potesse raggiungerla o toccarla fino a quando dalle sue sottili e nobili labbra avesse continuato ad evocare preghiere con sincera devozione. Ogni paura o dubbio sembrava essere svanito, dissolto come neve al sole. Il grande disgelo dell’anima, a volte prigioniera di superstizioni o paure che emergevano di fronte ai pericoli del transitorio cammino mortale. In quei momenti si rendeva conto di quanto fosse fallace, una mera peccatrice. Si fustigava con tirannici digiuni ed intense sessioni di preghiera per purificare non solo il corpo ma anche l’anima. Un candore che sembrava manifestarsi in quel momento come luce, la più potente e cristallina luce che i suoi occhi avevano mai visto. Era accogliente e non violenta fino ad accecarla. Illuminava il cammino con placido candore, dove l’anima trovava pace e serenità. Lì dove le fatiche del corpo si dissolvevano e l’anima ristorava.

    Rinvigorita dalle preghiere e dalla luce dell’Eden riuscì a mantenere il passo per seguire le due bambine, graziosi angeli che incarnavano l’innocenza e la speranza. Quando si voltarono quasi per concederle quel cammino in loro compagnia, le iridi angeliche trasudavano bontà e beltà come solo un ospite dei Sette Cieli poteva fare. Poche erano gli scritti sui Sette Cieli, anche perché nessun’anima viva aveva testimonianza di ciò che li attendeva al momento del trapasso terreno e l’ascesa al cielo. Eppure Lady Josephine non ebbe alcun dubbio, si trovava di fronte a due emissari del Dio dai Sette Volti pronti ad indicarle la strada verso il perdono e la misericordia. La Madre, il Secondo Volto dei Dio, personificava simili virtù di cui spesso la Mallister s’era resa portavoce e devota adepta. Come un’umile servitrice era disposta a lavare i piedi ai poveri o offrire elemosina a chi aveva perso tutto, ogni speranza oltre che bene terreno. Erano i doni celesti a suscitare l’interesse della nobildonna. Nonostante il mistico cammino che aveva intrapreso mai dubitò della propria sanità. Era tutto troppo reale per dubitare.

    L’innocenza si avvicinò alla nobildonna dei fiumi. La bambina degli occhi angelici e dalla potente voce tanto da creare luce aveva un messaggio da affidarle. Nonostante la sacra potenza che traspariva da quell’esile corpo, una Forza Gentile, la Mallister non si retrasse o dubitò nemmeno per un secondo delle parole che le furono rivolte. Era il dono della Madre, di questo non aveva alcun dubbio. - O’ dolce innocenza, O’ potente speranza… in questo cammino possa io mai soffrire la vostra assenza. Arriveranno momenti di profonda oscurità nel mio cammino mortale e verserò sincere lacrime su questo ulivo per rievocare la massima letizia e lo spirito di riconciliazione che mi pervade in questo momento. - La bambina che incarnava la speranza le stava offrendo un ramo d’ulivo, una pianta così rara da ritrovare a quelle latitudini e con un clima tanto rigido. Eppure da infanta aveva sentito parlare l’erudito Edmund delle proprietà miracolose dell’ulivo, oltre che ad essere di buon auspicio per una serena riconciliazione. I due angeli le stavano offrendo gli strumenti per comprendere e poi perdonare. Le distanze tra i mortali s’accrescevano giorno dopo giorno per via dell’incomprensione e del profondo egoismo dell’uomo. Un essere imperfetto che nella maratona della vita, irta di pericoli e difficoltà, mirava alla perfezione divina. Un percorso non sempre equo, ma alcuni dovevano faticare di più di altri. Di fronte ai Sette Divini ogni uomo o donna veniva spogliato degli averi effimeri e l’unica cosa che gli era concessa era l’anima. Il peso dell’anima: leggera per sincera devozione o appesantita dai peccati e dal rimorso. - Così sia. - Sugellò la promessa abbassando il capo ed unendo i palmi davanti al viso. In attesa della Divina Benedizione.

    Improvvisamente lo smeraldo del prato fu macchiato da gocce rubino. Negli antichi scritti esistevano terribili narrazioni su come l’Onnipotente ed Onnipresente aveva punito i nemici della Vera Fede con pioggia di sangue e dipinto i fiumi di rosso. L’ira del Dio s’era abbattuta su chi aveva tradito la Vera Fede con orgoglio e superbia. Passi che facevano tremare l’animo della Mallister quando Septon Mychael si ostinava a rievocarli, per ammonire la condotta della nobildonna o della piccola corte. Il viso commosso di Lady Josephine si sollevò per riportare l’attenzione sulle due infanti. Una macchia scarlatta si allargava sul candore dell’abito della Speranza. Qualcosa aveva ferito irrimediabilmente l’essere angelico, tanto da farlo sanguinare. - … - Impossibile per la nobildonna dei Fiumi non rievocare i conflitti che ancora agitavano l’intera Westeros. Villaggi messi a ferro e fuoco per via di conflitti ideologici e devoti costretti a nascondere la propria fede per non rischiare di venir linciati dal popolo in pubblica piazza. Dov’era finita la libertà o il libero arbitrio? Più volte s’era interrogata su ciò, biasimando l’animo umano per la capacità di autodeterminarsi e spesso autodistruggersi. Era terribile. L’uomo l’unica creatura del creato capace di distruggere se stesso. Senza più una morale, senza più un’etica o senza più una fede si ritrovava a brancolare nel buio della perdizione. Privo di speranza, senza l’opportunità di redimersi. Anime perdute, che però andavano comprese e riportare sulla retta via. Era ciò che aveva compiuto, sotto lo stupore generale, la stessa Lady Josephine nelle segrete di Piazza di Torrhen. Aldric era stato salvato dalle tenebre dell’eresia riportando speranza e luce nella sua esistenza. - Seppur ferita la Speranza mai morirà. - Nonostante l’orrore che potesse provare nel costatare che una innocente bambina rischiava di morire davanti ai suoi occhi, raccolse tutto il coraggio che custodiva dentro di sé per accogliere la Speranza tra le sue braccia.

    Avrebbe dunque accolto la bambina tra le braccia, per invocare la Beata Madre Speranza.

    - Madre, ricca di misericordia, di ogni consolazione e fonte di speranza:
    Donaci la sua confidenza nella Giustizia del Padre e con l’intercessione e la mediazione della Vergine, concedi a noi la grazia che con perseverante fiducia imploriamo.

    Beata Madre Speranza -- prega per noi. -



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    Parole: 1300
  10. .
    - Ad un passo dal conflitto (+61 exp; +3 Diplomazia; +2 Diplomazia; Affinità culto dei Sette Dei +8; Affinità Primi Uomini +3; Affinità Vidya +3)
    - Giustizia del Padre (+26 exp; +1 Conoscenze; +1 Diplomazia; Affinità Culto dei Sette Dei +10; Affinità Primi uomini -10; Pietà +5; Sblocchi "Giustizia del Padre" - +20% sui Tiri Intimidazione)
    - Trap, deception or diplomacy? (+1 punto albero delle qualità; +2 affinità Vidya)

    Totale Exp: 87

    Lv.13 --> Lv.14
    73/140 --> 20/150
    +10 Punti Parametro


    Diplomazia: 54 + 6 (Quest) + --> 60
    Marzialità: 2 + 0 --> 2
    Amministrazione: 21 + 1 (Liv.up) --> 22
    Intrigo: 35 + 5 (Liv.up) --> 40
    Conoscenze: 45 + 1 (Quest) + 4 (Liv.up) --> 50

    Totali Bollini Qualità: 1
  11. .
    Josephine Mallister Nord - Bosco Gennaio 286 Notte - Pioggia


    ∼ Above the rest ∼


    O
    blio.

    Faticava a ridestarsi, riprendere il controllo di sé e delle proprie emozioni. Aveva dimenticato la paura, o meglio il terrore per le immonde creature che banchettavano con la carne ed il sangue dei primi andali. Il senso di pienezza e sicurezza della scelta appena compiuta sembrava solo un lontano ricordo, che si perdeva nei meandri della mente. Il freddo, la pioggia o le intemperie all’orizzonte sembravano essere divenute qualcosa d’irrisorio, nonostante mettessero in grave pericolo la già cagionevole salute. Non temeva le febbri o peggio la rigidità alle articolazioni che l’avrebbero resa prigioniera del baldacchino per settimane, se non somministrate le sapienti cure ed infusi del Maestro. Dimenticava perfino di essere esule, o meglio naufraga di una silenziosa radura entro cui la melodia di un carillon riusciva a placare i richiami della civetta o coprire il canto della pioggia. Lacrima amare che solcavano non solo il pallido viso della Mallister, ma cadevano abbondanti e malinconiche ancora dal cielo notturno senza dar respiro alla già flagellata terra. Un territorio irto di pericoli ma anche di gravosi imprevisti. Una terra indomita che mai, nessun uomo o donna, sarebbe riuscito davvero a domare. Era la Madre, incarnata nella gioia della vegetazione e nell’ira dei fenomeni naturali, a governare ogni cosa.

