Votes taken by Pk96

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    Bentornato bello! 🤗
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    E niente... Mi sono accorto che con la mia inattività ho saltato alcuni aggiornamenti importanti a mezzo di alcune libere... Per cui:

    Libera con Isabel sul concepimento
    Libera con Isabel
    Libera con Isabel
    Semilibera Matrimonio con Isabel
    Combattimento a 2 spade
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    Mi fate commuovere... Queste dichiarazioni di amore così inaspettate... 😍😭
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    Arthur rimase sgomento alla vista del suo, ormai ex, Signore. Il cadavere giaceva lì, ai suoi piedi. E le lacrime sgorgarono... Da sole... Senza che potesse fermarle. Cadde in ginocchio e si chinò sulla salma.

    Che il Signore della.luce ti accolga, Lionel, nelle sue stanze di fuoco. Che tu possa trovare pace e calore alla sua presenza. Hai finito di soffrire, sei tornato alla Luce.

    Una frase semplice, sussurrata appena per chiedere a R'hllor di prendere il suo servo con sé.
    Red Karstark aveva agito per difesa? Chi poteva dirlo... L'unica cosa che Arthur poteva dire con certezza stava nel fatto che doveva essere con lui e invece non c'era. Probabilmente nell'esatto momento in cui il valutiamo si sposava, il Primo Cavaliere del Re esalava il suo ultimo respiro e lasciava questa vita. E questo dava spazio ad un altro problema. Ora il bastardo non era più lo scudiero del Primo Cavaliere, ex Supervisore Reale. Non era più nessuno. Arthur cessava di esistere all'interno della Corte e tornava ad essere un Bastardo di Fondo delle Pulci, nemmeno cavaliere.
    Ma c'erano cose più importanti da pensare. Non poteva ancora abbandonarsi al suo dolore. Non poteva permetterselo. Innanzitutto ora aveva sua moglie da dover proteggere. E sua moglie portava in grembo suo figlio. Avrebbe dato la vita per loro e così fece.

    Lord Karstark... Ciò che vedo qui mi provoca un enorme dolore. Penso che possiate capire. Volevo bene a Lord Lionel, lo consideravo un amico, non solo il mio Signore. Mi ha aiutato, mi ha innalzato da bastardo a Scudiero a Supervisore Reale. Ciò che ora sono, gran parte lo devo a lui. E ciò che lui era, almeno in parte lo doveva a me.

    Red non lo poteva sapere, ma Lionel non era un fedele servo dei Sette. Venerava e aveva consacrato la vita al Signore Rosso. Arthur stesso era stato suo insegnante in alcuni riti che gli aveva spiegato. E questo lo aveva portato ad avere poteri sovrannaturali.

    La sua morte è stata onorevole, come dite voi. Non dovete dimenticarlo. Ora vi chiedo... Vi supplico... Lasciate che mi prenda io il suo corpo. La sua famiglia è ad Approdo del Re, suo padre è appena morto. Sua sorella e sua madre sono ancora in lutto. Lasciate che pensi io al suo ultimo saluto. Al suo viaggio verso la Luce. Concedetemi almeno questo. La sua morte mi rende complicato trattare con voi e ancora più impotente rispetto alla vita e alle difficoltà che stiamo avendo. Ma non mollo. Ho un accordo con Ser Waters. Se avessi trovato Lord Lionel lui avrebbe abbandonato la caccia e sarebbe tornato ad Approdo per riferire al Concilio. Lasciatemi il corpo, farò tornare indietro Ser Waters, tornerò ad Approdo e poi andrò direttamente dal Re per intercedere per voi. Sarà lui a decidere, non può farlo nessun altro ora. Voi tornate a casa. Non vi fermerò, anche se potessi, e non vi pregherò di mettere a rischio la vostra vita e quella dei vostri uomini per ciò che vi posso dare io, solo parole al momento.
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    Era fatta. Isabel aveva acconsentito a prenderlo come sposo. E così facendo acconsentiva anche a come Arthur stesso ed Eldridge, il testimone di lei, avevano condotto le trattative per la sua mano.
    Arthur la vide cadere poi in ginocchio entrando in preghiera dei suoi dei.
    Egli, invece, non si piegò. Si mise semplicemente dietro alle spalle della donna e chinò la testa rivolgendo nel contempo i suoi pensieri al Dio Rosso.
    Gli chiese di vegliare sulla sua donna e su sé stesso, cercando quella protezione che aveva bisogno per Isabel e per il frutto del loro amore che stava crescendo nel ventre di lei.
    Ne aveva bisogno perché sapeva che dinnanzi a loro si stavano dipanando strade difficili ed in salita, talmente perigliose che avrebbe messo a dura prova il loro matrimonio e forse anche la loro stessa vita.
    Dunque... Pregò. Supplicò R'hllor come pochissime volte aveva fatto nella sua vita.
    Gli chiese una mano sopra alle loro teste, un mantello di fuoco sulle loro spalle. La sua protezione. Il suo sguardo.
    Non aveva l'ardire di sperare che il Dio lo stesse ascoltando e gli concedesse quello che stava chiedendo. Ma pregò lo stesso. Trovò spazio nella sua fede e ne trovò forza per continuare il suo cammino.

    Si riscosse quando sentì la voce del Cavaliere del Nord riportarlo alla realtà: gli stava impartendo gli ultimi doveri in quanto sposo. Doveva mettere il suo mantello sulle spalle di lei suggellando così che finalmente era sua moglie.
    Dunque slacciò il fermaglio che aveva intorno al collo e prese il mantello che gli adornava le spalle. Lo sistemò sulle spalle di lei facendo in modo che la coprisse per bene e, a quel punto, mise una mano nella scarsella che aveva in vita. Strinse il pugno intorno all'oggetto che poche ore prima aveva forgiato con le sue stesse mani e lo tirò fuori.

    Amore mio... Non posso darti tante ricchezze o un castello. Tutto ciò che ho è il mio amore e la mia devozione. Ho voluto però fabbricarti qualcosa che ti ricordasse me quando penserai di essere sola... In modo che tu sappia che ti sono comunque vicino, sempre e comunque.

    Le mostrò il fermaglio in oro a forma di orso che aveva in mano e lo usò per bloccarle il mantello sotto al collo.

    È l'orso della tua casata. Nelle tue vene scorre sangue Mormont e devi andare fiera. Ora avrai qualcosa che te lo ricorderà sempre. Custodiscilo e sappi che in esso è racchiuso parte dell'amore che nutro per te.

    A quel punto le scoccò un rapido bacio sulle labbra e, indirizzando un cenno di ringraziamento al Cavaliere ed un sorriso dolce e amichevole ad Eldridge, prese la sua donna in braccio e si allontanò dall'Albero-Diga spezzato e bruciato sperando che non fosse un presagio funesto per il loro matrimonio.

