Votes given by »S«

  1. .
    Vidya Bolton• 30 gennaio 286 • Città delle Tombe -Studio di Lord Dustin• Tramonto


    "E sia." -il Dustin sembrava infine convinto -"Contatterò Lord Flint. Voi scriverete a Lady Elysa e farete in modo che i Mallister partecipino a questo....incontro."
    Aveva roteato gli occhi al cielo ma Vidya aveva ottenuto la sua vittoria.
    "Considerando le tempistiche di spostamento, direi che possiamo aspettarci siano qui intorno al 16 del secondo mese dell'anno. Inutile dirvi che Casa Dustin e Città delle Tombe vi ospiteranno con piacere per queste due settimane che ci separano dal grande giorno."

    CITAZIONE
    Vengo prestissimo a darti tutte le indicazioni necessarie, compresa Josephine che sta tornando!
    Intanto ti lascio le ricompense.

    10 punti esperienza base + 10 punti lunghezza -0 post sotto le 300 parole + 5 mod + 3 interazione + 3 punti per ritardo subito (i tuoi fatti sono stati comunicati)= TOTALE 31 PUNTI ESPERIENZA
    3 punti Diplomazia
    +5 Prestigio
    +3 Fama
    Affinità Mallister +5
    Affinità Dustin +1
    Affinità Flint +1
    Affinità Stark +5
    Affinità (fanatici o eretici o sentiero luminoso...insomma quella che hai segnata per sti tipi strani) -3
    Tratto Riflessiva
    CODICE
    <span>[IMG]https://encrypted-tbn2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRAYUd4QVcbMLIHlhCdGx5utfuo4_zutDof4AUO-u147LKrSft8ZRez4A[/IMG]<p><b>Riflessivo</b>
    Descrizione: Il PG dedica molto tempo all'introspezione e al ragionamento
    <i>Effetti Immediati</i>: +1 a tutti i parametri, Non hai il tratto ‘Impulsivo’</p></span>
  2. .
    Vidya Bolton• 30 gennaio 286 • Città delle Tombe -Studio di Lord Dustin• Tramonto


    Lord Dustin si passò ancora una volta una mano sulla barba ispida, contemplando le parole uscite dalla bocca di Vidya. L'atmosfera nel piccolo studio era carica di tensione, e la gravità delle implicazioni pesava sulle spalle di entrambi. Volenti o nolenti, quella era una situazione che doveva essere affrontata e non si poteva sperare che fosse il popolino a farlo.
    "Sarò onesto con voi, Lady Vidya" la voce era roca, come se fosse appesantita improvvisamente da qualcosa.
    "Da una parte mi rendo conto che le vostre parole espongono una situazione che non può essere liquidata facilmente. Essa, ammetto, è più intricata di quanto ognuno di noi avesse potuto immaginare inizialmente."
    Tossì
    "Ma dall'altra, non posso neanche rimanere in attesa di qualche spiraglio che potrebbe mai giungere...Se Lord Jason Mallister fosse coinvolto in qualche modo, abbiamo il dovere di affrontare la questione con serietà e determinazione."
    Lord Dustin fece una breve pausa, le dita tamburellando leggermente sul tavolo.
    "Apprezzo la vostra breve lezione di botanica, Lady Vidya...e capisco il senso dietro la figura della radice...ma lasciate che vi racconti una breve storia, una di quelle che mi porto dietro da molti, molti anni. Quando ero giovane vi era un cavaliere al mio fianco, si occupava di tenermi al sicuro e di tanto in tanto avevamo la possibilità di confrontarci con la spada e con l'arco. Era più di un semplice e devoto soldato di Casa Dustin, era un vero amico. Un giorno, ancora non riesco a spiegarmelo, una banale ferita sulla caviglia ne comportò una profonda infezione che poté essere curata solo con l'asportazione da parte del Maestro dell'intero piede. Una terribile perdita ma almeno il peggio era stato scongiurato. Passarono poco meno di due mesi e la salute di Ser Allewn peggiorò, con l'infezione che in qualche modo si era aggrappata all'intero arto destro. Il Maestro consigliò a quel punto di portar via l'intera gamba. Un'attività a cui non voletti assistere ma gli Antichi Dei avevano buon riguardo per chi aveva operato nel giusto come Ser Allewn. Riuscì ad usare perfino delle stampelle di legno e continuare a vivere per altri circa cinque mesi...Poi, questa malerba, come l'avete chiamata...trovò altro a cui appigliarsi. Beh, sembrate essere una donna perspicace, non serve continui.
    No, Lady Vidya, ci sono passato e per esperienza sappiate che non tutte le cose possono essere estirpate alla radice, pensando di risolvere la situazione...quando qualcosa si diffonde...solo il fuoco può portare beneficio...ora è da capire quanto questa eresia si sia diffusa."

    Smise di tamburellare.
    "Tuttavia, la giustizia richiede prove, e prima di condannare dobbiamo esaminare attentamente ogni dettaglio. Un'indagine approfondita, condotta con imparzialità, è necessaria per stabilire la verità. Questo vorrebbe il nostro Lord Stark."
    Quando il discorso si spostò sulla proposta diplomatica della Lady Vidya, il Lord alzò leggermente un sopracciglio, riflettendo. "Una missione diplomatica potrebbe essere la chiave per risolvere questa crisi senza dover ricorrere alla guerra. Dobbiamo cercare la verità e, nel contempo, evitare di precipitarci in conclusioni affrettate che potrebbero portare a un conflitto aperto. Allo stesso tempo, Lord Flint non è uno sprovveduto."
    Aprì e chiuse la mano sinistra un paio di volte.
    "La vostra prospettiva è preziosa e sono disposto a considerare la via della diplomazia che avete citato, ma solo se questa via porti ad avere Lord Mallister in questa sala, esattamente di fronte a me, dove dovrà rispondere di quanto accusato. Mi assicurerò della imparzialità della situazione ed eviterò che Lord Flint richieda la testa del Lord o della figlia...al cui proposito, spero che anche lei venga condotta qui...tutte le domande devono trovare risposta, anche se queste potrebbero non piacerci."

    Errore mio, dovevo passare ieri a coprire Fre, scusa!

    Allora, il Lord potrebbe venirti incontro nella via della diplomazia...ma alle sue condizioni. Vuole che Lord Mallister e Josephine vengano portati al suo cospetto.


    Parole: 589

    Termine: 29/1
  3. .


    A tutti noi, giocatori e giocatrici del GOT-gdr

    vi ringrazio per aver scelto di passare anche questo 2023 insieme a noi.
    L'ultimo anno è cominciato col botto, con l'uccisione di Lionel e Luthor per mano di Red; perdere due pg a cui eravamo affezionati e farlo on game per mano di un altro giocatore è stato uno shock un po' per tutti e ha portato strascichi e risentimenti non troppo semplici da gestire. Però è stato straordinario vedere il coraggio con cui avete affrontato la situazione da tutti i punti di vista. E non siete stati gli unici a lasciarci! Cosa dire del povero Doran, primo e forse unico caso di pg ucciso in moderazione dallo staff? Quanto è stato emozionante vederlo provare a fuggire e a caricare di fronte all'inevitabile fine?
    Chapeau anche a Lyanne e Philipp che hanno preso in mano le redini di una capitale incasinata e stanno cercando di salvare il salvabile nonostante la situazione non sia affatto semplice. Quanto sono cresciuti i nostri personaggi dall'inizio del GOT ben 8 anni fa?
    Vicben si è sposato, Lily quasi.
    Aconé ha ucciso per la prima volta.
    Guardate in quanti sono diventati Lord! Osmund, Vicare, Edwin...
    Leonard è pronto a rivoltare il continente con le sue alleanze.
    E che impatto hanno sulla guerra in Essos le decisioni di Lotarq ed Alexandros...
    Osservate che personaggi siete riusciti a creare e quanto sono belle le loro rotondità: il duetto di similitudini e differenze tra Vidya e Josephine, l'evoluzione di Corinna che è diventata molto più di una cavaliera, il cammino dell'eroe di Himra (se non vi sto nominando è perché siete tantissimi e purtroppo non riesco a leggere tutti come vorrei).
    Abbiamo visto l'ingresso anche di tanti nuovi giocatori quest'anno che si stanno rivelando ottimi elementi. Il mio cuore batte per Eivor oramai, lo sapete, ma complimenti anche a tutti gli altri! Ascolto i vostri moderatori anche quando non leggo le vostre role e so che questo 2023 ci ha portato carne fresca di ottima qualità.

    Se il 2023 ON game è stato ricco di avvenimenti, quello OFF non è stato da meno.
    Con l'assenza di Ila (<3) a gestire i malumori e le rimostranze è rimasto lo zoccolo duro dello staff e questo ha portato ad attriti più decisi in alcune circostanze, eppure mi riempie di orgoglio vedere come siete riusciti a mettere da parte le esigenze personali a favore di una visione comune.
    Grazie per la fiducia che ci continuate a dare, per i feedback gentili, la pazienza di sopportare gli errori e la maturità di accettare decisioni che non vi piacciono.
    Davvero grazie.
    Quando questo non è stato possibile, nell'unica occasione in cui siamo dovuti ricorrere al ban, è stato un ban molto pesante per il forum e per me personalmente. Avere il Concilio e la Corte stretti attorno a me è stato fondamentale e non finirò mai di ringraziarvi per questo.
    Lo so, dico e ripeto sempre che il GOT è solo un gioco, ma come si chiama un gioco a cui dedichi ogni giorno tempo ed energie? Come si chiama quando Paky ed Azama iniziano a punzecchiarsi e a me viene da sorridere, oppure Black si sposa ed io sono sinceramente felice per lui?
    Il GOT in questi 8 anni mi ha dato conoscenze, amici e un pezzo di famiglia.
    Grazie per questo 2023.

