Posts written by Samuroy

  1. .
    Le parole di Maegel alimentarono la rabbia che il giovane covava dentro al cuore.
    Le mani si strinsero sui braccioli di legno del proprio scranno e, in un primo momento, il nobile fu vicino a sbottare.

    Era pura retorica difendere il proprio punto di vista, tirando in mezzo Norvos. Anche i muri sapevano della secolare amicizia tra le due città. Ben diverso era il rapporto con le altre città e, in definitiva, nessuna di loro si era interessata alla sorte di Qohor. Nessuna altra città Libera si era esposta o adoperata per mettere fine ad un atto ostile, che era privo di ogni qualsiasi motivazione razionale.

    Le decisioni prese in quella tenda, come potevano peggiorare la situazione?
    Secondo Raziel, prendere la città significava limitarsi a vendicare il torto subito.
    Come poteva estendersi il conflitto, ora che Volantis veniva ripagata per i suoi crimini?
    Se il conflitto non si era esteso davanti alle azioni insensate della Prima Figlia, perché doveva farlo adesso che questa veniva respinta?


    Ma il punto non era quello e il nobile si morse la lingua nel tentativo di reprimere la veemenza con la quale voleva rispondere al proprio comandante.

    ”Si perde tanto nel disquisire di politica e di scenari futuri, quando, nell’immediato, siamo con il culo al freddo e non abbiamo idea di cosa mangiare o su come difenderci.Dovremo concentrarci su cosa fare per non farsi ammazzare dai difensori di Selhorys e dagli, eventuali, rinforzi provenienti da Volantis"

    Raziel stava perdendo la pazienza. Si era defilato per lasciare l’iniziativa a coloro che, effettivamente, avevano il potere decisionale. Eppure, nessuno dei due, stava esponendo un piano d’azione concreto. Di quel passo, la guerra sarebbe terminata prima che qualcuno tirasse fuori mezza idea.

    Spazientito e affranto, il giovane tornò a pensare al proprio piano e a eventuali alternative che potessero conciliare le due anime di quell'esercito. La stanchezza del viaggio si sommava a quella prodotta dall’inerzia che i due uomini stavano dimostrando. Erano giunti alle porte di Selhorys con una qualche bozza di piano, allora perché si ostinavano entrambi a non sottoporre la loro idea nel dettaglio?

    Quando Maegel terminò di ribattere alla montagna di Norvos, il giovane provò a inserirsi di nuovo nella conversazione. Il comandante Qohorik si era limitato ad arroccarsi nella propria convinzione, senza però spiegare in che modo riteneva che la sua strategia fosse applicabile.

    ”Chiedete a noi di darvi un motivo valido. Lo posso capire. Vorrei però che ci spiegaste quale sia il motivo valido che vi induce a farci restare qui a difendersi tra questi fili d’erba, senza protezione e lontani almeno cinquanta giorni da casa. Spiegateci come possiamo resistere senza alcuna fortificazione e senza una linea di approvvigionamento efficace come quella nemica”

    Raziel si era sinceramente stufato dell’ostracismo privo di argomentazioni o alternative, che il comandante di Qohor stava mettendo in campo. Era giunto il momento di parlare senza girarci intorno: la strategia di Maegel, studiata per mantenere una parvenza di pace, non teneva conto della vita dei soldati lì radunati. Potenzialmente, una sconfitta dei due eserciti, avrebbe allontanato la pace che Maegel così disperatamente stava cercando.

    ”Ci state chiedendo di mettere a repentaglio le nostre vite e quelle dei nostri uomini nel tentativo di non smuovere un vespaio? Perdonatemi, ma non mi sembra un buon motivo per proseguire con questa strategia. Concordo nel non assaltare la città, ma è evidente che non possiamo stare qui. Chiedete a noi un motivo valido? Vi rispondo che provare la mia opzione non costa nulla. Possiamo mandare un messaggero ai difensori della città per esporgli le nostre condizioni. A quel punto vedremo cosa succede. Magari abboccano subito o, magari, potrebbero accettare dopo qualche incentivo.”

    Esisteva forse un’ulteriore alternativa. Raziel ci aveva pensato mentre i due parlavano tra di loro. Non l’aveva ragionata affondo, ma tanto valeva esporsi vista l’aridità di parole e idee dimostrata dai propri ospiti.

    ”Se fallissimo, non sarebbe un grosso problema. Non avremmo perso nulla e potremmo provare altre strade. Ad esempio, stavo pensando a delle alternative. Qui non possiamo stare, ma potremmo scendere a sud. Non so se sia fattibile, ma potremmo presidiare il fiume per impedire che le navi di Volantis giungano a Selhorys. Una o più catene di ferro potrebbero sbarrare il fiume e bloccare così ogni rifornimento fluviale. Dovremo uscire dalla vista delle mura di Selhorys e scendere quindi parecchio a sud. D’altro canto poi avremo risolto i nostri problemi di cibo, togliendoli al nemico. Il loro porto sarà inutile e, anzi, ci potrebbe permettere di entrare in città con le navi requisite. Se faremo un uso intelligente dei ricognitori e delle vedette, potremmo evitare di essere circondati da eventuali attacchi provenienti o da Selhorys o da Volantis. Se requisissimo abbastanza navi potremmo anche traghettare l’esercito dall’altro lato del fiume, evitando, in un primo momento, un eventuale accerchiamento. Sono tutte idee buttate lì, ma vedo più motivi validi in questo che nel restare qui fermi o nel assaltare una città così ben rifornita.”
  2. .
    Il sole giocava ancora a nascondersi dietro le alte mura di Qohor. Il grande mercato della città non si era ancora acceso con i colori sgargianti delle botteghe e con il chiasso dei mercanti e degli avventori. Le uniche luci erano dettate dalle fiamme delle fucine, nascoste nei retrobottega di fabbri e armaioli. La brezza mattutina, che scivolava tra i negozi ancora chiusi, era già inquinata dal fumo e dall’odore di metallo e carbone.

    Raziel si tuffò dentro al negozio di Gareth.
    Il vecchio, che gli aveva insegnato il mestiere, era seduto su uno sgabello. Curvo sulla fucina accesa, stava usando il mantice per alimentarne le fiamme.

    "Il negozio è chiuso. Tornate tra un po’ di tempo" Bofonchiò l’uomo senza voltarsi. "Lo so bene. Per questo sono venuto adesso. Non voglio gente tra i piedi"
    Una risata rauca scosse il vecchio fabbro. Un suono simile al gutturale brontolio di un orso.
    "Cosa ti porta qui giovane Danaos?" disse il vecchio, continuando a dare le spalle al suo ospite. "Voglio portare delle modifiche al mio equipaggiamento. Mi servirà uno dei tuoi fuochi" Il vecchio non si scompose e, continuando a usare il suo mantice, fece cenno con la testa di prendere posto all’altro fuoco acceso.

    Il giovane raccolse un panetto d'argilla da uno scaffale e lo inserì all’interno di uno stampo rettangolare in legno. Fece attenzione a pressare l’argilla in modo da togliere ogni rimasuglio d’aria. Poi, con mano sapiente e con l’aiuto di un coltellino, raschiò via l’argilla in eccesso, Il nobile aveva tutta l’intenzione di realizzare una creazione che conservasse ogni dettaglio presente nella sua visione. Le sue dita si muovevano sicure, per scolpire i contorni e le intricate decorazioni, mentre la mente visualizzava già il capolavoro finito.

    quando il negativo del suo emblema fu finalmente riportato fedelmente sull’argilla, il giovane passò alla fase successiva del proprio lavoro: scaldare il metallo.