    472 parole
    Non io che avevo fabbricato il fermaglio per l'evento di San Valentino, ma poi in libera non ero riuscito a farlo ad Isabel. XD.
    Ad ogni modo... L'oggetto è presente nella scheda di Arthur, insieme alla libera di fabbricazione. Ho ricevuto l'ok da Marco per fabbricato a forma di orso, le statistiche sono le stesse di un comune fermaglio in oro. Passa poi nella scheda di Isabel. È suo ora.
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    Quel mattino Arthur si svegliò all'alba, come al solito, ed indossò i vari pezzi dell'armatura in cuoio. Era la più leggera tra quelle che aveva e la più adatta a ripararsi durante gli allenamenti più duri, senza però essere del tutto sprovvisto di protezione.
    Non sapeva bene a cosa andava incontro, ma supponeva che sarebbe stata una giornata molto dura ed impegnativa a cui Doran lo voleva sottoporre.
    Raramente il suo mentore gli aveva chiesto di andare da lui all'alba e mai gli era capitato che gli desse un vero e proprio appuntamento con tanto di raccomandazioni sulla dormita.
    E così il giovane valyriano aveva fatto. Aveva cenato molto presto nei suoi appartamenti nella Torre del Primo Cavaliere e poi, altrettanto presto, si era messo a letto. Così, quel mattino, si era svegliato fresco e riposato, anche se un po' indolenzito per tutte le botte che aveva preso nei vari addestramenti con il dorniano.

    Finì quindi di mettersi l'armatura, poi prese la spada e se la legò al fianco. A quel punto uscì e discese i ripidi e tanti gradini della Torre fino a giungere in uno dei tanti cortili interni della Fortezza Rossa. A quel punto uscì per le strade di Approdo del Re e giunse in fretta alla Porta del Fango. Non era in ritardo, ma odiava i perdigiorno. Per cui lui si comportava in modo da non divenirlo mai.
    Uscito da quella porta, una delle sette che dava accesso alla Capitale dei Sette Regni, si trovò dinnanzi le Rapide Nere. Se voltava verso destra avrebbe raggiunto la tranquilla e silenziosa ansa del fiume dove qualche mese prima, un periodo per Arthur più felice dell'attuale e ben prima della disfatta di Roccia del Drago, in cui lui ed Isabel si erano scambiati le loro promesse e si erano fidanzati.
    Con un tuffo al cuore si ricordò di quel giorno e l'importanza di ciò che stava facendo si acuì, dandogli modo di pensare che stava facendo tutto quello per assicurare a lei e ai loro futuri figli e discendenti un futuro prospero ed una terra in pace su cui vivere.
    Si riscosse e voltò a sinistra, seguendo le indicazioni di Doran.
    Arrivò così al molo indicatogli e subito notò l'ex capitano, già armato e pronto, fiancheggiato da una vera e propria folla di persone.
    Arthur poté riconoscerne due o tre, gente che si era battuta con lui in uno dei suoi tanti allenamenti con il dorniano. Ma gli altri...? Non sapeva chi fossero. Poté vedere che alcuni avevano reti e sistemavano barchette: di certo erano pescatori. Ma gli altri?
    In tutto una dozzina di persone erano presenti oltre al dorniano e al bastardo di Fondo delle Pulci.

    Spero tu ti sia riposato. Impugna l'arma e mostrami cos'hai imparato dai miei allenamenti, duelleremo al primo sangue.

    Doran lo apostrofò ed Arthur trovò superfluo rispondere. Si avvicinò e sguainò la sua lama, mettendosi poi in posizione di guardia.
    Quante volte si erano trovati in quella posizione i due, ormai, amici. Arthur considerava Doran quasi un secondo padre. Un uomo che si stava prendendo cura di lui, che gli stava insegnando molte cose, che si stava occupando della sua istruzione sia in ambito Marziale che in quello di cultura generale andando anche a toccare nozioni di economia e legge. Era stata una fortuna averlo incontrato, anche se il cordoglio del figlio perso aveva tinto l'incontro.
    I due si fronteggiarono: il dorniano dalla carnagione scura, segno del suo sangue per metà tyroshi e il valyriano dalla carnagione chiara, gli occhi viola e i capelli argentei.

    Vedendo che l'ex capitano aspettava lui, Arthur si fece avanti con una finta diretta al ginocchio del mentore, ma all'ultimo scartò e portò la lama in un fendente alla spalla dell'avversario.
    Nulla, Doran parò e gli astanti iniziarono a fare casino.
    Scoppiò tutto dal nulla ed il bastardo ne fu sorpreso. Grida, tifi e fischi si sprigionarono a quel primo scambio di colpi.
    Vide anche qualche moneta passar di mano e seppe di essere appena stato oggetto di scommessa.
    Dunque Doran voleva un pubblico. Il che, conoscendolo, fece strano al giovane bastardo. Doran non era tipo da cercare gloria, applausi, attenzioni o riconoscimenti.
    Doveva esserci un piano dietro a tutto ciò. Ma non poteva pensarci...

    Doran lo pressava mettendo in gioco tutta la sua maestria e l'arsenale di colpi a sua disposizione. Era più bravo di Arthur, questo era poco ma sicuro.
    Il valyriano si ritrovò ad indietreggiare cercando di parare sia con il fodero che con la spada stessa. Non riusciva a trovare un punto scoperto per andare all'attacco e il dorniano non gli lasciava nemmeno spazio di manovra. Finirono sulla sabbia bagnata che bloccava anche i movimenti di Arthur. Il terreno di scontro era molto importante e Doran lo conosceva meglio.
    Il valyriano era in oggettiva difficoltà e il pubblico se ne stava accorgendo. I fischi e il tifo erano più forte e raggiunse il suo picco quando Doran assestò un fendente al braccio armato del bastardo, lasciando una ferita non molto profonda, ma abbastanza lunga che scaturì subito qualche goccia di sangue. Una striatura che bastò ad interrompere il loro duello e, appena la vide, Doran si fece indietro abbassando l'arma.

    Ah... Mi hai battuto capitano... Molto bravo. Complimenti!

    Arthur non era dispiaciuto. Riconosceva che il mentore era più bravo di lui. E gliene doveva dare atto. Prese un lembo di stoffa dalla casacca e se la premette sul braccio ferito attendendo che Doran facesse il prossimo passo.

    925 parole.
    Nell'inizio, mi piace soprattutto l'ambiente. Ma lo sai già. Vai a te!
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    Arthur: tutto giusto. Lascio ancora qualche giorno a Biagio per i suoi problemi e poi provo a scrivergli per vedere cosa vuole fare. Dopodiché sceglierò cosa fare io.
  8. .
    Narrato
    Parlato Arthur
    Parlato Doran



    Arthur aveva ormai le lacrime che stavano per sgorgare. Quelle lacrime fastidiossissime, che stanno sul bordo del precipizio, indecise se scendere o meno, e intanto offuscano la vista.