    Un 2023 che è stato l'anno, infine, in cui abbiamo salutato il nostro founder, Devil.
    Ogni dio vecchio e nuovo sa quante volte ci siamo scontrati e quanto il suo latitare negli ultimi tempi fosse diventato un problema da gestire per la sottoscritta. Eppure confesso che quando la vita e i suoi mille impegni lo hanno portato a chiudere questo capitolo di vita, la lacrimuccia m'è scesa.
    Con Devil se ne sono andate le fondamenta del GOT, lo spirito con cui è sorto e la passione (anche se ballerina) che ci ha regalato indimenticabili avventure.
    Porterò avanti il suo progetto con orgoglio fino a quando avrete voglia di condividere il vostro tempo con me.

    Vi voglio bene,
    Freene


  4. .
    Ritengo che questa modifica dell'organico in staff sia piuttosto "epocale" da meritare una comunicazione ufficiale qui.
    (Sperando nel frattempo di non aver fatto un disastro e cancellato il forum).

    Primo annuncio
    Innanzitutto, per la prima volta in 4 anni, accogliamo un nuovo membro nel Concilio Ristretto!
    Albi_96 ti sei guadagnato un posto a tavola! Hai dimostrato negli anni una passione, una cura e una lealtà alle persone che lavorano e giocano in questo forum che ha davvero pochi eguali. Non potevi non salire in sala comandi. Come Robb, Ila, e me prima di te avrai un ruolo ben preciso nella gestione delle cose grosse del forum.
    Ma di questo ne parleremo meglio nei prossimi giorni, per ora congratulazioni!!!

    Secondo annuncio
    Con la dipartita (figurata grazie al cielo) di Devil, è giunto il momento per me di mettermi in capo quella corona che è al contempo tanta responsabilità e tanto orgoglio. Sarò il vostro Mattarella <3


    Terzo annuncio
    Ed in effetti...
    Robb_Stark tu sei il peggior master che abbia visto qui <3 Moderi in ritardo, incasini le trame, ti dimentichi di rispondere alle persone, un disastro e ti ho rimesso a masterare le introduttive, MA... (sì c'è un ma)...
    Sei in assoluto la colonna portante del Got per come è oggi. Non soltanto il fautore ed il manutentore dello scheletro che regge ogni nostra giocata e senza il quale semplicemente non saremmo ancora qua, ma il punto fermo di tutto lo staff. Sei quello che sa prendere le decisioni scomode per il bene di tutti, quello che si impegna quotidianamente (anche se da fuori non sembra) per proteggerci e garantirci di continuare a giocare e divertirci.
    Ti bacchetto tanto e ti ringrazio poco, voglio farlo così, nominandoti mio Primo Cavaliere.
    maxresdefault
    Oh non sai nemmeno quello che ti aspetta...
  5. .
    CITAZIONE (»S« @ 15/12/2023, 20:33) 
    Grinch Game! - eliminata turno #4

    -1 diplomazia [ 56 > 55 ]
    -1 camomilla [ 11pz > 10pz ]


    Countdown 2024!

    giorno 15: +Raccolta Ballate e Leggende della Valle da qui

    Fortunatamente qualcuno ti ha visto la scheda,non perdi nulla per il Grinch Game. Sono copie di ciò che hai (compreso il punto).
    Il mio "ci lascia" era per richiamare la morte che toccava agli eliminati 😅
  6. .
    Ottieni:

    Affinità: + 3 Affinità Casa Bolton
    + 1 punto Albero Qualità

    Nota personale: Davvero ben scritta, complimenti!
  7. .
    Il sole si levava nel cielo del Nord mentre Lady Josephine Mallister e Lady Vidya Bolton si preparavano per la prossima tappa del loro viaggio. Avevano appena concluso una missione a Piazza di Torrhen, dove avevano dovuto affrontare le tensioni religiose che affliggevano la regione. Ora, la loro attenzione si spostava verso i territori dei Flint, ma prima di poter intraprendere il viaggio, dovevano prendere una decisione cruciale: quale strada avrebbero percorso.

    Le due Lady si ritrovarono nella grande sala di Piazza di Torrhen, dove il maestro del castello, un vecchio uomo di nome Harwin, le attendeva. L'uomo, con la sua barba grigia e gli occhi saggi, aveva una vasta conoscenza delle terre del Nord e dei suoi sentieri. Con una mappa stesa su un tavolo di legno massiccio, Maestro Harwin si rivolse alle due donne.

    "Miladies, avete due opzioni a disposizione per raggiungere i territori dei Flint. La prima vi richiederebbe di tornare sulla strada del Re, permettendovi un viaggio più tranquillo e probabilmente anche più sicuro. In alternativa, potreste risparmiare qualche giorno tagliando per le Barrowlands. Questa strada, sebbene più breve, è anche nota per la sua scomodità e sconnessità. Inoltre, a causa delle difficoltà degli ultimi tempi, dubito che sia stata attraversata da molte persone di recente... Dovendo ipotizzare, immagino che la strada sia dissestata, con possibili ostacoli lungo il cammino. Tuttavia, se decideste di intraprenderla, potreste raggiungere Città delle Tombe in soli cinque giorni di viaggio... E orientarvi da lì per arrrivare nei territori di Casa Flint. Questo vi farebbe indubbiamente risparmiare tempo."

    Lord Hellman Tallhart, che fino ad allora era rimasto in silenzio, si schiarì la voce.
    Ho radunato una ventina di soldati perché si uniscano alla vostra scorta, spiegando loro le vostre intenzioni, tutti si sono mostrati volenterosi di far parte di questa spedizione. Per di più, sono uomini valorosi, conosco molti di essi da decine di anni, quindi dovrebbero essere in grado di proteggervi da pericoli inaspettati.

    »S« *Sybil* A voi!

    Tempo per rispondere fino al 7 giugno.

    Accordatevi su un eventuale ammontare di giorni di permanenza a Piazza di Torrhen - inserirò la data alla luce di ciò.
    Come al solito, in questo post siete libere di ruolare eventuali acquisti o eventi minori antecedenti alla quest.
  8. .
    Ragazze, mi fate genuinamente paura. Non ho mai attribuito bonus lunghezza così elevati in una quest


    Concludo velocemente, scusate ma oggi avevo mille pendenze


    Entrambe le Lady ebbero successo nelle loro missioni.

    Aldric pronunciò la formula che Josephine gli aveva indicato. Man mano che parlava, sarebbe sembrato come se la morsa della follia di Illyria stesse allentando la presa su di lui. Al termine della procedura, l'uomo scoppiò a piangere, sentendosi incredibilmente sollevato.
    Forse Josephine era in grado di riportare sulla retta via coloro che avevano perduto il segno per colpa di Illyria? Quella volta, senz'altro, ci era riuscita.
    Certamente, a quel punto, Lord Hellmann avrebbe approvato la liberazione di quell'uomo.

    Se desideri fare una semi a riguardo, a me va benissimo. Avvisami quando dovesse essere presa che spiegherò tutto il contesto al mod in carica.


    La folla invece rimase in silenzio di fronte alle parole di Vidya. Alcuni si inginocchiarono, altri chinarono il capo, al più un paio se ne andarono sdegnati, ma il silenzio regnava sovrano in quella strada. Lord Hellman avrebbe guardato la Lady, rivolgendole poi un ghigno di approvazione, anzi, forse quello era proprio uno sguardo ammirato!
    Il mercante si sarebbe inginocchiato di fronte a Vidya, ringraziandola per averlo salvato dall'aggressione, dopodiché avrebbe ripreso le sue cose, pronto ad una giornata di lavoro.
    I mercanti, a quanto pareva, non riposavano mai.

    CITAZIONE
    Josephine:

    Guadagni 10 pe + 50 (4 + 5 + 6 +4 +4 +6 +3 +4 +3 +4 +4 +3) lunghezza + 5 merito mod + 3 influenza trama = 68 pe
    3 punti diplomazia
    2 punti parametro a piacere

    Affinità Primi Uomini +5
    Affinità Vidya +5
    Affinità Cerwyn +4
    Affinità Stark +4
    Affinità Tallhart +3
    Affinità Culto dei Sette +5
    Affinità Eresia di Illyria -10
    Prestigio +2
    Fama +4

    Tratto "Misericordiosa"
    CODICE
    <span>[IMG]https://upload.forumfree.net/i/ff11023741/2ba7e412aa29092f6a1236d10db21fbd.jpg[/IMG]<p><b>Misericordiosa</b>
    Descrizione: Il pg mostra misericordia verso il prossimo

    Fama +3
    Prestigio +3
    Diplomazia +2</p></span>



    Vidya

    Guadagni 10 pe + 46 (6 + 5 + 4 +5 +5 +4 +3 +3 +4 +4 +3) lunghezza + 5 merito mod + 3 influenza trama = 64 pe
    3 punti diplomazia
    2 punti parametro a piacere

    Affinità Primi Uomini +5
    Affinità Andali +5
    Affinità Josephine +5
    Affinità Cerwyn +3
    Affinità Stark +3
    Affinità Tallhart +3
    Affinità Culto dei Sette +2
    Affinità Eresia di Illyria -10
    Prestigio +4
    Fama +4

    Tratto "Diligente"
    CODICE
    <span>[IMG]https://upload.forumfree.net/i/ff8586697/diligente.jpg[/IMG]<p><b>Diligente</b>
    Descrizione: Il PG è ligio ai propri doveri.
    <i>Effetti Immediati</i>: +1 a tutti i parametri
    <i>Effetti Permanenti</i>: +10 Prestigio, +10 Fama, +10 Pietà, Non hai il tratto ‘Pigro’</p></span>


    Edited by Robb_Stark - 21/6/2023, 10:17
  9. .

    post Quest


    Il silenzio era l'unico signore di quelle coste senza Dei. Gli uomini di Harald non riuscirono nell'impresa di placare gli animi, berciavano alla luna e malmenavo i prigionieri. L'unica cifra che separava il massacro dal battesimo era il braccio alzato del campione del loro popolo.
    Lo sguardo di Harald bruciava quello dell'anziana che trovò il coraggio di affrontarlo. Era tutto inutile, il giudizio eterno non spettò mai a lui.
    Non servirono catene, funi o costrizioni di sorta; bastava la presa salda degli uomini delle isole. Le loro mani ghermivano le carni giovani dei bambini di quel villaggio sperduto; facevano violenza sulle pelli tenere e su quelle più coriacee allo stesso modo. Le urla di paura si mischiavano nel coro di cacofonie di quelle dei fedeli del mare.
    Le onde si infrangevano spinte dalla luna della notte contro quel litorale petroso; i preti dell'Antica Via portavano le loro offerte al Padre di tutti.
    Non li picchettarono attendendo che le onde li prendessero, non avevano tempo per quella lenta pratica.
    Harald prese a camminare, dirigendosi verso la navata senza pareti del mare.
    I suoi chierici intonavano i cori del loro popolo, gutturali, fatti di risate e imprecazioni; i nuovi fedeli si prestavano a cori degli iniziati al loro credo, cori fatti da urla di terrore, corpi che stridono nel dimenarsi contro le cotte di ferro arrugginito e vane richieste di pietà.