    Inconsapevolmente, mentre la fanciulla di Seagard era ancora priva di sensi, il medaglione al collo s’era attivato stavolta per sottoporla ad una nuova prova. Gli Dei chiedevano così tanto da una giovane donna, così fragile e sopraffatta dagli eventi. Gli Dei sapevano essere crudeli e spietati, solo se non si comprendeva davvero il messaggio che stavano inviando. A giudizio del Dio dai Sette Volti, la cui volontà era onnipresente ed onnipotente sull’intero creato, la figlia di un Lord della Terra dei Fiumi possedeva la chiave di lettura per interpretare le visioni ed i ricordi che stava inviando. Eventi al limite della follia, che la Mallister non avrebbe dovuto rivelare ad anima viva per non rischiare di essere trascinata a colloquio da un Maestro dedito alla cura della mente. Gli Dei a volte si dilettavano nel giocare con la mente dei mortali e solo pochi riuscivano a sfuggire al dolce richiamo della follia, perché il messaggio era troppo gravoso per assimilarlo o anche solo per custodirlo. Stavolta fu la Madre, la Misericordiosa, a palesarsi. Il Secondo Volto del Dio, incarnato nell’amorevole culla che risultava sollevata sulla Sette Punte del Medaglione. Una luce l’avvolgeva, fino ad abbagliare l’anima assopita della Mallister.

    L’olfatto, il primo senso a destarsi dal torpore, fu risvegliato dall’intenso profumo di primavera. Sensazioni che mai e poi mai avrebbe mai rivissuto nel profondo Nord, lì dove la terra era eternamente coperta da strati di ghiaccio ed i campi troppo aridi per fiorire e veder sbocciare la vita. Il sensuale sussurro delle rose, il vivace richiamo delle calendule, la gioia vibratile delle margherite e l’effimera eleganza della lavanda. Erano solo uno dei tanti profumi che riuscì a percepire in principio, ancor prima di aprire gli occhi e rendersi conto di non esser più prigioniera di un massacro ma esule in un prato in fiore. Era un po' come essere stata catapultata dai Sette Inferi, dove terribili ed ingiuriosi demoni flagellavano le anime dei peccatori in eterno, ai Sette Cieli, dove le anime correvano beate in gloria al Dio dai Sette Volti. Da un estremo all’altro. La delicata, seppur raffinata e tenace, anima di Lady Josephine ne venne profondamente scossa. Fu un po' come risvegliarsi da un incubo. Dopo l’olfatto, fu il tatto a rendersi conto di non essere più supina su un letto di fango e sangue ma avvertiva già le carezze di una melodiosa brezza e il gioco sotto ai nudi piedi dell’erba fresca. L’udito catturava le risa di due bambine, che correvano felici sul prato proprio di fronte a lei. Non era più distesa ma in piedi, quando riaprì gli occhi per essere abbagliata dalla luce.

    Vita. Non c’era altra parola per descrivere ciò che si plasmava davanti alle iridi incredule e quiete della fedele. Quei stessi occhi, bagnati da lacrime di terrore, ora erano percorse da lacrime di gioia. Una lieta ricompensa, forse, dopo aver attraversato in terra le pene dei Sette Inferi. Ripose in un recesso dell’anima ogni briciolo di razionalità, che fin dal principio stava provando a riordinare nella mente tutto ciò che le stava accadendo. Stremata, ma soprattutto incapace di evocare ragione e fondamento aveva rinunciato ad ogni tentativo. L’atto di Fede risiedeva proprio nel credere con fiducia. In molte occasioni i Septon durante la celebrazione dei sacramenti elogiavano con gaudio e speranza chi “Credeva in nome della Fede”. La fanciulla di Seagard desiderava abbandonarsi alle forti emozioni che stava provando, anzi che stava vivendo. C’era della verità, un'unica e sola verità: Il Dio dai Sette Volti. Colori vibranti, danza di profumi e urla fanciullesche. Sembrava di aver appena messo piede nell’Eden, il paradiso terrestre promesso dal Dio nei passi della Genesi dei Sette. Un luogo mai esistito per molti studiosi, frutto della fantasia dei devoti. Eppure Lady Josephine stava camminando tra l’eleganza delle rose, la gioia delle calendule e la vitalità della lavanda. Una luce che quasi l’abbagliava, che la costringeva a socchiudere appena le palpebre senza riuscire a distinguere nitidamente i visi delle bambine che stava seguendo. Ben presto si rese conto che era il medaglione a sprigionare così tanta luce, accogliente e benevola. Non poteva che non essere la Misericordiosa Madre.

    Il Giardino dell’Eden, così l’aveva nominato la timorata e fedele Mallister, era delimitato da frondosi alberi e panche in granito invitavano gli stanchi pellegrini a riposare. Nulla di diverso dai parchi di un meraviglioso castello o dal chiosco di una maggiore del Sud, lì dove la beltà e l’eleganza era un requisito minimo per ogni buona corte. La prosperità di una famiglia eguagliava le beltà che il castello o la corte stessa aveva da offrire. Nulla a che vedere con la vita essenziale e le stanze spartane del Nord. Era un po' come la cieca manifestazione del potere, la luce che accecava i nemici e faceva tramare i traditori. In quel meraviglioso giardino Lady Josephine percepiva profumo di maternità. Un forte sentimento di affiliazione, anzi di appartenenza. Le bastò chiudere le palpebre per rievocare i bei capelli dorati, il viso pallido e gli occhi chiari della Banefort. Lady Seagard amministrava il bel castello da anni ormai, portando prosperità e ricchezza presso la corte del potente ed austero Lord Jason Mallister. Con moderazione e parsimonia riusciva a placare gli animi dei cortigiani, rammentando ad ognuno la fortuna di poter servire la nobile Aquila argentea. - … - Percepiva il caldo abbraccio di una madre. Profumo d’infanzia, gli anni più belli quando giovialità e spensieratezza dominavano le giornate dell’infanta. La “Perla di Seagard” così con orgoglio paterno era presentata presso le sontuose e luminose sale di Seagard. La “Pia Infanta” così riconosciuta con affetto dai devoti genitori, ammirandone la beltà dell’aspetto e la fedeltà verso i Sette anche così piccola. Una vita donata al Dio dai Sette Volti, quasi un destino scritto. Non esisteva creatura più devota e timorata dell’Onnipotente nella Terra dei Fiumi se non Lady Josephine Mallister.

    Abbassò lo sguardo verso il medaglione. Mentre avanzava quieta verso le dolci creature, strinse nel palmo il medaglione dei Sette Dei. Un Cimelio che le era stato donato per glorificare la propria Fede e come dimostrazione di somma obbedienza e devozione. Non nutriva alcun dubbio in merito. Il secondo cammino era appena iniziato. E la Mallister era già pronta a cantarne le glorie. - O’ Madre, riscalda i nostri cuori. -

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    Parole: 1257
  12. .
    Josephine Mallister Barrowlands - Città delle Tombe 30 Gennaio 286 Sera - Pioggia Alloggi ospiti - Stanze di Josephine


    ∼ Above the rest ∼


    L
    a fiera aquila sorvegliava i passi leggiadri e spediti della Bolton e mostrava l’argentea livrea con orgoglio e fredda austerità. Ogni oggetto, orpello o drappo presente nelle stanze di Lady Josephine Mallister ostentavano un Credo diverso ed una cultura sconosciuta tra le fredde terre del Nord. Una coraggiosa provocazione ed un taciturno monito per chiunque avesse messo piede negli alloggi della figlia di Lord Jason Mallister e Lady Joanna Banefort. Una crociata che la fanciulla di Seagard portava avanti, sostenendola sulle sue sole spalle, fin dal primo momento che aveva varcato i confini dei Feudi del Sud ed intrapreso il cammino verso la tana del Meta-lupo. Non solo una dolce carezza per ricordare i miti e fiorenti lidi da cui proveniva, la Terra dei Fiumi. Un modo per imporre la propria esistenza anche lì dove burberi Lord ed ostinate Lady provavano a cancellarla. Eppure non aveva mai rifiutato le usanze del Nord, unendosi ai ricchi banchetti e osservando la buona etichetta per gli ospiti. Mai aveva recato disonore o oltraggio ai Primi Uomini, nonostante si sentisse parte di un universo diverso che probabilmente mai si sarebbe davvero unito a quello di cui era ospite. Una gelida cortesia, seguita dalla rigorosa osservanza delle usanze e la libertà di professare la sua Fede negli alloggi privati. Il sapore speziato del vino, il profumo pungente dell’incenso e i colori cangianti degli arazzi erano una dolce e lontana carezza per l’animo ferito di una sincera e remissiva devota.