    Dimmi perché combatto Doran?

    urlò.
    Un urlo che andò a perdersi nel buio della notte.
    Sistemò nervosamente la mano sull’impugnatura della spada lunga
    Stava sudando, era difficile mantenere una presa ferma.

    Dimmi perché ti ho detto!

    continuava a gridare.
    Il viso rosso, i capelli scompigliati, le vene in rilievo sulla pelle.
    Era innegabile che stava piangendo.
    Ma era un pianto strano. Non era dettato dalla tristezza, non era un pianto sommesso, riservato, mesto.
    Lui era arrabbiato.
    Era molto arrabbiato.
    Quel pianto era solo un modo come un altro per far uscire quella rabbia.

    Dimmi perché maledizione!

    La spada lunga del valyriano andò a schiantarsi sullo scudo dell’uomo che la fronteggiava, prontamente messo in mezzo per evitare che lo scudiero lo ammazzasse.
    Doran dal canto suo stava in silenzio.
    Si limitava per ora a parare i colpi di Arthur per non morire e controbattere quanto bastava per tenerlo a debita distanza e non fargli del male.

    Dimmi perché mi devo addossare tutto ciò!

    Arthur continuava a gridare, esausto.
    La voce era rauca, la gola graffiata.
    Era stanco…
    Prese di nuovo la mira e scagliò con tutta la forza che aveva in corpo un altro colpo con la spada.

    Perché è tutto così difficile per me? Sono stanco Doran, stanco di tutto questo combattere. Stanco di questo soffrire. Stanco di questa continua lotta per la vita.

    Finalmente le lacrime si erano decise a scendere, e gli irrigavano il volto come canali.
    Doran sembrava quasi… dispiaciuto.
    Se ne stava in silenzio, a guardare come la furia di quel ragazzo poteva essere così distruttiva, e forse anche un po’ autodistruttiva.

    Dimmi cosa ci faccio qui?

    gli gridò ancora.

    Dici… al campo di addestramento di Approdo del Re?

    provò a rispondere lui, con tono triste.

    No! Qui in vita! Qui su questa terra, a dar peso al mondo! Perché? Perché gli Dei mi hanno voluto così male da crearmi così come sono!

    Per quanto quella tristezza intrinseca fosse l’elemento base di quello sfogo, la violenza e la forza con cui il bastardo si sfogava sul povero addestratore era inimmaginabile.
    Il duello continuò.
    Arthur a scudo basso, continuava ad agitare la spada lunga contro Doran.
    Prima un colpo caricato dall’alto verso il basso con la destra che si andò a impattare violentemente sullo scudo già rovinato dell’uomo.
    Una volta finita la parabola del colpo, il bastardo ne sferrò un altro partendo dal basso, diretto questa volta alla destra dell'ex Capitano. Lui si mosse indietro quanto bastava per evitare il fendente.
    Il colpo andò a vuoto e il braccio destro si ritrovò di nuovo alla posizione di partenza. Arthur mosse un altro colpo ma questa volta con lo scudo, con l’intento preciso di far sbilanciare il dorniano.
    I due scudi andarono a cozzare uno contro l’altro in un sordo rumore di legno.
    Doran indietreggiò di altri due passi e il valyriano cercò di colpirgli i piedi con la spada per azzopparlo.
    Doran non sembrava tanto preoccupato per sé stesso. In fondo non era il suo primo duello, sapeva già come combattere e in più sapeva che quello non era un vero e proprio combattimento, era solo lo sfogo di quel bastardo dovuto crescere troppo in fretta.
    Non stava davvero mirando a ucciderlo, era solo cieco di fronte al mondo, come un cinghiale ferito.

    Perché devo sempre soffrire? Perché mi sono state assegnate tante sofferenze eh?

    gridava e piangeva.
    Doran non sapeva che rispondere.
    Non aveva tutte le risposte che cercava il valyriano, non gli avrebbe mai potuto dare una risposta che lo soddisfava.
    E così rimaneva in silenzio, a cercare di gestire quella rabbia che da tanto era repressa.
    In fondo, era meglio che se la prendesse con lui piuttosto che con un qualche povero innocente no?
    Non sapeva fino a che punto si sarebbe potuto spingere, e almeno così poteva controllare che non si facesse nulla di male e che nessun altro ne rimanesse coinvolto.
    Il falò scoppiettava allegro, così in disaccordo con tutto l’ambiente di tensione intorno a lui.
    Una quercia vicino al campo ondeggiava serena al vento primaverile.
    Tutta la Natura era così rigogliosa e pacata… Arthur sembrava una fiamma impazzita, una scintilla uscita del cerchio di pietra che doveva delimitare il fuoco e che ora stava divampando senza freni.

    Avere un po’ di pace, un po’ di serenità è chiedere troppo? Sono stanco!

    Non stava davvero rivolgendo le domande a lui in persona.
    Arthur forse nemmeno vedeva Doran davanti ai suoi occhi. Mille volti le passavano davanti agli occhi, mille e più visi si alternavano al posto di quello del capitano.
    Erano visi del passato che però facevano male nel presente, e il bastardi sapeva nel profondo del proprio cuore che avrebbero fatto male anche nel futuro. Non ci si libera mai di certe ombre…
    I suoi genitori sconosciuti, Oromis, Syrus, Lionel, Tosco, i compari di Tosco che lo avevano usato come un giocattolino, Red Karstark, i fanatici di Illyria, la Compagnia dei Guitti con cui aveva viaggiato appena tornato a Westeros, il Re che nonostante tutto non lo stava calcolando ed ora era sparito, il Principe e Hierro con cui aveva combattuto all'Uncino, Duncan che era sparito...
    Volti su volti che si sovrapponevano, come in un carosello infinito, su cui si gira si gira si gira fino a star male.
    Arthur non stava bene.
    Stava sudando freddo, la fronte era calda, tremava dallo sforzo, la voce era rotta dal pianto, i piedi pieni di vesciche, le mani sanguinavano dai continui colpi e dal combattimento.
    Stava dando gli ultimi.

    Dimmi Doran, dimmi perché devo sopportare tutto ciò! Dimmi se ho ancora possibilità, dimmi ora per cosa devo combattere? L’unico obiettivo della mia vita era dimostrare al mondo che ero bravo anche io, potevo farcela a farmi un nome, che non ero solo un bastardo qualunque destinato a vivere e morire solo!

    gridava, piangendo.
    Un passo avanti, un altro fendente di spada parato dallo scudo.

    Oromis dimmi che sei fiero di me! Guarda dove sono arrivato, guarda cosa ho fatto! Anzi… non guardare… ho fatto cose orribili…

    Singhiozzo.
    Un colpo di scudo, andato a vuoto.