    Harald immerse il suo corpo sino all'alto bacino, bagnato da ogni lacrima della grande baia del Nord Ovest; il suo sguardo rivolto ai funzionari del Credo, le braccia alte sopra al suo corpo.
    -"La Morte.. Non esiste", disse affinché tutti udissero, "Per il forte.. La Morte.. Non è che l'inizio..".
    I suoi occhi si fissarono su quelli stanchi e opalescenti della vecchia, costretta nell'abbraccio mortale di un energumeno.
    -"Il forte.. Temprato dal mare.. Troverà gloria e riposo nelle SVE Sale.. Per l'eternità..".
    La mano della spada Calò piano sino al fianco.
    -"Ciò che è morto non muoia mai!", Urlò dando il comando. Gli uomini di ferro immersero le loro vittime combattendo contro i loro futili tentativi di fuga.
    Spinsero i crespi capelli sotto al livello del mare, combattendo a loro volta con i baci umidi dei flutti che sul loro volto si infrangevano.
    Harald attese, attese che anche l'ultimo dei figli dell'Abissale vincesse quello scontro.
    Portò la mano destra al petto, laddove il suo cuore malvagio batteva al ritmo di un tamburo, e pronunciò l'omelia di liberazione.
    -"Ma risorga.. Più duro.. E più forte!".


    Riportarono i corpi sulla riva, infreddoliti dalle vesti umide esposte al gelo notturno.
    Attesero che rinvenissero.
    Il primo tossì forte l'acqua del mare fuori dal suo corpo; seguì un secondo, una terza e una quarta.

    L'atteggiamento della ciurma cambiò repentinamente; si gettarono sulle loro vittime per rialzarle, battendo loro pacche di incoraggiamento piuttosto che schiaffi di molestia.
    Cinque, sei.. Sette.
    Harald testimoniò il miracolo del Dio compiersi avanti a lui. L'Antica avrebbe avuto dei nuovi viandanti, era compito di uomini come lui condurli verso la Destinazione che nessun umano potrà mai raggiungere.

    504 parole

    post quest, libera per l'evento di primavera.
    Sono risorti in sette come da post finale di quest'
  10. .


    ∼ Above the rest ∼


    L
    a vita scorreva lenta nel gelido ed austero castello di Grande Inverno. Le rare letizie per la gradita prigioniera, una Mallister trapiantata in un luogo troppo remoto ed inospitale, si alternavano con algida freddezza sul viso dell’Aquila. Provava nostalgia per i meravigliosi tramonti in riva al mare, lì dove la linea dell’orizzonte inghiottiva l’astro celeste tra le selvagge acque della Baia degli Uomini di Ferro. La salsedine che respirava alle prime luci del mattino e lo sfarzo di una corte che non aveva eguali nell’intero regno dei Fiumi. Clima mite, cittadini ridenti ed abbondanza sui mercati. Perfino la visita di rito al Mercato di Grande Inverno, che spesso veniva spostato nel porticato del castello per le intemperie del cielo, aveva perso ogni attrattiva. All’inizio, sotto lo stupore generale delle ancelle, la Mallister vagava per gli umili banchi per scorgere pregiate pellicce di belve del Nord o rari fiori capaci di fiorire anche sulle terre più gelate. Nonostante Grande Inverno, ancestrale seggio degli Stark, fosse così remoto rispetto alle più influenti corti di Westeros, non aveva nulla da invidiare. Riusciva a sostenersi, aggrappandosi alla vita proprio come faceva un bucaneve con il ghiaccio. Metteva radici, forava le coltri di neve ed apriva le sue foglie per mostrarne i vivaci colori. Una sfida che ben pochi erano disposti a sostenere, e solo anime temprate riuscivano a sopportare. Le donne invecchiavano precocemente, gli uomini menomati da gravi geloni e gli infanti morivano per misteriose febbri. Nonostante il provvidenziale aiuto del Maestro di corte e di Lady Flint, Grande Inverno restava un castello freddo ed inospitale per l’Aquila.

    Rotto il digiuno, dopo le provvidenziali odi del mattino, la Mallister si aggirava tra i banchi del mercato accerchiata dalle ancelle. Le une accanto alle altre, schierandosi quasi a difenderla da qualsiasi intruso o le torve occhiate al suo passaggio. Incapace di adattarsi alla vita della Corte, la fanciulla ostentava sia nell’accento della voce e nelle naturali inclinazioni giornaliere le proprie radici. Rifiutava di mangiare cibi poco cotti, negava la sua presenza ai riti religiosi agli Antichi Dei e partecipava solo se necessario alla vita di corte. Al pari di uno spettro compariva, eterea ed immacolata nella sua bellezza del Sud, con abiti inappropriati e gioielli fin troppo sfarzosi per un popolo così povero ed essenziale. La fanciulla si teneva lontana dai banchi dei cacciatori, che vendevano la loro mercanzia ai cuochi del castello. Immergevano le carcasse nella neve, conservandole perfettamente fino all’acquisto. Apprezzava in gran segreto la qualità della selvaggina, soprattutto quando era poco speziata, facendone risaltare il vero sapore della carne già forte di per sé. In sottofondo il clangore delle spade, un fabbro intento a battere il ferro rovente per modellarlo al suo piacimento. Il fuoco ne riscaldava il cinereo viso, avvolto in una lunga barba così comune al di là dell’Incollatura. Poche erano le sarte presenti, incapaci di preservare la qualità del tessuto alla morsa della grandine o delle piogge. La Mallister, ogni qualvolta desiderava un po' di stoffa o seta, inviava dei corvi a Seagard per farselo recapitare dai mercanti del porto. Una qualità diversa, capace di tramutarsi in qualcosa di meravigliosi tra sapienti e svelte mani.

    Un banco attirò l’attenzione della Mallister. Un anziano uomo che offriva rimedi per il raffreddore o un metodo utile per abbassare la febbre. La fanciulla di Seagard, quando veniva colta da malanni per via del gelo, si affidava alle cure del Maestro di corte. Ovviamente assumeva un intruglio ricostituente per sostenerla e arginare la sua cagionevole salute. Era sempre stata tanto fragile, tanto da cadere spesso vittima di malattie e restare indisposta per giorni. A volte utilizzava simili espedienti per non presentarsi a corte e restarsene tra caldi bracieri degli alloggi. Ned si presentò come l’erborista del castello, che di tanto in tanto allestiva un banco per offrire i propri rimedi alla comune gente. Ampolle, fiale e intrugli a base di fiori. Per Ned l’erboristeria non sembrava avere segreti. Era affabile, capace di attirare clientela tanto da sortire l’effetto sperato anche sulla giovane Aquila. Mentre le ancelle si confrontavano sul buon profumo che emanavano degli oli, valutando se acquistarli o meno, la Mallister si avvicinò al banco dei rimedi. Stappò un’ampolla ed avvicinò il pallido e sottile naso. - Lavanda? - Le ancelle la utilizzavano spesso per il bucato. Anzi per mantenere le lenzuola ben profumate le ripiegavano nel baule con dei rametti di lavanda. Una pianta capace di sprigionare un buon profumo, ed a quanto pare dotato anche di miracolose proprietà terapeutiche. - E questo? - Una boccia di vetro conteneva una sostanza oleosa bruna. Ned le confessò che si trattava di eucalipto, una pianta che non si trovava alle latitudini di Grande Inverno o di Seagard. Una pianta esotica capace di curare un bel po' di malanni. Decise di acquistare entrambi gli oli, lasciando alle ancelle l’onere di consegnare le monete d’argento e di rame.

    Diretta verso gli interni del castello, per trovare riparo dal gelo del mattino, s’imbatté in un anfratto dove erano impilate diverse gabbie. Al suo interno felidi, uccelli e piccoli mammiferi. Animali da compagnia, che spesso intrattenevano bambine e garzoni nel chiosco di Grande Inverno. Improvvisamente scoppiò l’ilarità di alcune delle ancelle, che avevano intravisto un roditore dal bianco manto quasi come la neve. Rosicchiava qualcosa con gli acuminati denti, che sorreggeva tra le zampine, ma il corpo affusolato non finiva con una lunga e nuda coda. La creatura era simile ad un topo, eppure aveva qualcosa di profondamente diverso. Alcune ancelle mostrarono sdegno quando l’Aquila di Seagard s’interessò all’esemplare, relegato in gabbia. La creaturina si avvicinò alla mano guantata della nobildonna. - Cos’è? - Si rivolse al commerciante con l’accento del Sud, senza curarsi di apparire come una sciocca. Una creatura che non aveva mai visto, in quanto prediligeva il freddo. Il negoziante con cortesia le illustrò le caratteristiche del cincillà, spiegandole indole, alimentazione e piccoli consigli nella gestione. Decide infine di prenderlo con sé, reputando la gabbia fin troppo piccola per la sua mole. Dietro di sé il mormorio delle ancelle, che trovavano quel cincillà troppo simile ad un topo.