    Il ferro, robusto e mutevole, attendeva pazientemente la sua trasformazione. Ben presto, fu accontentato. Raziel fece danzare il metallo sopra la fiamma viva della fucina. Dopo pochi minuti, la superficie dei tre lingotti di ferro si trasformò in un fiume ardente di liquido incandescente.


    Quando il ferro raggiunse lo stato di fusione, Raziel lo prese con gesti misurati e lo riversò con maestria all'interno dello stampo. Il liquido ardente colò sull’argilla come le onde del mare sulla riva sabbiosa del fiume. Espandendosi, il metallo si adattò agli intricati dettagli dello stampo, catturando la forma voluta con una precisione assoluta..

    Il volto del giovane fu pervaso da un calore intenso mentre il metallo rilasciava il proprio ardore. In cuor suo, il giovane era certo di aver realizzato l’opera che aveva in mente. Non restava che attendere il raffreddamento del metallo. Sembrò passare un’eternità prima di veder il metallo tornare al suo solito colore.

    Con una pinza di metallo, il giovane estrasse l’emblema dalla sua culla d’argilla. La luce danzante delle fiamme rivelò la perfezione dell'opera, ma anche i dettagli da sistemare. Il metallo, ora freddo e solido, portava con sé alcune imperfezioni lungo i bordi. Al centro, invece, la maestosità del Capro Nero era stata perfettamente raffigurata.
    Raziel trascorse le ore successive perfezionando ogni dettaglio, levigando le superfici, e conferendo uno splendore unico allo stemma. Quando il lavoro fu completato, lo contemplò con fierezza e si apprestò ad applicarlo sul proprio elmo d’acciaio.

    Al termine della serata, il giovane aveva compiuto l'arduo compito. Aveva dedicato oltre dieci ore della sua vita in quella fucina, eppure il tempo pareva essersi dissolto in un soffio. Con cura meticolosa, aveva fissato l'emblema sulla fronte dell'elmo e, nel tempo rimanente, si era immerso con dedizione nel perfezionare l’aspetto dell’oggetto finale. Così facendo, si era premurato di garantire un'omogeneità visiva all’elmo, permettendo al simbolo del Capro Nero di emergere con ancora più vigore e maestosità


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]
    Parole 600 su 600
    Scalo 3 lingotti di ferro per creare un emblema del Capro nero da applicare all'elmo in acciaio

    +7 Affinità Capro Nero
    +5 Prestigio
  3. .
    Ottieni:

    Punti esperienza totali: 13 (7 punti base + 1 tratto + 1 bonus pesi + 1 lunghezza + 3 bonus mod)
    Competenza: Resistenza 1

    ----------
    Ottieni:

    Punti esperienza totali: 7 (8 punti base - 2 tratto + 0 lunghezza + 1 bonus mod)
    Competenza: Competenza Legge 5
    Affinità: + 5 Affinità generale

    9 [Punti Esperienza: 11/100] --> 9 [Punti Esperienza: 31/100]

    ---------------

    Ottieni:

    Oggetto: 6 lingotti di ferro
    + 1 punto Albero Qualità

    Denaro iniziale: 51 ori, 10 argenti
    Costo oggetto: 6 pezzi d'oro (1 x lingotto)
    Denaro restante: 45 ori, 10 argenti

    -------------------------

    passo a chiudere come comunicato
    a) Affinità secondo questo schema:
    +5 affinità Capro Nero
    -5 affinità Popolino (è un'affinità generica)
    b) -2 fama
    c) 1 punto Albero Qualità
    d) 1 punto Diplomazia
  4. .
    pegi_got_ridotta

    Raziel ascoltò in silenzio tutte le parole proferite del suo comandante. Per tutto il tempo, lo sguardo del giovane restò fisso sul poco cibo che si trovava nel piatto davanti a lui. Ad ogni nuova parola, ad ogni nuova frase, la rabbia del giovane avvampava come se fosse alimentata dai sospiri di un mantice.

    Le ultime parole di Maegel, quelle dirette direttamente a lui, impedirono al nobile di trattenere le parole e la rabbia. Il sangue gli ribollì nelle vene e tutti i muscoli fremettero.

    “La politica è una guerra che nessuno qui dentro è chiamato a combattere. Mi chiedete cosa penseranno della nostra conquista, ma non so rispondervi. Vedo il passato e posso solo basarmi su quello. Dov’erano le altre città libere quando Volantis abbatteva le nostre mura? ”


    Le mani del giovane strapparono un pezzo di pane come se stessero tirando il collo a una gallina.

    ”Forse, e dico forse, Volantis, in qualità di Prima Figlia, vanta dei diritti che noi altri non abbiamo?” Raziel ebbe un’esitazione e le parole che voleva dire gli morirono in gola.
    Le dita iniziarono a giocherellare con una mollica di pane trovata sul bordo del tavolo.

    “Per come la vedo io, un’eventuale conquista equivale a ripagare il nemico, usando la sua stessa moneta. Potremmo poi barattare Selhorys con un trattato di pace immediato e noi favorevole. Noi siamo stati noi a volere la guerra e non siamo noi a voler espandere la nostra influenza o i nostri territori. Stiamo soltanto riportando la pace a Essos, ma ci serve qualcosa di concreto per trattare. O davvero qualcuno a Qohor pensa che basti ricevere qualche lettera di scuse ben scritta per arrivare alla pace e cancellare la paura e l’odio verso chi ha provato a stuprare le nostre donne e rendere schiavi i nostri figli? Senza un’impresa che lavi l’onta subita, si potrebbe raggiungere lo stesso la pace, ma qualcuno resterà scontento. Qualcuno continuerà a gridare vendetta e il malcontento si insinuerà tra la nostra gente.”

    Dopo aver fatto un profondo respiro, Raziel aggiunse: “Sono stato troppo impulsivo. Ammetto di essere stato punto nell’orgoglio e ho finito per parlare con troppa alterigia. Chiedo scusa a entrambi per il mio sfogo.”

    Il giovane allontanò il cibo da sé, spingendo il piatto in mezzo al tavolo.

    “Maegel, voi parlate di arrivare a una soluzione pacifica, ma ci siamo appena accampati sotto le mura di una città nemica. Questo fatto, già di per sé, non sarà visto come un atto di pace. Visto che mi sono già espresso sulla difficoltà di resistere senza la protezione di posizioni difensive adeguate, consideriamo anche l’aspetto della logistica e dell’approvvigionamento: come vedete, non posso offrirvi che pane e formaggio e siamo arrivati qui solo da poche ore. Tra non molto saremo costretti a depredare i villaggi della zona per racimolare delle provviste. Questo non verrà visto come un gesto distensivo, soprattutto se le nostre azioni sfoceranno in stupri e omicidi. Se vogliamo davvero arrivare a una soluzione di pace, avremmo dovuto restare a casa o, quantomeno, accamparci in una posizione lontana da obiettivi civili. Stare qui è una provocazione, anche se non sfodereremo mai la spada.”

    In definitiva, difendere il pezzo di terra davanti a Selhorys era come cercare di mangiare una minestra con un cucchiaio bucato.

    Le obiezioni alla mia proposta hanno un senso, ma, per il resto, Maegel credo non tenga in considerazione fin troppi fattori. Mi dà l’idea che si stia arrampicando sugli specchi, nel tentativo di non far capire il suo vero obiettivo. Forse dovrebbe ammettere che siamo qui solo per fermare Norvos. Dire alla montagna qui presente che di questa guerra non ce ne frega un cazzo. Che non ci importa degli sforzi fatti da Norvos per difendere i nostri confini, mentre noi pensavamo solo a leccarci le ferite. Maegel vuole imporre la sua visione? Faccia pure. Ci troveremo a combattere sia Volantis che Norvos.