    Anche lì, nel cuore delle Barrowlands, l’Aquila argentea s’era assicurata un confortevole nido. Come sempre, anche in seguito agli spiacevoli eventi di cui era stata vittima, Lady Josephine amministrava con sapienza e rigore la piccola corte. Al cospetto della fanciulla di Seagard non c’erano più solo ancelle e devoti servitori, ma vassalli degli Stark e devoti plebei delle terre del Lupo. Un eterogeneo gruppo di persone, così diversi per indole, età e credo religioso ma capace di marciare l’uno accanto all’altro per la comune pace e la quiete sui confini. Nonostante i giorni duri nelle Barrowlands, ricordava ancora commossa l’unione degli inni durante la marcia o la generosità verso i locali. Sotto un unico vessillo, senza alcuno schieramento religioso o politico, i pellegrini portavano avanti la loro crociata in nome della pace. Si trattava di una silenziosa lotta contro il pregiudizio e l’indifferenza. La stessa Lady Josephine s’era ricreduta sulla proverbiale diffidenza dei locali, non più un popolo burbero e privo di sensibilità, ma ricco di risorse e incline alla solidarietà. Purtroppo i venti di guerra, ma soprattutto l’eresia di Illyria Targaryen animavano ancora gli animi di molti tanto da creare dissidi e contrasti in ogni dove al Nord. L’eresia s’era diffusa sull’intero continente occidentale, non risparmiando nemmeno una città di Westeros.

    Accolse con fredda cortesia Lady Vidya, nascondendo la sorpresa per la sua inaspettata e urgente visita. Probabilmente se avesse annunciato il suo arrivo, avrebbe senza ombra di dubbio procrastinato l’incontro l’indomani anche perché si sentiva ancora troppo debole per il viaggio e le Barrowlands avevano portato dissidi ed acuito contrasti tra le due nobildonne. Contrasti comprensibili, per due fanciulle che avevano respirato usi e costumi così diversi fin dal primo vagito. Unite da solide e sincere promesse, e dalla difficoltà che avevano superato mano nella mano. - … - Un debole sorriso fiorì sul viso alabastro, rilassandone la mascella in tensione e le labbra sottili che avevano riacquistato colore dopo il bagno ed il caldo brodo. Gli arazzi isolavano le stanze della Mallister e le premurose ancelle ravvivavano costantemente il focolare. Congedata Carol con un cenno del capo, le due nobildonne rimasero sole ad assaporare lo spaziato vino. La melassa addolciva l’asprezza dell’acino del Nord, giudicato troppo duro e deciso per il delicato palato della fanciulla rispetto ai vigneti molto più dolci di Seagard. Imitò le stesse movenze della Bolton, accompagnandola in quel delicato rituale d’ospitalità ed amicizia. Forse un modo per distendere gli animi dopo il confronto tra le Barrowlands. Sebbene si mostrasse ancora algida e distante, per via dell’orgoglio ereditato dal padre, il cuore trovò sollievo nel costatare che Lady Vidya non aveva rifiutato quella gentile offerta mostrandosi ancora fiduciosa ed aperta nei suoi confronti. - Credetemi… un peccato di gola insieme al persico con salvia e zafferano. - Proferì con una nota di nostalgica dolcezza nella voce. Era chiaro che un pesce così pregiato era impossibile trovarlo tra i laghi o i torrenti ghiacciati della Terra del Lupo, come le preziose spezie che contaminavano la cucina del Sud. Un abbinamento che prediligeva ai banchetti, di cui si privava da un bel po'. A volte le ancelle le preparavano un po' di persico o luccio essiccato insieme a gustosi condimenti per mitigare la salatura della portata principale. Nulla al confronto con il pescato del giorno che proveniva dal porto di Seagard.

    La convivialità fu ben presto sostituita con stupore e sgomento. La fiera figlia di Lord Jason Mallister si trincerò dietro un’espressione impettita e d’oltraggio. Una vera e propria lesa maestà, che gettavano sgradite ombre sull’immacolata anima della fedele dei Sette Dei e sulla rispettabile famiglia dei Fiumi. Joseth Mallister, su approvazione paterna, aveva stretto la mano di Lord Caleb Stark, Protettore del Nord, rendendo le fertili e popolose terre di Seagard enclave del Nord. Uomini giusti e ragionevoli s’erano guardati negli occhi ed operato per un bene comune. Ora “prove circostanziali”, così erano state definite dalla Bolton, stavano mettendo in dubbio perfino la lealtà dell’Aquila Argentea nei confronti del Meta-Lupo. Lady Josephine si sentiva oltraggiata, oltre che nauseata da simili fragili e circostanziali accuse. In assenza del Protettore del Nord, che teneva ben saldo le redini del feudo, l’uomo diventava lupo per l’altro uomo. Pronti a banchettare con le carcasse, non come fieri cacciatori, ma vili sciacalli. Aveva riposto frettolosamente il calice di vino, tradendo il peso che quel messaggio aveva gravato su di lei, nonostante provava in ogni modo a nascondere quanto si sentisse ferita e sola in quel preciso istante. Accerchiata da nemici. Carcerieri che si fingevano protettori. S’impose di sospendere il giudizio su chi, con coraggio o crudeltà a seconda dei punti di vista, s’era incaricata di portare il messaggio. Una decisione già presa, di cui lei era ignara e quasi non aveva voce in capitolo. La ferita, l’ennesima che il Nord le provocava senza apparente motivo, sanguinava. Ferita nascose la tristezza dietro ad una maschera d’indignazione. Viso contrito e trasfigurato. Il sorriso che era ormai un tenue ricordo. Strinse le mani al grembo e si sistemò meglio, eretta e imperiosa, sulla sedia per rivolgere lo sguardo penetrante e serio verso l’ospite.

    - Prove circostanziali… - Soppesò con una pausa simili calunnie. - … a cui voi, Lady Vidya, credete? - Chiese imperiosa. Aveva bisogno di verità e franchezza. La Bolton aveva giurato sui suoi stessi Dei, così come aveva fatto la Mallister, che l’avrebbe guidata lungo quel percorso irto di pericoli e tranelli fino alla Tana del Lupo. Inconsapevole di ciò che avrebbe dovuto affrontare, combattendo contro ingiurie e pregiudizi, aveva accettato il difficile compito materno e non aveva nessuna intenzione di essere rispedita a Seagard con disonore o la velata accusa di essere una traditrice. - Dentro di voi… alberga anche solo il minimo sospetto che io, donna pia e timorata di Dio, possa essere corrotta dai mefitici miasmi dell’Eresia? - Anche il solo proferire simili parole, ingiurie, la ferivano. Un dolore che le lacerava l’anima e che le faceva salire perfino le lacrime agli occhi. Rabbia, risentimento. Colei che i pellegrini veneravano come “La Misericordiosa”, macchiata dalla velata accusa di essere complice di un crimine contro la Vera Fede. Si trattava senza dubbio di un incubo. Le mani sbiancarono per lo sforzo, tanto da affondare le unghie nella viva carne per ritornare al presente e rinsavire da quell’incubo ad occhi aperti. Eppure Lady Vidya non svaniva dai suoi occhi e non rinsaviva nel caldo giaciglio madida di sudore per l’avanzare delle febbri. La Bolton era davvero lì per annunciarle delle precauzioni che erano state prese nei suoi confronti e della sua famiglia per redimere la questione ai confini. Sia i Mallister che i Flint erano stati chiamati a giudizio a Città delle Tombe, sotto il severo occhio di Lord Dustin. Trovava insopportabile l’idea, anche solo il pensiero che qualcuno mettesse in dubbio la sincerità delle sue buone azioni. Il pellegrinaggio, l’elemosina ed i sacri sacramenti.