    Madre, padre... ascoltatemi, se mi sentite! Guardatemi, sto male, ho bisogno di voi, ho bisogno di casa, ho bisogno di una carezza…

    Doran vedeva gli occhi viola di Arthur vuoti, come vetri colorati, ma senza nulla dietro.
    Era evidente che stava avendo delle allucinazioni, e stava parlando con i visi che vedeva di fronte a sé.
    Non sapeva come aiutarlo, sentiva il dolore in quelle grida di aiuto…

    Syrus sono così solo qui! Perché sei sempre così maledettamente perfetto, te e le tue capacità? Perché mi sei da monito costante che non sono altro che una vite secca?
    Lionel! Lionel... perché mi hai fatto questo! Perché mi hai nominato scudiero! Perché mi hai condannato…
    Tosco, devi avermi maledetto per bene eh per averti lasciato!
    Duncan perché mi hai illuso! Perché mostrarmi il miele di una amicizia e poi privarmene così e sparire?


    E lì Doran si accorse di una cosa.
    Un bagliore diverso negli occhi di Arthur.
    Stava per svenire. Era evidente da come ormai stava agitando senza più un senso le armi, da come non alzava nemmeno i piedi da terra per camminare, da come ciondolava in modo preoccupante.
    Decise di agire.
    Avanzò fermamente verso il valyriano, bloccò un flebile fendente, gli strappò di mano la spada lunga e gli fece cadere lo scudo.
    Nel giro di pochi secondi, Arthur si accasciò su sé stesso come un sacco di tela.
    Il capitano in pensione lo recuperò al volo prima che potesse cadere a terra.
    Lo sorresse con un braccio, tenendogli la testa reclinata di lato.
    Gli mise una mano sulla fronte.
    Era pura lava incandescente.
    Non gli ci volle molto per capire che la febbre era dovuta probabilmente all’esaurimento nervoso che aveva avuto e all’enorme sforzo fisico di sostenere un duello con lui.
    Così accasciato, dalle labbra di Arthur uscì un flebile sussurro, che solo Doran poté sentire.

    Ho paura… ho tanta paura. Mio figlio...

    E poi più nulla.
    Doran fece in modo di raccogliere tutte le armi e le accatastò in un angolo. Le sarebbe andato a recuperare in un secondo momento.
    Ora la priorità era portare al sicuro Arthur.
    Poi lo prese di peso e lo caricò in braccio, anche se non esattamente con molta delicatezza o grazia.
    Lo riportò fino alla Torre del Primo Cavaliere, dove lo mise sul suo giaciglio.
    Doran chiamò una guardia dei Buckwell e lo fece appostare davanti alla porta dello scudiero.

    Stai qui di guardia. Lo scudiero del vostro padrone non sta molto bene. Se avesse bisogno di aiuto chiamatemi…

    La guardia annuì e si mise in posizione di guardia.
    Doran si avvicinò alla porta e fece per chiuderla, allontanandosi dalla stanza del ragazzo.
    Giusto poco prima di uscire, si girò solo un attimo, a guardare il valyriano dormire profondamente.

    Ah Arthur… sei una cometa destinata a brillare più di cento soli, ma a spegnerti in un battito di ciglia…

    Detto questo, tornò sui suoi passi. Chiuse la porta, scese dalla Torre e si allontanò dalla Fortezza, unico testimone di quello sfogo notturno destinato a rimanere un segreto per tutti e due.

    1553 parole su 1000 richieste
    Tratto Marziale (+25%)
    Pesi da allenamento (+25%)
    Requisiti: Marzialità 45 (150 e fischia), almeno tre competenze arma liv 4 (Arco, Spada Lunga, Spadone)
    Ricompense:20 punti esperienza, sblocca il lv 4 del tratto "Marziale"


    Edited by Pk96 - 21/4/2023, 13:32
  9. .
    Arthur era già al cospetto dell'Albero Diga martoriato e bruciato dal fuoco dei maledetti folli del Cammino Luminoso e ascoltò impassibile le raccomandazioni del Cavaliere che avrebbe unito il suo polso con quello della sua amata.
    Era un matrimonio voluto e i due ragazzi si amavano davvero. Per loro fortuna quel matrimonio non era uno di quelli combinati che in quella parte della storia tanti andavano di moda. E di questo potevano essere fortunati.
    Però era anche un matrimonio fatto di fretta, senza festeggiamenti e soprattutto marcato dalla tristezza e dal lutto del giorno prima.
    Le parole di Eldridge lo toccarono profondamente. Anche lui, come tutti quelli alla Capitale, avena perso tanto, era stato preda di quei pazzi scellerati dei fanatici. Non sapeva la vera entità della sua perdita, ma la voce grave e lo sguardo negli occhi del giovane parlavano chiaro.
    Dopo la cerimonia avrebbe dovuto capire meglio anche come stava il suo amico.
    Ringraziò con lo sguardo il Langward, poi si volse verso la sua sposa e le sorrise, un sorriso caldo, che sperò potesse alleviarle leggermente la tristezza di dosso, una cosa non facile visto quanto aveva perso.

    Grazie Eldridge per la tua presenza e per le tue belle parole. Speriamo che l'amore, come dici tu, riesca a spazzare via tutto ciò che è successo qui ad Approdo come anche a Roccia. Sicuramente gli amici come te riescono ad alleviare il dolore e il mio amore qui al tuo braccio fa il resto. Spero di essere per voi ciò che voi siete per me.

    Il valyriano, come uomo di spada e d'azione, non riusciva ad esprimere con grandi parole ciò che serbava nel cuore, nell'anima e nella mente.
    Infine Ser Ygon mise fine alle loro parole con la frase di apertura del rituale. Ed Eldridge rispose. Ora toccava a lui.

    Arthur Waters, bastardo di Fondo delle Pulci, scudiero del Primo Cavaliere del Re e Supervisore Reale nella Seconda Riconquista di Roccia del Drago. Chi dona questa sposa?

    330 parole
  10. .
    Narrato
    Parlato Arthur
    Parlato Doran


    Continua da qui...


    Malgrado i due si fossero spostati leggermente dalla porzione di porto in cui viveva Doran, potevano ancora vedere i pennoni più alti delle navi e sentire i richiami dei marinai al lavoro. Inoltre l'aria salmastra era presente ovunque e pungeva le narici di chi non era abituato a quell'odore. Ma non era il caso di Arthur, che era ormai abituati a quel profumo salato, sia dalla sua vita a Pentos che quella ad Approdo del Re.
    Mentore ed allievo stavano passando sempre più tempo insieme ed era comprensibile. Il valyriano voleva, in qualche modo, alleviare il dolore per il recente lutto di Doran e poi la noia minacciava di farlo uscire di senno. Le conseguenze del macello creato dal Cammino Luminoso e dalla recente seconda sconfitta a Roccia del Drago non erano ancora scoppiate ed Arthur sapeva che doveva rendersi il più forte possibile nel minor tempo possibile, per cui coglieva ogni occasione buona per questo intento.
    Ed eccoli infatti, Arthur e Doran, nello spiazzo, che se ne davano di santa ragione a suon di spadate e scudi. Tra un richiamo di gabbiani e l'altro, i due menavano le lame verso l’avversario. Grossi tonfi sugli scudi di legno facevano eco al rombo delle onde in lontananza sul porto.
    Era uno scontro amichevole, e questo era abbastanza evidente dall’assenza di sangue e ferite. Ma non si poteva dire altrettanto che fosse senza fatica. Arthur portava i pesi ben stretti alle caviglie, cinti con cura in maniera tale che non si smollassero e lo facessero inciampare. Non erano però di aiuto. Bastava che Doran gli facesse prendere una posizione più inclinata da una parte o dall'altra che il bastardo rischiava di scivolare a terra tirata giù dal peso.
    Doran invece si librava libero e leggero sulla terra battuta come se nulla fosse, danzando sereno intorno al ragazzo appesantito.
    Per quanto fosse uno scontro sereno, tra i due vi era un silenzio strano.