    La mano destra passò dietro il collo e iniziò a massaggiarlo per alleviare la tensione che si stava accumulando.

    “A mio avviso, la mia proposta resta la soluzione più pacifica a cui possiamo puntare, ma non voglio perorare ulteriormente la mia causa. Siamo qui perché siate voi due a decidere la nostra strategia. Finora mi sono esposto solo io. Lo so, i miei toni vi avranno fatto pensare: ecco l’ennesimo nobile viziato che ha letto di battaglie in qualche libro polveroso e ora gioca a fare la guerra. Non è così.” Raziel di sporse in avanti e cercò gli occhi di Maegel, poi quelli del comandante di Norvos . “Ho a cuore la mia città e l’esito di questa missione. Ho ponderato le mie parole prima di dirle, ho scandagliato ogni possibilità, calcolato le opportunità e i rischi con il raziocinio. Ora, mi perdonerete se le ho esposte con il cuore. Ma, se avete ascoltato con attenzione le mie parole di questo pomeriggio e di questa sera, saprete senz'altro discernere il senso logico dalla veemenza, come un buon agricoltore discerne il grano dalla crusca.”
    Raziel prese un generoso sorso di vino che scese in gola rinfrancando le corde vocali, come un fiume attraverso una rovente distesa di sabbia.

    “Adesso, miei signori, mi pongo umilmente in ascolto delle vostre risposte. Da parte mia, mi limiterò a farvi da ospite.”

    La pressione sanguigna e la tensione nervosa si alleggerirono al suono di quelle sue ultime parole. Non era Raziel a dover decidere il da farsi. Si era sbilanciato per cercare di far da paciere tra le due fazioni, ma non aveva un reale potere lì dentro e non poteva che limitarsi ad accettare la loro decisione, qualsiasi essa fosse.
    Un tuffo nel vuoto, visto che nessuno sembrava voler esporre la propria strategia.
    Entrambi si erano limitati a offendersi alle prime parole dette e quel pomeriggio si era rischiato di finire con una bella rissa.

    Sta diventando un giochino stucchevole. Sembra che ci sia solo io qui in questa tenda. Sono l’unico a voler trovare un punto di incontro? Mi sembra di essere stato mandato avanti come si fa con una vittima sacrificale. Un agnello che sale i gradini del tempio, pronto a essere scannato per il giubilo di questi due uomini. Demoliscono le mie idee e l’impegno che metto nel trovare una via di mezzo. Non fanno altro che buttarmi merda addosso o tracannare il mio vino, senza però portare nulla di propositivo. Sai cosa? Vadano a fanculo.


    Le dita gettarono via la pallina fatta con la mollica di pane, poi, riempirono il boccale con il liquore di Lys. Le gambe si allungarono su di uno sgabello.

    Scannatevi. Se la guerra è questo tipo di gioco, dove ci si deve limitare a obbedire a gente che si trova a miglia di distanza, lascio che a giocare siano altri.
  5. .
    Ho editato la scheda perchè mi sono reso conto di non aver mai aggiunto +9pt marzialità del Lvl up da 4 a 5

    Il totale di punti aggiunto a marzialità è di 49, invece dei 40 che avevo in scheda. Ho ricontrollato anche tutti gli spoiler e torna che il numero sia di 49 e non 40. Scusate!
  6. .
    La noia, come un'ombra sottile, si insinuava nella mente del giovane chiuso tra le lussuose mura e i rigogliosi giardini del palazzo di famiglia. Voleva nuove opportunità per mettersi in gioco e per incrementare la propria influenza in seno alla famiglia. Animato da questi propositi, Raziel prese la decisione di confrontarsi con suo zio.

    Forse il capofamiglia dei Danaos poteva avere in serbo un qualche compito adatto a suo nipote. Accrescere la reputazione con suo zio e, magari, guadagnare qualche pezzo d’oro, era una prospettiva più che allettante.

    La porta di quercia qohorik si aprì su stimolo di Raziel. Il giovane entrò in quello che era lo studio personale dello zio. Il cuore pulsante del palazzo. Il luogo dove l’influenza dei Danaos si espandeva fino a toccare ogni anfratto, bottega o commercio di Qohor.

    ”Buongiorno zio” Il doveroso salutò fu accompagnato da un rigoroso inchino. ”Vi disturbo perchè vorrei rendermi utile per gli affari di famiglia. Avete qualche compito da affidarmi? Mi metto a completa disposizione tua e della casata.” Il giovane restò in attesa, speranzoso di non ricevere un no come risposta.
  7. .
    Parlato Alcaarotar
    Parlato Raziel
    Pensato


    La pioggia aveva esaurito la propria forza. Poche gocce bussavano ancora sul vetro appannato delle finestre di palazzo Danaos. Tuoni sempre più lontani facevano eco allo scoppiettio della legna nel caminetto.

    L'entusiasmo giovanile e la pazienza di Raziel si stavano affievolendo al pari delle fiamme che riscaldavano la stanza. La mano del nobile si allungò verso la parete, nel tentativo di combattere il torpore che lo stava attanagliando. Le dita afferrarono un tocco di legno della dimensione di un lingotto di ferro. Con un gesto rapido e deciso, questo fu gettato in mezzo al fuoco. Qualche scintilla lucente svolazzò nell’aria, mentre il legno si adagiava tra i carboni ancora accesi. Un sacrificio che donava nuova linfa al caminetto. La mente del giovane volò sul parallelismo con quanto accade quotidianamente sui gradoni del Grande Tempio.

    “Prima di affrontare l’iter legislativo di Qohor, facciamo un ripasso di quanto detto fino ad ora. Rivediamo quali figure governano la città, focalizzandoci su come le loro posizioni possono essere ereditate o meno.”

    Gli occhi del sacerdote si fissarono su l'esigua pioggia che continuava a scendere dai cupi nuvoloni che dominavano il cielo.

    “Come abbiamo detto il comando politico della nostra Qohor è in mano al Clero. Sono i sacerdoti del Capro Nero che, facendo da portavoci di Dio, amministrano la trinità dei poteri statali: Legislativo, Giudiziario e Esecutivo.”

    L’uomo ribadì che i tre poteri erano amministrati con l’aiuto delle grandi famiglie nobili di Qohor. Il conclave dei sacerdoti era supportato dal concilio degli alti nobili qohorik. Le sette famiglie fondatrici di Qohor, che facevano risalire il proprio lignaggio a Valyria, supportavano il clero cogestendo il potere esecutivo della città: ovvero controllavano l’esercito e la guardia cittadina.

    “Il concilio è formato da sette famiglie. Solitamente è il capofamiglia a possedere un seggio nel consiglio. Di conseguenza si evince che, ereditando i beni di famiglia, si erediti anche un posto nel concilio. Ovviamente, questo avviene solo se si fa parte di una delle sette famiglie. I Danaos, come sai, sono una di quelle sette famiglie. ”

    Il sacerdote fece una pausa. Sembrava come se si stesse dimenticando qualcosa.

    “Indubbiamente, almeno in linea teorica, i sette seggi del concilio degli Alti Nobili potrebbero essere rivendicati dalle famiglie attualmente escluse. Una prospettiva alquanto remota, tanto che quasi non me ne ricordavo. Non si è mai verificato che una delle sette casate sia stata spodestata. Per completezza, è comunque saggio e opportuno che tu tenga presente questa informazione. ”

    La mente del giovane, intorpidita dalle lunghe ore di discussione e dal calore del camino, ebbe improvvisamente un fremito. Il giovane si soffermò sulla possibilità di perdere o guadagnare potere all’interno della nobiltà cittadina.
    I cambiamenti portati dalla guerra con Volantis potevano sgretolare le certezze delle sette famiglie e creare spazio per nuovi interlocutori. Raziel si interrogò sulla possibilità di sfruttare l'occasione per destituire le altre famiglie e rimpiazzarle con altre che potevano entrare a far parte dell’orbita di potere dei Danaos.