    [ … ]



    All’ombra di una candela, restava china sullo scrittoio con la piuma di falco ancora intrisa d’inchiostro. Aveva congedato le ancelle, restando sola dopo aver offerto le proprie preghiere agli Dei. Aveva riposto nello scrigno la Stella a Sette Punte e richiuso il libello delle preghiere sul comodino, prima di accomodarsi su una sedia e provare a mettere su carta qualche pensiero. Il piccolo roditore, che aveva suscitato lo sdegno della servitù, mostrava un’indole docile e si accontentava di tutto ciò che trovava in giro da mettere sotto ai denti. La Mallister aveva offerto una fetta di mela, che un’ancella aveva debitamente affettato prima di congedarsi. La creaturina sembrava apprezzare il frutto, vagando poi sullo scrittoio in cerca di briciole di pane o di semi. Annusava la pergamena. Si ritraeva al contatto con il piceo inchiostro, temendo di macchiare il soffice pelo. Bonariamente lo scostò dalla pergamena con la mano, assestandogli un colpetto sulla folta coda. Il cincillà si mostrò offeso, riottoso a quel gesto per poi sparire tra le pieghe del pesante mantello che indossava. Una leggera vestaglia avvolgeva il niveo incarnato e le sottili linee. La chioma ramata era stata preparata per la notte, acconciandola in una treccia a lisca di pesce. Cerulei nastri ricedevano sull’immacolata veste.

    Trovare le parole non era semplice. Soprattutto in una realtà piena di sovrastrutture e tranelli. In un castello che sembrava avere occhi e orecchie in ogni angolo. Sguardi di biasimo, mormorii di disapprovazione e fredda cortesia. Mai aveva abbassato il capo e ceduto alla rabbia. Avanzava con dignità e algida cortesia tra i corridoi del castello. Lasciava che le parole abbondassero sulle labbra degli stolti e non si curava di chi non riconosceva solida e duratura l’alleanza tra Stark-Mallister. Non era la sola a ricevere un simile sgarbo. A Vidya Bolton, straniera nella sua stessa patria, non era riservato un trattamento migliore. Ripose la piuma nel calamaio, lasciando che il messaggio s’imprimesse sulla pergamena senza più poter andar via. Avvicinò il dito alla luce della candela. Nessuna cicatrice. Il pallido incarnato in quel punto sembrava immacolato, come se l’ago non avesse mai forato la carne e provocato un copioso sanguinamento. Sorrise. Avvolse la pergamena intorno all’ampolla di lavanda e la consegnò alla guardia Mallister.

    Poche parole, ma significative. Un dono per chi le aveva teso la mano quando pensava di essere circondata da Lupi.

    “Grazie.
    J.M.”



    Untitled






    Parole: 1412

    Compro:
    - Olio di Lavanda (4 cervi e 3 stelle) - Disinfetta le ferite, recupero 5 PV (Donato a Vidya)
    - Olio di Eucalipto (5 cervi) - Disinfetta le ferite, recupero 10 PV
    - Cincillà (24 22 Lune d'Argento) - Affinità con Josephine +6

    Evento di San Valentino!
    11) Concedetevi un po' di shopping = per un SOLO acquisto, tutti i negozi hanno uno sconto del 10% su tutti gli articoli.
    14) Metti in circolo il tuo amore = dona uno degli oggetti che possiedi ad un altro pg a tua scelta (on game se non siete vicini potete ruolare di averlo perso). Ricompensa: +5 Fama

    »S«
  11. .
    Il maestro rivolse un sorriso cortese alla Bolton. Non avrei avuto nessun motivo per impedirle di tornare a casa. Se vostra nipote me lo avesse chiesto, avrei fatto io stesso parte della sua scorta per poter intervenire in caso di peggioramenti della sua condizione.

    Di fronte all'offerta della Bolton, scosse il capo. Apprezzo molto la vostra offerta, ma non desidero rubarvi del tempo prezioso. Siete stata molto gentile a offrirmi un aiuto, però.

    Si alzò, accompagnando la Lady alla porta.
    Spero di rivedervi presto, Lady Vidya, è passato molto tempo dall'ultima volta che ho avuto una conversazione così stimolante.

    Post lampo da cellulare, domani arrivo con qualche riga di accompagnamento, ma direi di proseguire.


    Guadagni
    10 pe+11 lunghezza +5 merito mod +20% per ritardi mod = 31 pe
    2 punti intrigo
    Affinità Bolton +5
    Affinità Stark +3
    Affinità Maestri +3
    Affinità Antichi Dei +5
    Ottieni (mettiamo qualche item utile in mezzo a quelli per flavour)
    3x olio di eucalipto
    3x infuso di lavanda
    1x infuso per la bronchite


    Edited by Robb_Stark - 27/1/2023, 14:59
  12. .
    Mi piace! Seguo la tua idea.
    Nota. non faccio un tiro di inganno perché tecnicamente non hai mentito su nulla, è una bella messinscena.


    Il maestro storse leggermente il naso di fronte al penetrante odore di lavanda, ma tornò immediatamente a concentrarsi sul suo compito.
    Prese dei piattini di metallo e delle pinzette e con cura aprì tutti i sacchetti, ispezionandone il contenuto e annotando a sua volta ciò che era stato scritto dal maestro di Forte Terrore.
    Non aveva veramente risposto in alcun modo, sembrava che qualcosa lo avesse animato da dentro e la sua concentrazione fosse stata attratta dal problema che aveva di fronte come da un magnete.
    Passò qualche minuto prima che il maestro, dopo aver separato al meglio gli ingredienti, annuisse lentamente.

    Capisco... Borbottò mentre continuava ad appuntare cose.
    Poi, improvvisamente, smise.

    E' il vostro giorno fortunato, Lady Vidya, ho a disposizione buona parte degli ingredienti contaminati... E penso di poter risalire ad alcune delle ricette originali. Borbottò.
    In ogni caso, scriverò al Maestro Tybald seduta stante per chiedergli le ricette esatte: sono certo che la sua esperienza possa fare molto di più di una mia improvvisazione. Commentò con una scrollata di spalle.

    Mentre puliva le pinzette e si procurava dei sacchetti sostitutivi, il maestro riprese a parlare.
    Ditemi, soffrite di questa condizione da molto? Domandò. Se non sono indiscreto, ovviamente. E' solo che avere un'idea della portata del problema mi aiuterebbe nella scelta dei dosaggi.... Concluse.

    Ovviamente qualunque cosa voi diciate a riguardo rimarrebbe all'interno di queste mura. La rassicurò dopo un attimo di silenzio.
  13. .
    Josephine Mallister Grande Inverno 16 Gennaio 286 Primo pomeriggio - Sereno Sentiero nel Bosco - Carrozza


    ∼ Above the rest ∼


    P
    rigioniera di un freddo castello, circondata da ghiaccio e volti ostili, Josephine Mallister si sentiva come una martire. Così simile alle sante martiri di cui Septa Ysilla amava narrarne le gesta. Gloriosi esempi di virtù, di tenace fede anche di fronte alla morte. Un destino tragico per molti, un modo per compiere la volontà dei Sette Divini per i veri fedeli. Per coloro che respiravano i benefici venti del vero Credo, su cui si fondava la moderna Westeros e così estranea alle terre del Nord. Un solo pensiero la teneva salda a quei luoghi ostili, poter riscattare l’onore della propria famiglia e reclamare i sacri diritti dei Mallister sul Nord. Nulla era più importante, soprattutto per una giovane donna investita di così tanto potere ed onori. Ordinava alla servitù di prepararle sacche calde da inserire tra le pieghe delle lenzuola e sorvegliare i bracieri per superare il gelo della notte. Ascoltava i saggi consigli di Maestro Edmund nella prudenza di uscire alle prime luci del mattino ed assumere almeno tre volte al giorno un tonico ricostituente alla valeriana per i suoi malanni. Ignorava le occhiate colme di stupore e disprezzo di chi non accettava alla Corte del Lupo un Mallister tra le sue fila, assumeva un’espressione di fredda cortesia, anche quando giungevano alle sue orecchie le scortesie che la guardia doveva sopportare ogni giorno. Era così facile manifestare le proprie rimostranze con semplici uomini e donne di Seagard, ma nessuno osava contraddire il sacro vincolo dell’ospitalità suggellato da Lady Elysa Stark, madre del Lord di Grande Inverno. A volte le toccava sussurrare dolci parole all’orecchio delle sue ancelle, giovani fanciulle di Seagard in cerca di fortuna e di una posizione migliore tramite il sacro vincolo del matrimonio. Capitava però che dovesse richiamarle alla buona etichetta e al contegno che ci si aspettava dalla corte di Lady Josephine Mallister. Contegno, ubbidienza, rispetto e decoro. Era vietato saltare qualche cerimonia religiosa, che si svolgevano rigorosamente negli alloggi della Mallister, ed era pronta a rispedire con disonore chiunque avesse anche solo simpatizzato per il falso Credo degli antichi.