    Quindi…chi sono questi nuovi?

    chiese all’improvviso lui, menando un destro allo scudo di Arthur prontamente alzato.

    Chi intendi? I lord che mi hanno accompagnato a Roccia o quelli che qui hanno fatto macelli?

    Chiese Arthur, senza scadere in dettagli troppo particolari. Non era nella situazione adatta, dato che stava per scivolare per l’ennesima volta.

    Ti stai facendo nemici o amici potenti Arthur. Fai attenzione o la terra tremerà sotto di te.

    Un altro paio di colpi, un altro paio di silenzi.

    Perché?

    chiese lui.
    Arthur avanzò di un passo cercando di fare un affondo nel punto lasciato libero dalla guardia alzata dell’insegnante.

    Non lo so, ma credo… credo ti trovino una persona degna di rispetto? Se qualcuno decidesse di mettersi al mio seguito mi immagino pensino di me che sono un buon capo. Non trovi?

    Doran avanzò la sua interpretazione dei fatti, ma il.giovane bastardo non ne era tanto convinto.

    Tu mi hai seguito per lo stesso motivo, immagino, no?

    azzardò.
    Doran scosse la testa.

    No. Siamo in prossimità di guerre ben peggiori di quelle che abbiamo visto fino ad adesso. E chi come noi ha il dono, deve prepararsi.

    Arthur si fermò un attimo dal combattimento, divaricando le gambe per mantenere più stabilità sull'erba.

    Se magari non lo urli ai quattro venti... I marinai di passaggio potrebbero sentirci.

    Doran pure si fermò, stringendosi tra le spalle con una discreta incuranza.

    Ah per me nemmeno dovrebbe essere un segreto.

    Sì ma tu non vivi alla Corte come me. Io devo stare attento.

    Grazie a R'hllor erano tutti a riposare, e i pochi a guardia delle navi o dei pescherecci erano troppo lontani per sentirli.
    Dopo qualche altro minuto di silenzio, i due ripresero a combattere.
    Nella testa di Arthur però non si toglieva più un dubbio. Perché Doran era così cambiato? Sulla nave di Roccia del Drago era stato così freddo con lui, aveva cambiato comportamento da qualche tempo.
    Decise di non indagare ulteriormente, anche perché simili pensieri nel mezzo di un duello potevano portare a distrarsi. E distrarsi vuol dire morire. Non tanto con il dorniano, ma doveva uscire dal pensiero di “è solo un allenamento a caso” o non avrebbe mai imparato a schivare davvero un colpo. Se tanto credeva che l’uomo non l’avrebbe mai ferita, lui non avrebbe nemmeno mai schivato davvero.
    Brutto circolo vizioso.

    Dovresti insegnare qualcosa anche ad altri…

    continuò Arthur. Doran si stava rivelando un bravissimo maestro per lui, avrebbe sicuramente giovato anche ai suoi nuovi compagni d’arme.

    No.

    Arthur si fermò una seconda volta. Perché no?! Cosa aveva quell’uomo?
    Doran però non si fermò, avanzando di nuovo verso la giovane per colpirla.

    No?! E perché mai?

    Chiese lui, schivando appena in tempo il fendente.

    No. Io sono qui per insegnare a te. Se vuoi poi condividere con loro, fai pure. Ma non insegno a chiunque ciò che so.

    Silenzio.
    Un altro scambio di colpi. Per l’ennesima volta le lame lunghe andarono a impattarsi nel cielo, producendo rumore di ferraglia e scintille. Meno male che erano sulla terra battutae, altrimenti avrebbero creato seri danni ad un ponte di una nave o alle lame stesse se sbattute contro cemento o pietre.
    Arthur rimase buia in viso, perplesso da quel ragionamento così ottuso e senza senso. Che… fosse geloso? Geloso della sua posizione in corte o dei suoi nuovi amici ed alleati?

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    Tratto Marziale (+25%)
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    Ricompense:Arte della Spada lunga 3, 8 punti esperienza
  11. .
    CITAZIONE (Joanni De Neri @ 12/4/2023, 17:35) 
    CITAZIONE (Freene @ 12/4/2023, 15:41) 
    Ti ringraziamo ma ovviamente non possiamo ammettere in staff che ci ha definiti una lenta agonia su gdr.online ahahaha sarebbe quantomeno conflitto di interessi!

    Non direi, visto che vi si offre aiuto proprio per cercare di risolvere una situazione di lenta agonia. O purtroppo continuerà ad esserlo.
    Spero che incontriate altri aiuti e velocizziate il role, visto che ogni nuovo che arriva si lamenta dello stesso e dopo poco termina non giocando; ma magari dopo tutto a voi sta bene così.
    Come detto, in bocca al lupo.

    Ciao, io e te non abbiamo mai avuto modo di baccarci on e off game e di questo mi rammarico, ma... Posso darti un consiglio da giocatore di questo forum da oltre tre anni? Puoi benissimo prenderlo come parole di un c.... Ma ti consiglierei di evitare di... Ecco... Come dirlo... Pensare che ciò che dici o pensi sul nostro forum sia oro colato. Nel senso... Io da quando sono qui sono stato 3 volte staffer, ho avuto due PG di cui con Arthur ho fatto già tanto e tanto ancora devo fare. Qui non siamo come alcune realtà di PbC, quindi è normale che i tempi siano più allungati. Oltre a questo abbiamo dei fantastici staffer che REGALANO, e sottolineo questo fatto perché mi sembra molto importante, del loro tempo a noi e a questo forum cercando di fare collimare i loro tempi real con i nostri... E diciamo che non è carino accusarli in breve di fare poco. Fanno già tantissimo e dovremmo baciare dove camminano per questo.
    Ora... Capirai perfettamente che gestire una baracca come questa ci vuole veramente tantissimo tempo, energia, pazienza, voglia, capacità... E oltretutto, un aspetto poco tenuto in considerazione, anche skin professionali (hai presente cosa vuol dire avere a che fare con codici HTML, CSS, Script eccetera?)
    Loro lo fanno in modo gratuito quando c'è gente che viene pagata per fare questo.
    Ora io ti dico... Magari, entrando in casa d'altri e prima di dare giudizi affrettati... Proviamo a pensare ad un attimo in più a cosa si può provocare alla gente che ci sta dietro, sia al loro cuore che alla loro mente. E magari, prima di attaccare un ambiente in cui si gioca da poco e solo a nome di due o tre nuovi utenti (che giocano per lo più da due o tre mesi) proviamo ad indagare anche con chi qui è da più tempo che gioca e ci sta bene, tanto da rimanere per degli anni. Tanti utenti abbiamo visto, meteore in cieli tersi che sono spariti ancora prima di lasciare un segno. Eppure lo "zoccolo duro" di questo forum conta 41 PG attivi e 30 e fischia player presenti sui gruppi dedicati. Un motivo ci sarà.
    Scusami veramente tanto per il piccolo sfogo. Spero vivamente di essere stato esaustivo, sufficientemente rispettoso e abbastanza comprensibile.
    Per dubbi, domande, chiarimenti... Mi trovi in privato e ci facciamo quattro chiacchiere. Buona serata!
  12. .
    Narrato
    Parlato Arthur
    Parlato Doran