    “Ci sono delle leggi o dei passaggi necessari affinché si possa concretizzare una successione del seggio? Cioè, vorrei sapere quali sono le condizioni che permettono ad una famiglia di essere sostituita da un’altra? “

    Il Sacerdote non parlò per qualche secondo, dopo di che, sprofondò sullo scranno e lentamente spiegò al giovane che nessuna legge regolamentava specificatamente quell’aspetto. Essendo un evento che non era mai accaduto prima, non vi erano stati precedenti che avessero reso necessario un regolamento giuridico specifico.

    “Posso solo ipotizzare che se una famiglia dovesse subire perdite sia in termini di ricchezza che di potere, la sua posizione si indebolirebbe inevitabilmente. Questa vulnerabilità potrebbe creare un varco che le altre casate potrebbero sfruttare a proprio vantaggio. Non saprei cos'altro aggiungere.”

    Raziel annuì.

    “Posso solo ipotizzare che se una famiglia dovesse subire perdite sia in termini di ricchezza che di potere, la sua posizione si indebolirebbe inevitabilmente. Questa vulnerabilità potrebbe creare un varco che le altre casate potrebbero sfruttare a proprio vantaggio. Non saprei cos'altro aggiungere.”

    Per concludere la parte che riguardava le cariche politiche a capo di nobili di Qohor, Alcaarotar spiegò che esistevano altri due prestigiosi ruoli ricoperti dall’aristocrazia: il Questore e il Comandante della guardia nera. La prima posizione permetteva, a chi ne possedeva la carica, di far rispettare le leggi emesse dai Sommi Sacerdoti. Fino alla guerra con Volantis, la carica veniva tramandata di generazione in generazione in casa Voeri. Il tradimento perpetrato da questi ultimi, aveva reso la carica vacante e slegata dal possesso di casa Voeri. Non si era ancora deciso come assegnare la carica di questore d’ora in avanti.

    Il comandante della guardia nera, invece, era colui che comandava la milizia cittadina e l'esercito di Qohor. Attualmente era Syran Naerari a detenere quella posizione. Ruolo in cui si era distinto durante la difesa della città, assediata da Volantis e dalla Compagnia Dorata.


    La conversazione vertì poi sull’ereditarietà delle posizioni all’interno del conclave dei Sommi Sacerdoti. La discussione fu breve e concisa in quanto la questione era molto semplice: i quattro sacerdoti a capo del conclave ricoprivano quella posizione a vita. Quando uno o più membri morivano, il conclave si riuniva per eleggere i sostituti.

    “Questo è tutto. Ora che sai come e chi comanda a Qohor, passiamo a discutere, come volevi, dell’iter legislativo di Qohor. Faremo un esempio concreto di decreto legge vigente in città”

    - P.E. base 8
    - Tratto educativo marziale (-25%)
    - 885 parole su 700 minime
    - Competenza Legge 5
    - 8 punti esperienza, Legge 5, Affinità generale +5
  8. .
    ottieni 8pe, legge 3, affinità generale +5
    ottieni 9pe, legge 4, affinità generale +5

    [Punti Esperienza: 84/90] -> [Punti Esperienza: 11/100]

    Level up:
    + 10 Marzialità + 1 Marzialità tratto 3 marziale = 50 + 11 = 60
    +6 vita
  9. .
    Parlato Raziel
    pensato


    Nascosto dietro le altre chiome di Qohor, il sole si era da poco risvegliato.
    I raggi dipingevano nel cielo sfumature rosa, blu e arancioni. La rugiada brillava tra le foglie e i rami, bagnata dalle prime luci del mattino.

    Ylin Saar'kas non aveva aperto bocca per tutta la durata del viaggio.
    La marcia era partita dalla caserma del quartiere centrale, quando ancora la città dormiva. I grandi viali del centro avevano lasciato il passo a strade sempre più spoglie. Vie semplici e funzionali che, oltrepassate le possenti mura cittadine, degradarono pian piano in sentieri sconnessi di fango e terra battuta.

    Le reclute marciavano fuori città al ritmo cadenzato dettato dall’istruttrice. Il rumore dei loro passi, muovendosi all’unisono, echeggiava tra le grandi praterie e i primi alberi. Il limitare della foresta si avvicinava sempre più al plotone in movimento.

    Il braccio di Ylin Saar'kas si alzò di scatto. I primi raggi del sole diedero luce alle perle di sudore, poste sulla pelle d’ebano della donna.

    Il plotone si fermò, ruppe le righe e si disperde intorno all’istruttrice. I comandi che diede la donna furono semplici e diretti: tutte le reclute dovevano imboccare il sentiero che si apriva davanti a loro. Il sentiero si snodava per ventimiglia, formando un cerchio, che avrebbe ricondotto gli uomini in quel punto.

    Il mantello della donna si aprì e una clessidra di legno apparve nell’altra mano.
    Per superare la prova, bisognava percorrere le venti miglia in meno di tre clessidre.


    Ventimiglia a corsa, non dovrebbero essere troppo impegnative. Il tempo basterà?

    Le mani del nobile strinsero i pesi di allenamento intorno alle caviglie. Quando si raddrizzò, vide le reclute già avviate nella foresta: alcuni erano come lepri lungo il sentiero, ricorse dai cani; altri, invece, erano come cavalli al piccolo trotto.

    Il nobile aveva tergiversato ed era rimasto l’unico a non essersi gettato nella gara. Iniziò a correre, cercando di seguire un ritmo lento e cadenzato. Non aveva alcun senso affrettare il passo su distanze così lunghe. Era una verifica sulla resistenza e non sullo scatto.


    Il sentiero in terra battuta era duro come roccia. Nulla ammortizzava il peso dei corridori durante la corsa e il dolore alle caviglie divenne presto un problema comune, soprattutto per coloro la cui velocità di corsa rendeva i colpi al suolo più forti. Nessuno però cedette il passo al dolore.

    La corsa continuava. Le chiome scure delle grandi querce, impedivano al sole di far penetrare i propri raggi. L'aria era gelida e aveva l’odore dolce della rugiada mattutina. Il respiro dei corridori creava continue nuvole grigiastre, che spiravano dopo un attimo.

    Chi, tra le reclute, era partito di scatto, iniziava adesso a risentire della scelta fatta. In più di uno finirono per cedere il passo e il primato della corsa. L’intuizione di Raziel stava già pagando, nonostante fossero passate solo poche miglia.

    I minuti passarono lenti. Una depressione del terreno portò il sentiero a scendere in lieve pendenza. Un toccasana contro la fatica. L’aspetto dell’ambiente circostante mutò in fretta. Fitte piante palustri iniziarono a decorare i lati del sentiero. Lunghi tentacoli d’erba si arrampicavano sui tronchi degli alberi, stritolando il legno come se fossero mani putrescenti spuntate dal terreno. Il profumo della rugiada era solo un dolce ricordo, che aveva lasciato spazio al pungente odore di umidità e muffa.

    Lo splash dei passi sul terreno ne evidenziavano il cambiamento. Pozzanghere e fango ricoprivano il sentiero, come pustule virulente sulla pelle. L’acqua divenne sempre più presente e sempre più alta. In alcuni punti arrivava a bagnar le caviglie, in altri invece: le ginocchia. Improvvisamente, il corridore in testa alla corsa affondò nel terreno fino a trovarsi sommerso nel fango fin sopra la vita. Anche altri lo seguirono e, incuranti della profondità del , si gettarono nel ristagno fangoso. Altri si fermarono prima e rimasero immobili, morsi dai dubbi. Altri ancora, tra cui Raziel, si limitarono ad aggirare la zona melmosa. Allontanandosi dal sentiero, si inoltrarono nel fitto del sottobosco.