    Seguirono argomentazioni piuttosto valide sulla possibilità di ritardare l’arrivo ai confini per risolvere prima la questione Flint-Mallister. Era stata lei stessa testimone di disordini anche nel feudo di Lord Caleb Stark a causa degli eretici, che provavano a decentralizzare il potere ed insinuarsi nei cuori dei poveri per trovare sostegno e protezione. In tempi difficili, come quelli che stava vivendo l’intera Westeros, bisognava fare fronte comune e non frammentarsi. Anche perché divisi erano più deboli. Eppure l’orgogliosa Aquila argentea non poteva tollerare quelle velate accuse sul buon nome della Mallister e della famiglia. La sua opinione non era stata minimamente contemplata mentre Lord Dustin e Lady Bolton prendevano decisioni che in qualche modo la coinvolgevano. Un destino già stabilito, le cui catene potevano essere spezzate non senza gravose conseguenze. Solo Lady Madre Stark poteva fermare il pellegrinaggio ed invitarla a restare a Città delle Tombe per assicurare la sua stessa incolumità e quella dei fedeli. - Ne convengo. L’incolumità e la sicurezza del corteo sono prioritarie. - Breve sospiro, mentre sciolse la rigida posizione adagiandosi meglio sullo schienale, quasi arrendevole di fronte alle valide osservazioni della Bolton. Probabilmente la Vecchia sussurrava all’orecchio della fanciulla prudenza. La Giustizia del Padre sarebbe ben presto calata come l’ascia di un boia, punendo i vili ed i traditori. - Fermarsi a volte è un atto di coraggio, lì dove proseguire diventa un’imprudenza. - Assopita la rabbia e l’indignazione la Mallister era disposta a trattare i termini di quella tregua, anche perché la traversata delle Barrowlands aveva messo a dura prova gli animi dei pellegrini. Lei stessa ne era stata brutalmente ferita, nell’orgoglio e nel cuore ritrovandosi rifiutata per l’ennesima volta da un popolo che mai forse l’avrebbe considerata come pari. Era e sarebbe stata per tutta la vita una straniera, nonostante i Tritoni di Porto Bianco fossero un esempio da seguire. Temperanza e pazienza, fino a diventare preziosi vassalli del Lupo. Non avrebbe mai umiliato se stessa o la famiglia pur di elemosinare protezione dal Lupo. La resa alle Torri Gemelle era stata dichiarata tra pari, nonostante i Mallister fossero divenuti dei vassalli degli Stark, e parte dell’accordo non era ancora stato mantenuto. Un matrimonio mancato, confini ancora da definire e terre troppo turbolente da assoggettare. C’erano così tante questioni da affrontare.

    Dopo la rabbia e la ragionevolezza, arrivava sempre la fragilità. Aveva invocato il giuramento solenne che avevano stretto pur di apprendere la verità. Spogliatosi delle sontuose vesti di una nobildonna e accantonando i titoli nobiliari che pendevano sulla sua testa, nonché gravose responsabilità, restava una donna appena fiorita ricolma di paure ed insicurezze. In quelle stesse paure l’una si era riconosciuta nell’altra. Come di fronte ad uno specchio. Si ritrovò ad abbassare lo sguardo verso le mani che si agitavano sul grembo. Si muovevano. Accarezzavano il delicato tessuto della sottoveste e coprivano la diafana pelle con l’alce per trovare calore. In quei momenti si ricordava quanto fosse sola e piccola di fronte ai crudeli signori del Nord. E l’idea di non essere stata lasciata sola, quando con superbia ed ira l’aveva quasi ordinato alla Bolton, placava ogni paura. Era come cospargere balsamo lenitivo su una ferita, che ogni tanto pulsava e grondava sangue. Un debole sorriso, mai più sincero, addolcì i lineamenti della Mallister. - Con la stessa franchezza e verità che ci siamo promesse… temo che Lord Dustin desideri esercitare un autorità che non detiene. In assenza di Lord Caleb Stark … - Lasciò sottendere un messaggio ben più profondo e scomodo. - Non riconoscerò altre autorità se non quella di Lady Madre Stark! - Ribadì con toni molto più distesi e pacati. Riconoscere l’autorità di una donna rispetto a quella di un uomo era qualcosa di profondamente nuovo per lei, quasi una sovversione del naturale ordine delle cose. Eppure il Protettore del Nord aveva affidato le Terre del Lupo nelle mani della madre e non di altri vassalli. - Ma comprendo il pericolo per i pellegrini e noi stesse, ed assicurerò massima collaborazione finché non verrà lesa la dignità e libertà di nessuno! - Comprendeva lo stato di necessità e forse anticipare il confronto diplomatico tra Flint-Mallister diventava cruciale.

    Sorrise sconfitta dall’abilità di Lady Vidya. Moderata, fredda razionalità ed audace quanto bastava. Tra le crudeltà e le maldicenze che circolavano su Forte Terrore, un uggioso e buio fortino, la luce aveva fatto sbocciare un prezioso e raro fiore. Petali corvini, stelo sottile e flessuoso, sfumature di giada. La sorella di Lord Roose Bolton danzava con grazia e sicurezza tra gli intrighi di corte e con la stessa fermezza di un guerriero organizzava incursioni militari per debellare minacce alle porte del feudo. Una perfetta Lady del Nord, così risoluta e pragmatica. Sorretta da forti ideali ma capace di superare l’ira o l’indignazione pur di non venirne abbagliata e commettere errori. Si morse il labbro costatando ancora una volta quanto fosse lontana da quell’ideale di “perfetta Lady” di cui il Nord aveva bisogno. - Sono stata ingiusta ed imperiosa con voi, Lady Vidya. - Tralasciò per un attimo le questioni politiche per addentrarsi in quelle più personali. Riconoscere i propri errori, dettati dall’immaturità o da una realtà che si discostava troppo dalle proprie radici, era un atto di fiducia e di crescita. Lo riconosceva lei stessa, che era abituata a trincerarsi nelle proprie convinzioni e ferire con le proprie spine. - Temo che il Nord non mi abbia insegnato nulla… o almeno non abbastanza. - Si chiuse nelle spalle ritrovando interesse per il dolce sapore del vino. Ne degustò qualche sorso, riflettendo sulle parole della Bolton. In realtà Lady Vidya le stava offrendo seriamente la possibilità di “portare la pace con la parola e non con la spada”. Lì dove era cieca fino a pochi minuti prima ora scrutava la verità con chiarezza. La Bolton non era mai stata sua nemica ma una valida alleata. La pace al Nord giovava non solo ai Flint-Mallister ma ad ogni feudo che componeva il Nord. Il Nord dovevano unirsi, soprattutto in assenza degli Stark sul seggio di Grande Inverno. Pregiudizio e sospetto non faceva altro che alimentare le divisioni ed i conflitti. - Scriverò al mio nobile padre. - Concluse.

    Le iridi chiare come il mare di Seagard seguirono la figura della Bolton, mentre si alzava per accostarsi al focolare. Le fiamme avviluppavano i ceppi di quercia, mentre alcuni scoppiettavano fino a ravvivare le braci con lapilli e ceneri calde. La quercia intonava il suo canto, un rinfrancante lamento che donava luce e calore con il proprio sacrificio. La Mallister ripose il calice per l’ennesima volta con mano ferma e pallida. Lady Vidya aveva da raccontare una terribile storia fatta di calunnie e momenti d’incertezza. Quando i Bruti avevano superato la barriera, intenzionati a colonizzare le terre civili a discapito del Lupo, Lord Roose Bolton fu quasi accusato di favorire la caduta degli Stark alleandosi con i bruti. Una calunnia che la fece rabbrividire sul posto, dimenticandosi delle piacevoli carezze del camino. Si sollevò dalla sedia, ancora un po' malferma e debole, ma abbastanza stabile da poter compiere qualche passo in sicurezza. Le ancelle l’avrebbero senza dubbio rimproverata in merito a quello sconsiderato gesto, che la metteva in pericolo per le sue già precarie condizioni. Ma era certa che l’indomani la febbricola sarebbe scomparsa ed il dolore alle articolazioni per il gelo affievolito. - L’angoscia logora l’animo innocente e l’incertezza paralizza anche i più coraggiosi. - Con tono grave e meditabondo. Era ciò che provava, all’idea di essere messa sotto giudizio da una corte di pari. Nessuno poteva accusarla di tradimento o addirittura vietarle di adorare i propri Dei. Eppure erano divergenze che andavano affrontate con diplomazia e moderazione. Il silenzio non faceva altro che creare distanza.