    Più che una prigioniera, si sentiva una devota e lucente martire. E non faceva nulla per nasconderlo. Non si vergognava delle proprie origini, anzi ogni suo gesto o parola non faceva altro che rammentare a tutti di essere un’Aquila tra i Lupi. Si ostinava a mostrare alla corte di Grande Inverno la moda del sud, prediligendo abiti sfarzosi, con pellicce poco coprenti e veli che mal tolleravano le donne del Nord. Sottolineava la sua cadenza nella favella, così diversa dall’idioma dal nord aspro e quasi cacofonico alle orecchie più sopraffini. Ai banchetti rifiutava pietanze troppo condite o poco cotte, lamentandosi con gli inservienti dei suoi malanni di stomaco il giorno dopo. Faceva di tutto per essere un ospite esigente mai difficile, ritrosa ma mai ostile e lieta dell’accoglienza ma mai pienamente soddisfatta. Differenze che desiderava acuire, almeno in quel momento. Era il suo modo per gridare all’intera corte che lei, Josephine Mallister, era lì. E nessuno doveva dimenticarselo, soprattutto chi tardava ancora a tornare da Essos dopo le dolci nozze. Non faceva nulla per adattarsi alla vita del Castello, osservando però con rispetto le usanze tranne quelle che violavano la sua stessa fede. Simulava malanni o terribili raffreddori, anche quando la sua salute era in netto miglioramento, quando qualcuno la invitava ad unirsi in preghiera al cospetto degli alberi maledetti. Mai rifiuti categorici, solo imprevisti all’ultimo minuto o misteriose febbri che si manifestavano al mattino o peggio terribili capogiri. Eppure si sentiva sempre più fiacca e debole, a causa di un freddo che le faceva tremare perennemente la voce. Poche erano le occasioni per ravvivare l’animo cupo e mesto della Mallister, a parte vivaci banchetti o gare di danza. Molte le occasioni sfumate per via di tempeste di ghiaccio così improvvisa, che nemmeno i Maestri della Cittadella sarebbero in grado di prevedere.

    Il Nord era così diverso, a volte capriccioso. In quel primo pomeriggio, dopo un lauto banchetto di cui la Mallister aveva toccato solo un tozzo di pane ed un tortino di mele, l’intera corte aveva deciso di organizzare una battuta di caccia. Gli uomini a cavallo e le donne relegate nelle carrozze. Di tanto in tanto la pallida mano della nobildonna scostava il ricamo del tendaggio per far filtrare un po' di luce in più e controllare il sentiero tra la selva del lupo. Erano terre selvagge, dubitava che ci fosse selvaggina pronta ad essere cacciata. Si prospettava un pomeriggio noioso, ma non poteva sottrarsi a quell’impegno. Doveva ricordare a tutti che lei era lì, come un pallido spettro in attesa del suo momento. Le mani tornarono laboriose ad intrecciare fili su un pezzo di stoffa grazie ad un ago d’ottone. Al pari della Mallister, anche l’ancella che si era portata dietro stava emulando il suo stesso ricamo. Le dita correvano veloci ed esperte sul tessuto. Testa china sul lavoro e velo nero portato all’indietro per non ostacolarle la vista. Sembrava nulla avesse più importanza del ricamo, estraniandosi da chi condivideva la cabina con lei. Una delle affusolate e diafane dita brillava di ottone, un ditale per evitare di pungersi durante il faticoso lavoro. Sembrava davvero una martire in quell’abito nero con nastri dello stesso colore che le chiudevano il corpetto sul davanti. Una gonna svasata, così lunga da coprirle anche la punta dei piedi. Il mantello era in caldo cashmere con un colletto di volpe bianca. Abiti troppo leggeri per il gelo del Nord, dove la maggior parte delle donne si avvolgevano in mantelli d’orso o di lupo. La chioma ramata era coperta da un velo nero, portato all’indietro ora che nessun’uomo era presente nella cabina. Una dama bianca, graziosa in quelle tonalità scure e severa nello sguardo. Gioielli sia ai lobi che alle dita. Intrecciati sul polso i grani neri della Stella Sette Punte. Simbolo della sua fede, emblema del suo amore per il divino.

    Improvvisamente un sussulto. Le urla dell’ancella si diffusero nella carrozza. La Mallister avvertì subito un bruciore sull’indice. Qualcosa macchiava l’immacolato tessuto. - Che succede? Va subito a controllare. - Ordinò con voce ferma all’ancella di scendere dalla carrozza. I cavalli avevano smesso di trainare e la guardia sembrava agitarsi. Scostò subito le tende per accertarsi che non ci fossero bruti o creature demoniache alla porta della carrozza, pronta a rapirla e portarla chissà dove. Un’ombra di terrore tradì la sua proverbiale quiete. Lanciò un’occhiata alla donna che condivideva la calda ed accogliente cabina. Le strade del Nord erano poco curate e bastava una grandinata per frammentare la pietra o una gelida pioggia per tramutare la terra in fango. Colei che era al seguito della Mallister scese, facendo entrare una folata di gelo nella carrozza. La fanciulla di Seagard si strinse nella pelliccia di volpe, senza accorgersene di essersi punta il dito con l’ago. Bianca come il latte, rossa come il sangue.

    Erano rimaste sole. Dopo così tanti giorni di freddi sorrisi, rispettose cortesie e la condivisione di momenti così lontani dalla loro realtà. Lo sguardo chiaro si soffermò su quello della Bolton. La biblioteca di Grande Inverno era colma di storia e l’Uomo Scuoiato non era mai stato davvero amico del Lupo. Forse le due nobildonne avevano tanto in comune, entrambe costrette a badare ai propri gesti, essere misurate nelle parole e sentirsi perennemente accerchiate dai Lupi. - Qualcosa impedisce il nostro cammino, temo. - Si scorse maggiormente verso l’ampia finestra che dava sul bosco. - L’imprevisto è sempre dietro l’angolo. - O il pericolo? Era certa che la Bolton avrebbe capito. Con indifferenza estrasse un frammento di tessuto per avvolgerlo sul dito ferito. L’attenzione della Mallister si soffermò sulla macchia scarlatta che prendeva piede sull’elaborato ricamo che stava completando. Una smorfia comparve sul viso, delusa e indispettita.

    Untitled






    Parole: 1293

    »S« <3
  14. .
    Josephine Mallister Grande Inverno 10 Gennaio 286


    ∼ Seagard ·19 Dicembre 285 -->
    Grande Inverno · 10 Gennaio 286 ∼


    I
    l sangue macchiava il candore del tessuto. Tra le mani, tremanti di rabbia, ancora l’ago che fino a poco prima tracciava arabeschi sul prezioso tessuto. Erano bastate poche parole della nobile madre, Lady Joanna Banefort, per distrarla dal cucito e pungersi con l’ago. Il dito le pulsava per il dolore e l’incarnato rosso per il furore, lo sguardo cristallino quieto era alla ricerca della verità sul viso materno. Le stava davvero chiedendo di partire, con così poco preavviso. Aveva già predisposto tutto per la partenza della giovane Mallister, ordinando alla servitù di preparare i bagagli, i cuochi di consegnargli provviste per il lungo viaggio e scelto personalmente la guardia per guidarla fino all’estremo Nord. Si sentì con le spalle al muro, incapace di poter anche solo sollevare una minima obiezione al volere materno. La Lady di Seagard non era mai stata autoritaria o priva di affetto verso la secondogenita, ma la preparava fin dalla tenera età a quel giorno. Prima o poi avrebbe abbandonato le sicure mura di Seagard e dimenticato il profumo della salsedine dellla Baia degli Uomini di Ferro o la piacevole brezza che si abbatteva sulla scogliera di Capo dell’Aquila. Ben educata, portata all’istruzione ed ubbidiente. Septa Ysilla si era assicurata di trasformare la bambina di Seagard in una donna. Virtuosa nei modi e nobile nei pensieri. La stessa Josephine pensava, che comportandosi come desiderava la Septa e rispettando il volere dei nobili genitori, di poter convincerli a rimanere a Seagard per sempre. Non era l’erede, una donna non aveva dimora fino a quando non prendeva marito e non aveva diritto ad alcuna terra. Il solo pensiero di separarsi da Seagard le provocava una fitta al petto, terrore inasprito dai sentimenti che nutriva da tempo sul selvaggio Nord.

    - Nobile Madre… - Iridi limpide come le acque di Seagard e chioma ramata come un tardo tramonto. Il pallido incarnato e l’espressione piuttosto contrariata erano illuminate dalla luce che filtrava negli alloggi. Le tende del baldacchino danzavano al ritmo della brezza marina ed un menestrello che fino a poco prima allietava il cucito delle nobildonne si era ammutolito. Il gelo era calato nella stanza. Le labbra sottili della fanciulla si erano appena schiuse, cercando di tenere a freno la lingua. Sentiva già lo sguardo severo di Septa Ysilla su di sé, intimandola di obbedire come le era stato insegnato. Cercava comprensione nei morbidi ed eterei tratti della Banefort, ma sapeva di non poter andare contro al proprio destino. Per lungo tempo aveva chiesto agli Dei quale fosse il suo destino, pregandoli d’illuminarla in merito. In segreto aveva sperato di rimanere in quelle terre, in cui onore e famiglia erano più importanti di qualsiasi altra cosa. Aveva nutrito astio verso le scelte di Lord Mallister e di Joseth. Reputava uno sciocco il fratello, che sperava di unire due culture così diverse con un matrimonio e l’eredità di una terra oltre l’incollatura. Ridotti a vassalli degli Stark la Mallister aveva osservato con timore i confini di Seagard, sia verso Nord e sia verso Sud. - Obbedisco. Ma lasciatemi porgere i miei saluti a Maestro Edmund. - Richiesta che fu accolta, mentre qualcuno le avvolgeva il dito insanguinato in un po' di stoffa. Il terrore soffocava ogni emozione, anche il dolore.