    Continua da qui...


    Camminavano veloci verso una piazzetta di un fortino secondario alle pendici della Fortezza Rossa, le pozze di melma fanghigliosa andavano schivate o sia Arthur che Doran vi ci sarebbero finiti dentro e si sarebbero sporcati le vesti! Approdo del Re non era immensa, ma quando erano in ritardo appariva sette volte più grande di quanto lo era in realtà.
    L'ex capitano gli aveva detto che aveva organizzato una lezione speciale mediante un appuntamento. Ma non aveva voluto dirgli più di così.

    Il mentore prese dicendo

    Muoviti Arthur! Siamo in ritardo!

    Fece un cenno al proprio discepolo di seguirlo e, con l'altra mano salutava una guardia in lontananza che palesemente li cercava all'orizzonte come se tenesse una certa premura nell'attenderli. Con un passo spedito i due si avvicinarono alla piazza d'armi di quella che appariva come una caserma o una casamatta tra le tante presenti nella capitale dei Sette Regni. Vi era un gran fragore e tutti urlavano esultanti in un contesto quasi estraneo al contesto bellicoso a cui Arthur e Doran potevano essere abituati. Numerosi stendardi, per lo più Targaryen, addobbavano l'arena al centro della quale era posto un palco con dei seggi per quella che il valyriano capì subito essere una sorta di giuria popolare. Guardò il suo mentore e gli chiese

    Dove siamo di preciso mentore? Oggi c'è un processo?

    Il dorniano, dal canto suo, non esitò a rispondere e disse

    Vedrai! La guerra non sempre sorride a tutti, ma questo già lo sai

    E così presero posto tra la folla scortati da quella guardia che li portò fino alla prima fila dove avevano come 'prenotato' una posizione.
    La scena era ampiamente prevedibile, come ogni guerra vi erano stati vincitori e sconfitti, i primi dopo la vittoria ed i festeggiamenti si rifacevano sugli altri ma se questo spettava alle alte sfere della Fortezza Rossa così non era per i semplici cavalieri senza terra, prodi guerrieri dotati di cavallo, scudo e armatura che sfortunatamente avevano scelto di servire l'anziano, avido, Leone ed ora il popolo ne chiedeva la deposizione a gran voce. Davanti ad un giudice, probabilmente nominato dal Concilio Ristretto, giacevano quindi una dozzina di Cavalieri in ginocchio, il buon Arthur non ne riconosceva nemmeno uno e i loro simboli erano tra loro più disparati e sconosciuti al punto che il giovane si permise di dire

    Questi non hanno un vero titolo, sono cavalieri senza terra giusto?

    L'ex Capitano annuì. Non aveva mai ricevuto l'onore del Cavalierato fermandosi ad essere un "semplice" comandante di vascello. La carriera di marina era diversa da quella nell'esercito reale, ma Arthur era totalmente sicuro che le capacità del dorniano erano alte ed ampie, come aveva già potuto notare.
    Ad ogni modo quelli erano comunque tutti 'Ser' e per questo erano lì, in ginocchio, davanti al giudice. Il dito di Doran si fece allora indicatore, puntando uno dei simboli che giacevano sulle spalle di quelli

    Vedi quello? Quello con il cavalluccio marino giallo rampante e la Fortezza Rossa alle spalle? Serviva come guardia della sala del trono, un aggiunta alle guardie reali nominate abusivamente da Tywin... Un gran guerriero... Gli è stato chiesto se volesse giurare fedeltà ai Targaryen. Ebbene si è rifiutato, ora la sua sorte sarà decisa dal giudice con l'apporto del popolo

    Arthur capì la triste situazione, il solo pensiero di cosa sarebbe potuto accadere se fosse toccato a lui lo preoccupò a tal punto da renderlo in ansia e chiedersi

    Ma come mai una giuria popolare?

    Il mentore lo guardò secco e rispose

    Perché a pochi o nessuno interessa di questi cavalieri senza terra... I loro beni sono ciò che indossano e privati del titolo torneranno ad essere popolani.

    Le grida del popolo si fecero allora più forti, più offensive, e pure qualche ortaggio marcio arrivò a colpire gli imputati mentre sulla platea dei giurati si assisteva a quello che per Arthur e Doran era un giudizio già scritto. I due allora si allontanarono per rientrare a Palazzo mentre dietro di loro i condannati venivano svestiti dei propri beni e dei propri simboli. Si erano macchiati di tradimento alla Corona e per il popolino forse pure di tutti gli altri reati esistenti. I processi popolari non erano mai giusti, Arthur lo sapeva bene, ma come aveva detto il comandante in pensione erano dei processi-farsa perché nessuno a corte era realmente interessato del destino di quei miseri cavalieri senza terre. A Westeros, nei Sette Regni, erano del resto i nobili ad amministrare la giustizia per forma diretta o interposta persona attraverso i propri vicari. Arthur stesso aveva amministrato la giustizia di Lord Lionel sulle navi di Roccia del Drago, prima contro i fanatici di Illyria, poi decidendo di avvalersi dei proprio poteri nell'ordinare la ritirata e infine con Doran esonerandolo a vita dal servizio attivo a seguito della perdita del figlio e del suo impegno ad addestrare ulteriormente il valyriano.
    Ricordava bene come fosse ieri come si era sentito nell'esercitare questi poteri ed i casi ai quali aveva dovuto prendere una decisione non erano altro che una delega della delega. Il giudizio di un Signore si sa, è insindacabile, una volta preso non può essere invertito se non dai Sette Dei ma quanti di quei cavalieri avrebbero chiesto un singolar tenzone per rimanere cavalieri? Quanti? Forse nessuno! Il Re era il massimo giudice per i Sette Regni e così a cascata fino all'ultimo valvassino delle terre. Il giovane, mentre i due camminavano, allora riprese

    Certo... Si fosse trattato di un Lord sarebbe stato diverso... Tywin marcisce nelle sottoterra e vi è finito appena il suo Sovrano si è risvegliato dal suo lungo coma.