    Si accostò anche lei al tavolo, lasciando un lungo strascico di pelliccia dietro di sé. L’una di fronte all’altra. Occhi negli occhi. Due donne prigioniere di un crudele destino, sottoposte eternamente al giudizio. Era difficile a volte trovare la forza. Provò a stringere le sue mani con delicata decisione. - Vi ringrazio per la sincera franchezza, Lady Vidya! -

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    Ultimo Post? Direi che abbiamo sviscerato un bel pò di questioni, se non c'è altro possiamo chiudere :3
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    Josephine Mallister Barrowlands - Città delle Tombe 30 Gennaio 286 Sera - Pioggia Alloggi ospiti - Stanze di Josephine


    ∼ Above the rest ∼


    I
    l debole tremolio delle candele rischiaravano le ombre della stanza. Le devote ancelle ravvivavano con devozione il fuoco per riscaldare gli alloggi della Mallister. La leggera pioggia colpiva con insistenza i vetri delle finestre, sigillate da paglia e drappi per impedire al gelo di penetrare oltre la pietra e la quercia. Nonostante si trovasse in una corte del Nord, gli alloggi compiacevano il gusto della fanciulla di Seagard, molto areati ed accoglienti rispetto alle gelide ed austere corti di Grande Inverno o Piazza di Torrhen. Diversi candelabri in argento erano stati ravvivati per dissipare ogni ombra ed in un angolino dell’anticamera, che tramite ampie porte in legno si accedeva alle stanze private della Mallister, era stato allestito un altare in onore dei Sette Dei. Chiunque avesse varcato le porte, si sarebbe reso conto fin da subito che quel luogo era stato sconsacrato dagli Antichi Dei per poterlo offrire alla Nuova Fede. Un gesto discreto, visto che Lady Josephine osservava con fredda cortesia e rispetto le usanze dei locali, ma una necessità per ricevere una dolce carezza dal proprio Credo e dai caldi lidi da cui proveniva. Un modo per rispettare il volere materno, della saggia e prudente Lady Joanna Banefort, e per onorare se stessa e chi aveva scelto di seguirla. Arazzi e tendaggi, provenienti dai bauli della Mallister, impreziosivano le pareti in quercia con scene evocative della Stella a Sette Punte. Una copia dell’antico testo non poteva mancare sul comodino in mogano della nobildonna, consultandolo con sagacia e devozione prima di interrompere il digiuno ed in onore dell’alba o del vespro.

    Cullata dalle attenzioni delle ancelle e rassicurata dai mosaici in tessuto che pendevano dalle mura, con scene così care che la tenevano compagnia nei momenti più bui del pellegrinaggio, Lady Josephine trovava finalmente ristoro. Interrotto il digiuno con un leggero pasto, aveva preferito non svuotare l’intero piatto per non eccedere e rischiare di restarne nauseata. I cuochi del castello erano stati troppo generosi con la sapidità, costringendola ad assumere più di un mezzo bicchiere di vino per spezzare la sete. S’era dilettata, proprio come una infanta, a raccogliere le briciole di pane raffermo che s’erano posate sulla veste, coperta da un fazzoletto finemente ricamato dalle ancelle per proteggere il pregiato capo da ogni macchia. Afferrato il tessuto aveva tastato gli angoli della bocca, sollevando appena la mano per ringraziare la devota e fedele Carol che con premura si occupava di lei. Le sembrava d’essere regredita ad uno stato larvale, combattendo il proprio malessere, ferita nell’orgoglio dopo che il popolo del Nord le aveva rammentato nel peggior modo possibile che un Aquila non sarebbe mai mutata in un Lupo. Con orgoglio si sforzava a ricacciare l’acre retrogusto della delusione giù per lo stomaco e restare seduta al letto con dignità e mestizia in attesa dell’arrivo della nuova alba. S’era dichiarata indisposta per non esser coinvolta in cene o banchetti, ritenendosi troppo stanca per il viaggio e celando il cattivo umore che le faceva compagnia da qualche giorno. Non era stata loquace, forse nemmeno troppo entusiasta con i Lord e la Lady di Barrowton ma senza dubbio era stata rispettosa nei loro confronti coprendosi d’algida cortesia nell’essere accompagnata nei suoi alloggi. Un sicuro nido dove riposare.

    L’improvviso bussare, lento ma deciso, fece sussultare l’ancella e perfino la nobildonna di Seagard. Pensava di essere stata abbastanza chiara con la sua corte e convincente con quella dei Dustin che avesse bisogno di riposo. Se qualcuno bussava alla propria porta significava che si trattava di una comunicazione urgente, forse notizie dai confini o addirittura da Grande Inverno. Dubitava che suo padre, Lord Jason Mallister, si fosse interessato alle vicende della figlia, visto che alla partenza s’era mostrato abbastanza sfiduciato e freddo. Un gentile concessione all’amata moglie, che era riuscito a convincerlo a sfruttare le grazie e le doti della secondogenita per la ricerca di alleati al Nord. - … - Rimase in silenzio mentre con un cenno del capo ordinò alle ancelle di accedere all’anticamera. Era premura di Carol, in fretta e furia, rendere la nobildonna presentabile. Negare una visita, forse di un Dustin, era come oltraggiarli in casa propria. Una scortesia che non poteva commettere, anche se interrompere il riposo di una Lady era altrettanto sinonimo di scortesia. Quante altre volte il Nord l’avrebbe ferita? Grevi e vili banditi avevano provato a rapirla, pur di mettere a tacere i disordini sui villaggi di confine. Una incursione di un Nord nelle sue stanze era cosa di poco conto, che poteva affrontare con algida cortesia e sfrontata ritrosia.

    Era difficile stabilire dove finisse il candore del tessuto ed iniziasse quello dell’incarnato. Il malessere di cui era vittima, che sembrava già superato dopo poche ore di riposo, ravvivava ancora di più il pallore della pelle. Un leggero tessuto copriva le beltà della nobildonna, senza badare troppo a celare il collo e le linee del seno e fermandosi appena sopra alle caviglie. Si trattava di una vestaglia da notte, molto comune tra le nobildonne del Sud e probabilmente usata anche da alcune del Nord, ma di un tessuto talmente pregiato che ben pochi potevano permettersi. Era la seta ad accarezzare il morbido corpo della nobildonna di Seagard. Si muoveva come schiuma marina, brillando alla penombra delle candele. Carol si adoperò per impreziosire le fattezze della Lady con gioielli e cinture in diamanti. Un coprispalle in piume di fenicottero, un uccello pregiato che solo pochi Lord avevano l’onore di allevare nei propri parchi, e che le sarte più capaci riuscivano ad unire agli abiti. Accompagnata ad un tavolino, lì dove trascorreva del tempo con le ancelle a giocare a carte o a ricamare, le fu gettato sulle spalle anche una pelliccia d’alce meno raffinata ma molto più calda di qualsiasi altro abito che aveva nel baule. La chioma ramata sciolta, senza alcuna costrizione, era l’unica pecca nell’abbigliamento. Eppure in conformità al buongusto e al buonsenso, in quanto alle vergini era concesso di mostrarsi con i capelli sciolti e non imbrigliati in retine o legati alla nuca come le più rispettabili delle Lady. Rimase lì in attesa. Austera, rigida e seriosa attendeva l’ospite.

    L’incursione di una donna nelle stanze private le fecero tirare un sospiro di sollievo. Non desiderava essere oltremodo oltraggiata dall’arrivo di un uomo, anche se Lord, nelle sue stanze dopo il tramonto. Era vietato disturbare il riposo di una nobildonna e ritenuto inappropriato che un uomo possa insinuarsi nelle camere di una vergine nelle terre del meridione. Sollevata ma non rasserenata. L’arrivo di Lady Vidya la irrigidì più del previsto sulla sedia. Schiena dritta, collo lungo e sottile che emergeva dalla pelle d’alce e mani conserte sul giovane grembo. Sciolse l’algida cortesia con un debole sorriso. - Lady Vidya, accomodatevi. - Indicò con un cenno del capo ramato la sedia proprio accanto alla sua. Il tavolo era così vicino ai ceppi lambiti dal fuoco tanto da tenerle al caldo fino a quando lo desideravano. Carol aveva appena rifornito il camino di nuovi ceppi per esser sicura di arrivare al mattino senza far soffocare il fuoco o spegnere le braci. - Sarete sempre… - Tergiversò, chiedendosi davvero se fidarsi della sorella del freddo e spietato Lord Roose Bolton. Eppure entrambe avevano giurato sui propri Dei. In qualche modo quel pellegrinare tra le fredde ed inospitali lande del Nord le aveva unite, almeno fino alle Barrowlands. - … una gradita ospite. - Al risuono di simili parole sul tavolo comparvero, grazie all’instancabile Carol, biscotti al profumo d’agrume ed uvetta passa candita oltre che ad un brocca di vino. I calici si riempirono, annuendo appena all’ancella quando ricoprì il bordo del calice in cristallo di melassa. Un modo per speziare l’aspro sapore del vino del Nord, mal fermentato e prodotto d’acini poco succosi per lo scarso raccolto. - Provate, non ve ne pentirete. - Muto assenso al minimo accenno della Bolton di poter assaporare una sfumatura diversa del vino che era solita consumare nei banchetti.