    L'erba alta e i pruni graffiavano gli stinchi e i polpacci. Il sudore iniziò a bruciare come fuoco, irritando la pelle viva e lacerata. Raziel avrebbe voluto fermarsi a grattar le parti arrossate e ferite. Purtroppo, la competizione e la voglia di primeggiare, glielo impedirono.

    La scelta, nonostante la puntura delle piante, ripagò Raziel e chi aveva avuto la sua stessa idea. Da ultimo, il nobile si trovò nel mezzo di quello che era adesso il gruppetto di testa.

    Una seconda scrematura non tardò a decimare i concorrenti. Dietro una curva, coperta dalla vegetazione, una dozzina di tronchi divelti si intrecciavano a terra come dita congiunte sul ventre. La corteccia umida e marcia restava attaccata ai tronchi degli alberi con le poche e ultime energie rimaste, come pelle morta esposta al sole cocente del grande mare d’erba.

    Raziel, dando prova di grande equilibrio e avventatezza, si gettò sopra i tronchi caduti, danzando e pattinando sulla superficie pericolante del legno marcescente. La corteccia cingolò e si ruppe sotto il peso del ragazzo, ma non impedì al giovane di mantenne l’equilibrio.

    Altri concorrenti non ebbero la stessa fortuna e finirono per cadere a terra o in mezzo alle voragini creatosi tra i vari alberi caduti. Grida e imprecazioni si levarono nell’aria, spezzando il ritmico suono dei passi in movimento. Per Raziel erano rumori sempre più lontani, adesso che da solo proseguiva nella sua cavalcata trionfale

    Con il vantaggio accumulato, ogni ulteriore sfida fu affrontata con calma e raziocinio.
    A nulla servirono i vari terreni sabbiosi incontrati sul tragitto o i bacini acquitrinosi; Raziel mantenne e, forse, aumentò il proprio vantaggio sulle altre reclute.

    Se mantengo questo ritmo, dovrei farcela. Che poi pensandoci, l’importante è solo terminare il percorso e non arrivare per primo.

    La fatica iniziava a remare contro la competitività del giovane. Se il giovane doveva faticare ancora per molto, avrebbe accantonato le sue velleità di primato. Per avere il plauso della sua istruttrice serviva soltanto raggiungere la destinazione indicata.

    Un raggio di sole colpì lo sguardo del giovane, facendogli abbassare la testa. Il sudore scivolò sugli occhi e iniziarono a bruciare dentro le orbite del nobile. Un’imprecazione riempì l’aria, mentre la manica andava a lavar via il sudore della fronte e dagli zigomi.

    Ma da quando il sole è alla destra? Devo aver già svoltato. A regola, dovrei star tornando indietro. Deve mancare poco. Anche il terreno sembra essere tornato ad essere solido e secco come all’inizio.

    Il morale ebbe una boccata di ossigeno. Ylin non doveva essere troppo distante. Quante miglia dovevano mancare? e quante ne aveva già percorse quel giorno?

    Una fessura di luce fece capolino gradualmente attraverso la densa vegetazione, un segnale inequivocabile che presto gli alberi avrebbero ceduto spazio. Tuttavia, si rivelò un'illusione fugace, un miraggio che si tramutò in realtà solo dopo aver percorso altri millecentoventi passi. Il colore intenso delle foglie cedette lentamente il passo a una distesa più aperta, che permetteva di vedere anche le mura di Qohor in lontananza.

    Le fronde degli alberi si rarefarono fino a svanire completamente. Ylin si trovava a una ventina di passi dal giovane. Raziel la raggiunse e collassò a terra, esausto. Senza uno scambio di parole, gli occhi del ragazzo si chiusero. La stanchezza si tramutò in sonno. Nonostante tutto, aveva sopravvalutato la sua capacità di resistere ad una corsa all’interno della fitta foresta di Qohor.



    Requisiti: Marzialità 5
    Ricompense:Resistenza 1, 7 punti esperienza

    - P.E. base 7
    - Tratto educativo marziale (+25%)
    - Pesi d'allenamento (+25%)
    - 1217 parole su 600 minime
    - Competenza Resistenza Fisica 1
  10. .
    Lo sguardo di Raziel si incupí come il sole calante di Qohor. L’oltraggioso comportamento dei popolani aveva definitivamente stufato il nobile Qohorik.

    Quante pretese per quattro mura. Quanta insulsa audacia, rifiutare la generosa offerta del Danaos. Lo sguardo del giovane nobile si rivolse al suo servo. Le fiamme della rabbia erano dipinte negli occhi.
    Avrebbero pagato con la vita la loro indecisione.

    La mano si serrarono a pugno, mentre la voce tuonò per un’ultima volta:

    ”Siete già riuniti, potete anche decidere adesso. Vi ho onorato con la mia presenza e vi ho donato lavoro, cibo e un posto dove stare. Vi ho benedetti con la protezione di casa Danaos; voi, invece di gratitudine, mi ripagate chiedendomi di rimandare. Ebbene, volete tempo? Ne avrete. Domani tornerò con i miei soldati. Vi aiuteranno a fare i bagagli”
    Il giovane si allontanò a grandi passi, facendo segno ai suoi servi di seguirlo.
    Il tempo delle parole era finito, come anche la pazienza.

    I tempi a Qohor stavano davvero cambiando, se un misero pezzente si permetteva di non obbedire a un nobile, soprattutto se questo gli tendeva la sua mano benevola.

    Rinunciano ai miei doni, ma ne avranno altri al più presto

    Erano stati trattati con il guanto di velluto, ma, visto il rifiuto, avrebbero assaggiato il pugno guantato dall’acciaio.

    Le falcate condussero il giovane fuori dalla proprietà contesa. Le narici sbuffavano come vento sui braceri ardenti.

    ”Crixo, ascoltami bene e segui le mie istruzioni alla lettera. Prendi due dei nostri servi. Domani mattina torna qui. Resta defilato. Non dare nell’occhio. Aspetta che un bambino si allontani dalla sua famiglia. Se non succede, aspetta che ci siano bambini a giocare. Offri a uno di loro una moneta d’argento per un qualsiasi compito. Una scusa plausibile. Vedi tu. Non appena si allontanerà dalla zona, fai sí che i nostri uomini gli spezzino una gamba o peggio. Non deve morire, ma dovete farlo a pezzi. Occhio a una cosa: strappategli qualcosa che possa essere ricondotto al bambino. Un giocattolo, un braccialetto, un pezzo di abito. Qualsiasi cosa che, mostrata, faccia capire a tutti che quella cosa appartiene al bambino”

    L’odio del giovane trasudava da ogni poro. La violenza senza senso nascondeva, però, una sua logica crudele. I bambini non lavoravano, quindi Raziel non avrebbe intaccato la capacità produttiva del luogo che voleva acquistare. Inoltre, brutalizzare una creatura innocente, psicologicamente, era un colpo assai più duro per il morale di quegli uomini.

    ”Manda altri due uomini a pescare tra i tossici che si trastullano tra le case da fumo. Un derelitto umano. Prelevatelo e mettetegli addosso l’oggetto che avete prelevato dal bambino. Voglio che torniate da quei pezzenti. Portati uomini armati. Devi incutergli timore reverenziale. Voglio che, a nome mio, tu gli comunichi quanto segue. Usa le mie stesse parole”

    Il petto si gonfiò alla ricerca della tranquillità perduta. L’aria insalubre della zona aumentò l’acredine verso quei miserabili.