    ∼ 19 Dicembre 285 -
    Seagard - Cancello Principale ∼


    Anche l’ultimo baule era stato caricato sulla carrozza. Ai due possenti cavalli da tiro per la carrozza era stato aggiunto un terzo, per poter trasportare su un carro l’intero corredo della Mallister, oltre che le provviste per un viaggio che sarebbe durato quasi un intero ciclo lunare. Il tetto della carrozza era stato rafforzato per sostenere anche le tormente di neve e le ruote in legno ricoperte di speroni in ferro battuto per non perdere aderenza nemmeno sui terreni in pendenza e ricoperti di ghiaccio. La guardia Mallister era stata istruita a dovere per poter rendere il viaggio della figlia di Lord Jason Mallister il più possibile sicuro e privo di pericoli. Per quanto i sedili in velluto fossero stati imbottiti di coperte e di lana immaginava che il viaggio non sarebbe stato confortevole. Abbandonata la sicura strada per Seagard e superate le Torri dei Frey, l’Incollatura era ricoperta da paludi ed il Nord eternamente coperto di ghiaccio. Nonostante questo entrò con dignità nella carrozza, avvolta in comodi abiti da viaggio ed agghindata con i gioielli della madre per sottolineare a tutti, anche ai poveri popolani del Nord, che le loro strade erano attraversate da qualcuno di ben più nobile di loro. I vessilli dell’Aquila argentea erano mossi dal vento, al di sopra della carrozza, ed un alfiere ne portava la bandiera facendo da apripista sulla strada del Re.

    - Vi renderò onore. - Promise con un profondo inchino. Alle porte di Seagard c’era Lady Joanna Banefort, Septa Ysilla, alcune ancelle sollevate all’idea di non dover patire il freddo del Nord e buona parte dei cittadini per renderle omaggio con petali di fiori e profumate erbe. L’improvviso nitrito dei cavalli e le voci della guardia all’esterno, misero l’animo della Mallister in agitazione. Era riuscita a trattenere le lacrime, mostrandosi fiera e lieta per quel viaggio. Quasi come se fosse un privilegio, essere stata scelta per recarsi a Grande Inverno. Aveva partecipato all’ultima funzione religiosa nel Tempio dei Sette a Seagard, insieme a buona parte dei cittadini, prodigandosi in benedizioni e parole di riguardo per chi si avvicinava a lei. Lieta nella fede, sicura nel suo ruolo ed aggraziata nei gesti. La virtù era la sua unica arma, anche perché quando la carrozza iniziò a muoversi sospinta dai cavalli sentì il cuore salirle in gola. Quasi sussultò, insieme alle sue ancelle. Le poche sfortunate che erano state assegnate alla corte della Mallister e che insieme a lei sarebbero partite per Grande Inverno. Nonostante il nervosismo cercava di apparire fiduciosa, senza cedere a momenti di debolezza ed ordinando ad ognuna di loro di occupare il tempo con ricamo e preghiere. Il viaggio si preannunciava lungo, il cammino ricolmo di pericoli ed il Nord inospitale.

    ∼ 31 Dicembre 285 -
    Paludi dell’Incollatura - A poche miglia da Moat Cailin ∼


    Josephine ispirava fiducia e naturale ammirazione nelle timorate donne al seguito della Mallister. Tenace nell’affrontare le difficoltà e sicura nella sua incrollabile fede. Dopo giorni di digiuno, per via dei regimi imposti dalla nobildonna per assicurare provviste per ogni soldato al servizio dei Mallister, le difficoltà del carro nell’avanzare nel sentiero paludoso per le improvvise piogge e la sconfinata desolazione, riusciva a trovare sempre la forza di raccogliersi in preghiera. Alcune ancelle preoccupate l’avevano obbligata a mettere sotto i denti un tozzo di pena raffermo ed un trancio di pesce sotto sale, eppure nulla sembrava scalfire Josephine Mallister. In ginocchio, come la più umile delle popolane, osservava con fervore la Stella con le Sette Punte. Sette volti del Divino. Sette Preghiere. Sette Richieste. Sette Vincoli. Osservavano con silenziosa ammirazione la giovane donna inginocchiata davanti all’altare, ospiti di un convento di Septe sulle rive del Fiume delle Febbri. Avevano chiesto ospitalità all’umile comunità di Septe che vivevano con poco. La struttura in pietra ricoperta d’edera, l’umidità penetrava nella pietra ed i pochi fuochi accesi non riuscivano a riscaldare alcunché. Tradita da un debole tremore della voce, nel recitare le preghiere del vespro, Josephine Mallister riusciva a trovare calore nelle voci dei Sette che le sussurravano all’orecchio. Il Padre l’ammoniva nell’essere giusta, anche quando spazientita dalla durezza del viaggio finiva per rimproverare con eccessiva enfasi una delle ancelle al suo servizio. La Madre le infondeva comprensione, per chi non aveva scelto di seguirla in quel viaggio, soprattutto per chi passava le intere giornate all’esterno a ripulire le ruote dal fango ed incitare i timorosi destrieri con l’arrivo delle tempeste. La Fanciulla le donava moderazione nei gesti e nelle parole, soprattutto quando ripensava all’ira che aveva provato per la sua stessa madre. Del resto nessuno aveva a cuore della sua felicità se non la sua famiglia, quindi quel viaggio così irto di pericoli e difficoltà verso Grande Inverno doveva pur significare qualcosa. Il Guerriero la incoraggiava ad essere tenace, impugnare la spada della virtù e trovare fermezza nelle parole come nelle azioni. Perché l’incertezza, l’esitare, o solo mostrarsi deboli faceva vacillare il già basso morale della piccola corte Mallister. Il Fabbro la invogliava a mettere quanta più passione e dedizione nell’arte del cucito, per poter realizzare corredi ed indumenti da donare ai più poveri del Regno. La Vecchia le intimava di essere saggia, anche se così piccola ed inesperta. Doveva crescere presto, perché ad una nobildonna del suo alto lignaggio non era concesso sbagliare. E lo Sconosciuto le inviava incubi nelle scomode notti passare in carrozza, quando si univa alle ancelle ricordandosi di essere un gruppo di giovani donne sole e spaventate.

    Le razioni erano diventate via via sempre più piccole, per via della Mallister che donava cibo e provviste ai villaggi di pescatori o contadini che trovava lungo la Strada del Re. Digiunava spesso per poter offrire un tozzo di pane ai bambini delle paludi o ai loro genitori invecchiati così presto per via della vita oltre l’Incollatura. Sfiorava i loro visi con dolcezza e stringeva le mani sudice dei più poveri. Non rinunciava ad anelli o collane, anche quando veniva accerchiata dal popolo e le guardie erano costrette ad intervenire. Le ancelle erano costrette a trattenerla, a volte, ricordandole che Grande Inverno era la meta finale e non quei miseri villaggi perduti nell’Incollatura. Nonostante la stanchezza, lo sconforto per le intemperie del cielo e la fame che bussava alla porta con il crepuscolo, mai una lamentela era uscita dalle labbra della Mallister. Accoglieva con grazia qualsiasi cosa le capitava e si sorprendeva dei pochi colpi di fortuna che arrivavano inaspettati. Le guardie avevano sentito da un gruppo di pescatori dell’esistenza del convento di Septe a qualche miglio da Moat Cailin, lì dove sorgeva il fiume delle Febbri. Avevano chiesto ospitalità, legge sacra per ogni uomo e donna del Nord, ed aveva ottenuto un umido giaciglio dove fermarsi per la notte. Un posto riparato dalle fredde piogge che colpivano il corteo da qualche giorno. Un pasto caldo, che non vedeva da giorni, e un luogo dove offrire le proprie preghiere. L’indomani alla partenza aveva lasciato dell’argento nella casse delle umili devote. La carità era una delle sue migliori virtù, oltre ad essere tanto riconoscente.

    ∼ 2 Gennaio 286 -
    Barrowlands - KingsRoad ∼


    Gli ululati del vento battevano contro il vetro della carrozza e gli spifferi facevano rabbrividire le donne al suo interno. Le une sulle altre, rannicchiate in un angolo ed avvolte in pesanti mantelle di lana. Nessuna osava pronunciare parola, atterrite dagli stendardi dell’Aquila che battevano contro l’abitacolo e dai nitriti degli animali che trainavano la carrozza. C’era qualcosa di terrificante in quelle distese di steppa. Terra fredda, brulla ed incolta. Incapace di dare frutti e ricoperta da strati di ghiaccio nella maggior parte dell’anno. Chi conduceva la carrozza stava ben attento a non perdere il controllo delle redini. Le colline erano così ripide al Nord, senza frutteti o colture in fiore. Il gelido vento batteva sui suoi fianchi, abbattendosi su tumuli di cui la Mallister all’inizio ne ignorava l’esistenza. Era simile ad un grande cimitero, lì dove le spoglie degli antichi riposavano. Dopo la morte la fine di tutto. Riconosceva quei nefasti segni nella terra brulla, incapace di generare vita. La chiara dimostrazione che le Terre a Nord dell’Incollatura non erano benedette dai Sette Divini. Lì si veneravano falsi Dei, antiche divinità incarnate in mostruosi idoli.

    Alle prime luci dell’alba, quando i timidi raggi solari filtravano oltre la collina, la Mallister scostò appena la tenda per lasciar entrare un po' di luce. Oltre la collina, accerchiato dalla luce del mattino, un nodoso e rugoso albero prendeva piede. Una visione terribile, un volto incastonato nel tronco. Sembrava un uomo, o forse una donna, che chiedeva aiuto. La chioma di foglie ormai cadute. Nuda nel capo ed il tronco solcato da terrificanti lacrime. Era forse la rugiada? O lacrime di sangue? Presagi dell’Oscuro. Fu in quel preciso istante che la Mallister cercò i grani della Stella a Sette Punte, stringendolo con fervore tra le mani e baciandone l’effigie in cerca di protezione. Chiese gli occhi, con la fronte premuta contro il vetro ed i fili ramati sfuggiti alla retina che ne raccoglieva la chioma. Al pari di una martire si ergeva a protezione dell’intera corte, soffocando le urla di terrore per non destare dal sonno le ancelle. Perse il conto di quante volte invocò il nome degli Dei, offrendosi per proteggere ciò che aveva di più caro in quel momento. Uomini e donne che l’avevano seguita per servirla. Scossa da spasmi di freddo e di terrore, riaprì gli occhi solo quando fu certa di aver debellato lo spirito maligno.