    Sorvolò sulle reali costatazioni, che forse portavano un barlume d’amarezza anche nell’animo della Bolton, su quanto si sentisse ormai distante da lei. Fredda cortesia e discussioni ridotte all’osso, dopo gli eventi che avevano turbato l’equilibrio tra la Lady del Nord e la Lady del Sud. Un silenzio, forse punitivo, che non stava giovando nemmeno alla stessa Mallister in quanto si sentiva ancora più sola dalla partenza da Grande Inverno. L’amara delusione per il suo comportamento l’aveva allontanata da Lady Vidya, temendo di ricoprirsi di ridicolo e compiere l’ennesimo passo falso. Un modo per tutelare e per tutelarsi. Gli uomini del Nord avevano mostrato scortesia nei suoi confronti, mettendola perfino in pericolo. Era difficile distinguere gli amici dai nemici, o meglio gli alleati dai finti alleati. L’ombra del sospetto serpeggiava ormai da giorni ed i mormorii s’acuivano con la sfrontata capacità e muta ribellione di manifestare i propri usi e costumi in corte straniera, senza nascondere riservo per il proprio orientamento religioso. Nessuno poteva negarla la propria Fede, nessun mortale. Avrebbe risposto dei suoi peccati solo davanti al Padre. - E sia. - Congedò con un cenno della mano Carol, che stava affettando un po' di pane ai cereali per le nobildonne. Nonostante la tensione che si percepiva negli occhi dell’Aquila, mai si sarebbe macchiata di scortesia ed aperto risentimento. Anzi accolse con garbo e moderato calore nella voce la sorella di Lord Roose Bolton. Proprio come una buona Lady accoglieva uno straniero nella propria corte.

    Lady Vidya sapeva essere cauta, accorta e tagliente. Senza ombra di dubbio Forte Terrore sarebbe stata in buone mani, se solo avesse in qualche modo avuto l’opportunità di ereditare il castello secondo linea femminile. Un privilegio che solo nelle selvagge e perdute lande di Dorne era concesso, ma non in lande inospitali e fredde come quelle del Nord. Riconobbe nei suoi taglienti occhi onestà e forse un velo di preoccupazione. Non era la condizione dell’Aquila a preoccuparla, anzi. - … - Improvvisamente avvertì la stanza girare. Si sentiva ancora più fiacca, nonostante il tepore della pelliccia ed i ceppi che bruciavano nel focolare. Rimase impassibile, cercando di nascondere la non velata accusa che portava la Bolton. - Elementi e testimonianze…? - A denti stretti rimarcò le parole della fanciulla di Forte Terrore. L’affondo finale arrivò quando Lady Vidya non fece riserbo sul fatto che lei stessa, Lady Josephine la Misericordiosa, fosse oggetto di chiacchiere e trame. Malelingue che si diffondevano a macchia d’olio su una tela bianca, resa fertile dai disordini degli Eretici e dall’assenza prolungata del Protettore del Nord. Per quanto Lady Elysa Flint-Stark potesse essere una valida guida, gli orgogliosi e bruti Lord del Nord ascoltavano solo il possente ululato del capobranco. E lei? Solo una giovane aquila accerchiata, caduta in una trappola mortale.

    Mai s’era sentita così sola. Sola in una terra di stranieri. Sola al cospetto di falsa cortesia. Sola di fronte al pericolo di tradimento. E l’unica nobildonna con cui avesse avuto un sincero scambio era lì, facendosi carico della notizia ed avvertendola sui venti di guerra che mettevano in pericolo il nido dell’Aquila. E se Lady Vidya fosse l’ennesimo aguzzino vestito di belle parole? Un sospetto che dilagava nel fragile e ferito animo della Mallister. Il malessere si acuì, costringendola ad afferrare con mano malferma il calice di vino e coprire accessi di tosse. Il miele possedeva un potere calmante sulla gola in fiamme, riusciva a stento a deglutire. Ma era certa che con un po' d’attenzione in più e del riposo il malessere sarebbe rientrato in meno di mezza giornata. Ciò non le avrebbe impedito di ripartire, anche perché Casa Dustin non sembrava sicura per la giovane Aquila. Immaginava che nel feudo di Lord Caleb Stark avrebbe incontrato non solo coraggiosi lupi ma anche abili serpi. - Sospendere il pellegrinaggio? - Una fitta al cuore quasi le fece mancare il respiro, indecisa se chiamare il Maestro di corte per l’acuire dei sintomi. Era solo un cuore che si spezzava, la fiducia che aveva riposto in uomini e donne del Nord. Rivolse lo sguardo verso gli arazzi, nella speranza di trovare conforto in mitiche scene della Vera Fede. Trovare lo stesso coraggio degli eroi del passato per affrontare le pesanti accuse di cui era oggetto. - Non potete impedire ad uomini e donne, in piena facoltà della propria coscienza e libertà di credo religioso, di partire. - Si riferiva a tutti coloro che s’erano uniti durante il pellegrinaggio da Grande Inverno fino a Città delle Tombe. Oltre agli uomini d’arme delle varie Case di cui erano state ospiti, anche molti locali s’erano uniti per professare l’unità nonostante le diversità. Uno stendardo esule da ogni potere politico o religioso. Un’utopia che la Mallister portava avanti con orgoglio. - Fermare il pellegrinaggio è come accettare la supremazia della paura dell’estraneo, contemplare le divisioni tra noi e seminare il seme dell’odio. - Ripose il calice sul tavolo, sconcertata da una simile presa di posizione da parte di Lord Dustin e della stessa Bolton. - L’incarico diplomatico esula dalla missione dei pellegrini: offrire conforto alle vedove, sfamare gli orfani e ricostruire i villaggi. - La Mallister insieme alle ancelle s’era prodigata nel vendere gioielli, offrire elemosina e aiutare i locali per sollevarli dalla miseria. L’ira riecheggiò nei suoi occhi, tenuta sotto controllo dal contegno e dalla dignità dell’Aquila. - Se non sarò io a capo della spedizione, lo sarete voi… Lady Vidya. Resterò qui, se è desiderio di Lady Madre Stark! - Sottolineò con impudenza che il pellegrinaggio non si sarebbe fermato per desiderio del Lord di Città delle Tombe e che non aveva nessuna giurisdizione su di lei, in quanto donna libera ed innocente.

    L’orgoglio dell’Aquila traboccava dalla rigida postura, gli occhi fiammeggianti ed il tono imperativo. Nonostante tutto, superate le loro divergenze di vedute emerse nei bui giorni delle Barrowlands, la Mallister sentiva ancora vicina Lady Vidya. Anche se una parte di lei metteva in dubbio l’onestà e la gentilezza della fanciulla, non poteva aver mentito su tutto. - Avete giurato sui miei Dei e sui vostri Dei… avrei trovato sempre franchezza e verità nelle vostre parole. Rammentate? - Rievocava quei ricordi, quando avevano avuto modo di confrontarsi in quanto donne e non come Lady. - Invoco ancora una volta la vostra franchezza ed onesta: Sono… - Esitò. Vacillò. Gli occhi non più freddi ed iracondi, ma macchiati di lacrime trattenute a fatica. - … una prigioniera? -

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  14. .
    Josephine Mallister Nord - Bosco Gennaio 286 Notte - Pioggia


    ∼ Above the rest ∼


    I
    l silenzio della radura venne profanato dalle eteree parole della Mallister. Un riverbero che riecheggiava non solo tra i sempreverdi della foresta ma vibravano tra le spettrali figure che si erano manifestate davanti ai suoi occhi. Il magico cimelio aveva rilasciato un’eterea nebbia che era calata sull’intera radura, facendo piombare l’intera area in un tombale silenzio. Perfino la leggera pioggia, lacrime che cadevano incessantemente dal cielo ormai da giorni, s’era ammutolita. Percepiva solo il proprio respiro, che s’addensava a pochi centimetri dalle sottili e rosee labbra, ed il battito del proprio cuore. Sebbene davanti ai suoi occhi s’erano manifestate due entità del passato, un vecchio Septon ed il guerriero Mall, riusciva quasi a percepirne la verità. Era difficile distinguere ormai la realtà dalla suggestione, eppure la luce del medaglione dei Sette Dei debellava ogni ombra della superstizione. Ne guidava il cammino, che andava ricostruito sulla base delle proprie scelte. Il Dio dai Sette Volti la stava mettendo alla prova. Eppure quel senso d’inquietudine e d’inadeguatezza era svanito, portato via dai venti e relegato in un anfratto della propria anima. Insicurezza che dovevano essere messe da parte, per non offuscare il buon giudizio.