    Doran, dal canto suo, non poté che confermare annuendo e si sentì di dire

    Tra due alfieri decide il Lord Protettore, tra due Lord maggiori decide il Re, ma come hai visto per deporre un cavaliere basta un misero funzionario incaricato dalla Corte e circondato dal circo del popolo.

    Lo sguardo di Arthur si fece basso, triste, e la sua affermazione, seppur vera, sarebbe stata assai amara

    Per deporre un Re ci vuole una guerra.

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  13. .
    Narrato
    Parlato Arthur
    Parlato Doran


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    Dopo la piccola lezione sulla Grazia e il Perdono Reale, Doran decise di continuare le spiegazioni. Si alzò e fece cenno ad Arthur di fare altrettanto.

    Vieni, facciamo due passi mentre parliamo. Un uomo d'azione non dovrebbe mai stare troppo tempo nell'ozio.

    I due si incamminarono sulla Strada dell'Acciaio fino a giungere ai piedi della Fortezza del Re.
    Maestro e adepto camminavano lungo le vie adiacenti alla Fortezza Rossa, un manipolo di cappe dorate, o ciò che ne rimaneva, veniva incontro a loro fino ad incrociare lo sguardo e chinare il capo in segno di rispetto. Dal canto suo Arthur non li stimava, i ranghi della guardia cittadina erano corrotti fino al midollo, subdoli e affini al solo Dio denaro non certo ai Sette, a R'hllor o alla giustizia del Re. Durante la battaglia di Approdo del Re Lionel, il suo Signore, si era confrontato con un gran numero di loro, erano servi dei Lannister, poi era bastato promettere del denaro ed erano diventati servi dei draghi, dei falchi e di quanti ora sedessero sul Trono di Spade. Il bastardo di Fondo delle Pulci, che ben conosceva questi fatti narrati dalla Mano del Re in persona, non esitò che alcuni istanti e disse con disprezzo

    Vigilanti o traditori? Cosa sono per te Doran queste Cappe Dorate?

    L'ex capitano, suo maestro, non sapeva come reagire. Era a conoscenza del tradimento e del passaggio di quelli sotto uno o l'altro sovrano ma si limitò a dire

    E se domani Rhaegar morisse o abdicasse il trono cosa farebbero per voi della corte ora che Tywin giace sottoterra?

    Il giovane valyriano si interrogò allora alcuni istanti sul quesito, era spinoso, non tanto per la morte la cui risposta non aveva dubbi ma in caso di abdicazione? Difficile a dirsi in questo contesto geopolitico.
    Il bastardo esitò ma poi trovò la risposta

    Bhe penso che in caso di morte lo piangerebbero, poi troveranno un altro Re o forse, gli ex congiurati ancora vivi avanzerebbero pretese egli stessi sul trono.

    Sorrise mentre diceva quelle parole, ma infondo i capitani delle guardie erano imprevedibili, erano bastate poche monete a fargli cambiare idea sulle mura, perché non avanzare ora una loro candidatura? Poi Arthur si fece serio e riprese

    Seriamente... Se il Re abdicasse non saprei... Sono infide e i Targaryen praticano la primogenitura agnatizia facendo prevalere sempre il sesso maschile, anche sulla discendenza femminile! Quindi a naso sarebbero capaci di recarsi dal primo parente diretto del Re a chiedere loro il doppio di quanto ora gli paga Rhaegar.

    Dal canto suo il dorniano non era perplesso, disgustato più che altro, e con fare sbrigativo disse

    Corretto ragazzo! Vieni di qua

    indicano lui un cunicolo che li avrebbe condotti ad una delle porte secondarie della Fortezza da cui sarebbero quindi entrati. Superarono un primo cancello sguarnito di sicurezza, poi giunsero ad una porta chiusa, Doran bussò e pronunciò il proprio nome e dalla fessura gli occhi gialli di un ignoto lo squadrarono dalla testa ai piedi. L'anta si aprì lentamente fino a spalancarsi e i due si ritrovarono nella Fortezza Rossa come se avessero varcato una porta segreta. Il dorniano sussurrò allora

    Questa è detta la porta delle dame... da qui sono solite uscire, ma soprattutto entrare, le cortigiane dei potenti.

    Ad Arthur scappò una risata poiché erano appena entrati a palazzo come due puttane qualunque nonostante fossero comunque uno lo Scudiero del Primo Cavaliere del Re e Supervisore Reale nella battaglia di Roccia del Drago e l'altro il suo mentore. I due si recarono allora, dopo diverse scalinate, nei vecchi studi di Doran quando era un capitano dell'esercito Reale, dove Doran prese tra le mani una grossa genealogia sulla cui copertina il drago rosso era impresso nel cuoio con le fiamme ed il fuoco. Il maestro non esitò

    Prendi, consultalo pure se vuoi... Viene dalla biblioteca reale ma da un po' di tempo, troppo forse, giace tra i mei tomi... Narra la linea di successione dei draghi dal loro arrivo a Roccia del Drago.

    Il giovane prese allora il libro, lo sfogliò fino in fondo e aprì la pagina dove una piccolo ritratto dell'attuale sovrano giaceva posto su di una pagina, al di sotto le lunghe righe di titoli e nomi a lui attribuiti e pure la linea di successione. Arthur riprese allora scherzando, soprattutto visti i suoi tratti così simili a quelli del Sovrano

    Non mi ci trovo qui vero?

    Strappando un rarissimo sorriso al proprio mentore che allora prese dicendo

    Nella storia dei Sette Regni ci sono state poche rivendicazioni del trono... Chi con la forza come Tywin... Chi per sangue come alcuni bastardi dei draghi e chi ancora per legittimità come potrebbe toccare ai successori di questo Re.

    Allora il valyriano lo interruppe

    Ma non sempre queste successioni o rivendicazioni guardano al merito ahimè... e nella peggiore delle ipotesi comportano delle guerre.

    Il mentore allora fece cenno col capo, quasi sconsolato, poiché sapeva che in quelle parole vi era una triste verità. Arthur ripose allora il libro, sulla base della porta sentì grattare, lo sguardo di Doran fu chiaro: non potevano che essere le sue schifose bestie pelose. Il valyriano, dal canto suo, sorrise perché sapeva che quelle due palle di pelo avrebbero rallegrato la giornata ad entrambi e si affrettò ad aprire mentre i carlini assalivano velocemente Doran riempiendolo di bava.

    So che infondo li ami...

    sogghignò il ragazzo. Aveva conosciuto i due cani di Doran appena sbarcati dalla nave, al funerale del figlio del capitano. Erano il suo unico sfogo da quando il figlio era morto

    ... pensa se mai fossi Re, ne avrei molti più che due.

    Il mentore allora sospirò e rispose

    Non sarai mai Re, fortunatamente!