    ”Mentre studiavano questa zona sul campo, gli uomini di casa Danaos hanno visto e catturato l’aggressore. Gli hanno trovato questo addosso. Qui gli mostri quanto sottratto dal bambino. Abbiamo pensato che voleste giudicarlo e condannarlo voi, piuttosto che un tribunale.
    Avete rifiutato la protezione dei Danaos e Dio vi ha punito. Cedete le case e cose come queste non accadranno più”


    Raziel si girò verso il contabile di famiglia.

    ”Tu, prepara i fogli di cessione degli edifici e segui gli uomini domani. Scrivi chiaro che acquistiamo le case per il reale valore di mercato. Ovviamente, non gli daremo nulla, ma firmeranno che abbiamo pagato. Non voglio beghe in futuro. Se qualcuno si lamenterà, sará la sua parola contro un pezzo di carta ufficiale. Assicurati che tutti firmino, se qualcuno non lo fa, metti tu una X. Per quelli che non firmano, comunica ai miei uomini di buttarli in mare.”

    Rivolgendosi ora a entrambi i servi, aggiunse

    ”Tornate a fare rapporto quando avrete finito. Non voglio intoppi. Assicuratevi che domani io abbia i fogli di acquisto di tutte le proprietà. ”

    [spoiler_tag][/spoiler_tag]660 parole
  11. .
    mercante
    Parlato Raziel
    Pensato


    Il cuore di Qohor brulicava di vita. Erano centinaia i credenti che, sciamando tra le strade della città vecchia, si dirigevano verso il Grande Tempio. Doveva essere giunta l’ora del prossimo sacrificio animale.

    Raziel, avvolto nel suo kaftano sabbia, si stava dirigendo verso il grande mercato orientale. Come un salmone, provava a risalire la corrente fatta da orde di anime devote.

    Mentre scivolava tra le onde dei credenti, il giovane si portò il colletto dell’abito fin sopra il naso. Disperazione e povertà appestavano l'aria, un morbo che il nobile non voleva contrarre.

    Il passo aumentò fino a quando, svoltando un ultimo incrocio, si ritrovò tra le botteghe e bancarelle del mercato.

    I devoti avevano lasciato il posto a mercanti dalle vesti variopinte. L’odore di malcelata miseria era stato sostituito dal profumo di spezie.

    La sguardo del giovane si riempì nel caleidoscopio di tessuti, abiti e merci, accatastate sui banchi e pensili.

    Se avesse avuto più tempo a disposizione, Raziel si sarebbe fermato volentieri, perdendosi nel dedalo di quei negozi traboccanti di tessuti.

    Ecco le fucine

    Il fumo acre delle fornaci in funzione preannuciò l’ingresso nella parte produttiva del mercato.
    Lingotti e opere in ferro battuto erano in mostra nella parte anteriore delle botteghe. Sul retro, si intravedevano i fabbri e gli artigiani lavorare i metalli grezzi.

    Un cigolio al vento, attirò l’attenzione di Raziel. Un’insegna in ferro, attaccata al muro, riportava “Hoat”. Il giovane capí di essere arrivato davanti la bottega del più frequento armaiolo di Qohor.


    ”Vorrei che realizzaste due emblemi da incastonare in una spada e in un elmo”
    Il volto di un fabbro, crepato dall’etá e dal fuoco, apparve da sotto il bancone.
    ”Ragazzo, gli emblemi non sono merce che teniamo a inventario e, come me, anche tutti gli altri fabbri non sapranno aiutarti. Fammi avere un disegno degli emblemi che vuoi e te li realizzo in qualche settimana” Raziel alzò il sopracciglio, incredulo per la brutta notizia. ” Due settimane per mettere una patacca? E quanto mi verrebbe a costare?”


    Gli occhi del vecchio si riaccesero, come se fossero scintille sotto la cenere

    ” I tempi sono questi e sono più che onesti. Ti sfido a fare o trovare di meglio.” L’uomo mostrò i denti o, meglio, quel che rimaneva. Voltando il volto di quaranta gradi a destra, sputò per terra. Ci riuscí senza aprire bocca. Lo sputo volò a terra, passando tra la fessura dei denti andati. ” Per il prezzo, non meno di 20 monete d’oro”

    La risata amara di Raziel ammutolí il fragore dei martelli sulle incudini.

    ”Dammi sei lingotti di ferro. Fanno sei ori giusto? Con solo questi e cinque giorni di lavoro, sono certo di fare meglio”

    Il vecchio fabbro si incupí come un pezzo di acciaio brunito. Da sotto il bancone tirò fuori una cassa con otto lingotti di ferro. Ne tolse due e gettò
    il resto verso il nobile.

    ” E le capre volano. Dammi i miei sei ori e levati dalle palle”

    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Scalo 6 ori per avere 6 lingotti di ferro
  12. .
    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Ottieni:

    Punti esperienza totali: 8 (5 punti base - 1 tratto + 1 lunghezza + 3 bonus mod)
    Competenza: Legge 2
    Affinità: Affinità generale +5

    76 +8 =84/90
  13. .
    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Ottieni:

    Punti esperienza totali: 6 (5 punti base - 1 tratto + 0 lunghezza + 2 bonus mod)
    Competenza: Conoscenze religiose 3
    Affinità: +5 affinità culto del Capro Nero


    70/90 -> 76/90
  14. .
    Fratello Alcaarotar
    Parlato Raziel
    Pensato



    "Poiché abbiamo parlato di nobiltà, credo sia giunto il momento di spiegare cosa sia il diritto familiare e come questo si applichi a Qohor.”

    Ormai completamente asciutto, Fratello Alcaarotar spostò la sedia un po’ più distante dal camino. Fuori la pioggia aveva diminuito la sua irruenza, continuando però a scendere tra i palazzi e i giardini del quartiere nobiliare.

    "Ebbene. Per parlare di diritto familiare, bisogna prima spiegare cosa sia la famiglia in ambito giuridico. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto a essere protetta da Dio, dalla società e dalla legge.
    Davanti alla legge, come detto, ogni individuo ha gli stessi diritti. Non ha però le medesime necessità. Per questo motivo, il diritto familiare si applica principalmente per i ceti sociali abbienti. Gli abitanti più umili di Qohor non hanno la preoccupazione di dover ereditare beni o gestire le relative controversie patrimoniali.”


    Raziel annuì prima di rispondere al proprio insegnante. Voleva provare a spiegare il concetto con parole sue, per confermare di aver capito.

    "Il diritto di famiglia si applica a tutti in teoria. In pratica si applica solo a chi ha la possibilità di tramandare o ereditare beni o proprietà. Se vogliamo semplificare è un tipo di diritto che si applica alle famiglie nobili.”

    Fratello Alcaarotar alzò gli occhi, dondolando la testa lentamente. Una smorfia si aprì sul viso del sacerdote, mentre rifletteva su quanto fosse corretto l’intervento di Raziel.

    "Se semplifichiamo è come dici tu. Se però vogliamo essere corretti,dobbiamo specificare che anche artigiani o mercanti potrebbero avere delle proprietà o dei beni che devono essere tramandati da una generazione all’altra. Ovviamente, sono i nobili i beneficiari maggiori di questo tipo di leggi. Prenderemo quindi la tua posizione per spiegare, nel concreto, quali siano le norme e come si applicano.”

    Il sacerdote schiarì la voce e cominciò ad elencare le norme che regolavano il diritto familiare. A Qohor, vigendo l’eguaglianza dei sessi, i diritti di successione si applicavano ad entrambi i sessi. Uomini o donne agli occhi della legge e di Dio, godevano della stessa importanza.