    Il viso serio e sofferente di Mall si distese non appena, contro ogni aspettativa, le parole di Lady Josephine Mallister giunsero alle sue orecchie. Trattenne quasi un sussulto di spavento, quando il Paladino dei Sette mormorò le sue stesse parole. Si trattava di scegliere tra il presente ed il futuro, e la fanciulla di Seagard aveva preferito forse per pietà d’indicare un punto impreciso dell’accampamento, immaginando che in quella direzione ci fossero i villaggi costieri. Le pieghe della preoccupazione sul viso di Mall si distesero una volta emesso il verdetto, conscio forse di aver udito il responso del Padre. Desiderava percorrere la via della Giustizia, consapevole di dover soppesare le conseguenze delle proprie azioni. Eppure non batté ciglio nemmeno per un secondo, consapevole di aver preso la decisione giusta con il benestare dei Sette Divini. Solo la melodia del carillon interrompeva quel silenzio, ancor prima di una feroce battaglia da affrontare. Come un corno di guerra la fedelissima dei Sette aveva emesso il proprio verdetto, condannando gli uomini sul fronte ad una carneficina in favore dei più deboli o almeno di coloro che sarebbero germogliati come boccioli di luce in futuro. Ricostruire o costruire. Era questo il quesito che gli Dei avevano posto a Mall. In entrambi i casi erano contemplate delle perdite, soppesando le vite umane. Una vita valeva davvero più di un’altra?

    Rimase in ascolto, ammutolita ed infreddolita, di fronte ai discorsi tra Mall e l’anziano Septon. Unici testimoni dell’albore di una Fede, che si fondava su sanguinose battaglie e legittime rivendicazioni. La conquista di Westeros, ad oggi il continente più fedele e devoto al Dio dai Sette Volti, era stata lenta e non priva di sacrifici. Il Dio aveva indicato la strada ed erano stati gli uomini a spianarla a suon di daghe e preghiere. - … - Le iridi chiare seguirono l’eterea nebbia argentea oltre la radura, quando un migliaio di ombre di luce si allontanarono con Mall per salvare i villaggi costieri. Erano diretti, forse per caso o forse per inspiegabile consapevolezza, verso l’accampamento dove la pallida e minuta mano aveva indicato. Nonostante il sentore di morte e sofferenza che quella scelta avrebbe portato, dentro di lei fiorirono nuove sensazioni. Pace e serenità. Ogni dubbio o incertezza venne fugato dalla beatitudine che il Padre le aveva donato. Socchiuse gli occhi immaginando il duplice piatto di una bilancia. In perfetto equilibrio, lì dove le vite delle donne e dei bambini erano confrontati con quelle dei soldati sul fronte. L’equità del Padre a volte poteva sembrare spietata, alla costante ricerca di un equilibrio nei miasmi del mondo. La giustizia terrena era fallace, quella divina inappellabile. L’assenza di un giudizio favorevole non doveva assolutamente scoraggiare il vero fedele, che accettava con rassegnata quiete e beatitudine ogni verdetto del Padre. Uno sprono, uno stimolo a trovare ricchezza e serenità anche nelle avversità della vita, quando si credeva di essere vittima di ingiustizie e soprusi. Prima o poi il Padre avrebbe levato la mano per distribuire giudizi e punizioni. E nel frattempo? Bisognava convivere con le proprie scelte.

    Improvvisamente un capogiro. Come se una sferzata di vento l’avesse sollevata per scaraventata altrove. Confusa aveva socchiuso gli occhi, sentendo il corpo leggero e privo di controllo. Quando avvertì di nuovo i nudi piedi ben saldi sulla brulla terra trovò il coraggio per riaprire gli occhi ed affrontare l’ennesima realtà. Non si trattava di una dimensione onirica di cui era prigioniera, per mezzo di uno dei Sette Demoni dei Sette Inferi. Il medaglione dei Sette Dei desiderava mostrarle altro, lì dove Mall non aveva messo mai piede e le Sorelle del Silenzio erano state inviate per occuparsi dei cadaveri. Avvertiva il peso di quelle vesti, tetre ed essenziali proprio come il manto oscuro dello Sconosciuto. Incapaci di proferire parola, per non profanare il silenzio dello Sconosciuto si occupavano mestamente delle salme dei caduti. - … - Purtroppo Lady Josephine Mallister si rese conto di essere giunta in anticipo, mentre la carneficina si compiva davanti ai suoi giovani e terrorizzati occhi. Le bastò lanciare un’occhiata pregna di terrore in giro per accorgersi che l’atmosfera era mutata. La dolce melodia del carillon era svanita sostituita da una cacofonia di urla e sofferenza. Venne investita da così tante emozioni, che in un primo momento era difficile per la nobildonna distinguerle. Terra brulla e vegetazione rada. Probabilmente erano più a Nord di quanto immaginasse, o si fosse mai spinta nella sua breve ed insignificante vita. La terra pregna di sangue e sudore. Un odore nauseabondo, che le provocarono più di un conato senza però riuscire a svuotare lo stomaco già vuoto per il forzato digiuno. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Profanarono il marmoreo e delicato viso, riuscendo a trattenere i singhiozzi. Le dita si strinsero fino a sbiancare intorno al medaglione. Nemmeno avvertiva il dolore delle unghie che si conficcavano nella carne.

    Creature oscure, probabilmente provenienti dai Sette Inferi, che si avventavano con ferocia contro i soldati. Nonostante il coraggio degli Andali, vennero sopraffatti dalle forze demoniache e dalle ombre dell’eresia. In quella terra il Sole dei Sette faticava a sorgere. Era chiaro, anche in accordo con gli scritti storici, che prima o poi la Vera Fede si sarebbe diffusa in tutto il continente occidentale. A quale prezzo? Era il Padre a stabilirlo. Le forze oscure laceravano con gli artigli, strappavano carni con le zanne e mietevano vittime con atroci torture. Un miasma di oscurità verso i paladini della Luce che provavano a resistere come potevano. Speranze disattese, visto che dall’altro lato del fronte Mall ed i suoi mille uomini non sarebbero mai comparsi. Eppure fieri guerrieri che accettavano il destino stabilito del Padre, pronti ad essere avvolti dal manto dello Sconosciuto. Dopo le urla, il silenzio. - Pater, Ave e De Profundis. - Con un filo di voce, che contro ogni aspettativa la preghiera in onore dei defunti uscì chiara e cristallina dalle labbra. Pensava che la voce l’avrebbe abbandonata, o uscita malferma per via della tempesta d’emozioni che stava vivendo. Improvvisamente il biasimo per se stessa e la pietà che provava per le vittime si tramutarono in cieca ammirazione per i caduti. Eroi. Si trattava senza dubbio di eroi. Uomini che sarebbero stati ricordati come tali, disposti a sacrificarsi per evitare che quelle forze maligne potessero in qualche modo discendere verso il meridione. Mentre Mall era corso in aiuto dei più deboli, i soldati sul fronte avevano rallentato l’avanzare delle ombre della superstizione verso Sud. Una marcia di morte, che andava arginata al momento opportuno.

    Le si strinse il cuore, dopo aver indietreggiato di qualche passo per lo spavento, quando un uomo della Vera Fede cadde ai suoi piedi mentre veniva smembrato dalle creature. Una scena raccapricciante, che qualsiasi nobildonna di Westeros non meritava di assistere. Vinta dal terrore chiuse gli occhi, senza poter cancellare dalla mente le urla della vittima e il sinistro rumore della carne che veniva strappata dalle ossa e lo zampillio del sangue garantito dagli ultimi battiti di una vita. Intorno a lei, ormai circondata, epiloghi simili. Raccolse a due mani il coraggio per resistere, per non svanire. Un lieve capogiro la costrinse a cercare un appiglio che non trovava. Si ritrovò a terra, forse macchiata del sangue del soldato. Riuscì a riaprire gli occhi, allungando la pallida mano per chiudere gli occhi della vittima. - Vinto in terra, Vittorioso nei cieli. - Una promessa che il Padre avrebbe senza dubbio accolto.

    Poi l’oblio.
    Perse i sensi.