    Il demone era sparito.

    ∼ 6 Gennaio 286 -
    Affluente del Coltello Bianco - A poche miglia da Castel Cerwyn ∼


    Le acque del ruscello scorrevano quiete tra i gelidi massi e lo zampillo dei pesci. Il pungente freddo del mattino non fermava le laboriose ancelle della Mallister che rassettavano e pulivano la biancheria della guardia. Con sapone di rosa cercavano di togliere ogni macchia di fango e sudore dagli indumenti degli uomini. Il tutto sotto la supervisione della nobildonna di Seagard, che aveva concesso al corteo dell’Aquila un paio di ore di riposo per rifocillarsi dopo la notte più gelida che avessero mai affrontato dall’inizio del viaggio. Le tarde luci del mattino riscaldavano gli uomini d’arme, che si godevano dell’ottimo pesce essiccato proveniente dal fiorente e ricco porto di Seagard. In disparte le donne si dilettavano in canti e nelle mansioni domestiche. Con cura riponevano le vesti bagnate sulla pietra, appena riscaldata dal mattino, e ripiegavano gli abiti con ramoscelli di fiori selvatici trovati sulla sponda del fiume. Una pratica comune negli alloggi della Mallister. Josephine era riconoscente agli uomini di Seagard che si stavano prodigando nel portarla sana e salva a Grande Inverno. Non era la sola a patire le intemperie del Nord, anzi spesso la guardia trascorreva le notti fuori nei fienili o peggio non si fermava per riposare. Il cielo era sempre così uggioso, come se gli Dei fossero perennemente contrariati con le terre che avevano abbandonato la vera fede.

    Un capogiro, ma non così forte da non farle perdere l’equilibrio. Si adagiò su una roccia che emergeva dalla gelata ed aspra terra. Anche quella mattina non aveva rotto il digiuno, rassicurando le donne al seguito che il Nord aveva bisogno di ogni rinuncia e preghiera che potesse offrire ai Sette Dei. Avvertì ancora una volta il mondo girare intorno a sé. Il ruscello, le dame di compagnia, la guardia intorno ad un fuoco di fortuna. I canti delle ancelle e le risa degli uomini divennero improvvisamente insostenibili. Le pulsava la testa, iniziando a massaggiarsi le tempie con le mani. Si abbandonò al masso ricoperto di umida edera. Cercò un appiglio più solido e meno instabile per reggersi in piedi. Qualcuno la stava sostenendo. Non sapeva se una sua dama di compagnia o un soldato. Non le importava. Socchiuse gli occhi. Pallida come la neve. Sentiva le forze venir meno. Già cagionevole di salute, nella mite e fiorente Seagard, il Nord non poteva far altro che indebolirla ancora di più. Udì le urla delle ancelle, che interruppero le faccende al ruscello. Qualcuno le tastò la fronte, lì dove ciocche ramate ricadevano sulla pelle diafana sfuggite alla retina di perle.

    Il Nord l’avrebbe senza dubbio uccisa.

    ∼ 10 Gennaio 286 - Tarda mattinata - Nuvoloso -
    Grande Inverno - Porta Principale ∼


    Ancora stremata dal viaggio si destò dal torpore mattutino all’udire sussurri e sospiri di sollievo delle ancelle. Avevano dormito l’una accanto all’altra alla ricerca di calore, come ogni notte. La carrozza lasciava entrare qualche spiffero, sferzate di gelido vento che rendeva le notti insostenibili. Aveva decisamente bisogno di manutenzione. All’orizzonte alti torri circolari e solide mura ricoperte di ghiaccio si ergevano sollevando il morale delle dame nell’abitacolo. Josephine si sentì sollevata, almeno in parte, partecipando alla gioia delle ancelle. I dolori che l’avevano tormentata per l’intero viaggio e la stanchezza sembravano affievolirsi. Un po' come mirare un arcobaleno dopo essere stata atterrita dalla violenza della tempesta. Le nubi quasi sfioravano le torri più alte, lasciando filtrare ben poca luce e riscaldando poco il mattino. Lo stendardo degli Stark in lontananza, che diventava sempre più nitido ad ogni passo dei cavalli.

    Superato il sollievo iniziale, si ritrovò angustiata per il delicato compito che la madre le aveva affidato. Si chiedeva come mai avesse scelto proprio lei, invece di organizzare lei stessa un viaggio al Nord. Con l’assenza di Lord Seagard e del fratello dal seggio, era l’unica a poter rappresentare la famiglia presso il Protettore del Nord. Aveva pregato così tanto i Divini per illuminarle il cammino, sussurrarle le parole che avrebbe dovuto proferire e il modo di presentarsi ad una corte straniera. Congiungere Stark e Mallister era come unire il ghiaccio con il fuoco. Un’alleanza che aveva permesso al Nord di riconquistare le Torri e riconsegnarle ai Frey. Sventato l’ennesimo massacro che portava la guerra, ma in cambio cosa avevano guadagnato? Per ora solo promesse e protezione. Sentì il cuore sussultare quando la carrozza fermò la sua corsa, notando due destrieri quando scostò appena la tenda. Uno dei soldati dell’Aquila aprì la porta per informarla dell’imminente arrivo, eppure c’era qualcosa che non andava. Le porte di Grande Inverno distavano ancora una decina di metri. Lanciò un’occhiata preoccupata alle ancelle, pentendosi subito dopo di aver mostrato esitazione e terrore nei suoi occhi. Sapeva di dover mantenere la calma per non gettare nel terrore le altre dame. Era la loro colonna, il nido a cui l’Aquila faceva ritorno. L’unico volto amico tra stendardi stranieri e terre inospitali. - I guanti. - Ripose i grani nella tasca foderata. Sistemò il cappello sulla chioma ramata ed afferrò i guanti imbottiti che le furono porti con esitazione. Sollevò la mano per interrompere ogni rimostranza delle ancelle, preoccupate per il suo stato di salute. Sebbene stremata dal viaggio non poteva sottrarsi ai suoi doveri. Con l’aiuto del soldato, porgendogli la mano, le lucide scarpe d’ebano toccarono finalmente terra.

    Una donna del Sud al Nord. Una piuma d’Aquila che sventolava sopra al cappello, animata dalla gelida brezza mattutina. Un leggero abito da viaggio damascato, con ghirigori simili ad onde ed i colori del mare di Seagard. Una gonna non troppo ampia e lunga da permettere alla nobildonna di cavalcare o affrontare un viaggio in carrozza senza problemi. Scarpe troppo basse ed inadatte a calcare i gelidi terreni del Nord. Un soprabito in pelliccia ma non abbastanza caldo da proteggerla dal freddo di Grande Inverno. Incarnato pallido quanto il chiarore di luna, che metteva in risalto le iridi chiare e la chioma ramata. Una collana con grani d’ebano con una pietra preziosa incastonata al centro. Un Aquila nelle terre dei Lupi. Strinse i pugni rendendosi conto di tremare come una foglia, sentiva già la punta delle dita gelare.

    Ad accoglierla non era stato il Lupo ma l’Uomo Scuoiato. Sollevò appena il capo per notare i vessilli dei Bolton che portavano i due cavalieri. Pensavano di sovrastarla dall’alto dei loro destrieri, rivolgendosi con scortesia nei suoi confronti. Trovava oltraggioso doversi annunciarsi a due soldati, e per giunta senza un comitato pronta ad accoglierla alle porte di Grande Inverno. Purtroppo i due cavalieri Bolton avevano deciso di ostacolare l’avanzata della carrozza. Nonostante tremasse dal freddo e dalla paura, sola e circondata da estranei, s’impose di mantenere la calma. La voce doveva essere fiera e senza incrinature. - Gli Uomini del Nord hanno forse dimenticato le buone Leggi dell’ospitalità e della cortesia? - Pungente, senza rivolgere mai lo sguardo ai due cavalieri. Spostò l’attenzione verso la carrozza che li aveva preceduti, riconoscendone ancora una volta i vessilli dei Bolton. Si rivolse al soldato Mallister - Abbiamo forse smarrito la retta via? È forse Dreadfort e non Grande Inverno il fortino di fronte a noi? - Con estrema cortesia chiese informazioni al soldato. Grazie agli insegnamenti di Maestro Edmund sapeva benissimo che quella era la strada corretta e che il Meta-Lupo era il simbolo degli Stark. Non c’erano dubbi che fosse giunta a Grande Inverno. Eppure con quelle domande desiderava sottolineare quanto l’intervento dei Bolton fosse inopportuno. Le Terre del Lupo non erano sotto la giurisdizione dell’Uomo Scuoiato, ma del resto i Lord di Dreadfort era sempre stati poco inclini all’ubbidienza. Aveva letto diversi scritti a riguardo. Ora ne comprendeva il motivo, se semplici soldati si concedevano così tante libertà in territori lontani da Dreadfort. Decise d’ignorare i due uomini a cavallo, continuando a parlare con la sua guardia. - Andate alle porte del castello ed annunciate il mio arrivo: Josephine Mallister, Figlia dei nobili Jason Mallister e Joanna Banefort, Sorella di Joseth Mallister l’erede di Seagard… e gradita ospite di Lady Stark. - Sperava di aver eseguito la stoccata finale, anche perché era intenzionata a rientrare nella carrozza con l’aiuto delle ancelle.

    Un'Aquila non si curava di chi non sapeva spiegare le ali.

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    Parole: 3517
  15. .