    "A prescindere dal sesso, il primo genito eredita tutto il patrimonio familiare. Il tuo caso è esemplificativo e ci permette di comprendere bene cosa sia la primogenitura. Tuo nonno, che il Capro l'abbia in gloria, era il vecchio capofamiglia di casa Danaos. Alla sua morte, i beni della famiglia sono passati a tuo zio, il primogenito. Tuo padre, in qualità di secondo e ultimo figlio, non ha avuto diritto di ereditare le fortune di Casa Danaos. Tu, come primogenito di tuo padre, non avresti diritto a succedere a tuo zio. Ovviamente, questo si applicherebbe solo se tuo zio avesse generato degli eredi. Ora, dal momento che non hai cugini, tuo padre è il primo erede di tuo Zio. Tu, di conseguenza, sei il secondo nella linea di successione di famiglia. ”

    Raziel annuì. Era stato cresciuto per assolvere a quel compito. Anche se non avrebbe saputo spiegare la primogenitura con i termini tecnici usati da Alcaarotar, aveva ben chiaro come funzionava l’eredità di famiglia.

    "Quasi dimenticavo. Non è il vostro caso, ma, in presenza di figli bastardi, questi non godono degli stessi diritti dei figli legittimi. I bastardi, per la legge qohorik, non possono ereditare a meno che il genitore non legittimi la sua nascita.”

    "Quindi se mio zio legittimasse un immaginario figlio illegittimo, mio padre e io usciremmo dalla successione. No, aspetta, mi correggo: scaleremo di una posizione. Mio padre diventerebbe il secondo e io il terzo erede. Mi chiedo cosa potrebbe succedere se mio zio riconoscesse me, come suo figlio putativo. Potrei succedergli direttamente?”

    Il sacerdote scoppiò in una risata fragorosa. Le mani si strinsero sul grembo, come se volesse impedire che scoppiasse.

    "Davvero divertente. La tua ambizione è ammirevole, ma non so se la tua idea sia fattibile. Dovrei ragionarci con calma. Beh, quello che posso dirti è che questo potrebbe essere un caso da sottoporre al giudizio del tribunale. è proprio in controversie simili a queste, che si applica l’iter legislativo e si arriva al cospetto dei sacerdoti. ”

    Raziel si affrontò a rettificare. Le parole che aveva usato potevano, anzi, erano controverse. Aveva espresso la prima cosa che gli era passata per la testa e, consciamente, non voleva insinuare nulla.

    "Parlavo in via ipotetica. Non era mia intenzione farvi intendere che avevo interesse in quel tipo di ipotesi. Sarei invece interessato a sapere come funziona l'iter legislativo in generale. quindi non applicato al diritto familiare”
    [spoiler_tag][/spoiler_tag]
    - P.E. base 8
    - Tratto educativo marziale (-25%)
    - 700 parole su 700 minime
    - Competenza Legge 4
    - 8 punti esperienza, Legge 4, Affinità generale +5
  15. .
    Parlato Raziel
    pensato


    Pazzo bastardo. Chi sarei io? L'unico qui con un briciolo di intelletto e buone maniere.

    Nel tragitto di ritorno dal campo di Norvos, Raziel ripensò alle parole che Tregar Voort gli aveva rivolto. La rabbia, non ancora sopita, sbiancava ancora le nocche delle mani poggiate sulla sella. Maegel aveva rimandato l’incontro a quella notte, anticipando il giovane dal far volare parole grosse.

    Avevo chiesto a Maegel un incontro. Potevamo discutere delle possibili intenzioni Norvos e arrivare preparati. Maledizione, hanno attaccato senza di noi, era probabile che non desiderassero una soluzione pacifica. Avremmo potuto arrivare oggi con una proposta che accontentasse tutti. Invece, non mi ha considerato e mi ha negato il colloquio. Siamo arrivati impreparati e , nel tentativo di tenere le fazioni unite, potrei aver parlato a sproposito. Dovevo starmene zitto? No, Maegel non doveva lasciarmi all’oscuro della sua strategia. Avremmo potuto gestire meglio l’incontro.

    Lo sguardo di Raziel si perse sull’orizzonte erboso che circondava Selhorys, a nord e a est della cinta muraria. Una terra vasta e aperta che, all’apparenza, offriva ben poche protezioni naturali per gli eserciti di Qohor e Norvos.

    Vedo questa distesa d’erba e mi chiedo in che modo Maegel intende difenderla. Vuole rafforzare il fronte, ma non lo vede anche lui che non c’è alcun fronte da difendere? Ho ricevuto anche io l’ordine di raggiungere una soluzione diplomatica, ma all’atto pratico non è fattibile. Non possiamo aspettare e pensare di difendere un territorio così esteso. Non so cosa pensare. Maegel non mi ha dato l’idea di essere uno sciocco, forse mi sfugge qualcosa. Staremo a vedere. Stasera, sicuramente, spiegherà cosa ha in mente.

    I dubbi di Raziel vennero interrotti dall’arrivo al campo Qohorik. Tutti i membri della delegazione si separarono e Raziel si diresse verso i propri uomini.

    "Montate la mia tenda e preparate la cena. Stasera ospiterò i comandanti di entrambi gli eserciti. Cucinate il meglio che abbiamo da offrire e stappate tre bottiglie di liquore di Lys. Voglio che decanti a dovere, quindi aprite le bottiglie almeno mezza clessidra prima dell’arrivo degli ospiti.” Raziel proseguì, impartendo gli ordini per la serata. "Durante la cena tre uomini saranno dentro la tenda e serviranno me e i miei ospiti. Il restante di voi sará fuori a fare la guardia. Nessun’altro deve avvicinarsi o interferire. Desidero che tutti voi indossiate l’armatura. Chi starà fuori, dovrá essere armato. Chi serve, no. Quando avrete montato la tenda, assicuratevi che dentro siano messi bene in mostra gli emblemi della nostra casata.”

    Dopo aver dato istruzioni a Coltaine e ai restanti uomini di casa Danaos, Raziel si allontanò per non intralciare i preparativi che occorrevano per l’incontro di quella notte.

    —-

    Raziel si era risvegliato dopo qualche ora passata a dormire su un giaciglio improvvisato. Aveva trovato un sacco di juta da usare come cuscino e un carro dove rifugiarsi. Una soluzione spartana, che però fu balsamica per le membra stanche del nobile.

    Un soldato venne a riferire che la tenda era pronta, così come l'apparecchiatura e gli abiti per la sera. Raziel ringraziò, si alzò dal suo giaciglio e si diresse verso la tenda.

    Mentre camminava, si figurava nella sua mente quali sarebbero state le obiezioni dei due comandanti e quali le sue possibili risposte. Lo scambio di vedute, prodotto dall’immaginazione del giovane, si susseguiva freneticamente come un’intricata partita a cyvesse.

    Dopo essersi lavato e vestito, Raziel prese posto su uno dei tre scranni preparati per l’incontro. Di sfuggita vide passare il cibo che gli sarebbe stato offerto quella sera.
    Un pugno colpí il bracciolo in legno, producendo un suono sordo. Dopo quasi cinquanta giorni di viaggio, il meglio che si potesse offrire per cena era pane secco, carne essiccata e un po’ di formaggio.

    Da fuori l’ingresso della tenda, una voce possente attirò l’attenzione di Raziel. I lembi delle tende si divaricarono bruscamente e il comandante di Norvos entrò senza fare complimenti. Per un istante Raziel si chiese se la sua tenda fosse abbastanza alta per contenerlo.

    L’Alto Sventratore di Norvos pretese da bere ancor prima di salutare il suo ospite. Raziel, indispettito, cercò di non dare peso alle maniere grette del comandante. Gli usi e costumi a Norvos erano, evidentemente, poco evoluti. Il giovane nobile aveva tutta l’intenzione di assecondare l’ospite straniero, per tentare di ammorbidirne la posizione strategica. Preferí quindi non tener di conto l’etichetta corretta e, con un cenno delle dita, acconsentí a che si versasse da bere al nuovo arrivato.