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    Parole: 1433
  15. .
    Josephine Mallister Barrowlands - Città delle Tombe 30 Gennaio 286 Sera - Pioggia Alloggi ospiti - Stanze di Josephine


    ∼ Above the rest ∼


    I
    l malumore serpeggiava come ombre del tramonto tra le povere anime che avevano per lunghi giorni, ininterrottamente flagellati dalle piogge delle Barrowlands, seguito il sud per nobili intenti. Era la pace e la fratellanza ciò che i pellegrini chiedevano. Di quel corteo così animato e ricco di tradizioni, tanto da intonare inni agli Dei e canti ai Sette durante la marcia forzata, non era rimasto che cenere. Molte delle provviste erano state ridotte in cenere dai tuoni, lo spirito indomito dei fedeli messo a dura prova dalle intemperie delle colline più aspre e desolate del Nord ed erano nati dissidi. Perfino la ferrea volontà di Lady Josephine s’era affievolita non solo per gli umori altalenanti del corpo, che le provocavano fastidiose febbricole e ricorrenti accessi di tosse, ma anche per la malinconia in cui era precipitata quando s’era resa conto di non essere che un bersaglio. L’ardore della gioventù e l’ostinato orgoglio ereditato da Lord Jason Mallister s’erano infiammati quando di fronte a coloro che aveva attentato alla propria vita, aveva posto tra le mani una daga. Un gesto avventato, secondo i più assennati come la saggia e prudente Lady Vidya, ma carico di pathos e sincero cruccio per il disagio che agitava le popolazioni di confine. Ribelli Dustin o semplicemente briganti avevano provato a redimere la grande questione del Sud con il rapimento di “Lady Josephine Mallister, la Misericordiosa”, così era conosciuta tra i devoti per aver ricondotto grazie al sacro verbo dei Sette Divini il perduto Aldric. Il redento era stato accolto nel corteo di pace, insieme a tanti altri le cui azioni della Mallister avevano ispirato sincera devozione e sentito pentimento. Era rimasta impietrita di fronte alla possibilità di essere oggetto di desiderio da parte di fuorilegge, mossi dalla disperazione e disposti a tutto pur di sedare le rivolte di confine. I disordini si diffondevano come una macchia d’inchiostro su candida pergamena. Ogni tentativo di cancellarla non faceva altro che far scoppiare altri focolai. La questione Mallister-Flint andava risolta al più presto, ma l’Aquila non s’era mai sentita così impotente ed incapace.

    Sopraffatta dai sentimenti aveva rischiato di mettere in ridicolo se stessa e l’intera famiglia. Un atteggiamento che la stessa Septa Ysilla avrebbe condannato aspramente con meno tatto e premura di quella mostrata da Lady Bolton. S’era privata dell’algido piumaggio che spesso mostrava pur di rendersi ineffabile e sfuggente alla comune comprensione, per lasciarsi coinvolgere dai sentimenti che agitavano il profondo Nord. Caduta in un dignitoso e persistente mutismo, ignorando perfino le chiacchiere o gli scherzi delle devote ancelle che provavano a farle fiorire un sorriso sul pallido incarnato, aveva vissuto quelle ultime ore di viaggio all’ombra del tramonto in solitudine. Prigioniera dei suoi pensieri, nemmeno s’era accorta di essere ospite in una delle corti più accoglienti e graziose del Nord. Città delle Tombe sorgeva nel nulla, eppure fiore all’occhiello della dinastia Dustin e fedeli vassalli del Protettore del Nord. Le sembrava di aver udito i nitriti dei cavalli quando furono invitati a fermarsi sul porticato in quercia, scorto l’oro tra le trame del vessillo dei Dustin che pendevano fiere dalle alte torri in legno della fortezza e assaporato la salinità del pane per rompere il digiuno ed osservare il buoncostume dei locali. Poi una serie di interminabili rimostranze, cortesie e convenevoli. Di cui lei rimase in disparte, come discreta e timida osservatrice. L’incarnato del viso ed il sottile collo rimarcavano il contrasto con il tessuto dell’abito, nascondendo appena grazie alle devote ancelle i bordi della gonna ormai laceri e quasi lerci per il fango del viaggio. Sul viso calava un velo scuro, che lasciava intravedere appena i sottili e graziosi lineamenti di un viso che per quanto potesse apparire amico sarebbe stato estraneo, sempre.

    Era ciò che aveva compreso. Ricordava le apprensive suppliche di Lady Joanna Banefort, la premurosa ed accorta madre, che prima di lanciarla per il cammino verso Nord l’aveva messa in guardia sui feroci Lord del Nord, le spietate Lady consorti e l’ostilità di un popolo sempre affamato e malato. Nefaste immagini s’erano prefigurate in mente, rimanendo piacevolmente interdetta quando a Grande Inverno aveva incontrato nobili esempi di forza gentile. Mal sopportava ancora la vista dei mostruosi Alberi-Diga, soffriva di terribili dolori alle articolazioni per il gelo notturno e si sentiva nauseata a consumare la selvaggina poco cotta. Per non parlare poi degli arredamenti spartani e del pessimo gusto nella scelta delle stoffe e del pellame nel confezionamento di abiti e mantelli. Il Nord aveva lasciato traccia dentro di lei, ma anche ferite. Come ricacciata via dalle braccia di un capriccioso amante, così la giovane Aquila s’era sentita nell’apprendere che non tutti apprezzavano ciò che stava facendo per il Nord e per il conflitto sui confini. L’asprezza di Lord William Dustin fu appena percepita da Lady Josephine, e la premurosa accoglienza di Lady Barbrey era di magro confronto per lei. Si sentiva esausta, quasi febbricitante. Per questo accolse con benevolenza la mano della Lady per essere accompagnata negli alloggi per gli ospiti.

    Nei pressi della Torre sud-ovest, poco distante dagli alloggi dei Dustin, le era stato riservato un intero corridoio con stanze per sé e per la servitù. Ignorò, per via del malumore, i commenti inopportuni pregni d’entusiasmo di alcune ancelle. Molte avevano marciato per giorni dietro alla carrozza, al pari dei comuni pellegrini e della servitù, quindi con sincera indulgenza non le aveva richiamate all’ordine. Anzi dopo aver predisposto le pulizie della sua stanza, che era stata preparata a dovere con gli affetti e le biancherie conservate nei bauli con rametti di lavanda in fiore. Nonostante fosse ben oltre l’ora del crepuscolo, scelse di far arieggiare un po' le stanze prima di accendere i camini ed i candelabri. Carol, colei che s’era immolata per il pericoloso scambio con i banditi vestendo le sontuose vesti della Mallister, s’era guadagnata un posto d’onore tra la corte dell’Aquila assistendo la debole Lady Josephine nel suo malessere. La malinconia della mente aveva portato il tracollo del già provato e fragile corpo. Vinta da brividi e sentendo le guance scottare s’era rintanata nel giaciglio come un’infanta tra le braccia materne, facendo poi provenire dalle cucine del castello un leggero brodo ed un tozzo di pane all’avena. S’era rifiutata di svuotare completamente il piatto, che Carol le aveva gentilmente servito, e poi aveva predisposto di alimentare le braci ed avvicinare già un mattone che l’avrebbe tenuta al caldo per l’intera notte. La cabina per quanto potesse apparire comoda mostrava tutte le sue scomodità in un viaggio di lunga durata, oltre a dover condividere gli spazi con altri e non godere di un’opportuna riservatezza.

    Si sentiva debole, indifesa. Piccola al confronto del compito che le era stato affidato, forse inadeguata. Umiliata dalla risolutezza di Lady Vidya e risentita dai toni duri ed eccentrici dei Lord del Nord. Nel corso del cammino al Nord aveva incrociato così tante donne, per nulla remissive e ubbidienti come si confaceva ad una donna del suo alto lignaggio. Nessuno, in una corte del Sud, avrebbe mai richiesto la propria opinione. Eppure Lady Barbrey con forza ed un barlume d’insolenza aveva espresso la sua, interrompendo perfino la favella di in Lord. Forse le donne del Nord era davvero selvagge come diceva sua madre, o semplicemente più coraggiose di quanto sarebbe stata in vita sua.

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    Parole: 1211

    Libera tra Lady Josephine Mallister e Lady Vidya ambientata subito dopo l’arrivo a Città delle Tombe, poco dopo il colloquio tra la Bolton e Lord Dustin.

    Giustifico l’assenza della mia PG dalle vicende della scorsa Quest per un malore. Il viaggio l’ha fortemente debilitata ed il malumore che si porta dietro non migliora lo stato di salute. Preferisce dunque subito dopo l’arrivo a Città delle Tombe ritirarsi nei suoi alloggi per cenare privatamente e riposare.

    »S«
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