    Sette Anni Insieme




    Harald




    Harald e Vidya erano abbastanza vicini che l'uno potesse sentire il cuore dell'altra e viceversa, e lei avrebbe potuto sentire con quanta sfacciata calma battesse quello del ragazzo.
    Il volto dell'uomo di ferro si accasciò con tutta la calma del mondo nella coltre nera di lei; respirò il suo profumo come fosse stata aria di primavera che dolcemente avrebbe dato nuova vita a quel giovane corpo.
    -"Spero con tutto il cuore di non doverti incontrare fuori di qui", disse con una punta di infantile ed imbarazzata ironia.
    Regredì da quell'immersione e si riportò a portata della ragazza, sfiorando la punta del suo naso con quella di lei; con una certa speranza sondò le sue labbra, per vedere se quella battuta tristemente macabra avesse sortito un qualche effetto.
    Lo sperava davvero, sperava che quella creatura notturna, aggraziata dall'intelligenza, dal carattere e dalla bellezza potesse salvarsi da quel bruto che viveva in lui al di fuori di quella serata.
    Harald sorrise con un po' di amarezza ed unì ambo le mani dietro la schiena di lei, unendole in un incrocio che la potesse portare ancora un po' più vicino.
    Ora poté sentirlo, il cuore di Harald, battere con irregolarità.



    Sette Anni assieme




    Halvard vide i due ballare al centro della sala, sorrise ed estrasse una sigaretta.
    Scosse leggermente il capo e si diresse oltre quella famosa porta tagliafuoco dove per tutta la serata i tre s' erano rincorsi dopo una fumata.
    Sbuffò vedendoci seduto Duncan, mugugnò per farsi notare dal compagno, il Dondarrion però fece finta di ignorarlo; era chino sul telefono, lo teneva con entrambe le mani, al centro di queste una sigaretta, consumata da una combustione lenta e non sfruttata.
    -"Avevo capito saresti andato da Corinna", disse Halvard tirando dalla sua.
    Duncan mugugnò qualcosa, agitò il telefono dallo sfondo verde mela, "Non credo serva", disse indicando una discussione aperta e in fase di lettura sul GoT Gdr, "Se la sta cavando bene.. Non ha senso darle una mano", "intendi 'turbarla'", disse Halvard incalzando.
    Duncan annuì con ironia drammatica.
    L' uomo di ferro annuì.
    -"Sono stati cinque giorni divertenti", Halvard guardava giù dalle scale, misurandone ad occhio e croce l' altezza. Duncan fece una smorfia, poco convinto.
    -"Beh lui si è divertito", disse indicando la sala da ballo.
    Duncan si espresse nuovamente con una smorfia.
    Halvard sorrise ed abbassò lo sguardo, guardandosi le scarpe da ballo.
    -"Sono contento di averti conosciuto", disse con un filo di voce.
    Duncan sorrise, ma non lo diede a vedere, coprendosi il volto con il led del telefono.
    -"Sai.. Sai questa è una Fan Fiction", Halvard tirò forte dalla sigaretta.
    -"E con questo?", chiese asettico Duncan.
    -"Beh.. Puoi fare questo..".
    Duncan alzò lo sguardo e vide con sconvolgente sorpresa Halvard tenere per la collottola un Daerion Targaryen legato ed imbavagliato, solo per scagliarlo giù dalle scale con un sottofondo di urla ovattate dal bavaglio.
    Duncan strabuzzò gli occhi e scattò in piedi.
    -"Ma che..", Halvard sorrise e chiuse l' occhio buono.
    -"Sai.. Harald non è l'unico che potrebbe dievertirsi.. Lassù c'è una festa privata", disse sorridendo e puntando il tetto, accessibile da quelle scale antincendio.
    Duncan socchiuse gli occhi senza capire dove volesse andare a parare.
    Il Drumm fece segno al Lampo di seguirlo e, con calma, i due intrapresero quell' ascesa.
    -"Sai come chiamano il 'Vecchio' nel gruppo?", Duncan fece 'no' con il capo, "Berna lo chiamano 'l'amico dei png'", "Così dice lui", tagliò corto Duncan, entrambi risero.
    -"Beh se non lui chi altri?", chiese Halvard mostrando un sorriso sospetto.

    Come il viso di Duncan fece capolino dall' ultimo scalino il suo cuore si fermò per un attimo.
    Il sangue pompò tutto d' un tratto per lo sforzo, gli ultimi scalini li fece quasi saltando.
    Il tetto della scuola era stato decorato, con candele e torce. Decine di figure familiari stavano ballando con la serenità che solo delle intelligenze angeliche potevano mostrare.
    Duncan fece fatica a respirare tutto d' un tratto.
    Il viso dolcissimo di Daeva gli sorrise, a meno di un metro dalla scala.
    Duncan vi si avvinghiò lacrimando da un occhio, le prese le guance con entrambe le mani e le baciò la fronte, come avrebbe fatto con una sorella.
    Lei si divincolò, baciandogli la guancia destra per poi prendere la mano del Forrester che dimenticò il suo nome, i due si allontanarono danzando sotto alle stelle.
    Una mano batté la spalla del Dondarrion, questo si girò ed un sorriso da bambino incastonato in un cesto di biondi capelli gli aprì una voragine nel cuore.
    -"Hadray", disse Harald senza fiato.
    I due si abbracciarono come vecchi amici, dimenticando spazio e tempo.
    Ma anche il Tyrell non avrebbe potuto passare tutta la sera con lui.
    Un volto severo, inacidito dalle rivalità e dalle passate discordie, si avvicinò al Lampo.
    -"Arlan", disse a labbra strette, i due si offrirono la mano, il Caron però poi strinse il Dondarrion a sé e si persero in un abbraccio.
    -"Mi dispiace", mormorò Duncan trattenendo le lacrime, il vecchio compagno gli batté la spalla e venne poi raccolto dalla rossa Ashford per unirsi alle danze degli altri.
    Duncan vide Damon fargli l' occhiolino, stretto a Myria.
    Amarantha, Ision, Vemas, Elanya erano solo alcuni dei volti che spezzarono il cuore al Dondarrion.
    -"Non credi sia ora?", domandò Halvard a Duncan.
    -"Di.. Per.. Cosa?", domandò il Lampo con la voce di un bamino.
    Halvard sorrise e con un buffetto invitò Duncan a guardare avanti a sé.
    Le labbra del cavaliere si deformarono nel principio del pianto, gli occhi si arrossarono e quelle gambe che lo avevano condotto con vigore in mezzo alle mischie di diverse battaglie ora cercavano un'incondizionata resa.
    Alerie sorrise portandosi una mano sulla fronte, per schernire l'emozione del suo amante.
    I due si corsero incontro, perdendosi in un abbraccio che tutti osservarono con il sorriso.
    -"Ce ne hai messo di tempo", disse lei per sdrammatizzare il singhiozzo di Duncan. Con dolcezza si staccò dal Lampo e gli cinse le gote.
    Le danze ripresero tutt' attorno a loro.


    Harald



    Un sentimento di tremenda nostalgia gli prese il cuore prima del tempo. Si rese conto che, sebbene il futuro fosse materia volubile e soggetta ad imprevisti e sorprese, quella probabilmente sarebbe stata l'ultima volta in cui quel sentimento così privo di filtri si sarebbe potuto manifestare con quella libertà.
    Il tempo parve fermarsi per un secondo, la bocca di Harald s'era schiusa, cedette qualsiasi espressione controllata, cedette qualsiasi sicurezza. Vidya poté finalmente intravedere la paura e l'insicurezza di un ragazzino della loro età nel respiro affaticato dall' emozione del futuro capitano di ventura.


    Sette Anni assieme



    -"Com'è Essos?", gli chiese sorridendo con la vitalità di una bambina. Duncan non riuscì a darle una risposta diversa da quell' abbraccio stretto, che portò la sua testa tra i capelli di lei.
    Alerie socchiuse gli occhi e carezzò la nuca del cavaliere.
    -"Lo so", disse lei regredendo da quella felicità incondizionata, "Lo so..", ripeté lasciando che Duncan sfogasse il suo dolore.
    Il cavaliere trovò la forza di guardarla negli occhi, erano gli stessi che vide per la prima volta a Capo Tempesta; un ricordo impresso nell' anima, Alerie con le dame di corte in tour dalle Terre Verdi dell'Altopiano e Duncan, un ragazzino insicuro e spaventato, che mai avrebbe avvicinato l'amore della sua vita se l'avesse mai incontrato.
    La mano dell'arma di Duncan colse mento e guancia della ragazza e questa, socchiudendo gli occhi vi si adagiò, cullata da una carezza che superava tempo e spazio.
    -"Non ti lascerò mai più", disse lui ritrovando la voce, lei sorrise e fece di 'no' con il capo, la fronte dei due si unì mentre i loro occhi si abbandonavano al momento.
    -"Hai fatto un sacco di promesse in giro.. Eh?", sussurrò lei con sarcasmo e brio nella voce.
    -"Si.. Sono stato il più fico dei Sette Regni", rispose lui con lo stesso tono.
    -"Uhm non saprei..".
    -"Lo ha detto Fiamma".
    I due sorrisero e le loro labbra si incontrarono con una calma innaturale a fronte dei Sette Anni di Attesa.

    Harald



    Harald si avvicinò con innaturale calma al volto di Vidya, questa volta con intenzioni ben più chiare.
    Le mani dietro alla schiena della ragazza si raccolsero, stringendo la Bolton a lui con la dolcezza di una coccola mentre le labbra del giovane uomo di ferro si posarono sul labbro superiore di lei.
    Il suo cuore impazzava nel petto come mai fece prima di allora.
    Le mani salirono lentamente dai fianchi al suo viso, cinsero le guance con delicatezza, ma non sarebbe bastata tutta la cura e la concentrazione del mondo per far sì che quelle mani, capaci di rimanere ferme nella battaglia più feroce, ora, non tremassero.
    Tutto sfumò attorno a lui, non v'era più alcun contesto, esisteva solo il momento, un momento che avrebbe combattuto per protrarre il più possibile


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