    Le richieste di Tregar Voort non terminarono però con il vino e, anzi, si fecero piú incalzanti. Al giovane anfitrione vennero chieste delucidazioni sulla strategia che lo stesso Danaos aveva espresso quel pomeriggio.

    "Vorrei aspettare di essere al completo prima di parlare della guerra, ma credo di poter rispondere, senza aggiungere altri concetti rispetto a quanto già espressi di fronte a Maegel .” Il giovane rimase pensieroso per un attimo, cercando le parole più corrette per spiegarsi. “Nessuno ci dice che gli eserciti di Selhorys non torneranno, ma la verità è che, a quel punto, per noi non avrá alcuna importanza. Infatti, quando e se lo faranno, noi saremo al sicuro tra mura di pietra alte e solide. Loro, invece, saranno in mezzo a un prato, esposti e senza protezione.”

    Raziel versò il liquore nel proprio calice, poi ruotò il polso per capire se l’alcol avesse decantato a sufficienza.

    "In questo momento siamo noi quelli che hanno il culo all’addiaccio. Se domani fossimo attaccati, potremmo solo difenderci dietro qualche carro o barricata di fortuna. Non possiamo restare qui a lungo, quindi sono d’accordo con voi”

    Con una mano Raziel indicò al comandante di prendere posto a sedere. Nel mentre, con l’altra, ordinò che fosse portato del cibo in tavola.

    " Credo che la cosa migliore sia prendere Selhorys. Assediare la città richiede tempo. Le mura sono alte e spesse, e la città è enorme. Il tempo per prenderla sono certo che sia troppo. Purtroppo il tempo è una delle risorse di cui non disponiamo. Mettiamo che sia come dici tu: Volantis è in arrivo e lo fará tra una settimana o due. Non solo non saremo in grado di assediare la città, ma ci troveremo a fronteggiare gli eserciti di Volantis e Selhorys contemporaneamente. Verremmo accerchiati e dispersi. Da predatori, diventeremo prede. Non so te, ma io non ci tengo a combattere e morire per difendere una inutile zolla di terra. ”

    Il giovane assaggiò il liquore e pensò a quale peccato fosse, berlo con del cibo così insulso.

    "Controllare Selhorys e il suo porto ci permetterebbe di difenderci egregiamente. Potremmo rafforzare la testa di ponte qui a sud e ricevere comodamente rifornimenti via nave e via terra.”

    Ripensando alle parole della montagna di Norvos, Raziel ebbe una folgorazione. Un’idea semplice, ma geniale stava prendendo forma. Puntò lo sguardo diritto verso quello del suo ospite. Voleva vedere la reazione dell’uomo a quanto stava per dire.

    “Ripensando a quanto mi hai detto adesso, non posso che ammettere di aver trovato della saggezza nelle tue parole. Mi ha tolto le parole di bocca. Dobbiamo ‘ingolfare’ l’esercito di Volantis. Uno dei motivi per cui dovremmo offrire a tutti i cittadini la possibilità di lasciare Selhorys è semplice. Dobbiamo ingolfare la ritirata delle loro armate. Un esercito che si porta dietro migliaia di profughi, impiegherà molto tempo a tornare a Volantis. Donne, vecchi e bambini; renderanno la marcia un vero inferno. Ci farà guadagnare tempo, rubandolo al nemico. Potremmo, così, avere tutto il tempo di organizzare la difesa e la logistica della città”

    L’uso improprio di quella parola, aveva creato per Raziel un gran bell’amo. Uno spunto a cui il giovane non aveva pensato, ma che però rischiava di essere diabolicamente efficace.

    Credo volesse dire gonfiare e non ingolfare. Non deve essere molto sveglio. Posso manipolarlo. Forse. Quello che è certo è che, anche se non si è reso conto di nulla, mi ha offerto una soluzione geniale

    " Immagina poi se i profughi di Selhorys, lungo il loro tragitto, incontrassero l’esercito di Volantis diretto qui. Oltre a rallentarne la marcia, costringerebbe quest'ultimo a privarsi di cibo e acqua.” Raziel si fermò ad indicare le pietanze sopra la tavola. "Dopo cinquanta giorni di viaggio, il meglio che posso offrire stasera è un po' di pane secco e del formaggio. Per fortuna abbiamo questo liquore. Onoriamolo con un brindisi generoso. Alla tua”

    Raziel alzò il calice in aria, aspettando che il commensale facesse altrettanto. Portandosi il calice alle labbra, le inumidì senza però bere. Non era il caso di rischiare di ubriacarsi poco prima della riunione.

    "posso offrirti solo questo e pensa che noi non abbiamo dovuto sfamare alcun profugo. Se le armate di Volantis dovessero spartire il poco cibo con tutti gli abitanti di Selhorys, l’esercito nemico potrebbe giungere qui sotto le mura già affranto e affamato. I loro uomini non avrebbero i mezzi o il morale per cingerci d’assedio. Noi, d'altro canto, avremmo tempo e modo per ricevere rinforzi e rifornimenti dalle nostre due città. ”

    La mano del giovane si levò nell’aria, ordinando che fosse portato altro cibo e liquore per il comandante di Norvos.

    " Inoltre, ora che mi ci fai pensare, la migrazione degli abitanti potrebbe prosciugare le risorse di tutte le città e i villaggi che si trovano tra qui e, come la chiamano? Ah si, la Prima figlia. Decine di migliaia di anime affamate inizierebbero a invadere le terre di Volantis in cerca di un pezzo di pane. Nelle città scoppierebbe il caos. Sarebbero come cavallette in un campo di grano: creerebbero distruzione, disordini, carenza di cibo e, di conseguenza, altri nuovi migranti. Si innescherebbe un effetto domino che, espandendosi a macchia d’olio, colpirebbe tutte le terre controllate dal nemico. Potremmo mettere in ginocchio la loro capacità di reperire cibo e risorse. Volantis potrebbe non essere più in grado di mantenere attivo l’esercito e noi avremmo vinto senza muovere un muscolo.”

    Il pugno battè energicamente sul tavolo apparecchiato.

    "Ti ringrazio per aver suggerito questa soluzione. Gran merito del nostro successo, potrebbe dipendere dal consiglio che hai offerto. Direi, se sei d’accordo, di aspettare il comandante Maegel e esporgli quello che è emerso da queste due chiacchere. ”

    Raziel provò a coinvolgere il comandante di Norvos, suggerendogli il fatto che gran merito del piano fosse opera sua. In realtà, anche se per errore, era davvero stato l’artefice di quella possibile strategia.

    Se riuscisse a gonfiare il suo ego, potrei farlo desistere dall'attaccare e potremmo portarlo dalla nostra parte

    Condividere il merito di quel piano, avrebbe intaccato il prestigio personale di Raziel, ma, allo stesso tempo, avrebbe offerto al nobile la possibilità di portare Norvos nella direzione voluta. Si era creata l’opportunitá di fare fronte comune e, così, provare ad appianare le divergenze tra i due alleati.

    Adesso non è importante chi riscuote maggiori meriti. Conta soltanto il modo in cui si porta avanti la campagna militare. Dobbiamo vincere e farlo nel minor tempo possibile.



    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Non ho trovato info sulla geografia di Selhorys. Mi sono basato sulla cartina di essos trovata sul forum. Spero vada bene

    Freene Non so se "ingolfare" fosse un refuso di "gonfiare". Io l'ho provato a sfruttare. Anche qui, spero vada bene.

    Parole 1808
88 replies since 16/10/2023
.