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  14. .
    Benvenuta!!! I nostri uccelletti si prenderanno cura di te!

    Buon gioco! Ci si legge! 😜
  15. .
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    Narrato
    Parlato Arthur
    Parlato Doran


    Per il Signore Rosso e l'Innominabile, che allenamento era? Sempre che fosse davvero un allenamento, Arthur non ne poteva essere sicuro. Essere trascinato in uno scontro con le mani legate fino ad uno bendato era ben diverso dagli addestramenti a cui era stato abituato dai vari Maestro d'Armi che aveva conosciuto, compreso Oromis.

    Parlami!

    Intimò Arthur non appena sentì che i suoi polsi vennero liberati dalla morsa della catena. Ovviamente l'ex Capitano non gli riservò altro che uno sguardo piuttosto spento. Riuscì, invece, ad immobilizzare ancora una volta il busto del valyriano, piuttosto velocemente, cingendolo con il braccio destro, che passava sotto l'ascella del bastardo per poi aggrapparsi al suo collo.
    Sotto quella veste nera doveva avere un'ottima muscolatura per poter imprimere così tanta forza in un solo arto. Se avesse voluto fare sul serio, la colonna vertebrale dello scudiero, in quella posizione, si sarebbe potuta facilmente spezzare.
    Mentre il ragazzo provava a divincolarsi portando una mano al proprio collo e scalpitando con il gomito destro, la mano sinistra del dorniano era ancora libera di agire come desiderava. Riuscì dunque abilmente ad estrarre da una scarsella una benda color nero e a legarla velocemente sulla fronte del suo pupillo. Poi, lo liberò dalla presa e lo spinse in avanti.

    Questo giovane si deve bendare!

    Intimò mentre andava a recuperare il bastone.

    Tutto ciò è senza senso, come dovrei fare, mi stai privando di ogni possibilità di combattere.

    Continui a sbagliare! Forse dovresti lamentarti di meno e concentrarti di più.

    Arthur fece una smorfia con la bocca. Era appena stato colpito e affondato nell'orgoglio. Dopo tutto ciò che aveva passato l'animo da bastardo lamentoso di Westeros era ancora ben radicato.
    Non gli restava che osservare la situazione attorno a lui per un'ultima volta: davanti a sé c'era quello strano uomo incappucciato, i pesi d'allenamento erano ancora ben radicati ai suoi piedi, cosa che sicuramente gli impediva di agire agilmente e liberamente, alla sua sinistra il terreno era piuttosto libero, tranne per il porto ed il mare che si aprivano all'orizzonte, frastagliato ogni tanto da alcune barche e scialuppe; alla sua destra, infine, vi era un pendio piuttosto profondo, dal quale emergevano dei tronchi storti che affondavano le proprie radici in una porzione di terra inclinata. Se fosse ruzzolato giù da quel pendio, bendato e con i polpacci appesantiti, avrebbe veramente rischiato di farsi male. Chiuse gli occhi e abbassò la benda. Se ci fosse stata della luce solare sarebbe riuscito a barare, perché un po' di luce sarebbe comunque passata attraverso il tessuto. Con quel tessuto nero che non lasciava filtrare niente però...
    L'ex Capitano doveva saperlo e aveva scelto proprio quel momento per bendarlo.
    Era chiaro che per poter "sopravvivere" ai colpi inferti, Arthur doveva far affidamento principalmente all'udito. Il suo avversario però non indossava armature di metallo e anche i rumori propagati dai suoi stivali erano flebili.
    Per questo motivo, il primo colpo di bastone colpì il fianco dello scudiero, senza che quest'ultimo si accorgesse minimamente che l'avversario si fosse mosso. Non era un colpo doloroso ma segnava il primo fallimento.
    Come quel fallimento ce ne furono molti altri, con la piccola differenza che l'ex capitano sembrasse imprimere maggior potenza in ogni colpo, quasi a voler stimolare il suo pupillo.
    I movimenti di Arthur erano scoordinati: schivava quando non doveva, si abbassava quando il colpo veniva comunque inferto dal basso, restava fermo quando pensava erroneamente che l'avversario fosse distante.
    Ci vollero quasi dieci minuti prima di trovare una possibile soluzione a quel continuo di colpi subiti. Non era infatti possibile definire secondo uno schema le mosse dell'avversario, era troppo veloce e troppo silenzioso, ma c'era una cosa che nemmeno lui poteva comandare: quando il bastone fendeva l'aria si sentiva un leggero fischio, uno di quelli a cui non si fa attenzione nel bel mezzo di un combattimento ma che, almeno in quell'occasione, avrebbe fatto la differenza.
    Era un rumore rapido e appena percettibile, che lasciava sicuramente poco tempo per decidere quale azione adottare, ma non impossibile.
    Il bastardo prese per due volte un colpo vicino alla scapole, entrambe perché aveva ritenuto il colpo provenire da una direzione, peccato fosse l’opposta.
    Quegli sbagli, però, gli diedero la giusta misura dello spazio. Doveva solo…
    Fiuuu
    Arthur si spostò lateralmente, ruotando il corpo di novanta gradi e arretrando entrambe le gambe. Aspettò uno, due, poi tre secondi. Non subì alcun colpo.
    Dopo poco il taglio d’aria si senti nuovamente ma il ragazzo stava ancora gongolando con se stesso per riuscire a schivare anche il secondo assalto.
    In ogni caso, la linea ora era chiara, bastava solo seguirla.
    Nel giro dei seguenti dieci attacchi riuscì a schivarne solo tre, eppure per il Waters questo era un notevole successo. Non aveva idea di come ciò potesse aiutarlo in altre occasioni, ma se il ragazzo fosse davvero stato in grado di isolare un rumore in un frangente ridotto di tempo, non doveva per nulla essere una cattiva competenza.

    In uno di questi dieci attacchi il ragazzo provò perfino a sollevare un braccio con il palmo della mano aperto, come se volesse bloccare l’asta che stava giungendo per colpirlo. Purtroppo, non ottenne altro che un distinto dolore a tutte le dita, quando incontrarono lo spesso legno del bastone. Brutta idea. Aveva titubato e invece di stringere al momento opportuno aveva lasciato la mano molle.
    Attaccare, in quella situazione, era completamente privo di senso: il bastardo riusciva ad individuare dove fosse il suo avversario solo quando questo stava per attaccare e, non potendo in alcun modo deviare il suo colpo, era anche impossibile pensare a contrattaccare. Sarebbe stato sì certo un bel modo per stupire il suo nuovo mentore ma il corpo di Arthur era ancora bloccato dalla paura, che, nel caso in esame, si concretizzava in quel dislivello a poca distanza. Forse se si fosse trovato in una pianura la sua mente e il suo corpo avrebbero reagito diversamente?

    992 parole su 600 richieste
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    Ricompense:16 punti esperienza, tratto "corpo a corpo4"
78 replies since 16/1/2019
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